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Aggiornato: 3 anni 8 mesi fa

Violenza donne, 26 novembre "Schiave": Incontro su schiavitù in Mauritania con Biram Dah Abeid ed Emma Bonino

Mar, 11/22/2016 - 17:25
22/11/16

Sabato 26 novembre, anche in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, alle ore 11 presso la sede radicale di via di Torre Argentina 76 a Roma, Radicali Italiani e Non c'è pace senza giustizia, in collaborazione con IRA Mauritania, promuovono "Schiave": incontro sulla schiavitù in Mauritania con Biram Dah Abeid, Presidente dell'Iniziativa per la rinascita del movimento abolizionista della schiavitù (IRA Mauritania) ed Emma Bonino. 

  In Mauritania la schiavitù è stata abolita nel 1981, criminalizzata nel 2007 e dichiarata “crimine contro l'umanità” con la riforma costituzionale del 2012. Ciò nonostante continua a essere praticata. Secondo i dati ufficiali, il 4 per cento della popolazione mauritana vive in condizione di schiavitù, ma questo dato sale fino al 20 per cento in base ad altre stime. In tutti i casi, questo fenomeno riguarda prevalentemente le donne.    Insieme a Biram Dah Abeid ed Emma Bonino, ne discuteranno: Antonio Marchesi, Presidente di Amnesty international Italia; Domenico Quirico, giornalista de La Stampa; Antonio Stango, Presidente della Lega italiana dei diritti dell'uomo. A moderare: Antonella Soldo, Presidente di Radicali Italiani.    Nel corso dell'incontro sarà proiettato il reportage "Mauritania, gli ultimi schiavi" di Laura Secci. 

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Aborto, Radicali: Da Papa parole importanti ma in Italia violata legge e diritti donne

Lun, 11/21/2016 - 18:47
21/11/16

Dichiarazione del segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, del presidente Antonella Soldo e del segretario dell'Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo:

  Le parole di Papa Francesco sull'aborto, che ritiene comunque un grave peccato, sono molto significative, ma non devono far dimenticare che nel nostro paese la legge e i diritti delle donne e dei medici sono costantemente calpestati a causa dell'obiezione di coscienza dilagante.   L'Italia detiene il record in Europa con il 70 per cento di ginecologi obiettori che in alcune regioni, specialmente nel meridione, superano il 90 per cento. Numeri, in vertiginoso aumento da anni, che compromettono gravemente l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza, violando la legge 194 secondo cui il servizio deve essere garantito in ogni caso. Una situazione non da stato di diritto ma da stato etico, che si ripercuote sulla salute delle donne e anche sui pochi medici non obiettori che in alcune regioni, come il Molise, arrivano a fare anche 4,7 interruzioni volontarie di gravidanza a settimana. Sono circa otto mesi che attendiamo che  il ministro della Salute Beatrice Lorenzin presenti  la relazione annuale sull'attuazione della legge 194 al Parlamento, relazione che speriamo questa volta non sia la solita riproduzione di dati che conosciamo che non tengono conto del fatto che se diminuiscono i dati sull’aborto e aumenta il numero dei medici obiettori un problema evidente c’è e non può essere ignorato.  La legge 194/78 ha avuto il merito di cancellare gli aborti clandestini nel nostro Paese, ma l’impossibilità di procedere all’interruzione volontaria di gravidanza in piena sicurezza nelle strutture autorizzate a causa della massiccia presenza di medici obiettori ci riporta indietro nel tempo in materia di tutele e diritti. Chiediamo alla ministra di impegnarsi a riportare legalità in tutte le regioni, a tutela delle donne e dei medici nel rispetto delle leggi italiane e delle decisioni in materia anche delle giurisdizioni internazionali che condannano l’Italia. Le soluzioni ci sono, l'Associazione Luca Coscioni con l’AIED , ad esempio, ha proposto di regolamentare l'obiezione di coscienza, istituire un albo pubblico dei medici obiettori, bandire concorsi pubblici con pari quota tra medici obiettori e non obiettori e utilizzare medici "a gettone" per sopperire con urgenza alle carenze di non obiettori. Garantire la piena applicazione della legge 194, senza ledere il diritto delle donne che decidono d’interrompere la gravidanza e quello dei medici che decidono di obiettare non è difficile: basta volerlo fare.  E se, da parte sua, Papa Bergoglio ha scelto di dare sull'aborto una svolta all'insegna della misericordia, il ministro della Salute di certo non può sottrarsi al dovere di sanare questa una grave violazione di diritto e dei diritti.

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Migranti, Radicali a centro transitanti di Milano: Esempio di buon governo. Superare Bossi-Fini per vincere sfida

Ven, 11/18/2016 - 17:31
18/11/16

"Di fronte a un flusso di migranti ormai costante da oltre due anni, le istituzioni e il territorio milanesi hanno deciso di intervenire tempestivamente per assicurare un'accoglienza dignitosa a migliaia di persone e garantire al tempo stesso una gestione ordinata all'intera città" così il segretario di Radicali Italiani, Riccardo Magi, che oggi, insieme ad Alessandro Capriccioli, membro della direzione nazionale, ha visitato a Milano l'hub per migranti in via Sammartini: un centro voluto dal Comune, d'accordo con la prefettura e in collaborazione con Ferrovie dello Stato che ha concesso lo spazio. 

"Dall'hub le centinaia di persone che ogni giorno giungono alla stazione di Milano, dopo aver ricevuto una prima assistenza, materiale e legale, vengono distribuite su una rete di 15 centri nelle diverse aree della città sempre gestiti dal comune. Questa non è solidarietà né buonismo, è capacità di governare i fenomeni con soluzioni efficaci, nel rispetto dei diritti e coinvolgendo istituzioni, associazioni, realtà produttive, cittadinanza: cioè il capitale sociale di una città. Si tratta di un esempio per tutte le città, a partire dalla Capitale, che finora si è mostrata incapace  di affrontare situazioni di questo tipo", hanno spiegato i radicali ringraziando l'assessore alle Politiche Sociali Pierfrancesco Majorino e l'assessore radicale alla Trasparenza Lorenzo Lipparini per aver permesso la visita al centro. 

"Serve una analoga capacità di governo - continuano  - per affrontare il fenomeno migratorio a livello nazionale, non solo nella fase dell'accoglienza, ma anche in quella dell'inclusione sociale, attraverso il lavoro e la formazione di quanti hanno scelto il nostro paese per il proprio progetto di vita. Per questo serve innanzitutto superare il sistema rigido e inefficace della legge Bossi-Fini con l'introduzione di canali di ingresso legali e l'emersione dall'irregolarità di chi già vive, lavora ed è radicato nel nostro paese. Solo così sarà possibile governare davvero un fenomeno complesso, ma inevitabile, trasformandolo in opportunità per i cittadini migranti e italiani", concludono i radicali.

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Aborto, Magi e Soldo: Da oltre 8 mesi Parlamento attende da ministra Lorenzin relazione su attuazione legge 194

Gio, 11/17/2016 - 16:38
17/11/16

Dichiarazione di Riccardo Magi e Antonella Soldo, segretario e presidente di Radicali Italiani, e di Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni:

  L'articolo 16 della legge 194/1978 sull'interruzione volontaria di gravidanza impone al ministro della Salute di presentare al parlamento, entro il mese di febbraio di ogni anno, una relazione sull'attuazione della stessa norma. Ebbene, siamo a oltre otto mesi da quella scadenza né il parlamento, né le cittadine e i cittadini italiani hanno  ancora potuto conoscere il contenuto della relazione. In particolare, non è ancora noto se e come siano state superate le criticità emerse dalla relazione dello scorso anno:  quelle che riguardano le gravi difficoltà di accesso al servizio nella maggior parte delle regioni italiane, e il conseguente carico di lavoro sui medici non obiettori (che in alcune regioni, come il Molise, arrivano a fare anche 4,7 interruzioni volontarie di gravidanza a settimana). Dunque, speriamo solo che il grave ritardo sia stato utilizzato dalla ministra per dedicare due corposi capitoli della relazione al fenomeno dell'obiezione di coscienza e anche a quello della fornitura di dati aggiornati e completi sull'aborto farmacologico.

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Mastrogiovanni, Radicali: Bene ribaltamento primo grado, ora subito "Legge Mastrogiovanni" per riforma Tso

Mar, 11/15/2016 - 17:34
15/11/16

Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani e del tesoriere Michele Capano, avvocato della sorella di Franco Mastrogiovanni


La sentenza della Corte d'Appello di Salerno sul caso del professore Franco Mastrogiovanni, morto nel reparto di psichiatria dell'Ospedale di Vallo della Lucania dopo 87 ore di ininterrotta "contenzione", conferma la condanna dei sei medici e sancisce, in riforma della sentenza di primo grado, la condanna anche per gli undici infermieri che ebbero in cura il paziente. Occorre apprezzare il ribaltamento delle valutazioni che il giudice di primo grado del Tribunale di Vallo della Lucania aveva compiuto circa gli infermieri: mentre la sentenza di primo grado aveva assolto questi ultimi ritenendo di non poterli rimproverare per avere "ubbidito" agli ordini dei medici, oggi - per quanto occorra aspettare le motivazioni della sentenza per una valutazione più completa - viene affermato il principio per cui la qualificazione professionale dell'infermiere e la manifesta criminosità della condizione a cui era stato ridotto il prof. Franco Mastrogiovanni, impongono di condannare chi ha assistito ed avallato con il suo operato tutto ciò senza opporvisi. Non è possibile, tuttavia, tacere come la riduzione della pena per i medici, che potranno così fruire della sospensione condizionale della pena e la revoca della interdizione temporanea dai pubblici uffici che era stata stabilita a loro carico, conferma come in Italia le carceri sovraffollate siano riservate solo a immigrati, tossicodipendenti e piccoli spacciatori, magari in attesa di giudizio, mentre per i colletti bianchi il trattamento è diverso anche quando - come in questo caso - i delitti di cui si è ritenuti responsabili si chiamano sequestro di persona, morte in conseguenza del sequestro di persona, falso ideologico in cartella clinica (perché in essa non era stata riportata la "contenzione" a cui era sottoposto il prof. Mastrogiovanni: se non ci fossero state le riprese delle telecamere interne non ve ne sarebbe rimasta alcuna traccia documentale..).
Di fronte allo "spaccato" dei reparti di psichiatria italiani che questo processo rivela, e di fronte al moltiplicarsi dei casi di "morte per TSO" di cui ogni anno si ha notizia, Radicali Italiani si farà promotore di un progetto di riforma che preveda un'assistenza legale obbligatoria per i malati che si trovino in queste situazioni e la massima trasparenza delle condizioni di cura all'interno dei reparti, ricordiamo infatti che nel caso del prof. Mastrogiovanni, e in casi analoghi, era stata negata ai familiari la possibilità di visita in reparto. Una "Legge Mastrogiovanni", che intendiamo mettere a punto coinvolgendo anche le associazioni impegnate su questo fronte, perché non ci siano mai più casi come quello del maestro di Vallo della Lucania.

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Radicali Italiani: Carceri italiane sono discarica sociale, altro che rieducazione

Lun, 11/14/2016 - 17:42
14/11/16

La tanto amata (a parole!) Costituzione italiana afferma che la pena ha come obiettivo rieducare il condannato. Nonostante lo spirito illuminato della Costituzione, le prassi che regolano le carceri in Italia e alcune leggi, hanno come obiettivo evidente punire e colpire soprattutto chi non ha i mezzi per difendersi. 

Lo dimostrano i dati del Dossier "Dentro o fuori" (clicca qui per leggerlo e scaricarlo) pubblicato in queste ore da Openpolis, da cui emerge tra l'altro che l'Italia è sesta in Europa per sovraffollamento con un tasso del 109 per cento che in alcuni istituti, come Canton Mombello a Brescia, supera il 190%; su un totale di 54 mila detenuti, gli stranieri sono quasi il 34% mentre 18.500 sono reclusi per violazione della normativa sugli stupefacenti; oltre il 34% è in attesa di giudizio definitivo, di cui la metà in attesa di primo giudizio. Dal 2000 a oggi i detenuti con più di 70 anni sono aumentati di oltre l'80%; 5.720 detenuti hanno la licenza elementare, 16.203 la licenza media e solo 514 la laurea.  Secondo una ricerca commissionata dal Ministero della Giustizia, nel 2007 il tasso di recidiva dei detenuti era pari al 68%, contro solo il 19% di chi aveva scontato la pena ai servizi sociali, eppure i lavori di pubblica utilità sono usati solo per le violazioni del codice della strada, e non come reale alternativa al carcere per altri reati, e meno del 30% dei detenuti lavora in carcere (dato tuttavia in costante aumento negli ultimi 5 anni).  Rispetto al sempre evocato "Piano carceri" una relazione della Corte dei conti del settembre 2015 ne ha certificato il fallimento: è stato speso l’11% del budget 2010-2014 e i posti letto sono aumentati di 4.415 unità a fronte dei 12 mila previsti.  Intanto in carcere si continua a morire: dal 2000 ad oggi annualmente i suicidi sono stati da un minimo di 43 a un massimo di 72; 23 i detenuti che si sono tolti la vita nei soli primi sei mesi del 2016.    Dichiarazione di Igor Boni e Silvja Manzi (Direzione nazionale di Radicali Italiani): "Dai dati emerge una fotografia disarmante della situazione carceraria italiana e che il progetto seguito da ogni Governo è stato semplicemente quello di fare fronte alle più gravi emergenze, senza mettere concretamente mano al problema. In una situazione di questa natura è evidente che un provvedimento di amnistia - come chiesto a più riprese da Marco Pannella e dai radicali - consentirebbe di decongestionare le strutture e ridurre l'immane numero di pratiche sulle scrivanie dei magistrati.  Ma insieme a questo si deve smettere di considerare le carceri come una discarica umana riservata alle fasce più deboli. Il lavoro in carcere, le pene alternative e l'affidamento ai servizi sociali sono strumenti fondamentali per migliorare la situazione, insieme alla radicale modifica delle leggi sull'immigrazione e sugli stupefacenti.  Occorre investire su chi sta in galera, in istruzione e lavoro, se si vuole ridurre la recidiva e provare a seguire i dettami della nostra Costituzione, troppo spesso usata come foglia di fico per non far vedere il disastro sociale e umano che alimentiamo dietro le sbarre.”

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Direzione 2017

Lun, 11/14/2016 - 14:57
14/11/16

Riccardo Magi

segretario

gli audiovideo su Radioradicale.it

 

Michele Capano

tesoriere

gli audiovideo su Radioradicale.it

 

Antonella Soldo

presidente

gli audiovideo su Radioradicale.it

 

Art. 5 - La Direzione

La Direzione collabora con il Segretario e con il Tesoriere nella conduzione politica e nella gestione amministrativa, finanziaria ed organizzativa del Movimento.

È composta dal Presidente del Movimento, dal Segretario, dal Tesoriere e da non oltre quindici membri nominati dal Segretario, d'intesa con il Tesoriere, entro il decimo giorno successivo alla chiusura del Congresso.

L'11 novembre 2016 è stata nominata dal Segretario, d'intesa con il Tesoriere, la Direzione di Radicali italiani.


Giuseppe Alterio

gli audiovideo su Radioradicale.it 
Demetrio Bacarogli audiovideo su Radioradicale.it  Rocco Berardogli audiovideo su Radioradicale.it
 Andrea Bergaminigli audiovideo su Radioradicale.it  Igor Bonigli audiovideo su Radioradicale.it  Barbara Bonvicinigli audiovideo su Radioradicale.it  Alessandro Capriccioligli audiovideo su Radioradicale.it  Valerio Federicogli audiovideo su Radioradicale.it  Michele Governatorigli audiovideo su Radioradicale.it  Massimiliano Iervolinogli audiovideo su Radioradicale.it  Silvja Manzigli audiovideo su Radioradicale.it  Alessandro Massarigli audiovideo su Radioradicale.it  Francesco Mingiardigli audiovideo su Radioradicale.it  Raffaele Minierigli audiovideo su Radioradicale.it  Simone Sapienzagli audiovideo su Radioradicale.it

    

Alle riunioni di Direzione partecipano come invitati:

Emma Bonino, Marco De Andreis, Vitaliana Curigliano

Gli ex Segretari del Partito Radicale e di Radicali italiani iscritti a Radicali Italiani

I Segretari e i Tesorieri dei soggetti costituenti il Partito Radicale, iscritti a Radicali Italiani

La rappresentante italiana nel Comitato Prevenzione Tortura del Consiglio d’Europa, Elisabetta Zamparutti

Il Direttore di Radio Radicale

L’ufficio stampa di Radicali Italiani Valentina Ascione

Il responsabile del Centro d'Ascolto dell'Informazione Radiotelevisiva

I parlamentari italiani e europei iscritti a Radicali Italiani

I consiglieri e gli assessori regionali, metropolitani, comunali iscritti a Radicali Italiani

L'amministratore delegato di Centro di Produzione SpA Paolo Chiarelli

Il Segretario d’intesa con il Tesoriere può integrare gli inviti alle riunioni della Direzione.    


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Nominata la nuova direzione di Radicali Italiani

Ven, 11/11/2016 - 19:50
11/11/16

Riccardo Magi

segretario 

 

Michele Capano

tesoriere

 

Antonella Soldo

presidente

 

Art. 5 - La Direzione

La Direzione collabora con il Segretario e con il Tesoriere nella conduzione politica e nella gestione amministrativa, finanziaria ed organizzativa del Movimento.

È composta dal Presidente del Movimento, dal Segretario, dal Tesoriere e da non oltre quindici membri nominati dal Segretario, d'intesa con il Tesoriere, entro il decimo giorno successivo alla chiusura del Congresso.

L'11 novembre 2016 è stata nominata dal Segretario, d'intesa con il Tesoriere, la Direzione di Radicali italiani.


 

Giuseppe Alterio

Demetrio Bacaro

Rocco Berardo  

Andrea Bergamini  

Igor Boni   

Barbara Bonvicini 

Alessandro Capriccioli   

Valerio Federico  

Michele Governatori

Massimiliano Iervolino

Silvja Manzi   

Alessandro Massari

Francesco Mingiardi  

Raffaele Minieri     

Simone Sapienza  

    

Alle riunioni di Direzione partecipano come invitati:

Emma Bonino, Marco De Andreis, Vitaliana Curigliano

Gli ex Segretari del Partito Radicale e di Radicali italiani iscritti a Radicali Italiani

I Segretari e i Tesorieri dei soggetti costituenti il Partito Radicale, iscritti a Radicali Italiani

La rappresentante italiana nel Comitato Prevenzione Tortura del Consiglio d’Europa, Elisabetta Zamparutti

Il Direttore di Radio Radicale

L’ufficio stampa di Radicali Italiani Valentina Ascione

Il responsabile del Centro d'Ascolto dell'Informazione Radiotelevisiva

I parlamentari italiani e europei iscritti a Radicali Italiani

I consiglieri e gli assessori regionali, metropolitani, comunali iscritti a Radicali Italiani

L'amministratore delegato di Centro di Produzione SpA Paolo Chiarelli

Il Segretario d’intesa con il Tesoriere può integrare gli inviti alle riunioni della Direzione.    

  

   

 

 

  

 

 

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Legalizziamo, depositate 57mila firme per la pdl popolare sulla cannabis legale

Ven, 11/11/2016 - 19:17
11/11/16

Dopo mesi di campagna per la raccolta delle firme oggi Radicali Italiani e l'Associazione Luca Coscioni hanno depositato i moduli e le certificazioni per la proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis. 

In piazza Montecitorio, davanti agli scatoloni con le 57mila firme, Marco Perduca, coordinatore della campagna Legalizzamo, Riccardo Magi, segretario di Radicali Itailani, Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Coscioni, Antonella Soldo, presidente di Radicali Italiani e Michele Capano, tesoriere di Radicali Italiani, hanno spiegato le ragioni dell'antiproibizionismo e descritto le lunghe e costose procedure burocratiche che ostacolano la democrazia partecipativa. Sono intervenuti Pippo Civati, Luigi Manconi, Mina Welby, Andrea Trisciuoglio, Lucia Spiri e i volontari e i coordinatori della campagna. 

   

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L'estrazione a sorte dei cinque membri del Comitato Nazionale di Radicali Italiani

Ven, 11/11/2016 - 15:06
11/11/16

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I primi 10 estratti a sorte per il Comitato Nazionale:

Silvana Tei

Giuseppe Cenni

Bernadetta Graziani

Santino Blasioli

Pietro Dibilio

Massimo Brianese

Simone Lelli

Sandro Palma

Emidio Flammini

Antonio Garofalo

 

In allegato la lista completa degli estratti

 

 

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Carceri, Capano: Rivolta Airola non sia alibi per polizia penitenziaria per invocare una "stretta"

Mer, 09/07/2016 - 15:50
07/09/16

Dichiarazione di Michele Capano, della Direzione Nazionale Radicali Italiani:

  All'indomani della rivolta di Airola stiamo assistendo - dal Sap al Sappe - a una "gara" tra i sindacati di polizia per chi tiene la posizione più dura sulla sicurezza in carcere, in particolare sulla legge 2014/117 che ha prolungato da 21 a 25 l'età in cui è possibile essere "ospitati" negli istituti di pena per minorenni.  Cadendo nella trappola dell'emotività e della irrazionalità, la polizia penitenziaria rischia di rompere quella "alleanza" con i detenuti per una civilizzazione delle condizioni di vita nelle carceri, che riguarda l'intera "comunità penitenziaria", secondo l'insegnamento e l'azione politica di Marco Pannella. L'inserimento dei ragazzi da 22 a 25 anni nella categoria dei "giovani adulti" va compreso nella sua reale portata: si tratta di ragazzi che vanno in carcere per reati commessi prima dei diciotto anni, e solo se il giudice non ritiene che sussistano esigenze di sicurezza tali da imporne la detenzione nelle case di reclusione ordinarie. Parliamo, in tutta Italia, di circa 100 ragazzi: veramente troppo pochi per legittimare polemiche di questo tipo. Inoltre negli stessi IPM i "giovani adulti" sono rigorosamente separati dai minorenni, dunque il tema della "cattiva influenza" non si pone. Inoltre, ove si rendano responsabili di reati da maggiorenni, rientrano immediatamente nel circuito di reclusione ordinario.   Gli interventi di esponenti della polizia penitenziaria, e di un agente iscritto al Partito Radicale, al recente congresso di Rebibbia dimostrano tuttavia che c'è lo spazio per continuare un lavoro comune per riforme che, piuttosto, si muovano nella direzione di perfezionare e arricchire le opportunità trattamentali nei confronti dei detenuti. L'Italia è in grave ritardo sul piano dell'esecuzione della pena nei confronti dei minori, nonostante le raccomandazioni internazionali e sebbene da 25 anni esista una procedura penale minorile, non si è ancora dotata di uno specifico "diritto dell'esecuzione minorile".    I fatti di Airola, proprio perché gravi, non possono essere affrontati con facili proclami contro i "baby boss", ma ci impongono di moltiplicare gli sforzi per adeguare il sistema penitenziario alle esigenze di integrazione sociale dettate dalla nostra Costituzione: è questa la chiave per costruire la "sicurezza" invocata dagli agenti di polizia penitenziaria. Mi auguro che il nostro dialogo continui e per questo invito fin da ora Il segretario generale del SAP Tonelli al Congresso di Radicali Italiani che si terrà a fine ottobre.

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Federico: Ai Radicali la titolarità delle decisioni sugli strumenti utili all'iniziativa politica

Lun, 09/05/2016 - 18:50
05/09/16

Dichiarazione di Valerio Federico, tesoriere di Radicali Italiani:

"Gli iscritti ai soggetti radicali - dichiara Valerio Federico - non hanno, ormai da molti anni, alcuna funzione di controllo sul patrimonio materiale, Radio e sede, su simboli e archivi storici. Venuta meno la garanzia di Marco Pannella va assicurata ai Radicali tutti la titolarità rispetto alle decisioni sugli strumenti utili all'iniziativa politica".

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Amministrazioni, Federico e Lipparini: "Misurare la qualità dei servizi pubblici è un obbligo verso i contribuenti"

Mer, 08/24/2016 - 14:47
24/08/16

Ogni anno ritroviamo sui giornali le classifiche sulla qualità della vita nelle principali città del mondo. Tra i molti parametri considerati, quello sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini è uno dei meno indagati, ma assume importanza nell'ottica delle buone relazioni tra amministrazioni e cittadini contribuenti. Oggi mancano misurazioni sistematiche o indicatori condivisi dai cittadini. Si potrebbero, invece, confrontare i servizi su base nazionale e internazionale e affermare con cognizione di causa se siano buoni, pessimi e come migliorarli, ma questo in Italia non avviene.


Un’alta qualità dei servizi pubblici è  infatti uno degli elementi fondamentali del benessere e della qualità della vita dei cittadini, ha effetti sulla competitività delle città e sullo sviluppo del Paese. La progressiva diminuzione dei trasferimenti statali e l’assenza di una reale autonomia finanziaria per i Comuni rendono indispensabile un miglioramento della qualità dei servizi recuperando efficienza a bassi costi. La misurazione della qualità ha anche questo obiettivo.

La qualità dei servizi percepita dai cittadini (customer satisfaction) e quella effettiva, misurata grazie ad avanzati indicatori, va rilevata per tutti i servizi erogati, confrontata e adeguatamente comunicata. Le misurazioni non sono uno specchio in cui guardarsi, sono da utilizzare per intervenire su lacune e disservizi. Si è fatto qualche passo avanti nel nostro Paese negli ultimi anni, ma ancora, in gran parte, tutto questo non accade, a dispetto delle migliori pratiche internazionali, in primis nei Paesi anglosassoni, e della legge che anche in quest’ambito è vissuta alla stregua di buoni consigli o di meri adempimenti da attuare.

A fronte del dovere dei cittadini di pagare i servizi e di versare tributi, proprio finalizzati alla produzione dei servizi stessi, dovranno affermarsi diritti oggi ancora non codificati, quali il diritto alla qualità della vita urbana e, interna a questo, la dimensione fondamentale del diritto alla conoscenza. Quest’ultimo, che Marco Pannella ha considerato come una nuova frontiera del Diritto alle Nazioni Unite, presuppone non solo la pubblicazione delle informazioni disponibili, ma la produzione di conoscenza sull'attività delle pubbliche amministrazioni. Questa avviene attraverso la valutazione di efficacia, non solo di efficienza, delle politiche messe in campo dalle amministrazioni. La sfida è, dunque, superare le resistenze della politica a valutare la propria azione, per migliorarla, coinvolgendo i cittadini in questo processo.

Valerio Federico, Tesoriere di Radicali Italiani Lorenzo Lipparini, Assessore Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open Data del Comune di Milano

24 agosto 2016 - IL FOGLIO QUOTIDIANO, pag. 4

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Cannabis, Magi: "Importante che chi combatte criminalità sia a favore della legalizzazione"

Gio, 08/18/2016 - 18:42
18/08/16

Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani:

 

"È importante, e non dovrebbe meravigliare, che il presidente dell'anticorruzione Cantone si schieri a favore della legalizzazione della cannabis, come del resto ha già fatto in maniera molto chiara anche la Direzione nazionale antimafia. Chi è in prima linea contro la criminalità, infatti, non può difendere le fallimentari politiche proibizioniste di cui la stessa criminalità si nutre. 

Cantone coglie un punto fondamentale: legalizzare non significa mettere a rischio i cittadini, significa invece tutelare soprattutto i più giovani dal mercato illegale di sostanze fuori controllo, che regna indisturbato nelle nostre città procurando alle narcomafie guadagni per miliardi di euro ogni anno.  

Le dichiarazioni del presidente dell'Anticorruzione dovrebbero quindi far riflettere i pasdaran del proibizionismo pronti ad affossare il ddl sulla Cannabis legale. È ora che il Parlamento affronti con responsabilità una delle più grandi questioni sociali aperte nel paese. Per sostenerlo in questo compito, abbiamo rilanciato la nostra quarantennale battaglia antiproibizionista su un fronte ancora più avanzato. Come Radicali Italiani, insieme all'Associazione Coscioni, continuiamo infatti a raccogliere in tutta Italia le firme sulla legge popolare Legalizziamo.it per la legalizzazione della cannabis e la decriminalizzazione dell'uso di tutte le sostanze. Faremo arrivare al Parlamento la voce di un paese pronto a cambiare rotta davanti ai danni che decenni di politiche proibizioniste hanno causato sul piano della salute, della giustizia e dell'economia"

 

www.legalizziamo.it

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Referendum costituzionale, Comitato per la libertà di voto: Governo non lavori per sé ma per i diritti civili e politici dei cittadini

Mar, 08/09/2016 - 14:46
09/08/16

Dichiarazione, per il Comitato per la Libertà di Voto, di Riccardo Magi (segretario di Radicali italiani), Mario Staderini (autore del ricorso Onu contro lo Stato italiano in materia referendaria) e Fulco Lanchester (Ordinario di Diritto Costituzionale)


Come Comitato per la Libertà di Voto sul referendum costituzionale abbiamo sempre posto e continuiamo a porre questioni di democrazia che riguardano direttamente i diritti civili e politici dei cittadini. Le beghe tra partiti e la guerra santa tra la fazione del Sì e quella del No non ci interessano. Anzi, fino all’ultimo abbiamo tentato di sventare il plebiscito e garantire un reale potere di scelta ai cittadini attraverso la richiesta di referendum parziali e per parti separate. A differenza del Comitato di Renzi, però, non abbiamo potuto contare su un esercito di consiglieri comunali disposti ad autenticare gratuitamente le firme dei cittadini, col risultato che ieri la Cassazione non ha potuto esprimere alcun giudizio sul cosiddetto “spacchettamento”. In Italia, infatti, lo strumento referendum è purtroppo appannaggio esclusivo dei grandi partiti e apparati, privilegiati dalle procedure borboniche che regolano la raccolta delle firme.  Il Governo italiano, a cui avevamo chiesto invano di intervenire con un decreto per garantire il diritto a promuovere referendum, ha scelto di sequestrare i diritti politici degli italiani e di riservarli solo alla sua fazione. Con la beffa che a pagarne il conto saranno tutti i cittadini, visto che il Governo erogherà 500 mila euro di rimborsi al Comitato promosso da se stesso, rafforzandolo ulteriormente.  Ecco perché, contrariamente a quanto vorrebbero suggerire i toni trionfalistici di queste ore, il via libera dell’Ufficio centrale della Cassazione lascia aperte questioni di democrazia fondamentali che abbiamo sollevato da subito.  Rispetto al numero delle firme depositate dal comitato Basta un Sì, abbiamo semplicemente raccolto e messo in fila le dichiarazione ufficiali rese negli ultimi giorni di raccolta firme dai responsabili provinciali e regionali del Pd, che davano numeri assai lontani dall’obiettivo, poi deve essere accaduto qualcosa di miracoloso. È bene, chiarire che il controllo delle firme effettuato dalla Cassazione è di tipo cartolare, volto cioè a verificare esclusivamente il numero delle sottoscrizioni, l’autentica di un pubblico ufficiale e la presenza dei certificati elettorali dei firmatari. Nessun controllo, neanche a campione, rispetto al fatto che la firma sia stata apposta davvero dal cittadino e in presenza dell’autenticatore. Peccato che la Cassazione abbia respinto la nostra richiesta di accesso ai moduli del Comitato Basta un Sì, il quale non ci ha concesso la liberatoria all’accesso come invece ha fatto il Comitato per il No del professor Pace, altrimenti si sarebbero potute svolgere quelle verifiche più dettagliate che in passato hanno spesso permesso ai Radicali di far emergere i casi “alla Firmigoni”. Tutto ciò conferma la necessità di un Referendum Act: cioè una legge ordinaria che modifichi le procedure di raccolta delle firme, rimuovendo ostacoli ingiusti e inutili, e restituisca così praticabilità democratica all’istituto referendario. 

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Congresso PRNTT, Di Carlo: Un Turco napoletano

Sab, 08/06/2016 - 12:17
06/08/16

Se c'è un partito complicato, nel nostro Paese, questo è il Partito Radicale.

Anzi, che dico, non “nel nostro Paese” perchè notoriamente il Partito Radicale è Transnazionale (oltre che Nonviolento e Transpartito).

Ma forse non dovrei nemmeno chiamarlo Partito visto che, per statuto, non può presentarsi alle elezioni.

Insomma, la faccenda è complessa.

E lo è diventata ancor di più adesso che, con tre anni di ritardo, il PRNTT si appresta ad andare a Congresso l'1, 2 e 3 di settembre presso il Carcere di Rebibbia. Una decisione di Maurizio Turco – l'autonominato erede politico di Marco Pannella – che dopo aver sostenuto, per anni, che non vi fossero le condizioni politiche per la celebrazione del Congresso, a pochi giorni dalla scomparsa del leader radicale ha annunciato la tenuta dell'assise all'interno del penitenziario romano. Una decisione a dir poco incomprensibile: la mancanza di condizioni politiche era forse costituita dalla sopravvivenza di Marco? E che dire della scelta della location? Tradizionalmente, nei congressi d'area radicale, chiunque può decidere di presentarsi, iscriversi, candidarsi e votare, perfino nell'ultima giornata dei lavori. Una possibilità, questa, che risulterà preclusa in occasione del prossimo Congresso del PR visto che – per far fronte ai problemi organizzativi dell'Istituto penitenziario - occorrerà comunicare entro il 25 agosto la propria volontà di partecipazione.

Per dirla semplice, la scelta di Turco ricorda quella degli amministratori di condominio che convocano la prima seduta dell'assemblea sul cucuzzolo della montagna alle 5 del mattino e, la seconda, alle 17 presso il proprio studio con tanto di caffè e pasticcini.

Insomma, una furberia non degna della tradizione radicale che questo Turco, con un fare proprio del miglior Toto', relega il 40° Congresso del più antico partito italiano alla parodia di sé stesso.

 

Alessio Di Carlo

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Appello per la partecipazione al Congresso del Partito Radicale a Rebibbia

Ven, 08/05/2016 - 15:57
05/08/16

  

Carissimi,

in un momento in cui la politica sembra brancolare nel buio della crisi delle “democrazie”, la morte di Marco Pannella rende ancora più fragile la condizione soggettiva dei Radicali, la possibilità di fornire risposte adeguate alle sfide del nostro tempo. Il Congresso del Partito radicale nel carcere di Rebibbia, dall’1 al 3 settembre 2016, è un’occasione da cogliere per un vero dibattito politico, e non va trasformata in un regolamento di conti interno.

“La vita del diritto per il diritto alla vita”, obiettivo e metodo ultradecennale del Partito radicale, è stato tradotto negli ultimi anni da Marco nella proposta di “Amnistia per la Repubblica” (per interrompere la condizione criminale dello Stato e della Giustizia italiani) e nell’imperativo della transizione allo Stato di diritto, anche attraverso l’affermazione del diritto umano alla conoscenza. Tali obiettivi sono (o dovrebbero essere) al centro della convocazione di settembre.

Sia prima che dopo l’invio della convocazione (8 luglio), in quanto responsabili di soggetti costituenti del Partito non siamo stati coinvolti nel lavoro politico di convocazione del Congresso. Soltanto il 2 agosto è stata convocata una riunione di iscritti, e coloro che organizzano il Congresso hanno finora stabilito che alcuni obiettivi che hanno contribuito alla storia radicale non siano utili a rafforzare la convocazione (e che dunque non debbano essere previsti relatori, invitati esterni, approfondimenti tematici…).

Nella convinzione che le iniziative dei soggetti costituenti radicali siano invece convergenti con l’obiettivo di far “vivere il diritto”, e quindi anche di far “vivere il partito”, a mo’ di dibattito precongressuale vogliamo ricordare in sintesi (e mettendo qui da parte rilievi formali già espressi in sede di Senato radicale, che rischiano di ostacolare gravemente l’effettiva possibilità di partecipare al Congresso) alcune delle principali iniziative in corso di portata non esclusivamente nazionale:


RADICALI ITALIANI

1. DENUNCIA DELLO STATO ITALIANO

Dopo aver più volte denunciato lo Stato italiano dinanzi alla Commissione europea (arrivando a innescare procedure di infrazione) e preparato il vademecum “Denuncia alla Commissione Europea riguardante inadempimenti del diritto comunitario”, depositare l’esposto alla Corte dei conti per denunciare il danno erariale complessivo dovuto alle sanzioni conseguenti a sentenze della Corte di giustizia europea.

2. INIZIATIVA POPOLARE E REFERENDARIA COME DIRITTO CIVILE E POLITICO

rafforzare con ulteriori azioni politiche e giudiziarie il ricorso al Comitato diritti umani dell’Onu contro lo Stato italiano per la referendaria del 2013, affermando il diritto alla partecipazione popolare e referendaria come parte dei diritti civili e politici fondamentali riconosciuti dalle Nazioni unite

3. IMMIGRAZIONE E DIRITTI

Impedire che il contenimento dei flussi migratori travolga il rispetto del diritto d'asilo e dei diritti umani, anche attraverso la creazione di una rete di avvocati e giuristi ingrado di presentare ricorsi internazionali contro l’esecuzione di accordi come quello Ue/Turchia; chiedere che nel “Migration compact” sia incluso lo sviluppo democratico e dello stato di diritto. 

4. FEDERALISMO CONTRO L’ILLUSIONE NAZIONALISTA

rafforzare il livello istituzionale più vicino ai cittadini - i comuni, le città – con ampie autonomie locali nel quadro di un sistema federale europeo

 

CERTI DIRITTI

1. sollecitare le organizzazioni internazionali, specialmente attraverso la nuova figura dell'Esperto indipendente Onu sui diritti LGBTI, a porre in essere azioni volte a superare la criminalizzazione dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere, l'integrità fisica e l'autodeterminazione degli individui;

2. Portare su scala europea e internazionale il dibattito antiproibizionista legato alla libertà e alla responsabilità sessuale della persona, dal tema tema della procreazione medicalmente assisitita fino a quello del lavoro del sesso;

3. Sostenere l'operato delle organizzazioni che agiscono in regimi che limitano la libertà di associazione o che criminalizzano la "propaganda dell'omosessualità";

4. Sostenere in altri paesi le strategie dei contenziosi volte ad ottenere evoluzioni degli ordinamenti sul fronte delle libertà civili e della libertà di associazione.

 

ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI

Attraverso il monitoraggio su scala globale del grado di libertà di ricerca e autodeterminazione, affermare con iniziative politiche e giudidizarie (come quelle davanti alle Corti europea e interamericana dei diritti umani) il diritto al libero accesso alla ricerca scientifica e ai suoi benefici (in una parola, il “diritto alla scienza”) così come riconosciuto dal Patto dell’ONU per i diritti Economici e Sociali; il primo rapporto, sulla Costa Rica, sarà presentato a Settembre a Ginevra nell’ambito del Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica;

Come membro della Federazione Mondiale per il Diritto a Morire, proseguire l’azione di disobbedienza civile nell’aiutare i malati italiani a ottenere il suicidio assistito in Svizzera, come strumento di pressione per ottenere la legalizzazione in Italia

 

Campagna “legalizziamo!” (ass. Coscioni e Radicali italiani)

Fare pressione per una riforma delle politiche Onu e della UE in materia di droghe, rafforzando la partecipazione alle sessioni di Vienna e New York, continuando a promuovere documenti coordinati con decine di ONG americane ed influenzando la posizione italiana all’Onu.

 

Certamente queste iniziative (più le altre di altri soggetti costituenti e del partito stesso) non bastano da sole a fare “il” partito, ad esprimere una visione politica alternativa all’illusione nazionalista che torna ad imperversare. Ma il filo comune che le attraversa -la centralità delle libertà personali contro ogni proibizionismo, del diritto contro ogni arbitrio, del federalismo e della democrazia contro statalismi e autoritarismi- contribuisce a farne materia prima preziosa per incardinare la vita di un soggetto politico nonviolento, transnazionale e transpartito come vuole essere il Partito radicale.

Anche per questi motivi abbiamo deciso di essere a Rebibbia dall’1 al 3 settembre e invitiamo iscritti e militanti della galassia radicale a rispondere positivamente alla convocazione e a partecipare al Congresso. Visto che i gestori della convocazione hanno finora impedito di contribuire alla sua preparazione politica, la possibilità di inserire queste ed altre urgenze nel dibattito congressuale ricadrà su ciascun congressista. Non si tratta, per quanto ci riguarda, di cercare i numeri per “vincere” un congresso o realizzare scissioni. E’ anzi paradossale come sia proprio il tesoriere Maurizio Turco, erede attraverso la Lista Pannella di quel ruolo di titolarità formale del patrimonio radicale che Pannella aveva esercitato a garanzia di tutti, ad abusare di tale ruolo per invocare lo “scisma” e la “scissione” accusando altri di voler “monetizzare” la storia radicale”.

Per parte nostra, si tratta piuttosto di voler “convincere” della necessità di agire uniti non certo sulla base di un richiamo identitario, ma su obiettivi comuni, come da prassi radicale, evitando soluzioni affrettate e scontri privi di sostanza politica.

Comprendiamo bene che potrà lasciare sorpresi o perplessi il fatto che noi evidenziamo i limiti dell’operato di chi si è costituito in fazione per “preparare” un Congresso privato di parte della politica radicale e, al tempo stesso, sempre noi invitiamo alla partecipazione a Rebibbia. Siamo però convinti che non vi sia alcuna contraddizione nel pretendere che il partito sia di tutti gli iscritti, mettendo davanti la politica senza concedere alibi a propositi scissionisti. Sono già troppi gli ostacoli “esterni” da affrontare, per rassegnarci all’idea che siano quelli “interni” a prevalere.

Rimaniamo a Vostra disposizione per ogni confronto e approfondimento, e vi chiediamo di inviarci scrivendo a radicalionline@gmail.com commenti e proposte, delle quali cercheremo di fare tesoro.  

 

A questo link trovate la convocazione con le modalità di partecipazione: http://www.radicalparty.org/it/informazioni-iscritti-partito-radicale-40-congresso-2016

 

A questo link trovate la scheda di prenotazione:

http://radicalparty.org/prenotazione-congresso-pr.html

 

Vi chiediamo anche di farci sapere, alla mail radicalionline@gmail.com, se intendete essere presenti a Rebibbia e se avete effettuato la prenotazione.

 

Grazie per l’attenzione,

Riccardo Magi e Valerio federico per Radicali italiani

Yuri Guaiana e Leonardo Monaco per Certi Diritti

Filomena Gallo e Marco Cappato per l’Associazione Luca Coscioni

 

PS: un’iscritta, Irene Abigail, ha sollevato un problema che alcuni di noi avevano posto: l’impossibilità di accedere liberamente al Congresso. Nella convocazione ricevuta, insieme ad altre restrizioni si indica il 26 agosto come termine ultimo per la registrazione a Congresso. Rispettando e condividendo il valore politico e simbolico della tenuta in carcere del Congresso, ci auguriamo che sia presa in considerazione la richiesta di Irene e almeno, dopo l’apertura e una prima fase a Rebibbia, il proseguio del congresso sia garantito in un luogo liberamente accessibile. Chi condivide questa richiesta, è pregato di segnalarcelo.

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Cannabis, Magi: "Non abbassare la guardia, avanti con la battaglia per la legalizzazione. Continua in tutta Italia raccolta firme su legge popolare"

Gio, 08/04/2016 - 14:41
04/08/16

Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani

 

"Il caso di Fabrizio Pellegrini ha scosso le coscienze e sollevato l'attenzione dell'opinione pubblica su una delle conseguenze più odiose del follia proibizionista, perché colpisce la libertà di cura dei cittadini affetti da patologie gravissime. L'accesso alla cannabis terapeutica è un fronte importantissimo di una delle più grandi questioni sociali aperte nel paese e che riguarda il consumo di sostanze in generale. I danni del proibizionismo, dalla salute alla giustizia all'economia, si riflettono in dati drammatici che dovrebbero far pensare chi ancora difende politiche fallimentari: due miliardi spesi ogni anno in Italia in repressione, 24 miliardi di guadagni per le narcomafie soltanto in Europa di cui 13 grazie al mercato della cannabis, quasi 17mila detenuti reclusi a causa dell'articolo 73 del Testo unico sulle droghe, che punisce la produzione, il traffico e la detenzione di sostanze stupefacenti: cioè un detenuto su 3, la stessa fetta di detenuti che ha problemi di dipendenza. Parliamo soprattutto di giovani, giovanissimi alle prese con processi interminabili, anni dietro le sbarre e la vita che, anche una volta fuori, non riparte. Ecco perché non bisogna assolutamente abbassare la guardia, anche in vista della ripresa a settembre della discussione parlamentare del ddl sulla cannabis legale. Come Radicali abbiamo accolto la scarcerazione di Pellegrini come un successo della nostra mobilitazione nonviolenta e dell'appello che ha raccolto centinaia di adesioni. Ricordiamo però che Fabrizio si trova comunque in regime di detenzione. Quindi sospendiamo il digiuno a staffetta, ringraziando tutti coloro che vi hanno preso parte, e andiamo avanti e rilanciamo la lotta antiproibizionista: per scongiurare nuovi casi Pellegrini a partire da quelle regioni come l'Abruzzo e la Puglia che non attuano le proprie leggi sui cannabinoidi - per questo abbiamo già chiesto un incontro al governatore D'Alfonso e faremo lo stesso con Emliano; per verificare lo stato di attuazione nelle altre regioni che hanno approvato una legge in materia, ma soprattutto perché il legislatore si assuma la propria responsabilità su temi che riguardano così da vicino i diritti e le libertà delle persone. Ecco perché come Radicali Italiani, insieme all'Associazione Coscioni, continuiamo a raccogliere in tutta Italia le firme sulla legge popolare Legalizziamo.it per la legalizzazione della cannabis e la decriminalizzazione dell'uso di tutte le sostanze. Faremo arrivare al Parlamento la voce di un paese maturo che dice basta al proibizionismo e sì a un cambio di rotta."

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Pellegrini, lettera di Radicali Italiani e Associazione Coscioni al Presidente della Regione Abruzzo

Mer, 08/03/2016 - 17:15
03/08/16

 

 

Al Presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso

pec: presidenza@pec.regione.abruzzo.it

 

All'Assessore alla Programmazione sanitaria Silvio Paolucci

email: silvio.paolucci@regione.abruzzo.it

 

 

 

Roma, 3 agosto 2016

 

Gentile Presidente,

 

Gentile Assessore,

 

 

Vi scriviamo alla luce dell'incresciosa vicenda di Fabrizio Pellegrini per chiedervi un incontro sullo stato di attuazione della legge regionale del 2014 sull'accesso ai farmaci cannabinoidi.

 

Come saprete, Fabrizio Pellegrini, pianista di 47 anni, malato di fibromialgia, è stato recluso nel carcere di Chieti per quasi due mesi per aver coltivato 4 piante di cannabis nel suo appartamento.

 

Anche a seguito della mobilitazione promossa da noi Radicali - con oltre 150 adesioni a un digiuno a staffetta, tra cui quella del presidente della Commissione diritti umani del Senato Luigi Manconi - che ha spinto il ministro della Giustizia Orlando a disporre accertamenti sul caso, ieri finalmente è stata riconosciuta l'incompatibilità delle sue condizioni con il regime carcerario e Pellegrini ha così ottenuto gli arresti domiciliari.

 

Dal 2001 a oggi sono stati aperti a carico di Fabrizio Pellegrini ben 8 procedimenti per lo stesso reato: coltivazione di cannabis (sempre di quattro - o cinque piante). Procedimenti che si sono risolti a volte con gli arresti domiciliari, altre con la reclusione: in un caso per oltre 10 mesi.

 

La fibromialgia - di cui soffre dal 1999 - è una malattia connotata da una sofferenza cronica del sistema immunitario, che negli stadi avanzati, come appunto quello di Pellegrini, causa l'erosione lenta e progressiva delle articolazioni, con un dolore incessante, soprattutto alla colonna vertebrale, e la conseguente impossibilità di riposare, di dormire. L'assunzione di cannabis consente a Pellegrini di recuperare una maggiore mobilità e un po' di sonno: un sollievo che, nelle sue condizioni, risulta fondamentale. 

 

Quando nel 2007 in Italia il thc, principio attivo della cannabis, viene ammesso in terapia, Pellegrini ottiene - anche se con difficoltà - una prescrizione, ma un solo mese di terapia gli costa 500 euro: cifra che soltanto la prima volta riesce a mettere assieme, grazie a una colletta. La spesa per la terapia, tuttavia, va ben oltre la portata delle sue finanze e la coltivazione gli sembra l'unica strada per sfruttare le proprietà terapeutiche della cannabis senza ricorrere al mercato nero. Ecco perché Fabrizio è tornato in cella e ci è rimasto per oltre 50 giorni nonostante il progressivo aggravamento delle sue condizioni, denunciato da Rita Bernardini e Andrea Triscuoglio che gli hanno fatto visita. 

 

Insomma, la vicenda di Pellegrini ben riassume, suo malgrado, tutti gli ostacoli e le difficoltà che la Regione Abruzzo deve affrontare per rendere effettiva la legge in materia di cannabinoidi, nonostante si tratti della più avanzata legge in materia, che pone il farmaco a carico del servizio sanitario regionale. Tuttavia, a oltre due anni dall'approvazione, non ci risulta sia stato finora costituito il previsto fondo annuo di 50mila euro, che avrebbe garantito, a Pellegrini come ad altri malati, di accedere ai farmaci cannabinoidi.

 

Ecco perché l'appello "Una firma e un digiuno per Fabrizio Pellegrini e per tutte le vittime del proibizionismo" - che abbiamo lanciato a sostegno dell'iniziativa nonviolenta per la scarcerazione di Fabrizio Pellegrini avviata da Andrea Triscuoglio e i compagni radicali dell'Associazione "Maria Teresa Di Lascia" di Foggia - chiede tra l'altro il rispetto della legge regionale sui cannabinoidi.

 

La mobilitazione quindi andrà avanti anche dopo il successo ottenuto con la scarcerazione di Fabrizio, per scongiurare che ci siano nuovi casi Pellegrini, in Abruzzo come nelle altre regioni d'Italia.

 

La nostra vuol essere non solo un'iniziativa di denuncia, ma di dialogo con le istituzioni, per aiutare la Regione a rispettare le sue stesse leggi e i diritti dei cittadini. 

 

Per questo vorremmo incontrarvi di persona al più presto.

 

Certi di un vostro cortese e tempestivo riscontro, vi auguriamo buon lavoro.

 

Distinti saluti,

 

 

Riccardo Magi                                                Filomena Gallo


Segretario di Radicali Italiani                     Segretario dell’Associazione Luca Coscioni

                            

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Referendum, Magi: "Firme online e autocertificazione, o Riforma lo seppellirà. Governo vari Referendum Act per restituirlo ai cittadini. Oggi è privilegio di grandi partiti e sindacati

Mar, 08/02/2016 - 17:09

Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani 


"Se non accompagnata da una modifica delle procedure di raccolta firme, la riforma costituzionale rischia di essere la tomba dello strumento referendario. Ecco perché come Radicali Italiani abbiamo lanciato al governo la proposta di un Referendum Act - come ricorda oggi anche Benedetto Della Vedova che si è impegnato a sostenerla - per tutelare i diritti civili e politici dei cittadini. Vincolando l'abbassamento del quorum alla raccolta di un numero ancora maggiore di firme, l'effetto sul referendum e gli altri strumenti di democrazia diretta sarebbe infatti quello di una controriforma. Oggi in Italia già raccogliere 500 mila firme un obiettivo fuori portata è quasi per tutti, figuriamoci raccoglierne 800 mila. L'obbligo di autentica e le altre assurde procedure rendono l'esercizio del referendum un privilegio dei grandi apparati di partito, sindacali o di altro tipo, che dispongono di un esercito di consiglieri comunali e altre figure autorizzate a certificare le sottoscrizioni. Non è un caso che soltanto il comitato 'Basta un Sì' promosso dal governo dichiari di aver tagliato il traguardo delle firme necessarie, anche se bisognerà attendere il vaglio della Cassazione per averne la conferma. La priorità è quindi restituire effettiva praticabilità democratica all'istituto referendario varando un Referendum Act: cioè una legge ordinaria che superi queste procedure 'borboniche' e ingiuste consentendo la raccolta firme online o dando ai comitati promotori la facoltà di autenticare le firme, come già accade in altri paesi. Le procedure non sono questioni formali, ma riguardano direttamente la democrazia, è bene ricordare infatti che in materia referendaria pende sullo stato italiano il giudizio dell'Onu grazie al ricorso presentato da Mario Staderini. Continueremo quindi a lottare anche portando avanti l'interlocuzione aperta con il governo e il ministro Boschi, per garantire un contropotere ai cittadini".

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