Radicali Italiani

Abbonamento a feed Radicali Italiani
Radicali Italiani - Primi Piani e comunicati
Aggiornato: 3 anni 8 mesi fa

Trasparenza e anticorruzione/Radicali: Cota si mette in regola, ma è consapevole che non devono esserci nuove spese?

Mar, 01/28/2014 - 18:40
28/01/14

Direttori generali aziende sanitarie tutti promossi, ma Asl TO1, TO3, CN1 e BI sono ancora carenti in tema di trasparenza 
Su proposta dell’assessore Gian Luca Vignale, la Giunta Regionale tenutasi ieri ha approvato la costituzione nell’organizzazione interna della Regione del settore Trasparenza e anticorruzione, che, “come previsto dalla normativa nazionale, dovrà provvedere alla redazione di un piano di contrasto ai fenomeni corruttivi in grado di definire la valutazione del livello di esposizione delle varie strutture ed indicare gli interventi più idonei per prevenire tali rischi” (fonte)

 

Giulio Manfredi, membro della Direzione Radicali Italiani e segretario dell'Associazione radicale Adelaide Aglietta: 

Meglio tardi che mai. La legge anticorruzione è la n. 190 del 6 novembre 2012; il Testo Unico sulla trasparenza è il D. Lgs. 14 marzo 2013, n. 33. Il Consiglio Regionale si era messo in regola già quattro mesi fa; grazie anche alla nostra conferenza stampa volante sotto Palazzo Lascaris di giovedì scorso, anche la Giunta Regionale ha adempiuto quanto previsto dalle leggi. Non vorremmo che, presi dall'entusiasmo, abbia voluto strafare. Vignale annuncia la creazione di un nuovo settore ad hoc, svincolato dalle direzioni esistenti. Un nuovo settore comporterà un nuovo capo settore, con un nuovo stipendio? Cota e Vignale sono al corrente che le leggi citate dispongono che le misure da adottare non devono comportare aumenti di spesa e che “le amministrazioni competenti provvedono allo svolgimento delle attività con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente”? 

Intanto la Giunta Regionale ha promosso tutti i direttori generali delle aziende sanitarie in carica, rinnovando loro l'incarico fino al 27 aprile 2015. Peccato che in fatto di attuazione sui siti delle disposizioni su trasparenza e anticorruzione alcune aziende sanitarie siano gravemente carenti. 

Secondo i parametri fissati da Gruppo Abele e Libera, a fronte di una media nazionale di attuazione del 65% e di una media regionale del 70%, l'ASL TO1 è al 50%, l'ASL TO3 è al 45%, l'ASL BI è al 48% e l'ASL CN1 è al 56% (fonte). 

Se prendiamo invece la classifica della “Bussola della trasparenza dei siti web”, tenuta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, gravemente carenti risultano le Aziende sanitarie di Vercelli, Biella, TO2 e CN2.

 

Torino, 28 gennaio 2014

 

 

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Cannabis terapeutica - Bernardini sulla sua disobbedienza civile: tutte le “prove” al convegno di domani a Foggia

Mar, 01/28/2014 - 16:49
28/01/14

 

Si parlerà della cannabis terapeutica nell' incontro  che si svolgerà Mercoledì 29 gennaio 2014, a Foggia, nella Sala Rosa del Palazzetto dell’Arte.   Al Convegno, dal titolo “Cannabis terapeutica: dalla cura proibita…alla cura possibile”, parteciperà la Segretaria Nazionale di Radicali Italiani Rita Bernardini, anche nella sua veste di Presidente ad honorem di LapianTiamo, il primo Cannabis Social Club italiano, che è nato proprio un anno fa, a Racale (in provincia di Lecce), grazie all'intuizione e al coraggio di Andrea Trisciuoglio e Lucia Spiri, rispettivamente Segretario e Presidente del LapianTiamo, e al lavoro di tante altre persone, soprattutto malati, che si curano con la cannabis.   Così, in occasione del primo compleanno de LapianTiamo, con il patrocinio del Comune di Foggia e la presenza del Sindaco della città, Gianni Mongelli, la partecipazione del Sindaco di Racale, Donato Metallo e di Norberto Guerriero Segretario dell’associazione radicale di Foggia Mariateresa di lascia, il Social Cannabis Club incontrerà l’Assessore regionale alla Sanità, Elena Gentile per fare il punto della situazione rispetto agli impegni che il governo regionale ha assunto, nei mesi passati, con i malati, durante i numerosi incontri, anche pubblici, che ci sono stati.   Modererà l’incontro il giornalista Micki de Finis.   “Per quel che mi riguarda – ha dichiarato Rita Bernardini sulla due giorni foggiana che la porterà a visitare con i radicali del posto anche il carcere di Lucera – si concluderà la seconda fase della disobbedienza civile iniziata nel 2012 a favore della lotta dei soci dell’Associazione LapiantiAMO e di tutti quei malati che non riescono ad avere accesso ai farmaci cannabinoidi. Come per Marco Pannella nel 75 quandò fumando uno spinello in pubblico fece cambiare la legge e uscire dal carcere centinaia di giovani incolpevoli, per me il quadro è chiaro - ha aggiunto Bernardini - e vedo queste tre possibilità: o mi arrestano come è previsto dalla legge per la coltivazione della pianta proibita; o cambiano le leggi e i regolamenti che impediscono ai malati di avere accesso alle cure; oppure, se nessuno interviene come ragionevolezza e legge vorrebbero, mi riterrò autorizzata ad intraprendere la terza coltivazione destinata ai malati del Social Cannabis Club di Racale. E questa volta, le piante non saranno 11, ma 22. Tutti i particolari li esporrò, documentandoli, nel corso dell’importante convegno foggiano”.

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Cannabis terapeutica - Bernardini sulla sua disobbedienza civile: tutte le “prove” al convegno di domani a Foggia

Mar, 01/28/2014 - 15:08
28/01/14

 

  Si parlerà della cannabis terapeutica nell' incontro  che si svolgerà Mercoledì 29 gennaio 2014, a Foggia, nella Sala Rosa del Palazzetto dell’Arte.   Al Convegno, dal titolo “Cannabis terapeutica: dalla cura proibita…alla cura possibile”, parteciperà la Segretaria Nazionale di Radicali Italiani Rita Bernardini, anche nella sua veste di Presidente ad honorem di LapianTiamo, il primo Cannabis Social Club italiano, che è nato proprio un anno fa, a Racale (in provincia di Lecce), grazie all'intuizione e al coraggio di Andrea Trisciuoglio e Lucia Spiri, rispettivamente Segretario e Presidente del LapianTiamo, e al lavoro di tante altre persone, soprattutto malati, che si curano con la cannabis.   Così, in occasione del primo compleanno de LapianTiamo, con il patrocinio del Comune di Foggia e la presenza del Sindaco della città, Gianni Mongelli, la partecipazione del Sindaco di Racale, Donato Metallo e di Norberto Guerriero Segretario dell’associazione radicale di Foggia Mariateresa di lascia, il Social Cannabis Club incontrerà l’Assessore regionale alla Sanità, Elena Gentile per fare il punto della situazione rispetto agli impegni che il governo regionale ha assunto, nei mesi passati, con i malati, durante i numerosi incontri, anche pubblici, che ci sono stati.   Modererà l’incontro il giornalista Micki de Finis.   “Per quel che mi riguarda – ha dichiarato Rita Bernardini sulla due giorni foggiana che la porterà a visitare con i radicali del posto anche il carcere di Lucera – si concluderà la seconda fase della disobbedienza civile iniziata nel 2012 a favore della lotta dei soci dell’Associazione LapiantiAMO e di tutti quei malati che non riescono ad avere accesso ai farmaci cannabinoidi. Come per Marco Pannella nel 75 quandò fumando uno spinello in pubblico fece cambiare la legge e uscire dal carcere centinaia di giovani incolpevoli, per me il quadro è chiaro - ha aggiunto Bernardini - e vedo queste tre possibilità: o mi arrestano come è previsto dalla legge per la coltivazione della pianta proibita; o cambiano le leggi e i regolamenti che impediscono ai malati di avere accesso alle cure; oppure, se nessuno interviene come ragionevolezza e legge vorrebbero, mi riterrò autorizzata ad intraprendere la terza coltivazione destinata ai malati del Social Cannabis Club di Racale. E questa volta, le piante non saranno 18, ma 36. Tutti i particolari li esporrò, documentandoli, nel corso dell’importante convegno foggiano”.  

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Processo Bolognetti: Bernardini a Maurizio Bolognetti, “Il potere ha i suoi senatori a vita…”

Mar, 01/28/2014 - 13:45
28/01/14

Da segretaria nazionale di Radicali italiani e membro del Senato del Partito Radicale, ringrazio Maurizio Bolognetti che affronta domani l’ennesima udienza di un processo kafkiano, come egli stesso lo definisce.

  Bolognetti è sotto accusa per aver tentato di contrastare quella “ragion di Stato” – in questo caso,  “ragion di Regione” – in nome della quale si compiono le peggiori nefandezze a danno dei popoli ai quali viene negato il diritto alla conoscenza. Proprio su questo il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito ha convocato – con rilevanti e prestigiose presenze politiche e civili europee – un convegno a Bruxelles il 18 Febbraio.   E’ nel DNA radicale, che grazie anche a Maurizio Bolognetti si tramanda fecondamente, essere sottoposti a processo per la costante opera di verità portata alla luce a dispetto di un “regime” che per i suoi loschi affari di potere e di denaro non si fa scrupolo di avvelenare i pozzi ai quali si alimentano cittadini ignari, volutamente tenuti all’oscuro di traffici indicibili sulla salute e la vita stessa delle persone. E quando parlo di “regime” non penso solo al mondo della politica e ai suoi “nominati” nell’amministrazione pubblica. Mi riferisco anche a quei magistrati – spesso in palese conflitto di interesse che, nonostante l’obbligatorietà dell’azione penale che tanto orgogliosamente difendono, per anni fanno finta di non vedere (facendoli dilagare) i reati gravissimi che si compiono sotto i loro stessi occhi.   Domani, 29 gennaio 2014, è una giornata importante per i radicali. Personalmente farò di tutto per farmi arrestare allo stesso modo di tanti cittadini incolpevoli che finiscono in galera o sotto processo per consumo, coltivazione e possesso di marijuana. Sempre domani, la Camera dei deputati discute (dopo tre mesi e mezzo!) il messaggio al Parlamento del Presidente della Repubblica su carceri e giustizia illegali.   “Il potere ha i suoi senatori a vita – disse Marco Pannella nel corso della disobbedienza civile sulla marijuana il 27 agosto 1995 - noi abbiamo i nostri giovani condannati a morte, e con essi il diritto, la ragionevolezza, il paese. Noi siamo pronti ad andare in galera, ad essere condannati dal potere e dalla stessa gente ingannata; oggi o domani. Ma chi sia colpevole, se noi o loro, la loro stessa coscienza lo sa bene. E, per questo, non possono che essere ladri di verità, e antidemocratici feroci.”      

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Domani udienza del processo sulla vicenda Pertusillo. Bolognetti: Ho applicato, credo alla lettera, onorandola, la Convenzione di Aarhus e lo stesso codice dell’ambiente. Colpevole di aver voluto essere cittadino e non suddito.

Mar, 01/28/2014 - 07:35
28/01/14

 

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Consigliere Associazione Coscioni   Quattro anni fa, armato di senso civico, ritenni opportuno, oserei dire doveroso, diffondere analisi Arpab sugli invasi lucani, che mai fino a quel momento l’Agenzia aveva fatto conoscere ai cittadini. Nel diffonderle ebbi a sollevare dubbi e a porre domande sulla qualità delle acque invasate nelle dighe della Camastra, di Montecotugno e in particolare del Pertusillo. La risposta delle istituzioni, ad iniziare da quella dell’allora assessore regionale all’ambiente Vincenzo Santochirico, fu - volendo usare un eufemismo - alquanto scomposta e condita da accuse di procurato allarme. Non da meno i contenuti di un editoriale scritto da un umile cronista, che di lì a pochi mesi ebbe ad assurgere al ruolo di portavoce del Presidente della Giunta regionale. Allora come oggi parlai di prefiche prezzolate e di una sorta di linciaggio con accuse infami e fantasiose. Fatto sta che per difendermi, pochi giorni dopo – il 21 gennaio 2010 – ebbi a commissionare analisi sulle acque delle sopra citate dighe alla Biosan di Vasto. I risultati che mi vennero consegnati attestavano una contaminazione di origine chimica e di origine biologica. Tradotto, i certificati della Biosan documentavano la presenza di Bario, agente chimico presente tra l’altro nei fanghi di trivellazione utilizzati dalle compagnie petrolifere, e batteri coliformi ed enterococchi intestinali, che stavano a testimoniare il disastro della rete di depurazione. Lo spettro di analisi richieste alla Biosan, per ragioni di budget, fu piuttosto limitato. Dopo pochi mesi e dopo una conferenza stampa tenuta ad inizio febbraio, alla quale invitai Procura, forze dell’ordine  e tutti coloro che potevano avere un qualche interesse ad acquisire i dati e ad ascoltare le mie considerazioni, fui sottoposto ad un fermo di oltre 4 ore presso la Stazione Carabinieri di Latronico, e quella stessa Procura destinataria di mie numerose denunce su questioni ambientali ebbe a disporre la perquisizione della mia abitazione alla ricerca della fonte che ad inizio gennaio 2010 mi aveva girato le analisi Arpab. Poche settimane dopo, e con mia sorpresa, appresi del rinvio a giudizio, non certo per un procurato allarme che non c’era, ma per rivelazione del segreto d’ufficio. Quale sia il segreto rivelato confesso che ancora oggi faccio fatica a capirlo, di certo, però, da 4 anni avverto la sgradevole sensazione di essere precipitato in un romanzo di Kafka. Potrei aggiungere che il magistrato che ebbe a disporre la perquisizione, il dottor Salvatore Colella,  si trova in una situazione di patente incompatibilità ambientale e che a partire dal maggio del 2010, oltre a registrare ripetute morie dei pesci all’interno dell’invaso del Pertusillo, si è palesato il pessimo funzionamento della rete di depurazione. Potrei dire che, dopo gli atteggiamenti negazionisti e tuttappostisti, perfino l’Arpab in data 16 settembre 2013 ha dichiarato che “il Pertusillo è inquinato”. Di cose da dire ne avrei tante e tante ne ho raccontate su questa surreale vicenda e in generale sui veleni industriali e politici della Lucania fenix e sugli effetti collaterali delle attività estrattive che hanno eletto la terra in cui vivo a serbatoio petrolifero. Resta il fatto che a 4 anni di distanza dalle denunce sul decadimento della qualità delle acque degli inquinatori non c’è traccia e gli unici a finire sotto processo sono stati coloro che hanno denunciato. Allora come oggi posso solo ripetere che ho onorato il diritto alla conoscenza e ho inteso difendere ambiente e salute. Ho applicato, credo alla lettera, onorandola, la Convenzione di Aarhus e lo stesso codice dell’ambiente. L’ho fatto nella consapevolezza, che mi è stata trasmessa da quello che ritengo essere il mio mentore, che “la strage di legalità si fa strage di popoli”. Domani, ci sarà un’udienza, l’ennesima di un processo che va avanti da troppo tempo. Mi auguro che ci sia un giudice a Berlino. Se sono colpevole, la mia colpa è stata quella di voler scoperchiare cose che altri avrebbero voluto tenere nascoste. Colpevole di aver voluto essere cittadino e non suddito.

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Antonio Tajani si è iscritto a NtC

Lun, 01/27/2014 - 19:35
27/01/14

 Antonio Tajani, vice presidente della commissione Europea e Commissario europeo per l’industria e l’imprenditoria, si è iscritto all'Associazione Radicale Nessuno tocchi Caino. 

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Fecondazione, Gallo e Calandrini: nuovo dubbio di legittimità costituzionale sulla legge 40 che viola il principio di uguaglianza, il diritto alla salute

Lun, 01/27/2014 - 18:50
27/01/14

Dichiarazione di Filomena Gallo e Angelo Calandrini, rispettivamente segretario e consigliere generale dell’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e legali della coppia:

Il giudice Filomena Albano del Tribunale di Roma ha sollevato dubbio di legittimità costituzionale sul divieto della legge 40 del 2004 all’accesso alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita per le coppie fertili. Per la prima volta tale divieto arriva all’esame della Corte Costituzionale.

In passato avevamo avuto già due decisioni su tali divieto:

  1. Tribunale di Salerno del 9 gennaio 2010: il tribunale ordinava l’esecuzione dell’indagine diagnostica preimpianto dell’embrione e il trasferimento in utero degli embrioni che non presentino mutazioni genetiche. Per la prima volta era riconosciuto alla coppia non sterile in senso tecnico la possibilità di accedere alla PMA in deroga a quanto previsto dalla legge.
  2. Corte Europea dei diritti dell’uomo del 28 agosto 2012 nel caso Costa Pavan che ha condannato l’Italia per violazione dell’art. 8 della Corte EDU.

Dunque questa decisione del Tribunale di Roma non solo va a confermare le summenzionate decisioni evidenziando anche il contrasto della legge 40 con la Carta Costituzionale che garantisce a tutti i cittadini garanzie e tutele quali il diritto alla salute, all’ autodeterminazione, al principio di uguaglianza che sono irrimediabilmente lesi dalla legge 40.

Se l’8 aprile la Consulta dovrà pronunciarsi sui dubbi di legittimità costituzionale sul divieto di eterologa e sul divieto della donazioni degli embrioni alla ricerca, ora dovrà fissare anche una udienza per questo ulteriore dubbio di legittimità costituzionale che, rispetto alle decisioni del tribunale di Salerno e della Cedu, avrebbe portata generale, ovvero estendibile a tutte le coppie.

Con questa decisione è come chiudere un cerchio: l’intera legge 40 è costituzionalmente dubbia: proprio il prossimo 19 febbraio la legge 40 compirà 10 anni e che in questi anni ha visto per ben 28 volte l’intervento dei tribunali.

Come associazione Luca Coscioni con gli esperti in materia in questi anni abbiamo fatto depositare progetti e disegni di legge condivisi dal mondo scientifico e giuridico, ma ad oggi il Parlamento ha deciso di non decidere. Per quanto tempo ancora il legislatore italiano ignorerà una fascia di popolazione in aumento che chiede giustizia?

Segue sintesi del fatto:

Una coppia portatrice di distrofia muscolare di Becker, all’ esito di una gravidanza spontanea che alla 12° settimana evidenziava la trasmissione della malattia genetica al feto, doveva affrontare la doloroso scelta di dover interrompere la gravidanza. Appreso che l’indagine diagnostica eseguita poteva eseguita prima del trasferimento in utero dell’embrione, la coppia si è rivolta ad una struttura pubblica autorizzata ad eseguire tecniche di fecondazione assistita, ma ha ricevuto il diniego all’ accesso perché la legge 40 prevede l’accesso per le coppie infertili. La coppia si è rivolta all’ Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica chiedendo aiuto a far rispettare il loro diritto a poter eseguire indagini cliniche diagnostiche al fine di non tramettere la patologia di cui la coppia è portatrice ai propri figli. Il tribunale di Roma, ha emesso ordinanza che conferma la liceità della diagnosi preimpianto, ma entra nello specifico sull’ accesso alle tecniche di pma vietate alle coppie fertili. Nelle motivazioni l il GI scrive che ”La decisione della Corte EDU sul caso Costa Pavan, è diritto internazionale pattizio, capace di vincolare lo Stato, ma non produttivo di effetti diretti nell ’ordinamento interno, tali da legittimare i giudici nazionali a disapplicare le norme interne per contrasto” . Il G.I. reputa non applicabile l’interpretazione costituzionalmente orientata formulata anche da altri Tribunali in passato, perché la legge 40 con il divieto di accesso per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche:

  • Viola l’art. 3 Corte Cost., principio di uguaglianza tra chi è infertile con malattie genetiche e può sottoporsi a PMA con indagine preimpianto e chi è fertile e portatore di malattie genetiche che a causa della legge 40 non può effettuare tali indagini e evitare un aborto. Anche la decisione della Corte EDU evidenza tale irragionevole divieto in un sistema che prevede il ricorso all’aborto.
  • Viola l’art. 2 della Costituzione, il diritto di autodeterminazione nelle scelte procreative
  • Viola l’art. 32 della Costituzione sotto il profilo della tutela della salute della donna,
  • Viola l’art. 117 comma 1 Cost. e art. 8 e 14 della Carta EDU, sotto il profilo delle scelte e del principio di uguaglianza.

IN ALLEGATO ORDINANZA DEL TRIBUNALE DI ROMA, TESTO DELLA DECISIONE E ELENCO DECISIONI LEGGE 40

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

AttachmentDimensione Testo decisione (pdf)1.94 MB Elenco decisioni legge 40 (pdf)411.73 KB Ordinanza trib. Roma pma gennaio 2014 - scheda (pdf)146.29 KB Cosa resta della legge 40 (doc)22 KB
Categorie: Politica

Caso De Girolamo/Radicali: Da deputato potrà dedicarsi a criteri nomina manager di aziende sanitarie, come si era impegnata a fare a “Otto e mezzo”

Lun, 01/27/2014 - 17:45
27/01/14

Valerio Federico, Tesoriere Radicali Italiani, e Giulio Manfredi, Membro della Direzione di Radicali Italiani:

Nella puntata di “Otto e mezzo” (La7, 17 gennaio 2014), Nunzia De Girolamo aveva spiegato chiaramente le modalità con cui a Benevento e in tutta la Campania (e non solo) si scelgono i direttori generali delle aziende sanitarie: il presidente della giunta e l’assessore alla sanità sottopongono al politico di riferimento della zona (leggi De Girolamo) una rosa di papabili; i due direttori generali di Benevento (azienda sanitaria e azienda ospedaliera) furono scelti anche perché avevano il grande merito di essere “beneventani doc”. Se queste sono le premesse, è ovvio che poi i vertici dell’ASL si siano recati a casa del deputato De Girolamo per avere da lei indicazioni su come gestire l’azienda. “Così fan tutti” disse la De Girolamo a Lilli Gruber, salvo poi dichiarare che lei era favorevole a modificare le cose, per arrivare a una selezione dei direttori “per concorso ed esami” (sic).

Noi prendiamo in parola l’ex ministro; ora che è tornata a fare il deputato, potrà dedicarsi con impegno e passione a portare avanti la proposta di legge radicale, presentata nella scorsa legislatura (C. 278, Farina Coscioni e altri) che prevede di esternalizzare le procedure di nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie, affidandole a società di consulenza.

Abbiamo inviato all’on. De Girolamo copia della proposta di legge.

Link registrazione puntata di “Otto e mezzo” del 17/01/2014

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Giustizia/Carceri: mercoledì 29 gennaio manifestazione radicale in piazza Montecitorio in concomitanza con la discussione del messaggio di Napolitano su giustizia e carceri.

Lun, 01/27/2014 - 12:48
27/01/14

Mercoledì 29 gennaio 2014, si terrà  una manifestazione organizzata dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito e da Radicali italiani, davanti piazza Montecitorio, dalle ore 11.30 alle ore 15.00, in concomitanza con il dibattito alla Camera dei Deputati sul Messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dell’8 ottobre scorso, relativo alle ineluttabilità ed indifferibilità anche e soprattutto di provvedimenti legislativi straordinari  per fare rientrare la situazione carceraria italiana nella legalità, oggi violata nei confronti di ogni detenuto, in base anche ad una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha imposto all’Italia di risolvere la questione del sovraffollamento carcerario entro il prossimo 28 maggio. Corte Europea che nel cinquantennio 1959-2009 ha condannato il nostro Paese per l’eccessiva durata dei procedimenti civili e penali per ben 1.095 volte, a fronte delle 278 condanne della Francia, le 54 della Germania e le 11 della Spagna.

  Si manifesta dunque contro la “tortura di Stato” ma anche per quei provvedimenti di amnistia e di indulto ritenuti le sole strutturali premesse per riportare alla legalità la vita nelle carceri ma anche per riformare la giustizia da una mole mostruosa di procedimenti penali e cause civili pendenti, confermata, ahinoi, dalle cerimonie di inaugurazione dell’Anno Giudiziario appena tenutesi presso la Corte di Cassazione e le 26 Corti d’Appello italiane.   Saranno presenti e interverranno i dirigenti responsabili delle Associazioni della galassia radicale, gli operatori del settore e parlamentari italiani di diversi schieramenti politici.  

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Torino/Radicali replicano a procuratore Maddalena: Più carceri? Meglio rimodulare politica criminale. L'ultimatum dell'Europa scade tra quattro mesi. E i soldi per gli istituti e gli agenti dove li troviamo?

Dom, 01/26/2014 - 13:35
26/01/14

Giulio Manfredi, membro della Direzione Radicali Italiani e Segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta ha dichiarato:

Al Procuratore generale Marcello Maddalena, che si è detto contrario all'indulto e propone in alternativa la costruzione di nuove carceri, muovo un'obiezione politica ed una pratica. L'obiezione politica è fondata sulla necessità ed urgenza di ripensare la politica del cosiddetto "ordine pubblico" attuata nel nostro Paese, puntando allo smantellamento di due leggi che hanno contribuito enormemente all'implosione degli istituti di pena e dei CIE: la legge "Fini-Giovanardi" sulle droghe e la legge "Bossi-Fini" sull'immigrazione. Come radicali ci abbiamo provato lo scorso anno, raccogliendo, con la sinistra alla finestra, le firme dei cittadini su due referendum abrogativi; le firme non sono state sufficienti. Ora, però, ci sono segni in Parlamento della volontà di voltare pagina, e l'11 febbraio la Consulta si esprimerà sulla costituzionalità della "Fini-Giovanardi", fatta passare nascondendola dentro un decreto-legge che in origine era dedicato al finanziamento delle Olimpiadi Invernali di Torino del febbraio 2006.

L'obiezione pratica è che per costruire nuove carceri ci vogliono almeno quattro anni; l'ultimatum della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo all'Italia sulla situazione carceraria scade fra quattro mesi. E dove trovare sia i soldi per la costruzione sia quelli per il funzionamento dei nuovi istituti? Ha ragione il primo Presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce: l'unica soluzione è l'indulto. In attesa, aggiungono i radicali, di un provvedimento di amnistia che affronti i nove milioni di procedimenti pendenti nelle aule civili e penali.

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Intervento di Maurizio Bolognetti all'inaugurazione dell'Anno Giudiziario

Sab, 01/25/2014 - 23:48
25/01/14

 

Potenza, 25 gennaio 2014  Signor Presidente della Corte d’Appello, Signor Procuratore Generale, il contesto nel quale viviamo è quello di un Paese dove da troppo tempo si consuma “una strage di leggi, di diritto, di principi costituzionali, di norme e di regole che avrebbero dovuto governare la convivenza civile della nostra democrazia…” Non è pleonastico sottolineare che in Italia, la Costituzione scritta è stata sostituita dalla Costituzione materiale. Il nostro è un Paese che ha smarrito, e da tempo, la strada maestra del rispetto dello stato di diritto. E se questo è il contesto – e lo è – non c’è da stupirsi se questa strage di legalità si traduce in strage di popoli, di vite. La questione giustizia, Signor Presidente della Corte d’Appello, Signor Procuratore Generale, o per meglio dire della bancarotta della giustizia, in questo contesto è e resta una delle più grandi e irrisolte questioni sociali di una democrazia fattasi “democrazia reale”. Un tema, quello della bancarotta dell’amministrazione della giustizia, del quale è vietato discutere. Signor Presidente, Signor Procuratore, per dirla con Rita Bernardini “la debacle del sistema giudiziario italiano ha raggiunto proporzioni tali da minare le fondamenta dell’irrinunciabile principio democratico dello stato di diritto”. E infatti, il 2 dicembre 2010, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha fatto del nostro Paese un “osservato speciale” per i tempi eccessivi dell’amministrazione della giustizia e cioè per la patente, reiterata, prolungata violazione dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Tra il 1959 e il 2011, l’Italia è stata condannata 1115 volte dalla Corte EDU per la non ragionevole durata dei processi. La piazza d’onore – si fa per dire – è toccata alla Turchia che nello stesso periodo ha totalizzato 493 sentenze di condanna. Questo stato di cose, questa bancarotta, accompagnata dal suo putrido percolato, rappresentato da carceri indegne di un paese civile, coinvolge la vita di milioni di persone, famiglie, riguarda un’intera comunità, ed è una zavorra che ha un pesantissimo riflesso sulla vita economica e sociale del nostro paese. E’ stato calcolato, infatti, che l’inefficienza, la lentezza del sistema della giustizia civile costi all’Italia l’1% del proprio PIL. La bancarotta in atto nell’Italia osservato speciale si traduce in giustizia di classe, in giustizia negata per vittime e imputati, in amnistia clandestina: la prescrizione. Ecco, signor Presidente, Signor Procuratore, a tutto questo noi contrapponiamo la ragionevole proposta rappresentata da un provvedimento di amnistia legale, costituzionale, che non è solo atto di clemenza, ma è provvedimento di riforma strutturale, ormai irrinunciabile, in grado di rimettere sul binario della legalità il nostro Stato. Signor Presidente, Signor Procuratore, stiamo lottando, per dirla con Marco Pannella, per far sì che il nostro Stato rispetti la sua propria legalità, per interrompere la flagranza di reato in atto contro i Diritti Umani e la Costituzione. Allo stato dell’arte, l’Italia è sul piano tecnico giuridico un delinquente abituale, che viola la sua propria legalità: dagli articoli 3 e 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, passando per la nostra Costituzione e segnatamente gli articoli 27 e 111. L’8 ottobre 2013, quello stesso Presidente della Repubblica che aveva parlato di “prepotente urgenza”, riferendosi alla questione giustizia/carceri, ha indirizzato  alle Camere un messaggio, così come da tempo chiedevano Marco Pannella e i Radicali. Uno straordinario messaggio, nel quale il Presidente Napolitano, rivolgendosi agli onorevoli parlamentari ha tra l’altro scritto: “Confido che vorrete intendere le ragioni per cui mi sono rivolto a voi attraverso un formale messaggio al Parlamento e la natura delle questioni che l'Italia ha l'obbligo di affrontare per imperativi pronunciamenti europei. Si tratta di questioni e ragioni che attengono a quei livelli di civiltà e dignità che il nostro paese non può lasciar compromettere da ingiustificabili distorsioni e omissioni della politica carceraria e della politica per la giustizia”. C’è un garante del diritto e della Costituzione ed è il nostro Presidente! L’obbligo, gli “imperativi pronunciamenti”, come la cosiddetta “Sentenza Torreggiani”. Mancano, infatti solo 123 giorni all’ultimatum imposto all’Italia dalla Corte Edu proprio attraverso la sopra citata sentenza. Ieri, oggi, subito siamo obbligati ad interrompere le cause che generano nelle nostre carceri trattamenti inumani e degradanti. Il putrido percolato, appunto! Carceri, le nostre, nelle quali in base ai dati reali abbiamo 178 detenuti ogni 100 posti disponibili. E sempre Rita Bernardini ci ricorda che tra i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa solo 5 hanno superato la soglia dei 130 detenuti ogni 100 posti disponibili. Dal 1992 al gennaio 2014, nelle nostre patrie galere, che darebbero i brividi al buon Mario Pagano, si sono suicidati 1181 detenuti e decine di agenti della Polizia Penitenziaria. Luoghi di tortura le nostre carceri, ma senza torturatori, perché ad essere torturata è l’intera comunità penitenziaria.  E’ necessario, credo, ricordare una volta di più quanto ebbero ad affermare circa due anni i direttori penitenziari del Si.Di.Pe e il dottor Enrico Sbriglia: “Siamo stati, in verità, ricacciati negli angoli più bui di uno Stato che non sembra in grado di mantenere fede agli impegni e alle promesse solenni celebrate nelle sue leggi”. E a proposito della “Sentenza Torreggiani” è opportuno accennare all’“Atto di significazione e diffida” che Marco Pannella e l’avvocato Giuseppe Rossodivita hanno indirizzato tra l’altro a tutti i Presidenti di Tribunale, ai Procuratori Capo, ai Direttori delle Case di reclusione e delle Case circondariali a nome del Partito Radicale e del Comitato Calamandrei. In esso, i due esponenti radicali scrivono: “Nelle more dell’adozione, da parte delle competenti Autorità legislative ed esecutive, dei provvedimenti adeguati per far fronte a quanto intimato dalla Corte Edu, è compito dei giudici – sottoposti soltanto alla legge e non certo chiamati a supplire, con scelte dettate dall’opportunità politica, alle inadempienze degli altri poteri dello Stato – evitare che si perpetri e/o si perpetui, in relazione alla situazione del singolo imputato/condannato, la gravissima violazione del diritto umano fondamentale a non subire, in stato di restrizione della propria libertà personale, trattamenti e pene inumane e degradanti…” Signor Presidente della Corte d’Appello, Signor Procuratore Generale, mi piacerebbe potermi intrattenere su leggi criminogene quali la “Fini-Giovanardi” e la “Bossi-Fini”, sulla questione della responsabilità civile e dell’obbligatorietà dell’azione penale, o ricordare i puntuali interventi della Ministra Cancellieri, ma – ahimè – il tempo è tiranno. Mi piacerebbe, altresì, ricordare in questa sede che con puntualità abbiamo denunciato presso le Procure lucane, in occasione delle ultime elezioni regionali - come avevamo già fatto nelle precedenti tornate elettorali - la violazione delle più elementari regole che presiedono la fase di formazione e presentazione delle liste. Normale, in un Paese dove nessuno ricorda che in base agli accordi internazionali che abbiamo sottoscritto è necessario che passi almeno un anno dall’approvazione di una riforma elettorale alla sua applicazione. Vorrei davvero che, contagioso, esplodesse il dibattito sulla denegata giustizia, sulle morti che non fanno notizia. Signor Presidente della Corte d’Appello, Signor Procuratore Generale, oggi di giustizia e di carcere si muore. C’è ed è innegabile una strage di legalità in questo Paese, a cui noi rispondiamo difendendo il messaggio del Presidente della Repubblica e una consapevolezza che nonostante tutto sta montando. Rispondiamo innalzando le nostre bandiere: Diritto, Giustizia, Amnistia, Libertà. Occorre discutere, occorre che il Paese sappia, occorre agire con coraggio e senza temere l’impopolarità. Timore che rischia di tradursi in decisioni antipopolari o in assenza di decisioni. Abbiamo un obbligo verso la legge, il diritto, verso noi stessi ed è obbligo del Parlamento onorare il messaggio del Presidente Napolitano. Un provvedimento di amnistia è oggi la strada unica da percorre per un nuovo inizio. Amnistia che per quanto detto è innanzitutto “Amnistia per la Repubblica”. MAURIZIO BOLOGNETTI Direzione Radicali Italiani Segretario di Radicali Lucani

 

 

Approfondimenti

Anno Giudiziario Potenza

Controsenso, 25 gennaio 2014

Gazzetta Del Mezzogiorno, 25 gennaio 2014

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Riina. Turco, quando saranno perseguiti i postini di Stato?

Sab, 01/25/2014 - 14:20
25/01/14

Maurizio Turco, già deputato, Tesoriere del Partito Radicale, ha concluso il suo intervento all'apertura dell'anno giudiziario a Milano affermando:

 

"vista la competenza territoriale colgo l'occasione, qualora non lo si sia già fatto, per sollecitare l'esercizio dell'obbligatorietà dell'azione penale nei confronti di coloro che hanno diffuso i messaggi di morte di Totò Riina, detenuto nel carcere di Opera in regime di 41bis in un'area riservata, con il preciso scopo di evitare che possa far giungere all'esterno messaggi." 

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Intervista a Valerio Federico - Legalizzazione marijuana: I Radicali per “marijuana contro la crisi”

Ven, 01/24/2014 - 18:04
24/01/14

Da Controcampus.it

“Legalizzando le droghe leggere si stima che lo Stato potrebbe incassare almeno 8 miliardi di euro l’anno. Un paio di vecchie IMU sulla prima casa piuttosto che una trentina di nuovi ospedali”. Valerio Federico

Legalizzare il consumo di marijuana per opporsi alla logica proibizionista e risanare le casse dello Stato: 8 miliardi di euro l’anno in più se l’Italia dice no al proibizionismo.

Da qualche settimana, la questione relativa alla legalizzazione della marijuana è risalita agli onori della cronaca. Dopo le recenti regolamentazioni varate da Stati esteri come Colorado ed Uruguay, si è riacceso il dibattito italiano sulla necessità di attutire l’impronta iper-proibizionista dell’attuale normativa.

Nel Bel Paese, il consumo di marijuana è del tutto illegale. Lo ha ribadito la legge n. 49 del 2006 Fini – Giovanardi, modificando il Testo Unico delle leggi in materia di stupefacenti, D.p.r. n. 309 del 1990.

Lo scorso 7 gennaio, il Senatore Luigi Manconi, membro del Partito Democratico e Presidente della Commissione parlamentare per i diritti umani, ha presentato un disegno di legge concernente la legalizzazione della coltivazione e cessione della marijuana.

La normativa ruota intorno a tre argomenti principali: la legalizzazione dell’uso terapeutico di marijuana, la non punibilità della cessione di piccoli quantitativi di marijuana e il ripristino della distinzione legale tra droghe leggere e pesanti.

Gli esperti sostengono che l’iper-proibizionismo delle attuali leggi italiane sulla marijuana e sulla droga, abbia dato vita ad una serie di problemi non del tutto tollerabili. Diverse correnti di pensiero, ad esempio, ritengono che la legge Fini – Giovanardi (n. 49 del 2006) abbia generato l’attuale sovraffollamento delle carceri, condannando migliaia di adolescenti consumatori occasionali di marijuana a dei veri e propri calvari giudiziari.

Il Proibizionismo in Italia sulla marijuana e droghe. Secondo alcuni dati, in Italia ammonterebbero a 24 i miliardi di euro scaturenti dal mercato illegale di sostanze stupefacenti proibite. Si tratta di un giro d’affari in grado di coinvolgere oltre 3 milioni di consumatori abituali e circa 300 mila piccoli spacciatori. 

Con l’intento di chiarire alcuni aspetti nevralgici inerenti alla legalizzazione della marijuana, abbiamo contattato Valerio Federico, Tesoriere dei Radicali Italiani, movimento politico liberale, liberista, libertario, costituente del Partito Radicale, da sempre impegnato nella lotta al proibizionismo.

Tesoriere Federico, qual è la Sua opinione in merito al Disegno Manconi? Secondo Lei, in Italia esiste un problema legato alla logica del proibizionismo della marijuana e droghe leggere?

“Più di un terzo degli italiani hanno provato in almeno un’occasione a consumare le cosiddette droghe leggere, sostanze che, come tante altre legali, possono essere dannose in caso d’abuso. Ebbene, le droghe leggere sono vietate, con danni enormi per le casse dello Stato e dunque per i contribuenti. Ritiene che abbia un senso? Bene l’iniziativa di Manconi che da tempo affianca noi Radicali, non solo su questi temi. L’Italia è tuttora un Paese proibizionista, la logica è quella di far prevalere impegni moralistici sui risultati, sia economici che quelli legati alla salute dei cittadini. Il proibizionismo sulle droghe pesanti è costato un numero imprecisato di morti per droghe “sporche” da mercato nero e qualche “finanziaria”, riempiendo le casse delle mafie, decine di miliardi di euro all’anno con conseguenti ulteriori costi in termini di sicurezza dei cittadini”.

In molti sostengono che la marijuana non sia equiparabile alle altre droghe. Da un lato, c’è chi pensa sia dotata di proprietà terapeutiche e, dall’altro lato, chi la considera al pari di un innocuo divertissement radical-chic. Sarebbe giusto legalizzare una droga leggera come la marijuana?

“Sarebbe opportuno legalizzare la marijuana e tutte le droghe leggere per ridurre le entrate alle criminalità comuni e organizzate, per spezzare il legame che solo il mercato nero pone in essere, e cioè quello tra droghe pesanti e leggere, per risparmiare quantità di denaro immense buttate per la guerra a sostanze meno pericolose di molte altre legali, per non riempire le galere di persone che non sono ne spacciatori ne criminali. Legalizzando le droghe leggere si stima che lo Stato potrebbe incassare almeno 8 miliardi di euro l’anno. Un paio di vecchie IMU sulla prima casa piuttosto che una trentina di nuovi ospedali. La cannabis ha proprietà mediche importanti, un aiuto per chi soffre di cancro, parkinson, sclerosi multipla o SLA, eppure la gran parte dei malati che potrebbero averne un beneficio in Italia non possono permettersi di acquistarla per l’alto costo”. 

Potrebbe rendere edotti i nostri lettori in merito ai principi nevralgici ed agli obiettivi futuri del Partito Radicale italiano?

“Intanto va precisato che sono il Tesoriere di Radicali Italiani che è soggetto costituente del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito. La nostra azione complessiva ha l’obiettivo di ripristinare lo Stato di Diritto in Italia. Noi riteniamo, e ne abbiamo continue evidenze, che lo Stato – con le sue articolazioni – spesso non si sottopone alle leggi che esso stesso produce violando, dunque, lo Stato di Diritto. Nell’aprile del ‘93, grazie a un referendum Radicale, il 90,3% dei votanti abolì il finanziamento pubblico ai Partiti. Vent’anni dopo, il Procuratore del Lazio della Corte dei Conti, Raffaele De Dominicis, afferma che tutte le disposizioni approvate dal Parlamento dopo il ‘93 – con l’accordo di tutti tranne che dei Radicali – grazie alle quali i Partiti si sono assicurati il finanziamento pubblico cambiandogli nome, ”sono da ritenersi apertamente elusive e manipolative del risultato referendario”. I Partiti, insomma, hanno manipolato la volontà popolare e la Corte Costituzionale ha lasciato fare. E poi, il Presidente della Repubblica, il Ministro della Giustizia e recentemente perfino la Corte Costituzionale, hanno confermato la piena illegalità nella quale si trovano le carceri italiane. L’Europa ci multa per l’infinita durata dei processi e per l’abuso della custodia cautelare. La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo condanna l’Italia 20 volte più della Germania e 100 volte più della Spagna. In Italia abbiamo 130 mila prescrizioni annuali che corrispondono potenzialmente ad altrettante ingiustizie. L’Amnistia appare l’unico strumento in grado di interrompere questi reati di Stato e aprire la strada a una riforma della Giustizia che resta sulla carta da decenni”.

Dal 2009 al 2011, ha condotto la rubrica mensile di Radio Radicale “Giù al Nord”, realizzando numerosi approfondimenti e interviste. Nel corso della sua carriera politica è assurto al rango di autore di diverse pubblicazioni d’impronta socio-economica. Nel biennio 2010/2011 collabora alla redazione dei volumi: “Caso Italia e capitalismo italiano” e di “Costituzione e crescita economica” (di Bertolini, Quaderni Radicali). Nel 2012, invece, scrive un interessantissimo articolo: “Le fondazioni bancarie – Perché è centrale separare la politica e i partiti dalle banche?”. Qual è la sua opinione in merito al sistema economico italiano?

“Il nostro sistema si fonda su un enorme conflitto d’interesse: lo Stato detta le regole, come è giusto che sia – salvo più volte non rispettarle -, e nello stesso tempo ha la proprietà di fatto e la gestione di banche e imprese, inquinando le dinamiche dei mercati a danno della concorrenza e quindi dell’imprenditoria virtuosa. Lo Stato, la politica, i partiti hanno la proprietà di imprese che operano in mercati concorrenziali, hanno la proprietà delle banche, tramite le fondazioni bancarie – e quindi influenzano la distribuzione del credito -, hanno la proprietà di Cassa Depositi e Prestiti che acquista imprese e infine affidano servizi, mascherandosi dietro al concetto di sussidiarietà, al privato amico. A questo si aggiunge lo strumento dei sussidi, di cui si fa largo uso in Italia – 50 miliardi all’anno -, per determinare la tenuta di imprese incapaci di reggere alla concorrenza.

Ci sono poi i conflitti d’interesse dei singoli, le bastino un paio di esempi, Gotti Tedeschi è stato per qualche anno, nello stesso tempo, ai vertici di Cassa Depositi e Prestiti e presidente dello IOR, l’Istituto per le Opere di Religione. L’ex uomo del Vaticano si è occupato dunque nello stesso tempo dei finanziamenti pubblici dello Stato Italiano e dei finanziamenti delle principali opere religiose per conto della Santa Sede.

I media ne hanno parlato? Giovanni Agnelli, capo della FIAT, è stato consigliere di Credito Italiano dal 46 al 94 e nel cda di mediobanca, la grande banca d’affari del Paese, dal 62 al 91”.

 

 

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Giustizia/Carceri. Bernardini: bene Santacroce che ritiene necessario l’indulto; male invece la sua sottovalutazione dell’irragionevole durata dei processi.

Ven, 01/24/2014 - 12:48
24/01/14

Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria Nazionale di Radicali italiani

  Apprendo con soddisfazione le parole del Primo presidente della Corte di Cassazione Giorgio Santacroce sulle carceri e sui trattamenti disumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti: l’unica soluzione è l’indulto.   Ci sono voluti anni, ma sulle condizioni di detenzione finalmente si comprende che – come ha detto il Presidente della Repubblica Napolitano – non si può attendere un giorno di più per rimuovere le cause dell’esecuzione di una pena totalmente illegale. Bene ancora Santacroce sulla necessità di introdurre nel nostro ordinamento del reato di tortura e di riformare la custodia cautelare.   Mi auguro invece che non occorrano ancora anni affinché la più alta magistratura arrivi a comprendere la portata dell’illegalità dell’amministrazione della Giustizia che si esplicita nell’irragionevole durata dei processi, che ha causato e causa condanne sistematiche da trent’anni a questa parte da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.   Su questo fronte, Santacroce minimizza. Fornendo il dato secondo il quale la durata media dei procedimenti penali è di 5 anni, il Primo Presidente della Cassazione afferma che non sono giustificate espressioni come “collasso” o “sfascio” o “stato comatoso”. Recentemente io mi sono permessa di parlare di débâcle, perché quando parliamo di “media” (Trilussa docet) vuol dire anche che si sono cittadini sottoposti alla gogna di procedimenti che non finiscono mai. D’altra parte i dati forniti parlano chiaro: dobbiamo registrare ancora una volta un aumento dell’1,8% dei procedimenti pendenti contro autori noti che portano le pendenze ad un totale di 3.333.543 procedimenti iscritti. Chissà perché poi non vengono mai conteggiati i procedimenti contro ignoti, quasi questi non pesino nell’amministrazione della giustizia! Si tratta di oltre 1.800.000 pendenze che vengono estromessi dalle statistiche.   Non vorremmo dover aspettare altri anni per trovare un Primo Presidente della Cassazione che invochi l’Amnistia per far diminuire  drasticamente e in modo intelligente i fascicoli che ingombrano le scrivanie dei magistrati. Il che consentirebbe non solo di evitare le prescrizioni di classe che si verificano ogni anno, ma di destinare maggiori risorse al settore della giustizia civile che per la sua inefficienza scoraggia gli investitori esteri oltre che mortificare la parte produttiva del nostro Paese. 

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

“Subito decadenza Giovine, nomina responsabili anticorruzione e trasparenza, implementazione dati anagrafe eletti e nominati”. Sintesi della conferenza stampa radicale a Torino

Gio, 01/23/2014 - 21:15
23/01/14

 

In una conferenza stampa volante sotto la sede del Consiglio Regionale del Piemonte, gli esponenti radicali Igor Boni (presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta), Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani) e Silvio Viale (presidente Comitato nazionale Radicali Italiani) hanno indicato quattro “atti indifferibili e urgenti” che Consiglio Regionale e Giunta Regionale possono e devono fare:

  1. decandenza del consigliere regionale Michele Giovine. Dal dicembre 2012 Giovine è sospeso dalle funzioni. Dopo la sentenze definitiva della Cassazione (14 novembre 2013), la Giunta delle Elezioni del Consiglio Regionale – ai sensi dell'art. 36 dello Statuto della Regione Piemonte – avrebbe dovuto istruire il procedimento per la sua decadenza. Il presidente della Giunta, Rocchino Muliere (PD), si è dimesso ma sono rimasti al loro posto i vice-presidenti Andrea Buquicchio e Pietro Francesco Toselli. A loro tocca presentare al plenum del Consiglio Regionale – che deve comunque riunirsi a breve per approvare il bilancio della Regione – la richiesta di decadenza.
  2. nomina da parte della Giunta Regionale del “responsabile della prevenzione della corruzione” (Legge 6 novembre 2012, n. 190) e del “responsabile per la trasparenza” (D. Lgs. 14 marzo 2013, n. 33). Le due cariche possono essere ricoperte da un unico dirigente amministrativo, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Ricordiamo che nel parere redatto dal Direttore Regionale “Affari Istituzionali e Avvocatura”, è espressamente scritto che “possono assumere i requisiti dell'urgenza e dell'indifferibilità: atti obbligatori per legge, atti che se non adottati comportano un danno per l'Ente o la collettività..”. Il Consiglio Regionale ha nominato i responsabili suddetti il 1° ottobre 2013.
  3. implementazione dell'Anagrafe degli eletti e dei nominati (Legge regionale 17/2012): entro il 31 ottobre 2013, tutti i nominati in Enti o partecipate regionali dovevano consegnare agli uffici regionali i loro dati su redditi e patrimonio; occorre certamente agli uffici un po' di tempo per immagazzinare tali dati online ma sono passati ormai quasi tre mesi; l'anagrafe degli eletti e nominati deve essere corretta e completa.
  4. Nomina del garante regionale delle carceri, a ormai più di quattro anni di distanza dalla legge istitutiva (Legge regionale n. 28 del 2 dicembre 2009)

Per la nomina del garante regionale ma soprattutto per richiedere un provvedimento di amnistia, l'Associazione radicale Adelaide Aglietta manifesterà sabato mattina, dalle ore 8:30 alle ore 10:30, di fronte al Palazzo di Giustizia di Torino (C.so Vittorio Emanuele n. 130), in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario.

Analoghe manifestazione si terranno in tutta Italia, organizzate da Radicali Italiani

 

Torino, 23 gennaio 2014

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Pena di morte/Iraq: Nessuno tocchi Caino, una furia di esecuzioni Iran-style

Gio, 01/23/2014 - 17:39
23/01/14

Dopo le 26 esecuzioni effettuate domenica scorsa, l’Iraq ha impiccato altre 11 persone oggi, portando a 37 il totale di esecuzioni in meno di una settimana. Le due recenti tornate di impiccagioni sono state confermate dal Ministero della Giustizia iracheno in due comunicati distinti, mentre non sono state ancora confermate altre 12 esecuzioni che sarebbero state effettuate nella giornata di ieri.

Secondo i dati di Nessuno tocchi Caino, nel 2013 l’Iraq ha giustiziato almeno 165 persone e un totale di almeno 650 esecuzioni è stato effettuato dall’agosto 2005, quando è iniziata l’era post-Saddam della pena di morte in Iraq.   “Questa furia di omicidi di Stato in Iraq sta facendo concorrenza a quella del regime iraniano dei Mullah, che da sponsor politico di al-Maliki sta divenendo un modello da seguire in tutto per tutto, anche come primo Stato-boia dell’area,” ha dichiarato Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino. “Le ragioni e i segreti di Stato che hanno accompagnato e coperto la decisione di Bush e Blair di portare la guerra in Iraq nel 2003, emergono oggi fatalmente anche in questa tragica attualità forcaiola,” ha concluso Sergio D’Elia.  

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Attività petrolifere in Basilicata, Bolognetti: Speriamo che il nodo non si trasformi in cappio.

Gio, 01/23/2014 - 16:21
23/01/14

Fonte La Siritide, 23 gennaio 2014

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e autore del libro “Le Mani nel Petrolio” E’ sempre più evidente e spudorato il tentativo di trasformare la Lucania fenix in un unico campo petrolifero. In stato più che avanzato, poi, l’operazione tesa ad esautorare la Regione da qualsiasi competenza in materia di energia e in particolare di attività inerenti la ricerca e la coltivazione di idrocarburi. Del resto, non c’è da stupirsi di quanto sta avvenendo, considerato che il Presidente Pittella non è stato capace di trovare tra il nostro ceto dirigente quattro assessori indigeni capaci di governare i dipartimenti regionali e tutelare gli interessi dei cittadini lucani. Il memorandum, con buona pace degli annunci e preannunci, è stato declinato in ciò che temevamo: una sorta di programma “oil for food”, con molto oil e pochissimo food. Nel Niger lucano, l’inarrestabile appetito delle multinazionali del petrolio avanza e il bonus carburanti si è rivelato per quello che era: una beffa! Da Marsico Nuovo a Calvello folli progetti legati a ulteriori perforazioni in aree ad alto rischio idrogeologico avanzano e la resistenza è affidata a pochi volenterosi, in una regione che si scopre sempre più povera e sempre più spopolata e governata a colpi di slogan e suggestioni partitocratiche. Ed è in questo contesto che tocca leggere di una collaborazione tra l’Università della Basilicata e le compagnie petrolifere. Certo non una novità: la “collaborazione”, se solo pensiamo alla vicenda del Gast – “il telefono azzurro del petroliere”, c’è da tempo. Il lupi millantano uno “sviluppo sostenibile” che non c’è e che fa da paravanto ai soliti interessi, e certo siamo lontani anni luce dalle questioni poste per la prima volta nel 1972 dal Club di Roma. Forse dovremmo parlare di “sostenibilità ambientale” e di “comunità sostenibili”, laddove il tanto decantato sviluppo sostenibile rimane subordinato all’imperativo di una insostenibile crescita economica, illimitata ed esponenziale. Forse, chissà, dovremmo parlare anche di equità sociale, di giustizia ambientale, di tecnocrazia e di democrazia, e della necessità di cambiare i nostri modelli di riferimento. Sarebbe interessante poter sviluppare un dibattito sui limiti dello sviluppo, magari partendo da un documento del prof. Aldo Loris Rossi. Intanto ci auguriamo che la “collaborazione” sbandierata da Total e Shell non ci ricordi la figura emersa qualche mese fa, quella del “geologo mediatore”. Con tutto il rispetto per Cobianchi, direttore dell’ufficio di Potenza di Total Italia, nutriamo una qualche diffidenza sulla natura delle “relazioni” che le compagnie petrolifere hanno stretto e vogliono stringere con il nostro territorio. Non vorremmo che il nodo si trasformi in cappio.   Approfondimenti   Basilicata24, 23 gennaio   Basilicatanet, 23 gennaio  

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Basilicatanet: Iniziative Radicali in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario

Gio, 01/23/2014 - 11:35
23/01/14

 

Da Basilicatanet, 25 gennaio 2014
Sabato il segretario di Radicali Lucani prenderà la parola nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario, mentre dalle ore 8.00 alle ore 8.45 è previsto un sit-in dell’Associazione Radicali Lucani fuori al tribunale.  

Lo rende noto lo stesso Maurizio Bolognetti. “Il contesto nel quale viviamo – dice in una nota - è quello di un Paese dove da troppo tempo si consuma ‘una strage di leggi, di diritto, di principi costituzionali, di norme e di regole che avrebbero dovuto governare la convivenza civile della nostra democrazia…’Non è pleonastico sottolineare che in Italia, la Costituzione scritta è stata sostituita dalla Costituzione materiale. Il nostro è un Paese che ha smarrito, e da tempo – aggiunge Bolognetti - la strada maestra del rispetto dello stato di diritto. E se questo è il contesto – e lo è – non c’è da stupirsi se questa strage di legalità si traduce in strage di popoli, di vite. La questione giustizia è e resta una delle più grandi e irrisolte questioni sociali di una democrazia fattasi ‘democrazia reale’. Per dirla con Rita Bernardini “la debacle del sistema giudiziario italiano ha raggiunto proporzioni tali da minare le fondamenta dell’irrinunciabile principio democratico dello stato di diritto”. E infatti, il 2 dicembre 2010 – ricorda Bolognetti - il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha fatto del nostro Paese un ‘osservato speciale’ per i tempi eccessivi dell’amministrazione della giustizia e cioè per la patente, reiterata, prolungata violazione dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Vorrei davvero che – continua l’esponente Radicale - esplodesse il dibattito sulla denegata giustizia, sulle morti che non fanno notizia. C’è ed è innegabile una strage di legalità in questo Paese, a cui noi rispondiamo difendendo il messaggio del Presidente della Repubblica e una consapevolezza che nonostante tutto sta montando”.  

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Camorra, fino a pochi anni fa realtà di Roma negata da quasi tutti

Mer, 01/22/2014 - 21:49
22/01/14

Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere capitolino Radicale, presidente Commissione Speciale Legalità

 

Era l'estate del 2007, non cinquanta anni fa, quando la segretaria di Radicali Italiani, Rita Bernardini, ebbe l'ardire di ipotizzare "un grande riciclaggio di denaro derivante dal mercato illegale degli stupefacenti, guadagni che provengono dal proibizionismo, proprio intorno ai palazzi della politica". Queste parole unite alla constatazione - magari non politicamente corretta ma molto efficacie - che "la lingua parlata sempre più, nei locali e nei bar intorno a questi palazzi, è il napoletano" suscitarono polemiche che oggi avrebbero dell'incredibile. Dalle accuse di razzismo di molti esponenti politici all'intervento del prefetto Serra che negò ogni fondamento a quell'affermazione. Ancora una volta i fatti confermano quella denuncia e che Roma è una sede di investimento privilegiato per il riciclaggio dei proventi della attività criminali e del narcotraffico in particolare. Lo sforzo dell'amministrazione deve essere massimo e. Innanzitutto bisogna chiamare le cose con il proprio nome e riconoscerne la gravità, poi mettere in atto tutte le politiche di contrasto ai fenomeni collegati alle attività criminali, nell'ambito delle proprie competenze, dalle misure antiusura, ai provvedimenti di regolamentazione del gioco d'azzardo e delle slot, a serie politiche di informazione, prevenzione e contrasto alle dipendenze.

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Inaugurazione dell'anno giudiziario: i Radicali presso le corti d'appello di tutta Italia

Mer, 01/22/2014 - 19:59
22/01/14 Inaugurazione Radicale dell'anno giudiziario

Il 25 e 26 gennaio prossimi alle inaugurazioni dell'anno giudiziario presso le Corti d'appello di tutta Italia i Radicali saranno presenti, dentro e fuori i palazzi.
Il Comitato nazionale di Radicali italiani, riunitosi dal 17 al 19 gennaio scorso, ha ribadito l'urgenza del raggiungimento “dell’obiettivo primario della fuoriuscita del nostro Stato dalla condizione indiscutibile e indiscussa di flagranza criminale per la sua reiterata, ultra decennale violazione di diritti umani fondamentali”; ricalcando quanto scaturito nella mozione del XII Congresso.
Ringraziando e facendo propri gli obiettivi di Marco Pannella, ancora impegnato nella sua lotta nonviolenta per la giustizia, il Comitato ha impegnato Radicali italiani
• a mobilitarsi per estendere lo sciopero della fame in corso – o altre forme di Satyagraha - ai detenuti, ai loro familiari, al volontariato e a tutti i componenti a vario titolo della comunità penitenziaria;
• e a manifestare e intervenire, il 25 gennaio, all’inaugurazione dell’anno giudiziario che si terrà presso tutte le 26 Corti d’appello;

Moltissime sono state le associazioni territoriali e i militanti che hanno voluto rispondere all’appello.
Forniamo qui l'elenco delle città e delle associazioni che hanno già annunciato la loro presenza alle cerimonie di inaugurazione delle proprie città:

• A Torino, davanti alla Corte d’Appello, l'Associazione Radicale Adelaide Aglietta ha organizzato una manifestazione;
• Presso la Corte d’Appello di Milano, Maurizio Turco, accompagnato da Claudio Barazzetta, interverrà durante la cerimonia d’inaugurazione, mentre l'Associazione dei radicali milanesi “Enzo Tortora” terrà una manifestazione all’esterno alla quale prenderà parte anche il tesoriere di Radicali italiani Valerio Federico;
• Presso la Corte d’Appello di Brescia, Sergio Ravelli interverrà durante la cerimonia, mentre l'Associazione Radicale Piergiorgio Welby e Radicali senza fissa dimora saranno all’esterno a manifestare;
• Presso la Corte d’Appello di Trieste saranno i compagni dell'associazione Radicali a Trieste e i compagni dell'associazione “Trasparenza e partecipazione” di Gorizia terranno una manifestazione all’esterno;
• Alla Corte d’Appello di Venezia, sarà Elisabetta Zamparutti ad intervenire alla cerimonia, mentre Maria Grazia Lucchiari ha organizzato fuori un sit in, al quale si uniranno anche i compagni dell’associazione Veneto Radicale;
• Presso la Corte d’Appello di Bologna, Monica Mischiatti interverrà durante la cerimonia, mentre l'Associazione Piero Capone - Radicali Bologna sarà presenta a manifestare all’esterno;
• Anche a Genova presso la Corte d’Appello ci sarà un intervento radicale, quello di Deborah Cianfanelli, a corredo del quale l'Associazione Radicali Genova sarà presente con un presidio all’esterno;
• Presso la Corte d’Appello di Firenze, parteciperà Rita Bernardini, Segretaria di Radicali italiani, intervenendo durante l’inaugurazione e sarà l'Associazione Andrea Tamburi a manifestare all’esterno del palazzo;
• Presso la Corte d’Appello di Perugia, Andrea Maori interverrà durante la cerimonia;
• Presso la Corte d’Appello di Roma, Giuseppe Rossidivita, accompagnato da Sergio D'elia, interverranno alla cerimonia, mentre i compagni di Radicali Roma terranno una manifestazione fuori;
• Presso la Corte d’Appello de L’Aquila, Vincenzo Di Nanna potrà intervenire durante la cerimonia;
• Presso la Corte d’Appello di Napoli, saranno i compagni dell'Associazione per la Grande Napoli a presenziare l’inaugurazione con una manifestazione all’esterno del palazzo;
• Presso la Corte d’Appello di Salerno, Donato Salzano interverrà alla cerimonia e l'Associazione Maurizio Provenza manifesterà all’esterno;
• Presso la Corte d’Appello di Bari, Nicola Magaletti interverrà alla cerimonia, mentre i compagni dell'associazione Radicali Bari terranno una manifestazione fuori;
• Presso la Corte d’Appello di Lecce, Giuseppe Napoli interverrà alla cerimonia, mentre i radicali dell'Associazione Diritto e Libertà terranno una manifestazione fuori;
• Presso la Corte d’Appello di Potenza, Maurizio Bolognetti interverrà alla cerimonia, mentre i Radicali Lucani saranno fuori in presidio;
• Presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria, Gianpaolo Catanzariti, dei Riformisti italiani interverrà alla cerimonia;
• Presso la Corte d’Appello di Catania, Gianmarco Ciccarelli interverrà alla cerimonia, mentre i compagni dell'associazione Radicali Catania saranno fuori a manifestare;
• Presso la Corte d’Appello di Palermo, Donatella Corleo interverrà alla cerimonia, mentre i radicali di Palermo manifesteranno fuori;
• Presso la Corte d’Appello di Cagliari, Carlo Loi interverrà alla cerimonia.

© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati

Categorie: Politica

Pagine