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Aggiornato: 3 anni 8 mesi fa

Marijuana Urugay: Perduca (Radicali) puo' un filologo criticare le leggi di uno stato senza alcuna evidena scientifica? per l'INCB puo'

Ven, 12/13/2013 - 11:23
13/12/13

Dichiarazione di Marco Perduca, co-vicepresidente del senato del Partito Radicale:

    "Mentre il Guardian candida l'Uruguay a premio nobel per la pace, per aver preso la decisione giusta contro la guerra alla droga, e il Presidente Mujica conferma le proprie parole anche di fronte a sondaggi che vedono i 2/3 della popolazione del suo paese scettica se non contraria alla decisione di legalizzare e regolamentare produzione consumo e commercio di marijuana, l'International Narcotics Control Board (INCB) accusa l'Uruguay di aver violato il diritto internazionale.   Le accuse son state mosse dal diplomatico belga, laureato in filologia e filosofia, direttore dell'INCB. L'argomento e' che tale regolamentazione, che va notato esclude i minorenni dalla possibilita' di acquistare la marijuana (una mossa che potrebbe in effetti creare problemi), inciterebbe i 'giovani' alla dipendenza.   Se da una parte e' quanto meno stigmatizzabile che qualcuno con curriculm e le 'competenze' di Yans guidi un organismo che dovrebbe dirigere un lavoro statistico e legale di controllo di come le tre convenzioni Onu vengano applicate dagli stati che le hanno ratificate, va denunciato che non esiste letteratura consolidata sull'aumento dell'uso problematico, figuriamoci della dipendenza vera e propria, della marijuana a seguito di modifiche legislative. Al contrario, Paesi bassi, Portgogallo e Spagna, per fare degli esempi europei, son riusciti a governare in modo piu' efficace il fenomeno.   A marzo si terra' la riunione della Commissione droghe dell'Onu, Mijica, a differenza dei suoi omologi Cardoso, Zedillo e Gaviria e' ancora capo di Stato, dovrebbe recarsi a Vienna e spiegare il perche', probabilmente, una tale decisione possa arrivare a meritare il primo nobel per la pace...

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Bernardini-Sterzi/Uruguay: "Bonino antiproibizionista? Niente di stupefacente"

Ven, 12/13/2013 - 11:20
13/12/13

Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani, e Claudia Sterzi, Segretaria dell'@ra - Associazione Radicale Antiproibizionisti

  Sono molti gli ostacoli con i quali la nuova legge sulla cannabis, approvata il 10 dicembre in via definitiva dal Senato dell’Uruguay, dovrà confrontarsi. Mujica, Presidente dell’Uruguay, che ha promosso nel suo paese una legalizzazione innovativa del commercio e del consumo di cannabis, con l’intento dichiarato di contrastare la criminalità organizzata, ha il suo daffare in questi giorni, per rispondere alla valanga di critiche e minacce che l’ONU per prima, seguita da tutti i guardiani del proibizionismo, ha messo in campo, e certo non avrà perso il sonno a causa delle dichiarazione del nostro Senatore Giovanardi, che non ha perso l’occasione per difendere le sue politiche oscurantiste e irragionevoli.   Giovanardi ha preso spunto dalle dichiarazioni della Ministro degli Affari Esteri italiana, Emma Bonino: interrogata, a margine della Conferenza Italia – America Latina, si è espressa nettamente: “Non è una legalizzazione totale, ma hanno fatto benissimo”. Niente di strano, è notorio che Bonino,  è da sempre schierata a favore delle politiche antiproibizioniste, insieme a tutto il suo Partito. «È molto grave che un ministro degli Esteri faccia dichiarazioni simili, – spiega Giovanardi a Il Tempo - hanno parlato della liberalizzazione come di un "esperimento". Io dico che è un cinico esperimento sulla pelle dei giovani.»   Dimentica, Giovanardi, che l’esperimento proibizionista, in vigore da più di 50 anni, è stato un totale fallimento, come tale ormai riconosciuto da un crescente numero di scienziati, politici, studiosi di ogni appartenenza e di ogni colore, e che la legalizzazione delle ”droghe leggere”, cosa diversa dalla liberalizzazione, è solo un primo passo per uscire dalla tragedia sociale ed economica che le scellerate strategie proibizioniste hanno portato al mondo.   Il Senatore Giovanardi trascura che la linea del governo la esprime il governo e le sue, pur legittime, posizioni rispecchiano solo una mentalità reazionaria non scevra da interessi privati.

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Morte Angelo Rizzoli, Farina Coscioni: vittima, ennesima, di una barbarie inaccettabile. Sommesso appello a Melania: fatti forza, e partecipa con noi alla Marcia di Natale per il Diritto, la Giustizia, l’Amnistia

Gio, 12/12/2013 - 16:41
12/12/13

Dichiarazione di Maria Antonietta Farina Coscioni, presidente onorario dell’associazione Luca Coscioni:   

  Non è mio compito, e non mi interessa neppure farlo, stabilire se Angelo Rizzoli in vita sia stato colpevole, e di cosa. So quello che ha detto: “Quando ho cominciato il mio calvario giudiziario avevo 39 anni, ero un giovane uomo. Quando l’ho terminato, avevo 65 anni, ero un vecchio. In questi 26 anni la mia vita è stata distrutta”.   Erede del colosso editoriale che portava il suo nome, Angelo Rizzoli è stato travolto dallo scandalo P2, ha patito una prima, lunga carcerazione, della sua proprietà è stato spogliato, salvo poi riconoscere la sua totale estraneità, dopo “solo” 11 anni. Estraneità confermata poi in Appello e infine in Cassazione.   Rizzoli ha poi provato a rifarsi una vita, trasformandosi in produttore cinematografico. Per la procura di Roma si sarebbe reso colpevole di bancarotta fraudolenta. Non ho, ripeto, titoli, per stabilire la fondatezza o meno dell’accusa. So che le sue condizioni di salute erano già precarie per l’inarrestabile aggravarsi della malattia degenerativa di cui era affetto dall’età di 18 anni.   Nonostante ciò, per la procura di Roma il suo stato di salute era compatibile con il carcere. Non ho scrupolo a dire che si tratta di una vera e propria barbarie. Una barbarie che si consuma ogni giorno nelle galere italiane, dove sono rinchiuse migliaia di persone malate, bisognose di assistenza, le cui condizioni sono assolutamente incompatibili con il carcere.       Per questo, sommessamente, chiedo a Melania Rizzoli, il cui impegno contro questa barbarie è noto, di farsi forza, e di partecipare con noi, a Natale alla marcia per il diritto, la legalità e l’amnistia. Perché quello che è accaduto ad Angelo, che accade ogni giorno ai tanti Angeli “ignoti” che non fanno mai notizia, non accada più.

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III Marcia di Natale per l'amnistia e la libertà del 25 dicembre. Partenza da San Pietro, destinazione Palazzo Chigi

Gio, 12/12/2013 - 15:56
12/12/13

 


Tra i promotori Don Mazzi, Sant'Egidio, cappellani e sindacati di polizia penitenziaria, Unione Camere Penali, parlamentari, direttori penitenziari

 

Continuano ad aumentare, di ora in ora, le adesioni alla III Marcia per l'Amnistia, la Giustizia e la Libertà che si terrà a Roma a Natale  il 25 dicembre prossimo.   Sono molte le personalità che hanno già preannunciato la propria partecipazione a questo appuntamento e tanti coloro che hanno scelto di farsi promotori di questa marcia. Ancora, come nel 2005, anno in cui per la prima volta si decise questa iniziativa per portare all'attenzione della società e della politica le urgenze tuttora e più che mai impellenti rappresentate dallo stato della giustizia e delle carceri italiane, continuiamo a rivendicare tale situazione come una delle più grandi questioni sociali in Italia, fonte continua, ripetutamente sin dal 1980, di condanne da parte delle corti di giustizia europea e internazionali, per violazione di diritti umani fondamentali. Come allora, l'iniziativa non vuol essere soltanto una denuncia, ma è volta a chiedere al Governo un impegno concreto di impulso nei confronti del Parlamento per far fronte alle drammatiche condizioni in cui versano la giustizia e le carceri nel nostro Paese. Non si tratta, quindi, solo della condizione delle carceri, nelle quali 65.000 detenuti sono ammassati in celle che potrebbero ospitarne al massimo 37.000, ma della vita di milioni di cittadini italiani e delle loro famiglie, che sono o direttamente parti in causa, o comunque coinvolti negli attuali oltre 10 milioni di procedimenti penali e civili pendenti nei nostri tribunali, molti dei quali destinati a risolversi dopo troppi anni, altri cancellati dalla prescrizioni; in media sono infatti 500 ogni giorno le prescrizioni di reati che maturano nel silenzio: un’amnistia nascosta di cui nessuno si assume la responsabilità politica. Anche oggi, come ieri, continuiamo a ritenere che per far fronte a questa grave situazione, possa proporsi solo uno strumento tecnico, previsto dalla Costituzione, quale un provvedimento di amnistia: la più ampia possibile, che possa da subito ridurre drasticamente il carico processuale dell' Amministrazione della Giustizia, perché essa, sollevata dal peso immane di un arretrato impossibile da smaltire, possa così tornare al più presto a operare con efficienza. Amnistia che sia premessa e traino di quella Riforma della Giustizia da anni invocata e mai realizzata. Assieme a questa, un indulto, per ripristinare la legalità nelle nostre carceri ponendo fine alla tortura dei trattamenti inumani e degradanti. La Marcia, come nel 2005, sarà aperta da Don Antonio Mazzi insieme a numerosi altri religiosi come Don Luigi Ciotti, i cappellani delle carceri che sfileranno insieme alle realtà più importanti dell'associazionismo.    Del comitato promotore oltre al Partito Radicale, fanno parte:   Radicali italiani, Unione della Camere Penali Italiane (UCPI); Ristretti Orizzonti, Nessuno Tocchi Caino, SI.DI.PE (Sindacato Direttori Penitenziari); Non c’è Pace Senza Giustizia, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Detenuto Ignoto, Associazione Luca Coscioni, Radio Radicale, Esperanto Radikala Asocio; Comunità di Sant'Egidio; Cooperativa PID – Roma (Pronto Intervento Disagio); Cooperativa Sociale Arte Integrale – Roma; Radicali per Sant’Ambrogio; @.r.a., Associazione Radicale Antiproibizionisti; Sesta Opera San Fedele, Antigone e i sindacati di Polizia Penitenziaria UILPA e OSAPP; testate giornalistiche tra cui la rivista cattolica Tempi.   A questo link l'elenco completo delle adesioni anche di parlamentari sia di centro-sinistra che di centro-destra: 25 dicembre 2013 Marcia di Natale per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà   Per adesioni: info@partitoradicale.it o info@radicali.it       

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Droghe/Radicali: mentre Uruguay legalizza marijuana, Italia riesce a organizzare conferenza nazionale per verificare fallimento proibizionismo?

Mer, 12/11/2013 - 17:11
11/12/13

Rita Bernardini (segretaria Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (Direzione RI):

  Nel giorno in cui salutiamo l’approvazione definitiva da parte del Parlamento dell’Uruguay della legge che non liberalizza ma legalizza, regolamenta la produzione, il commercio e l’uso della marijuana (quello che i radicali chiedono da 50 anni con proposte di legge, referendum ed iniziative militanti), ci auguriamo che il governo Letta, conseguita la fiducia del Parlamento, possa dedicarsi anche alla convocazione della sesta Conferenza nazionale sulle droghe, come peraltro gli impone la legge.   L’art. 1, comma 15, del DPR 309/1990 stabilisce che ogni tre anni venga convocata “una conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope” alla quale vengano invitati soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza. Le conclusioni di tali conferenze sono comunicate al Parlamento anche al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall'esperienza applicativa.   L’ultima conferenza nazionale fu tenuta a Trieste nel marzo 2009, in piena era Fini/Giovanardi. Da allora molte cose sono cambiate, in Italia e altrove, non solo in Uruguay. Sempre più Paesi ed istituzioni contestano il proibizionismo, che ha fallito, che non riesce minimamente ad arginare il commercio di sostanze stupefacenti da parte di narcomafie in grado di inquinare le economie legali.   Una conferenza nazionale senza paraocchi, senza censure, aperta veramente a tutti, potrebbe essere il punto di svolta per politiche all’altezza dei problemi, non dei dogmi di fede.  

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41bis: Turco, le parole di Toto' Riina non sono le minacce di Toto' Riina

Mer, 12/11/2013 - 17:09
11/12/13

 

  Dichiarazione di Maurizio Turco, già deputato radicale:   "Da anni denunciamo che è una inutile misura afflittiva il vetro divisorio nei colloqui tra detenuti in 41bis e famigliari; per cautelarsi dal fatto che i detenuti affidino ai propri famigliari ordini da portare all'esterno è sufficiente registrare i colloqui alla presenza degli agenti, come già accade.   Ma accade anche che due detenuti in 41bis, peraltro in area riservata, ovvero un 41bis nel 41bis, che hanno diritto ad 1 ora d'aria al giorno, senza alcuno sforzo sono in grado di far pervenire messaggi all'esterno peraltro senza che il messaggero sia immediatamente trattato come sono trattati detenuti e parenti accusati di dare e ricevere ordini magari sulla base di articolate e complesse "decodificazioni" di parole, gesti, smorfie, disegni.   In questo caso non c'è nulla da decodificare.   Totò Riina parla ma non minaccia perché lui dovrebbe avere la certezza che quelle parole finiranno al massimo sul tavolo di un magistrato, non su tutti gli organi di stampa, pubblici e privati, cartacei, radiofonici, televisivi e negli orari di massimo ascolto. Che se minaccia concreta fosse stata la si sarebbe tenuta segretissima e si sarebbe fatto di tutto per non farla pervenire a chi avrebbe dovuto o potuto eseguirla, con tutte le varianti più o meno logiche del caso."

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Ordine pubblico a Roma: foglio di via per due anni a Lucio Berté. Bernardini al Questore Della Rocca: facciamoci una camomilla insieme, io, lei e Lucio Berté

Mer, 12/11/2013 - 14:21
11/12/13

  

Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria Nazionale di Radicali Italiani   Ora possiamo stare tutti più tranquilli a Roma. Il Questore di Roma Fulvio Della Rocca, infatti, ha “ordinato” “il rimpatrio di Bertè Lucio con foglio di via obbligatorio a Milano con divieto di ritornare nel Comune di Roma senza la preventiva autorizzazione, per ANNI DUE e con l’ingiunzione di presentarsi a quella Autorità di P.S. entro giorni uno.” Chi è Lucio Bertè e cosa ha fatto per mettere in pericolo la sicurezza pubblica nella capitale?   Dagli atti della Questura di Roma, sottoscritti del Questore Della Rocca, che hanno quale presupposto normativo che il destinatario del foglio di via sia un soggetto dedito, nella propria vita, ad attività delittuose, si evidenzia: che Lucio Bertè “annovera precedenti di polizia per violazione della normativa sulle sostanze stupefacenti, inoltre in data odierna, è stata sorpresa dal personale operante mentre in Via della Conciliazione, con l’esposizione di un cartello, manifestava contro la costruzione di un parcheggio a Milano e per via di questo veniva indagato ai sensi art. 18 T.U.L.P.S. e articolo 650 C.P.”   E non finisce qui. Per meglio descrivere la pericolosità sociale del soggetto, il provvedimento del Questore di Roma, rileva ancora:  “nel Comune di Roma la medesima (cioè Lucio Bertè) non ha fissa dimora e non vi svolge alcuna regolare attività lavorativa, si presume che qui si trattenga al solo scopo di commettere azioni che mettano in pericolo l’ordine e la sicurezza pubblica”.   Non so se ridere o se piangere, ma è giunto il momento di far sapere al Questore di Roma Della Rocca chi è Lucio Bertè e cosa stesse facendo da giorni -e per di più in sciopero della fame- a via della Conciliazione, alla soglia della Basilica di San Pietro.   Lucio Bertè è un militante storico radicale che ha ricoperto la carica di Consigliere Regionale in Lombardia (l’unico, credo, a non ricevere alcun vitalizio per questa suo incarico istituzionale); attualmente è nel Direttivo di Nessuno Tocchi Caino, l’Associazione che, con il Partito Radicale, ha ottenuto all’Onu la moratoria delle esecuzioni capitali nel mondo. Oltre ad essersi occupato da sempre di Diritti Umani, negli ultimi 5 anni ha costituito l’Associazione “Radicali per Sant’Ambrogio” per contrastare la costruzione di un parcheggio in un luogo sacro, il cimitero dei martiri paleocristiani,  a ridosso della Basilica di Sant’Ambrogio. La sua lotta, condotta rigorosamente con il metodo nonviolento, ha ottenuto importanti successi istituzionali come l’approvazione di mozioni del Consiglio Comunale di Milano e del Consiglio Regionale della Lombardia contrarie alla costruzione del parcheggio che, però, in barba alle prese di posizione dei due enti locali, è stato ugualmente costruito e quasi ultimato.   Cosa ci faceva – il delinquente, secondo la Questura di Roma - Lucio Bertè da giorni e notti in via della Conciliazione, con il suo cartello, la sua fame, il suo freddo? Quale disegno criminoso stava perseguendo? Pensate, Lucio Bertè, difeso dall'avvocato radicale Giuseppe Rossodivita, con la sua manifestazione iniziata il 5 dicembre in San Pietro, chiedeva molto semplicemente che Papa Francesco sapesse che a Milano, nel sito del Coemeterium ad Martyres, erano state rimosse le sepolture dei primi cristiani per fare un parcheggio interrato accanto alla Basilica di S. Ambrogio - nel silenzio della Curia milanese, mentre “a Milano e in Lombardia ci sono Istituzioni che apprezzano il richiamo alla Chiesa dei poveri, la Chiesa della nonviolenza e della parola, rappresentata da uomini semplici e straordinari nella loro semplicità, i martiri della prima era cristiana, poi proclamati santi anche per allontanarli da noi.”   Un richiamo devo inoltre farlo sui “precedenti” di Lucio Bertè. Per quella disobbedienza civile sulla legalizzazione delle sostanze stupefacenti, che facemmo insieme a Milano in Piazza della scala nel lontano ottobre del 1997, due anni dopo il GIP pronunciò il “non luogo a procedere “perché il fatto non sussiste”. Evidentemente,  per la Questura di Roma le assoluzioni, equivalgono a condanne da continuare a tenere nei fascicoli  di cittadini incolpevoli. In conclusione, vista la situazione, mi permetto di rivolgere un invito al Questore Della Rocca: prendiamoci una camomilla insieme, qui a Roma, io, Lei, e Lucio Bertè.    

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Marihuana/Urugay: Notizie dell'altro mondo ispirino riforme a casa nostra

Mer, 12/11/2013 - 10:31
11/12/13

Dichiarazione di Marco Perduca, co-vicepresidente del Senato del Partito Radicale:

  "L'Uruguay passa alla storia per essere il primo paese che legalizza la produzione e l'uso personale di derivati della cannabis. Ieri sera il Senato di Montevideo ha confermato il testo della legge uscita dalla camera dopo mesi di dibattito che ha coinvolto l'opinione pubblica ed esperti nazionali e internazionali. E' la vittoria del buon senso sull'ideologia. Certamente la legge non e' la migliore possibile ma se la ragionevolezza continuera' a essere la guida per le decisioni delle istituzioni uruguayane, come lo son state a oggi le parole e le azioni del presidente Mujica, almeno in questo campo, e' da immaginare che nell'applicare la nuova normativa si troveranno soluzioni pratiche ad alcuni problemi strutturali che la legge pur pone.   C'e' da sperare che l'approccio prammatico di Montevideo non venga stigmatizzato e attaccato dai suoi vicini, Argentina e Brasile in primis, e che l'Uruguay si prepari a sostenere il fuoco incrociato di certe agenzie delle Nazioni unite che sicuramente non manchera' quando la Commissione droghe dell'Onu si riunira' a Vienna a marzo prossimo.   C'e' infine da sperare che tutto questo coraggio riformatore che viene dall'altro mondo - ricordiamoci che il Papa argentino ha abolito l'ergastolo e codificato la tortura non appena insediatosi in Vaticano - inizi a stimolare anche i legislatori italiani che non si fanno mai mancare parole di encomio pel contributo degli italiani all'estero. Ecco in Uruguay un buon 40% dei parlamentari e' di origine italiana, invece di far di tutto perche' mandino un loro connazionale a Palazzo Madama o a Montecitorio sarebbe meglio imitarli nelle loro decisioni di progresso.  

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Forconi/Radicali: a Torino il “modello Val Susa” con libertà di azione per violenti di ogni sorta. Subito una grande manifestazione con Renzi per mandare a casa Cota ma anche per la legalità

Mar, 12/10/2013 - 18:15
10/12/13

Gli esponenti radicali torinesi Igor Boni, Giulio Manfredi e Silvio Viale:

È ormai evidente che il “modello Val Susa” si allarga ai "forconi". Si parte da rivendicazioni discutibili, ma del tutto legittime, con l'intenzione di esprimerle in modo pacifico, ma poi l'egemonia passa al fronte comune dei violenti, che nel caso specifico va dai fascistoidi agli ultras da stadio, dagli antagonisti ad evidenti infiltrazioni criminali. L'incapacità di esprimere una regia autorevole che sappia gestire la protesta diventa un via libera per gli assalti di violenti di ogni sorta. Di fronte a tutto questo, innanzitutto, non si deve temere una risposta delle forze dell’ordine adeguata alla minaccia, ferma e decisa.

Ci deve, però, essere anche una risposta adeguata della politica. Avevamo già ammonito le forze di opposizione alla giunta Cota di non abbandonare la piazza a Grillo; a maggior ragione, non bisogna lasciarla ai nuovi “Boia chi molla”.

Per questo riteniamo che il PD debba organizzare subito, assieme a tutte le altre forze di opposizione, una grande manifestazione nazionale a Torino, con Matteo Renzi, per mandare a casa Cota, per andare alle elezioni insieme a quelle europee, ma anche "Per la legalità, contro lo sfascismo dei nuovi barbari”.

Torino, 10 dicembre 2013

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Dibattito ricerca scientifica Senato, Farina Coscioni: opportuno, utile, necessario

Mar, 12/10/2013 - 17:41
10/12/13

Ma soprettutto vanno assicurati adeguati spazi di conoscenza e informazione dal e nell'ente radiotelevisivo pubblico

Dichiarazione di Maria Antonietta Farina Coscioni, Presidente onorario Ass.Luca Coscioni:

Che in Senato si affronti, senza preconcetti e pregiudizi, la urgente questione della ricerca scientifica, è senz'altro utile, opportuno e necessario. La questione vera, tuttavia, è far uscire dalle aule parlamentari e dai ristretti circoli degli scienziati e dei ricercatori questo dibattito e questo confronto. Il paese deve essere messo a conoscenza del fatto che l'Italia, unico paese europeo ed occidentale, pone gravissimi ostacoli alla libertà di ricerca e sperimentazione, e che temi essenziali che riguardano inevitabilmente ognuno di noi vengono costantemente e pervicacemente elusi dall'informazione pubblica radio-televisiva.

Il mio dunque è un appello perché tutta la comunità scientifica si costituisca in lobby democratica e prema perché questi dibattiti e questi confronti siano assicurati. Non e' più tempo di lamentazioni, occorre reagire ed esercitare una pressione democratica perché sia finalmente riconosciuto e tutelato il nostro diritto a conoscere e a essere informati. Esiste una comunità scientifica costantemente mortificata, privata di mezzi e di risorse, spinta ad emigrare. Tutto ciò costituisce un evidente impoverimento per il paese. Solo se i cittadini saranno informati si potrà invertire questa rotta che penalizza e impoverisce tutti e ciascuno di noi. 

 

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Giustizia/Carcere, Bernardini: per la neo-nominata responsabile Giustizia del PD i trattamenti inumani e degradanti sono rieducativi. Ecco il nuovo che avanza, con Renzi

Mar, 12/10/2013 - 11:42
10/12/13

Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria Nazionale di Radicali italiani

 

La neo-nominata  -da Matteo Renzi- responsabile Giustizia del PD spiega ai giornali che amnistia e indulto non risolvono il problema del sovraffollamento carcerario e creano nei cittadini l’idea che non esistono pene certe e fanno venire meno la funzione fondamentale del carcere, cioè la rieducazione.

 

Per Alessia Morani, evidentemente, la “rieducazione” consiste nei trattamenti inumani e degradanti che, attualmente e da anni, vengono praticati nelle nostre carceri. Non deve essersi letta né il messaggio del Presidente della Repubblica alle camere né quanto affermato dalla Corte costituzionale in una recente sentenza: di fronte a tali trattamenti – che secondo l’art. 3 della Cedu vanno sotto il nome di “tortura” - c’è l’OBBLIGO di intervenire per rimuoverli. Lo dice anche la sentenza Torreggiani della Corte EDU, che impone all’Italia di rimuovere questo stato di flagrante illegalità entro il prossimo 28 maggio.

 

Figuriamoci poi se l’on Alessia Morani si sia presa la briga di documentarsi sulle condanne trentennali della stessa Corte di Strasburgo inflitte all’Italia per l’”irragionevole durata dei processi”, violazione cronica che secondo il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa mette in pericolo lo “stato di diritto” nel nostro Paese! D’altra parte, cosa pretendere da una responsabile “giustizia” che nel suo mandato si è limitata a co-firmare atti parlamentari (disegni di legge, interrogazioni, ordini del giorno e mozioni) nessuno dei quali riguardanti il carcere o la giustizia?

 

Il giorno di Natale, marceremo “per l’amnistia, la giustizia e la libertà, con Don Antonio Mazzi e tanti altri (vedi elenco adesioni), da San Pietro a Palazzo Chigi, per rispondere ad un “imperativo categorico morale” – come ha definito l’amnistia la guardasigilli Cancellieri - e per rispettare la Costituzione italiana, la più “bella del mondo” e la più violata nei suoi principi fondamentali.

 

Allegato

Comitato Promotore della III Marcia di Natale per l’AMNISTIA, la GIUSTIZIA, la LIBERTA’:

Don Antonio Mazzi, fondatore delle comunità Exodus, Marco Pannella, Emma Bonino, Don Ettore Cannavera, Presidente dei cappellani penitenziari sardi, Eugenio Sarno, Segretario della Uil penitenziaria, Luigi Manconi, Presidente Commissione Diritti Umani del Senato, Patrizio Gonnella, Presidente Associazione Antigone, Salvo Fleres, già Garante dei diritti dei detenuti per la Regione Siciliana, Angiolo Marroni, Garante diritti dei detenuti della Regione Lazio, Stefano Anastasia, Presidente onorario Associazione Antigone, Sandro Gozi, Presidente delegazione italiana presso Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, Valerio Spigarelli, Presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane (UCPI), Luigi Amicone, Direttore di Tempi, Enrico Sbriglia, Provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria Piemonte; Marco Arcangeli, Presidente Camere Penali di Rieti; Rosario Tortorella, Segretario Nazionale SI.DI.PE (Sindacato Direttori Penitenziari); Nitto Palma, già Ministro della Giustizia, Presidente della Commissione Giustizia del Senato; Sen. Franco Marini; Mario Marazziti, Deputato, portavoce della Comunità di Sant’Egidio; Don Vincenzo Russo, responsabile Casa Caciolle (FI); Leo Beneduci, Segretario OSAPP (Organizzazione Autonoma Polizia Penitenziaria), Antonio Savino, Segretario SNALPE (Sindacato Autonomo Lavoratori Polizia penitenziaria); Padre Massimiliano Sira, Cappellano carcere di Buoncammino, Suor Fabiola Catalano, volontaria del Carcere Velletri; Luigi Compagna, senatore

 Organizzazioni promotrici della III Marcia di Natale per l’AMNISTIA, la GIUSTIZIA, la LIBERTA’

Partito Radicale, Radicali italiani, Unione della Camere Penali Italiane (UCPI); Ristretti Orizzonti, Nessuno Tocchi Caino, SI.DI.PE (Sindacato Direttori Penitenziari); Non c’è Pace Senza Giustizia, Settimanale Tempi, Detenuto Ignoto, Associazione Luca Coscioni, Radio Radicale, Esperanto Radikala Asocio; Cooperativa PID – Roma (Pronto Intervento Disagio); Cooperativa Sociale Arte Integrale – Roma; Radicali per Sant’Ambrogio; @.r.a., Associazione Radicale Antiproibizionisti; DI Gay Project

 

La III Marcia per l’AMNISTIA, la GIUSTIZIA, la LIBERTA’ partirà alle ore 10.00 del 25 dicembre da San Pietro (il raduno dei marciatori inizierà dalle 9.30 in Piazza Pia, all’inizio di Via della Conciliazione) per arrivare davanti la sede del Governo a Palazzo Chigi in Piazza Colonna. Durante la marcia saranno fatte brevi soste davanti al Carcere di Regina Coeli, al Ministero della Giustizia (Via Arenula), al Senato (Corso Rinascimento) e alla Camera dei Deputati (Piazza Montecitorio). Finito il corteo e la manifestazione davanti a Palazzo Chigi, i marciatori si saluteranno nella vicina Piazza San Silvestro, dove si terranno gli interventi conclusivi di saluto e di augurio.

 

 

   

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Veneto e valutazione ambientale strategica. Continua illegalità dei Sindaci

Lun, 12/09/2013 - 18:22
09/12/13

Maria Grazia Lucchiari, Giunta Radicali Italiani:

Padova - Se i sindaci veneti non si mettono in testa di applicare la legge che li obbliga ad adottare i Piani di azione per il risanamento dell'aria accompagnati dalla Valutazione Ambientale Strategica, le malattie e le morti a causa delle polveri sottili non potranno che aumentare.

Il degrado dell'aria in Veneto è principalmente un degrado di legalità in cui perseverano da otto anni sindaci e assessori all'ambiente, che sono stati, peraltro, opportunamente accompagnati da una politica dei professionisti dell'ambientalismo che non ha mai posto l'attenzione su un cardine del problema: la violazione sistematica di precisi obblighi di legge imposti da direttive comunitarie e leggi nazionali per il rientro nei parametri sanitari. 

La Comunità europea ci ha già multati pesantemente perché dal 2005 al 2007 abbiamo superato i limiti, ma altre sanzioni arriveranno perché molte regioni, al pari del Veneto, non hanno ancora applicato la legge. Il livello di irresponasabilità dei nostri amministratori è talmente elevato che arrivano ad organizzare le marce podistiche in giornate in cui gli sportivi respirano un livello di polveri sottili pari al doppio concesso dalla legge, con danni sanitari certi.

A Padova da cinque giorni si registra un picco acuto di inquinamento dell'aria, ma giovedì scorso il Comune ha organizzato la consueta marcia proprio mentre le polveri sottili toccavano il record di 112 microgrammi per metro cubo d'aria contro i 50 previsti dalla legge.

Eppure il sindaco reggente per dieci anni è stato il rappresentante dei Verdi in Regione, eppure da quasi dieci anni è al governo della città, eppure non si è ancora dotato del Piano di azione per il risanamento dell'aria che la legge impone sia accompagnato dalla Valutazione Ambientale Strategica.

Nel frattempo, in una città tra le più inquinate d'Europa, che per i dati da benzoapirene è considerata dall'Agenzia internazionale sul cancro una città a rischio al pari di zone industriali come Taranto e Porto Marghera di Venezia, in questa città, opportunamente in assenza di un Piano legale di azione, è stato possibile, tra l'altro, raddoppiare i forni dell'inceneritore AcegasAps e quelli del forno crematorio, due notevoli fonti di inquinamento dell'aria.

 

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25 dicembre 2013 Marcia di Natale per l’Amnistia, la Giustizia, la Libertà

Lun, 12/09/2013 - 07:31

III Marcia per l’AMNISTIA, la GIUSTIZIA, la LIBERTA’ – da San Pietro (Via della Conciliazione) a Palazzo Chigi (sede del Governo)

Preannuncia la tua partecipazione 

La III Marcia per l’AMNISTIA, la GIUSTIZIA, la LIBERTA’ partirà alle ore 10.00 del 25 dicembre da San Pietro (il raduno dei marciatori inizierà dalle 9.30 in Piazza Pia, all’inizio di Via della Conciliazione) per arrivare davanti la sede del Governo a Palazzo Chigi in Piazza Colonna. Durante la marcia saranno fatte brevi soste davanti al Carcere di Regina Coeli, al Ministero della Giustizia (Via Arenula), al Senato (Corso Rinascimento) e alla Camera dei Deputati (Piazza Montecitorio). Finito il corteo e la manifestazione davanti a Palazzo Chigi, i marciatori si saluteranno nella vicina Piazza San Silvestro, dove si terranno gli interventi conclusivi di saluto e di augurio.

Dopo il Messaggio alle camere del Presidente della Repubblica Napolitano, dopo quanto affermato dalla Corte Costituzionale nelle motivazioni di una sua recente sentenza, non ci sono più alibi per non fare ciò che è obbligo fare, se vogliamo che il nostro Paese interrompa la flagranza criminale in cui si trova da troppo tempo per le condizioni inumane e degradanti nelle nostre carceri e per le condizioni della nostra Giustizia, massacrata dall’insopportabile zavorra della sua decennale “irragionevole durata dei processi”.

L’8 ottobre scorso, nel suo Messaggio alle Camere, il Presidente Napolitano, dopo aver ricordato tutta una serie di misure legislative e amministrative da perseguire congiuntamente, scriveva:

(…) “Tutti i citati interventi - certamente condivisibili e di cui ritengo auspicabile la rapida definizione - appaiono parziali, in quanto inciderebbero verosimilmente pro futuro e non consentirebbero di raggiungere nei tempi dovuti il traguardo tassativamente prescritto dalla Corte europea.  Ritengo perciò necessario intervenire nell'immediato (il termine fissato dalla sentenza "Torreggiani" scadrà, come già sottolineato, il 28 maggio 2014) con il ricorso a "rimedi straordinari".”(…)

 

Il 22 novembre scorso, la Corte Costituzionale, nel depositare le motivazioni della sentenza n. 279/2013, riferendosi alla sentenza Torreggiani e alla scadenza del 28 maggio 2014 dalla Corte EDU, scriveva:

 (…) “È da considerare però che un intervento combinato sui sistemi penale, processuale e dell’ordinamento penitenziario richiede del tempo mentre l’attuale situazione non può protrarsi ulteriormente e fa apparire necessaria la sollecita introduzione di misure specificamente mirate a farla cessare.” (…)

 

Insomma, NON C’E’ PIU’ TEMPO, un provvedimento di AMNISTIA e di INDULTO è strada obbligata se vogliamo smetterla con le torture di Stato in carcere e con la Giustizia negata, perché troppo “irragionevolmente” lunga.

La proposta di Marco Pannella di marciare il giorno di Natale da San Pietro alla Sede del Governo a Palazzo Chigi, vede formarsi in queste ore un autorevole Comitato di promozione della Marcia.

Perché partiamo da San Pietro, cioè dalla sponda destra del Tevere? “«Anche Dio è un carcerato, non rimane fuori dalla cella», «è dentro con loro, anche lui è un carcerato” – Non solo perché Papa Francesco ha pronunciato frasi così significative incontrando i cappellani penitenziari  ma, soprattutto, perché proprio all’inizio del suo mandato ha fatto due gesti concreti: ha abolito l’ERGASTOLO all’interno dello Stato Vaticano e ha introdotto nell’ordinamento dello stesso il REATO DI TORTURA, cosa che in Italia ancora non si è fatta a distanza di venti anni dalla firma della Convenzione ONU.

Perché concludiamo la Marcia davanti a Palazzo Chigi? Perché il Governo è l’interlocutore principale dell’iniziativa. E’ per aiutarlo a svolgere un ruolo di impulso, attivo, nei confronti di un Parlamento, che sembra aver lasciato cadere nel vuoto il messaggio di Napolitano. D’altra parte, a giugno, era stata proprio la guardasigilli Cancellieri a dire “L’amnistia è imperativo categorico morale. Dobbiamo rispettare la Costituzione”

Comitato Promotore:  Marco Pannella, Emma Bonino, Don Antonio Mazzi, fondatore delle comunità Exodus, Don Ettore Cannavera, Presidente dei cappellani penitenziari sardi, Eugenio Sarno, Segretario della Uil penitenziaria, Luigi Manconi, Presidente Commissione Diritti Umani del Senato, Patrizio Gonnella, Presidente Associazione Antigone, Nitto Palma, ex Ministro della Giustizia e Presidente della Commissione Giustizia del Senato, Salvo Fleres, già Garante dei diritti dei detenuti per la Regione Siciliana, Angiolo Marroni, Garante diritti dei detenuti della Regione Lazio, Stefano Anastasia, Presidente onorario Associazione Antigone, Sandro Gozi, Presidente delegazione italiana presso Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, Valerio Spigarelli, Presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane (UCPI), Luigi Amicone, Direttore di Tempi, Enrico Sbriglia, Provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria Piemonte; Marco Arcangeli, Presidente Camere Penali di Rieti; Rosario Tortorella, Segretario Nazionale SI.DI.PE (Sindacato Direttori Penitenziari)

Preannuncia la tua partecipazione

Organizzazioni promotrici della III Marcia di Natale per l’AMNISTIA, la GIUSTIZIA, la LIBERTA’:

Partito Radicale, Ristretti Orizzonti, Radicali italiani, Nessuno Tocchi Caino, Non c’è Pace Senza Giustizia, Settimanale Tempi, Detenuto Ignoto, Associazione Luca Coscioni, Radio Radicale, Esperanto Radikala Asocio; SI.DI.PE (Sindacato Direttori Penitenziari)

 

La mappa del percorso

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Primarie. Viale, Renzi è la scossa che ci vuole, avanti sui diritti civili e giustizi

Dom, 12/08/2013 - 19:31
08/12/13

"Times New Roman"">Anche questa volta molti simpatizzanti e iscritti radicali hanno votato Matteo Renzi, forse "con più se è qualche ma" della volta scorsa, per riaffermare che nel panorama politico italiano Matteo Renzi è la scossa di cui c'è bisogno. 
A ricordarlo è Silvio Viale, presidente di Radicali Italiani per tre anni e ora membro del Comitato Nazionale. 

Silvio Viale, che è consigliere comunale a Torino, ha dichiarato:
"Con qualche se è qualche ma in più, molti radicali hanno votato Matteo Renzi. Spesso molti mi chiedono polemicamente cosa pensi Renzi sulla giustizia e sui diritti civili, sostenendo che gli altri candidati siano più sensibili. Meno domande sui altri temi economici e politici. Io rispondo che preferisco chi guarda avanti come Renzi a chi a parole sembra essere più avanti, ma si rivolge sempre al passato. Sulla giustizia sono convinto che Renzi possa fare molto di più di quello che gli si attribuisce verso quelle riforme che sono necessarie e per le quali amnistia e indulto sono tappa e premessa obbligata. Sui diritti civili mi accontento che non imponga le proprie eventuali posizioni personali, ma che accetti che la società possa decidere e avanzare sui temi della laicità, del fine vita, della sessualità e dei diritti delle coppie omosessuali. L'ampio schieramento laico che sostiene Renzi è una garanzia perché cessino i veti che hanno paralizzato il paese, per cui posso dire che voto Renzi anche perché si vada avanti su diritti civili e giustizia."

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“Radicali per Sant’Ambrogio”: fermato in piazza San Pietro il radicale Lucio Berte’

Dom, 12/08/2013 - 18:54
08/12/13


L’architetto e radicale storico Lucio Bertè è stato fermato stamattina dalla Polizia,  condotto presso il Commissariato Borgo e denunciato penalmente ex Art. 650 C.P. perché si è rifiutato – in modo rigorosamente nonviolento, come è stato confermato dalla Polizia stessa – di togliere i cartelli che spiegavano la sua iniziativa. 

Bertè è stato trattenuto in commissariato dalle 10.15 alle 13.15 per la nomina dell’avvocato difensore – Avv. Giuseppe ROSSODIVITA del Foro di Roma - e l’elezione di domicilio, e per la firma dei verbali di sequestro dei materiali.

Il fermo si è protratto oltre il previsto perché Lucio Bertè ha voluto che risultasse per iscritto la denuncia per disobbedienza all’ordine dell’Autorità - come a lui annunciato dal funzionario della P.S. intervenuto in Piazza S. Pietro - che consentirà di portare la vicenda in una sede giudiziaria e avere un ritorno di informazione a favore dell’opinione pubblica, totalmente disinformata sul  caso del Cimitero dei Martiri di Milano.

Lucio Bertè, con la sua manifestazione iniziata il 5 dicembre - un digiuno di dialogo accompagnato da un sit-in ad oltranza in Piazza S.Pietro - chiede molto semplicemente che Papa Francesco sappia che a Milano, nel sito del Coemeterium ad Martyres, sono state rimosse le sepolture dei primi cristiani per fare un parcheggio interrato accanto alla Basilica di S. Ambrogio - nel silenzio della Curia milanese, mentre “a Milano e in Lombardia ci sono Istituzioni che apprezzano il richiamo alla Chiesa dei poveri, la Chiesa della nonviolenza e della parola, rappresentata da uomini semplici e straordinari nella loro semplicità, i martiri della prima era cristiana, poi proclamati santi anche per allontanarli da noi.”

Ora, nonostante la chiara presa di posizione - con ben due mozioni del Comune di Milano e della Regione Lombardia, e altre due avviate per Natale - in quel luogo, sacro per i suoi valori civili e religiosi, la costruzione del parcheggio interrato è proseguita ed è quasi ultimata.

La Segretaria di Radicali italiani, Rita Bernardini, aveva ieri mattina inviato una lettera a Padre Federico Lombardi per esporgli i contenuti dell’iniziativa del radicale Lucio Bertè, in attuazione di una mozione approvata nel 2008 dal Congresso di Radicali Italiani. 


Allegato – Lettera di Rita Bernardini a Padre Lombardi


Roma, 7 dicembre 2013, Sant’Ambrogio


OGGETTO: Iniziativa nonviolenta per far sapere a Papa Francesco cosa accade nel Cimitero paleocristiano “ad Martyres” di S.Ambrogio a Milano  



Egregio Padre Federico Lombardi, 

vorrei informare la Santa Sede che è in corso un’azione nonviolenta di dialogo rivolta al Santo Padre, Papa Francesco, da parte del radicale Lucio Bertè, Portavoce di “Radicali per Sant’Ambrogio”, perché sappia che a Milano, nel sito del Coemeterium ad Martyres – cimitero paleocristiano in uso dal I° al IV° secolo su cui il Vescovo Ambrogio costruì la sua Basilica, chiamandola “Basilica Martyrum”, proprio per celebrare e perpetuare la memoria dei martiri - è in corso di costruzione un parcheggio interrato, realizzato rimuovendo le sepolture e senza alcun riguardo per la sacralità del luogo né della legge sui Beni Culturali che impone il rispetto della storicità del sito.

Il Comitato “Radicali per Sant’Ambrogio” si batte per la salvaguardia di questo antichissimo luogo sia per i valori che rappresenta dal punto di vista culturale, storico, antropologico, ma anche come patrimonio “immateriale” di natura spirituale e religiosa.

Mi rivolgo a Lei , nella mia veste di Segretaria nazionale di “Radicali Italiani”, perché l’impegno per la salvaguardia del Cimitero dei Martiri cristiani è stato approvato dal Congresso del 2008 di Radicali Italiani e, dunque, l’azione nonviolenta si svolge in questa cornice.

In questi 5 anni, Lucio Bertè è riuscito a portare più volte la vicenda al voto dei Consigli Comunale di Milano e Regionale della Lombardia. Nel 2012 entrambe queste Assemblee elettive hanno approvato alla unanimità  due Mozioni che hanno deliberato di non dare seguito al progetto del parcheggio, ma di realizzare in quel luogo il GIARDINO DELLA MEMORIA DEI MARTIRI CRISTIANI E PER LA LIBERTA’ RELIGIOSA, un monumento basato su elementi simbolici di natura vegetale e minerale, aperto e rivolto alla ecumenicità e al dialogo interreligioso.

 Purtroppo la volontà popolare democraticamente espressa è stata disattesa e la costruzione del parcheggio è proseguita. Per questo Lucio Bertè, tra il 16 dicembre 2012 e il 1° aprile 2013, è entrato senza autorizzazione, autodenunciandosi, per riempire il sito di croci e di scritte per riaffermare la sua vera identità storica (video allegato).

Ora, altre due Mozioni, sono in attesa di voto al Consiglio comunale di Milano e a quello Regionale della Lombardia con buone probabilità di rinforzare quelle precedenti. 

Inoltre è aperta una procedura giudiziaria che potrebbe portare anch’essa alla demolizione del parcheggio o anche – se fattibile – alla sua riconversione a “catacomba-museo” delle storie dei martiri e delle persecuzioni, fino a quelle in corso,  non solo contro i cristiani. Sarebbe l’occasione per sensibilizzare e attivare i cittadini sulle iniziative in corso volte a conquistare finalmente a livello transnazionale, il fondamentale diritto umano alla libertà religiosa.

Questo proprio allo spirare del 1700° anniversario dell’Editto di Milano. Noi sosteniamo che tale conquista – durata per la verità assai poco – fu comunque grande merito proprio dei Martiri.  In qualche modo, gli Imperatori romani furono costretti a riconoscere questa libertà grazie alla forza nonviolenta dei Martiri e alla capacità persuasiva della loro parola. 

Questo per noi è il grande portato del Cristianesimo delle origini, forte nei suoi convincimenti e capace di trasmetterli, senza mai provare ad imporli, con i Martiri pronti ad affermarli fino alle estreme conseguenze.

Detto questo, mi permetto di osservare che la difesa del sito ad Martyres, e dello stesso ruolo dei Martiri è stata debolissima, anzi del tutto inesistente da parte della Curia Milanese e dello stesso Abate di S. Ambrogio. Durante i 14 anni di dibattito sul parcheggio, la sua difesa più forte di questo luogo prestigioso, tanto caro a S. Ambrogio, a S. Agostino e a sua madre è stata: “lo facciano o non lo facciano questo parcheggio, per me è indifferente, purché facciano presto”: un atteggiamento che in questa circostanza ha sicuramente favorito chi aveva interesse alla costruzione (dentro e fuori della politica), sicuramente contro i sentimenti di religiosità prevalenti tra i cittadini, molto sensibili invece al richiamo e al fascino della Chiesa dei poveri e della verità rappresentata soprattutto dai Martiri cristiani.

Cosa Le chiedo? Semplicemente che il Papa sia messo a parte di questa vicenda e che di ciò me ne venga data gentilmente conferma. Non ci permettiamo, infatti, di suggerire alcunché ad un Papa come Francesco. Siamo certi che se vorrà trovare una parola sull’argomento, sarà quella giusta. 

Anche Lucio Bertè Le chiede solamente questo e, solo per questo, è in digiuno dalla mezzanotte del 4 dicembre ed in sit-in permanente in Piazza S. Pietro, giorno e notte e ad oltranza dal 5 dicembre, in attesa di sapere che il messaggio sia arrivato. Subito dopo porrà fine alla sua iniziativa nonviolenta di dialogo. 

La ringrazio per la cortese attenzione e resto a Sua disposizione per ogni chiarimento che Lei ritenesse necessario.


 

Rita Bernardini

Segretaria di “Radicali Italiani”



Il sito internet del cimitero dei Martiri con le croci piantate da Lucio Bertè

http://vimeo.com/81181919

 

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Primarie PD. Manfredi: non ho votato, a maggior ragione dopo aver letto le falsità contenute nella dichiarazione fatta firmare ai seggi

Dom, 12/08/2013 - 17:52
08/12/13

Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani):

Un anno fa votai alle primarie di coalizione per Matteo Renzi, apprezzando il suo sforzo di rinnovamento del centro-sinistra. Un anno dopo, Renzi mi pare regredito e tentato dal  facile populismo (vedi "caso Cancellieri" e posizione su amnistia e indulto).
A maggior ragione non ho votato dopo aver letto, questa mattina, quello che due milioni di italiani partecipanti alle primarie hanno sottoscritto di loro pugno, firmando una dichiarazione prima di votare: che il PD è l'unica forza politica esistente in Italia ad adempiere al dettato dell'art. 49 della Costituzione ("Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale").
Su quali basi il PD sostiene questa impegnativa affermazione? Perchè ha fatto le primarie? La Lega le ha fatte ieri. Perchè tiene periodicamente dei congressi? Tutte le forze politiche, tranne Grillo e Forza Italia, tengono dei Congressi per eleggere il loro organi dirigenti.
I padri costituenti non avevano previsto il finanziamento pubblico dei partiti. Dal 1974 al 1993 il PCI (poi PDS) ha difeso a spada tratta il finanziamento pubblico; nel 1993, sapendo che il referendum radicale sarebbe stato plebiscitato, fece campagna per il SI all'abolizione per poi tradire il risultato del referendum, assieme a tutti gli altri partiti della partitocrazia.
E la legge sul finanziamento pubblico dei partiti (sedicente "legge sui rimborsi elettorali") è la madre di tutte le Rimborsopoli d'Italia.

L'unica forza politica ad aver cercato di inverare l'art. 49 della Costituzione, dal 1955, anno della sua fondazione, è stato il Partito Radicale. Dopo la scelta transnazionale, c'è Radicali Italiani, che quest'anno ha raccolto le firme sul referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti, fallendo miseramente poichè nessuno, tantomeno Grillo tantomeno il PD, l'ha sostenuto.

Non si costruisce un partito nuovo facendo firmare a due milioni di italiani delle falsità. E a chi mi dice "però sono due milioni e tu sei uno" rispondo con Pasolini: meglio essere nemici del popolo che nemici della verità.

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Legge elettorale, Bernardini: problema è Stato di diritto

Ven, 12/06/2013 - 10:52
06/12/13

 

Dichiarazione di Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani

"In Italia c'è un problema che i radicali denunciano lottando da anni, non semplicemente con prese di posizione. Il problema si chiama Stato di diritto e rispetto delle regole, e va ben oltre il varo del cosiddetto Porcellum". Lo ha detto Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani, intervistata da Radio Radicale. "Va benissimo che la Corte Costituzionale si svegli adesso", ha detto Bernardini, "ma forse vale la pena di ricordare che nel 1993 si votò il referendum sulla legge elettorale, che noi volemmo abbinato a quello sul finanziamento pubblico dei partiti, e già il responso elettorale fu chiaro. Cosa ci ha dato questo responso chiaro? La legge Mattarella, una legge che intanto reintroduceva una quota proporzionale del 25 per cento, e poi prevedeva una serie di meccanismi che facevano sopravvivere, e vivere con ancora maggiore forza e potenza, tutto il sistema partitocratico". "L'allora presidente della Repubblica Scalfaro disse che la legge si sarebbe dovuta scrivere sotto dettatura del responso popolare, ma sappiamo bene che questo non è avvenuto. E' un problema che ci portiamo dietro da decenni, quello di una mancanza totale di Stato di diritto e di democrazia, al quale ha fatto da supplente la magistratura, in tutti i suoi livelli di espressione. Questo non credo sia buono per uno Stato che voglia definirsi democratico", ha detto la segretaria di Radicali Italiani.

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Terra dei fuochi, Candido: bene il governo ma bisogna “spegnere” anche la discarica di Crotone, in Calabria, della Syndial SpA

Gio, 12/05/2013 - 00:48
05/12/13

"Le nuove norme fatte “per rimarginare le ferite aperte nella Terra dei fuochi”, appena varate dal Governo Letta, rappresentano senz'altro una "risposta senza precedenti" da parte dello Stato. Il decreto sulle emergenze ambientali e industriali è un provvedimento che si concentra sull’emergenza Terra dei fuochi con l’inasprimento della legge e l’introduzione del reato di combustione di rifiuti. Ottimo che, nel decreto del Governo, sia stata prevista anche la temepestiva perimetrazione delle aree agricole interessate da inquinamento. Come ha giustamente tenuto a specificare il Ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, "lo Stato ha iniziato il cammino per riconquistare la fiducia dei cittadini di quei territori".

È quanto si legge nella nota di Giuseppe Candido, multante del partito radicale.

"Tuttavia, anche se adesso appiccare fuoco ai rifiuti è diventato un reato grave, nella Calabria in perenne emergenza ambientale, neanche questo fermerà le "combustioni spontanee" che avvengono sulle spiagge di Crotone se quei siti non saranno immediatamente bonificati. Come si legge nella relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti della passata legislatura, nella regione Calabria, accade che:

Nel contesto di degrado ambientale in cui versa il territorio di Crotone, eÌ accaduto un episodio riportato nel rapporto informativo del comando regionale della Guardia di finanza, in data 17 novembre 2009, nel quale si legge che, nel mese di luglio 2008 – dopo numerose segnalazioni, le quali riferivano di episodi di spontanea combustione sull’arenile antistante la zona industriale e a seguito delle prime risultanze scaturite dalle indagini - il Nucleo di polizia tributaria di Crotone ha ottenuto dall’autoritaÌ giudiziaria il sequestro di un’area di complessivi 40 mila m2, denominata Farina – Trappeto, anch’essa di proprieta della «Syndial SpA».

La causa dei fenomeni di autocombustione sulla spiaggia era rappresentata dalla presenza di fosforo bianco a diretto contatto con l’atmosfera. Invero, l’area ubicata immediatamente a sud della discarica «Pertusola», in prossimitaÌ della foce del fiume Esaro, in localita Botteghelle del capoluogo, e risultata adibita a discarica abusiva di rifiuti pericolosi, tipo fosforite, derivanti dalla produzione di fertilizzanti da parte dell’«ex stabilimento Montedison».
Allora, a quando la bonifica di questa e delle alte aree inquinate della Calabria?"

Giuseppe Candido
www.giuseppecandido.it
www.almcalabria.org

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Dibattito sulle carceri al Liceo Virgilio occupato

Gio, 12/05/2013 - 00:10
04/12/13

Rita Bernardini, Segretaria nazionale di Radicali italiani, ha partecipato il 2 dicembre scorso ad un incontro con degli studenti del Liceo Virgilio di Roma attualmente occupato, incentrato sul tema delle carceri.
Offriamo in questa pagina la registrazione audio dell’intervento e il dibattito che ne è scaturito.

Pubblichiamo inoltre la lettera inviata da un’insegnante del Liceo alla Bernardini e la risposta della Segretaria, nella quale espone i motivi della sua adesione all'incontro.

Lettera di un'insegnante a Rita Bernardini

Sono un’insegnante del Liceo Virgilio di Roma. 

In questi giorni il Liceo è stato occupato da un gruppo di studenti.ù

Leggo nel programma pubblicato dagli studenti occupanti che nei prossimi giorni lei interverrà per tenere un seminario. Anche altre personalità più o meno note hanno accettato l’invito degli occupanti.
Ogni anno si ripete questa situazione.

Docenti e personale scolastico buttati fuori dal loro luogo di lavoro, studenti ebbri di una libertà senza regole e limiti, genitori complici e orgogliosi dei loro figli ribelli, soddisfatti dello schiaffo dato agli insegnanti come sempre colpevoli di tutto, di non essere preparati, esemplari, capaci di educare e di ascoltare, di non fare niente e di rubare lo stipendio. E poi spuntano gli esterni, i luminosi esempi che possono, loro sì, aprire le menti dei loro figli, farli crescere.

In questi giorni sento continuamente ripetere questo mantra: l’occupazione fa crescere. E allora poco importa se è una violazione della legalità, dei diritti al lavoro, allo studio, se comporta un costo economico che la nostra scuola pubblica non può più permettersi, se comporta atti che sono violenti nei confronti di coloro che sono contrari.

L’occupazione fa crescere, poco importa se questo avviene umiliando chi nella scuola ci lavora tutti i giorni, nonostante le difficoltà, i problemi, le contraddizioni. Quando ha accettato di partecipare, ha pensato che avrebbe potuto entrare nel liceo in condizioni di normalità? Che entrando in una scuola occupata lei si è unita a quegli studenti nell’umiliare tutti gli insegnanti della scuola pubblica?

Che gli studenti avrebbero potuto chiederle di intervenire durante una regolare Assemblea d’Istituto?
Vedo che è nata nel 1952, magari ha contribuito a conquistare per gli studenti quegli spazi di democrazia, le Assemblee, che oggi vanno sempre deserte, a meno che in un ordine del giorno implicito non vi sia la conta per decidere se come e quando occupare.

Lei è una parlamentare di questa nostra Repubblica Democratica e appartiene a un movimento che si è sempre identificato con la lotta per la difesa dei diritti. Come si concilia la sua storia con la frustrazione che in questo momento io e i miei colleghi proviamo, nel sentirci soli nella difesa non trattabile dei diritti di tutti e soprattutto nel rifiuto della violenza come mezzo di affermazione di se stessi?

La prego di non rispondere durante il suo intervento nel Liceo, io non ci sarò, non potrei risponderle, io sono fuori!

La risposta di Rita alla lettera

Gentile Professoressa,

La ringrazio per avermi scritto e per avere manifestato in modo così limpido il suo pensiero.

Innanzitutto, alcune precisazioni: non sono una parlamentare in carica; lo sono stata nella passata legislatura (2008/2013). Attualmente sono Segretaria Nazionale di Radicali italiani, eletta al congresso di Chianciano di un mese fa.

Ho accettato l’invito che mi è stato rivolto dagli studenti del Virgilio perché, potendolo, non rifiuto mai le occasioni di dibattito e confronto anche quando provengono da acerrimi avversari politici. Aggiungo che mi ha colpito il fatto che i ragazzi che mi hanno contattata mi abbiano chiesto di parlare di carcere, un argomento che, in genere, non riscuote molta attenzione nella società e nei mezzi di informazione.

Quanto all’occupazione, ne discuterò con loro perché io - che non la escludo - credo che debba essere realizzata con metodi rigorosamente nonviolenti, consentendo a studenti e insegnanti, che non vogliano interrompere le lezioni, di proseguire il percorso didattico nella più totale serenità. Inoltre, chi intende occupare, deve assumersi la responsabilità delle conseguenze. E’ uno dei principi della nonviolenza, nel momento in cui si manifesta nella forma della disobbedienza civile: io vìolo una legge (o una regola) che ritengo ingiusta perché voglio che essa cambi e cerco di interloquire con il “potere” affinché consideri il mio punto di vista. Se riesco a convincere il “potere” con la mia iniziativa dialogica, ottengo il cambiamento delle regole, altrimenti, non devo lamentarmi se nei miei confronti vengono presi i provvedimenti sanzionatori previsti.

Infine, non è nelle mie intenzioni umiliare alcuno. Credo che riflettendoci si possa facilmente comprendere la differenza che corre fra un’assemblea concordata con gli insegnanti e l’occupazione di uno spazio in cui stare tutte e tutti insieme, giorno e notte, decidendo per un periodo determinato come organizzare le giornate e scegliendo gli argomenti da approfondire. Davvero pensa che sia così negativo?

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Convegno in Senato: "La clemenza necessaria. Amnistia indulto e riforma della giustizia"

Mer, 12/04/2013 - 20:20

Il monito dei radicali: Il presidente Napolitano non si accodi a Zagrebelsky, che propone il solo INDULTO, ma segua la strada del titolo del convegno che indica anche l’AMNISTIA come riforma necessaria al nostro Stato per uscire dalla flagranza criminale in cui si trova da decenni.


“La clemenza necessaria. Amnistia indulto e riforma della giustizia” questo il titolo del convegno che ha avuto luogo nella mattinata del 4 dicembre presso il Senato della Repubblica, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. A prendervi parte le massime cariche dello stato: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Presidente del Senato Pietro Grasso, il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri

RASSEGNA STAMPA

Il Convegno è stato organizzato e introdotto dal senatore Luigi Manconi, Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, e dal deputato  Sandro Gozi nella sua qualità di Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Tre le relazioni previste: quella del costituzionalista Vladimiro Zagrebelsky, quella della Segretaria di Radicali italiani Rita Bernardini  e quella del Prof. Andrea Pugiotto, docente di Diritto costituzionale all’Università di Ferrara. I lavori si sono conclusi con un lungo intervento della Guardasigilli Annamaria Cancellieri.

La tesi del Dott. Vladimiro Zagrebelsky, secondo il quale per rispondere a quanto richiesto dalla Corte EDU con la sentenza Torreggiani (divenuta definitiva alla fine di maggio di quest’anno), basterebbe il solo provvedimento di indulto, è stata stigmatizzata da Rita Bernardini: “se è vero che dobbiamo rispondere alla sentenza pilota della Corte EDU entro il prossimo 28 maggio per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, articolo che ha come titolo “tortura”, è altrettanto vero che il nostro Stato è condannato – sistematicamente da almeno trent’anni - per violazione dell’articolo 6 e cioè per l’”irragionevole durata dei processi”. Ecco che  l’unica risposta che possiamo dare urgentemente su questo fronte è l’amnistia, se vogliamo sgomberare le scrivanie dei magistrati ingombrate da oltre 5 milioni di procedimenti penali pendenti e porre così fine all’amnistia strisciante delle prescrizioni che, al ritmo di 160.000 all’anno, fanno morire i procedimenti senza che alcuno si assuma la responsabilità politica di una scelta.

"Quello che è preoccupante – ha dichiarato Rita Bernardini, dopo aver letto le dichiarazioni rese a margine del convegno dal Presidente della Repubblica – è che Napolitano si sia immediatamente accodato alle tesi diZagrebelsky, spazzando via l’ipotesi, per la quale stiamo lottando da anni, dell’Amnistia intesa come Riforma strutturale necessaria a far ripartire la giustizia paralizzata del nostro Paese; una giustizia irragionevolmente ritardata che oltre a mettere in pericolo lo Stato di Diritto, come ci ha contestato ripetutamente il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, fa pagare un prezzo altissimo in termini umani ed economici a milioni di cittadini”.

Da qualche giorno, intanto, è partito il tam tam per l’organizzazione di una grande mobilitazione collettiva il 25 dicembre: la seconda marcia di Natale per l’Amnistia. Partirà da Piazza San Pietro per arrivare proprio d’avanti alla sede del Governo, Palazzo Chigi. Irene Testa, segretaria dell’associazione radicale “Il Detenuto ignoto”, ha già iniziato un lavoro di diffusione e sensibilizzazione e, come nel 2005, Don Mazzi e Patrizio Gonnella, Presidente di  Antigone, sono tra i primi promotori. A loro si aggiungono le annunciate adesioni di Eugenio Sarno segretario Generale della Uilpa Penitenziari, Don Ettore Cannavera fondatore della comunità La Collina di Serdiana, Valerio Spigarelli Presidente dell’Unione Camere Penali, Luigi Manconi Presidente Commissione Diritti Umani in Senato, Marco Arcangeli Presidente Camere Penali di Rieti, Angiolo Marroni Garante diritti dei detenuti della Regione Lazio, Salvo Fleres già Garante dei diritti dei detenuti per la Regione Sicilia, Stefano Anastasia associazione Antigone, Sandro Gozi Vicepresidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e Ilaria Cucchi.

Il video integrale del Convegno

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