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Aggiornato: 3 anni 8 mesi fa

Staminali, Gallo e Cappatoi: il premio internazionale a De Luca, Bianco e Cattaneo è un premio a tutta la sana e responsabile scienza

Mar, 01/14/2014 - 16:40
14/01/14

 Dichiarazione di Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente Segretario e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni

  La notizia del riconoscimento per ‘pubblico servizio’ da parte della società scientifica ISSCR al Professor Michele De Luca, co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, al professor Paolo Bianco e alla professoressa Elena Cattaneo  per "il loro recente impegno nel dibattito pubblico e politico in Italia - recita la motivazione - in cui hanno sostenuto la necessità' di rigorosi standard scientifici e medici e di un controllo stringente da parte degli enti regolatori nell' introduzione in clinica di nuovi trattamenti a base di cellule  staminali” non ci sorprende. I tre da tempo non solo assumono il ruolo di scienziati e ricercatori delle materie su cui lavorano all’interno dei loro laboratori ma ricoprono pubblicamente anche il ruolo civile di difesa  dei principi basilari della libertà di ricerca scientifica e della medicina, a garanzia della sicurezza dei pazienti e della reale efficacia delle terapie avanzate, come hanno sottolineato in una nota congiunta i 3 atenei in cui lavorano i premiati. Soprattutto in questo periodo dove la scienza galileiana è messa sotto attacco proprio in Italia, De Luca, Bianco e Cattaneo non hanno mai smesso di difendere il metodo scientifico e la sana scienza, rischiando anche di essere impopolari e subendo anche ingiurie e minacce di morte.

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Pena di morte: conclusa conferenza di Nessuno tocchi Caino in Sierra Leone su abolizione e moratoria

Mar, 01/14/2014 - 16:39
14/01/14

 

  Si è conclusa oggi a Freetown, in Sierra Leone, la Conferenza regionale sull’abolizione e la moratoria della pena di morte, promossa dal Governo della Sierra Leone e da Nessuno tocchi Caino con il sostegno finanziario del Ministero degli Esteri della Norvegia. Dopo due giorni di lavoro, la Conferenza di Freetown ha approvato una Dichiarazione Finale nella quale delegati e partecipanti hanno chiesto a tutti gli Stati africani, tra l’altro: di definire un Protocollo Aggiuntivo alla Carta Africana sui Diritti Umani e dei Popoli relativo alla soppressione della pena di morte in Africa; di ratificare il Secondo Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici relativo all’abolizione della pena capitale, allineando ad esso la legislazione nazionale; di ispirarsi a principi di giustizia riparativa che tengano conto dell'esperienza delle vittime e, pertanto, perseguano fini pacifici di riconciliazione nazionale; di co-sponsorizzare e votare a favore della Risoluzione per una moratoria universale delle esecuzioni all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 2014 e convocare un'altra conferenza continentale, possibilmente in Benin, per preparare il voto all’ONU sulla nuova Risoluzione. L'adozione del documento finale della conferenza è avvenuta dopo lo svolgimento di due sessioni mattutine. La prima, presieduta dal Prof. Alieu Kanu, ha trattato del processo di revisione costituzionale in corso in Sierra Leone su cui è intervenuto A. S. Sheku, Segretario della Commissione di revisione, che ha interagito con membri di governo ed esperti di Niger, Ghana, Guinea, oltre che con parlamentari e rappresentanti di ONG locali. La seconda sessione, presieduta dal Professore americano Speedy Rice, ha discusso sulle tappe e le prospettive di adozione di un Protocollo Addizionale alla Carta Africana relativo all'abolizione della pena di morte, su cui sono intervenuti il Prof. Philip Iya, esperto del Comitato sulla pena di morte della Commissione Africana sui Diritti Umani e dei Popoli e Guillaume Colin, della ONG FIACAT.

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Marò, Turco e Comellini: La Russa vuole candidarli per senso di colpa

Mar, 01/14/2014 - 13:52
14/01/14   Dichiarazione di Maurizio Turco, già deputato radicale della XVI legislatura e Luca Marco Comellini, Segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia.   Quella legge che ha permesso allo Stato di "affittare" i suoi militari agli armatori noi non la volevamo e non l'abbiamo votata. Chi l'ha promossa oggi invece vuole liberarsi dal senso di colpa e dalle sue responsabilità minacciando di candidare i due militari, Latorre e Girone, trattenuti in India dal 15 febbraio del 2012. Quella di La Russa è la soluzione di chi sa di avere precise responsabilità etiche e morali nei confronti delle Forze armate e oggi invece si fa bello sulla loro pelle. Lo avevamo detto all'epoca e lo ribadiamo oggi: per coinvolgere l'intera comunità e gli Organismi internazionali occorre riconoscere ai due militari lo stato di prigionia previsto dall'articolo 884 del Codice dell'ordinamento militare e questo compito spettava e spetta solo al Ministro della difesa.        

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Vasco Rossi si iscrive al Partito Radicale. Pannella, notizia che rischia di essere scontata, grazie Vasco

Mar, 01/14/2014 - 12:35
14/01/14

 

"Dal paesino di montagna in cui si trovava, in questi giorni Vasco Rossi si è iscritto ancora una volta al Partito Radicale, e si sono re-iscritti anche la moglie Laura e il figlio Luca. Davvero grazie Vasco, è il momento giusto". Lo ha annunciato Marco Pannella, poco fa in diretta a Radio Radicale Si tratta - ha detto Pannella - di "una notizia che rischia di essere scontata, visto che si ripete da un quarto di secolo". "Spesso, a livello personale si è in crisi come accade quando la lotta diventa particolarmente dura e significativa, e deve essere anche cristallina, come il diamante, tanto che si dice adamantino".

  Pannella ha anche ricordato quali sono le condizioni di drammatica urgenza per la galassia radicale: "Da più di 4 mesi i soli 19 dipendenti che la nostra impresa radicale ha non ricevono i loro salari. Il partito è davvero a rischio di chiusura. Alcuni lustri fa, davanti a una notizia di questo genere, raggiungemmo 40 mila iscrizioni, ricevendo da Londra, da New York, oltre che da tutta Italia, molte iscrizioni. Può succedere ancora?" "Noi in queste ore diamo corpo alla fame, alla sete, alla moralità della costruzione ideale e politica, con la stessa moralità con cui - facendo uno splendido regalo al mondo - i nostri compagni il Dalai Lama, leader spirituale tibetano, e Rebya Kadeer, leader degli uiguri hanno dichiarato che loro non lottano per l'indipendenza nazionale, non intendono minimamente conquistare la loro indipendenza statuale, ma lottano perché la prima tappa di un ordine nuovo nell'immensa Asia possa contare su questo. La loro decisione nonviolenta ha innovato nella storia contemporanea, dando corpo al contenuto e al senso del Manifesto di Ventotene del 1941", ha concluso Pannella.    

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Roma/Rifiuti. Magi e Iervolino: con voto di oggi su Anagrafe rifiuti il Consiglio può iniziare la svolta rispetto al "sistema Cerroni"

Mar, 01/14/2014 - 12:31
14/01/14

 

Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere capitolino Radicale eletto nella Lista Civica Marino, e Massimiliano Iervolino, membro della Direzione di Radicali Italiani   Oggi pomeriggio - nell'ambito del consiglio straordinario sui rifiuti - l'aula Giulio Cesare esaminerà e voterà la proposta di delibera che istituisce un' "Anagrafe pubblica dei rifiuti" relativa alla raccolta, al recupero, agli impianti per trattamento, allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Si tratta di un provvedimento rivoluzionario nella sua semplicità perchè prevede la pubblicazione online sul sito di Roma Capitale di tutti i dati quantitativi e qualitativi relativi alle varie fasi del ciclo dei rifiuti, fornendo non solo al Consiglio ma a tutti i cittadini uno strumento di controllo e di trasparenza che finora è mancato nella Capitale e nella Regione Lazio. Ancora più rivoluzionaria appare la proposta se si considera che una delle prassi proprie del "sistema Cerroni", per come sta emergendo dalle inchieste, era proprio quella della falsificazione dei dati. La proposta ha già ottenuto il parere favorevole della commissione Ambiente di Roma Capitale all'unanimità con il sostegno del suo presidente Athos De Luca, nonchè dell'assessore Estella Marino. Approvando questa delibera l'Assemblea Capitolina può segnare l'inizio di una svolta e riacquistare quel ruolo centrale di indirizzo e di controllo rispetto al servizio e all'azienda che lo gestisce.  

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Amnistia, Bolognetti: Ancora con Marco Pannella per la vita del diritto e il diritto alla vita.

Mar, 01/14/2014 - 11:58
14/01/14

 

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani(in sciopero della fame dalla mezzanotte del 12 dicembre a sostegno dell’iniziativa nonviolenta di Marco Pannella)   A chi nel commentare la decisione di Marco Pannella di riprendere lo sciopero della sete dice “ancora”, rispondo che quell’ancora farebbe bene a rivolgerlo a chi non ha ancora preso atto che occorre spezzare la catena rappresentata da oltre un trentennio di ininterrotta violazione dei diritti umani nel nostro Paese. Quel “ancora” lo si rivolga a chi, come i Presidenti di Camera e Senato, non ha ancora provveduto a calendarizzare, come dovuto, un dibattito sul messaggio che il Presidente Giorgio Napolitano ha indirizzato alla Camere “sulla questione carceraria”. Ancora, certo. Ancora, perché non possiamo e non vogliamo rassegnarci a una strage di legalità che si fa inevitabilmente strage di popoli. Ancora, perché le questioni che poniamo attengono la vita del diritto e il diritto alla vita; perché siamo dolorosamente consapevoli che la bancarotta della giustizia che denunciamo da tempo ha un pesantissimo riflesso sulla vita sociale ed economica del nostro Paese. Ancora, perché siamo consapevoli che stiamo lottando per ripristinare lo Stato di diritto e che il tema posto riguarda la vita di un’intera comunità, di tutti e di ciascuno, e la civiltà giuridica di un Paese. Ancora con Marco Pannella e a sostegno del presidente Napolitano, che ha vestito i panni di garante del dettato costituzionale, del diritto e dei diritti. Ancora, perché vogliamo che il nostro Stato rispetti la sua propria legalità e che le Istituzioni onorino le loro funzioni. Ancora, per interrompere lo scempio rappresentato dalla ultra trentennale violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e segnatamente degli art. 3 e 6 della stessa. Ancora, perché chiediamo il rispetto dell’art. 111 della “costituzione più bella del mondo” che recita: “Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata”. Ecco, quella non ragionevole durata dei processi che dal 1959 ci ha procurato centinaia di condanne da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Ancora dialogo nonviolento perché vogliamo interrompere quella lunga teoria di suicidi e morti, che da tempo va consumandosi nelle nostre patrie galere assurte a luoghi di tortura senza torturatori, dove si è persa ogni traccia dell’art. 27 della Costituzione. Ancora in lotta perché la bancarotta della giustizia e il putrido percolato che da essa discende di carceri indegne di un paese civile rappresenta un pericolo e una inaccettabile ipoteca per ogni uomo e donna di questo paese. Ancora, perché la bancarotta in atto coinvolge milioni di famiglie e nega giustizia a vittime e imputati. Ancora, perché non vogliamo la giustizia di classe made in Italy. Di buone ragioni per raccogliere l’appello di Marco Pannella ancora in sciopero della sete ce ne sono tante e noi,  ammaestrati da storie antiche, proviamo a non mollare e a dar corpo alla fame e sete di giustizia, legalità, verità, democrazia. Una volta di più innalziamo le nostre bandiere: Diritto, Giustizia, Amnistia, Libertà. Una volta di più affermiamo che quel costituzionale provvedimento di Amnistia che chiediamo è innanzitutto di “Amnistia per la Repubblica”, per uno Stato, il nostro, fattosi “Stato canaglia”.   Intanto, come fatto negli ultimi dieci anni, ho chiesto al Presidente della Corte d’appello di Potenza di poter prendere la parola nel corso dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario.

 

Approfondimenti   Basilicatanet, 14 gennaio 2014

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Unioni civili/Roma, Riccardo Magi:percorso della delibera rappresenta il sentire e la volontà dei romani

Lun, 01/13/2014 - 20:15
13/01/14

 

Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere Radicale eletto nella Lista Civica Marino, presidente della Commissione consiliare Diritti e Legalità     Il parere favorevole espresso oggi pomeriggio dalle Commissioni consiliari "Statuto e Regolamenti" e "Diritti e Legalità" sulla proposta di delibera per il Riconoscimento delle Unioni Civili, rispecchia fedelmente la volontà, la sensibilità e il modo di essere famiglia già propri di migliaia di romani, come migliaia sono i romani che negli anni scorsi hanno firmato per delibere di iniziativa popolare che andavano in tale direzione.   La nostra proposta non esula dalle competenze dei comuni e non è anticostituzionale, come si affannano ad affermare ogni giorno gli oppositori. Al contrario va nella direzione di non discriminare le famiglie di fatto basate su legami affettivi eterosessuli od omosessuali rispetto ad ogni attività, iniziativa o servizio erogato da Roma Capitale, e non lede minimamente i diritti di chi è componente di una famiglia basata sul matrimonio.   Intendiamo anche dare un segnale e un aiuto al Parlamento italiano che in materia di unioni civili, matrimonio omosessuale e riforma del diritto di famiglia sta perdendo davvero troppo tempo. In questo senso c'è davvero da sperare che sia una "nuova breccia di porta Pia" come teme il Consigliere Pomarici.        

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Pena di morte: iniziata conferenza di Nessuno tocchi Caino in Sierra Leone su abolizione e moratoria

Lun, 01/13/2014 - 19:27
13/01/14

 

E’ iniziata oggi a Freetown in Sierra Leone la Conferenza regionale sull’abolizione e la moratoria della pena di morte, promossa dal Governo della Sierra Leone e da Nessuno tocchi Caino grazie al sostegno finanziario del Ministero degli Esteri della Norvegia.

La prima giornata è stata aperta al mattino dal saluto di Rahim Abdul Kamara, Direttore della ONG “Manifesto 99” e dall’intervento inaugurale della Tesoriera di Nessuno tocchi Caino Elisabetta Zamparutti. Sin dai primi interventi è emerso un messaggio di tolleranza e nonviolenza, come alternativa alla logica retributiva e violenta insita nella pena di morte. Charles Caulker, Presidente dei Capi Tribù della Sierra Leone, ha detto che “le tradizioni africane pre-coloniali non contemplano la pena capitale”, la quale "esprime un pessimismo sull'essere umano" che invece può cambiare come ha detto il Presidente del Benin Thomas Boni Yayi nel suo messaggio alla Conferenza. Nel suo intervento, Emma Bonino ha detto che bisogna rafforzare la Risoluzione ONU per la moratoria delle esecuzioni capitali in agenda all’Assemblea Generale del 2014 e “liberarsi dal retaggio coloniale della pena di morte”, mentre i Ministri degli Esteri e della Giustizia sierraleonesi Samura Kamara e Frank Kargbo, nel portare il saluto del Presidente Ernest Bai Koroma, hanno ribadito l’impegno della Sierra Leone per l’abolizione a partire dal processo di revisione costituzionale in corso. La sessione pomeridiana è stata aperta dall’intervento di Mark Pritchard, parlamentare del Regno Unito e membro del board di Parliamentarians for Global Action, che ha lanciato la proposta di “una piattaforma parlamentare globale contro la pena di morte”. Si è quindi è aperta la sessione “La pena di morte e lo stato di diritto”, coordinata dal Senatore Marco Perduca, Vice Presidente del Partito Radicale e del Direttivo di Nessuno tocchi Caino, nella quale sono intervenuti il Ministro degli Esteri del Benin Nassirou Bako Arifari, il Ministro della Giustizia del Niger Amadou Marou, storico abolizionista nigerino, il vice Ministro della Giustizia del Ruanda Pascal Bizima Rugnanintwali, e i rappresentati dei ministeri della giustizia del Mali e del Togo, che hanno descritto le proprie esperienze di successo o di provvisoria sconfitta in un percorso comune verso l’abolizione della pena di morte. Nella sessione “La pena di morte e l’opinione pubblica”, sono intervenuti Maria Donatelli della “Coalizione Mondiale contro la pena di morte”, parlamentari e rappresentanti di ONG provenienti da Liberia, Burkina Faso, Niger, Mali, Ghana e Guinea. La Conferenza prosegue domani con la sua terza sessione su “Pena di pena di morte e il dibattito internazionale e regionale” e si concluderà con un dibattito generale e l’approvazione di un documento finale.    

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Chi nel Pd contrastò la scelta di Bresso e dei Radicali sui ricorsi contro Giovine dovrebbe ammettere di essersi sbagliato

Lun, 01/13/2014 - 18:07
11/01/14

Dichiarazione degli esponenti radicali Igor Boni, presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta, e Giulio Manfredi, Direzione Radicali Italiani:

“Dopo la sentenza del TAR è facile festeggiare la vittoria della legge sulle truffe, anche con quasi quattro anni di ritardo. Ma la lotta è stata dura e ha visto pochissimi impegnati nel ripristino della legalità elettorale e tantissimi silenti o contrari, soprattutto nella prima fase. Tra i tanti non possiamo non ricordare molti esponenti del PD che assunsero posizioni di fermo contrasto ai ricorsi (per non fare nomi ci riferiamo ad esempio ad Aldo Corgiat, Stefano Esposito, Gianfranco Morgando) e non parliamo di seconde file ma di personalità di massimo rilievo. Per noi non è stata mai questione di opportunità politica o di difesa di Mercedes Bresso in quanto tale o della qualità della sua amministrazione precedente; si è trattato per il caso Piemonte, come in Lombardia, in Liguria, in Lazio, in Emilia Romagna o più di recente in Basilicata, di denunciare un regime che ormai fa della violazione delle leggi la regola. Quando si violano in modo palese e vergognoso le regole elettorali - come è accaduto in Piemonte - si mina alle fondamenta una democrazia. Chiunque si occupi di politica ha la pretesa di dichiarare e prendere posizione nel merito delle questioni e ciascuno può incappare in errori, anche grossolani (compresi noi ovviamente); non abbiamo certo la pretesa di fare i grilli parlanti ma di fronte alle affermazioni fatte allora, con il senno di poi e con le dichiarazioni di oggi, sarebbe bello sentire qualche parola per rendere giustizia di una posizione sbagliata. Posizione che era sbagliata anche in presenza di un altro epilogo meno sfavorevole a Cota dato che palesemente le violazioni ci sono state”.

Aldo Corgiat il 3 maggio 2010 su La Repubblica: “Mi auguro che il partito non si metta a seguire questa strada. Non sono in discussione brogli e né li vedo possibili, se la tradizione del civile Piemonte resta sempre valida”.

Stefano Esposito il 5 maggio 2010 ai microfoni di Radio Radicale: “E’ un’iniziativa – naturalmente legittima – che tende a dare un’idea che in Piemonte le elezioni sano state falsate da trucchi e brogli. Noi questa cosa non la condividiamo; io personalmente ritengo che bisogna prendere atto della sconfitta, anche se avvenuta per una manciata di voti, 9000 voti sono molto pochi ma sono ancora meno di quelli che permisero nel 2005 a Bresso di vincere contro Ghigo. Allora, tentare l’idea che in Piemonte ci sia stata una truffa, che sia tutto falso, che il risultato sia stato condizionato è un errore; io non lo condivido, non ritengo che sia vero”.

Gianfranco Morgando il 5 maggio 2010 su L’Unità: “perché dopo un’attenta valutazione anche a livello nazionale abbiamo ritenuto che sia meglio non farlo, fermo restando il diritto di chi si sente danneggiato di ricorrere. Noi riteniamo che non sia il caso di aspettare anche un anno per conoscere l’esito dei ricorsi perché è necessario fin da subito lavorare per l’alternativa a questo governo”.

Torino, 11 gennaio 2014
Per informazioni: Boni (348/5335309)
Qui trovi il “Dossier Giovine” e le sentenze del processo (Tribunale, Corte d'Appello, Cassazione e Consiglio di Stato)

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Certi Diritti: concluso VII Congresso: no alle sanzioni penali contro l’incitamento alla discriminazione e alla violenza anche contro le persone lgbti e matrimonio egualitario

Lun, 01/13/2014 - 13:02
13/01/14

 

Si è concluso ieri il VII Congresso dell’Associazione Radicale Certi Diritti la cui mozione generale fa di una riforma del diritto di famiglia che includa anche il matrimonio egualitario la priorità della propria azione politica rivendicando anche che all’opzione del matrimonio egualitario sia data voce in tutti i dibattiti pubblici sul tema dei diritti delle coppie omosessuali e delle famiglie omogenitoriali.    Secondo Yuri Guaiana, riconfermato segretario dell’associazione, «la proposta di Renzi ha avuto il merito di riportare l’attenzione sul tema dei diritti delle persone LGBTI, ma le unioni civili non bastano a garantire anche ai cittadini LGBTI il fondamentale diritto di eguaglianza garantito dalla Costituzione repubblicana».   Una mozione particolare, che ha suscitato un largo dibattito, chiede di non ricorrere al diritto penale contro l’incitamento alla discriminazione, all’ostilità e alla violenza basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere così come sul genere, la disabilità, l’età, l’etnia, la nazionalità e la religione, né per fare norme-manifesto in chiave simbolica. Per l’Associazione Radicale Certi Diritti l’eguaglianza è meglio promossa da misure positive d’informazione e di formazione che accrescano la comprensione e la tolleranza piuttosto che dalla censura di punti di vista percepiti come ingiuriosi della comunità LGBTI o di ogni altra comunità. Solo in ben precise e limitate circostanze sarebbe accettabile ricorrere al massimo a provvedimenti civili e amministrativi, alla pena base della sanzione accessoria consistente in mirati lavori di pubblica utilità, o a forme di mediazione che consentano la piena partecipazione delle vittime in un ruolo attivo.   Un ordine del giorno, infine, chiede al governo italiano di fare tutto il possibile per sventare la promulgazione delle leggi che aggravano la criminalizzazione dei rapporti omosessuali in Uganda e in Nigeria, nonché di fare pressioni sulla Repubblica Democratica del Congo affinché il Parlamento non approvi una legge che vieti l’omosessualità.   Durante il Congresso, Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani e già presidente dell’Associazione Radicale Certi Diritti, ha annunciato che il 29 gennaio distribuirà la marijuana, da lei coltivata sul balcone di casa, a dei malati che potrebbero trarne molto giovamento.   Oltre al segretario Yuri Guaiana, sono stati confermati anche il tesoriere Leonardo Monaco e il presidente Enzo Cucco.  

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Arresto Cerroni, Iervolino: No alla “beatificazione” dell’ex commissario Pecoraro, durante il suo mandato ci fu una guerra per il business dei rifiuti

Sab, 01/11/2014 - 16:58
11/01/14

Dichiarazione di Massimiliano Iervolino, membro della Direzione nazionale di Radicali Italiani e autore del libro “Roma, la guerra dei rifiuti”.


Mi corre l’obbligo di intervenire rispetto alle ricostruzioni approssimative che, oggi, sono state fatte in merito all’operato dell’ex commissario all’emergenza rifiuti Giuseppe Pecoraro. Innanzitutto bisogna capire perché Malagrotta ha avuto una vita così lunga, rispondere a questo quesito è utile per comprendere cosa sia realmente accaduto nel periodo compreso tra l’apertura della procedura di infrazione da parte della Commissione europea e le dimissioni da commissario del Prefetto Pecoraro.

Esiste di certo un filo conduttore che ha legato la prolungata vita dell’ottavo colle e la ricerca spasmodica di una nuova discarica. Tale legame è di natura prettamente ed esclusivamente economica. Il denaro ha dettato le regole sia prima che dopo l’atto di Bruxelles e la classe politica ha gestito questi due periodi attraverso la sistematica violazione delle leggi. Comportamento che ne ha delineato agli occhi dei cittadini non solo l’incapacità, ma anche l’atteggiamento doloso.

V’e da dire che la partitocrazia, o una parte di essa, fino a un certo periodo storico piuttosto recente ha sempre guardato con favore al patron di Malagrotta quale garante di basse spese di conferimento in discarica, salvo poi, per una serie di congiunture economiche e di atti legislativi non più rinviabili, tentare di spodestarlo per accaparrarsi l’intero business dello smaltimento dei rifiuti. Dunque ciò a cui si è assistito altro non è se non manovra idonea a sostituire la “prepotenza del privato”

con l’“onnipotenza dello Stato”. La riapertura della procedura di infrazione, insieme all’esaurimento dello spazio disponibile a Malagrotta, costrinse la politica, dopo anni di inerzia dolosa, a doversi fare carico dell’annosa questione. C’è stato qualcuno quindi che, sfruttando l’ormai inderogabile chiusura dell’invaso, ha tentato di sostituire l’avvocato Cerroni nel business dello smaltimento dei rifiuti della Capitale. E fu così che l’opportunità di cambiare finalmente registro si trasformò in una vera e propria guerra della monnezza.

Il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro venne nominato commissario delegato per il superamento della situazione di emergenza ambientale a Roma, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3963 del 6 settembre 2011. Nell’ordinanza venne specificato come la scelta del commissario doveva essere fatta in via prioritaria nell’ambito dei siti indicati nel documento “Analisi preliminare di individuazione di aree idonee alla localizzazione di discariche per rifiuti non pericolosi”, redatto dalla Regione Lazio il cosiddetto Siting. Il commissario, con una velocità sorprendente, il 24 ottobre 2011 firmò il decreto prot. n.

209071/2011 nel quale venivano indicati due siti “ove saranno progettate, per la successiva realizzazione, due discariche provvisorie per lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti dai comuni di Roma, Fiumicino, Ciampino e dallo Stato Città del Vaticano”, precisamente in località Corcolle-S. Vittorino (Comune di Roma) e località Quadro Alto (Comune di Riano). Tale scelta venne motivata attraverso le valutazioni tecniche relative all’idoneità dei siti ovvero le capienze di queste due aree per il tempo di 36 mesi, la possibilità di terminare i lavori di allestimento in tempi rapidi e l’esigenza di operare scelte che comportino il minor aggravio dei costi per la relativa realizzazione. Solo dopo qualche mese si scoprì che l’analisi redatta dalla Regione Lazio non era altro che una ricerca bibliografica, invero nessuno aveva avuto l’accortezza di fare indagini sul campo, gli ingegneri Moretti e Sorrentino (consulenti di

Pecoraro) confermarono questo giudizio dichiarando che il lavoro della Giunta Polverini era estremamente sintetico e su cui “non risultano indagini sul campo di carattere geomorfologico, chimico, fisico su tutte le componenti ambientali dei sette siti. Tutti i riferimenti e le informazioni tecniche sui siti, quindi sulle falde e sulla geologia, sono resi per ogni sito più sulla base di dati bibliografici che su indagini fatte sul sito”. Pecoraro, nonostante le tante difformità contestategli, confermò con caparbietà le sue scelte, ricadenti su due territori che non appartenevano direttamente a Manlio Cerroni, anche se era noto come quest’ultimo avesse un’opzione sul sito di Quadro Alto a Riano. Saranno giustappunto le proprietà dei terreni, nonché lo strumento dell’esproprio, le cause per cui si aprì un durissimo scontro tra il prefetto e il patron di Malagrotta.

Il Prefetto Pecoraro si dimise da Commissario nel maggio del 2012 perché i due siti individuati non erano idonei, tant’è che il 4 marzo del 2012 venne scoperta una falda acquifera a Quadro Alto, mentre su Corcolle - un luogo a poche centinaia di metri da Villa Adriana, proclamata dall’Unesco patrimonio dell’umanità – si scatenò il finimondo, con intellettuali di mezzo mondo a protestare contro quella scellerata scelta. Oggi, dopo l’arresto di Cerroni, c’è qualcuno che lavora per riabilitare la figura di Pecoraro, dimenticando che le sue scelte furono comunque sbagliate, finanche nel tentativo di una certa classe politica di fare necessita (chiusura di Malagrotta) virtù (la loro!) con manovre indirizzate alla sostituzione del monopolista con aziende di loro esclusiva, o quasi, proprietà, scatenando una vera e propria guerra dei rifiuti. Il tutto a danno dei cittadini. Oggi come ieri.

 

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Bolognetti su vicenda Lapenna: Si chiariscano i tanti interrogativi che emergono dalle dichiarazioni dell’avvocato.

Sab, 01/11/2014 - 14:40
11/01/14

 

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani Perché un illustre avvocato, qual è Sergio Lapenna, già Presidente delle Camere Penali lucane,  ha accettato di farsi minacciare per anni senza denunciare? Perché Sergio Lapenna ha versato centinaia di migliaia di euro - presi in parte in prestito dal Fondo Caritatevole della Diocesi di Potenza - a quello che afferma essere stato il suo aguzzino, senza denunciare il fatto?  E’ deontologicamente corretto l’operato dell’avvocato Lapenna? Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Potenza ha niente da dichiarare in merito? E qual è l’opinione della Presidenza dell’Unione delle Camere Penali Italiane sulla vicenda? E’ accettabile che chi per un intero lustro ha rappresentato i cittadini lucani in consiglio regionale non abbia denunciato una vicenda che presenta ancora dei lati “oscuri”? Perché anni di reticenza? Si è trattato di paura? E’ lo stesso Lapenna, del resto, che in un’intervista dichiara di aver conosciuto il suo presunto aguzzino nel corso della campagna elettorale delle regionali 2005 e di avergli chiesto sostegno. Ripeto: troppi lati oscuri in questa vicenda. Troppi lati oscuri in una vicenda maturata in una regione dove troppo spesso il confine tra "ricattati" e "ricattatori" è assai sottile. In una regione dove c’è una zona d’ombra che non permette di distinguere chi fa chi e chi è cosa, e dove troppi magistrati si trovano in una situazione di incompatibilità ambientale, se non proprio di conflitto di interessi. Verrebbe da citare Riccardo III: “Non giurare per il tempo a venire, perché tu ne hai abusato ancor prima di usarne, mettendo a cattivo uso il tempo già trascorso”.  

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I costi dell’antidemocrazia, Bolognetti: Se l'Italia fosse una democrazia, le elezioni regionali del 2010 avrebbero dovuto essere invalidate tutte e ovunque e nel nostro paese sarebbero dovuti arrivare gli osservatori dell’Osce.

Sab, 01/11/2014 - 14:36
11/01/14

 

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali italiani Dopo Firmigoni decade per brogli anche la giunta Cota. Non c’è da stupirsene in un paese in cui la fase di formazione e presentazione delle liste è falsata con ogni sorta di brogli e trucchi partitocratici.  Se l'Italia fosse una democrazia, le elezioni regionali del 2010 avrebbero dovuto essere invalidate tutte e ovunque, dalla Liguria alla Puglia. Che il gioco elettorale in questo nostro paese sia falsato, noi radicali lo raccontiamo da anni. Basti ricordare il capitolo delle leggi elettorali cambiate a ridosso del voto. E molto raccontano sull’italica antidemocrazia anche i dati del Centro d’Ascolto radicale. A me stesso e a tutti, anche alla luce della recente esperienza maturata con le regionali lucane, ricordo quello straordinario dossier radicale prodotto proprio in occasione delle regionali del 2010, nel quale scrivevamo che “senza democrazia non ci sono elezioni, ma solo violente finzioni contro i diritti civili e umani”. Infine, ma non ultimo, vorrei ricordare a Mercedes Bresso, che si accinge a spiccare il volo per Bruxelles, nella quasi certa ennesima tornata elettorale truccata, che la soluzione non vive di certo nel sottrarre a consiglieri e funzionari la facoltà di autentica per rimetterla esclusivamente nelle mani di giudici e cancellieri. Il riflesso partitocratico della Bresso era quasi scontato, ma non per questo meno sorprendente. La signora Mercedes legga con attenzione il dossier radicale sulla “Peste Italiana”. Forse comprenderà che altre sono le soluzioni. Approfondimenti Radicali.it, 19 febbraio 2010

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Bolognetti: Un benvenuto a Mariano Pici(Forza Italia) che ha deciso di sostenere il Partito Radicale.

Ven, 01/10/2014 - 18:51
10/01/14

 

Mariano Pici, medico, già consigliere regionale di Forza Italia, esponente di FI in Basilicata, si è iscritto al PRNTT per il 2014. Maurizio Bolognetti della Direzione di Radicali Italiani, nel ringraziare Pici per il concreto sostegno al PR, ha dichiarato: “Gioverà ricordare che il dottor Pici è stato tra quegli esponenti del centrodestra lucano che a settembre firmarono i 12 quesiti referendari per la Giustizia Giusta, la Libertà e la Democrazia. Oggi, ad unirci – ha proseguito Bolognetti - c’è anche la tessera di quel Partito Radicale che è il Partito la cui esistenza e opera può essere felicemente sintetizzata nello slogan coniato da Marco Pannella: “Per la vita del diritto e il diritto alla Vita”. Approfondimenti Nuova del Sud, 10 gennaio 2014 Intervista Radio Radicale, 2 settembre 2013

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Piemonte: Cappato, Se l'Italia fosse una democrazia Firmigoni insieme a Cota sarebbero andati a casa 4 anni fa

Ven, 01/10/2014 - 17:21
10/01/14

 

Dichiarazione di Marco Cappato, Radicale Se l'Italia fosse uno Stato di diritto democratico, i Consigli regionali di Piemonte e Lombardia e le Giunte presiedute  da Cota e Firmigoni sarebbero stati sciolti 4 anni fa, ancor prima di essere costituiti. Siccome l'Italia è altro, gli abusivi hanno sgovernato e incassato per 4 anni, e Formigoni, invece che a casa, è Presidente di Commissione al Senato della Repubblica.

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Cota a casa: Vittoria! Dopo quattro anni ripristinata legalità. Un grande grazie a Mercedes Bresso. Abbinare elezioni regionali ad europee… Ma subito Consiglio Regionale deve sancire decadenza Giovine

Ven, 01/10/2014 - 17:20
10/01/14

Dichiarazione di Igor Boni, Giulio Manfredi, esponenti radicali piemontesi, e Silvio Viale radicale consigliere comunale a Torino:

Dedichiamo questa vittoria a due donne: Emma Bonino, che nella primavera del 2010, prima della presentazione nei tribunali delle liste dei candidati alle regionali, condusse un lungo sciopero della sete, nell'indifferenza generale, per denunciare brogli e pastette. Solo una settimana dopo si verificarono i brogli in Piemonte, quelli in Lombardia sul listino di Formigoni, quelli a Roma e in Liguria. L'altra donna è Mercedes Bresso, che subito dopo il risultato delle elezioni regionali, nel maggio 2010, prese il testimone della lotta per la legalità e lo ha tenuto stretto per ben quattro anni, con il forte sostegno dei radicali e di pochi altri, con un PD che l'ha appoggiata solamente negli ultimi mesi.

Ora c'è la possibilità di abbinare le elezioni regionali a quelle europee, domenica 25 maggio. E rinnoviamo la richiesta al centro-sinistra sia di indire elezioni primarie per la scelta del suo candidato a governatore sia di organizzare una “Leopolda piemontese” per definire i contenuti di un programma elettorale veramente alternativo a quello del centro-destra.

In questo momento di gioia non possiamo, però, tacere di una grave inadempienza del Consiglio Regionale del Piemonte: a due mesi dalla sentenza di Cassazione (14 novembre 2013) che ha condannato in via definitiva Michele Giovine, questi non è ancora stato dichiarato decaduto da consigliere regionale; dal dicembre 2012, da oltre un anno, Giovine è stato sospeso e percepisce metà indennità di consigliere e la sua compagna di partito Sara Franchino, divenuta consigliere al suo posto, percepisce l'indennità intera. Fino a quando i cittadini piemontesi continueranno a stipendiare Giovine?

Torino, 10 gennaio 2014
Manfredi (348/5335305) - Boni (348/5335309) – Viale (3421100018)

Qui trovi il “Dossier Giovine” e le sentenze del processo (Tribunale, Corte d'Appello, Cassazione e Consiglio di Stato)

 

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Arresto Cerroni. Iervolino: “Istituire commissione di inchiesta per accertare le responsabilità politiche”

Gio, 01/09/2014 - 18:04
09/01/14

Dichiarazione di Massimiliano Iervolino membro della Direzione nazionale di Radicali Italiani:

La verità giudiziaria - rispetto alle accuse che hanno portato all’arresto di Manlio Cerroni ed altri - la dovrà accertare la Magistratura, quello che invece attiene alla politica sono le responsabilità di quei partiti che, in un modo o nell’altro, hanno permesso al padron di Malagrotta di vivere per decenni da monopolista incontrastato. Chi doveva controllare ha sempre fatto finta di nulla, chi doveva lavorare per programmare un ciclo dei rifiuti degno di questo nome si è voltato sempre dall’altra parte. Le colpe sono di coloro che negli ultimi venti anni hanno governato la Regione Lazio ed il Comune di Roma, nessuno escluso. Una vergogna che è arrivata finanche alla Corte di Giustizia europea.

Per questi motivi servirebbe una commissione di inchiesta, strumento previsto dall’articolo 35 della Regione Lazio, inoltre, voglio sperare, che la commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti si possa insediare presto, anche allo scopo di indagare su quanto accaduto nel nostro territorio. Negli ultimi anni ho voluto scrivere di Cerroni e di Malagrotta attraverso due libri (Con le mani nella monnezza e Roma la guerra dei rifiuti) proprio perché sono stato sempre convinto che molti partiti con dolo abbiano avuto un ruolo centrale in questa squallida vicenda. Un’ultima doverosa riflessione, l'inchiesta che ha portato all'arresto di Manlio Cerroni è stata condotta da colonnello dei Noe Sergio De Caprio, ora accuseranno il Capitano Ultimo di non aver effettuato in tempo la perquisizione nell’abitazione del "Supremo"?

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Bolognetti: “La Ferriera, la Syndial e i monitoraggi Arpab top secret”.

Gio, 01/09/2014 - 15:13
09/01/14

 

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Consigliere Associazione Coscioni L’Arpa Basilicata non si smentisce mai. E così alcuni dati inerenti i monitoraggi ambientali effettuati dall’Agenzia continuano ad essere top secret, faccenda riservata a pochi iniziati. Cercare sul sito dell’Arpab i dati inerenti il monitoraggio delle diossine emesse dagli impianti della Ferriera di Potenza o i dati inerenti le analisi chimico-fisiche effettuate nell’area diaframmata della Syndial di Ferrandina è come partecipare a una caccia al tesoro truccata. Truccata perché in realtà il tesoro non c’è: Raffaele Vita lo ha seppellito probabilmente in una qualche isola del Mediterraneo. Peggio mi sento se poi penso che da martedì 17 dicembre attendo una risposta alla richiesta di accesso agli atti, inoltrata a mezzo Pec agli uffici dell’Arpab e al Dipartimento Ambiente della Regione. Dopo 23 giorni nemmeno un pallido riscontro. Siamo alle solite, appunto. Il diritto alla conoscenza, al poter conoscere per deliberare continua ad essere sequestrato e il Presidente Pittella, il nuovo che è “avanzato”, si è guardato bene dall’intervenire su uno status quo che stancamente si ripete da lustri. Tocca rassegnarsi, ogni volta che un cittadino rivendica il sacrosanto diritto a poter sapere è necessario ingaggiare una lotta senza quartiere con i detentori di informazioni che in teoria dovrebbero essere di pubblico dominio.

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Cannabis/Radicali: le mezze verità di Serpelloni. E' il regime proibizionista a non consentire alcun controllo dei consumatori su qualità sostanze.

Gio, 01/09/2014 - 11:43
09/01/14

Rita Bernardini (segretaria Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (Direzione RI):

  Per l'ennesima volta il capo del Dipartimento Antidroga, prof. Giovanni Serpelloni, ha vestito i panni da Azzeccagarbugli del proibizionismo e ci ha spiegato, per l'ennesima volta, che “In natura la marijuana contiene tra il 5 e il 7% di principio attivo, l’erba in commercio, tra modifiche genetiche e tecniche di coltivazione, arriva al 55 per cento, con danni enormi al cervello” ("La Repubblica" di ieri). E' vero ma si tratta di una mezza verità; per completarla Serpelloni dovrebbe dire che l'aumento a dismisura del principio attivo è stato attuato dal mercato criminale, prodotto dal proibizionismo; un mercato in cui i milioni di consumatori italiani non hanno alcuna voce in capitolo, non possono esercitare alcun controllo né sulla qualità delle sostanze vendute né tantomeno sui prezzi di tali sostanze. Solo la legalizzazione delle sostanze oggi proibite consentirebbe ai consumatori di conoscere esattamente quello che fumano, ingeriscono, si iniettano.   Le ultime dichiarazioni di Serpelloni ci fanno ancora maggiormente apprezzare il lavoro di revisione della spesa che sta compiendo il commissario straordinario alla spending rewiew, Carlo Cottarelli, rispetto ai Dipartimenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Forse sarà la volta buona per verificare se le ingenti somme a disposizione del Dipartimento Antidroga vanno a vantaggio dei cittadini italiani o solamente della tecnoburocrazia proibizionista.      

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Cannabis: le mezze verità di Serpelloni. E' il regime proibizionista a non consentire alcun controllo dei consumatori su qualità sostanze

Gio, 01/09/2014 - 10:28
09/01/14

Rita Bernardini (Segretaria di​ Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (Direzione RI):

Per l'ennesima volta il capo del Dipartimento Antidroga, prof. Giovanni Serpelloni, ha vestito i panni da Azzeccagarbugli del proibizionismo e ci ha spiegato ​che “In natura la marijuana contiene tra il 5 e il 7% di principio attivo, l’erba in commercio, tra modifiche genetiche e tecniche di coltivazione, arriva al 55 per cento, con danni enormi al cervello”​ ​(La Repubblica​ di ieri, 8 gennaio​).

E' vero ma si tratta di una mezza verità; per completarla Serpelloni dovrebbe dire che l'aumento a dismisura del principio attivo è stato attuato dal mercato criminale, prodotto dal proibizionismo; un mercato in cui i milioni di consumatori italiani non hanno alcuna voce in capitolo, non possono esercitare alcun controllo né sulla qualità delle sostanze vendute né tantomeno sui prezzi di tali sostanze. Solo la legalizzazione delle sostanze oggi proibite consentirebbe ai consumatori di conoscere esattamente quello che fumano, ingeriscono, si iniettano.

Le ultime dichiarazioni di Serpelloni ci fanno ancora maggiormente apprezzare il lavoro di revisione della spesa che sta compiendo il commissario straordinario alla spending rewiew, Carlo Cottarelli, rispetto ai Dipartimenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Forse sarà la volta buona per verificare se le ingenti somme a disposizione del Dipartimento Antidroga vanno a vantaggio dei cittadini italiani o solamente della tecnoburocrazia proibizionista.

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