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Aggiornato: 3 anni 8 mesi fa

8 marzo/Torino/Radicali in piazza con le donne per pillola abortiva anche nei consultori e pillola giorno dopo senza obbligo di ricetta medica

Ven, 03/07/2014 - 16:25
07/03/14

I militanti dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta saranno presenti domani, a Torino, in Piazza Vittorio Veneto, al corteo delle donne per l’8 marzo. Indosseranno i classici cartelli sandwich con tre parole d’ordine:

  • RU486 ANCHE NEI CONSULTORI;
  • PILLOLA DEL GIORNO DOPO SENZA RICETTA MEDICA;
  • NEGLI OSPEDALI ALMENO IL 50% DEL PERSONALE NON DEVE ESSERE OBIETTORE.

Saranno in piazza anche Silvio Viale, Consigliere comunale a Torino, presidente Comitato nazionale Radicali Italiani, primo sperimentatore in Italia nel 2005 della pillola abortiva RU486, e Giulio Manfredi, membro di Direzione di Radicali Italiani e segretario Associazione Aglietta:

La legge 194 del 1978 consente di praticare gli aborti anche nei consultori; dopo che la Regione Toscana ha rotto il silenzio in materia, durato 35 anni, è ora anche a Torino la pillola abortiva RU486 sia disponibile nei consultori, come a Firenze, predisponendo un progetto pilota.
Ed è ora che la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, che non è abortiva ma contraccettiva, che non ha controindicazioni, sia resa finalmente “farmaco da banco”, senza obbligo di ricetta medica; così finirà il boicottaggio illegale ma reale di sedicenti “medici obiettori” sulla pelle delle donne e queste potranno ottenere subito un farmaco la cui efficacia si riduce con il passare non dei giorni ma delle ore dall’atto sessuale.

Infine, giace sempre nei cassetti del Parlamento la PDL radicale (C. 276 del 29 aprile 2008) per garantire che nei reparti di ginecologia e ostetricia degli ospedali via sia almeno il 50% di medici non obiettori ma anche per estendere la possibilità di praticare aborti nelle strutture private; l’interruzione di gravidanza è l’unica operazione medica in Italia in cui vige il monopolio pubblico. Vogliamo iniziare a discutere sull’utilità o meno di questo assurdo monopolio? Se non ora, quando?

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La proposta di legge radicale
RU486, una vittoria radicale (storia iniziativa legalizzazione in Italia pillola abortiva)

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4 consiglieri regionali veneti sostengono la campagna di Radicali Italiani "Fuori i Partiti dalle Banche"

Ven, 03/07/2014 - 14:07
07/03/14

Radicali, appello agli amministratori veneti: “Fate scegliere i cda delle fondazioni bancarie ad agenzie esterne”

«Gli amministratori veneti facciano scelte virtuose e deleghino la nomina dei vertici delle fondazioni bancarie ad agenzie esterne». È uno degli appelli lanciati oggi dai Radicali, che hanno presentato in Regione, a Venezia, la campagna nazionale “Sbanchiamoli. Fuori i partiti dalle banche - Credito a chi merita”.

L'iniziativa, alla quale hanno annunciato in conferenza stampa il loro sostegno 4 consiglieri del gruppo misto - Diego Bottacin (Verso Nord), Sandro Sandri (già assessore alla sanità), Santino Bozza e Giovanni Furlanetto - ha l'obiettivo di separare l'attività istituzionale delle fondazioni dalla presenza nel capitale azionario degli istituti di credito, tenendo fuori dalle banche, dunque, politica e partiti.

Radicali Italiani ha presentato sul tema una petizione parlamentare, raccogliendo adesioni sul web. «La separazione fra banche e fondazioni può aiutare gli istituti di credito a essere maggiormente capitalizzati a beneficio del credito verso imprese e cittadini, e le fondazioni a investire di più sul territorio», ha detto il tesoriere del movimento Valerio Federico.

«Se non cambia il sistema, nell'arco di due o tre anni o le fondazioni uccidono le banche perché non le ricapitalizzano, o le banche uccidono le fondazioni perché gli succhiano il patrimonio», ha continuato Alessandro Massari, membro della Direzione dei Radicali. «In Veneto, dove molti imprenditori hanno dovuto chiudere l'azienda per mancanza di accesso al credito, la situazione non è più tollerabile e per questo ci appelliamo agli amministratori locali. Si può essere virtuosi anche senza obblighi formali. Si faccia una scelta coraggiosa di rottura, puntando sulle competenze».

Federico ha portato anche esempi locali di un sistema che «va cambiato». «Cariverona e Cariparo investono il 43% e il 55% delle loro dotazioni di investimenti in un unico soggetto: rispettivamente, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Ci troviamo di fronte a una violazione della legge, che invece impone alle fondazioni la diversificazione degli investimenti», ha detto.

Di «blocchi dinastici familistici» nelle fondazioni venete ha parlato Diego Bottacin, che ha spiegato come questi «condizionino le banche e la politica».

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“Fuori i partiti dalle banche. Credito a chi lo merita”: Sintesi conferenza stampa di Radicali italiani a Torino

Ven, 03/07/2014 - 14:05
05/03/14

A Torino, in una conferenza stampa tenutasi nella sede dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, Valerio Federico (tesoriere Radicali Italiani) e Alessandro Massari (Direzione Radicali Italiani) hanno illustrato i contenuti della campagna nazionale “#Sbanchiamoli - Fuori i partiti dalle Banche. Credito a chi merita”.

Sono intervenuti alla conferenza stampa anche Giulio Manfredi (segretario Associazione Aglietta) e Silvio Viale (presidente Comitato nazionale Radicali Italiani, consigliere comunale). A seguire la sintesi della conferenza stampa:

Delle banche si parla in Italia con superficialità e qualunquismo. Nella vulgata comune si pensa che le banche siano enti privati; lo sono solo formalmente; in realtà sono controllate in gran parte da fondazioni, controllate a loro volta dai partiti. Radicali Italiani propone di separare le fondazioni dalle banche, impedendo che i partiti possano condizionare il credito e rimuovendo anche le resistenze alla ricerca di investitori esteri. Le fondazioni tornino ad occuparsi di quello per cui erano state create, fare investimenti diversificati per acquisire risorse da distribuire nei territori. Con la crisi le fondazioni distribuiscono sempre meno risorse: dal 2008 il plafond si è dimezzato.La fondazione CRT di Torino erogava nel 2009 163 milioni di euro; nel 2012 ne ha erogati solamente 43. I costi per mantenere la struttura delle fondazioni italiane sono pari alla metà circa delle erogazioni; l’americana “Ford Foundation” spende solamente l’8% delle erogazioni per mantenere la propria struttura. La fondazione CRT detiene anche il 5% di “Atlantia” (Gruppo Benetton), che gestisce le autostrade e che a sua volta detiene azioni di Alitalia. Che cosa c’entra tutto questo con la mission della fondazione?

La Fondazione Intesa San Paolo è riuscita a mantenere costanti le erogazioni annuali (120/124 milioni di euro all’anno). Il suo problema è che non diversifica a sufficienza gli investimenti, come sarebbe tenuta a fare dalla legge (D. lgs. 17 maggio 1999, n. 153): investe il 40% della dotazione in Banca Intesa San Paolo. Le Fondazioni, con il 25% delle azioni, controllano Banca Intesa, di cui nominano 6 membri su 10 del consiglio di amministrazione. Nei vari board della Compagnia San Paolo siedono ben 34 membri: troppi, come peraltro evidenziato anche da Bankitalia.

Radicali Italiani ha promosso una petizione al Parlamento Italiano, con allegata una proposta di legge di un solo articolo, che richiede la dismissione delle partecipazioni delle fondazioni nelle Società bancarie.

È possibile sottoscrivere la petizione anche sul web; Radicali Italiani cercherà di coinvolgere sull’iniziativa il maggior numero sia di cittadini e di associazioni sul territorio sia di parlamentari nel Palazzo.

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#Sbanchiamoli - Fuori i partiti dalle banche / Conferenza stampa a Venezia

Gio, 03/06/2014 - 20:28
06/03/14

Mettere fine al connubio banche – partiti. Porre un freno all'ingerenza della politica nelle scelte di distribuzione del credito. È l'obiettivo della campagna “#Sbanchiamoli – Fuori i partiti dalle banche. Credito a chi merita” ideata dai Radicali italiani. Attraverso questa iniziativa, i Radicali vogliono puntare un faro sulla strettissima relazione esistente fra il mondo politico e gli istituti bancari che ha conseguenze dirette sull'accesso al credito da parte di cittadini e imprese.
I partiti, infatti, attraverso gli enti locali, controllano le fondazioni bancarie e queste, a loro volta, scelgono gli amministratori delle banche che decidono come distribuire il credito.

La proposta di riforma

Il partito non intende solo denunciare la situazione: vuole anche cambiarla. Per questo #sbanchiamoli si è concretizzata in una petizione e in una proposta di legge che è già stata presentata ai presidenti di Camera e Senato e ai rappresentanti dei gruppi parlamentari. Nel documento si chiede di separare l'attività delle fondazioni bancarie, guidate dai partiti, dalle banche.
L'iniziativa presentata oggi in Consiglio regionale a Venezia ha già fatto tappa a Parma, Roma, Milano, Genova e Torino. Sul web è stato lanciato il canale www.radicali.it/banche dove si possono trovare tutti i documenti di approfondimento e firmare la petizione, mentre su Twitter è attivo l'hashtag #sbanchiamoli.

Le dichiarazioni

Valerio Federico, tesoriere dei Radicali italiani
«Attraverso la nostra proposta di riforma, offriamo a Matteo Renzi un'occasione di rottamare la vecchia politica. Porre fine all'ingerenza dei partiti nelle banche sarebbe una vera rottamazione. Per quanto riguarda gli enti locali, invece, chiediamo a chi li governa quali sono stati i benefici che le fondazioni bancarie hanno portato in termini di credito alle piccole e medie imprese. Noi sappiamo che non ci sono stati; se qualcuno afferma il contrario lo dimostri».

Alessandro Massari, membro della direzione di Radicali italiani

«L'attuale legge sulle fondazioni bancarie che viene in più parti violata, soprattutto sull'obbligo della diversificazione degli investimenti, è un ennesimo caso della prevalenza della ragion di Stato sul rispetto del principio dello Stato costituzionale di diritto. Una nuova legge, quindi, è necessaria per separare nettamente le fondazioni dalle banche facendo sì che capitali nazionali o stranieri possano entrare nel circolo del credito. Rivitalizzando quel circuito virtuoso delle piccole e medie imprese che è la colonna vertebrale dell'impresa italiana e che soffoca non per mancanza di talento, merito o richieste dall'estero, ma per una stretta creditizia in gran parte imputabile al rapporto dannoso che esiste fra banca e fondazione. I nodi gordiani si tagliano, sbanchiamoli!».

Diego Bottacin, consigliere regionale di “Verso Nord”
«Ho letto la proposta di riforma e ne condivido gli intenti e le finalità. La ritengo particolarmente importante in questo periodo perché tutte le fondazioni bancarie si sono trasformate in luoghi in cui si esercita il potere politico in modo improprio e autoreferenziale».

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L’apprendista stregone e la parola magica per fermare il sortilegio

Gio, 03/06/2014 - 19:10
06/03/14

Primo pezzo dal nuovo Blog di laurarconti

Firenze, 3 marzo 2014 - Un lancio dell’agenzia Adnkronos annuncia l’apertura dell’iter legale - che si concluderà il 31 corrente - per la decadenza dalla carica di Sindaco di Matteo Renzi. Il consiglio comunale ha approvato la delibera che reca per oggetto Contestazione della condizione di incompatibilità al sindaco Matteo Renzi, a seguito della nomina a presidente del Consiglio dei Ministri”,   presentata dal presidente dell'assemblea cittadina Eugenio Giani.

Solo in Italia possono accadere cose del genere: che un Sindaco, diventato capo del Governo, non eserciti la elementare correttezza di dimettersi immediatamente dalla carica precedente, ed aspetti di esser messo alla porta con un atto legale dell’amministrazione comunale.

Ma nessuno si meravigli: lo stesso personaggio, dopo aver accuratamente preparato con due anni di assidua campagna elettorale la propria nomina a segretario nazionale del suo partito (mentre era regolarmente retribuito come Sindaco di una città capoluogo), ritiene di poter continuare a dirigere il partito anche dopo che è diventato presidente del Consiglio, cioè primo ministro del Governo di tutti gli italiani. Una cosa simile può accadere solo in Italia.

L’Italia, un tempo culla del Diritto, che ora assiste silenziosa ed impietrita al disfacimento di ogni regola del viver civile, ha visto per la prima volta nella storia una crisi di governo decisa durante la direzione di un partito politico, e non ha avuto neppure il coraggio di gridare che si stava attuando un colpo di stato. Qualcuno è corso a rileggere la Costituzione, temendo d’esser vittima di un improvviso attacco di senilità, per vedere se qualche articolo -nascosto chissà dove o proditoriamente cambiato- autorizzasse una crisi di governo attuata al di fuori del Parlamento. Ma l’articolo 94 era ancora lì al suo posto, e ancora recitava che “la mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione”. Ma allora come ha potuto un ragazzotto da periferia, cavalcando un’ambizione sfrenata oltre misura, tirare una gomitata alle costole di un compagno di partito perché questi si facesse da parte e gli lasciasse la poltrona? Forse un giorno gli storici lo spiegheranno alle nuove generazioni.

Tutto il resto non desta meraviglia, è stato già vissuto. Troppo presto per dare un giudizio sul Governo che Renzi ha costruito sulla sua propria misura, con scelte dettate dalla ricerca del giovanilismo ad ogni costo, convinto forse che all’inesperienza ed all’incompetenza sia possibile supplire con l’abilità di comunicatore, di tribuno che piace al popolo. Dopo il discorso della fiducia, l’Economist commenta: “esordio sfilacciato, il nuovo primo ministro d’Italia si dilunga nelle promesse ma scarseggia nei dettagli sulle riforme che intende fare”. La successiva nomina dei sottosegretari e viceministri sembra un tentativo di equalizzazione: accanto al giovane inesperto, il personaggio scelto per appartenenza partitica, che garantisce comunque l’appoggio numerico al momento del voto. Un manuale Cencelli redivivo, ed una conferma di appartenenza: ancora partitocrazia, ancora democrazia negata. E questo è già un segnale positivo, sta a significare che il delirio di onnipotenza comincia a scontrarsi con la dura realtà della dipendenza dai ricatti.

Non si deve dimenticare che la vocazione totalitaria richiede una sorta di drammatica grandezza, anche nel male, che è ben lontana dal carattere del nuovo apprendista stregone. Egli conosce la formula magica per avviare il sortilegio, ma ignora la parola che può farlo cessare prima che provochi danni irreparabili per tutti. Il tempo farà giustizia degli errori.

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Caso Giovine/Radicali: Consiglieri centrodestra mettono legalità sotto i piedi

Gio, 03/06/2014 - 18:29
06/03/14

Pichetto, Crosetto e Porchietto, silenzio perfetto? Solo on. Napoli canta fuori dal coro?

Giulio Manfredi, Membro di Direzione Radicali Italiani, e Igor Boni, Presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta:

Ogni volta i consiglieri regionali di centrodestra sanno stupirci, ogni volta al ribasso. Non contenti di aver rinviato sino ad oggi la presa d’atto della decadenza da consigliere regionale di Michele Giovine (atto dovuto ai sensi della “Legge Severino”: art. 8, comma 6, D. lgs. 31/12/2012, n. 235), questa mattina i membri del centrodestra della Giunta delle Elezioni hanno fatto mancare il numero legale.

Riconosciamo al vice-presidente Andrea Buquicchio – che chiederà alla conferenza dei capigruppo la convocazione ad oltranza della Giunta elezioni – di essersi mosso correttamente, seppure con ritardo (la sentenza definitiva di condanna di Giovine risale al 14 novembre 2013).

Ma ormai il “caso Giovine” è uscito da Palazzo Lascaris. Il “caso Giovine” è il “caso legalità”, è il "caso Piemonte", e investe in pieno coloro che nel centrodestra si stanno spintonando ai nastri di partenza per essere il candidato alla carica di Presidente della Regione. Gilberto Pichetto, Guido Crosetto e Claudia Porchietto non possono continuare il loro silenzio perfetto sulla vicenda. Devono dichiarare pubblicamente se intendono riprendersi in squadra Michele Giovine, come fece Enzo Ghigo nel 2005 (Giovine si presentò come “Consumatori con Ghigo”, raccolse migliaia di firme false ma il processo finì in prescrizione) e come fece Roberto Cota nel 2010, con il risultato che i piemontesi devono tornare a votare per colpa delle accettazioni di candidatura false dei due Giovine, junior e senior. Non è possibile che l’on. Osvaldo Napoli sia l’unico esponente del centrodestra a cantare fuori dal coro. Se il centrodestra non ripudia Giovine, correrà per tutta la campagna elettorale con una pietra legata al collo e noi non perderemo una sola occasione per rimarcare che questo centrodestra si è messo la legalità sotto i piedi, come mai accaduto in precedenza.

Intanto abbiamo affidato al nostro avvocato Alberto Ventrini l’incarico di valutare gli estremi per una denuncia in sede penale per omissione d’atti d’ufficio. Speravamo di non arrivare a tanto ma questo Consiglio regionale vuole a tutti i costi essere premiato con l’Oscar del peggiore Consiglio dal 1970 ad oggi. A tutto vantaggio del Movimento 5 Stelle, che in questi anni non ha fatto nulla per contestare in tribunale le firme false di Giovine e il cui unico consigliere regionale non era presente in Giunta elezioni né questa mattina né alla seduta del 31 gennaio scorso.

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Sulle carceri schiaffo a Napolitano L’Italia Così resta fuorilegge

Gio, 03/06/2014 - 17:39
06/03/14

Articolo di Rita Bernardini pubblicato il 6 merzo 2014 sul Tempo

Con il dibattito e soprattutto con le conclusioni riguardanti il messaggio che il Presidente della Repubblica ha indirizzato al Parlamento ben cinque mesi fa, la Camera dei deputati ha segnato due giorni fa un’altra pagina buia che si aggiunge al gigantesco libro della sempre più degradata democrazia italiana. Il Parlamento tutto ha ritenuto di sbeffeggiare il documento di Napolitano - il primo del suo mandato presidenziale e l’undicesimo da quando è nata la Repubblica - con il Senato che lo ha totalmente ignorato e con la Camera che, dopo aver rimandato più volte il dibattito, si è pronunciata due giorni fa non su di esso, ma sulla scialba e pretestuosa relazione preparata dalla commissione Giustizia sulla quale si è riversato il voto favorevole della maggioranza di un’aula stanca e disattenta.

D’altra parte Napolitano doveva aspettarselo fin dal momento in cui aveva conferito l’incarico di formare il nuovo governo proprio a quel Matteo Renzi che già si era pronunciato contro amnistia e indulto e che aveva liquidato i referendum radicali dell’estate scorsa come sempre hanno fatto i comunisti ossessionati dalle decisioni popolari: «è compito del Parlamento fare le riforme». Al contrario, dobbiamo dare atto a Forza Italia e al suo capogruppo Renato Brunetta di avere invece presentato una risoluzione - purtroppo respinta dall’aula - dal contenuto profondamente radicale e perfettamente corrispondente agli auspici del messaggio del Presidente della Repubblica. La risoluzione non solo definisce i provvedimenti sin qui adottati «effimeri e intempestivi e con orizzonti limitati» ma richiede un impegno del governo pro amnistia e indulto quale risposta d’eccezione ed umanitaria al dramma della condizione carcerarla e «premessa indispensabile per l’avvio e l’approvazione di riforme strutturali relative al sistema delle pene, alla loro esecuzione e più in generale all’amministrazione della giustizia».

Lo stesso plauso dobbiamo e vogliamo rivolgerlo nei confronti dei compagni di Sel che con i loro interventi hanno smascherato i tanti ipocriti e falsi sostegni al messaggio presidenziale. Noi radicali, comunque, non ci fermeremo con il nostro Satyagraha: abbiamo denunciato, lottato, e contato i decenni dell’antidemocrazia italiana che diviene sempre più feroce e antipopolare. Lo abbiamo fatto con Marco Pannella in prima fila e continueremo a farlo con lui. Ora stiamo contando i giorni (molti di noi sono in sciopero della fame) che ci separano dal prossimo 28 maggio, termine ultimo fissato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo allo Stato italiano per porre fine alla tortura praticata nei confronti dei detenuti ristretti nelle nostre carceri e all’illegalità della nostra irragionevole giustizia.

 

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Total Italia fa gli auguri al nuovo capo gabinetto del MIBAC ma sbaglia persona

Gio, 03/06/2014 - 14:26
06/03/14

Fonte Polisblog, 6 marzo 2014 

di Andrea Spinelli Barrile 

Brutta gaffe per Total Italia, che si complimenta con il nuovo capo di gabinetto del ministro Franceschini ma invia il telegramma ad un geometra dell'Ufficio Difesa del Suolo della Regione Basilicata: le vie del petrolio sono infinite

Il 28 febbraio scorso Giampaolo D’Andrea è stato nominato capo di gabinetto del MIBAC dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini: lucano, classe 1949, ex Dc folgorato sulla via delle Botteghe Oscure con la nomina a sottosegretario ai beni e attività culturali nel primo governo D’Alema, ha contribuito alla fondazione del Partito Democratico con Veltroni ed è stato sottosegretario ai rapporti con il Parlamento nel primo governo Monti (sei parlamentari Pdl minacciarono di non sostenere più quel governo nel caso fosse confermata questa scelta, il giorno dopo D’Andrea giurò).

Con la sua nomina, evidentemente politica (non che ci sia nulla di male, ma val la pena evidenziarlo), a capo di gabinetto di Franceschini il suo telefono ha cominciato a squillare: telefonate, messaggi, email, tutti solerti e sinceri nel complimentarsi con il nuovo capo gabinetto del MIBAC, dai colleghi ai sostenitori, dai parenti agli amici più o meno vicini.

Con un telegramma firmato dall’Amministratore Delegato in persona, Natahlie Limet, anche la multinazionale petrolifera francese Total E&P Italia, che in Basilicata trivella il territorio da anni, si è affrettata a complimentarsi con D’Andrea per la nomina.

La multinazionale però commette un errore grossolano, cadendo in un evidente caso di omonimia ed inviando il telegramma di auguri a Vincenzo D’Andrea, un geometra dell’Ufficio Difesa del Suolo della Regione Basilicata nella sede operativa di Potenza.

Abbiamo contattato al telefono Vincenzo D’Andrea alla Regione Basilicata:

“E’ un semplice caso di omonimia: in qualche modo gli farò avere (a Giuseppe D’Andrea, ndr) il telegramma perchè siamo lontani parenti. […] Io stesso lasciai ai dirigenti della Total l’indirizzo, quando vennero qui in Regione per dei chiarimenti su alcuni carteggi ed alcune pratiche che gestisce il nostro ufficio.”

Caso risolto? Forse, se non fosse che Total E&P Italia ha, in Basilicata, ha la sua El Dorado: in lucania infatti la multinazionale del petrolio francese fa i suoi affari più importanti; circa il 65% del territorio dell’intera Regione Basilicata è interessato da permessi di ricerca e concessioni petrolifere, avendo nel sottosuolo il più grande giacimento petrolifero dell’Europa continentale.

Il territorio lucano, la cui bellezza è stato possibile ammirarla nelle immagini del film “Basilicata Coast to Coast” (guarda un po’, finanziato da Total) è anche ad altissimo rischio ambientale, in buona parte proprio a causa delle estrazioni petrolifere. Il libro “Le Mani Nel Petrolio” scritto da Maurizio Bolognetti e recensito da Ecoblog delinea uno spaccato oscuro in una delle regioni più belle d’Italia. Una regione in cui le multinazionali come la Total la fanno da padrone, di fatto impossessandosi del territorio (oltre la metà è ipotecato dall’oro nero), avvelenandolo (come a Corleto Perticara o nel caso delle acque del Pertusillo).

Il fatto che la stessa Total si affretti a complimentarsi con una nomina politica di un capo di gabinetto di un ministero, il MIBAC, che ha sempre voce in capitolo quando arrivano le richieste di ispezione petrolifera o le autorizzazioni alle estrazioni, fa storcere il naso a chi le vicende ambientali lucane le conosce bene, mentre fa quasi sorridere il caso di omonimia: chissà che faccia avrà fatto il funzionario D’Andrea una volta ricevuto il telegramma.

Lasciamo invece al lettore il come interpretare la casualità che ai dirigenti Total sia venuto in mente il geom. D’Andrea dell’Ufficio Difesa del Suolo invece del dott. D’Andrea dell’Università degli Studi della Calabria.

 

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Bolognetti: Che "buontemponi" questi della Total

Gio, 03/06/2014 - 14:18
06/03/14

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Segretario Radicali Lucani

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Quelli di Total Italia dovevano avere una gran fretta di esternare la loro grande soddisfazione per la nomina di Giampaolo D’Andrea a Capo di Gabinetto del Ministro Franceschini.

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Ma la gatta frettolosa, come è noto, a volte partorisce i gattini ciechi e fa commettere imperdonabili gaffe. E così, è successo che l’Ad di Total Italia, Nathalie Limet, anziché congratularsi con il Prof. Giampaolo D’Andrea, abbia inviato il telegramma al geom. Vincenzo D’Andrea, funzionario regionale in forze al Dipartimento Infrastrutture, Opere pubbliche e Mobilità(Ufficio Difesa del Suolo) della Regione Basilicata.

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Benedetti figlioli, lo so che siete intenti a bucherellare il nostro territorio e a sponsorizzare sagre, feste, film e calendari, ma prima di inviare telegrammi, forse fareste bene a documentarvi. Tutto sommato dovreste saperlo che le pubbliche relazioni sono un settore di fondamentale importanza per una grande multinazionale. Al Tgiuro il mio grazie per avermi segnalato una notizia degna del da poco trascorso carnevale. Che buontemponi questi della Total.

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif""> 

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RU486/Radicali – Viale: quante stupidate sull' "Avvenire", dai costi al meccanismo d'azione

Gio, 03/06/2014 - 10:24
06/03/14

"Sono i fatti che continuano a smentire le stupidate dell' "Avvenire", che non ha ancora capito che la RU486 rende più facili e sicuri tutti i tipi di aborto, volontari e spontanei, medici e chirurgici, del primo e del secondo trimestre, riducendo i rischi di gravi complicazioni per le donne e la loro fertilità. Non utilizzarla è sempre più classificabile come malasanità."

Silvio Viale, Consigliere comunale a Torino e presidente Comitato nazionale Radicali Italiani, ginecologo noto per la sue battaglie su 194 e Ru486, interviene per stigmatizzare le "stupidate" con cui l' "Avvenire" polemizza contro la decisione dei ginecologi toscani di coinvolgere i consultori, "come prevede la 194".

Silvio Viale che è responsabile del più grande servizio italiano di IVG presso l'Ospedale Sant'Anna di Torino, 3490 aborti nel 2013, ha aggiunto:

"L'Avvenire non ha ancora capito che il vero farmaco abortivo è la prostaglandina, la cui azione è preparata dalla RU486. Fa pure finta di non sapere che la procedura medica sia più sicura di quella chirurgica, con l'utilizzo di meno farmaci e con meno complicazioni. Arriva persino a mettere in dubbio l'aspetto dei costi. In Piemonte un aborto medico in Day Hospital costa al Sistema Sanitario Regionale mediamente 500 €, mentre un aborto chirurgico circa 1.100 €. Senza contare il risparmio indiretto in termini di personale, anestesisti, sale operatorie e prestazioni varie. Proprio grazie alla esperienza maturata VENERDÌ 7 MARZO terremo per la prima volta in Italia un CORSO DI AGGIORNAMENTO SULLE TECNICHE E KE PROCEDURE PER LE IVG, per ora rivolto solo al personale interno, ma i futuro anche agli operatori dei consultori e del SSN. Sono i fatti a smentire le stupidate dell'Avvenire e mi auguro che il ministero recuperi un ventennio di ritardo sulla materia delle IVG e delle patologie abortive."

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Nuova campagna di Radicali Italiani "#Sbanchiamoli - Fuori i partiti dalle banche. Credito a chi merita" presentata a Milano

Mer, 03/05/2014 - 14:36
05/03/14

“#Sbanchiamoli – Fuori i partiti dalle banche. Credito a chi merita”: sono le parole d’ordine della nuova campagna politica di Radicali Italiani, presentata oggi 3 marzo 2013 a Milano dal consigliere comunare radicale Marco Cappato insieme al tesoriere di Radicali Italiani Valerio Federico.

Basta dunque all’influenza che i Partiti, attraverso le Fondazioni bancarie, hanno sul governo delle Banche, e quindi sulla distribuzione del credito a cittadini e imprese. Radicali Italiani propone la netta separazione tra le Fondazioni, guidate dai Partiti, e le Banche. Questa richiesta con la relativa proposta di legge è presente in una petizione parlamentare che il Tesoriere di Radicali Italiani Valerio Federico ha inviato ai Presidenti e ai capigruppo di Camera e Senato.

«Sono in molti a invocare simili provvedimenti. Proprio di recente il Garante per le micro, piccole e medie imprese ha reso noti i dati sul disastroso andamento del 2013, che ha visto oltre 10.000 piccole e medie imprese fallire a causa del difficile accesso al credito, dato senza precedenti» ha dichiarato Alessandro Massari, membro della Direzione di Radicali Italiani.

La riforma dell’assetto proprietario del sistema bancario proposta da Radicali Italiani se applicata nel Paese ridurrebbe le ingerenze dei Partiti sulla destinazione del credito, rimuoverebbe gli ostacoli posti dalle Fondazioni all’afflusso di nuovi capitali e avrebbe l’ulteriore effetto di accrescere le risorse delle Fondazioni da impiegare per sostenere le comunità locali.

La situazione attuale viola le leggi in vigore, dove queste prevedono la diversificazione degli investimenti per le Fondazioni e la perdita dell’azionariato di controllo delle Banche.

La Segretaria Rita Bernardini ha evidenziato come «qualsiasi lotta politica in Italia debba misurarsi con la totale mancanza di democrazia soprattutto dei mezzi d’informazione» e ha ricordato come «la campagna referendaria del 2000 “liberale liberista e libertaria” dovette scontrarsi non solo con la feroce censura dei media ma anche con la mannaia della Corte Costituzionale, che non ammise al voto popolare tutti i referendum economici che avrebbero potuto assicurare all’Italia, già 14 anni fa, quel rilancio economico che oggi i cosiddetti rottamatori ricercano disperatamente».

“Sbanchiamoli” pone un interrogativo anche al sindaco Giuliano Pisapia, in una Milano la cui Fondazione Cariplo ha quasi dimezzato in tre anni i suoi trasferimenti per le attività “filantropiche” cui è tenuta per legge. Ma che non dismette la sua partecipazione di oltre il 4% in Intesa San Paolo, banca complessivamente controllata dalle Fondazioni Bancarie che ne detengono circa un quarto del capitale.

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Giustizia: Parlamento per amnistia, indulto in contrasto con Renzi. Prosegue il Satyagraha radicale.

Mer, 03/05/2014 - 13:05
05/03/14

Ora il Governo dia corso senza indugio a quanto è stato impegnato dalla Camera dei Deputati con la risoluzione approvata ieri in piena consonanza con l’obbligo di provvedere chiesto dal Presidente Napolitano, e  in apparente contrasto con quanto ripetutamente dichiarato dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, e dalla responsabile giustizia del PD On. Alessia Morani

  Dichiarazione di Rita Bernardini (Segretaria di Radicali italiani) e Marco Beltrandi (Direzione Radicali italiani)   Roma, 5 marzo 2014. “Mentre il responsabile giustizia del PD, On. Alessia Morani, continua  a ritenere che l’amnistia ed indulto siano quantomeno inopportuni per riportare immediatamente alla legalità  l’amministrazione della giustizia e la condizione carceraria, così come ribadito in più occasioni dal Presidente del Consiglio dei Ministri in carica,   l’Aula della Camera dei Deputati  ha approvato ieri a larghissima maggioranza una risoluzione piuttosto articolata in cui nelle premesse già si indicano i rimedi già adottati sinora evidenziandoli come “orizzonti limitati” e, dopo aver definito come “tanto effimere quanto intempestive” le misure di depenalizzazione e la previsione di pene alternative, si impegna espressamente  - nella parte dispositiva - il Governo “a valutare l’opportunità di prevedere rimedi straordinari, quali amnistia ed indulto, come premessa indispensabile per l’avvio e l’approvazione di riforme strutturali relativo al sistema delle pene, alla loro esecuzione e più in generale all’amministrazione della giustizia”.   Il Parlamento ha quindi impegnato il Governo ad intervenire senza ritardi e con efficacia sulle questione della riforma delle giustizia valutando anche quelle misure straordinarie che  il Presidente della Repubblica l’8 ottobre dello scorso anno, nel suo unico Messaggio alle Camere,  aveva in sostanza definito come le uniche adeguate a far uscire immediatamente dalla illegalità (anche costituzionale) l’amministrazione della giustizia e la condizione carceraria, a restituire efficacia all’amministrazione della Giustizia, quindi a creare le condizioni minime di sussistenza  dello Stato di Diritto, della certezza del godimento dei diritti civili politici ed economici dei cittadini, ferma ovviamente restando la libertà e la piena competenza  del Parlamento nella loro valutazione. Importante anche il riconoscimento nella risoluzione ieri approvata della popolarità e necessità anche delle riforme proposte lo scorso anno dai referendum  promossi dai radicali sulla giustizia.   Alla luce di quanto sopra, e anche del fatto che l’Italia dovrà dimostrare alla Comunità europea entro il prossimo maggio che cosa ha fatto concretamente in materia dopo la messa in mora a seguito della sentenza Torreggiani da parte della Corte di Giustizia della Comunità Europea, è ormai indifferibile che anche il Governo Renzi, e le forze di maggioranza che lo sostengono, diano immediata esecuzione agli impegni a cui lo ha vincolato il Parlamento italiano, anche tenendo in considerazione i tempi necessariamente lunghi della Legislatura in corso, dato che almeno un anno deve trascorrere tra l’eventuale approvazione della riforma elettorale e il ritorno al voto, secondo quanto previsto da una Convenzione sottoscritta dall’Italia.   Da parte nostra, prosegue il nostro Satyagraha, cioè la nostra lotta nonviolenta, che vede impegnati ormai oltre 800 cittadini in tutta Italia.

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Viale: Anche a Torino la Ru486 nei consultori come a Firenze, un impegno per l'8 marzo

Mar, 03/04/2014 - 17:49
04/03/14

"Con un eufemismo in Toscana hanno dato il via libera alla RU486 nei consultori. Una decisione pleonastica, visto che la 194 prevede da 35 anni che gli aborti si possano fare nei consultori, ma che ha il merito di rompere il ghiaccio sulle ambiguità e sui silenzi che da 35 anni alimentano le polemiche sterili sulla 194. E' ora che anche a Torino la RU486 sia disponibile nei consultori, come a Firenze, predisponendo un progetto pilota."

Questa la dichiarazione di Silvio Viale, Consigliere Comunale a Torino e presidente Comitato nazionale Radicali Italiani, responsabile del servizio di IVG dell'Ospedale Sant'Anna di Torino e promotore della sperimentazione che diede il via libera alla RU486 in Italia nel 2005.

Ad oggi presso l'Ospedale Sant'Anna sono state eseguite quasi 5.000 procedure con la RU486. Nel 2013 il 40% degli aborti del Piemonte sono stati praticati dall'Ospedale Sant'Anna, dei quali il 30% con la RU486. Una donna su cinque che si ricovera all'Ospedale Sant'Anna lo fa per una IVG e, complessivamente, il 27,8% delle donne che si ricoverano è in relazione a un aborto.

Silvio Viale ha proseguito:
"Per le sue caratteristiche l'aborto medico è una pratica ambulatoriale, prevedendo solo la somministrazione di farmaci e l'esecuzione di ecografie, per cui può benissimo svolgersi in consultorio con la paziente che può essere rinviata a domicilio. Il ricovero, anche quello nella forma di Day Hospital è un trattamento ridondante. Del resto gli art. 8 e 12 della legge 194/78 configurano il ricovero solo "se necessario" e, sempre l'art. 8 prevede che le IVG possano essere effettuate "presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali". Fa un po' tristezza pensare come queste previsioni fossero legate addirittura all'aborto chirurgico e come la 194 sia stata bistrattata per tutti questi anni come la Cenerentola della sanità. Ora con la RU486, dopo 35 anni, si può dare applicazione a questa parte della 194 e recuperare i consultori nella effettuazione degli aborti, emancipando le donne dal ricovero in ospedale. In occasione dei riti dell'otto marzo mi aspetto un impegno preciso anche a Torino e in Piemont, la città e la regione che più di tutte hanno contribuito all'aggiornamento scientifico e all'introduzione di "tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza", come prescrive l'art.15 della 194."

Silvio Viale 339.3257406

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Bolognetti a Pittella: Signor Governatore, si preoccupi di una Regione che da troppo tempo non rispetta la sua propria legalità.

Mar, 03/04/2014 - 16:18
04/03/14

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani

Caro Presidente, faccia il favore, anziché preoccuparsi di eventuali danni di immagine, si attivi per approvare il Piano regionale di tutela delle acque, l'anagrafe della monnezza(vedi proposta di legge radicale), l'anagrafe dei siti da bonificare, il nuovo Piano regionale dei rifiuti.

Se è davvero preoccupato del fatto che la Basilicata possa apparire come la terra dei Vel-Eni, ci dia un taglio e si opponga con i fatti e non con le parole alla colonizzazione del nostro territorio.

Si preoccupi di una Regione che da troppo tempo non rispetta la sua propria legalità, le normative comunitarie in materia di rifiuti, le leggi che dovrebbero tutelare la salute e l'ambiente.

I cambiamenti di facciata, a colpi di slogan e belle parole, hanno stancato.

line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Si preoccupi, signor Governatore, dell'inquinamento di tutte le matrici ambientali prodotto dall'Eni nella Valle dell'Agip. Se ne occupi davvero e non solo con dichiarazioni propagandistiche e senza cercare capri espiatori. 

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Giovine/Domani consiglio comunale di Gurro sancira' sua decadenza. Radicali scrivono a giunta elezioni cons. regionale ipotizzando reato di omissione di atti d'ufficio

Lun, 03/03/2014 - 18:36
28/02/14

Questa mattina Giulio Manfredi, Direzione Radicali Italiani e segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta, ha depositato in Consiglio Regionale una richiesta formale (allegata) ai due Vice-presidenti della Giunta delle Elezioni – Andrea Buquicchio (Italia dei Valori) e Pietro Francesco Toselli (Nuovo Centro Destra) – e alla segretaria Rosa Anna Costa (NCD), richiedendo loro la convocazione urgente della Giunta delle Elezioni per la presa d'atto della decadenza del consigliere regionale Michele Giovine, a seguito di sentenza penale definitiva del 14 novembre 2013 (due anni e otto mesi di reclusione, con pene accessorie della privazione del diritto elettorale per anni cinque e dell'interdizione dai pubblici uffici per anni due). Ricordiamo che la Presidenza della Giunta è vacante per le dimissioni presentate lo scorso autunno da Rocchino Muliere (PD).

Nella lettera, Manfredi ricorda che la cosiddetta legge Severino (D. Lgs. 31/12/2012, n. 235), all'art. 8, comma 6, dispone che la decadenza in questione opera “di diritto dalla data del passaggio in giudicato della sentenza di condanna”. La mancata osservanza di tale legge potrebbe configurare il reato di "omissione di atti d'ufficio" (art. 328 Codice Penale).

Sempre Manfredi, con nota del 14 febbraio scorso, aveva richiesto al sindaco di Gurro (VB) la convocazione del Consiglio Comunale per la sostituzione del consigliere comunale Michele Giovine con il primo dei non eletti della lista “Intesa”; sempre oggi, il sindaco di Gurro, Luigi Valter Costantini, ha comunicato ai radicali e al Prefetto di Verbania di aver convocato per domani, sabato 1° marzo, in seduta straordinaria, il Consiglio Comunale per effettuare la suddetta sostituzione.

Manfredi:
“Ho ringraziato il sindaco di Gurro per il pronto riscontro. E' incredibile, anche rispetto a quanto accade in un piccolo comune del Verbano, l'ignavia della Giunta delle Elezioni del Consiglio Regionale. Il centro-destra decise, nella riunione del 31 gennaio, di posticipare la presa d'atto della decadenza dopo la sentenza del Consiglio di Stato sulle elezioni regionali. Non bisogna essere esperti di diritto per accorgersi che la sentenza definitiva di un procedimento penale non c'entra nulla con una sentenza amministrativa. Ma questo e' stato votato a maggioranza (grazie anche alle assenza del centro-sinistra, M5S compreso), con il voto anche della rappresentante della Lista di Giovine. La sentenza del Consiglio di Stato risale al 14 febbraio; sono già passati 15 giorni e la Giunta non è stata convocata.
Il Presidente del Consiglio Regionale ci ha scritto che non ha nessuna competenza in merito.
Di fronte a tutto questo, l'opposizione continuerà a stare alla finestra? Buquicchio non ha nulla da dire e da fare? E il PD? E Bono dei 5 Stelle?
Non vogliamo dare nuovo lavoro ai nostri avvocati e alla Procura della Repubblica di Torino, che ha già molti faldoni aperti sul Consiglio Regionale. Ma non siamo disposti ad accettare una così palese e vergognosa inattuazione di una sentenza definitiva e di una legge dello Stato.
Cosa sarebbe successo se la Giunta delle Elezioni del Senato si fosse rifiutata di decidere sulla decadenza del senatore Silvio Berlusconi, a seguito di sentenza definitiva? E se il Presidente Grasso avesse pubblicamente dichiarato che la cosa non era di sua competenza? Giovine è più potente di Berlusconi?”.

Torino, 28 febbraio 2014
Tutto sul “caso Giovine” in questo link.

 

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Militari russi in Crimea/Radicali: Anche per zar Putin non c’è il due senza tre: prima la Cecenia, poi la Georgia e adesso l’Ucraina

Lun, 03/03/2014 - 18:11
28/02/14

Dichiarazione di Giulio Manfredi, Direzione Radicali Italiani, e Igor Boni, presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta:

"Tutto come previsto. Finite le Olimpiadi di Sochi, Putin rimette l'elmetto. A Mosca mette la mordacchia al leader dell'opposizione, Alexey Navalny. A Rostov dà ospitalità e asilo politico all'ex presidente ucraino Yanukovich, inseguito da un mandato di cattura internazionale. Fuori dai confini russi, applica la stessa tecnica già utilizzata nel 2008 in Georgia, in Abkhazia: creare le condizioni per denunciare una presunta violazione dei diritti delle minoranze russofone o filorusse e prendere questo a pretesto per invadere militarmente uno stato sovrano. Il Governo russo minaccia militarmente l'Ucraina tramite il cavallo di Troia della Crimea; il tutto in barba alle convenzioni internazionali, ai diritti e alle leggi. Di fronte a tutto questo, qual'è la risposta dell'ONU, dell'Unione Europea, dell'Italia tramite il nostro nuovo Ministro degli Esteri? Se il copione sarà quello recitato in Georgia o nel 1999 in Cecenia, la previsione è facile: parole di circostanza e nessuna sostanza.

Lo zar Putin, dopo la Cecenia e la Georgia, ha ora nel mirino l'Ucraina, territorio strategico per il controllo delle vie del gas e per esercitare la pressione del Cremlino sull'Unione Europea. Una UE che dovrebbe avere una difesa e un esercito comuni e una politica estera comune mentre continua invece ad essere frammentata in Stati nazionali che hanno sempre meno ragione di esistere in quanto tali, con buona pace dei vari movimenti indipendentisti e antieuropeisti che fioriscono in ogni dove.

Una risposta ai venti di guerra che spirano dal Mar Nero puo' venire solo dai cittadini europei; facciamo sentire a zar Putin la nostra voce e il nostro sdegno prima che riesca a scrivere un nuovo capitolo delle sue guerre di conquista.”

Torino, 28 febbraio 2014

http://www.radicali.it/forum/russia-del-nuovo-zar-vladimir-putin

 

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Decadenza Giovine/Giunta elezioni convocata per giovedì. Radicali: speriamo che questa volta non manchi nessun consigliere opposizione e che consigliera Franchino abbia la decenza di non partecipare alla votazione

Lun, 03/03/2014 - 17:39
03/03/14

Giulio Manfredi, membro di Direzione Radicali Italiani e segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta:

Oggi pomeriggio, Andrea Buquicchio (vice-presidente Giunta Elezioni Consiglio Regionale) mi ha informato che ha convocato per giovedì 6 marzo, alle ore 11:00, la Giunta delle Elezioni per la presa d’atto della decadenza del consigliere Michele Giovine. Avevo richiesto formalmente la convocazione della Giunta lo scorso venerdì.

Mi auguro che questa volta, a differenza della seduta del 31 gennaio scorso (in cui la maggioranza di centro-destra fece passare la sospensione della decisione su Giovine), tutti e dodici i consiglieri di opposizione siano presenti e che la consigliera Sara Franchino – una dei 17 candidati della Lista “Pensionati per Cota” la cui accettazione di candidatura è stata riscontrata irregolare – abbia la decenza di non partecipare alla votazione.

Ricordo che il consigliere regionale Michele Giovine, a seguito di sentenza penale definitiva del 14 novembre 2013, è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione, con pene accessorie della privazione del diritto elettorale per anni cinque e dell'interdizione dai pubblici uffici per anni due. Ai sensi della cosiddetta “legge Severino” (D. lgs. 31/12/2012, n. 235, art. 8, comma 6), Michele Giovine sarebbe dovuto decadere dalla carica di consigliere regionale e dalla carica di consigliere comunale di Gurro (VB) dalla data del passaggio in giudicato della sentenza di condanna.

Sabato 1° marzo, il Consiglio Comunale di Gurro, riunito in seduta straordinaria, ha dichiarato la decadenza di Giovine ed ha provveduto alla sua sostituzione con il primo dei non eletti.

Lo Statuto della Regione Piemonte , all’ art. 36, comma 2, dispone che la Giunta delle Elezioni “riferisce al Consiglio sulle operazioni elettorali, sui titoli di ammissione dei Consiglieri, sulle cause di ineleggibilità e di incompatibilità previste dalla legge e formula le proposte di convalida, annullamento o decadenza. I provvedimenti sono adottati con deliberazione del Consiglio”.

A oltre 100 giorni dalla sentenza definitiva della Cassazione, la Giunta delle Elezioni del Consiglio Regionale deve ancora adempire a quanto previsto da una sentenza definitiva, da una legge dello Stato e da una norma di Statuto.

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Il Premio Non C'e' Pace Senza Giustizia per i Diritti Umani conferito a chi e' in prima linea contro i matrimoni precoci e forzati, al detenuto Francesco Morelli e alle donne siriane per il loro straordinario coraggio

Lun, 03/03/2014 - 16:01
03/03/14

 Si è tenuta oggi nella splendida cornice della Sala Zuccari al Senato della Repubblica, la prima edizione del Premio Non c'è Pace Senza Giustizia per i Diritti Umani, una manifestazione che l'associazione Radicale ha voluto istituire per incoraggiare e sostenere il lavoro di tutte quelle donne e uomini che si battono ovunque nel mondo per l'affermazione dello Stato di diritto, precondizione per l'esistenza stessa dei diritti fondamentali della persona.

  La Giuria internazionale, presieduta dal Presidente della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani del Senato Luigi Manconi e composta di personalità italiane ed internazionali come il Procuratore della Corte Penale Internazionale Fatou Bensouda, la Segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sandro Gozi, ha consegnato oggi i nominativi dei vincitori nelle mani della Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, che ha poi conferito il riconoscimento nel corso della cerimonia.   Alla presenza degli ex Ministri degli Esteri e della Giustizia Emma Bonino e Annamaria Cancellieri, sono stati premiati:    Per la sezione internazionale: a Qamar Naseem, rappresentante dell'organizzazione Blue Veins con sede a Peshawar, in Pakistan. Parte integrante del network Girls not Brides, Blue Veins lavora in particolare per prevenire i matrimoni precoci e forzati nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa  e nelle aree tribali, dove le minacce e le ritorsioni contro chi si batte per i diritti di genere sono molto frequenti. Il Premio è stato ritirato da Ommera Zafar.    Per la sezione italiana: Francesco Morelli, detenuto in "articolo 21" che ha trascorso in carcere 12 anni ed è attualmente agli arresti domiciliari per problemi di salute. Morelli collabora attivamente con la Rivista Ristretti Orizzonti e si è molto speso per far conoscere la vera realtà delle carceri italiane e delle pessime condizioni di vita di chi vi è detenuto. A ritirare il Premio è stata la sua compagna, la criminologa Laura Baccaro.   Premio speciale: alle donne siriane, per il coraggio dimostrato scendendo in piazza contro il regime di Assad  e aver poi affrontato la violenza della guerra, con l'auspicio che questa loro forza venga premiata con il riconoscimento in un futuro speriamo non troppo lontano, dei diritti umani, civili e politici propri di un ordinamento democratico. A rappresentare le donne siriane in questa sede vi erano Suhair Atassi, che fa parte della Coalizione Nazionale Siriana e ha trascorso un periodo in carcere durante le rivolte del 2011, e Oula Ramadan, attivista per i diritti umani e componente del comitato di coordinamento della Rete delle Donne Siriane.   Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto indirizzare un messaggio di saluto e ringraziamento ad Emma Bonino e Non c'è Pace Senza Giustizia, ma soprattutto a questi straordinari militanti della democrazia.    

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Ucraina/Radicali: Governo italiano convochi immediatamente Ambasciatore russo

Lun, 03/03/2014 - 14:12
02/03/14

Dichiarazione di Igor Boni (Presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta) e Giulio Manfredi (Direzione nazionale Radicali Italiani):
“Il Governo italiano convochi immediatamente l’ambasciatore russo in Italia. Le vicende drammatiche della Crimea (dopo quelle della Cecenia e della Georgia) dimostrano quanto sia debole un’Europa senza una politica estera comune e senza un esercito e una politica di difesa comuni. Nell’immediato occorrono prese di posizioni diplomatiche dure volte a scongiurare l’evidente progetto russo di divisione dell’Ucraina e di annessione della Crimea, sulla falsariga di quanto realizzato sei anni fa nella vicina Abkhazia, sottratta dai russi alla sovranità della Georgia. Quando il ricatto energetico di Gazprom non è sufficiente, Putin dà la parola ai carri armati. E’ tempo di far sentire forte sia la voce dell’Italia sia la voce dell'Unione Europea per scongiurare scenari ben peggiori di quelli che abbiamo oggi dinanzi”.

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Carceri/Giustizia: martedì 4 marzo, manifestazione radicale a Montecitorio in occasione del dibattito sul messaggio del Presidente Napolitano

Lun, 03/03/2014 - 14:08
03/03/14 Comunicato Bernardini e lettera Arconti al Ministro della giustizia: Martedì 4 marzo, si terrà una manifestazione radicale davanti a Montecitorio in occasione del dibattito sulla relazione che la Commissione Giustizia della Camera ha elaborato sui temi oggetto del primo e unico messaggio del suo mandato che il Presidente della Repubblica Napolitano ha inviato al Parlamento scegliendo i temi della giustizia negata in Italia e del sovraffollamento carcerario. Colpisce – si legge in una nota della Segretaria di Radicali italiani Rita Bernardini – che il dibattito della Camera dei deputati giunga a 5 mesi di distanza dall’atto costituzionale (art. 87, secondo comma) del Presidente della Repubblica e si prova rammarico nel constatare che la Camera abbia deciso di discuterlo attraverso il “filtro” delle osservazioni della Commissione giustizia. Da parte nostra – prosegue Rita Bernardini – con Marco Pannella, leader storico della battaglia per la “giustizia giusta” in Italia, comunichiamo che oggi è il quarto giorno del nostro Satyagraha che abbiamo lanciato attraverso un mio appello che porta anche la firma della Segretaria dell’Associazione “il Detenuto Ignoto” Irene Testa. Un appello che vuole scandire l’iniziativa nonviolenta - che vede già coinvolte 792 persone fra le quali molti parenti dei detenuti - segnando il tempo che ci separa dal prossimo 28 maggio, termine ultimo fissato dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo allo Stato italiano per porre fine alla tortura praticata nei confronti dei detenuti ristretti nelle nostre carceri. Fra i primi sottoscrittori si segnalano L'Associazione Ristretti Orizzonti, il Senatore Luigi Manconi, la Presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia Elisabetta Laganà, Gustavo Imbellone dell’associazione "A Roma Insieme - Leda Colombini ", il Presidente della Società italiana di Psicologia Penitenziaria Alessandro Bruni e il Presidente di Antigone Stefano Anastasia. Intanto, la Presidente di Radicali italiani Laura Arconti ha inviato una lettera al Ministro della Giustizia Andrea Orlando (che appena nominato guardasigilli ha telefonato alla Segretaria Bernardini auspicando un incontro immediato) sottolineando l’urgenza dell’incontro con la delegazione radicale e perorando la causa dell’amnistia ed indulto non solo per le condizioni disumane e degradanti delle nostre carceri ma, soprattutto, “per liberare le scrivanie dei giudici e gli armadi delle cancellerie da un mucchio di carte inutili destinate comunque alla prescrizione”.   Appello Bernardini-Testa Lettera Arconti al Ministro Orlando Partecipazioni al Satyagraha

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