Radicali Italiani
Radicali / Legalizzazione cannabis: il centrosinistra torinese dimostri di non parlare al vento e Nosiglia impari ogni tanto a tacere
Dichiarazione di Igor Boni, Presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta, e Giulio Manfredi, Membro della Direzione di Radicali Italiani:
“I consiglieri del Comune di Torino che hanno votato ‘sì’ solamente 15 giorni fa ai due ordini del giorno sulla cannabis e gli Assessori della Giunta Fassino non possono da una parte dirsi per la legalizzazione della cannabis per fini terapeutici e ludici e dall’altra non trarre conseguenze concrete dalla propria posizione teorica. Una politica che si rispetti dice quello che fa e fa quello che dice. Per questo la proposta dei consiglieri Viale e Grimaldi di procedere con la sperimentazione della coltivazione a Torino della cannabis a fini terapeutici, oltre che un evidente vantaggio per i malati - che potrebbero usufruirne senza più dover approvvigionarsi dei farmaci all'estero, con costi esorbitanti per loro ma anche per il Servizio Sanitario nazionale, pagato da tutti - è anche un segno di coerenza politica.
Invitiamo, infine, l'arcivescovo Nosiglia a informarsi prima di parlare o altrimenti a tacere. Dire che la legalizzazione per fini terapeutici della cannabis significa aprire la strada alla droga sarebbe come dire che gli oppiacei utilizzati nelle terapie del dolore aprono la strada all’uso dell’eroina. Anche per Nosiglia vale la regola che il silenzio ogni tanto è d’oro!
Ci auguriamo che la proposta Viale/Grimaldi possa servire da spunto per iniziative in altre città italiane."
Torino, 9 febbraio 2014
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Olimpiadi invernali/Boni e Manfredi: noi e Putin non siamo "Sochi". E non solo per le leggi anti gay e l'omofobia
Giulio Manfredi, Membro della Direzione di Radicali Italiani, e Igor Boni, Presidente dell'Associazione radicale Adelaide Aglietta:
Abbiamo letto l’accorata lettera aperta del premier Enrico Letta, con la quale rivendica fermamente le buone ragioni a sostegno della sua presenza, oggi, all’inaugurazione delle Olimpiadi Invernali di Sochi. Ci permettiamo solamente di rilevare che una cosa è dichiararsi contro tutte le discriminazioni (comprese quelle sessuali) sulle pagine del “Corsera”, un’altra cosa è riuscire a dichiararlo in modo intelligibile oggi a Sochi, alla presenza di zar Putin.
Ci preme segnalare un grave rischio: quello che passi nella vulgata del web che l’unico “colpa” della Russia sia quello della legislazione anti-gay, causa ed effetto di una diffusa omofobia. Non è così: le Olimpiadi Invernali si svolgeranno a poche decine di chilometri dal confine con la Georgia, Paese che è stato attaccato e occupato in parte dalla truppe russe appena sei anni fa, nell’estate del 2008; e a poche centinaia di chilometri dalla Cecenia, invasa dalle truppe russe 14 anni fa, con il conseguente massacro di 100.000 civili ceceni (un decimo della popolazione complessiva). Se Putin non fosse lo zar di un Paese che possiede l’arma atomica, sarebbe già stato incriminato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità, crimini di guerra e genocidio. Gli stessi crimini che il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha imputato allo zar siriano Assad, che detiene ancora il potere solamente grazie al sostegno russo.
Dietro ai sorrisi di Sochi, c’è un Paese, la Russia, nel cui Parlamento siede Andrei Lugovoj, agente segreto prima del KGB e poi del FSB, accusato dalla magistratura britanncia di aver ucciso nel 2006 Aleksandr Litvinenko, cittadino inglese dell’Unione Europea.
E dietro ai sorrisi di Sochi c’è un Paese, la Russia, che è a tutti gli effetti una democratura (democrazia formale + dittatura sostanziale), come lo era la Serbia di Milosevic; un Paese governato da un’ alleanza degli oligarchi fedeli a Putin (gli altri sono stati ridotti al silenzio, vedi Khodorkovsky) con i siloviki, gli uomini che Putin nel corso di oltre un decennio ha cooptato dall’apparato di sicurezza e inserito nei gangli dell’amministrazione, della burocrazia e delle aziende statali (Gazprom e non solo), diventati parte integrante del gruppo centrale di potere.
Per tutto questo, e non solo per la legislazione anti-gay, noi e Putin non siamo Sochi.
Torino, 7 febbraio 2014
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Tito, Bolognetti: E’ giunto il momento di procedere ad una integrale bonifica del Sin di Tito Scalo e, laddove questo non sia possibile, ad interventi di messa in sicurezza.
Fonte Il Quotidiano della Basilicata, 7 febbraio 2014
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani e Consigliere Associazione Coscioni
Mentre nei palazzi della Regione fischia il vento e infuria la bufera, una notizia, che di già qualcuno vorrebbe rubricare alla voce “allarmismo”, rende a dir poco inquieti. Nella Basilicata Saudita finalmente il carburante ci arriva direttamente a casa, basta aprire il rubinetto. A Tito, piccolo centro in provincia di Potenza, analisi effettuate dall’Agenzia regionale per l’ambiente confermano la presenza di idrocarburi nell’acqua che sgorga dal rubinetto delle abitazioni. Acqua agli idrocarburi!!!
Succede a Tito, la cui zona industriale rientra tutt’ora tra i siti di bonifica di interesse nazionale e nel cui territorio sono state stoccate migliaia di tonnellate di fanghi industriali nella famigerata vasca fosfogessi. Una bomba ecologica la vasca ubicata nell’area ex-liquichimica, dove a detta del sindaco Pasquale Scavone sarebbero stati stoccati anche fanghi provenienti dalle attività di estrazione idrocarburi. Il primo cittadino di Tito ebbe a sostenerlo in un’intervista che realizzai nel gennaio 2010 per Radio Radicale.
Sempre a Tito troviamo poi la plastica rappresentazione della fallimentare gestione del ciclo dei rifiuti, in una terra che vanta la metà degli abitati di Napoli. Sto parlando di quell’autentica barzelletta che risponde al nome di “Stazione di trasferenza”. Praticamente un parcheggio per la monnezza dove vengono convogliati i rifiuti di decine di comuni in attesa di uno smaltimento emergenziale e, come abbiamo avuto modo di scoprire, illecito.
Come se non bastasse, al quadretto affatto idilliaco si aggiunge la contaminazione delle falde prodotta dalla Daramic, i rifiuti della Ferriera e, ciliegina sulla torta, il percolato proveniente dalla dismessa discarica di Rsu di Aia dei Monaci.
La presenza di idrocarburi nell’acqua che arriva sulle tavole dei Titesi è un fatto di una gravità inaudita; di più, un crimine, un attentato alla salute.
Oggi, ora, subito, Acquedotto lucano dovrebbe spiegarci perché le analisi, che pure dovrebbe effettuare sulla qualità delle acque, non hanno rilevato la presenza di un pericoloso contaminate.
Soprattutto ci chiediamo da quanto tempo alcuni, e si spera non tutti, cittadini di Tito bevono acqua agli idrocarburi e cucinano e si lavano con la stessa acqua.
A Tito, gioverà ricordarlo, sono tutt’ora in vigore due ordinanze di divieto di utilizzo dell’acqua dei pozzi.
Credo sia giunto il momento di procedere ad una integrale bonifica del Sin di Tito Scalo e, laddove questo non fosse possibile, ad interventi di messa in sicurezza. Ma soprattutto è giunto il momento di far luce fino in fondo sui veleni industriali e politici della Lucania fenix, sui conflitti di interesse, le indagini sepolte e quelle mai fatte.
Sulla vicenda del Sin di Tito c’è materiale a sufficienza per spingere la Procura della Repubblica di Potenza ad aprire un’inchiesta avente come ipotesi di reato il disastro ambientale.
Nel contempo mi chiedo quale sia stato il destino dei due esposti che proprio sulla vicenda Tito depositai in Procura nel 2009.
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Primarie Pd/Manfredi: io non voterò. Indicazione di voto di Boni e Viale a favore di Gariglio è del tutto personale non coinvolge né Associazione Aglietta né tantomeno i radicali Piemontesi
Giulio Manfredi, Membro della Direzione Radicali Italiani e segretario dell'Associazione radicale Adelaide Aglietta:
Nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri nella sede radicale (dove si è parlato di vari argomenti, non solo di primarie PD), due esponenti radicali iscritti anche al PD (Silvio Viale e Igor Boni) hanno dichiarato che alle primarie del 16 febbraio voteranno Davide Gariglio. Tale scelta è del tutto personale e non può essere estesa e attribuita all’intera Associazione Aglietta né tantomeno ai cosiddetti “radicali piemontesi”.
Per quanto mi riguarda, ritengo che all’elezione del segretario di un partito politico debbano partecipare solo gli iscritti a quel partito, quelli che, pagando la tessera, permettono a quel partito di vivere e di fare. E’ il metodo e la prassi dal Partito Radicale da 50 anni, è il mio metodo e la mia prassi da 32 anni, da quando nel 1982 presi la mia prima tessera radicale. Pertanto, io non parteciperò alle primarie del PD.
Come è possibile verificare dalla registrazione della conferenza stampa fatta da Radio Radicale, ieri ho semplicemente apprezzato il fatto che Davide Gariglio da anni condivide l’iniziativa radicale per la trasparenza delle istituzioni; un impegno che Davide ha ribadito anche ieri per il futuro, chiedendo (e naturalmente ottenendo) su questo la collaborazione dei radicali.
Torino, 6 febbraio 2014
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Giustizia e carceri: la Camera “rimanda” ancora Napolitano, ma i radicali saranno lo stesso in piazza Montecitorio
Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali italiani, e di Paolo Izzo, Segretario dell’associazione Radicali Roma:
Abbiamo appreso che la Camera dei Deputati ha rinviato ancora una volta la prevista discussione in aula del messaggio che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato l'8 ottobre scorso in merito alla drammatica situazione delle carceri e della giustizia italiane. Inizialmente fissata per la giornata di domani, dopo aver già subìto uno slittamento dal 29 gennaio scorso e dopo ben quattro mesi dal ricevimento di quel messaggio urgente ed emergenziale, la discussione dovrebbe tenersi "con tutta comodità" il 18 febbraio prossimo, cioè a meno di 100 giorni dalla scadenza che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha fissato, con la sentenza Torreggiani, prima di sanzionare gravissimamente il nostro Paese per le condizioni inumane e degradanti dei penitenziari italiani.
Come Radicali, avevamo annunciato la nostra presenza domani alle ore 9,30 in piazza Montecitorio, per seguire e commentare in diretta i lavori della Camera e, nonostante il rinvio della seduta in questione, confermiamo nella maniera più assoluta e con ancora maggiore convinzione la necessità di manifestare in piazza, davanti alla Camera. Ciò innanzitutto per stigmatizzare quel rinvio come l’ennesimo sfregio nei confronti della massima carica del nostro Stato, ma anche per scongiurare l'eventualità che i recenti decreti in materia di giustizia - assolutamente non risolutivi di quella che Marco Pannella giustamente chiama "flagranza criminale dello Stato italiano" - possano essere considerati come una risposta sufficiente, una sorta di contentino, al messaggio del Presidente Napolitano e a quanto la Corte EDU impone al nostro Paese, trattati l'uno e l'altra come dei Radicali qualunque, che possano cioè rimanere inascoltati o senza una valida risposta, proprio come noi.
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Senato, Bernardini/Testa: Grasso decide di rinunciare all'autodichia del Senato, ma solo contra personam
In riferimento all’autodifesa resa stamane nell’Aula dal presidente del Senato, il segretario dei radicali italiani Rita Bernardini e Irene Testa, coautrice insieme ad Alessandro Gerardi del libro Parlamento zona franca hanno dichiarato:
Dobbiamo essere grati al Presidente del Senato per aver dissipato dallo scranno più alto di palazzo Madama il dubbio sul fatto che il Senato faccia parte dello Stato-apparato (e, quindi, possa costituirsi in giudizio autonomamente rispetto alla Presidenza del consiglio). Si tratta di un dubbio che, per la verità, non ha mai sfiorato i radicali: in tempi non sospetti abbiamo sostenuto che le Camere del Parlamento sono sottoposte alle stesse regole di tutte le pubbliche amministrazioni dello Stato italiano. A dire il vero, è una posizione che finora vede contrario proprio il Senato, che presieduto da Schifani si è costituito in Cassazione e presieduto da Grasso s’è costituito in Corte costituzionale a difesa dell’autodichia, che quel dubbio nega in radice. Non resta che auspicare una maggiore consequenzialità, nei comportamenti della Presidenza del Senato, revocando il mandato a costituirsi dinanzi alla Corte costituzionale nella vicenda aperta dall’ordinanza n. 10400 della Corte di cassazione: se il senatore Grasso vuol dimostrare di saper agire “in piena autonomia e indipendenza”, metta da parte le convenienze delle strutture burocratiche degli organi costituzionali e ne affermi, inconfutabilmente, la sottoposizione alla legge.
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Piemonte/lettera aperta dei radicali a Presidente Consiglio Regionale su caso Giovine, anagrafe vitalizi consiglieri, nomina garante regionale carceri
Al Presidente
del Consiglio Regionale
del Piemonte
Valerio Cattaneo
p. c. Ai Consiglieri regionali
Loro Sedi
Torino, 5 febbraio 2014
Oggetto: in merito a: “Giunta Elezioni/Caso Giovine”; questione “vitalizi consiglieri regionali”; mancata nomina garante regionale delle carceri.
Egregio Presidente,
Vorremmo interloquire con Lei su tre questioni che vedono coinvolto, in azioni o omissioni, il consesso da Lei presieduto. In particolare:
1) Giunta Elezioni/caso Giovine – Con sentenza definitiva di Cassazione del 14 novembre 2013, il consigliere regionale (sospeso dalla carica) Michele Giovine è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione, nonché alle pene accessorie della privazione del diritto elettorale per anni cinque e all’interdizione dai pubblici uffici per anni due. Ai sensi dell’art. 36 dello Statuto, la Giunta delle Elezioni del Consiglio Regionale (che è, a tutti gli effetti. “interna corporis” del Consiglio) avrebbe dovuto sottoporre al Consiglio Regionale la proposta di decadenza del consigliere Giovine. Invece, non solo la Giunta delle elezioni è stata convocata ben due mesi e mezzo dopo la sentenza succitata, ma, nella seduta di venerdì 31 gennaio 2014, ha deliberato, a maggioranza, di procrastinare la decisione sul “caso Giovine” a dopo il giudizio del Consiglio di Stato, previsto per il prossimo 11 febbraio, sulla richiesta di sospensiva della sentenza del TAR del 10 gennaio 2014, inerente l’annullamento delle elezioni regionali del 2010. È del tutto evidente che il suddetto iter, ancora in corso, della giustizia amministrativa, non ha nulla a che vedere con l’attuazione di una sentenza penale definitiva, di cui la Giunta delle Elezioni ha rifiutato di recepire gli effetti, per quanto le compete. La gravità di quanto è accaduto venerdì comporta, a parere nostro, una precisa assunzione di responsabilità da parte del Presidente di quel Consiglio Regionale che avrebbe dovuto deliberare la decadenza del consigliere Giovine; pertanto, Le chiediamo di intervenire presso la Giunta delle Elezioni affinché essa affronti nuovamente il caso, senza attendere scadenze ultronee e non incidenti sulla materia. Non possiamo, altresì, tacere il fatto tanto incredibile quanto censurabile che alla seduta della Giunta delle Elezioni di venerdì scorso abbia partecipato ed abbia votato il consigliere regionale Sara Franchino, uno dei 17 candidati della Lista “Pensionati per Cota” la cui firma è stata autenticata in modo irregolare, come ampiamente documentato nel dispositivo delle sentenze del processo a Michele Giovine e al padre Carlo (reperibili al seguente link).
2) Questione “Vitalizi dei consiglieri regionali” – In merito al voto di venerdì scorso sulla questione dei “vitalizi dei consiglieri regionali”, al di là e al di sopra delle varie dietrologie, ci pare incontestabile il seguente dato: la materia non rientra in alcun modo nel novero degli “atti indifferibili e urgenti”. Ciò detto, Le chiediamo di operare affinché ai cittadini piemontesi possa essere fornito un dato di conoscenza il più possibile corretto e completo, in nome della massima trasparenza. Le chiediamo, perciò, di dedicare un’apposita sezione dell’ “Anagrafe degli eletti” sul sito del Consiglio Regionale all’ “Anagrafe dei Vitalizi”, con l’elenco completo e costantemente aggiornato dei consiglieri regionali che godono di vitalizio, che ne godranno o che decideranno, a seguito del voto di cui sopra, di riscuotere in contanti l’intero importo dello stesso. La pubblicazione online dei vitalizi trova sostegno normativo nell’art. 14, comma 1, lettera c) del D. lgs. 14 marzo 2013, n. 33 (Testo Unico sulla trasparenza), in cui si fa riferimento ai “compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica”.
3) Garante regionale carceri – Ai sensi dell’art. 7 della L. R. n. 28 del 2 dicembre 2009 (Istituzione del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale), il Consiglio Regionale avrebbe dovuto nominare il garante regionale delle carceri entro il 5 giugno 2010. Ciò non è avvenuto né allora né in seguito. Con provvedimento di diffida notificato sia al Presidente della Regione Piemonte sia al Presidente del Consiglio Regionale in data 2 ottobre 2012, cinque cittadini detenuti nel carcere di Quarto d’Asti (AT), rappresentati dall’Associazione radicale Adelaide Aglietta, hanno diffidato i suddetti a provvedere alla nomina del garante. Nel documento “Indicazioni interpretative sul concetto di atti indifferibili ed urgenti in riferimento all’attività amministrativa della Giunta Regionale a seguito sentenza TAR Piemonte n. 66/14”, redatto dal Direttore Regionale Laura Bertino, è scritto, fra l’altro, che sarebbe “…ragionevole ritenere che tra gli atti urgenti ed improrogabili siano da annoverare tutti quegli atti obbligatori i cui termini siano in scadenza o già scaduti o sui quali pende una diffida a provvedere …”. Ci pare che la mancata nomina del garante regionale delle carceri si attagli in pieno alla fattispecie enunciata dalla Dott.ssa Bertino. Pertanto, fatte salve tutte le considerazioni “politiche” a sostegno della nomina del garante, che i rappresentanti dell’Associazione Aglietta hanno già avuto modo di illustrare per ben due volte in I Commissione Consiliare, Le chiediamo di convocare una seduta straordinaria del Consiglio regionale dedicata alla nomina del garante e al dibattito sulla situazione delle carceri piemontesi. Sarebbe un giusto corollario e completamento della seduta che la Camera dei Deputati dedicherà venerdì 7 febbraio alla discussione del messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica sulla situazione delle carceri e, più in generale, della giustizia in Italia.
Certi di un pronto riscontro, Le inviamo distinti saluti.
Giulio Manfredi
(segretario Ass. Radicale Adelaide Aglietta)
Igor Boni
(presidente Ass. Radicale Adelaide Aglietta)
Silvio Viale
(Consigliere comunale a Torino, Presidente Comitato nazionale Radicali Italiani)
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Santa Sede/Onu, Turco: speriamo che Papa Francesco riesca a convincere la conferenza episcopale italiana ad essere meno omertosa
Dichiarazione di Maurizio Turco, Tesoriere del Partito radicale, già deputato:
Il cardinale Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, non era stato così netto come Papa Benedetto XVI e Papa Francesco nel denunciare le violenze pedofile da parte di ecclesiastici a loro volta della sessuofobia se non di vere e proprie violenze. Nonostante ciò, sebbene sollecitata, la Conferenza episcopale Italiana non ha inteso dare vita ad una credibile Commissione di inchiesta indipendente con pieno accesso agli archivi segreti delle diocesi italiane. Nulla di trascendentale ma simile a quanto accaduto in altre parti del mondo, ad esempio in America, Irlanda, Belgio. L'associazione ex allievi dell'Istituto per sordi Provolo di Verona ha addirittura scritto a Papa Francesco perché ci metta una buona parola: di tutta evidenza è la CEI ad essere sorda© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
In nome del popolo italiano – appunto - e non contro la legge, il Diritto, i Diritti Umani, la Costituzione.
Da Nuova del Sud, 2 febbraio 2014
Bolognetti agli avvocati di Autonomia Forense: “Amnistia per la Repubblica”
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani
Tocca far presente ad alcuni avvocati dell’Associazione Autonomia Forense, che un provvedimento di Amnistia è e resta l’unica strada da percorrere per rimettere in carreggiata la disastrata macchina della giustizia italiana. In particolare, all’avvocato Leonardo Pinto vorrei suggerire di leggere quanto di saggio ha affermato sulla questione il Presidente della Corte d’Appello di Napoli, Antonio Bonaiuto, il quale nel gennaio del 2012 ebbe a dichiarare: “il rimedio principale sarebbe un’amnistia per eliminare gli arretrati che sono un debito pubblico, un fardello che abbiamo. Naturalmente si lascerebbero fuori i reati più gravi, ma bisogna avere il coraggio di dirle queste cose…”
Per rispondere(ritornare) agli avvocati di “Autonomia Forense” dico: sì, un provvedimento di Amnistia e Indulto porrebbe istantaneamente fine ad oltre 30 anni di violazioni della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e del dettato costituzionale. Un provvedimento di Amnistia è oggi provvedimento riformatore, propedeutico e indispensabile alle altre necessarie riforme del pianeta giustizia.
Tra poco più di cento giorni, l’Italia dovrà sanare la ferita inferta allo Stato di diritto, così come pretende la Corte di Giustizia Europea che ci ha condannato per i trattamenti inumani e degradanti delle nostre patrie galere.
Il nostro è un Paese che ha smarrito, e da tempo, la strada maestra del rispetto dello stato di diritto. Agli avvocati di Autonomia forense gioverà ricordare che, il 2 dicembre 2010, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha fatto del nostro Paese un “osservato speciale” per i tempi eccessivi dell’amministrazione della giustizia e cioè per la patente, reiterata, prolungata violazione dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Tra il 1959 e il 2011, l’Italia è stata condannata 1115 volte dalla Corte EDU per la non ragionevole durata dei processi. La piazza d’onore – si fa per dire – è toccata alla Turchia, che nello stesso periodo ha totalizzato 493 sentenze di condanna.
Occorre un provvedimento di Amnistia per uno Stato incapace di rispettare la sua propria legalità. Amnistia per la Repubblica!!!
Forse sfugge che questo stato di cose produce ogni anno un’Amnistia di fatto: la prescrizione di decine di migliaia di procedimenti.
Lo status quo produce giustizia di classe e denegata giustizia per vittime imputati.
Non si può essere legalitari a corrente alternata e non si può tacere di fronte alla strage di legalità in atto. La prima riforma necessaria è l’Amnistia, poi si dovrà discutere di depenalizzazione e decarcerizzazione, della Fini-Giovanardi e della Bossi-Fini e di leggi criminogene. Poi, si spera al più presto, occorrerà discutere di riforme quali l’abolizione della fasulla obbligatorietà dell’azione penale, di separazione delle carriere.
Occorrerà interrogarsi sul tradimento del voto referendario in materia di responsabilità civile: il referendum Tortora. Giustizia giusta, cari avvocati, e non di classe e non di parte e senza niet e diktat da parte di un organo dello Stato fattosi potere.
In nome del popolo italiano, appunto, e non contro la legge, il Diritto, i Diritti Umani, la Costituzione. Oggi, ora, subito va interrotta la flagranza di reato in atto. Il Presidente Napolitano lo ha compreso, spero vorranno comprenderlo anche gli amici di “Autonomia Forense”.
P.S.
Essere favorevoli a un provvedimento di amnistia significa essere a favore della certezza del diritto che oggi non c’è. Viene da sorridere, poi, di fronte al fatto che si tiri in ballo la certezza della pena, in un paese dove, dati alla mano, la maggior parte dei crimini nemmeno viene perseguita e dove lo status quo favorisce i forti vs i deboli e non dà nessuna garanzia se non le garanzie che può fornire l’arbitrio e la legge della giungla.
Approfondimenti
Vignetta Nuova del Sud, 4 febbraio 2014
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Alessio Falconio è il nuovo direttore di Radio Radicale
Da oggi, lunedì 3 febbraio, Alessio Falconio assume la direzione di Radio Radicale, subentrando a Paolo Martini che ha rassegnato le proprie dimissioni. A Paolo Martini l'azienda esprime i più veri e sentiti ringraziamenti per il lavoro svolto nel corso di questi anni.
Alessio Falconio, nato a Roma nel 1971, lavora a Radio Radicale dal 1995, dal 1998 al 2002 è stato corrispondente dal Senato, e dal 2002 ha seguito i lavori della Camera dei deputati. È stato vicepresidente della Stampa Parlamentare, associazione della quale è attualmente tesoriere.© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Giustizia/Carceri: discutere il messaggio di Napolitano di venerdì a Parlamento chiuso? Gli indignati nei confronti del M5S, si comportano in modo analogo nel mancare di rispetto al Presidente. Manifestazione radicale a Montecitorio venerdì 7 febbraio
Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali italiani, e Angiolo Bandinelli, Membro della Direzione di Radicali italiani:
Abbiamo appena inviato una lettera ai parlamentari per invitarli ad essere presenti (i deputati) al dibattito sul messaggio del Presidente della Repubblica che, ahinoi, è stato calendarizzato nella mattinata di Venerdì prossimo quando è risaputo che i deputati lasciano Roma per essere presenti sui territori di provenienza. Nella lettera chiediamo anche a deputati e senatori di portare un saluto alla nostra manifestazione che si terrà in concomitanza con il dibattito in piazza Montecitorio dalle 9.30 alle 14.00 per dare il meritato risalto al messaggio presidenziale, relativo alle ineluttabilità ed indifferibilità anche e soprattutto di provvedimenti legislativi straordinari per fare rientrare la situazione carceraria e della giustizia italiana nella legalità.
Dopo aver stigmatizzato la scelta di calendarizzare il dibattito di venerdì (o addirittura di sabato in caso di slittamento) abbiamo anche sottolineato come gli indignati di queste ore per la richiesta da parte del Movimento 5 stelle di impeachment nei confronti del Presidente della Repubblica, non abbiano però avuto remore a incardinare il dibattito sul messaggio presidenziale in un momento volutamente scelto come inadeguato e, a nostro avviso, sostanzialmente irrispettoso.
Nella lettera ai parlamentari abbiamo voluto anche sottolineare l’enorme differenza fra la scelta radicale del metodo nonviolento e quella “pentastellata”. Noi radicali - e in particolare Marco Pannella con i suoi prolungati scioperi della fame e della sete – abbiamo sempre cercato (e ricercato), pur nella polemica dura nei confronti del Presidente, di prospettare soluzioni affinché la sua funzione primaria di “garante” della Costituzione si affermasse nel modo più istituzionalmente consono. Ma il presupposto della nonviolenza - la nostra nonviolenza - è la dialogicità, che può ottenere come risultato quello che un’opposizione violenta non può conseguire perché cristallizza le posizioni rendendole impermeabili al dialogo, al dibattito, alla ricerca di una soluzione feconda, come quella che il Presidente Napolitano ha trovato con lo splendido, puntuale e ricchissimo messaggio che ha indirizzato al Parlamento.
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Riccardo Magi in sciopero della fame scrive a Matteo Renzi
Caro Matteo,
ritengo urgente informarti della grave e anomala situazione che si è venuta a determinare nel Consiglio comunale di Roma, e che vede tra i principali responsabili alcuni membri del gruppo del Partito Democratico: il gruppo del tuo partito e componente più numerosa della maggioranza che sostiene il sindaco Ignazio Marino.
Dall'inizio dell'anno l'Assemblea capitolina si riunisce inutilmente, senza approvare delibere della giunta né dei consiglieri. Eppure ce ne sarebbero di provvedimenti da esaminare, di azioni amministrative da compiere in una città afflitta da tanti problemi. Ma per ben sette sedute il Consiglio si è arenato su una delibera da me proposta per dotare Roma di una Anagrafe dei Rifiuti, cioè la pubblicazione online di tutti i dati relativi al ciclo dei rifiuti nella Capitale (raccolta, smaltimento, impianti, discariche). Strumento che potrebbe segnare l'inizio della svolta rispetto al "sistema Cerroni" (che, per inciso, sembra facesse della falsificazione dei dati una prassi ricorrente).
La proposta ha incassato l'ok della commissione Ambiente all’unanimità, e maggioranza e opposizione si dicono a favore. Ma se a parole sono tutti d’accordo, nei fatti l'aula è bloccata da un ostruzionismo bipartisan.
Il consigliere del Pdl (in Campidoglio esiste ancora un gruppo Pdl, oltre ai gruppi Ncd e Forza Italia nati dopo il suo scioglimento) Tredicine ha presentato una sessantina di ordini del giorno e circa 130 emendamenti ostruzionistici alla delibera che pure sostiene di voler approvare. Ma a potenziare l’ostruzionismo schizofrenico dell’opposizione, mettendo in stallo l’Assemblea, ci ha pensato il Pd.
Nelle ultime sedute è venuto sistematicamente a mancare il numero legale per puntuali assenze proprio tra i democratici. Il presidente Coratti, il più votato del Pd, ha persino smesso di presiedere l’Aula, mentre né la presidenza, né la capigruppo hanno deciso di ricorrere a strumenti regolamentari - come il contingentamento dei tempi o l’inammissibilità degli emendamenti palesemente strumentali - per fronteggiare l’ostruzionismo.
Perché il principale partito di maggioranza, che avrebbe i numeri per governare, fa sponda all’opposizione paralizzando l'Aula? Gli elettori e i militanti del Pd se lo chiederanno.
Nei corridoi del Campidoglio – gli stessi percorsi da Mazzini nei giorni della Repubblica Romana e da Ernesto Nathan mezzo secolo dopo – si sente dire che questo accanimento contro la mia delibera è un segnale al sindaco, alla giunta e anche chi ti scrive.
Nel dicembre scorso, in occasione della votazione del bilancio 2013 di Roma Capitale, ho denunciato pubblicamente il tentativo in corso di ricorrere alla cosiddetta “manovra d’aula”: una prassi spartitoria abituale, che consente ai consiglieri comunali di indicare la destinazione di fondi pubblici attraverso il finanziamento di iniziative, in alcuni casi evidentemente fittizie, per mascherare un modo di alimentare clientele e coltivare il proprio bacino elettorale (le preferenze di cui tanto si discute!).Una prassi inaccettabile, vista anche la situazione finanziaria della Capitale, che con la mia iniziativa sono riuscito ad impedire. In quell'occasione il gruppo consiliare del PD arrivò a darmi del bugiardo, ma poche ore dopo il sindaco rivendicò che per la prima volta dopo anni la Capitale approvava un bilancio senza “manovra d’aula”.
La mia iniziativa ebbe risonanza anche sulla stampa nazionale e, caro Matteo, ricordo molto bene l'espressione del tuo viso, nello studio di Porta a porta, al termine del servizio su quella vicenda. Forse la ricordi anche tu. Eri sbalordito, come chi ascolta una storia assurda e incredibile.
Caro Matteo il tuo Pd nella Capitale d'Italia è anche questo: un partito che fa ostruzionismo alla propria maggioranza, al proprio sindaco, a se stesso.
Per martedì 4 febbraio è convocata l’ottava seduta dell’assemblea Capitolina, il tuo partito sarà in aula? Da parte mia, ho deciso di iniziare dalla mezzanotte di oggi uno sciopero della fame: una iniziativa nonviolenta di dialogo con il Pd e con te, perché tu possa trovare in queste ore l’urgenza di darmi una risposta, qualsiasi essa sia. Conosco bene i tuoi impegni, ma sono anche certo che la tua attenzione, per il ruolo che ricopri e la fiducia che tanti democratici anche romani hanno riposto in te, aiuterà i compagni del Pd a essere presenti a se stessi e ai propri elettori nelle prossime sedute. A votare come meglio credono, ma a onorare le istituzioni e la carica che ricoprono.
Bolognetti: Grillo, i roghi, la voglia di Piazzale Loreto e l’antidemocrazia.
Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani
Le gesta di alcuni esponenti M5S possono solo essere rubricate alla voce nazigrillismo. La premiata ditta Grillo/Casaleggio, come previsto, sta mandando al massacro la folta pattuglia parlamentare incassata con le antidemocratiche elezioni del 2013. Il libro bruciato di Corrado Augias, poi, evoca in maniera sinistra la Berlino del 1933 e la campagna voluta da Goebbels contro i libri "non tedeschi" e contro la cosiddetta "arte degenerata". Ciò detto e premesso, va anche sottolineato che quanto accade è il frutto marcio di una democrazia malata, il prodotto di una democrazia in decomposizione, fattasi “democrazia reale”.
Dov’erano, mi chiedo, coloro che oggi si strappano le vesti, quando abbiamo denunciato la negazione del diritto di elettorato attivo e passivo?
Dov’erano quando raccontavamo che senza democrazia non ci sono elezioni, ma solo violente finzioni contro i diritti civili, politici e umani?
Chi si è scandalizzato, mi chiedo, per il fatto che nonostante una sentenza del Tar sia stato impedito ai Radicali e a Marco Pannella di poter spiegare perché occorre un provvedimento di Amnistia e Indulto?
Chi si è strappato le vesti di fronte al reiterato attentato ai diritti civili e politici del cittadini di questa Repubblica, ai quali viene negato il diritto a poter conoscere per deliberare?
C’è voglia di piazzale Loreto in questo Paese disastrato dal settantennio partitocratico, e Grillo ne è il miglior o peggiore – fate voi – interprete.
Ma oltre a vedere la trave conficcata negli occhi di un’apprendista stregone, forse occorrerebbe anche guardare la trave conficcata nel proprio occhio.
I sintomi di mali antichi ci sono tutti e si manifestano in Italia e nel mondo. Temo che le risposte che qualcuno offre siano assolutamente inadeguate.
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Bolognetti: Folle autorizzare lo sviluppo del Pozzo “Pergola1”
Fonte Basilicata24
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Consigliere Associazione Coscioni
C’è da prendere atto che prosegue imperterrita l’opera di rapina, saccheggio e attentato alla salute pubblica perpetrata dalla compagnie petrolifere in Basilicata.
La vicenda del pozzo “Pergola1”, in località Marsiconuovo, rappresenta l’ennesimo tassello di un’operazione finalizzata a fare delle valli lucane, ad iniziare dalla fu Val d’Agri oggi Valle dell’Agip, il serbatoio petrolifero d’Italia.
Il tutto grazie alla complicità di una politica miope, incapace di tutelare risorse ben più preziose dell’oro nero ad iniziare dalla risorsa idrica.
Alle troppe coscienze in vendita e alle anime in saldo che vivono nel Kazakistan lucano vorrei suggerire di leggere con attenzione l’art.3-quater del Codice dell’Ambiente che recita: “Ogni attività umana giuridicamente rilevante deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future”.
Ecco, verrebbe da chiedersi cosa consegneremo alle generazioni future se continueremo a consentire trivellazioni in aree delicatissime dal punto di vista idrogeologico.
Consentire l’ubicazione di un pozzo petrolifero all’interno del bacino idrografico del fiume Sele è pura follia.
Per dirla con il Prof. Franco Ortolani, in caso di incidente questa insana scelta determinerebbe la contaminazione della traversa di Persano, “punto di prelievo dell’acqua per irrigare la Piana del Sele”. Lo stesso Ortolani sottolinea che “eventuali sversamenti di idrocarburi verrebbero trasportati nel fiume Melandro, poi nel fiume Bianco e poi ancora nel fiume Tanagro ed infine nel Sele e alla traversa di Persano, inquinando l’area fluviale protetta Sele-Tanagro”.
Inutile sottolineare che il pozzo in oggetto sorgerebbe in aree ricche di sorgenti e corsi d’acqua.
Mi auguro che per una volta, almeno una, prevalga quel buon senso che è mancato in passato e che ci avrebbe consentito di evitare che larghe fette del nostro territorio venissero esposte al rischio di un inquinamento fin troppo concreto e testimoniato dal numero di siti inquinati dalle attività di ricerca, trasporto ed estrazione idrocarburi.
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">L’associazione Radicali Lucani sostiene e fa propria l’iniziativa del Comitato “Blocchiamo il Pozzo Pergola 1”.
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Approfondimenti
Estrazione Idroraburi, Bolognetti su pozzo "Pergola1"(Basilicatanet, 1 febbario 2014)
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Droghe/Radicali: politicamente incomprensibile e tecnicamente risibile che la presidenza del consiglio sostenga legge Fini-Giovanardi. Napolitano ha parlato invano?
Rita Bernardini (segretaria di Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani): text-align:justify">Con cinque striminzite paginette, il Presidente del Consiglio dei Ministri, tramite l’Avvocatura generale dello Stato, è intervenuto in difesa della legge n. 49/2006, sedicente legge “Fini-Giovanardi”, che esattamente otto anni fa fece di tutta l’erba un fascio, unificando le tabelle degli stupefacenti e di conseguenza anche le pene previste (questo ha significato passare, per la cannabis e i suoi derivati, da una pena con minimo di due e massimo di sei anni di reclusione a una pena da sei a venti anni di reclusione); e lo fece in modo subdolo, nascondendo questo pesante aggravamento del regime proibizionista all’interno di un decreto-legge nato per finanziare le Olimpiadi Invernali di Torino del febbraio 2006. text-align:justify">L’11 febbraio prossimo la Consulta dovrà esprimersi sulla costituzionalità della Fini-Giovanardi. text-align:justify">Riteniamo, innanzitutto, il ricorso del governo politicamente incomprensibile. Enrico Letta ci risulta essere sempre esponente di punta di quel PD che otto anni fa criticò apertamente in aula sia i contenuti della “Fini-Giovanardi” sia le modalità con cui venne imposta al Paese, privando il Parlamento di un dibattito adeguato alla portata delle modifiche apportate al Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/1990). Ed Enrico Letta è stato il primo ad applaudire i recenti interventi del presidente della Repubblica che hanno pesantemente stigmatizzato una decretazione d’urgenza abnorme, che è andata ben oltre i paletti costituzionali. text-align:justify">Il ricorso è, inoltre, tecnicamente risibile. L’Avvocatura dello Stato imputa alla Corte di Cassazione, che ha richiesto il pronunciamento della Consulta, di non aver tenuto conto che nel giudizio di merito la pena inflitta all’imputato – accusato del trasporto di circa quattro chili di hashish – avrebbe potuto essere diminuita applicando l’attenuante del “fatto di lieve entità”. Ebbene, anche gli studenti universitari al primo anno di Legge sanno che la Cassazione non può applicare attenuanti, ma solo controllare – come puntualmente ha fatto nel nostro caso – se i giudici di merito le hanno negate legittimamente. Le carceri sono piene di migliaia di detenuti cui l’attenuante viene negata dai nostri tribunali per la detenzione di quantitativi di cannabis inferiori anche cento volte a quello che ha indotto la Cassazione ad inviare il processo alla Consulta. text-align:justify">
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La solidarietà di "Via Pretoria" a Maurizio Bolognetti
" "Verdana","sans-serif"">La solidarietà di Via Pretoria a Maurizio Bolognetti"
Via Pretoria, 31 gennaio 2014(Inserto della Nuova del Sud)
"Caro Bolognetti, anche se ce le siamo date di santa ragione, non posso esimermi dal darti la mia più piena solidarietà...è allucinante, se non proprio paradossale, che in questa vicenda vinca chi non ha parlato ma se n'è stato buono, buono affacciato alla sua finestra di casa a contare le pecorelle..."
La lettera di Franco Loriso su "Via Pretoria"(Inserto Nuova del Sud)
Vignetta Loriso, 31 gennaio 2014
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Europa, i Radicali a Letta: subito compensazioni per gli aiuti di stato perenni a Gran Bretagna, Francia e Germania
Pannella, Beltrandi e Pagano del Partito Radicale scrivono a Letta perché vengano adottati provvedimenti federalisti europei su sport e comunicazione. Nello Sport – scrivono i Radicali - se fosse recepita la la Risoluzione Fisas sulla Dimensione Europea dello Sport, l’Ue risulterebbe come la più grande potenza sportiva mondiale. Alle Olimpiadi di Londra, ad esempio, l’Europa avrebbe potuto evidenziarsi con quasi il triplo delle medaglie degli USA e ben oltre il triplo di quelle cinesi. Sulla comunicazione invece - spiega il PRNTT - siamo di fronte a una vera e propria ingiustizia linguistica, con effetti devastanti economici, occupazionali e non solo causati dall’oligopolio, tendente al monopolio, linguistico europeo. Esso altera seriamente il mercato e impedisce la libera concorrenza in contrasto con il “principio di un mercato economico aperto e in libera competizione” (art. 4 Costituzione Europea), instaurando “veri e propri aiuti di stato permanenti” a Gran Bretagna, Francia e Germania. Ancora oggi - denunciano i tre dirigenti Radicali - la Commissione Europea non ha ancora fornito le traduzioni del bando “ERASMUS+” con prima scadenza 17 marzo che, invece, è stato pubblicato in inglese fin dal 12 dicembre”.
E’ urgente quindi andare in Europa a chiedere, intanto, strumenti compensativi, economici e non solo, dell’ingiustizia linguistica perpetrata e, già per il semestre europeo presieduto dall'Italia, mettere in cantiere la prima Conferenza europea per la giustizia e il federalismo linguistico che, come sostiene anche Sartori è una priorità ineludibile.
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AttachmentDimensione PRNTTaLETTA.pdf267.93 KBPertusillo, Bolognetti: Per non rischiare la “Damnatio memorie”.
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Consigliere Associazione Coscioni
Quello che davvero dovrebbe far riflettere è che prima, durante e dopo la presunta rivelazione di segreto d’ufficio di cui sono accusato, non c’è stata una sola seria indagine sul conclamato decadimento della qualità delle acque invasate nella diga del Pertusillo.
Ieri, nel corso dell’interrogatorio ho provato a ricostruire i vari passaggi di una vicenda che continuo a definire surreale.
Era mio dovere diffondere analisi Arpab mai rese pubbliche ed era mio dovere diffondere le analisi che il 21 gennaio del 2010 ebbi a commissionare alla Biosan di Vasto.
Nel corso dell’udienza ho anche avuto la possibilità di ricordare i contenuti di un editoriale scritto dal dottor Nino Grasso il 14 gennaio del 2010. Ho dovuto farlo per evitare che certi fatti vengano inghiottiti dall’oblio. Per ricordare il contesto nel quale viviamo e operiamo.
Non posso permettere che la damnatio memorie determini la definitiva rimozione di fatti che ben descrivono il grumo di potere partitocratico, che soffoca la terra che fu di Nitti e Giustino Fortunato.
Nel gennaio 2010, il dottor Grasso, allora editorialista della Nuova del Sud diretta da Mario Isoldi, ebbe a definire la mia denuncia sul decadimento della qualità delle acque un’azione “indegna ed esecrabile”.
Non basta, lo stesso Grasso ebbe a scrivere di una “irresponsabile campagna diffamatoria ai danni dell’acqua lucana e di una sorta di aggiotaggio a favore delle compagnie di acque minerali”.
Nel dare atto all’attuale direttore Mimmo Parrella di aver dato un taglio decisamente diverso al suo giornale, anche sulle questioni attinenti i veleni industriali e politici della Lucania fenix, torno a ribadire che quell’editoriale fu una delle tante cose indegne ed esecrabili di un sapiente linciaggio andato avanti per mesi.
Del dottor Grasso ad oggi non si registrano dichiarazioni rilasciate per commentare quello che pian piano è emerso grazie all’opera di disvelamento della verità che ritengo di aver compiuto.
Non una parola, per esempio, a commento di quanto scritto nel settembre del 2012 dal Ministro Balduzzi in risposta ad una interrogazione dei Radicali: “Campioni prelevati dall’Arpab nel luglio del 2011 hanno mostrato alte quantità di idrocarburi totali(nel Pertusillo, ndr).
Da un lato l’Agenzia negava in risposte a mezzo stampa qualsiasi inquinamento e dall’altro, chiamata a rispondere dal Ministero, riferiva della presenza di “idrocarburi totali”.
Solo un tassello di una pessima farsa andata avanti per mesi tra atteggiamenti negazionisti e tuttapostisti.
Caro Grasso, di cose indegne ed esecrabili, dalla Val Basento a Tito Scalo, passando per il Vulture e la Valle del Sauro, ne abbiamo viste tante in questi ultimi anni, tra queste certo non un’azione volta ad onorare il diritto dei cittadini a poter conoscere per deliberare.
Si dice: “il tempo è galantuomo” Spero che sia vero.
Intanto, voglio continuare a ricordare a me stesso quello che altri ben volentieri rimuoverebbero e che certo non inseriscono nei curriculum di regime.
Concludo affermando che la peggior forma di inquinamento presente in Basilicata è rappresentata dalle tante anime morte e dalle troppe coscienze in saldo.
Approfondimenti
Bernardini: "Da Bolognetti solo opera di verità" (Gazzetta del Mezzogiorno, 30 gennaio 2014)
Intervento Bolognetti, 30 gennaio 2014 (Radio Radicale)
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Laura Arconti: video della disobbedienza civile di Rita Bernardini
La Presidente Laura Arconti segnala il video della disobbedienza civile della Segretaria Rita Bernardini
svoltasi ieri a Foggia.
Link al video http://www.radioradicale.it/scheda/402354
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Manifestazione del 29 gennaio Rinviata
SALTA A MONTECITORIO IL DIBATTITO SUL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE ALLE CAMERE SU CARCERI E GIUSTIZIA. Per il momento, non è prevista la data in cui si terrà.
LA MANIFESTAZIONE DI DOMANI 29 gennaio 2014 È PERTANTO RINVIATA A QUANDO IL DIBATTITO VERRÀ CALENDARIZZATO.
Rita Bernardini, Segretaria nazionale di Radicali italiani, ha commentato come segue la notizia del rinvio del dibattito:
"110 giorni dalle solenni parole del Presidente Napolitano erano troppo pochi per lorSignori. Occorrerà ancora attendere."
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