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Aggiornato: 3 anni 8 mesi fa

Bernardini e Bolognetti: Occorre provvedimento di Amnistia e Indulto

Lun, 03/03/2014 - 14:05
03/03/14

Fonte Basilicatanet, 3 marzo 2014

 

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">“A chiunque abbia davvero a cuore la vita del diritto e il diritto alla vita, noi rivolgiamo un appello. Occorre, oggi più di ieri, interrompere la flagranza di reato in atto contro i diritti umani e la Costituzione”. Così Maurizio Bolognetti della Direzione nazionale Radicali Italiani e Rita Bernardini, segretaria Radicali Italiani. “Occorre che il nostro Stato rispetti la sua propria legalità. Occorre riconquistare – aggiungono - un minimo di civiltà giuridica e tornare a garantire il funzionamento della nostra sgangherata macchina della giustizia. Occorre, per le ragioni che abbiamo più volte spiegato, un provvedimento di Amnistia e Indulto. Un costituzionale provvedimento di Amnistia, che è in primis di Amnistia per la Repubblica, per uno Stato pluricondannato da oltre 30 anni per la violazione di fondamentali diritti umani. Ci rivolgiamo alle massime cariche istituzionali della nostra regione, ad iniziare dal Presidente della Giunta e del Consiglio regionale, ai sindaci dei 131 comuni lucani e ai nostri compagni doppia tessera (Vito De Filippo, Mariano Pici, Nicola Benedetto, Nicola Becce), per chiedere – concludono Bolognetti e Bernardini - che ci si attivi a sostegno, nei modi e nelle forme che riterranno più opportuni, degli obiettivi e delle ragioni del nostro Satyagraha. C’è davvero bisogno, in questo nostro sgangherato Paese, di Diritto, Giustizia, Amnistia e Libertà”.

Approfondimento

Abbiamo contato gli anni, ora contiamo i giorni

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Roma. Magi: su obiettivo risanamento benvenuto Pd

Dom, 03/02/2014 - 20:26
02/03/14

14.0pt;Arial","sans-serif";color:#262626">Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere capitolino Radicale eletto nella Lista civica Marino 14.0pt;Arial","sans-serif";color:#262626">

Finalmente sembra prendere forma, tra la classe politica e dirigente romana, la consapevolezza di ciò che noi Radicali affermiamo in solitudine da tempo. E cioè che il risanamento strutturale delle finanze capitoline, la ricerca di nuovi modelli di erogazione dei servizi pubblici locali che mettano al primo posto la qualità dei servizi ai cittadini e non il mantenimento dello status quo delle aziende controllate e partecipate, la necessità di eliminare sprechi e storture gestionali prima di utilizzare la leva fiscale nei confronti dei cittadini romani - che sono i più tassati d'Italia  - devono rappresentare l'obiettivo politico principale della giunta in questa consiliatura. Solo un'azione di governo della Capitale in questa direzione potrà segnare la discontinuità con gli ultimi disastrosi decenni che ci hanno condotto al dissesto. Senza quest'opera di risanamento, null'altro potrà lasciare un segno positivo. 

Chi, come me, lo ripete da anni, si è trovato in questi primi mesi di consiliatura a confrontarsi con i tabù di maggioranza e opposizione su questi temi. Per questo voglio dire il mio "benvenuto!" a Cosentino e al Pd romano che oggi spiega al sindaco e alla giunta quanto per anni è stato ritenuto un'assurdità. Dall'inizio della consiliatura come Radicali siamo stati costretti tramite accesso agli atti a pubblicare dossier, oggi ripresi dalla stampa, per far conoscere ai cittadini la realtà sommersa e mascherata di retorica delle aziende comunali e dei servizi pubblici.

14.0pt;Arial","sans-serif";color:#262626">Persino chi fino a ieri giudicava punitive nei confronti della Capitale e dei romani misure quali il contenimento delle assunzioni, la dismissione di alcune aziende o di partecipazioni in esse, oggi indica queste misure auspicabili, anzi indispensabili. 
C'è da sperare che si tratti di un ravvedimento convinto e non di un gioco delle parti strumentale al braccio di ferro con il sindaco.
E' un occasione fondamentale forse l'ultima per salvare davvero la Capitale e dimostrare di essere una classe dirigente consapevole e responsabile.     

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Cina. Libertà per il Professor Ilham Tohti!

Dom, 03/02/2014 - 15:53
02/03/14

Libertà per il Professor Ilham Tohti!

 

Il Partito Radicale si unisce all'appello del Congresso Mondiale degli Uiguri per la libertà del professor Ilham Toht e rilancia la necessità di dialogo tra le autorità cinesi e le comunità uigure, tibetane e mongole per arrivare alla piena applicazione della Costituzione cinese che garantisce ampia autonomia alle cosiddette minoranze che vivono in quel paese.

 

Il 15 gennaio scorso, Ilham Tohti, professore di economia all'università Minzu di Pechino, uno studioso di questioni uigure e uiguro egli stesso, è stato arrestato dalla polizia cinese con l'accusa di secessionismo. Tohti è uno dei fondatori del sito "Uyghur Online" dedicato principalmente alla pubblicizzazione dei problemi legali che incontrano gli uiguri a casa loro e che riguardano la demolizione di abitazioni, di luoghi sacri, e spesso di rapimenti nonché di tutto ciò che attiene all'aggiustamento socio-economico uiguro alle migrazioni di massa che Pechino negli anni ha organizzato verso la parte occidentale della Cina.

 

Secondo Rexit Dilshat, portavoce dell'organizzazione Congresso Mondiale degli Uiguri, e iscritto al Partito Radicale Nonviolento, il lavoro di Tohti riguardava esclusivamente il rispetto dei diritti culturali e religiosi del suo popolo e i sui strumenti di azione erano carta e penna, "Il caso di Tohti non è isolato purtroppo" ha proseguito Dilshat "si tratta di una politica sistematica delle autorità cinesi di sopprimere la libertà di espressione degli uiguri con l'accusa di secessionismo. Ci appelliamo alla comunità internazionale perché tenga di conto di questa modo di agire dei cinesi e perché Tohti venga liberato. Troppe volte l'accusa di separatismo è stata usata per mettere a tacere opinioni non in linea col regime."

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Carceri/giustizia/amnistia. La Presidente di Radicali Italiani Laura Arconti scrive al Ministro della Giustizia Andrea Orlando: Quando riceverà, come promesso, i Radicali?

Sab, 03/01/2014 - 13:58
01/03/14

 

line-height:115%;Verdana","sans-serif"">Egregio signor Ministro della Giustizia,  come tutti gli italiani ho capito perfettamente che il governo di cui lei fa parte si ispira al metodo dell’operatività immediata, e pertanto suppongo che lei sia molto occupato: tuttavia spero che troverà qualche minuto per leggere questa mia, che viene scritta proprio sotto lo stimolo dell’urgenza più stringente. Sono la presidente di “Radicali Italiani”, Movimento costituente del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito.            Benché i mezzi di informazione non abbiano mai reso noto tutto ciò che da anni noi Radicali proponiamo per risolvere il disfacimento del sistema Giustizia e la vergognosa ricaduta sulle carceri, non dubito che lei ne sappia qualcosa. Mi risulta infatti che lunedì 24 febbraio una delle prime cose che lei ha fatto nella veste di Ministro della Giustizia è stato di telefonare alle ore 9:36 a Rita Bernardini, segretaria nazionale del movimento che io sono stata chiamata a presiedere, proponendole un incontro operativo sul tema. Siamo abituati ad incontrare le autorità istituzionali, e di solito i nostri dirigenti vengono invitati ed accolti senza ritardo quando se ne manifesta l’opportunità; abbiamo quasi sempre, invece, registrato problemi con le figure istituzionali del PD e delle sue precedenti incarnazioni.  Spero che lei interrompa questa prassi di negato ascolto e dialogo, ora che è Ministro del governo di tutti gli italiani, e tenga conto soltanto dei suoi doveri istituzionali, perché la nostra annosa battaglia politica sul tema di Giustizia e carceri si sta concentrando dal 28 febbraio in un Satyagraha collettivo di migliaia di persone che scandiranno i novanta giorni residui da quella data all’ultimatum della Cedu con le loro iniziative di sciopero della fame, di informazione e raccolta di firme su un appello urgente, come testimonianza di verità e richiesta di azione immediata,  rivolta alle Istituzioni italiane.    Tutti i viventi sono soggetti ad una specie di coazione a ripetere,  tutti noi siamo portati a ripetere gli stessi gesti: infatti io ho scritto più volte alle alte cariche dello Stato e  mi è capitato spesso di ricevere risposta.  Mi ha risposto, per esempio, la dottoressa Annamaria Cancellieri, che ha preceduto lei come Ministro guardasigilli: era venuta a parlare all’assemblea del nostro XII Congresso nel novembre 2013, e poi mi ha risposto con una lunga lettera personale. Signor Ministro, noi Radicali abbiamo il vizio inusuale della sincerità e della franchezza: mi consenta perciò di dirle in tutta sincerità che la sua nomina al posto della dottoressa Cancellieri mi ha procurato un senso di delusione e di profonda preoccupazione.  Lei fa parte di un Governo il cui presidente ha già fatto sapere più volte, direttamente o per il tramite di suoi Ministri,  di non essere affatto d’accordo con la visione radicale in generale ed a maggior ragione sul tema specifico della giustizia e delle carceri che a noi sta tanto a cuore.  Ecco il motivo e il nocciolo della mia lettera, signor Ministro: dalle ore 9:36 di lunedì 24 febbraio sono passati -mentre le scrivo- cinque giorni. La sua telefonata alla nostra Segretaria nazionale resterà un fatto gestuale, una semplice  “promessa”  di incontro con i Radicali, o si tradurrà in qualcosa di più concreto?  Dipende soltanto da lei, perché noi siamo –da sempre- pronti a parlare con tutti. Ma ricordi, signor Ministro della Giustizia, che il 28 maggio scadrà l’ultimatum della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo all’Italia, e mai scadenza è stata più ultimativa: non c’è appello, perché troppe volte siamo stati condannati per i tempi biblici dei nostri processi e per il trattamento disumano e degradante nelle nostre carceri.           La Corte di Strasburgo con la sentenza Torreggiani  ci impone di  rimuovere le cause strutturali e sistemiche del sovraffollamento carcerario  che viola l’art. 3 della Convenzione; la Corte Costituzionale, con la   115%;Verdana","sans-serif"">sentenza  n. 210 del 2013, ha stabilito che, in caso di pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo che accertano la violazione da parte di uno Stato delle norme della Convenzione, "è fatto obbligo per i poteri dello Stato, ciascuno nel rigoroso rispetto delle proprie attribuzioni, di adoperarsi affinché gli effetti normativi lesivi della Convenzione cessino". Tutto questo è stato ricordato, e con parole ben più precise ed efficaci delle mie, dal Presidente Napolitano nel suo solenne messaggio alle Camere dell’8 ottobre scorso, che il Parlamento non ha mai discusso in aula, disprezzandolo come fosse un documento uscito dalle mani dei soliti seccatori radicali. Lo so: lei sta pensando di rispondermi che non tocca a lei ma al Parlamento, ecc ecc.  Lo so bene, e -se non lo sapessi- la canzone mi è già stata cantata e ripetuta da molti, anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini che, in risposta alla mia richiesta di calendarizzare il dibattito in Aula, ha risposto che il messaggio era stato ampiamente discusso in Commissione.  Signor Ministro, non è più tempo di parole e di tergiversazioni, mentre le sto scrivendo mancano 87 giorni alla scadenza del 28 maggio. Non c’è da perdere un giorno, non un’ora, non un minuto. Occorre un provvedimento di clemenza completo: non solo indulto, ma soprattutto amnistia, che cancella il reato e libera le scrivanie dei giudici e gli armadi delle cancellerie da un mucchio di carte inutili destinate comunque alla prescrizione.  E con altrettanta urgenza occorrono provvedimenti coraggiosi di riforma strutturale dell’intero sistema giustizia: certo, questa seconda parte richiederà qualche tempo in più, ed è proprio per questo che soltanto un provvedimento immediato di clemenza può fornire alla CEDU la prova della concreta decisione del nostro governo e del nostro parlamento di uscire da una situazione indegna di un paese che è stato storicamente considerato la culla del Diritto. La parola a lei, signor Ministro: e se riuscirà ad oppormi un motivo ragionevole e dignitoso per respingere la proposta radicale, sono pronta a ricredermi. Ma deve essere un motivo concreto, ragionevole, dignitoso, di cui non si debba vergognarsi di fronte al mondo intero ed alla coscienza di ciascuno di noi. Resto in ansiosa attesa di una sua risposta, le auguro buon lavoro, e spero che sia davvero un “buon” lavoro. Per cominciare: a che ora di domani lei incontrerà Marco Pannella, Rita Bernardini e qualche altro Radicale?                         

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Abbiamo contato gli anni, ora contiamo i giorni

Ven, 02/28/2014 - 18:08
28/02/14

La Segretaria di Radicali italiani Rita Bernardini ed Irene Testa, Segretaria dell'Associazione Il Detenuto Ignoto, hanno oggi lanciato l'appello "Amnistia-Satyagraha - abbiamo contato gli anni, ora contiamo i giorni", che segnerà il tempo che ci separa dal prossimo 28 maggio, termine ultimo fissato dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo allo Stato italiano per porre fine alla tortura praticata nei confronti dei detenuti ristretti nelle nostre carceri. L'Associazione Ristretti Orizzonti, il Senatore Luigi Manconi e la Presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia Elisabetta Laganà, sono fra i primissimi sostenitori dell'iniziativa.

Qui puoi firmare l'appello sottostante e aderire al Satyagraha.

Appello 
Carceri: «è un problema da non trascurare nemmeno un giorno in più»[Giorgio Napolitano, 17 dicembre 2013]
Abbiamo contato gli anni, ora contiamo i giorni.
Gli obiettivi e gli interlocutori del nostro Satyagraha.
Alla mezzanotte di giovedì 27 febbraio mancheranno 90 giorni a quel 28 maggio fissato per l’Italia dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo come termine ultimo per porre fine alla tortura praticata nei confronti dei detenuti ristretti nelle nostre carceri.
Sia chiaro, non ci sarà appello perché il tempo è già scaduto da anni per le reiterate condanne non adempiute da parte del nostro Paese. Non rispettare il termine implicherebbe logicamente, necessariamente, il ricorso alle estreme possibilità e capacità di autodifesa dell’Unione Europea, quali la sospensione o addirittura l’espulsione dall’Unione stessa.
E’ semplicemente inaccettabile – e perciò da radicali non possiamo accettarlo – che le questioni poste dal Presidente della Repubblica con il suo messaggio alle camere dell’8 ottobre scorso siano state finora inascoltate, oscenamente schernite. Sono fuori strada un Parlamento e un Governo che pensino di cavarsela con qualche “salva carcere” il cui esito sarà quello di qualche migliaio di detenuti in meno.
Il Presidente Napolitano lo ha detto: non c’è da perdere nemmeno un giorno. E, invece, sono stati persi anni, mesi, giorni, vite umane straziate a migliaia, mentre lì – praticamente nella porta a fianco – si ascoltavano le urla provocate da un dolore insopportabile nei corpi e nelle anime. Una sofferenza inflitta per mano dello Stato che fa strame di leggi il cui rispetto è obbligato, leggi riguardanti i Diritti Umani fondamentali, scritte nella Costituzione italiana, nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, nella Dichiarazione universale dei Diritti Umani.
L’obiettivo del Satyagraha è lineare e semplice: chiediamo che le nostre istituzioni mettano in atto tutti quei provvedimenti legislativi volti ad eseguire quanto richiesto dalla Corte di Strasburgo con la sentenza Torreggiani e cioè a rimuovere le cause strutturali e sistemiche del sovraffollamento carcerario che generano i trattamenti disumani e degradanti nelle nostre carceri (violazione dell’art. 3 della Convenzione – TORTURA).
Gli interlocutori del nostro Satyagraha sono il Governo nella persona del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, il Parlamento nelle persone del Presidente del Senato Pietro Grasso e della Presidente della Camera Laura Boldrini.
Il nostro dialogo nonviolento non vuole costringere alcuno dei nostri interlocutori istituzionali a fare ciò di cui non è convinto. Il Satyagraha vuol dire fermezza nella verità ed esclude qualsiasi forma di violenza o di ricatto.
Marco Pannella con i suoi lunghi scioperi della fame e della sete ha sempre detto che per il nonviolento la sconfitta più grande è se qualcuno muore e ha sempre sconsigliato lo sciopero della sete in carcere perché i detenuti non hanno la possibilità di sottoporsi a quei controlli medici che sono necessari e possibili solo a chi è fuori e in contatto con strutture sanitarie competenti. Le decine di migliaia di detenuti e di loro familiari che in questi anni si sono associati al Satyagraha radicale questo lo hanno capito. Non c’è alcun ricatto nella nostra azione, vogliamo solo dialogare con le istituzioni chiedendo ai nostri interlocutori di rispettare la loro stessa legalità, in primo luogo, la Costituzione sulla quale hanno giurato.
Nel suo messaggio al Parlamento dell’8 ottobre 2013 – il primo e unico dei suoi due mandati – il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto richiamare la sentenza della Corte Costituzionale (n. 210 del 2013) con la quale essa ha stabilito che, in caso di pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo che accertano la violazione da parte di uno Stato delle norme della Convenzione, "è fatto obbligo per i poteri dello Stato, ciascuno nel rigoroso rispetto delle proprie attribuzioni, di adoperarsi affinché gli effetti normativi lesivi della Convenzione cessino".
Ed è lo stesso Presidente della Repubblica che, dopo aver elencato tutta una serie di provvedimenti in tema di decarcerizzazione e depenalizzazione, ad ammonire nel suo messaggio che “tutti i citati interventi - certamente condivisibili e di cui ritengo auspicabile la rapida definizione - appaiono parziali, in quanto inciderebbero verosimilmente pro futuro e non consentirebbero di raggiungere nei tempi dovuti il traguardo tassativamente prescritto dalla Corte europea. Ritengo perciò necessario intervenire nell'immediato con il ricorso a "rimedi straordinari".” E’ dunque il Presidente Napolitano a indicare Amnistia e Indulto non solo per interrompere – senza perdere un solo giorno – i trattamenti inumani e degradanti nelle nostre carceri, ma anche per accelerare i tempi della Giustizia perché anche sulla giustizia “ritardata” (che è giustizia negata) abbiamo un fardello ultratrentennale di condanne europee per violazione dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti Umani riguardante l’”irragionevole durata dei processi”.
Noi vivremo i giorni che ci separano dal 28 maggio, in Satyagraha, dialogando con le istituzioni e controllando giorno dopo giorno quali azioni concrete verranno messe in atto per porre fine alla flagranza criminale in cui da anni vive il nostro Stato. Stato di illegalità che, oltre al suo portato di violenza e di morte, umilia e discredita le nostre istituzioni in Europa e nel mondo.


 

 

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Iran/Pena di morte, Nessuno tocchi Caino: oltre 500 persone giustiziate da quando Rohani è diventato presidente. Video mostra la disperata lotta di un iraniano sulla forca

Ven, 02/28/2014 - 16:20
28/02/14

VIDEO MOSTRA LA DISPERATA LOTTA DI UN IRANIANO SULLA FORCA

Roma, 28 febbraio 2014 Nelle ultime 48 ore, l’Iran ha impiccato 9 persone di cui 3 in pubblico a Karaj, Nazar Abad e Hashtgerd. Oltre 500 persone, donne e minorenni compresi, sono state giustiziate da quando il ‘riformatore’ Hassan Rohani è diventato presidente nell’agosto scorso. “Se la pena di morte può essere considerata un banco di prova di un vero cambio di regime, il nuovo Presidente non solo non ha rotto con il passato, ma ha anche aggravato una situazione che pone l’Iran al primo posto tra i paesi-boia nel mondo,” ha dichiarato Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino. Un video drammatico realizzato durante la pubblica esecuzione a Karaj ha mostrato tutta la crudeltà del regime iraniano di fronte alla lotta disperata di un prigioniero, attimi prima di essere impiccato. La sua richiesta finale di dire addio a sua madre prima di essere ucciso è stata negata dai boia, che hanno ignorato le suppliche accorate della donna e di parte del pubblico di consentire un ultimo saluto al figlio. In risposta alla crudeltà, l'uomo ha sferrato calci a uno dei boia, facendolo cadere dal patibolo e ribaltando la panca su cui doveva salire per l'impiccagione. Ne è seguita una lotta disperata nella quale il condannato, in inferiorità numerica e con le mani legate, ha combattuto contro i suoi carnefici. E’ stata una lotta dall’esito tragico e scontato, avendo le guardie sopraffatto l'uomo ed effettuato l'esecuzione proprio davanti alla madre e al pubblico rumoreggiante. Link al video: http://www.youtube.com/watch?v=6H08UaPFbsE&feature=player_embedded

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Prima edizione del Premio No Peace Without Justice per i diritti umani. Lunedì la cerimonia di consegna

Ven, 02/28/2014 - 15:21
28/02/14

 In ogni realtà del mondo le campagne per la tutela e la promozione dei diritti umani costituiscono un segmento essenziale della più ampia battaglia per l’affermazione dello Stato di diritto, perché senza democrazia non possono esistere diritti.

L’organizzazione Radicale Non c’è Pace Senza Giustizia ha pertanto deciso di istituire il “Premio No Peace Without Justice”, per incoraggiare e sostenere quanti, con grande impegno e coraggio, si battono nel mondo per conquistare quei diritti di cittadinanza indispensabili, spesso a rischio della propria vita. La cerimonia di consegna si svolgerà lunedì 3 marzo alle 9h30 presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica, alla presenza della Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, degli ex Ministri degli Esteri e della Giustizia Emma Bonino e Annamaria Cancellieri, del Presidente della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione del Diritti Umani del Senato Luigi Manconi e dei componenti della Giuria che ha selezionato le personalità da premiare. Della Giuria fanno parte, tra gli altri, il Procuratore della Corte Penale Internazionale Fatou Bensouda, il Presidente del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani Gianludovico de Martino di Montegiordano,la Segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini e la Presidente del Convention People’s Party del Ghana Samia Nkrumah. Seguirà una conferenza stampa del Presidente del Senato del Partito Radicale Marco Pannella, del Segretario Generale di Non c’è Pace Senza Giustizia Niccolò Figà-Talamanca e dei vincitori del Premio alle 15h30, presso la sede di Non c’è Pace Senza Giustizia, in via di Torre Argentina 76 – 3° piano.   Ulteriori informazioni sul Premio, che ha una sezione italiana e una internazionale, sono disponibili all’indirizzo http://www.npwj.org/content/HRPrize.html o chiamando il numero 06.68979261

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"Dunque, se hai senno, di un marmo che ti parla odi la voce"

Gio, 02/27/2014 - 20:02
27/02/14

  font-family:"Verdana","sans-serif"">Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani

“Napule è mille culure, Napule è mille paure”, cantava nel 1977 Pino Daniele.

I colori di Napoli, di una città straordinaria massacrata dalla malapolitica e che nonostante tutto conserva il suo fascino.

Ma se dici Napoli inevitabilmente pensi al Vesuvio e a una politica che, nella migliore delle ipotesi, si è comportata rispetto alla presenza di un vulcano e di un super vulcano(la caldera dei Campi Flegrei) come ebbe a comportarsi Ferdinando II di Borbone, il quale rispondeva a chi gli faceva notare che non era prudente dare impulso all’inurbamento dell’area vesuviana: “A fermà ‘a lava ce pensa San Gennaro”.

C’è una politica, o forse sarebbe meglio parlare di un regime – quello del sessantennio – che non ha saputo e voluto governare il territorio campano e ha consentito una cementificazione folle e selvaggia sotto le pendici di un vulcano attivo.

C’è chi non ha memoria, non sa, finge di non sapere o non vuole sapere.

Ci sono gli italiani brava gente e i napoletani brava gente, a cui è stata negata la possibilità di sapere che, poco meno di 4 secoli fa, un’eruzione sub-pliniana provocò migliaia di morti in presenza di scenari ben lontani da quelli di oggi e che, nel 1701, ci fu un’eruzione esplosiva di cui troviamo traccia e memoria in un’edicola votiva dedicata a San Gennaro e tutt’ora presente in quel di porta Capuana.

E sembra quasi che si sia persa memoria anche di un’eruzione effusiva che, nel 1855(Ferdinando di Borbone era ancora in vita), portò la lava a poco più di un km di distanza da San Giorgio a Cremano.

Ma c’è anche una politica, una storia altra, di chi suo malgrado è costretto a indossare i salveminiani panni del “profeta di sventure”, di chi da almeno 30 anni prova a prefigurare un futuro altro, a proporre soluzioni.

Penso a Marco Pannella, che da una vita chiede che si governi la realtà che incombe sulla città di Napoli, su un territorio dove si è materializzata una situazione nella quale si configura il reato di tentata strage.

Dici “Rischio Vesuvio” e pensi alle “prediche inutili” del prof. Aldo Loris Rossi, autore di uno straordinario documento nel quale si parla della necessità di una nuova alleanza con la natura e dove si propongo riflessioni sui limiti dello sviluppo e del peso che l’antropocene esercita su questo nostro pianeta.

E lo stesso prof. Loris Rossi che da tempo ci parla della necessità di rottamare l’edilizia post-bellica “senza qualità, interesse storico ed efficienza antisismica”.

Ecco, dici “Rischio Vesuvio” e pensi a chi in scienza e coscienza vorrebbe aprire una riflessione sulla cosiddetta “impronta ecologica”, che un’umanità in continua espansione sta lasciando su questa terra.

In questo nostro Stato, che sul fonte della tutela ambientale è uno “Stato canaglia”, così come lo è sul fronte dell’amministrazione della giustizia, non c’è una concreta applicazione di quell’art. 3-quater del Codice dell’Ambiente che recita: “Ogni attività umana giuridicamente rilevante deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future”.

E dov’è finito, verrebbe da chiedersi, quell’art. 301 dello stesso Codice dell’Ambiente, in cui si parla del principio di precauzione?

 

A Portici c’è una lapide posta all’indomani dell’eruzione del 1631:

 

“Ecco che scoppia e vomita di fuoco un fiume "Verdana","sans-serif"">

Che vien giù precipitando e sbarra la fuga a chi si attarda

Se ti coglie è finita: sei morto.

Disprezzato oppresse gli incauti e gli avidi

Cui la casa e le suppellettili furono più care che la vita.

Dunque, se hai senno, di un marmo che ti parla odi la voce

Non ti curar dei lari e senza indugi fuggi.” "Verdana","sans-serif"">

 

Ecco, questione di senno, di buon senso, di governo del territorio che non c’è stato, di dibattito e conoscenza negati; le mani sulla città, su un paese, sulle nostre vite, sul nostro futuro. E leggi solennemente enunciate e quotidianamente violentate.

Il “Rischio Vesuvio” è certamente un capitolo de “La peste italiana”, emblema di un contesto che stritola e soffoca questo nostro paese, negando diritto, diritti, legalità, democrazia, conoscenza.

"Verdana","sans-serif""> 

 

 

 

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#Sbanchiamoli - Fuori i Partiti dalle Banche: la nuova campagna di Radicali italiani

Gio, 02/27/2014 - 13:50

“#Sbanchiamoli – Fuori i partiti dalle banche. Credito a chi merita”: sono le parole d’ordine per il lancio della nuova campagna politica di Radicali Italiani, avvenuto giovedì 27 febbraio in conferenza stampa presso la sede dei Radicali a Roma.

Basta dunque all’influenza che i Partiti, attraverso le Fondazioni bancarie, hanno sul governo delle Banche, e quindi sulla distribuzione del credito a cittadini e imprese. Radicali Italiani propone la netta separazione tra le Fondazioni, guidate dai Partiti, e le Banche. Questa richiesta con la relativa proposta di legge è presente in una petizione parlamentare che il Tesoriere di Radicali Italiani Valerio Federico ha inviato ai Presidenti e ai capigruppo di Camera e Senato.

Approfondisci sulla campagna e firma la petizione»

«Sono in molti a invocare simili provvedimenti. Proprio ieri il Garante per le micro, piccole e medie imprese ha reso noti i dati sul disastroso andamento del 2013, che ha visto oltre 10.000 piccole e medie imprese fallire a causa del difficile accesso al credito, dato senza  precedenti» ha dichiarato Alessandro Massari, membro della Direzione di Radicali Italiani.

La riforma dell’assetto proprietario del sistema bancario proposta da Radicali Italiani se applicata nel Paese ridurrebbe le ingerenze dei Partiti sulla destinazione del credito, rimuoverebbe gli ostacoli posti dalle Fondazioni all’afflusso di nuovi capitali e avrebbe l’ulteriore effetto di accrescere le risorse delle Fondazioni da impiegare per sostenere le comunità locali.

La situazione attuale viola le leggi in vigore, dove queste prevedono la diversificazione degli investimenti  per le Fondazioni e la perdita dell’azionariato di controllo delle Banche.

La Segretaria Rita Bernardini, ha evidenziato come «qualsiasi lotta politica in Italia debba misurarsi con la totale mancanza di democrazia soprattutto dei mezzi d’informazione» e ha ricordato come «la campagna referendaria del 2000 “liberale liberista e libertaria” dovette scontrarsi non solo con la feroce censura dei media ma anche con la mannaia della Corte Costituzionale, che non ammise al voto popolare tutti i referendum economici che avrebbero potuto assicurare all’Italia, già 14 anni fa, quel rilancio economico che oggi i cosiddetti rottamatori ricercano disperatamente».

“Sbanchiamoli” pone un interrogativo al neo premier Matteo Renzi, alla guida del partito con il maggior numero di nominati nelle Fondazioni, che non ammette silenzio. «Renzi, invece di rottamare esperienze e competenze, rottami quelle vecchie politiche partitocratiche che permettono ancora ai Partiti in Italia di controllare le Banche e la destinazione del credito» ha così concluso il suo intervento il Tesoriere di Radicali Italiani, Valerio Federico

Approfondisci sulla campagna e firma la petizione»

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Salva Roma, Riccardo Magi: Roma non può fallire perché è già fallita, ostruzionismo M5S difende disastro degli enti clientelari

Mer, 02/26/2014 - 16:43
26/02/14

Ai bancarottieri capitolini di destra e sinistra, oggi si aggiungono i grillini. Dal 2008 si è nascosto il disastro del bilancio capitolino che i cittadini italiani e romani pagano ogni anno con l'aumento di tasse. Siamo alla finanza virtuale ma nessuno lo dice

Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere capitolino Radicale eletto nella Lista civica Marino Quella che si sta consumando in queste ore tra Parlamento e Campidoglio è una sceneggiata dai toni grotteschi, con i grillini schierati a difesa del disastro degli enti clientelari. All'improvviso è emergenza Roma, ma perché nessuno dice che la Capitale per legge non può fallire? Che non può - ai sensi del comma 5 art. 78 del Dl 112/2008 - dichiarare dissesto perché già lo ha fatto, seppur mascherandolo con la gestione commissariale avviata nel 2008? Perché nessuno parla degli ulteriori 200 milioni di euro l'anno che a breve saranno indispensabili per pagare il debito pregresso - oltre ai 500 milioni di euro già stanziati ogni anno - come scritto dal Commissario al debito nella relazione depositata in Parlamento nell'aprile scorso? Durante i cinque anni di Alemanno si è continuato a far finta di non sapere che si era già oltre l’orlo del baratro e i primi mesi di questa consiliatura non hanno certo segnato la discontinuità necessaria. La verità è che l'approvazione del dl Salva Roma con le modifiche apportate al Senato avrebbe permesso alla classe dirigente nazionale e capitolina di continuare a prendersi in giro. Avrebbe commissariato un altro pezzo di Roma Capitale senza salvare Roma. A salvarsi sarebbero stati solo Giunta, Consiglio e partiti, che avrebbero fatto finta di continuare a governare non sapendo di essere, in realtà, soltanto bancarottieri messi nelle condizioni di non nuocere. A farne le spese sarebbero stati, invece, ancora una volta i cittadini italiani e romani, costretti a finanziare il piano di rientro con nuove tasse e con servizi ridotti a livelli pietosi, proprio come nel 2008 quando fu introdotta la gestione commissariale: una farsa infinita. Roma non può fallire perché è già fallita, ma gli unici ad averlo denunciato siamo stati noi Radicali, come ha riconosciuto Sergio Rizzo sul Corriere della Sera e come ricordato oggi alla Camera, pubblicando sul sito opencampidoglio.it i dossier con la verità sul disastro finanziario delle società partecipate del comune. Renzi non può cambiare Roma, se la Capitale non lavora per il proprio cambiamento. Invece di chiedere al Governo di far finta di salvare la capitale dalla bancarotta, il Consiglio si assuma le sue responsabilità e si riappropri del ruolo a cui ha rinunciato finora, proponendo misure efficaci per il risanamento del bilancio comunale. Alle svendite e alle privatizzazioni all'italiana, su cui è pronto ad avventarsi il capitalismo nostrano, ci sono alternative se Roma Capitale deciderà di occuparsene: dismettiamo i servizi non essenziali, apriamo i servizi essenziali alle gare e valutiamo forme innovative come l’azionariato popolare, forme di cooperative di utenti, a contratti di servizi municipali, in grado di creare quel controllo sull’efficienza che cittadini chiedono come principale “bene comune”. Se la mancanza di controllo e di trasparenza è la principale causa del dissesto, recuperarli come strumento di governo può essere la sola strada per uscire dal baratro.

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Fecondazione, Filomena Gallo: Sacconi non conosce la legge ma vuole imporre la sua etica

Mer, 02/26/2014 - 16:30
26/02/14 Dichiarazione di Filomena Gallo, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni   Le dichiarazioni di Maurizio Sacconi in merito alla maternità surrogata sono davvero fuori luogo. Occorre ricordare al senatore due aspetti essenziali della questione: il primo è che in Europa, esistono legislazioni che permettono la pratica dell'utero surrogato regolato per legge e disciplinato in maniera del tutto legale. Il secondo riguarda il nostro Paese: la legge 40 del 2004 prevede che i figli nati da tecniche vietate nel nostro Stato siano considerati figli legittimi della coppia e non è possibile effettuare il divieto di paternità. Il senatore Sacconi sta solo tentando di imporre altri divieti anche oltre confine, in base alla sua 'antropologia': non si tratta di esaudire, desiderare ,ma di rispettare diritti, in questo caso quello di accedere a tecniche mediche e ad avere un figlio. I giudici di Milano nel procedimento della coppia che si è rivolta ad un centro ucraino per la maternità surrogata hanno evidenziato un problema legato alla trascrizione di un atto in Italia legalmente rilasciato in un altro Paese e hanno evidenziato  cosa devono subire le coppie italiane nel momento in cui esercitano i lori diritti in materia procreativa. Ricordo al senatore Sacconi e a tutti coloro che difendono la legge 40, che l'utero surrogato in Italia è vietato, in base alla legge 40, solo se commercializzato e che nel 2000 il Tribunale di Roma ha autorizzato questa pratica se applicata su base solidale senza commercializzazione del corpo o di parti di esso nel pieno rispetto delle norme in vigore nel nostro Paese e delle norme comunitarie.

 

Le persone in questi anni stanno insegnando alla politica che le libertà individuali non possono essere ignorate a beneficio di una politica di potere e compromessi perché le persone azionano strumenti che pur se con tempi lunghi tutelano i diritti umani nei Paesi in cui i decisori politici sono incapaci di tutelare tali diritti. Il parlamento non può ignorare tutto ciò, sui temi dei diritti civili devono essere ascoltati i cittadini: basta prendere atto dei sondaggi su temi come le libertà individuali e la famiglia.  

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Il discorso di commiato di Emma Bonino dal Ministero degli Affari Esteri

Lun, 02/24/2014 - 19:27

«Non ho sassolini, non ho scoop da rivelare, da radicale ho dei macigni, come dire, che dovremo tutti insieme rimuovere, non per me, ma per il Paese» questo l'esordio del discorso di congedo dal Ministero degli Esteri che nel pomeriggio di sabato 22 febbraio, Emma Bonino ha tenuto presso Largo di Torre Argentina, fuori dalla sede dei Radicali a Roma. Con lei anche Marco Pannella, che aveva annunciato il comizio via radio appena ventiquattrore prima.

L'ex titolare della Farnesina ha voluto congedarsi dall'incarico con un commiato particolarmente ricco e carico di spunti: «La buona educazione è rivoluzionaria - ha dichiarato la Bonino - Credo che dobbiamo rinconquistare tutti il senso delle istituzioni, delle regole, dello stato di diritto». Un pensiero di riguardo alla "casa radicale" che continua a coltivare questi principi quali prioritari per la vita e l'attività politica.

Nel giorno in cui il suo dicastero è passato nelle mani di Federica Mogherini, chiamata dal neo premier Matteo Renzi, Emma Bonino ha auspicato che il Paese possa presto ritrovare senso civico per rispettare le sue stesse istituzioni democratiche. Ai sostenitori in piazza ha chiesto di «iscriversi al partito radicale, di non delegare», perché «uno può anche essere King-Kong, ma non può da solo assumere i valori della ricostituzione della convivenza civile». 

Proponiamo di seguito il video integrale del comizio di Largo Argentina
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Cominciamo bene?

Lun, 02/24/2014 - 18:59
24/02/14

Da una nota diffusa sul profilo Facebook di Rita Bernardini, Segretaria nazionale di Radicali italiani:

Alle 9.36 ricevo la telefonata di Andrea Orlando, neo Ministro della Giustizia, che vuole incontrarmi e -ufficialmente- incontrare i radicali. Trovo questa telefonata molto positiva, anche per il tono amichevole e affettuoso.

Il Presidente Napolitano lo ha detto: "Non c’è da perdere nemmeno un giorno". E, invece, sono stati persi anni, mesi, giorni, vite umane straziate a migliaia, mentre lì – praticamente nella porta a fianco – si ascoltavano le urla provocate da un dolore insopportabile nei corpi e nelle anime.

Una sofferenza inflitta per mano dello Stato che non rispetta le sue leggi, quelle riguardanti i Diritti Umani fondamentali, scritte nella Costituzione italiana, nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, nella Dichiarazione universale dei diritti umani.

NON C'E' DA PERDERE NEMMENO UN GIORNO: QUESTO E' IL MIO IMPEGNO.

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Governo/Diritti civili, Gallo e Cappato a Renzi: prima di ascoltare i partiti e fare compromessi, si ascoltino i cittadini

Lun, 02/24/2014 - 18:32
24/02/14

Dichiarazione di Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente Segretario e Tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni

In merito alle dichiarazioni di Matteo Renzi sui diritti civili, riteniamo invece che prima di cercare compromessi e cercare sintesi, ascoltandosi tra partiti vari, è doveroso ascoltare i cittadini e lasciare massima libertà al dibattito parlamentare.

Basta ricordare i sondaggi dell'ultimo rapporto Eurispes che anche quest'anno hanno confermato, pur nei limiti del campione scelto, il quadro di cittadini largamente favorevoli ad allargare lo spazio della libertà e responsabilità individuale su tanti temi che riguardano la salute, la vita e le relazioni affettive e familiari: 58,9% favorevoli all'eutanasia; uno su 4 è favorevole all'adozione per le coppie omosessuali; 89,5% è favorevole all'utilizzo delle staminali per le cure mediche; altrettanto numerosi (84%) sono i favorevoli all'introduzione del divorzio breve.

E proprio su questi temi l'Associazione Luca Coscioni ha depositato una proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell'eutanasia e il testamento biologico e insieme ai parlamentari radicali, nelle scorse legislature, con giuristi, esperti, ha depositato proposte per la riforma del libro I del Codice civile "delle persone e della famiglia" e della legge 40 che ormai 28 sentenze hanno modificato.

 

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Via d'acqua Expo Pisapia ritiri la delega su Expo2015 a Confalonieri, ha mentito alla città

Lun, 02/24/2014 - 18:24
24/02/14

Dichiarazione di Lorenzo Lipparini, membro della Giunta Esecutiva di Radicali Italiani e del Comitato MilanoSiMuove, e di Claudio Barazzetta, membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e Segretario di Radicali Milano:

 La notizia che il delegato del sindaco per Expo, Gianni Confalonieri, stia oggi cercando con la società titolare dei lavori un "piano B" per la cosiddetta via d'acqua Sud di Expo non è solo una buona notizia, ma anche il segnale del crollo di un alibi che da almeno due anni è servito per marciare spediti verso la realizzazione di un'opera dannosa, costosa, inutile.

Il Comitato MilanoSìMuove ha denunciato il danno erariale con un esposto alla Corte dei conti oltre un anno fa, presentando allora un "piano B". La Consulta cittadina per l'attuazione dei referendum aveva presentato parere contrario all'opera, e così Italia Nostra, comitati e associazioni in difesa del verde, forti del parere del Consiglio Superiore per i Lavori pubblici che l'aveva profondamente bocciata. 

In numerosi incontri svolti anni fa con lo stesso Confalonieri (documentati) ci è sempre stato detto che varianti erano impossibili, perché era troppo tardi e perché esistevano degli accordi. Tutte argomentazioni che hanno tratto in inganno la maggioranza dei cittadini (cui era stato presentato un canale navigabile e non un fosso irriguo, quale è), i Consigli di Zona e la maggioranza in Comune (cui si è sempre parlato di opera fondamentale, nonostante tutti i parametri parlassero di inutile spreco) e infine il Sindaco in persona, al quale solo una settimana fa è stato detto in una riunione di maggioranza che nessun "piano B" era tecnicamente realizzabile nei tempi. 

La maschera ora è caduta, con il crescere di manifestazioni e polemiche. Tutto questo era evitabile e risolvibile da tempo, e solo la sistematica disinformazione e alterazione della realtà ha portato a questo.

Il Sindaco e la maggioranza sfiducino subito Gianni Confalonieri.

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Fecondazione, Filomena Gallo al convegno Sifes: nuovo Governo scriva una nuova legge sulla fecondazione assistita a partire dalle proposte Radicali

Lun, 02/24/2014 - 17:59
24/02/14

Dichiarazione di Filomena Gallo, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni, a margine del convegno Sifes in corso a Roma presso l'Hotel Nazionale

In dieci anni i governi che si sono susseguiti hanno preferito non porre all' ordine del giorno la riforma della legge 40. Appartiene ad uno Stato di diritto e non etico l' emanazione di buone leggi per l' affermazione dei diritti di tutti i cittadini e la legge 40, ancora difesa dal Governo, contraddistingue il modo di legiferare di uno Stato purtroppo etico. Nella scorsa legislatura sono state depositate proposte dai parlamentari radicali  per la modifica della legge 40. La proposta elaborata dunque anche dall' Associazione Luca  Coscioni con giuristi, esperti, per la riforma della legge 40 sia presto  in entrambi i rami del Parlamento e  divenga legge per la salute di tante persone che desiderano solo avere un bambino.

   

Di seguito l'estratto dell'intervento di Filomena Gallo al convegno Sifes:

In Italia non è consentito ricavare cellule staminali da embrioni umani, lo vieta la legge 40/04.  Sappiamo che la ricerca sulle cellule staminali non si è arrestata nel nostro Paese nel 2004 (anno di emanazione della legge), nonostante tali restrizioni. La ricerca è proseguita su materiale importato dall'estero. Non essendo espressamente previsto il divieto di sperimentare su cellule staminali embrionali, laddove esse siano lecitamente prodotte all'estero, non si potrà perseguire il ricercatore italiano che le utilizzi per svolgere attività di ricerca. Non possono dunque accettarsi divieti penali impliciti. Se il legislatore non prevede come reato comportamenti simili a quelli incriminati e che appaiono sempre bisognosi e meritevoli di una sanzione penale, sarà solo il legislatore a poter intervenire colmando la lacuna. 

Una volta esclusa la possibilità di estendere una sanzione penale anche a condotte non specificatamente previste dal legislatore, si potrebbe pensare che in realtà la legge 40/2004 all'art. 13 stabilisca un esplicito divieto di sperimentazione sulle cellule staminali embrionali. Ma l'art. 13, comma 1, non nomina neppure le cellule staminali embrionali; si limita a vietare la sperimentazione sugli embrioni umani. Nel momento in cui lo scienziato italiano fa ricerca su cellule staminali embrionali (prodotte all’estero e importate nel nostro Paese), non opera su un embrione: non esiste più l’embrione da cui quella cellula è stata ricavata (da altri, in uno Stato la cui legislazione consentiva quella pratica); né quella cellula potrà a sua volta diventare un embrione, essendo priva di totipotenza.Tale fenomeno rivela una delle più grandi ipocrisie della legge 40/2004. In Corte Costituzionale il giorno 8 aprile anche questo divieto sarà valutato e il prossimo 18 giugno invece l’Italia sarà nuovamente sulla legge 40 sul banco degli imputati in Corte EDU.

   

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Inchiesta su appalti e mazzette a Potenza, Bolognetti: Santarsiero e le indagini a babbo morto.

Sab, 02/22/2014 - 11:56
22/02/14

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Segretario di Radicali Lucani

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Il sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, in queste ore annuncia un’indagine interna sulla scia dell’inchiesta su appalti e mazzette che ha coinvolto un esponente di spicco della sua amministrazione e un consigliere comunale della sua maggioranza.

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Verrebbe da definirla un’indagine a babbo morto; il tentativo di chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati.

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Caro signor Sindaco, la giustizia farà il suo corso e certo non sarò io ad anticipare sentenze, ma voglio ricordare a me stesso tutte le volte che negli ultimi 25 anni ho descritto un contesto che potremmo definire la “Potenza da bere”.

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Mi chiedo: il sindaco che oggi annuncia indagini interne alla sua amministrazione è lo stesso che voleva svendere il Palazzo di Giustizia alla “Gaia immobiliare”? E’ lo stesso primo cittadino che il 15 aprile del 2008 voleva cacciarmi dalla Basilicata?

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Parliamo di quel Santarsiero che ebbe a definirmi una sorta di untore e che ebbe a dichiarare: “Caro Bolognetti, noi non abbiamo bisogno di gente come te in Basilicata”?

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">E' vero Sindaco, voi non avete bisogno di gente come me in Basilicata. Avete bisogno di omertà, di silenzio, di parole non dette, di servilismo, di clienti. Avete la necessità fisiologica di espellere tutto ciò che è estraneo al vostro sistema di potere.

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">E avete anche la cronica capacità di non capire che è il sistema, di cui siete solo dei piccoli ingranaggi, che produce corruzione, nega legalità, nega Stato di diritto.  

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Il dramma vero è che il furto peggiore di cui siete responsabili è quello di verità e democrazia.

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif""> 

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Approfondimenti

NuovaTv, 15 aprile 2008(Santarsiero)

NuovaTv, 15 aprile 2008(Bolognetti)

 

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Consiglio regionale Piemonte: Cattaneo risponde ai radicali su Caso Giovine, anagrafe vitalizi consiglieri, garante regionale carceri

Ven, 02/21/2014 - 18:06
21/02/14

Il Presidente del Consiglio Regionale, Valerio Cattaneo, ha risposto alla lettera aperta inviatagli lo scorso 5 febbraio dagli esponenti radicali Igor Boni, Silvio Viale e Giulio Manfredi, in cui si affrontavano tre problemi: la mancata decadenza da consigliere regionale di Michele Giovine; la mancata nomina del garante regionale delle carceri; l'opportunità che l' “Anagrafe degli eletti”, già presente nel sito del Consiglio Regionale, sia arricchita con l' “Anagrafe dei vitalizi dei consiglieri regionali”: l'elenco completo e aggiornato dei consiglieri regionali che godono di vitalizio, che ne godranno o che hanno percepito o percepiranno subito i contributi versati.

Rispetto all' “Anagrafe dei vitalizi”, Cattaneo scrive: “mi preme sottolineare la mia totale condivisione, nonché la mia intenzione di chiedere l'inserimento di questa norma nel Programma Triennale per la Trasparenza e l'Integrità del Consiglio Regionale e di sostenere tale iniziativa a livello di Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative”.

Rispetto al “caso Giovine”, a proposito della Giunta delle Elezioni che ha deciso di rinviare la decisione sulla decadenza di Giovine, Cattaneo scrive che deve “rispettare l'autonomia di un organo con funzioni così delicate. Inoltre, mi pare di poter rilevare che l'evoluzione della situazione politico-istituzionale, con l'ormai certa conclusione dell'attuale legislatura, porti a un sostanziale superamento del problema”.

Rispetto al garante regionale carceri, Cattaneo rileva di aver messo in votazione diverse volte la nomina ma “altrettante sono state le occasioni in cui, per evidenti motivazioni di carattere politico, non si è potuto raggiungere un esito positivo. Non ravvisando gli uffici il carattere di urgenza e indifferibilità, non mi è possibile per il momento procedere diversamente, ma sul tema sono ancora in corso ulteriori approfondimenti”.

Boni, Manfredi e Viale:

“Rispetto all'Anagrafe dei vitalizi, prendiamo atto che il Presidente Cattaneo è d'accordo e gli chiediamo di operare affinchè l'elenco sia online al più presto. Sul garante delle carceri, speriamo che gli “ulteriori approfondimenti” portino alla nomina, in zona Cesarini, del garante, come previsto da una legge regionale e come richiesto anche, con diffida, da cinque detenuti del carcere di Asti.

Infine, rispetto al “caso Giovine”, una sola domanda: cosa sarebbe successo se la Giunta delle Elezioni del Senato si fosse rifiutata di decidere sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore e il Presidente Grasso si fosse rifiutato di richiamare la Giunta ai suoi doveri, per “rispettare l'autonomia di un organo con funzioni così delicate”? Ai sensi dell'art. 36 dello Statuto regionale, la Giunta delle elezioni deve proporre al Consiglio Regionale la decadenza del consigliere Giovine, a seguito di una sentenza di condanna definitiva; non può sottrarsi a tale compito. Il Consiglio regionale è ancora in funzione per il disbrigo degli atti indifferibili e urgenti e di quelli dovuti per adempimento di leggi dello Stato; la pronuncia di decadenza del consigliere Giovine ricade sia nel primo caso che nel secondo (legge Severino).


Tutte le sentenze sul “caso Giovine” le trovi a questo link

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Bolognetti: La Basilicata dei Fasci e delle Corporazioni

Ven, 02/21/2014 - 11:44
21/02/14

"Verdana","sans-serif"">Da Il Quotidiano della Basilicata, 21 febbraio 2014

"Verdana","sans-serif"">Bolognetti: La Basilicata dei Fasci e delle Corporazioni

"Verdana","sans-serif"">Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Segretario Radicali Lucani

Un’indagine del Noe e dell’antimafia ipotizza che il colosso petrolifero di Stato, l’Eni, abbia smaltito illecitamente i suoi rifiuti.

In attesa di poterne sapere di più, credo di poter affermare che questa indagine faccia emergere una Basilicata coast to coast che in pochi hanno voluto e saputo raccontare.

E’ la Lucania fenix, dove fai fatica a distinguere tra controllori e controllati. E’ un pezzo d’Italia che ricorda il Kazakistan questa nostra bella e amata terra di Basilicata.

E’ la terra dove solo pochi mesi fa petrolieri e sindacati, università e dipartimenti regionali annunciavano la costituzione del Gast(Gruppo di ascolto sui temi estrattivi per lo sviluppo del territorio lucano). Una roba degna dell’Italia dei Fasci e delle Corporazioni. Una roba, ne sono certo, che avrebbe attirato l’attenzione dell’autore de “I Padroni del Vapore”.

C’erano tutti nel “Gruppo di ascolto” che con un pizzico di ironia ebbi a definire “il telefono azzurro del petroliere”. Da Cristiano Re(Fondazione Mattei) a Pasquale Criscuolo(Eco Petrol, Service), da Mauro Fiorentino(Rettore Unibas) a Ida Leone(Assoil Basilicata), da Paolo Mistrulli(Banca d’Italia) a Giampiero Perri(Apt), da Michele Somma(Presidente Confindustria) a Pasquale Totaro(Presidente dell’Ente Parco Lagonegrese-Val D’Agri). 

Per capire - se vogliamo capire davvero - occorre innanzitutto comprendere cosa si muove attorno al mondo delle attività estrattive made in Lucania e le varie “articolazioni” di questo mondo.

Questa indagine della magistratura, nella quale si ipotizza quasi un lustro di illeciti smaltimenti e codici Cer taroccati, mi spinge inevitabilmente a porre le solite domande: chi doveva controllare? Chi ha validato le operazioni effettuate? Dov’erano gli enti pubblici a cui è demandato il compito di tutelare la nostra salute e l’ambiente nel quale viviamo?

"Verdana","sans-serif"">Approfondimenti

 

"Verdana","sans-serif"">Gazzetta del Mezzogiorno, 21 febbraio 2014

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Rifiuti. Iervolino: L’Ama chiarisca sull’interdittiva agli impianti di Cerroni

Gio, 02/20/2014 - 20:26
20/02/14

Dichiarazione di Massimiliano Iervolino membro della Direzione Nazionale di Radicali Italiani:

Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro - durante la presentazione del progetto denominato “comuni resilienti”, tenutasi questa mattina presso la Provincia di Roma- ha dichiarato che i due impianti di trattamento meccanico biologico (denominati Malagrotta 1 e Malagrotta 2) non possono lavorare perché esiste un’interdittiva pendente sul Colari, un divieto scaturito dall’indagine della Procura che ha portato agli arresti di Cerroni ed altri.

Pecoraro inoltre, ha reso noto di aver informato l’Ama a proposito di tale provvedimento. A questo punto è necessario conoscere se l’azienda continui ad usare gli impianti ubicati nella Valle Galeria ed in caso di risposta negativa in quale modo intenda sopperire a tale mancanza onde evitare un’emergenza rifiuti nella Capitale.

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