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Aggiornato: 3 anni 8 mesi fa

Donna morta dopo aborto/Viale, “difendo il collega, farmaci usati da tutti i ginecologi, obiettori e non, in aborti spontanei e volontari

Mar, 04/15/2014 - 15:33
14/04/14

Dichiarazione di Silvio Viale, responsabile del Servizio per IVG dell’Ospedale Sant’Anna di Torino, sugli sviluppi e le polemiche collegate alla morte di una donna all’Ospedale Martini di Torino:

“Prima di tutto la si smetta di titolare “Donna morta dopo la RU486” perché la Ru486 non ha alcuna responsabilità nella morte di Anna Marchisio. Si tratta, purtroppo, di una morte per aborto che allunga la lista delle morti ij gravidanza del 2014. Si tratta della terza morte per aborto dall’inizio dell’anno, due dopo un aborto chirurgico e una dopo un aborto medico. Purtroppo in gravidanza non esiste rischio “zero” e i farmaci utilizzati per l’aborto al Martini di Torino, ma anche al Sant’Anna di Torino e all’Ospedale Umberto I di Nocera, sono gli stessi che usano tutti i ginecologi italiani. Qualunque sia stato il contributo di un fattore farmacologico nell’arresto cardiaco, questo avrebbe potuto avvenire a chiunque di noi. Ai colleghi del Martini va la mia più incondizionata solidarietà per un evento che, soprattutto nel caso fosse confermata una relazione con il Methergin, il Cervidil o il Toradol, avrebbe potuto accadere a qualunque ginecologico, obiettore o meno, in un qualsiasi caso di parto o di aborto,volontario o spontaneo."

"Non esistono protocolli rigidi, né potrebbero esistere, per l’aborto medico, e per l’aborto chirurgico. Per l’aborto chirurgico sono l’anestesista e il ginecologo che decidono quali farmaci utilizzare prima, durante l’anestesia e successivamente. Per l’aborto medico il protocollo dell’AIFA si limita a indicare l’utilizzo di una prostaglandina 36-48 ore dopo la RU486, lasciando al medico la valutazione per gli altri farmaci."

"Alcuni giornali hanno sintetizzato che all’Ospedale Sant’Anna, da tempo non useremmo più la metilergometrina (Methergin), cosa non vera. Io, per esempio, la utilizzo durante gli interventi chirurgici, mentre tendo a usarla molto poco in quelli farmacologici. Il Methergin è attualmente in fase di esaurimento commerciale, ma fino a pochi anni fa’ veniva somministrato in tutti i parti. Tuttora è ancora molto utilizzata negli aborti con uso profilattico “off-label”.

Io non se il Methergin sia stato utilizzato nel caso specifico, ma anche fosse così, sebbene possa ritenersi il maggiore sospettato, uno spasmo dell’arteria coronarica e un infarto sono considerati eventi “molto rari", con una frequenza inferiore a 1 su 10.000 casi, e in medicina gli eventi “molto rari” non comportano alcuna misura preventiva. Il verificarsi di un evento molto raro è da considerarsi una fatalità."

"Per quanto riguarda la prostaglandina, il protocollo dell’AIFA prevede la possibilità di utilizzare il gemeprost (Cervidil) o il misoprostolo (Cytotec). Il gemeprost è una prostaglandina più potente ma con maggiori rischi per spasmi coronarici, infarto e shock, sebbene considerati, anche in questo caso, eventi “molto rari” con frequenza inferiore a un caso su 10.000. Il misoprostolo (usato off-label) ha meno effetti collaterali, è inserito nella lista dei farmaci essenziali dell’OMS, ed è stato persino oggetto di una circolare ministeriale a favore del suo uso nell’aborto incompleto. Purtroppo in Piemonte è poco usato perché non fa parte del prontuario regionale per questa indicazione e al Sant’Anna, per esempio, non è nemmeno disponibile. Sempre più spesso viene, però, prescritto nel post aborto per completare lo svuotamento abortivo dopo un aborto spontaneo o volontario, chirurgico o medico. Il misoprostolo dovrebbe sostituire il gemeprost nell'aborto e la metiergometrina nel completamento dello svuotamento abortivo come suggerisce la letteratura internazionale."

"Infine non è vero che la RU486 "distacca" l'embrione, ma semplicemente prepara l'utero e il collo all'azione della prostaglandina, riduzione la dose, o all'intervento chirurgico. Infatti l'AIFA autorizza la RU486 sia per gli aborti medici che per gli aborti chirurgici."

Silvio Viale

Consigliere comunale radicale a Torino

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Silvio Viale - Comitato Nazionale di Radicali Italiani: dati e informazioni

Mar, 04/15/2014 - 15:16
15/04/14

Ai lavori del Comitato Nazionale hanno partecipato 55 membri effettivi con diritto di voto su 64 (60 eletti dal Congreso + 2 di diritto + 2 in rapresentanza di Associazioni Radicali).

Si tratta dell'86% dei membri con diritto di voto, l'89% dei membri eletti. Nella precedente riunione i partecipanti erano stati 56 su 62 (60 eletti dal Congreso + 2 di diritto), il 90% dei membri con diritto di voto e il 93% di quelli eletti.

Sulla mozione "Magaletti e altri", respinta, hanno votato 42 compagni, il 66% degli aventi diritto al voto.

Sulla mozione Generale, approvata, hanno votato 41 compagni, il 64% degli aventi diritto al voto.

I voti favorevoli alla mozione generale sono stati 30, il 49% degli aventi diritto.

La mozione generale è vincolante per gli "organi dirigenti" essendo stata votata da almeno i 2/3 dei presenti ed essendo partecipanti al voto almeno la metà dei componenti il Comitato.

Il Presidente del Comitato Nazionale ha nominato Vicepresidente Antonella Soldo dell'Associazione "Mariateresa di Lascia".

In occasione della precedente riunione del Comitato Nazionale era stato nominato l'altro Vicepresidente, Leonardo Molinari dell'associazione "Radicali Roma".

Silvio Viale
Presidente del Comitato Nazionale

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La segretaria Bernardini sospende lo sciopero della fame dopo 46 giorni. Il rilancio del Satyagraha in corso su carceri e giustizia. L'omaggio a Napolitano. Comitato di Radicali italiani: la mozione approvata

Lun, 04/14/2014 - 13:50
14/04/14

Comunicato stampa di Rita Bernardini, Segretaria nazionale di Radicali italiani:

Ieri sera, dopo 46 giorni di sciopero della fame, ho sospeso il mio Satyagraha che ho condotto assieme ad altre più di 1.500 persone che stanno, con la loro nonviolenza, scandendo i giorni che ci separano dal quel 28 maggio che la Corte EDU ha fissato per l’Italia affinché ponga fine all’infamia in corso dei trattamenti inumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti nelle nostre carceri.

La mia sospensione – che interviene nel momento in cui la mia forza fisica è notevolmente provata – è dovuta innanzitutto alla mozione approvata ieri dal Comitato Nazionale di Radicali italiani, alle 36 persone, compagne e compagni membri del Comitato e non solo, che attraverso il loro di sciopero della fame hanno deciso di rilanciare il Satyagraha in corso, e a un dossier sulle carceri elaborato dall’avv. Debora Cianfanelli che il parlamentino di Radicali italiani ha deciso di trasmettere al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa.

Per il resto, dal mondo esterno al nostro, “radicale” – tralasciando l’ostracismo del servizio pubblico radiotelevisivo al quale NON vogliamo certo rassegnarci e che combatteremo con le nostre armi, quelle della nonviolenza – mi piace porre in evidenza che il nostro Paese ha ancora la grande risorsa istituzionale e umana del nostro Presidente della Repubblica che, con il suo messaggio alle Camere di sei mesi fa, ha voluto indicare (purtroppo inascoltato) al Parlamento l’obbligo di uscire immediatamente dall’illegalità di una pena carceraria e di una “giustizia” che violano da decenni diritti umani fondamentali. “Non bisogna perdere nemmeno un giorno”, aveva detto il nostro Presidente Napolitano – Supremo Garante della Costituzione – e noi abbiamo contato e stiamo contando quelli che non vorremmo più fossero i giorni dell’infamia della nostra democrazia sempre più “reale”, come lo fu in passato il “comunismo reale”.

Nel mio e nostro “piccolo” riteniamo un successo aver costretto il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a fornire finalmente (anche se parzialmente) il dato effettivo della capienza regolamentare dei nostri 205 istituti penitenziari: non 49.000 o 50.000 come veniva costantemente riferito pubblicamente, ma 43.500 per 60.000 detenuti. E a questi vanno ancora sottratti i posti inutilizzati e inutilizzabili, come ad esempio in Sardegna e negli OPG.

Per concludere, chiedo a tutti i mezzi di informazione di dare notizia della mozione generale (*) approvata ieri dal nostro Comitato nazionale. Vi troveranno perfino la notizia delle ragioni della NON presentazione dei radicali alle prossime elezioni europee, della centralità della nostra lotta per la “fuoriuscita dello Stato italiano dalla condizione letteralmente criminale nella quale si trova da decenni “; il rilancio del nostro Satyagraha, le iniziative riguardanti il governo dell'economia e i risvolti partitocratici della sua gestione…

Le adesioni raccolte nel corso del Comitato al Satyagraha in corso:

Membri del Comitato Nazionale di Radicali italiani: Luca Bove, Matteo Ariano, Domenico Letizia, Maurizio Buzzegoli, Paola Di Folco, Marta Gemma, Irene Testa, Massimiliano Iervolino, Pier Giorgio Focas, Anna Briganti, Valentino Paesani, Michele Capano, Diego De Gioiellis, Lorenzo Lipparini, Riccardo Magi, Francesco Napoleoni, Paolo Izzo, Matteo Mainardi, Emanuele Baciocchi, Alessandro Massari, Giulia Simi, Monica Mischiatti, Maria Giovanna DeVetag, Strik Livers Lorenzo, Stefano Santarossa, Antonella Soldo

Valerio Federico, Tesoriere di Radicali italiani

Filomena Gallo, Segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, Antonella Casu, Tesoriera di Non c’è Pace Senza Giustizia, e Giorgio Pagano, Segretario dell'Era
Membri di Direzione: Marco Beltrandi e Maria Grazia Lucchiari
i radicali: Stefano Marrella, Daniele Sabiu, Nicolino Tosoni, Ilary Valvonesi e Carlo Loi

MOZIONE APPROVATA

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Accesso al credito, Favia aderisce a campagna radicale #Sbanchiamoli

Lun, 04/14/2014 - 12:02
14/04/14

Sostegno del consigliere regionale alla petizione per slegare le Fondazioni bancarie dai partiti.

“Rapporti spesso opachi con il mondo della politica. Serve imparzialità”.

C’è anche Giovanni Favia, il consigliere regionale indipendente dell'Emilia Romagna, tra i sostenitori della petizione presentata in Parlamento dai Radicali Italiani per obbligare le Fondazioni Bancarie a cedere la propria quota di partecipazione azionaria nelle società bancarie. Le Fondazioni Bancarie, infatti, detengono il controllo delle banche, la politica a sua volta controlla le Fondazioni Bancarie designando attraverso Regioni, Province e Comuni parte dei componenti dei board decisionali delle Fondazioni. Un circolo vizioso che ha ancorato l’accesso al credito al mondo della politica a scapito, molto spesso, del libero mercato e del rilancio economico, in Emilia come nel resto d’Italia.

“La commistione tra politica e banche è solo uno degli aspetti della politica vissuta come attività del tutto parassitaria alla nostra società e che è ben esemplificata nel proliferare, ancora oggi, di organismi il cui unico fine è giustificare la propria esistenza fornendo poltrone e bilanci a cui attingere – spiega Favia -. I partiti hanno portato dentro le Fondazioni, le banche, le istituzioni ed associazioni finanziarie ed economiche di questo paese, di questa regione, quelle attività di mediazione e bilanciamento degli interessi che sarebbero perfettamente lecite, se avvenissero pubblicamente e all’interno di assemblee elettive, quali i Consigli comunali e regionali, ma che invece, così, diventano scambio di favori e violazione delle regole della concorrenza e del mercato. Per esemplificare bastare citare, qui a Bologna, il progetto, che potremmo definire ecumenico di FICO in cui la cittadinanza e la società regionale assistono solo come spettatori di decisioni prese altrove”.

D’altronde per Favia la "Santa Alleanza" tra banche e partiti è cominciata molti decenni fa e i suoi effetti si possono ritrovare, oltre che nella difficoltà di accesso al credito privato, anche nell’amministrazione dei beni pubblici. “Quando parlo di opacità dei rapporti tra banche e partiti ne parlo per l’esperienza diretta che ho avuto come amministratore, consigliere comunale, prima, consigliere regionale, oggi – aggiunge Favia -. Il Comune di Bologna ha sempre negato di detenere derivati, salvo, di fronte all’evidenza di comparire nel documento della centrale dei rischi di Bankitalia, ammettere di avere contratto in passato (2005) un derivato rinegoziando un mutuo. La Regione Emilia-Romagna ammette di avere un derivato acceso nel 2002 e rinegoziato nel 2004 (tasso fisso e variabile) con scadenza 2032. Dell’operazione se ne occupava un ex dirigente della Regione, poi consulente Unicredit, con un vantaggio iniziale, per la Regione, ed una perdita considerevole sul lungo periodo. La cosa che più colpiva non era tanto l’incapacità, di Comune e Regione, nel valutare correttamente gli strumenti finanziari adoperati, quanto la difficoltà ad ottenere briciole di informazioni oltre che dalle banche interessate anche dalle istituzioni pubbliche.

Anche per questo credo che la proposta di legge contenuta nella petizione presentata di Radicali Italiani contribuisca in modo decisivo a portare un po’ di luce in un rapporto che per molti anni è rimasto in penombra per poter tutelare al meglio i soliti interessi di pochi”.

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Comitato Nazionale di Radicali Italiani. La Mozione Generale

Dom, 04/13/2014 - 15:40
13/04/14

Approvata con 30 voti favorevoli, 4 contrari e 7 astenuti

  Il Comitato Nazionale di Radicali italiani, riunito a Roma dall’11 al 13 aprile 2014 riafferma come obiettivo immediato l’obbligo della fuoriuscita dello Stato italiano dalla condizione letteralmente criminale nella quale si trova da decenni, attraverso gli strumenti indicati fin dall’inizio dai radicali e oggi fatti propri dalle Massime Autorità responsabili del Diritto in Italia. L’amnistia e l’indulto, così come perfettamente individuati dal Presidente della Repubblica nel suo messaggio alle Camere dell’8 ottobre 2013, costituiscono la misura strutturale irrinunciabile che, “senza perdere nemmeno un giorno”, consentirebbero al nostro Paese di rientrare nella legalità costituzionale sia italiana che europea. Rilancia il Satyagraha “abbiamo contato gli anni, ora contiamo i giorni” iniziato il 28 febbraio per scandire quotidianamente il tempo concesso dalla Corte EDU allo Stato italiano affinché si ponga fine ai trattamenti inumani e degradanti che ormai da anni contraddistinguono l’esecuzione della pena e la custodia cautelare nei 205 penitenziari italiani. Ringrazia gli oltre 1.500 cittadini, in gran parte detenuti e loro familiari, che hanno animato la lotta nonviolenta assieme alla Segretaria di Radicali italiani, giunta oggi al 46° giorno di sciopero della fame mentre mancano 44 giorni alla scadenza ultimativa della Corte di Strasburgo. A questa scadenza si aggiunge quella del 12 maggio entro la quale la CEDU ha chiesto alla Repubblica italiana di fornire una risposta sul mancato governo del Vesuvio, un vulcano attivo alle cui pendici abitano 800mila persone, a seguito di una denuncia promossa da Marco Pannella, redatta e presentata grazie all'avvocato Paoletti. Dà mandato agli organi statutari di inoltrare sollecitamente al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il dossier predisposto dall’avvocato radicale Deborah Cianfanelli sullo stato delle nostre carceri in vista della riunione in cui verranno valutate le misure adottate dall’Italia per corrispondere all’ingiunzione della sentenza Torreggiani. Saluta la vittoria conseguita, dopo dieci anni di lotta, dall’Associazione Luca Coscioni e dal Partito Radicale, sancita proprio in questi giorni dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il divieto della fecondazione eterologa. Ringrazia, in particolare, la Segretaria dell’Associazione, avvocato Filomena Gallo, ideatrice e regista della lunga battaglia giudiziaria per l’affermazione di inviolabili diritti costituzionali negati dalla Legge n.40. Proprio nel momento in cui giungono a successo battaglie storiche radicali “zerovirgoladue” è la cifra degli ascolti concessi ai radicali nei TG dal sistema pubblico della cosiddetta informazione. Secondo i dati rilevati dal Centro d’Ascolto diretto da Gianni Betto nel periodo che va dal 21 febbraio al 31 marzo i leader radicali Emma Bonino e Marco Pannella non sono mai stati visti dal pubblico delle trasmissioni RAI. Il Comitato di Radicali italiani identifica nell’ostracismo dei media il segnale di una più vasta e sistematica conventio ad excludendum da parte della degenerata “democrazia reale” italiana. Per questo, condivide la scelta della non presentazione alle prossime consultazioni elettorali europee e decide di dare il suo massimo apporto alle iniziative di denuncia presso le giurisdizioni internazionali della totale illegalità che principalmente si manifesta nella negazione del diritto alla conoscenza del popolo italiano. Il Comitato di Radicali italiani evidenzia come la partitocrazia abbia assunto negli ultimi 20 anni nuove forme, mantenendo le vecchie pratiche, da sempre evidenziate dall’analisi radicale. Oggi si struttura in oligarchie e reti di potere legate o interne a partiti e corporazioni. Questa “nuova” partitocrazia occupa le strutture economiche della società italiana conservando i vizi del consociativismo e del metodo spartitorio. Essa  non agisce più prioritariamente tramite le Istituzioni e le assemblee elettive, ma attraverso un’enorme area solo formalmente privata, di fatto sottoposta a controllo partitocratico. Questa nuova forma privata - elemento coessenziale al regime - non produce merito ed efficienza, ma sprechi, incompetenze e consenso partitocratico. Si tratta di un sistema – comprendente tra l’altro società partecipate da Enti locali e Regioni, Fondazioni bancarie e Cassa Depositi e Prestiti - che consente di  eludere il rispetto delle regole di finanza pubblica – patto di stabilità – e di uscire dal perimetro del debito pubblico; una forma privata, conveniente al potere, utile a proteggere aree dell’economia dalla concorrenza. Radicali Italiani ha predisposto proposte che prevedono forme di controllo che si fondano su obiettivi definiti e risultati oltreché su verifiche di qualità dei servizi resi. Questa campagna politica è finalizzata, in ultima istanza, a garantire il diritto alla conoscenza in quest’ambito. Il Comitato di Radicali italiani evidenzia inoltre che ulteriori condizionamenti all’economia si manifestano con il sistema dei sussidi statali. Il c. d. “ricatto delle mance”, risponde a logiche clientelari e viene concesso attraverso sconti fiscali e sussidi ai consumi di fonti energetiche fossili. Questi sono erogati in patente violazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale, obiettivi contenuti nelle norme comunitarie e nazionali. La sistematica violazione dello Stato di diritto, certificata anche dalle 114 procedure d’infrazione aperte dalla Ue nei confronti dell’Italia, coinvolge, direttamente o indirettamente, con 37 di queste, il settore ambientale. L’ultima infrazione aperta è legata alla violazione delle direttive sulla protezione degli habitat. Il Comitato di Radicali Italiani impegna i suoi organi ad avviare una campagna politica finalizzata alla riforma organica della normativa nazionale sulla caccia, con l’obiettivo di renderla finalmente coerente con le direttive europee in materia. Il Comitato di Radicali italiani decide di denunciare la Procura della Repubblica di Foggia per omissione d’atti d’ufficio per non aver proceduto all’arresto della Segretaria di Radicali italiani che il 16 gennaio scorso ha illegalmente ceduto il raccolto della sua coltivazione di cannabis terapeutica ai malati del Social Cannabis Club di Racale (LE), e ciò nonostante l’autodenuncia e l’ampia documentazione foto-video della disobbedienza civile.

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Fecondazione. Gallo: scambio embrioni al Pertini non ha nulla che fare con i divieti cancellati dalla legge 40, ma è responsabilità della Regione e del centro di PMA

Dom, 04/13/2014 - 13:57
13/04/14

Dichiarazione di Filomena Gallo,  segretario dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica font-family:"Arial","sans-serif"">

Il 4 dicembre 2013 a Roma, presso l’Ospedale Sandro Pertini, una coppia si è sottoposta al trasferimento in utero di embrioni a seguito di fecondazione assistita omologa. Al quarto mese di gravidanza gemellare, dopo esami diagnostici, la donna ha scoperto di non avere compatibilità genetica con i feti che porta in grembo: gli embrioni trasferiti in utero non erano i suoi.

Dichiara Filomena  Gallo “La coppia ha avuto accesso alle tecniche di fecondazione assistita consentite in pieno vigore della legge 40/04. Quello che è accaduto presso l’Ospedale Sandro Pertini non c’entra nulla con i divieti cancellati dalla legge 40, ma fa emergere la mancanza di applicazione delle garanzie della legge 40 che all’ articolo 10 lettera d) prevede che le regioni effettuino controlli presso i centri di fecondazione medicalmente assistita per la verifica dei requisiti tecnico-scientifici e organizzativi delle strutture.”

Nella precedente legislatura grazie ai consiglieri Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita abbiamo sollevato con interrogazioni regionali  i problemi che determinava  la mancata applicazione della legge 40 art. 10 da parte della regione Lazio: il Lazio risultava essere l’unica regione d’Italia  dove i centri nonostante le richieste degli stessi responsabili non erano stati autorizzati e non venivano effettuati controlli. Nonostante il cambio di governo regionale come si evince a 10 anni dall’entrata in vigore della legge 40/04 sul sito del registro nazionale PMA risulta che “La Regione Lazio non ha ancora emanato le autorizzazioni dei centri per l'applicazione di tecniche di PMA - legge 40/2004”. Quindi, controlli non effettuati. La Polverini non rispose all’interrogazione, Zingaretti dal canto suo ha iniziato un lento processo di verifica, ma pur cambiando i governi l’inerzia della P.A. non trova confini e va a danno dei cittadini. 9.5pt;font-family:"Arial","sans-serif"">

Quello che è accaduto presso l’Ospedale Pertini è di una gravità assoluta, così anche ciò che è accaduto negli anni scorsi al S. Filippo Neri dove a causa di un incidente furono distrutti tutti gli embrioni: tutto ciò poteva essere evitato se la parte della legge 40 di competenza delle regioni e degli organismi tecnici fosse stata adeguata, ma così non è stato. 

Occorre che gli amministratori e la politica prendano atto che equità nell’ accesso alle cure significa garanzie per i pazienti che devono vedere rispettati i lori diritti nella più completa tutela. In Italia i centri di fecondazione medicalmente assistita hanno alto livello di requisiti  tecnico-scientifici e organizzativi e i centri che non rispondono a tali requisiti devono essere sostituiti da altri senza creare interruzione di servizi per i pazienti.

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Bilancio. Magi: Roma si salva con operazione verità e legalità

Sab, 04/12/2014 - 20:46
12/04/14

I risultati della verifica amministrativo-contabile sul Comune di Roma aiutano operazione verità che come Radicali chiediamo da anni. Risanamento dovrebbe essere principale obiettivo politico di questa sindacatura ed elemento di discontinuità con gli ultimi venti anni di governo cittadino.

 

Da anni come Radicali chiediamo una seria operazione verità sulla gestione finanziaria del Comune di Roma e di Roma Capitale, arrivata a un doppio dissesto di fatto. Un'operazione che consenta ai cittadini romani (tra i più tassati d'Italia) di conoscere come si è arrivati a questa situazione con tutte le sue conseguenze.

Intervenendo in aula Giulio Cesare il 18 marzo scorso in occasione del Consiglio straordinario ho ricordato che "questa è una città in cui negli ultimi anni sono stati accumulati miliardi di euro nei confronti di fornitori di beni e servizi; in cui su un bilancio di 7 miliardi abbiamo investimenti per appena 500 milioni e tutte le risorse vincolate per investimenti sono state prosciugate per la spesa corrente. Roma è una città dove la maggior parte degli appalti ancora in anni recenti sono stati affidati senza gara e le principali aziende pubbliche sono state gonfiate e utilizzate come mangiatoie per le clientele." font-family:"Arial","sans-serif"">

L'operazione verità che non fu fatta nel 2008 quando – anche lì con il concorso del governo nazionale – si scelse di inaugurare la Gestione commissariale del debito del Comune di Roma creando un unicum giuridico che non è eguali nel mondo e si crearono anche i presupposti per la deresponsabilizzazione della classe dirigente cittadina attraverso un apparente “azzeramento” del debito pregresso. Ricordo che in quella fase gli esponenti del centrodestra si vantavano dell’operazione che era avvenuta senza che i romani si fossero accorti di niente, in modo indolore (ma sappiamo che non è così). Mentre gli esponenti del centrosinistra che aveva governato la città fino a quel momento parlavano di un “debito presunto” di cui non c’era alcuna certezza.

Che a quella fase di avvio non seguì come era doveroso una fase di razionalizzazione della macchina amministrativa e della gestione dei servizi pubblici locali , è un dato di fatto. Basti citare quanto ha rilevato nel 2012 la Sez. regionale di Controllo della Corte dei Conti, con la del. 22 : “In sostanza, sono stati evidenziati sintomi di perdurante presenza di quei fenomeni distorsivi che hanno determinato, nel passato, l’insorgenza degli squilibri, senza che risultino essere stati adottati provvedimenti in grado di stabilizzare la finanza capitolina”

Ora i risultati della verifica amministrativo-contabile ci parlano proprio di anomalo raggiungimento dell'equilibrio di bilancio di parte corrente mediante sistematico ricorso ad entrate straordinarie; di elevato ammontare di debiti fuori bilancio; elevati livelli di spesa di personale con particolare riguardo alle  società partecipate, incarichi consulenze, lavoro interinale, servizi riguardanti il settore sociale, ecc.; elevato incremento, dal 2009, della spesa per prestazioni di servizio per trasporto e igiene urbana; ricorso all'affidamento diretto per appalti di servizi; scarsa capacità di riscossione a seguito degli accertamenti sui canoni pubblicitari o fitti attivi; di una serie di gravi irregolarità nella gestione contabile dell'ente; di pesanti criticità gestionali delle società partecipate; illegittimità nell'assunzione del personale. "Arial","sans-serif"">

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Aborto. Viale, “due donne morte in un mese sono uno shock che impone di parlare di aborti. La Ru486 aumenta la sicurezza degli aborti medici e chirurgici.”

Sab, 04/12/2014 - 12:38
12/04/14

Silvio Viale, che sta presiedendo a Roma il Comitato Nazionale di Radicali Italiani, interviene sulla morte per aborto di Anna Marchisio a Torino, ricordando come meno di un mese fa’ un’altra donna, Maria Cariello, sia morta per un aborto a Nocera Inferiore.

Il ginecologo torinese, responsabile del servizio per le IVG del più grande ospedale ostetrico italiano (7336 nati e 2490 IVG), ha diffuso la seguente nota:
“In meno di un mese due donne sono morte per aborto. Per Maria Cariello, 35 anni, una figlia di 7 anni, morta il 16 marzo scorso a Nocera Inferiore dopo un aborto chirurgico, la vicenda non è andata oltre la cronaca locale. Per Anna Marchisio, 37 anni, una figlia di 5 anni, morta mercoledì scorso a Torino dopo un aborto medico, il caso è subito rimbalzato in Parlamento. Non so se il ministro abbia mai aperto un’inchiesta anche per la morte di Maria Cariello, ma non sarò certo io a temere ogni inchiesta sulle IVG e sul mifepristone, il vero nome della RU486. Nel caso di Anna Marchisio la RU486 è innocente, perché è certamente il fattore meno sospettabile per l’arresto cardiaco che ha determinato la morte. Nel caso di Maria, se fosse stata utilizzata la RU486 – è una indicazione AIFA – si sarebbero ridotti i rischi dell’intervento chirurgico e delle complicazioni che hanno determinato la morte. Entrambi i casi rientrano in quella fredda statistica che ogni anno vede una quarantina di donne morire in gravidanza o per la gravidanza. Anna e Maria ci hanno tragicamente ricordato che si muore in gravidanza e che anche di aborto si muore, sebbene molto meno che in passato. E’ una realtà cruda che si tende a negare per la gravidanza e che inevitabilmente sorprende per gli aborti, ma due donne morte per aborto in un mese sono uno shock che impone di parlare di aborti fuori dagli schemi delle polemiche rituali. Uno shock che mpone di parlare di RU486 come di un farmaco che riduce i rischi degli aborti, perché riduce l’uso di farmaci più rischiosi e diminuisce i rischi durante gli interventi chirurgici. Uno shock che impone di parlare di tanti aspetti che relegano le IVG, come un fastidio, ai margini della sanità, qualcosa di cui ci si dovrebbe vergognare. Io, che ho scelto di aiutare le donne che vogliono abortire, credo che si debbano garantire quel confronto scientifico, quell’aggiornamento e quegli standard organizzativi minimi che la politica e il sistema sanitario hanno sempre trascurato: non è accettabile che in un ospedale un solo medico in solitudine si occupi di aborto. Le morti di Anna e Maria, ma anche delle altre di cui non abbiamo saputo o non ci ricordiamo, ci impongono di uscire dal silenzio colpevole e dall’ignavia. Forse Gasparri e Roccella, dopo le pronte dichiarazioni sulla vicenda di Anna Marchisio, dovrebbero recuperare qualche parola anche per Maria Carielllo.”

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Bolognetti: domani sarò a Melfi per chiedere il blocco delle attività di Fenice

Ven, 04/11/2014 - 19:22
11/04/14

Fonte: La Siritide, 11 aprile 2014

Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani

La vicenda Fenice, di cui a lungo mi sono occupato, assurge ad emblema di quel “Caso Basilicata” che ho, tra l’altro, provato a raccontare attraverso i due volumi pubblicati grazie alla Reality Book.

Sabato interverrò alla manifestazione organizzata dal “Comitato Diritto alla Salute” di Lavello per chiedere - una volta di più e dopo quanto ebbi a denunciare nel 2009 - che l’inceneritore Fenice venga spento. Ci sarò, ci saremo, per chiedere indagini epidemiologiche e un’indagine chimico-biologica che accerti - cosa  che appare più che probabile - se i veleni, con i quali Fenice-Edf ha contaminato per oltre due lustri tutte le matrici ambientali, siano entrati nel ciclo alimentare.

L’Associazione Radicali Lucani ha aderito alla manifestazione convocata dal “Gruppo di Coordinamento Vulture-Melfese-Alto-Bradano” per difendere il diritto alla vita e la vita del diritto, nella consapevolezza che la strage di legalità si fa inevitabilmente strage di popoli e di vite.

Ci saremo per porre una domanda: cosa hanno di produttivo attività dagli altissimi costi ambientali e sociali?

La risposta è: nulla. Esse possono essere considerate produttive solo grazie al fatto che un parametro come il PIL non considera i costi di cui sopra.

Provando ad andare oltre e al di là della manifestazione di Melfi, ritengo sia giunto il momento per porre al centro di una seria iniziativa ecologista la questione dei “limiti dello sviluppo”.

Occorre ripartire dal “Club di Roma” e da un documento pubblicato nel 1972 da alcuni ricercatori del Mit di Boston, intitolato “The limits to growt”.

Occorre concentrare il dibattito sulle conseguenze teoriche e pratiche di un modello di sviluppo incentrato sulla crescita economica infinita a fronte di un pianeta dalle risorse finite.

Ogni anno l’Earth Overshoot Day, il giorno in cui si considerano esaurite le risorse rinnovabili che il pianeta è in grado di rigenerare, arriva sempre prima. Eppure di questo “spread ecologico”, nonostante gli avvertimenti che arrivano puntualmente dagli scienziati dell’IPCC(International Panel On Climate Change), nessuno vuole parlarne.

L’ecocidio planetario per la cicala umana sembra essere cosa lontana, anche se siamo pericolosamente vicini al baratro.

 

Nel recarmi a Melfi per sostenere l’iniziativa degli amici ambientalisti del Vulture, porterò con me una frase di Aurelio Peccei, che nel non lontano 1981 scriveva: “L’avvenire non è più quello che sarebbe potuto essere se gli uomini avessero saputo utilizzare meglio i loro cervelli e le loro opportunità. Ma può ancora essere quello che essi possono ragionevolmente volere”. 

Approfondimenti 

Le rassicurazioni di Sigillito sulle denunce di Bolognetti(Il Quotidiano, 14 settembre 2014)

 

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Magi: Ostia, in commissione ho chiesto di non usare il contagocce per ristabilire legalità e diritti. Sul problema lungomuro ci sia azione concreta e decisa della giunta e dell'assemblea capitolina

Ven, 04/11/2014 - 18:43
11/04/14

Provvedimento annunciato dal X Municipio con apertura di due scale ai lati del pontile di piazza Ravennati insufficiente a rispondere alla richiesta di legalità e fruibilità del mare dei cittadini romani. Le norme ci sono è ora di iniziare a farle rispettare.

  Finalmente dopo 25 anni dall'ordinanza che chiese l'apertura dei 12 varchi nel lungomare - varchi mai aperti o richiusi nel corso degli anni successivi - a seguito della nostra mobilitazione dei mesi scorsi, del nostro esposto alla Procura della Repubblica dell'ottobre scorso e dell'inchiesta che ne è nata, si è risvegliata l'attenzione delle istituzioni oltre che dei media sulla incredibile illegalità del "lungomuro" di Ostia. Purtroppo il provvedimento annunciato dal X Municipio con apertura di due scale ai lati del pontile di piazza Ravennati è insufficiente a rispondere alla richiesta di legalità e fruibilità del mare dei cittadini romani. E' necessaria un'azione decisa e concreta della Giunta e dell'Assemblea Capitolina. Le norme ci sono è ora di iniziare a farle rispettare. Nel corso della seduta odierna della commissione Ambiente ho ribadito gli aspetti di illegalità rispetto alla legge nazionale, alle ordinanze del sindaco che ogni anno fissano la stagione balneare, al Codice della Navigazione. Rispetto a questo scenario che rischia di mostrare ancora nella imminente stagione estiva il mare della Capitale un mare in gabbia.   In prospettiva c'è l'obiettivo di un nuovo "Piano di utilizzo degli arenili" che miri anche a riequilibrare la percentuale di spiaggia pubblica e in concessione. Nel frattempo come Radicali Roma abbiamo anche inviato alla Commissione europea una denuncia per il mancato rispetto della direttiva Bolkestein sulla messa a gara delle concessioni. Non è possibile alcuna vera riqualificazione del litorale di Ostia che non parta dalla garanzia di fruibilità del mare da parte dei cittadini, dal ristabilire un minimo di legalità, di concorrenza e trasparenza.

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Bolognetti: Il Ministro Guidi, la scuola lucana e “Cappuccetto Rosso”

Ven, 04/11/2014 - 14:29
11/04/14

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Consigliere Associazione Coscioni

Sulla questione del Titolo V della Costituzione, strettamente collegata alla vicenda delle attività estrattive in Basilicata, stiamo assistendo a uno stucchevole gioco delle parti finalizzato a gettare fumo negli occhi e soprattutto ad oscurare chi con serietà si è opposto alla definitiva trasformazione della Lucania infelix in hub petrolifero nazionale.

Tra “Gladiatori”, schiavi, leoni, sciacalli e giraffe, il circo petrolifero lucano si è nuovamente messo in moto, e questa volta lo spettacolo è davvero grandioso.

Leggo della convocazione di un “tavolo istituzionale” con un Ministro e un Governo che non hanno certo fatto mistero delle loro reali intenzioni.

Leggo e mi chiedo se questo “tavolo” non si trasformerà in una veglia funebre per quel che resta della Basilicata e nell’ennesimo banchetto che ingrasserà tutto ciò che da tempo ruota attorno alle attività petrolifere made in Lucania.

Il Presidente “Gladiatore”, essendo legato a filo doppio con Renzi, di tutta evidenza è inadatto a difendere - ammesso che davvero lo voglia - i nostri interessi e il nostro territorio.

Le opposizioni, se tali vogliamo definirle, si stanno rivelando una volta di più solo parte del “coro”.

L’unica possibile “conciliazione”, l’ho detto e lo ripeto, è rappresentata da uno stop a qualsiasi ulteriore concessione in materia di estrazione idrocarburi.

Al ministro Guidi, che dice che la nostra regione diventerà un caso che farà scuola, rispondo che le sue parole mi ricordano il lupo della favola di Cappuccetto Rosso.

Ahinoi, la Basilicata un “caso di scuola” lo è già e non è un caso da imitare. 

 

Approfondimento

Nuova del Sud, 11 aprile 2014

Il Quotidiano della Basilicata, 11 aprile 2014

Sito Ola, 10 aprile 2014

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Torino/Ru486 - Viale, una tragica fatalità, nessun nesso tra la morte e il mifepristone

Ven, 04/11/2014 - 13:24
11/04/14

Respinge ogni strumentalizzazione Silvio Viale, considerato il padre della “pillola” abortiva in Italia, che oggi dirige il principale servizio italiano per IVG presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino, 3490 IVG nel 2013, delle quali il 34% con l’ausilio della RU486. Viale ricorda come sono “decine di milioni le donne che hanno assunto la RU486 nel mondo” e “40.000 in Italia”.

L’episodio ricorda la prima e unica morte in Francia nel 1991, agli inizi del suo uso, che indusse a modificare il tipo di prostaglandina per tutti gli interventi abortivi introducendo il misoprostolo (Cytotec). Sono gli altri farmaci, gli stessi che si impiegano per le IVG chirurgiche, i maggiori sospettati di un nesso con le complicazioni cardiache.

 

Silvio Viale, informato del decesso di una donna di 37 anni presso l’Ospedale Martini di Torino, ha diffuso la seguente nota:

“Il mio primo pensiero va alla donna, una delle circa 40 morti in gravidanza ogni anno in Italia, e mi unisco al dolore della famiglia e allo sconcerto dei colleghi del Martini. Nonostante mi sia capitato diverse volte di trovarmi davanti a donne morte in gravidanza per parto o per complicazioni, non mi ci sono ancora abituato, ma è il mio lavoro ed è anche per questo, oltre che per amore della verità, che devo respingere pubblicamente ogni tipo di strumentalizzazione.

So che questa volta, a differenza delle altri morti in gravidanza, la tragica vicenda sarà rilanciata dalle polemiche strumentali e pretestuose degli antiabortisti. Sarà l’autopsia a dare maggiori chiarimenti su questa morte improvvisa in gravidanza per complicazioni cardiache, ma sin da ora posso affermare che non vi è alcun nesso teorico di causalità con il mifepristone (RU486), perché non ci sono i presupposti farmacologici e clinici. ll mifepristone è regolarmente autorizzato dall’AIFA anche per le IVG chirurgiche del primo trimestre e per le ITG del secondo trimestre, per cui le buone norme di pratica clinica prescriverebbero di utilizzarlo nel 100% delle IVG e, se non è cosi, è solo per motivi politici e organizzativi.

All’Ospedale Sant’Anna di Torino sono 5128 le donne che hanno assunto la RU486, 429 in questi primi mesi del 2014, e la RU486 ha rivoluzionato tempi e modalità degli aborti del secondo trimestre e reso meno traumatico l’aborto senza l’intervento chirurgico. Con l’aborto medico si usano meno farmaci e si hanno meno complicazioni. Ogni anno all’Ospedale Sant’Anna di Torino 2-3 donne debbono subire un intervento addominale come complicazione di una IVG chirurgica. A differenza del mifepristone sono gli altri farmaci utilizzati nelle IVG, sia mediche che chirurgiche, che possono avere effetti cardiaci, seppure raramente: la prostaglandina (gemeprost) in primo luogo, già individuata come responsabile di decessi e complicazioni cardiache, ma anche l’antidolorifico (ketorolac) ampiamente utilizzato off-label in gravidanza e l’antiemorragico (metilergometrina) utilizzato in Italia di routine in quasi tutti gli aborti in ospedale e a domicilio.

Anche la gravidanza di per se è un fattore di rischio. In attesa che l’autopsia indichi la causa della morte ribadisco che ben difficilmente, per non dire con ragionevole certezza, la RU486 potrà essere chiamata come responsabile diretta o indiretta delle complicazioni che hanno portato al decesso, mentre gli altri farmaci (gemeprost, ketorolac, metilerometrina) hanno tutti potenziali effetti cardiovascoalri. Tutti e quattro i farmaci sono utilizzati anche per l’aborto chirurgico. Questa tragica fatalità dovrebbe indurre ad abbassare il tono delle polemiche antiabortiste e favorire la creazioni di servizi specialistici adeguati per le IVG dove alle donne possano avere le migliori informazioni e i migliori trattamenti. Purtroppo i rischi di eventi eccezionali sono inevitabili e non rassicura di certo che siano inferiori a quelli che si corrono con la gravidanza. Per trasparenza si allegano le informazioni in fornite all’ospedale Sant’Anna di Torino prima e durante le IVG. "

Silvio Viale 339.3257406

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Diritti umani: Partito Radicale invia memoria a vertici Consiglio d'Europa su mancanza di rispetto degli obblighi costituzionali della Repubblica italiana

Ven, 04/11/2014 - 12:29
11/04/14

Il 10 aprile il Partito Radicale ha inviato ai Presidenti del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa e della Corte europea sui diritti umani, e per conoscenza al Presidente del Consiglio europeo, della Commissione europea e del Parlamento europeo un documento in cui si denuncia la totale mancanza di progresso da parte dell'Italia nel recupero della legalità costituzionale e del rispetto dei suoi obblighi internazionali in materia di Stato di Diritto. 

La lettera, firmata da Emma Bonino, Marco Pannella e Marco Perduca è stata presentata l'11 aprile in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati da Rita Bernardini, Filomena Gallo, Giuseppe Rossodivita, Marco Pannella e Marco Perduca e inviata a tutti gli eurodeputati e parlamentari italiani. 

 

Testo integrale del documento

Roma, 10 aprile 2014

Alla cortese urgente attenzione di:

Sebastian Kurz, Ministro per l'Europa, Integrazione e Affari Esteri dell'Austria, Presidente del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa

Thorbjørn Jagland, Segretario-Generale, Consiglio d'Europa

Dean Spielmann, Presidente della Corte Europea dei Diritti Umani

Per conoscenza a:

Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio Europeo

Josè Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea

On. Martin Shultz, Presidente del Parlamento Europeo

e a: tutti gli Eurodeputati e Parlamentari italiani

 

Oggetto: il mancato rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia

 

Signor Presidente:

Le scriviamo per esprimerLe la nostra più sentita preoccupazione per il modo con cui la Repubblica italiana NON stia rispettando i propri obblighi internazionali né la propria legalità costituzionale relativamente all'affermazione dello Stato di Diritto. In particolare, vorremmo attrarre la Sua attenzione sulla mancata adesione e risposta da parte dell’Italia alla “sentenza pilota” adottata dalla Corte di Strasburgo l’8 gennaio 2013, relativa alla sistemica violazione dell'articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, inerente ai trattamenti inumani e degradanti nelle carceri.

Nel corso degli ultimi tre decenni, a nome e per conto del Nonviolent Radical Party, Transnational and Transparty, abbiamo dedicato buona parte delle nostre attività politiche a denunciare il modo con cui l'Italia sia diventata l'opposto di cosa una democrazia dovrebbe essere. Per anni l'Italia è stata, ed è tutt'oggi, in flagrante violazione della sua legalità costituzionale e, quindi, in violazione strutturale dei diritti individuali di chi ci vive. Il nostro paese è diventato una “democrazia reale” nel modo in cui, in un'altra era politica, esistevano paesi di “socialismo reale”. Uno Stato dove le regole non vengono fatte rispettare dalle istituzioni sostituendo la prassi alla norma. Ma ciò che è peggio è che le istituzioni non affrontano alla radice questo problema cruciale.

Quando si tratta di Stato di Diritto, e in particolare di amministrazione della giustizia, l'Italia è denunciata per la violazione sistematica dell'articolo 3 della Convenzione Europea ma anche per quella dell'articolo 6, relativo all'irragionevole durata dei processi. La giustizia giusta in Italia non è garantita e l'unica certezza che il nostro paese offre è quella dell'incertezza dei tempi e dei modi dell'applicazione della Legge.

Abbiamo sempre lodato l'integrità con la quale il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa ha fermamente denunciato la violazione da parte dell'Italia delle sentenze della Corte di Strasburgo. A più riprese il Suo Comitato ha infatti denunciato l'Italia come il paese che mina il mero concetto dello “Stato di Diritto” nel continente europeo. Condividiamo pienamente i vostri moniti e ci permettiamo di ricordare che là dove vi è strage di diritto seguono stragi di popoli. 

Oggi vogliamo cogliere l'opportunità di questa nostra comunicazione per condividere con Lei, e per suo tramite con tutto il Comitato, ulteriori elementi di contesto e informazioni puntuali che riteniamo debbano esser tenuti in considerazione quando il “caso Italia” sarà di nuovo davanti a voi nelle prossime settimane e sicuramente prima del 28 maggio 2014, termine fissato dalla sentenza pilota perché l'Italia si metta in regola coi propri obblighi internazionali.

Piuttosto che adottare i necessari rimedi legali richiesti dalla sentenza Torreggiani, il Governo italiano ha lanciato una campagna internazionale per costruire una realtà che non può, non vuole o non sa governare. Nelle settimane scorse son stati presentati dati e aggiornamenti che da una parte non sono basati su fatti consolidati e dall'altra affrontano le questioni sollevate dalla “sentenza pilota” solo in modo marginale e superficiale. 

Riteniamo che per essere all'altezza delle questioni poste dalla Corte di Strasburgo e delle dichiarazioni del Suo Comitato, l'Italia deve adottare una prima riforma strutturale: un'amnistia attraverso la quale l’amministrazione della giustizia possa riprendere il suo cammino democratico interrotto da decenni. Prima di tutto per se stessa. Un'amnistia per la Repubblica prima ancora che un'amnistia e indulto per le decine di migliaia di persone che soffrono trattamenti inumani e degradanti nei 205 istituti penitenziari del nostro paese e per i milioni di cittadini colpiti, sia nel penale che nel civile, da una giustizia irragionevolmente ritardata.

 

Signor Presidente,

il 23 settembre 2013, il Nonviolent Radical Party, Transnational and Transparty e il Comitato Radicale per la Giustizia Pietro Calamandrei hanno inviato una diffida formale a 675 soggetti istituzionali responsabili per l'esecuzione delle sentenze di condanna e le ordinanze relative alle misure cautelari. Quel documento, inviato per opportuna e debita conoscenza anche a Nils Muižnieks, Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, chiede che prima dell'esecuzione della pena venga verificata la disponibilità di posti a norma di legge nei vari penitenziari italiani e che, in caso contrario, non venga dato seguito all’attuazione di una pena illegale. Secondo le informazioni in nostro possesso nessuno dei soggetti interessati dalla diffida ha ritenuto di agire di conseguenza.

Nel suo messaggio al Parlamento dell’8 ottobre 2013 – il primo e unico dei suoi due mandati – il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto richiamare la sentenza della Corte Costituzionale (n. 210 del 2013) con la quale essa ha stabilito che, in caso di pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo che accertano la violazione da parte di uno Stato delle norme della Convenzione, "è fatto obbligo per i poteri dello Stato, ciascuno nel rigoroso rispetto delle proprie attribuzioni, di adoperarsi affinché gli effetti normativi lesivi della Convenzione cessino".

Ed è stato lo stesso Presidente della Repubblica che, dopo aver elencato tutta una serie di provvedimenti in tema di de-carcerizzazione e depenalizzazione, ad ammonire nel suo messaggio che“tutti i citati interventi - certamente condivisibili e di cui ritengo auspicabile la rapida definizione - appaiono parziali, in quanto inciderebbero verosimilmente pro futuro e non consentirebbero di raggiungere nei tempi dovuti il traguardo tassativamente prescritto dalla Corte europea. Ritengo perciò necessario intervenire nell'immediato con il ricorso a "rimedi straordinari".” 

È dunque il Presidente Napolitano a indicare Amnistia e Indulto non solo per interrompere – senza perdere un solo giorno – i trattamenti inumani e degradanti nelle nostre carceri, ma anche per accelerare i tempi della Giustizia perché anche sulla giustizia “ritardata” (che è giustizia negata) abbiamo un fardello ultratrentennale di condanne europee per violazione dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti Umani riguardante l’”irragionevole durata dei processi”.

A sette mesi dal messaggio del Presidente Napolitano, solo la Camera dei Deputati ha ritenuto di convocare una sessione di dibattito sulle questioni inerenti all'intervento presidenziale. Purtroppo la seduta di tre ore ha discusso di un documento preparato dalla Presidente della Commissione Giustizia della Camera e non del messaggio del Presidente. Nessuna decisione relativa a riforme strutturali è stata adottata al termine della discussione.

Tutti i provvedimenti approvati in via definitiva fino a questo momento hanno una scarsa incidenza sul sovraffollamento carcerario. L’ultimo, quello che porta il titolo "Delega al Governo in materia di depenalizzazione, sospensione del procedimento con messa alla prova, pene detentive non carcerarie, nonché sospensione del procedimento nei confronti degli irreperibili" prevede per l’accesso alle misure alternative pene edittali così basse che nessuno in Italia finisce in carcere per quel tipo di delitti.

Allo stesso tempo la Commissione giustizia della Camera alta ha registrato la presentazione di almeno tre differenti proposte di legge relative all'amnistia e all’indulto. All'inizio degli anni Novanta, a seguito dell'adozione dell'ultima legge sull'amnistia, il Parlamento ha modificato la Costituzione in materia richiedendo una maggioranza di due terzi perché un'amnistia possa esser introdotta. Paradossalmente nel nostro Paese si può abrogare tutto il Codice Penale con un voto a maggioranza semplice, mentre per introdurre una misura clemenza occorre la stessa maggioranza che occorre per modificare la Costituzione. La Commissione giustizia del Senato non ha reso noto quale sarà l'iter parlamentare dei progetti di leggi illustrati.

Prima della formazione del Governo Renzi, che non ha confermato la Ministra della Giustizia, la responsabile di quel dicastero Anna Maria Cancellieri aveva sollevato in più contesti il problema drammatico dell'amministrazione della giustizia. In particolare il 24 gennaio 2013, nel suo discorso alla Camera dei Deputati sullo stato della giustizia in Italia, la Ministra aveva affrontato la famigerata questione della capienza regolamentare delle carceri italiane. Nel suo intervento la Cancellieri aveva affermato chiaramente che alla fine del 2013 la capienza legale degli istituti penitenziari italiani era di 47.599 posti; allo stesso tempo aveva dichiarato che da quella cifra avrebbero dovuto esser tolti circa 4500 posti per via di lavori di ordinaria o straordinaria amministrazione in diversi edifici.

Era la prima volta che un Ministro della giustizia ammetteva ufficialmente la nuova capienza regolamentare, una cifra, quella dei 47.500 posti solitamente dichiarati, da cui occorre sottrarne quasi 5000. In quell'occasione la Ministro annunciò anche che nel quadro del "piano carceri" 12.324 nuovi posti sarebbero stati realizzati e che di questi 5.012 erano già a disposizione senza però specificare se in effetti questi siano già utilizzati. Occorre ricordare che altrove nel suo intervento la Cancellieri aveva anche lamentato la strutturale mancanza del personale di polizia penitenziaria, una mancanza che non consente l'apertura di nuove carceri.

I numeri presentati dalla Ministra erano stati calcolati alla data del 4 dicembre 2013, data in cui “64.056 era il numero totale dei ristretti, dei quali 11.880 in attesa di primo giudizio, 12.049 senza una sentenza definitiva e 38.828 condannati definitivamente; 1189 gli internati. Gli uomini erano 61.266, le donne 2.790. I cittadini italiani erano 41.641 i non italiani 22.415”. Alla fine di marzo le persone ristrette in Italia erano 60.197.

Altrove la Ministra Cancellieri aveva dichiarato pubblicamente che ci sono oltre 3,5 milioni di procedimenti penali in corso in Italia e che la loro durata media è di ben oltre i cinque anni - in patente contrasto con l'articolo 6 della Convenzione europea relativa al giusto processo. A questi vanno aggiunti oltre 1,8 milioni di procedimenti aperti contro persone irreperibili.

A metà marzo del corrente anno, l'On Andrea Orlando, il nuovo Ministro della giustizia, ha effettuato una missione a Strasburgo per rassicurare il Consiglio d'Europa sui progressi normativi in risposta alla sentenza Torreggiani. Le sue comunicazioni sono state di tono completamente differente di quelle del suo predecessore; infatti il Ministro Orlando ha offerto dati molto parziali e non corroborati da numeri consolidati né tantomeno supportati da un'analisi generale del contesto attuale che, tra le altre cose, includesse anche il numero di agenti di polizia penitenziaria necessari all'inaugurazione dei nuovi posti annunciati col “piano carceri”. Il Ministro ha sviluppato i suoi interventi attorno a un catalogo di desideri piuttosto che annunciare le riforme strutturali richieste dalla “sentenza pilota”.

Alla fine di marzo 2014, un paio di giorni dopo la visita del Ministro Orlando a Strasburgo, una delegazione del Parlamento europeo si è recata in Italia per visitare due carceri: Rebibbia a Roma e Poggio Reale a Napoli. Il gruppo era guidato dall'On. Juan Fernando Lòpez Aguilar, Presidente del Comitato sulle libertà civili del PE, l'On. Frank Engel e l'On Kinga Göncz, accompagnati dai colleghi italiani Salvatore Iacolino, Roberta Angelilli e Salvatore Caronna. A conclusione della loro visita gli eurodeputati hanno rilasciato dichiarazioni di condanna  molto grave delle condizioni generali delle carceri visitate denunciando la mancanza di rispetto degli obblighi internazionali da parte dell'Italia.

Il 2 aprile 2014, a seguito di una richiesta pubblica della nostra compagna ex Parlamentare Rita Bernardini, segretario di Radicali Italiani, il DAP ha affermato pubblicamente che a quella data la capienza legale delle 205 carceri italiane doveva esser ricalcolata a 43.547 posti - 90,14% di quanto ufficialmente affermato in passato – e che quei numeri dovevano comunque esser considerati “fluttuanti” per motivi legati all'ordinaria e straordinaria manutenzione delle strutture detentive.

A nostro avvisto, tale dichiarazione conferma l'impossibilità fisiologica del DAP, e quindi del Ministero, di poter avere un'idea chiara di quale sia la capienza regolamentare dell'intero sistema penitenziario italiano oltre che, naturalmente, una clamorosa smentita di quanto affermato in precedenza dal Dipartimento stesso.

In aggiunta alle varie censure internazionali, l'11 marzo scorso, l'Italia ne ha dovuto subire anche una bilaterale. Infatti è di quella data la decisione delle Royal Courts of Justice di Londra che hanno adottato una sentenza che ha negato la richiesta d'estradizione verso l'Italia del signor Hayle Abdi Badre, un cittadino somalo, avanzata dal Tribunale di Firenze.

 

Nel paragrafo finale della decisione Lord Justice McComb scrive: 

“Nel concedere l'appello per i motivi summenzionati, trovo che sia importante affermare che, a mio giudizio, ciò non vuol dire che, nel periodo in cui l'Italia cerca di risolvere il suo problema sistematico sulle prigioni identificato dalla Corte europea, non possa esser consentita l'estradizione di individui dal Regno unito [verso quel paese]. Per affrontare le conseguenze della [sentenza] Torreggiani, uno si aspetterebbe però un'assicurazione che (per es.) un individuo, se estradato in Italia, sarebbe ristretto in un determinato carcere con un'indicazione delle condizioni di quell'istituto e del perché non sia da includere nelle critiche rivolte alle altre carceri italiane. Però, per i motivi su esposti, le assicurazioni fornite in questo caso sono insufficienti a persuadermi che, se l'appellante dovesse esser estradato verso l'Italia, egli non sarebbe a rischio di esser esposto alle condizioni che violano i suoi diritti come prescritto dall'articolo 3 [dalla Convenzione europea].”

In meno di una settimana la sentenza Badre ha funto da precedente per una decisione simile adottata il 17 marzo 2014 dal giudice Howard Riddle, Senior District Judge (Chief Magistrate) delle Westminster Magistrates’ Court nel caso “The Court of Appeal, Palermo, Italy v. Domenico Rancadore” che ha negato l'estradizione del boss mafioso verso l'Italia per gli stessi motivi. Una decisione simile è stata adottata recentemente anche in Svizzera.

Mentre i Tribunali britannici e svizzeri hanno respinto le richieste di estradizione verso il nostro paese sulla base dei trattamenti inumani e degradanti delle carceri italiane, l'ordinamento giudiziario del nostro paese continua a eseguire e amministrare pene e sentenze, o misure custodiali, che sono da ritenersi tecnicamente illegali perché erogate in piena conoscenza dei trattamenti inumani e degradanti che aspettano coloro che verranno ristretti nelle carceri italiane. Tutte queste decisioni sono adottate contro la diffida del Partito Radicale della fine del settembre scorso.

Nelle prossime settimane tanto la Corte europea sui diritti umani che la Corte Internazionale di giustizia avranno davanti a loro denunce contro l'Italia relative all'ambiente e ai diritti lavorativi. Queste probabili nuove sentenze si vanno ad aggiungere alle oltre 100 infrazioni con l'Unione europea per i motivi più vari . Nel 2013, l'Italia ha subito il più alto numero di multe di tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa.

In conclusione, Signor Presidente, per quanto esposto più sopra, possiamo affermare senza timore di smentita che in Italia la situazione relativa alla violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea non sia materialmente cambiata. A oggi, per il prossimo futuro, non esistono prospettive realistiche che essa possa modificarsi in alcun modo e sicuramente non entro il termine del 28 maggio 2014 fissato dalla sentenza Torreggiani. Nel frattempo, dobbiamo registrare che negli ultimi giorni sono morte nelle carceri italiane altre due persone, ambedue trentasettenni, una nel Carcere di Civitavecchia e l’altra nel carcere Pagliarelli di Palermo. Salgono così a 39 le persone detenute morte nei primi 4 mesi del 2014, tra queste, ben 11 sono stati i suicidi.

 

Signor Presidente,

negli anni, solo il Nonviolent Radical Party, Transnational and Transparty si è assunto la responsabilità di segnalare il “caso Italia” a livello internazionale attivando tutti i meccanismi a disposizione di individui e associazioni per denunciare le flagranti condotte criminali della Repubblica italiana. Dalla Corte Costituzionale ai tribunali locali ai TAR; dalla Corte di Strasburgo al Consiglio e Commissione Onu sui diritti umani; dalle Assemblee parlamentari dell'OSCE e del Consiglio d'Europa al Parlamento Europeo abbiamo presentato decine e decine di documenti legali e politici per sollevare il problema di legalità costituzionale dell'Italia. Sfortunatamente, a oggi, l'Italia non ha cambiato il proprio comportamento di “delinquente professionale”.

In questi giorni stiamo portato avanti un satyagraha, l'ennesimo, affinché questa incredibile realtà emerga in tutti i fori possibili e perché possa esser studiata in tutti i suoi aspetti drammatici e tragici nonché nelle sue ripercussioni nazionali e internazionali. Rita Bernardini è in sciopero della fame dal 27 febbraio scorso per accompagnare questa mobilitazione e nell'ultimo mese oltre 1500 persone si sono unite alla sua azione nonviolenta. Alla data in cui Le inviamo questa lettera né il Governo né il Parlamento italiano, né tantomeno i media del nostro paese, hanno preso in considerazione questo satyagraha. Tutto ciò che attiene alla giustizia, alla legalità costituzionale e alle condizioni detentive continua a esser espulso dal dibattito pubblico.

A questo proposito Le annunciamo sin d'ora, signor Presidente, che non mancheremo di tenerLa informata sulla situazione relativa alla violazione del diritto alla conoscenza dei cittadini in Italia, materia che richiede una trattazione dettagliata e approfondita che sicuramente può far emergere ulteriori motivi di preoccupazione dell'organo che Lei presiede.

 

Signor Presidente,

riteniamo che i risultati di ciò che dovrebbe esser tecnicamente considerata una condotta criminale sono evidenti e che sia arrivato il tempo per le istituzioni sovrannazionali che devono monitorare e sanzionare le violazioni dello Stato di Diritto internazionale di prendere delle iniziative strutturali contro l'Italia per ristabilire un minimo di legalità costituzionale e non condannare chi vive sul territorio italiano a soffrire una così persistente e pervasiva violazione dei propri diritti individuali.

Certi che il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa da Lei guidato continuerà nella sua opera diretta all’affermazione  e al rispetto degli obbligo internazionali dei suoi Stati membri, e grati del tempo e della considerazione che Ella ha voluto riservarci, riteniamo utile condividere infine ulteriori informazioni di contesto inerenti allo stato dell'arte del generale rispetto dei dritti umani in Italia. A questo indirizzo potrà trovare le osservazioni inviate dal Partito Radicale all'ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani dell'Onu in vista della Revisione periodica universale che il nostro paese dovrà subire alle Nazioni unite di Ginevra a ottobre prossimo. Siamo certi che potranno offrire ulteriori elementi di riflessione su come ormai l'Italia si sia distaccata da un sistema basato sullo Stato di Diritto.

 

Emma Bonino, Marco Pannella, Marco Perduca

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Diritti umani: Partito Radicale invia memoria a vertici Consiglio d'Europa su mancanza di rispetto degli obblighi costituzionali della Repubblica italiana

Ven, 04/11/2014 - 11:39
11/04/14

 Il 10 aprile il Partito Radicale ha inviato ai Presidenti del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa e della Corte europea sui diritti umani, e per conoscenza al Presidente del Consiglio europeo, della Commissione europea e del Parlamento europeo un documento in cui si denuncia la totale mancanza di progresso da parte dell'Italia nel recupero della legalita' costituzionale e del rispetto dei suoi obblighi internazionali in materia di Stato di Diritto.

La lettera, firmata da Emma Bonino, Marco Pannella e Marco Perduca e' stata presentata l'11 aprile alla Camera dei Deputati e inviata a tutti gli eurodeputati e parlamentari italiani.

Testo integrale del documento Roma, 10 aprile 2014 alla cortese urgente attenzione di: Sebastian Kurz, Ministro per l'Europa, Integrazione e Affari Esteri dell'Austria, Presidente del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa
Thorbjørn Jagland, Segretario-Generale, Consiglio d'Europa
Dean Spielmann, Presidente della Corte Europea dei Diritti Umani Per conoscenza a:
Herman Van Rompuy, Presidente del Consiglio Europeo
Josè Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea
On. Martin Shultz, Presidente del Parlamento Europeo
e a: tutti gli Eurodeputati e Parlamentari italiani oggetto: il mancato rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia Signor Presidente: Le scriviamo per esprimerLe la nostra più sentita preoccupazione per il modo con cui la Repubblica italiana NON stia rispettando i propri obblighi internazionali né la propria legalità costituzionale relativamente all'affermazione dello Stato di Diritto. In particolare, vorremmo attrarre la Sua attenzione sulla mancata adesione e risposta da parte dell’Italia alla “sentenza pilota” adottata dalla Corte di Strasburgo l’8 gennaio 2013, relativa alla sistemica violazione dell'articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, inerente ai trattamenti inumani e degradanti nelle carceri. Nel corso degli ultimi tre decenni, a nome e per conto del Nonviolent Radical Party, Transnational and Transparty, abbiamo dedicato buona parte delle nostre attività politiche a denunciare il modo con cui l'Italia sia diventata l'opposto di cosa una democrazia dovrebbe essere. Per anni l'Italia è stata, ed è tutt'oggi, in flagrante violazione della sua legalità costituzionale e, quindi, in violazione strutturale dei diritti individuali di chi ci vive. Il nostro paese è diventato una “democrazia reale” nel modo in cui, in un'altra era politica, esistevano paesi di “socialismo reale”. Uno Stato dove le regole non vengono fatte rispettare dalle istituzioni sostituendo la prassi alla norma. Ma ciò che è peggio è che le istituzioni non affrontano alla radice questo problema cruciale. Quando si tratta di Stato di Diritto, e in particolare di amministrazione della giustizia, l'Italia è denunciata per la violazione sistematica dell'articolo 3 della Convenzione Europea ma anche per quella dell'articolo 6, relativo all'irragionevole durata dei processi. La giustizia giusta in Italia non è garantita e l'unica certezza che il nostro paese offre è quella dell'incertezza dei tempi e dei modi dell'applicazione della Legge. Abbiamo sempre lodato l'integrità con la quale il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa ha fermamente denunciato la violazione da parte dell'Italia delle sentenze della Corte di Strasburgo. A più riprese il Suo Comitato ha infatti denunciato l'Italia come il paese che mina il mero concetto dello “Stato di Diritto” nel continente europeo. Condividiamo pienamente i vostri moniti e ci permettiamo di ricordare che là dove vi è strage di diritto seguono stragi di popoli.  Oggi vogliamo cogliere l'opportunità di questa nostra comunicazione per condividere con Lei, e per suo tramite con tutto il Comitato, ulteriori elementi di contesto e informazioni puntuali che riteniamo debbano esser tenuti in considerazione quando il “caso Italia” sarà di nuovo davanti a voi nelle prossime settimane e sicuramente prima del 28 maggio 2014, termine fissato dalla sentenza pilota perché l'Italia si metta in regola coi propri obblighi internazionali. Piuttosto che adottare i necessari rimedi legali richiesti dalla sentenza Torreggiani, il Governo italiano ha lanciato una campagna internazionale per costruire una realtà che non può, non vuole o non sa governare. Nelle settimane scorse son stati presentati dati e aggiornamenti che da una parte non sono basati su fatti consolidati e dall'altra affrontano le questioni sollevate dalla “sentenza pilota” solo in modo marginale e superficiale.  Riteniamo che per essere all'altezza delle questioni poste dalla Corte di Strasburgo e delle dichiarazioni del Suo Comitato, l'Italia deve adottare una prima riforma strutturale: un'amnistia attraverso la quale l’amministrazione della giustizia possa riprendere il suo cammino democratico interrotto da decenni. Prima di tutto per se stessa. Un'amnistia per la Repubblica prima ancora che un'amnistia e indulto per le decine di migliaia di persone che soffrono trattamenti inumani e degradanti nei 205 istituti penitenziari del nostro paese e per i milioni di cittadini colpiti, sia nel penale che nel civile, da una giustizia irragionevolmente ritardata. Signor Presidente, Il 23 settembre 2013, il Nonviolent Radical Party, Transnational and Transparty e il Comitato Radicale per la Giustizia Pietro Calamandrei hanno inviato una diffida formale a 675 soggetti istituzionali responsabili per l'esecuzione delle sentenze di condanna e le ordinanze relative alle misure cautelari. Quel documento, inviato per opportuna e debita conoscenza anche a Nils Muižnieks, Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, chiede che prima dell'esecuzione della pena venga verificata la disponibilità di posti a norma di legge nei vari penitenziari italiani e che, in caso contrario, non venga dato seguito all’attuazione di una pena illegale. Secondo le informazioni in nostro possesso nessuno dei soggetti interessati dalla diffida ha ritenuto di agire di conseguenza. Nel suo messaggio al Parlamento dell’8 ottobre 2013 – il primo e unico dei suoi due mandati – il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha voluto richiamare la sentenza della Corte Costituzionale (n. 210 del 2013) con la quale essa ha stabilito che, in caso di pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo che accertano la violazione da parte di uno Stato delle norme della Convenzione, "è fatto obbligo per i poteri dello Stato, ciascuno nel rigoroso rispetto delle proprie attribuzioni, di adoperarsi affinché gli effetti normativi lesivi della Convenzione cessino". Ed è stato lo stesso Presidente della Repubblica che, dopo aver elencato tutta una serie di provvedimenti in tema di de-carcerizzazione e depenalizzazione, ad ammonire nel suo messaggio che“tutti i citati interventi - certamente condivisibili e di cui ritengo auspicabile la rapida definizione - appaiono parziali, in quanto inciderebbero verosimilmente pro futuro e non consentirebbero di raggiungere nei tempi dovuti il traguardo tassativamente prescritto dalla Corte europea. Ritengo perciò necessario intervenire nell'immediato con il ricorso a "rimedi straordinari".”  E’ dunque il Presidente Napolitano a indicare Amnistia e Indulto non solo per interrompere – senza perdere un solo giorno – i trattamenti inumani e degradanti nelle nostre carceri, ma anche per accelerare i tempi della Giustizia perché anche sulla giustizia “ritardata” (che è giustizia negata) abbiamo un fardello ultratrentennale di condanne europee per violazione dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti Umani riguardante l’”irragionevole durata dei processi”.

A sette mesi dal messaggio del Presidente Napolitano, solo la Camera dei Deputati ha ritenuto di convocare una sessione di dibattito sulle questioni inerenti all'intervento presidenziale. Purtroppo la seduta di tre ore ha discusso di un documento preparato dalla Presidente della Commissione Giustizia della Camera e non del messaggio del Presidente. Nessuna decisione relativa a riforme strutturali è stata adottata al termine della discussione. Tutti i provvedimenti approvati in via definitiva fino a questo momento hanno una scarsa incidenza sul sovraffollamento carcerario. L’ultimo, quello che porta il titolo "Delega al Governo in materia di depenalizzazione, sospensione del procedimento con messa alla prova, pene detentive non carcerarie, nonché sospensione del procedimento nei confronti degli irreperibili" prevede per l’accesso alle misure alternative pene edittali così basse che nessuno in Italia finisce in carcere per quel tipo di delitti. Allo stesso tempo la Commissione giustizia della Camera alta ha registrato la presentazione di almeno tre differenti proposte di legge relative all'amnistia e all’indulto. All'inizio degli anni Novanta, a seguito dell'adozione dell'ultima legge sull'amnistia, il Parlamento ha modificato la Costituzione in materia richiedendo una maggioranza di due terzi perché un'amnistia possa esser introdotta. Paradossalmente nel nostro Paese si può abrogare tutto il Codice Penale con un voto a maggioranza semplice, mentre per introdurre una misura clemenza occorre la stessa maggioranza che occorre per modificare la Costituzione. La Commissione giustizia del Senato non ha reso noto quale sarà l'iter parlamentare dei progetti di leggi illustrati. Prima della formazione del Governo Renzi, che non ha confermato la Ministra della Giustizia, la responsabile di quel dicastero Anna Maria Cancellieri aveva sollevato in più contesti il problema drammatico dell'amministrazione della giustizia. In particolare il 24 gennaio 2013, nel suo discorso alla Camera dei Deputati sullo stato della giustizia in Italia, la Ministra aveva affrontato la famigerata questione della capienza regolamentare delle carceri italiane. Nel suo intervento la Cancellieri aveva affermato chiaramente che alla fine del 2013 la capienza legale degli istituti penitenziari italiani era di 47.599 posti; allo stesso tempo aveva dichiarato che da quella cifra avrebbero dovuto esser tolti circa 4500 posti per via di lavori di ordinaria o straordinaria amministrazione in diversi edifici.

Era la prima volta che un Ministro della giustizia ammetteva ufficialmente la nuova capienza regolamentare, una cifra, quella dei 47.500 posti solitamente dichiarati, da cui occorre sottrarne quasi 5000. In quell'occasione la Ministro annunciò anche che nel quadro del "piano carceri" 12.324 nuovi posti sarebbero stati realizzati e che di questi 5.012 erano già a disposizione senza però specificare se in effetti questi siano già utilizzati. Occorre ricordare che altrove nel suo intervento la Cancellieri aveva anche lamentato la strutturale mancanza del personale di polizia penitenziaria, una mancanza che non consente l'apertura di nuove carceri.

I numeri presentati dalla Ministra erano stati calcolati alla data del 4 dicembre 2013, data in cui “64.056 era il numero totale dei ristretti, dei quali 11.880 in attesa di primo giudizio, 12.049 senza una sentenza definitiva e 38.828 condannati definitivamente; 1189 gli internati. Gli uomini erano 61.266, le donne 2.790. I cittadini italiani erano 41.641 i non italiani 22.415”. Alla fine di marzo le persone ristrette in Italia erano 60.197.

Altrove la Ministra Cancellieri aveva dichiarato pubblicamente che ci sono oltre 3,5 milioni di procedimenti penali in corso in Italia e che la loro durata media è di ben oltre i cinque anni - in patente contrasto con l'articolo 6 della Convenzione europea relativa al giusto processo. A questi vanno aggiunti oltre 1,8 milioni di procedimenti aperti contro persone irreperibili. A metà marzo del corrente anno, l'On Andrea Orlando, il nuovo Ministro della giustizia, ha effettuato una missione a Strasburgo per rassicurare il Consiglio d'Europa sui progressi normativi in risposta alla sentenza Torreggiani. Le sue comunicazioni sono state di tono completamente differente di quelle del suo predecessore; infatti il Ministro Orlando ha offerto dati molto parziali e non corroborati da numeri consolidati né tantomeno supportati da un'analisi generale del contesto attuale che, tra le altre cose, includesse anche il numero di agenti di polizia penitenziaria necessari all'inaugurazione dei nuovi posti annunciati col “piano carceri”. Il Ministro ha sviluppato i suoi interventi attorno a un catalogo di desideri piuttosto che annunciare le riforme strutturali richieste dalla “sentenza pilota”. Alla fine di marzo 2014, un paio di giorni dopo la visita del Ministro Orlando a Strasburgo, una delegazione del Parlamento europeo si è recata in Italia per visitare due carceri: Rebibbia a Roma e Poggio Reale a Napoli. Il gruppo era guidato dall'On. Juan Fernando Lòpez Aguilar, Presidente del Comitato sulle libertà civili del PE, l'On. Frank Engel e l'On Kinga Göncz, accompagnati dai colleghi italiani Salvatore Iacolino, Roberta Angelilli e Salvatore Caronna. A conclusione della loro visita gli eurodeputati hanno rilasciato dichiarazioni di condanna  molto grave delle condizioni generali delle carceri visitate denunciando la mancanza di rispetto degli obblighi internazionali da parte dell'Italia. Il 2 aprile 2014, a seguito di una richiesta pubblica della nostra compagna ex Parlamentare Rita Bernardini, segretario di Radicali Italiani, il DAP ha affermato pubblicamente che a quella data la capienza legale delle 205 carceri italiane doveva esser ricalcolata a 43.547 posti - 90,14% di quanto ufficialmente affermato in passato – e che quei numeri dovevano comunque esser considerati “fluttuanti” per motivi legati all'ordinaria e straordinaria manutenzione delle strutture detentive. A nostro avvisto, tale dichiarazione conferma l'impossibilità fisiologica del DAP, e quindi del Ministero, di poter avere un'idea chiara di quale sia la capienza regolamentare dell'intero sistema penitenziario italiano oltre che, naturalmente, una clamorosa smentita di quanto affermato in precedenza dal Dipartimento stesso. In aggiunta alle varie censure internazionali, l'11 marzo scorso, l'Italia ne ha dovuto subire anche una bilaterale. Infatti è di quella data la decisione delle Royal Courts of Justice di Londra che hanno adottato una sentenza che ha negato la richiesta d'estradizione verso l'Italia del signor Hayle Abdi Badre, un cittadino somalo, avanzata dal Tribunale di Firenze. Nel paragrafo finale della decisione Lord Justice McComb scrive:  “Nel concedere l'appello per i motivi summenzionati, trovo che sia importante affermare che, a mio giudizio, ciò non vuol dire che, nel periodo in cui l'Italia cerca di risolvere il suo problema sistematico sulle prigioni identificato dalla Corte europea, non possa esser consentita l'estradizione di individui dal Regno unito [verso quel paese]. Per affrontare le conseguenze della [sentenza] Torreggiani, uno si aspetterebbe però un'assicurazione che (per es.) un individuo, se estradato in Italia, sarebbe ristretto in un determinato carcere con un'indicazione delle condizioni di quell'istituto e del perché non sia da includere nelle critiche rivolte alle altre carceri italiane. Però, per i motivi su esposti, le assicurazioni fornite in questo caso sono insufficienti a persuadermi che, se l'appellante dovesse esser estradato verso l'Italia, egli non sarebbe a rischio di esser esposto alle condizioni che violano i suoi diritti come prescritto dall'articolo 3 [dalla Convenzione europea].” In meno di una settimana la sentenza Badre ha funto da precedente per una decisione simile adottata il 17 marzo 2014 dal giudice Howard Riddle, Senior District Judge (Chief Magistrate) delle Westminster Magistrates’ Court nel caso “The Court of Appeal, Palermo, Italy v. Domenico Rancadore” che ha negato l'estradizione del boss mafioso verso l'Italia per gli stessi motivi. Una decisione simile è stata adottata recentemente anche in Svizzera. Mentre i Tribunali britannici e svizzeri hanno respinto le richieste di estradizione verso il nostro paese sulla base dei trattamenti inumani e degradanti delle carceri italiane, l'ordinamento giudiziario del nostro paese continua a eseguire e amministrare pene e sentenze, o misure custodiali, che sono da ritenersi tecnicamente illegali perché erogate in piena conoscenza dei trattamenti inumani e degradanti che aspettano coloro che verranno ristretti nelle carceri italiane. Tutte queste decisioni sono adottate contro la diffida del Partito Radicale della fine del settembre scorso. Nelle prossime settimane tanto la Corte europea sui diritti umani che la Corte Internazionale di giustizia avranno davanti a loro denunce contro l'Italia relative all'ambiente e ai diritti lavorativi. Queste probabili nuove sentenze si vanno ad aggiungere alle oltre 100 infrazioni con l'Unione europea per i motivi più vari . Nel 2013, l'Italia ha subito il più alto numero di multe di tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa. In conclusione, Signor Presidente, per quanto esposto più sopra, possiamo affermare senza timore di smentita che in Italia la situazione relativa alla violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea non sia materialmente cambiata. A oggi, per il prossimo futuro, non esistono prospettive realistiche che essa possa modificarsi in alcun modo e sicuramente non entro il termine del 28 maggio 2014 fissato dalla sentenza Torreggiani. Nel frattempo, dobbiamo registrare che negli ultimi giorni sono morte nelle carceri italiane altre due persone, ambedue trentasettenni, una nel Carcere di Civitavecchia e l’altra nel carcere Pagliarelli di Palermo. Salgono così a 39 le persone detenute morte nei primi 4 mesi del 2014, tra queste, ben 11 sono stati i suicidi. Signor Presidente, Negli anni, solo il Nonviolent Radical Party, Transnational and Transparty si è assunto la responsabilità di segnalare il “caso Italia” a livello internazionale attivando tutti i meccanismi a disposizione di individui e associazioni per denunciare le flagranti condotte criminali della Repubblica italiana. Dalla Corte Costituzionale ai tribunali locali ai TAR; dalla Corte di Strasburgo al Consiglio e Commissione Onu sui diritti umani; dalle Assemblee parlamentari dell'OSCE e del Consiglio d'Europa al Parlamento Europeo abbiamo presentato decine e decine di documenti legali e politici per sollevare il problema di legalità costituzionale dell'Italia. Sfortunatamente, a oggi, l'Italia non ha cambiato il proprio comportamento di “delinquente professionale”. In questi giorni stiamo portato avanti un satyagraha, l'ennesimo, affinché questa incredibile realtà emerga in tutti i fori possibili e perché possa esser studiata in tutti i suoi aspetti drammatici e tragici nonché nelle sue ripercussioni nazionali e internazionali. Rita Bernardini è in sciopero della fame dal 27 febbraio scorso per accompagnare questa mobilitazione e nell'ultimo mese oltre 1500 persone si sono unite alla sua azione nonviolenta. Alla data in cui Le inviamo questa lettera né il Governo né il Parlamento italiano, né tantomeno i media del nostro paese, hanno preso in considerazione questo satyagraha. Tutto ciò che attiene alla giustizia, alla legalità costituzionale e alle condizioni detentive continua a esser espulso dal dibattito pubblico. A questo proposito Le annunciamo sin d'ora, signor Presidente, che non mancheremo di tenerLa informata sulla situazione relativa alla violazione del diritto alla conoscenza dei cittadini in Italia, materia che richiede una trattazione dettagliata e approfondita che sicuramente può far emergere ulteriori motivi di preoccupazione dell'organo che Lei presiede. Signor Presidente, Riteniamo che i risultati di ciò che dovrebbe esser tecnicamente considerata una condotta criminale sono evidenti e che sia arrivato il tempo per le istituzioni sovrannazionali che devono monitorare e sanzionare le violazioni dello Stato di Diritto internazionale di prendere delle iniziative strutturali contro l'Italia per ristabilire un minimo di legalità costituzionale e non condannare chi vive sul territorio italiano a soffrire una così persistente e pervasiva violazione dei propri diritti individuali. Certi che il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa da Lei guidato continuerà nella sua opera diretta all’affermazione  e al rispetto degli obbligo internazionali dei suoi Stati membri, e grati del tempo e della considerazione che Ella ha voluto riservarci, riteniamo utile condividere infine ulteriori informazioni di contesto inerenti allo stato dell'arte del generale rispetto dei dritti umani in Italia. A questo indirizzo potrà trovare le osservazioni inviate dal Partito Radicale all'ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani dell'Onu in vista della Revisione periodica universale che il nostro paese dovrà subire alle Nazioni unite di Ginevra a ottobre prossimo. Siamo certi che potranno offrire ulteriori elementi di riflessione su come ormai l'Italia si sia distaccata da un sistema basato sullo Stato di Diritto. Emma Bonino, Marco Pannella, Marco Perduca

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Radicali Italiani: alle 16.00 apertura dei lavori del Comitato Nazionale

Ven, 04/11/2014 - 10:37
11/04/14

Iniziano oggi venerdì 11 aprile, alle ore 16 a Roma presso la sede del Partito Radicale in via di Torre argentina, 76, i lavori del Comitato Nazionale di Radicali Italiani per proseguire fino alla giornata di domenica 13 aprile.

  Il Comitato sarà aperto dalle relazioni della Segretaria Rita Bernardini e del Tesoriere Valerio Federico.   Nota: Rita Bernardini, Segretaria di Radicali italiani, è giunta oggi al 43° giorno di sciopero della fame nell’ambito del Satyagraha che vede coinvolti oltre 1.500 cittadini.

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Fecondazione, Gallo/Baldini: basta attesa per i pazienti, subito le linee guida

Gio, 04/10/2014 - 18:09
10/04/14

 Fecondazione, Gallo/Baldini: basta attesa per i pazienti, subito le linee guida

  Dichiarazione degli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini, legali della coppia che si è rivolta al tribunale di Firenze e rispettivamente Segretario Associazione Luca Coscioni e  Docente università di Firenze   Filomena Gallo: “La decisione della Corte Costituzionale che cancella il divieto di eterologa nella legge 40 non crea vuoto normativo, lo abbiamo ribadito in ogni sede. Ritengo che un intervento normativo non sia necessario,  auspico che ai sensi del’art.7 della Legge 40/04 il ministro della salute Beatrice Lorenzin aggiorni le linee guida che furono emanate nel 2008 e che risultano superate sotto alcuni profili sia in riferimento all’intervento della Corte Costituzionale nel 2009 che ha cancellato il limite dei 3 embrioni producibili e l’obbligo di contemporaneo impianto di tutti gli embrioni prodotti e sia in riferimento all’intervento della Corte Costituzionale del 9 aprile us che ha cancellato il divieto di eterologa. Dovrà essere aggiornato il consenso informato sia sul numero di embrioni che sull’eterologa. Naturalmente occorre conoscere l’intero testo della decisione della Corte Costituzionale, ma intanto la procedura per il rinnovo delle linee guida potrebbe essere avviata in modo da fornire risposte immediate ai pazienti che attendono”.     Aggiunge il prof. Gianni Baldini: “Dovremo attendere il deposito della sentenza della Corte Costituzione  e la pubblicazione in G.U. ma è pacifico in dottrina e giurisprudenza che la pronuncia di incostituzionalità attenga non solo i rapporti futuri ma anche quelli passati che risultino ancora pendenti con la conseguenza che i  soggetti lesi nei propri diritti fondamentali e che provino in giudizio il danno causalmente connesso al provvedimento successivamente dichiarato illegittimo potranno chiedere conto al suo autore . In Italia vi sono sentenze che hanno condannato lo Stato per violazione di direttive e regolamenti UE che hanno causato danni a singoli. Ancora nuova e inesplorata è la questione se la violazione sia della Costituzione. In altri Stati la responsabilità civile dello stato per violazione della Carta Costituzionale inizia ad essere riconosciuta. E in Italia? Perché no in futuro?”   Conclude  Filomena Gallo: “ un legislatore che abbia imparato che sui temi dei diritti occorre scrivere norme rispettose della Carta Costituzionale in risposta alle attese dei cittadini italiani potrebbe: - con atto urgente prevedere l’abrogazione dell’art. 13 c. 1, L. 40/04 stabilendo l’utilizzo per la ricerca scientifica degli embrioni non idonei per una gravidanza; - nelle linee guida estendere la definizione d’infertilità anche alle coppie fertili portatrici di patologie genetiche e cromosomiche. In attesa di un legislatore che non c’è per i suoi cittadini e che cerca solo alleanze di convenienza, con l’Associazione Luca Coscioni, con le coppie,  con i colleghi che seguono questi procedimenti e le associazioni di pazienti, siamo in attesa dell’udienza in Corte EDU per embrioni alla ricerca e delle prossime udienze su questi ultimi divieti che dovranno essere fissate entro l’anno dalla Corte Costituzionale  ”  

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Magi: parola “nomadi” è servita per giustificare segregazione etnica e business delle opere per nomadi. È ora di affrontare questo problema come quello abitativo dei baraccati, degli indigenti, al di là della loro etnia

Gio, 04/10/2014 - 18:06
10/04/14

 Magi: parola “nomadi” è servita per giustificare segregazione etnica e business delle opere per nomadi. È ora di affrontare questo problema come quello abitativo dei baraccati, degli indigenti, al di là della loro etnia

Da una definizione sbagliata nascono politiche sbagliate e sperpero soldi pubblici. Nessuna strategia può risolvere il problema rom se non si parte dall'enorme bluf che ha garantito nella Capitale anni di investimenti milionari per assistere solo 1200 famiglie.  Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere comunale Radicale eletto nella Lista civica Marino Le parole sono importanti, soprattutto se usate in maniera inappropriata. In Italia i cittadini Rom, Sinti e Camminanti rappresentano lo 0,2% della popolazione, cioè circa 170 mila individui (una delle percentuali più basse in Europa). Di questi, solo il 2-3% pratica ancora forme di nomadismo (“Indagine condotta dal Senato della Repubblica); 40 mila vivono in campi, i restanti in abitazioni. Eppure oltre l’80% degli italiani continua a ritenere che Rom e Sinti siano “nomadi”. Per questo l’Osce ha invitato l’Italia a non designare tale minoranza con il termine “nomade”. Secondo la “Strategia nazionale di inclusione di Rom e Sinti”, documento adottato dal Governo in attuazione delle direttive europee, “è ormai superata la vecchia concezione che associava a tali comunità l’esclusiva connotazione del nomadismo, termine superato sia da un punto di vista linguistico che culturale e che peraltro non fotografa correttamente la situazione attuale”. Lo segnalo a quanti in queste ore in dichiarazioni e sui giornali non colgono la natura simbolica della circolare di Marino rischiando di difendere un sistema decennale che non offre soluzioni. Non è un mero problema terminologico. E’ un errore di conoscenza, che compromette interventi politici concreti. Definire “nomadi” dei cittadini - di cittadinanza per lo più italiana - significa ammettere implicitamente che essi siano per natura inadatti ad abitare come gli altri italiani. E’ proprio su questa definizione che si è basata la politica di segregazione etnica dei “campi nomadi” che, sempre secondo il Senato, “ha alimentato negli anni il disagio abitativo fino a divenire da conseguenza, essa stessa presupposto e causa dell’esclusione sociale”. A Roma la gestione di poco più di 7 mila persone è stata affrontata come un’emergenza, e per alcuni come un grande affare. Per l’”emergenza nomadi” sono stati spesi negli anni scorsi milioni di euro: una follia costosissima, oltre che illegittima. Strutture come i campi nomadi non sarebbero accettabili per nessun cittadino in condizioni di povertà estrema, ma lo diventano per un rom in quanto “nomade”. Centri come quello di via Visso, per cui l’amministrazione spende milioni di euro l’anno per tenere 300 persone stipate in stanze sovraffollate e senza finestre. E' ora di affrontare questo problema come si affrontano nelle grandi città i problemi abitativi dei baraccati, degli indigenti, al di là della loro etnia, con soluzioni come l’housing sociale, autocostruzione assistita e la fine della discriminazione nell’accesso anell’accesso alle case popolari per i cittadini italiani di etnia rom che ora vivono nei campi. Il sindaco Marino con quella circolare ha fatto il primo passo verso un cambio di prospettiva assolutamente necessario.  

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Rimborsopoli Piemonte: Abolizione fondi gruppi e restituzione rimborsi? Tutto bene ma tutto fatto non per convinzione ma per paura della procura. E Cota non si attacchi alla trasparenza

Gio, 04/10/2014 - 14:34
10/04/14

Dichiarazione di Igor Boni, Presidente dell'associazione radicale Adelaide Aglietta, e Giulio Manfredi:

Il Consiglio regionale del Piemonte è il primo in Italia ad avere abolito i finanziamenti ai gruppi consiliari, sostituendoli con la fornitura di servizi ai gruppi da parte degli uffici del Consiglio Regionale. Ne prendiamo atto con soddisfazione visto che i radicali si sono sempre battuti contro il finanziamento pubblico ai partiti e per la sua sostituzione con servizi vari di supporto all'attività politica. Dobbiamo, però, rilevare che tale misura è stata presa non a caso il giorno prima dell'udienza in tribunale inerente i rinvii a giudizio per peculato, truffa e finanziamento illecito dei partiti di 39 consiglieri regionali su 60, quasi tutti della maggioranza di centrodestra. Anche l'approvazione della legge sull'anagrafe degli eletti e nominati (che giaceva nei cassetti da due anni) fu dovuta all'arrivo a Palazzo Lascaris della Guardia di Finanza, un anno e mezzo fa.

E lo stesso metro si può utilizzare rispetto a quei consiglieri che non solo hanno restituito i rimborsi ottenuti ma hanno aggiunto, per fare buon peso, un 30% per ripagare il “danno d’immagine” per le istituzioni. E’ una vera e propria ammissione di colpa. Fino all’ultimo Roberto Cota dà il meglio di sé: rifiuta il patteggiamento e chiede il processo, proclamando la sua innocenza; intanto, restituisce i soldi dei rimborsi e paga il “danno d’immagine”, dichiarando di agire così “nell’ottica della trasparenza” (parole del suo avvocato). La trasparenza applichiamola alle cose serie, non alla propaganda elettorale.

Battuta finale: quanto dovrebbe rimborsare alla Regione Piemonte la lista “Pensionati per Cota” di Michele Giovine e Sara Franchino, per il danno d'immagine arrecato per la vicenda delle firme false. Il 300%?!

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Convocazione Comitato di Radicali Italiani 11/13 aprile e proposta di ordine dei lavori

Mer, 04/09/2014 - 20:04
09/04/14

Venerdì 11, sabato 12 e domenica 13 aprile 2014 si terrà la seconda riunione del Comitato nazionale di Radicali italiani dopo il Congresso di Chianciano. I lavori si svolgeranno presso la sede di via di Torre Argentina 76, a Roma.

Preghiamo di confermare la presenza inviando un’email a info@radicali.it

Segue proposta di ordine dei lavori

 

Proposta di Ordine dei lavori

venerdì 11 aprile 2014
16:00 Apertura dei lavori

Approvazione dell'ordine dei lavori

Relazione della Segretaria, Rita Bernardini

Relazione del Tesoriere, Valerio Federico

Avvio del dibattito generale

21:30 Chiusura dei lavori

 

sabato 12 aprile 2014

9:00 - 13:30 Dibattito generale

13:30 - 15:00 Interruzione per il pranzo

15.00 - 20:00 Dibattito generale

 

domenica 13 aprile 2014

9:00 Dibattito generale

[12:00 Termine per la presentazione dei documenti]

[13:00 Termine per la presentazione degli emendamenti]

Prosecuzione del dibattito generale, eventuali repliche della Segretaria e del Tesoriere

14.30 dibattito e votazione sui documenti depositati

 

Statuto di Radicali italiani

Regolamento del Comitato nazionale di Radicali italiani

 

Riteniamo inoltre utile pubblicare di seguito la lettera che è stata inviata con la tessera a coloro che si sono iscritti a Radicali italiani per l’anno 2014

* * * *

Roma, 18 marzo 2014

Cara, Caro
siamo felici di consegnarti la tessera 2014 per l’iscrizione a Radicali italiani. A questo punto dell’anno radicale – che si concluderà con il prossimo congresso di novembre – sei uno dei 545 iscritti al nostro Movimento e sei stato/a fondamentale per arrivare fino ad oggi consentendoci di corrispondere, per quanto ci è stato possibile, al dispositivo della mozione approvata al Congresso di Chianciano dello scorso anno.

Il momento che stiamo attraversando, purtroppo, è compreso solamente da chi è conscio che, senza democrazia e stato di diritto, si preparano quei tempi bui che “quasi” tutti oggi vedono come ricordi lontani di un tremendo pericolo scampato e non più ripresentabile.
Sono passati tre anni dalla scrittura del “libro giallo della peste italiana”, un testo collettivo che è stato esso stesso un Satyagraha, cioè la ricerca della verità: una nostra lettura del Sessantennio che è seguito al Ventennio fascista, una storia di distruzione dello Stato di diritto da parte di un sistema partitocratico che in nome dell’”antifascismo” ha dilapidato democrazia, diritto, diritti. Fu Giuseppe Bottai (già deputato e ministro del Fascismo, contrario all’intervento nella II Guerra mondiale e sostenitore dell’emendamento Grandi che esautorò Mussolini) ad affermare, il 28 maggio 1945, che il ritorno ai partiti era nient’altro che una momentanea rinascenza che dal suo stesso impulso interiore sarà condotta a processo unitario. Codesto processo – scriveva – sarà qualificato come “antifascismo”.
Come sai, l’anti-democrazia italiana l’abbiamo documentata con la lotta viva, nonviolenta, ricercando sempre spazi di dialogo in cui riuscire a rintracciare contraddizioni di regime in cui far vivere le nostre idee, le nostre ragioni, le nostre speranze. A volte ci siamo riusciti, ma molti dei successi ottenuti – basti pensare ai referendum – sono stati violentemente, e contra legem, il più delle volte spazzati via. Questi ultimi tre anni sono stati addirittura micidiali, da questo punto di vista. Il regime è arrivato al punto di scegliere di poter fare l’economia del ruolo di Emma Bonino quale ministro degli esteri: un volto, una biografia, una storia capace di conquistare le diplomazie europee e transnazionali. L’opera di annientamento si è ulteriormente perfezionata: secondo le rilevazioni del Centro d’Ascolto, nel periodo settembre 2013 – gennaio 2014, Emma Bonino (ancora Ministro degli esteri) era all’82° posto nella classifica dei politici intervenuti nei tre Telegiornali della Rai e al 152° posto nelle trasmissioni di approfondimento. In queste ultime, nello stesso periodo, Marco Pannella si è “classificato” al 625° posto.
Mentre ti scriviamo è ancora in corso il Satyagraha che coinvolge oltre mille cittadini e che ci vede contare i giorni che ci separano dal 28 maggio prossimo, data ultima fissata dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che ha intimato all’Italia di rientrare nella legalità a seguito della condanna dell’8 gennaio 2013 per trattamenti inumani e degradanti nei confronti dei detenuti. Il Satyagraha si articola in sciopero della fame, lettere ai rappresentanti istituzionali che hanno fatto carta straccia del messaggio del Presidente Napolitano alle Camere, manifestazioni organizzate dalle associazioni radicali davanti alle carceri e - ce lo auguriamo perché è la cosa più importante e difficile - raccolta di iscrizioni ai soggetti dell’area radicale, in particolare Radicali italiani e Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito che sta organizzando a Roma - probabilmente nell’ultima decade di Aprile - l’VIII congresso del fronte italiano.

La negazione dello Stato di Diritto nel nostro Paese investe inevitabilmente l’economia italiana per leggi e regole non rispettate o, in altri casi, prodotte per ostacolare la libera imprenditoria, per tutelare la commistione tra potere politico e mercato e i conflitti d’interesse tra regolatore e regolato. Radicali Italiani ha individuato nella proprietà delle principali banche da parte dei Partiti, nella gestione che questi ultimi hanno dell’universo delle società partecipate da Regioni e Enti locali e nei sussidi alle imprese e all’inquinamento tre cause della crisi in corso e, grazie alla tua iscrizione, potremo continuare ad agire per rimuovere questi e altri ostacoli posti dalle nuove partitocrazie alla ripartenza del Paese. Anche noi crediamo, come Thomas Edison, che il valore di un'idea sta nel metterla in pratica.

La nostra azione, con i pochi mezzi a disposizione, è incentrata dunque nel promuovere il rispetto delle regole, il ripristino nel nostro Paese dello Stato di Diritto e la produzione di regole e leggi delle quali non beneficino privilegiati, “amici” e tutelati, ma chi merita, chi è capace, chi agisce da libero cittadino senza coperture e protezioni. Solo i cittadini liberi e i bisognosi invocano Giustizia, solo il protetto può farne a meno. Libertà dal bisogno e dall'imposizione!

Ti ringraziamo di cuore e ti chiediamo, per quanto potrai e vorrai, di continuare ad alimentare la nostra e tua "resistenza" radicale.

Rita Bernardini, Segretaria
Valerio Federico, Tesoriere
Laura Arconti, Presidente

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Droghe, Bernardini e Manfredi: Renzi si tiene le deleghe su Politiche Antidroga? Allora sostituisca Serpelloni e convochi finalmente Sesta Conferenza nazionale

Mer, 04/09/2014 - 19:22
09/04/14

Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani, e Giulio Manfredi, Direzione RI:

  Durante il Consiglio dei Ministri di ieri, il premier Matteo Renzi non ha conferito le deleghe per le funzioni relative alle Politiche Antidroga, riservandole dunque a se stesso.

Ci rivolgiamo, pertanto, direttamente a lui per richiedere due provvedimenti: la rimozione del Prof. Giovanni Serpelloni dalla carica di capo del Dipartimento Antidroga, per segnare una reale soluzione di continuità, dopo l’ “era Giovanardi” (supportata in tutto e per tutto da Serpelloni), sconfessata dalla recente sentenza della Corte Costituzionale; l’indizione entro il 2014 della “Sesta Conferenza nazionale sulle politiche antidroga”, che abbia come base di discussione la revisione delle politiche proibizioniste sulle droghe, visto il loro totale fallimento. Ricordiamo a Renzi, ma anche a Serpelloni, che tale Conferenza nazionale dovrebbe essere convocata per legge (art. 1, comma 15, DPR 309/90) ogni tre anni; l’ultima Conferenza si tenne a Trieste nel marzo 2009.

Aggiungiamo, infine, che l' EMCDDA (Osservatorio Europeo Droghe e Tossicodipendenze), Agenzia del Consiglio d'Europa con sede a Lisbona, giudica in modo del tutto inattendibile i dati raccolti e trasmessi dal Dipartimento Antidroga Italiano, tanto che suggerisce di interpretarli con cautela. E' ora, dunque che, anche da questo punto di vista, l'Italia inizi a fare indagini sul fenomeno che abbiano attendibilità scientifica, come più volte sollecitato dalla Prof.ssa Carla Rossi, ordinario di statistica medica all'Università di Roma Tor Vergata.

 

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