Radicali Italiani
Bolognetti: C’è un giudice a Berlino!
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Segretario di Radicali Lucani(in sciopero della fame dalle ore 23.59 del 7 maggio a sostegno degli obiettivi dell'iniziativa nonviolenta di Marco Pannella e del Satygraha radicale)
Questa volta posso scriverlo senza punto interrogativo: c'è un giudice a Berlino.
Per il Tribunale di Potenza, per il collegio giudicante presieduto dal dott. Gubitosi, non ci fu rivelazione di segreto in relazione alla divulgazione di dati ambientali inerenti la diga del Pertusillo. Ed è così. Ho onorato il diritto e la legge; ho svolto un ruolo di supplenza rispetto ad Enti pubblici che troppo a lungo hanno taciuto, nascosto dati, non hanno controllato o peggio hanno viaggiato a braccetto con coloro che avrebbero dovuto controllare.
Ho applicato alla lettera la Convenzione di Aarhus e “Il Principio dell’Azione Ambientale” sancito dall’art. 3-ter del Codice dell’Ambiente, che recita: “La tutela dell'ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante una adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell'azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente, nonché al principio "chi inquina paga" che, ai sensi dell'articolo 174, comma 2, del Trattato delle unioni europee, regolano la politica della comunità in materia ambientale.” Nel gennaio del 2010 ho divulgato analisi che l’Agenzia regionale per l’Ambiente non aveva mai ritenuto di dover diffondere; e per rispondere ad un linciaggio a mezzo stampa, sapientemente orchestrato da qualche prefica prezzolata, ho commissionato alla Biosan di Vasto analisi sui principali invasi lucani, che hanno confermato una contaminazione chimica e biologica della diga del Pertusillo e non solo. Ci sono voluti 4 anni per archiviare un’indagine lunare, come lunare era l’accusa che mi è stata contestata di rivelazione del segreto d’ufficio. Nel gennaio del 2012, ho appreso che la moglie del dottor Salvatore Colella, il Pm che nel marzo del 2010 ebbe a disporre il mio fermo in caserma e la perquisizione della mia abitazione, è stata tra i difensori di Vincenzo Castellano. Il Gruppo Castellano in Basilicata vanta contratti milionari con Eni e Total.
La notizia emerge da una informativa del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri che, in data 12 ottobre 2012, indirizzavano un’informativa alla Procura della Repubblica di Potenza, nella quale tra l’altro scrivevano: "Il giorno 22 giugno 2012[...]si presentava presso questi uffici l'avvocato Marisa Clemente, dichiaratasi avvocato di fiducia di Castellano Giovanni[...]Nelle fasi di verifica della documentazione fornita , la stessa avv. Clemente comunicava en passant ai carabinieri...di essere la moglie del dottor Salvatore Colella, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Potenza".
Premesso che essere “la moglie di…” non rappresenta un reato, e che l’avvocato Marisa Clemente ha semplicemente svolto il suo lavoro, garantendo il sacrosanto diritto alla difesa, torno a chiedermi, però, se sia opportuno che il dottor Colella continui ad esercitare le sue funzioni di inquirente in Basilicata.
Così come devo necessariamente tornare a chiedere ragione al dottor Nino Grasso delle infamie che ebbe a scrivere sul mio conto in un editoriale, pubblicato sulla Nuova del Sud il 14 gennaio del 2010. Qualche mese dopo, il dottor Grasso fu nominato portavoce del Presidente della Giunta regionale, carica che ricopre tutt’ora.
Sì, di cose da scrivere ne ho tante e c’è da continuare ad onorare la "verità" e un minimo dato di memoria, ma almeno per oggi mi limito a dire grazie al dott. Gubitosi, al mio avvocato Vincenzo Montagna, a chi si è indignato e a chi mi ha sostenuto e mi sta manifestando stima e affetto.
Oggi mi limito a ricordare all’Arpab, alle ASL lucane, a tutti, l’art. 5 comma c della Convenzione Aarhus: “In caso di minaccia imminente per la salute umana o per l’ambiente, imputabile ad attività umane o dovuta a cause naturali siano diffuse immediatamente e senza indugio tutte le informazioni in possesso delle autorità pubbliche che consentano a chiunque possa esserne colpito di adottare le misure atte a prevenire o limitare i danni derivanti da tale minaccia”.
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Fecondazione, Gallo: il trio Roccella Sacconi Calabrò non accetta decisione della Corte e discrimina i cittadini
Dichiarazione di Filomena Gallo, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni
Il trio Sacconi, Roccella, Calabrò colpisce ancora e lo fa sulla fecondazione eterologa non riuscendosi ad arrendere alla decisione della Corte Costituzionale e al volere di tanti cittadini. Anni fa si misero insieme contro la prima decisione della Corte Costituzionale del 2009, sostenendo che nulla era cambiato, quando in realtà era stato cancellato il limite dei tre embrioni; Sacconi e Roccella anche con l'allora Ministro degli Interni Maroni si unirono per fermare i registri dei testamenti biologici in Itali; ora si ricompattano per creare ulteriori ostacoli e discriminazioni a chi vuole semplicemente un figlio. Innanzitutto non esiste vuoto normativo a seguito della decisione della Consulta dello scorso 9 aprile: basta leggere le motivazioni della Corte Costituzionale nell’ ordinanza del 22 maggio 2012 n.150 che ha ritenuto non fossero fondate le “ulteriori eccezioni di inammissibilità proposte dal Presidente del Consiglio dei ministri, per cui la legge n. 40 del 2004 sarebbe riconducibile nel novero delle leggi ordinarie «la cui eliminazione determinerebbe la soppressione di una tutela minima per situazioni che tale tutela esigono secondo la Costituzione» e «creerebbe incolmabili vuoti normativi e rilevanti questioni per la tutela dei soggetti coinvolti»;” la Corte afferma” che, in particolare, in ordine a tali eccezioni, va anzitutto confermato che la legge n. 40 del 2004 costituisce la «prima legislazione organica relativa ad un delicato settore (…) che indubbiamente coinvolge una pluralità di rilevanti interessi costituzionali, i quali, nel loro complesso, postulano quanto meno un bilanciamento tra di essi che assicuri un livello minimo di tutela legislativa» e deve ritenersi «costituzionalmente necessaria» (sentenza n. 45 del 2005), ma, in parte qua, non ha contenuto costituzionalmente vincolato e questa Corte ha, infatti, dichiarato ammissibile la richiesta di referendum popolare per l’abrogazione, tra gli altri, dell’art. 4, comma 3, di detta legge, in quanto l’eventuale accoglimento della proposta referendaria non era «suscettibile di far venir meno un livello minimo di tutela costituzionalmente necessario, così da sottrarsi alla possibilità di abrogazione referendaria» (sentenza n. 49 del 2005)”. Certamente, con la pubblicazione delle nuove motivazioni, sarà la Corte stessa a fornire ulteriori risposte Per quanto concerne il voler stabilire se uno o entrambi i componenti della coppia può accedere alla fecondazione si tratta di una ulteriore discriminazione che è anticostituzionale secondo l'art 3, sul quale si è basata la Corte Costituzionale nell'emanare la precedente decisione del 9 aprile, e che sancisce che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Il tentativo del trio Sacconi Roccella Calabrò di reintrodurre i divieti della legge 40 per altre vie sono davvero sconcertanti: nessun rispetto per la Costituzione, nessun rispetto per i cittadini, solo incomprensibile ostruzionismo. Noi siamo pronti a tornare in tribunale per fermare queste istanze oscurantiste che paradossalmente vanno a limitare proprio ciò che vogliono difendere: la vita di nuovi esseri umani.© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Fecondazione, Gallo: bene venga inserita nei Lea. Lorenzin sia in linea con ciò che ci chiede l'Europa
Dichiarazione di Filomena Gallo, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni
Ci associamo come Associazione Luca Coscioni alla giusta richiesta delle società scientifiche al Ministro Lorenzin di inserire le tecniche di procreazione medicalmente assistita nei Livelli Essenziali di Assistenza. Già nel 2008, quando il Ministero della Salute era retto da Livia Turco, riuscimmo insieme anche alle associazioni di pazienti (Amica cicogna, Cerca un bimbo, L'altra cicogna, Unbambino.it) a far inserire nei Lea, riconoscendone il carattere di patologia, l'infertilità e la sterilità, a cui ora si può rispondere solo ricorrendo a tecniche di fecondazione ma con una grossa disparità regionale, creando nuove ed ulteriori discriminazioni, rispetto a quelle che già ci ha imposto per dieci anni la legge 40, ormai quasi del tutto svuotata. Purtroppo la bozza dei nuovi Lea fu modificata dal successivo Ministro Fazio che eliminò l'infertilità e la sterilità e che come i successivi Governi non aggiornò i Lea. Continui rinvii, nonostante le proteste dei malati e delle associazioni come quella Coscioni, che da anni cercano con scioperi della fame e richieste specifiche ai Governi di aggiornare i Lea e il nomenclatore tariffario. Per non parlare del fatto che ad ogni legge di stabilità o finanziaria - come si voglia chiamarla - i finanziamenti per la legge 40 vengono dimezzati a discapito delle coppie che soffrono di una patologia non riconosciuta in Italia. E' bene ricordare che la Risoluzione del Parlamento europeo del 21 febbraio 2008 sul futuro demografico dell'Europa "rileva che l'infertilità è una patologia riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della sanità, suscettibile di avere gravi conseguenze, come la depressione; sottolinea che la sterilità è in aumento e colpisce attualmente circa il 15% delle coppie; invita pertanto gli Stati membri a garantire il diritto delle coppie all'accesso universale al trattamento contro l'infertilità". Inoltre il 5 aprile scorso è entrato in vigore il decreto legislativo che, recependo la direttiva Europea 2011/24/UE, prevede la possibilità di farsi curare all’estero per qualsiasi tipo di patologia, ottenendo entro 60 giorni il rimborso delle spese sostenute. Dunque il Ministro Lorenzin, candidata alle prossime elezioni europee, per essere il linea con l'Europa stessa non può non attivarsi al fine di rimuovere ogni ostacolo alle coppie per garantire l'accesso alle tecniche di fecondazione ed evitare nuove migrazioni oltre confine e dare del nostro Paese una rappresentazione di uno Stato che discrimina i propri cittadini.© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Comunicato di Marco Pannella sulle gravi realtà che emergono in particolare sulle situazioni, polemiche e denunce fra i maggiori esponenti attuali della Magistratura Lombarda
Dichiarazione di Marco Pannella:
L'importante opera di verità che sta emergendo, grazie alle iniziative del Procuratore Aggiunto Alfredo Robledo, in ordine alla gestione da parte del Procuratore Capo di Milano Bruti Liberati delle notizie di reato che giungono a quella Procura, ha disvelato una vicenda che a tutt'oggi non ha ricevuto gli onori delle cronache.
Robledo, per quanto riportato dal sito de Il Fatto, ha denunciato al CSM anche una vicenda che ci riguarda, o meglio che riguarda il Paese e la legalità delle Istituzioni. Robledo, difatti, che ha istruito il procedimento per le firme false di Formigoni in occasione delle elezioni regionali del 2010, ha segnalato al CSM, tra l'altro, che Bruti Liberati tentò di indurlo a non iscrivere subito nel registro degli indagati l'allora Presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, nonostante, per effetto delle dichiarazioni rese da Clotilde Strada, emergessero chiari elementi a suo carico quale organizzatore dell'opera di falsificazione delle firme del listino di Formigoni.
Robledo, apprendo dai documenti pubblicati da Il Fatto, racconta al CSM come Bruti Liberati fosse preoccupato delle sorti del Pdl lombardo e a seguire rivela la reazione scomposta del Procuratore Capoi quando quest'ultimo apprese che Robledo, iscrivendo Podestà nel registro delle notizie di reato, aveva disatteso la sua indicazione.
Bruti Liberati, però è anche colui che, all'epoca Procuratore Aggiunto, venne investito della prima denuncia depositata, a 24 ore dal deposito delle firme, da Cappato e Lipparini e relativa, appunto, alle firme del Listino di Formigoni.
L'Aggiunto Bruti Liberati richiese l'archiviazione di quella denuncia a circa 24 ore dalla sua ricezione e senza svolgere alcun tipo di indagine.
Solo la testardaggine dei Radicali fece si che il caso fosse riaperto, con il deposito di una ulteriore denuncia corredata da una inequivocabile perizia.
Questa denuncia finì a Robledo, essendo Bruti Liberati nel frattempo divenuto Procuratore Capo col voto unanime - centrosinistra e centrodestra uniti - del CSM, e la sorte fu diversa dall'archiviazione, anche per Podestà, nonostante le pressioni di Bruti Liberati denunciate da Robledo al CSM.
La lettura congiunta di questi due fatti mi impone il dovere di devolvere alla magistratura di Brescia l'approfondimento e la valutazione delle condotte dell'attuale Procuratore Capo di Milano. Cosa che farò nelle prossime ore, insieme a Marco Cappato, avendo incaricato l'avv. Giuseppe Rossodivita di predisporre l'atto.
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Unioni Civili: raccolte adesioni su richiesta di autoconvocazione Consiglio, grazie Lista Civica, Sel, M5s
Tradito impegno a discutere delibera nella settimana Rainbow, che volge al termine senza sedute. Con firme lista civica, Sel e M5s chiederemo autoconvocazione. Pd superi timori che hanno paralizzato politiche sui diritti nella capitale, clima cambiato anche oltrevereve
Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere Capitolino Radicale eletto nella Lista civica Marino:
Ringrazio i colleghi della Lista civica Marino, di Sel e del M5s, che hanno aderito alla proposta di autoconvocazione del Consiglio. Con le firme raccolte tra i consiglieri di maggioranza e opposizione siamo pronti a depositare la richiesta di convocare l'assemblea per discutere la delibera sulle Unioni civili ma anche su quella per l'istituzione del Registro dei testamenti biologici, entrambe rimaste per anni nei cassetti del Campidoglio.
Ho proposto ai colleghi di ricorrere allo strumento dell'autoconvocazione, previsto dall'articolo 39 del Testo Unico degli Enti locali, di fronte all'ennesimo tradimento degli impegni politici e della legalità statutaria. Infatti, nonostante l'impegno a discutere la delibera sulle Unioni Civili durante la settimana Rainbow, il consiglio ieri non è stato convocato né si riunirà domani.
Spiace dover constatare ancora una volta la latitanza del gruppo del Pd (che pure aveva voluto contribuire alla stesura del testo nei mesi scorsi), maggior azionista della maggioranza, rispetto a due temi su cui il consenso tra gli elettori democratici, e nel Paese in genere, è ormai radicato. Quasi un effetto deja vu, rispetto al 2007, quando la maggioranza dell'allora sindaco Veltroni bocciò la delibera di iniziativa popolare radicale sulle Unioni Civili, dopo l'incontro del sindaco con il card. Bertone. La politica capitolina dovrebbe far tesoro del clima sta cambiando anche Oltrevere e superare ostacoli e timori che finora hanno paralizzato le politiche per il riconoscimento dei diritti nella Capitale. Inoltre atti amministrativi come l riconoscimento delle unioni civili rapresenterebbero il miglior antidoto al fenomeno dell'omofobia, che anche oggi tutti si impegnano a contrastare.
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Siria: UE sostenga risoluzione francese su ricorso alla Corte penale internazionale
Dichiarazione di Marco Perduca, Rappresentante all'Onu del Partito Radicale:
"Di fronte allo stallo dei negoziati sulla Siria e alla vigilia delle elezioni presidenziali in un paese in conflitto, occorre che la comunità internazionale si assuma la responsabilità di attivare tutti gli strumenti istituzionali a sua disposizione per porre fine allo scempio di legalità internazionale che caratterizza il contesto siriano da oltre tre anni.
Dopo oltre 150mila morti e le recenti rinnovate accuse di uso di armi chimiche e atrocità commesse dai vari gruppi attivi in Siria, occorre che il Consiglio di Sicurezza riferisca quel paese all'ufficio del Procuratore della Corte penale internazionale affinché le violenze in Siria vengano indagate da un'istituzione super partes con un chiaro mandato politico.
Il 12 maggio scorso, la Francia ha fatto circolare una bozza di risoluzione che, proprio come accadde nel 2011 nei confronti della Libia, ritiene le violazioni del diritto umanitario internazionale in Siria di tale portata che debbano divenire centrali per l'azione di una giurisdizione che ha competenza sui crimini contro l'umanità. Regno Unito, USA, Lussemburgo, Argentina, Australia, Corea del sud, Lituania e Nigeria hanno già manifestato il loro favore alla bozza francese; adesso occorre che l'UE in quanto tale faccia ufficialmente propria tale risoluzione e si prepari a sostenerla politicamente nelle prossime settimane in tutti i contatti anche bilaterali che pur continuano col regime di Assad e con la Russia di Putin che non deve arrivare a usare la Siria come pedina di scambio per ciò sta perseguendo in Ucraina.
A gennaio dell'anno scorso 54 paesi avevano votato a favore di una risoluzione dell'Assemblea generale che si prefiggeva il medesimo scopo, non con cogliere questa congiuntura favorevole sarebbe condannare, una volta di più, i siriani all'annientamento totale".
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Al via la nuova campagna di Radicali Italiani e Legambiente: #Chiinquinapaga? Basta sussidi a chi consuma l’ambiente!
Radicali Italiani – Legambiente, 2014
Non è vero che chi inquina paga. Questo principio, già introdotto quarant’anni fa dall’OCSE e poi fatto proprio nel trattato costitutivo dell’Unione Europea e nel protocollo di Kyoto, è violato nelle imposte e nelle bollette italiane.
Qualche esempio? Le imposte sui carburanti, scontate per quasi 6 miliardi nel 2014 a settori che inquinano molto come trasporto pesante su gomma, aereo e navale. Oppure i ridicoli corrispettivi richiesti per lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili del territorio come materiali di cava e acque minerali. Ancora? I trasferimenti in bolletta -per circa 2 miliardi l’anno- a favore dei grandi consumatori di energia.
Chi paga? Tutti gli altri.
Alla faccia dell’efficienza energetica al primo posto della strategia energetica nazionale e della conversione ecologica dell’economia sbandierata, solo a parole, nella delega fiscale approvata in Parlamento.
Ciò che vogliamo è eliminare questi sussidi iniqui e dannosi per l’ambiente, usare quei soldi per ridurre le tasse sui redditi da lavoro e impresa, aiutare gli investimenti nell'innovazione dei settori oggi sussidiati.
Perché altrimenti continui a pagare tu, e non chi inquina.
Conferenza stampa di presentazione della campagna il 21 maggio 2014 alle ore 12.00 nella sede radicale di via di Torre Argentina 76 a Roma. Vi parteciperanno, tra gli altri:
Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani
Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente
Valerio Federico, tesoriere di Radicali Italiani
Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente
Michele Governatori, membro della Direzione nazionale di Radicali Italiani
Convegno di lancio del manifesto alle 14.30 dello stesso 21 maggio
Caso Matacena/Manfredi: Giovanni Di Stefano, dalla Calabria alla Serbia, sempre nel posto giusto al momento giusto
Giulio Manfredi, Direzione Radicali Italiani, autore nel 2003 del libro “Telekom Serbia – Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?”:
Vari giornali hanno riportato la notizia del summit di San Luca (RC) del 1991 a cui parteciparono fra gli altri vari esponenti della ‘ndrangheta, Giovanni di Stefano anche Amedeo Matacena. Di quel summit avevano già scritto nel 2002 nel loro libro “Falcone Borsellino Mistero di Stato” i giornalisti di Palermo Enrico Bellavia e Salvo Palazzolo. Per avere semplicemente riportato uno stralcio di quel libro nel mio sull’affaire Telekom Serbia, sono stato querelato da Giovanni Di Stefano nel 2004 ed ho subito un processo lungo sette anni, che si è concluso con la mia assoluzione perché il “fatto non sussiste”.
Ricordo che nel giugno 2002 Di Stefano concesse un’intervista a Radio Radicale sull’affaire Telekom Serbia in cui parlò di “un deputato di Alleanza Nazionale che all’epoca dei fatti era pilota e che ha trasportato la delegazione Telekom Serbia”. Anche quella sembrò la solita sparata del Di Stefano; solo un anno dopo venne fuori che l’allora on. Giulio Antonio La Starza (AN), prima di entrare in Parlamento, era stato pilota di compagnie private ed in tale veste aveva effettuato un volo Roma-Belgrado-Roma il 3-4 aprile 1997, portando la delegazione di Telecom Italia impegnata nelle trattative per l’acquisizione del 29% di Telekom Serbia. Sentito dalla Commissione parlamentare d’inchiesta su Telekom Serbia, l’on. La Starza dichiarò che a Belgrado, in albergo, si era imbattuto in Giovanni Di Stefano.
Le esternazioni di Giovanni Di Stefano – che attualmente sconta in Gran Bretagna la pena di 14 anni di carcere per 25 diversi capi di imputazione fra cui l’esercizio abusivo della professione forense - sono da prendere con le molle; ciò detto, è comunque innegabile la sua capacità di trovarsi nel posto giusto al momento giusto.
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Eutanasia, nono presidio per chiedere discussione su Eutanasia. Welby: ci sono in Italia troppi Piergiorgio Welby
Mercoledì 14 maggio, dalle 15:00 alle 17:00 per la nona
settimana consecutiva, il Presidio dell'Associazione Luca Coscioni a Piazza Montecitorio per chiedere al Parlamento, dopo 243 giorni dal deposito della proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell'eutanasia, di fornire una risposta ai 79.000 firmatari. Si chiederà altresì un impegno ai capigruppo per la calendarizzazione della proposta, in modo da aprire un "sereno e approfondito dibattito" sul tema del fine-vita, così come auspicato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera inviata alla nostra Associazione il 18 marzo 2014. Nel corso del presidio al quale prenderà parte Mina Welby, co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni e prima firmataria della proposta di legge, sarà distribuito il testo di un appello rivolto ai Presidenti Boldrini e Grasso per la calendarizzazione della proposta che la stessa Mina Welby ha lanciato dal sito Change.org<http://www.change.org/it/petizioni/la-vita-%C3%A8-un-altra-cosa-eutanasialegale-welby>, appello che ha raccolto più di 90000 firme in una settimana. Come ha ricordato oggi Mina Welby, dalle pagine del Manifesto, “chiedo a Boldrini e a Grasso, ai capigruppo e ai presidenti delle commissioni Giustizia e Affari sociali, in memoria di Piergiorgio e per il diritto di tutti, la calendarizzazione in aula della proposta di legge popolare. Piergiorgio amava la vita, ma per lui la vita era altro dall'essere condannato a stare inchiodato a un letto. Purtroppo a troppi Piergiorgio silenziosi e silenziati si nega il diritto alla propria libertà”© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Vecellio. Come viene amministrata la giustizia in Italia. La eloquente indifferenza del Presidente del Consiglio Renzi e i silenzi del Ministro Orlando. Un invito agli avvocati: si iscrivano al Partito Radicale
Giorni fa gli avvocati sardi e leccesi, impegnati in un'azione di astensione dalle
udienze hanno reso noto un promemoria che ha quanto ci e' dato sapere ha lasciato indifferenti e silenziosi sia il presidente del consiglio Renzi che il ministro della giustizia Orlando, neppure un twitter. E' quanto scrive in una nota per il periodico "Notizie Radicali" Valter Vecellio della direzione di Radicali Italiani. Cosa ci ricordano, gli avvocati? In sostanza, sei punti (ne avrebbero certamente potuti proporre sessanta, ma anche i sei individuati sono emblematici, significativi): - In dieci anni il contributo unificato, una tassa che il cittadino deve pagare per iniziare una causa, e' aumentato del 55 per cento per il primo grado, del 119 per cento per l'appello, del 182 per cento per il ricorso in Cassazione. - Dal 1 gennaio 2014 lo Stato ha aumentato da 8 a 27 euro la marca da bollo (un'altra tassa)?0 per l'iscrizione della causa al ruolo. - Dal 3 maggio 2014 lo stato ha aumentato fino al 50 per cento in piu' i bolli per le copie cartacee rispetto a quelle elettroniche, queste ultime non ancora rilasciate dalla maggior parte dei tribunali. - I tempi del processo sono aumentati di due anni, con una durata media di 7,4 anni. Se un'udienza si tiene oggi il Giudice in alcuni casi fissa l'udienza successiva dopo due anni, senza che l'avvocato possa dire o fare niente. In media, la prima udienza dei processi penali viene celebrata quando e' gia' trascorso il 70 per cento del tempo della prescrizione. - I ritardi della giustizia sono causati da gravi carenze di organico dei magistrati e di cancellieri, e cio' non consente di smaltire l'arretrato. - I tempi lunghi della Giustizia Italia a costano ogni anno al paese l'1per cento del PIL, 18 miliardi di mancati investimenti o capitali immobilizzati. Conclusione: costi cosi' alti e tempi cosi' lunghi scoraggiano i cittadini dal rivolgersi alla Giustizia, limitandoli cosi' nell'esercizio dei propri diritti. Il presidente del Consiglio Renzi e' di tutta evidenza indifferente, il ministro della giustizia silenzioso. Neppure un twitter... L'analisi, la diagnosi, la "descrizione" della situazione fatta dagli avvocati perfetta. La loro denuncia, condivisibile. Proprio per questo, per "uscire" dalla denuncia ed "entrare" nella proposta, invitiamo gli avvocati sardi, leccesi e di tutta Italia a iscriversi al Partito radicale e/o a Radicali italiani: le uniche organizzazioni politiche che a loro non chiederanno nulla se non di condividere battaglie e iniziati e politiche che sono comuni. Dandoci forza, si daranno forza.© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Expo: Radicali "depositata interrogazione a Pisapia sulla mancata istituzione della Assemblea Consultiva Ambientale"
Comunicato stampa del Gruppo Radicale - federalista europeo
A nome del Gruppo Radicale - federalista europeo è stata presentata da Marco Cappato la seguente interrogazione comunale rivolta al Sindaco sul tema (sollevato anche dal Comitato referendario Milanosìmuove con Edoardo Croci) della mancata istituzione della Assemblea Consultiva Ambientale per Expo: "Considerato che il dossier di candidatura al BIE prevedeva la costituzione della Assemblea Consultiva Ambientale (Environmental Consultative Assembly), composta da rappresentanti delle istituzioni locali e dalle associazioni ambientaliste. A tale assemblea era attribuito il compito di realizzare un processo partecipativo per la strategia ambientale. Era infatti scritto: "A high importance is ascribed to public and inter-institutional participation in the Strategic Environmental Assessment process" (è attribuita grande importanza alla partecipazione pubblica e inter-istituzionale nel processo di valutazione strategica ambientale). Considerato che tale Assemblea non è mai stata costituita, chiedo: - per quale motivo l'assemblea non è stata costituita? Il Comune l'ha mai proposta? - il Comune si impegna a chiederne la costituzione e a dare conto pubblicamente della risposta degli altri soci della società Expo?© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Carceri/Bernardini al Ministro Orlando: Ascolta Pannella che cerca di parlare anche a te con la forza della nonviolenza
Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali italiani:
Con le dichiarazioni di oggi, il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, dimostra ancora una volta o di non aver compreso la portata della sentenza pilota della Corde EDU e del messaggio alle Camere del Presidente Giorgio Napolitano, oppure, di voler insistere nella grottesca parte del “sordo del compare” che “ci sente quando gli pare”.
Dire – come ha fatto il Ministro della Giustizia - di aver risposto a quasi tutti gli “appunti” mossi da Strasburgo significa non aver compreso (o di far finta di non comprendere) che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con la sentenza pilota dell’8 gennaio 2013 (Torreggiani ed altri) ha condannato l’Italia per “trattamenti inumani e degradanti”, cioè per violazione dell’art. 3 della CEDU che va sotto il titolo di “tortura”. Corte che ha dato all’Italia l’ultimatum del 28 maggio prossimo per porre fine a questi reati gravissimi da Stato criminale. Reati fra i peggiori, non “appunti”!
Quando poi il Guardasigilli afferma di aver “ridotto la tensione dei numeri” e che “si sono quasi azzerate le situazioni di detenuti con spazi al di sotto dei 3 metri quadri”, ci fa rabbrividire in primo luogo perché dietro i numeri di cui parla ci sono esseri umani in carne e ossa e, in secondo luogo, perché la Corte di Strasburgo aveva ben precisato che i trattamenti disumani e degradanti dovevano avere come parametri per essere valutati non solo i metri quadrati (il cui metodo di misura da parte del Ministero lascia ancora molto a desiderare) ma anche -e soprattutto- la possibilità di curarsi dalle malattie molte delle quali si contraggono proprio in carcere, l’igiene, l’accesso alla luce e all’aria naturali, il trattamento rieducativo.
Non farebbe male al Ministro Orlando, credo, ascoltare, con un po’ di umiltà, quanto cercano di dire i radicali – in primo luogo Marco Pannella – con il loro lungo Satyagraha.
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Torino/conferenza stampa radicale davanti sede sociale Intesa San Paolo: Fuori i Partiti dalle Banche. Boni e Federico: Chiediamo ai candidati regionali a regionali ed europee di sottoscrivere il nostro appello
La conferenza stampa volante di Radicali Italiani si è svolta a mezzogiorno davanti alla sede centrale di Intesa San Paolo (Torino, Piazza San Carlo n. 156).
Erano presenti: Igor Boni (presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta, candidato alle regionali nella lista PD, Torino e provincia); Valerio Federico (tesoriere Radicali Italiani); Giulio Manfredi (segretario Associazione Aglietta, Direzione Radicali Italiani).
Federico: “Noi chiediamo la separazione netta fra i partiti (che nominano i membri delle fondazioni bancarie, che a loro volta controllano le banche) e gli istituti di credito. Questo nell’interesse sia delle fondazioni (che tornerebbero a fare quello per cui sono state istituite, il finanziamento dei territori) sia delle banche stesse (che, liberate dall’oppressione politica, potrebbero dedicarsi con più lucidità e libertà alla gestione del credito). Su Torino gravitano 2 delle 4 fondazioni più rilevanti in termini di patrimonio: la Compagnia di San Paolo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Dal 2007 al 2013, le erogazioni al territorio della Compagnia San Paolo sono diminuite del 21% mentre quelle della Fondazione CRT sono diminuite del 54% (la media nazionale nel periodo è: - 43,7%.
Occorre abolire l’enorme conflitto di interessi fra gli attori politici e quelli finanziari. Le proposte di Radicali Italiani sono: le fondazioni devono fare un “avviso pubblico”, rendendo pubblici i curricula dei candidati nei loro consigli; le fondazioni devono distribuire i fondi al territorio tramite bando pubblico e non tramite affidamento diretto (attualmente, sono il 13% delle erogazioni passa tramite bando pubblico).
Abbiamo presentato una proposta di legge per richiedere la netta separazione fra fondazioni e banche; è in corso una raccolta firme su una petizione popolare a sostegno della nostra proposta. Si può sottoscrivere su: www.radicali.it/banche
Boni: “Questa non è un’iniziativa contro Sergio Chiamparino, attuale candidato del centro-sinistra alla guida della Regione Piemonte ed ex Presidente della Compagnia di San Paolo. E’ un’iniziativa contro una gestione non limpida e non efficiente dei rapporti fra fondazioni e banche, per un’amministrazione corretta del credito, a favore di tutti i cittadini e di tutte le imprese. I radicali in generale ed io in particolare non hanno padroni, redini e mordacchie di sorta; quello che devono dire lo dicono senza guardare a convenienze di sorta. E’ per questo che rivolgo un appello a tutti i candidati alle elezioni regionali e a quelle europee, a partire dai candidati del Partito Democratico, affinchè sottoscrivano e sostengano la nostra iniziativa. Augurandoci che sia Chiamparino il nuovo presidente del Piemonte, cercheremo di interloquire con lui anche su questo, dopo aver già ottenuto da lui un positivo riscontro in materia di riforma delle nomine nella sanità”.
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Processo Pertusillo. 14 maggio atto finale(Redazione TRM)
Fonte: TRM, 12 maggio 2014
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Mancano 2 giorni all’atto finale del Processo sull’inquinamento della diga del Pertusillo a carico del Segretario dei Radicali lucani Maurizio Bolognetti. Motivo alla base di tale capo d’accusa, nei suoi confronti, nello specifico denominato “rivelazione del segreto d’ufficio”: l’aver diffuso, quattro anni fa, analisi Arpab, (agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di Basilicata), su alcuni invasi lucani come Camastra, Monte Cotugno e in particolare proprio del Pertusillo che ne testimoniavano l’inquinamento. “Così come 4 anni fa– dice Bolognetti – posso solo ripetere che ho onorato il diritto alla conoscenza e ho inteso difendere ambiente e salute, applicando alla lettera sia la Convenzione Aarhus sia lo stesso codice dell’ambiente”. Divulgando analisi effettuate dall’Arpab sugli invasi lucani e, successivamente, analisi da me commissionate e pagate, il 21 febbraio 2010 alla Biosan di Vasto, ho solo onorato – incalza – il diritto dei cittadini lucani a poter “conoscere per deliberare”. Altro che violazione – dice – di non so quale segreto! Aver dovuto subire 4 anni di processo, preceduti da un fermo di 4 ore in una stazione dei CC e dalla perquisizione della mia abitazione, è qualcosa che ancora oggi mi rende inquieto, ma che certo non mi ha fatto passare la voglia di capire cosa succede nella nostra Terra. Tra i segreti veri della Basilicata – dice -, c’è quello – per esempio – che ancora oggi impedisce ai lucani di conoscere il contenuto di alcune audizioni riguardanti l’Itrec di Rotondella e la “Nucleare connection” lucana, ad iniziare da quanto riferito dallo scomparso Magistrato Nicola Maria Pace nelle inchieste dei primi anni ’90. Altro segreto vero, dice ancora Bolognetti, è quello che grava sulla situazione dei siti lucani inquinati dal petrolio, considerando che a 16 anni dall’approvazione del Decreto Ronchi, in Lucania non esiste l’anagrafe dei siti da bonificare”. L’esponente radicale lucano – ricordiamo – mercoledì 14 maggio presso il Tribunale di Potenza, per il Processo sul Pertusillo, verrà difeso in aula dall’avvocato Vincenzo Montagna.
"Verdana","sans-serif"">
"Verdana","sans-serif"">© 2006-2014 Trm Radiotelevisione del Mezzogiorno.
"Verdana","sans-serif"">
"Verdana","sans-serif"">Articolo completo: http://www.trmtv.it/home/primo-piano/2014_05_12/70649.html
"Verdana","sans-serif"">
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Expo: Cappato "da Renzi-Pisapia-Maroni scelte burocratiche che daranno gli stessi risultati"
Dichiarazione di Marco Cappato, Presidente del Gruppo radicale - federalista europeo
Milano, 12 maggio 2014 Il successo di Expo non passa dalla costituzione di task force anticorruzione, né dall'opera di alti funzionari e manager, che siano già in esercizio come Giuseppe Sala, o da affiancare all'evento come Raffaele Cantone. Il problema è stato volutamente privato di un responsabile politico che risponda pubblicamente del successo o del fallimento di Expo. Vale per il futuro, come per il passato: chi risponde di un progetto fallimentare come quello delle "vie d'acqua Expo", che oltre tre anni fa, assieme a Edoardo Croci, avevamo spiegato essere inutile sia ai rappresentanti della società Expo sia al delegato del Sindaco Pisapia (e poi anche alla Procura di Milano)?? Chi risponde dei contenuti di Expo? Chi risponde del rispetto del voto dei cittadini che sul referendum di Milanosìmuove avevano chiesto di garantire per il post-Expo un grande parco agroalimentare? E' evidente che se coloro che detengono le risorse - Renzi, Pisapia e Maroni - continueranno a scaricare su Giuseppe Sala sia le responsabilità di gestione che quelle di indirizzo e vigilanza, questa scelta burocratica otterrà gli stessi risultati prodotti finora. Da tre giorni chiedo un'assunzione di responsabilità diretta da parte del Sindaco di Milano. Se Renzi, Maroni e lo stesso Pisapia non sono d'accordo, trovino un'altra soluzione.© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Inquinamento del Pertusillo e “Segreti”: Mercoledì discussione finale del processo a carico di Maurizio Bolognetti.
Mercoledì 14 maggio, presso il Tribunale di Potenza, si terrà la discussione finale del processo a carico del Segretario di Radicali Lucani Maurizio Bolognetti, accusato di rivelazione del segreto d’ufficio in relazione alla vicenda dell’inquinamento dell’invaso del Pertusillo. L’esponente radicale verrà difeso in aula dall’avvocato Vincenzo Montagna.
"Verdana","sans-serif"">In vista dell’udienza, Bolognetti ha tra l’altro dichiarato: “In attesa di conoscere la decisione del Tribunale su una vicenda che continuo a definire kafkiana e surreale, non posso che ribadire di aver onorato quelle leggi a tutela dell’ambiente e della salute pubblica che quotidianamente vengono disattese dal nostro Stato. L’Italia, infatti, è anche sul fronte della tutela ambientale uno “Stato canaglia”, pluricondannato dalla Corte Europea di Giustizia e più e più volte richiamato al rispetto del Diritto comunitario in materia.
Emblematico il caso della condanna che abbiamo subito per la reiterata violazione della direttiva 2008/1/ce, meglio nota come direttiva IPCC e cioè la norma europea sulla prevenzione e riduzione dell’inquinamento. Tanto per intenderci, parliamo della direttiva comunitaria dalla quale nasce l’obbligo di rilascio della cosiddetta Autorizzazione Integrata Ambientale, laddove gioverà sottolineare che la direttiva del 2008 andava a sostituire 96/61/ce, che noi avevamo recepito solo nel 2005.
Divulgando analisi effettuate dall’Arpab sugli invasi lucani e, successivamente, analisi da me commissionate e pagate, ho onorato il diritto dei cittadini lucani a poter conoscere per deliberare. Altro che violazione di non so quale segreto!
Il “segreto”, quello vero, è quello che ancora oggi impedisce ai lucani di conoscere il contenuto di alcune audizioni riguardanti l’Itrec di Rotondella e la “Nucleare connection” lucana, ad iniziare da quanto riferito dal dottor Nicola Maria Pace.
Il “segreto”, quello vero, è quello che grava sulla situazione dei siti inquinati dal petrolio in Basilicata, considerando che a 16 anni dall’approvazione del Decreto Ronchi, nella nostra regione non esiste l’anagrafe dei siti da bonificare.
Lungi dall’aver rivelato segreti, ho piuttosto applicato la Convenzione di Aarhus e l’art 3-ter del Codice dell’Ambiente, per far conoscere verità scomode che riguardano la rete di depurazione e l’impatto delle attività estrattive nella Valle dell’Agip.
Aver dovuto subire 4 anni di processo, preceduti da un fermo di 4 ore in una stazione dei CC e dalla perquisizione della mia abitazione, è qualcosa che ancora oggi mi rende inquieto, ma che certo non mi ha fatto passare la voglia di capire cosa succede nella nostra Terra.
Comunque vada, ho la serenità di chi ritiene di aver fatto ciò che andava fatto, laddove, ad oggi, per il certo inquinamento del lago di Pietra si è indagato solo su chi ha denunciato e su chi, come il sottoscritto, si è fatto carico di svelare scomode verità, mentre presunti difensori dell’ambiente e sedicenti rivoluzionari - che hanno i mezzi e il potere che io non ho mai avuto - tacevano e di nulla si accorgevano.
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Bolognetti: con Marco Pannella per la vita del diritto e il diritto alla vita
font-family:"Verdana","sans-serif"">Diritto, Giustizia, Amnistia per la Repubblica, Libertà
font-family:"Verdana","sans-serif"">
font-family:"Verdana","sans-serif"">Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali italiani e Segretario di Radicali Lucani(in sciopero della fame dalle ore 23.59 di mercoledì 7 maggio a sostegno degli obiettivi del Satyagraha di Marco Pannella)
Mentre l’orologio scandisce le ore e i minuti che ci separano dal 28 maggio, termine ultimo stabilito dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, entro il quale il nostro Paese deve porre fine alla tortura nei confronti dei detenuti praticata nelle nostre carceri, il Presidente del Consiglio e il Ministro della Giustizia, il Parlamento tutto nulla hanno fatto per interrompere la flagranza di reato in atto contro i Diritti Umani e la Costituzione.
Il nostro Stato sul fronte giustizia-carceri continua ad essere, sul piano tecnico giuridico, uno Stato criminale, che viola le Convenzioni a tutela dei diritti dell’uomo e il dettato costituzionale.
Eppure, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rivolgendosi alle Camere l’8 ottobre scorso, ha con chiarezza delineato i termini della questione: l’Italia ha l’obbligo di sanare la ferita inferta allo Stato di diritto.
Obbligo, è questa la parola chiave evocata più e più volte da Marco Pannella.
Nel rivolgersi alle Camere, il Presidente Napolitano aveva tra l’altro scritto: “Confido che vorrete intendere le ragioni per cui mi sono rivolto a voi attraverso un formale messaggio al Parlamento e la natura delle questioni che l'Italia ha l'obbligo di affrontare per imperativi pronunciamenti europei. Si tratta di questioni e ragioni che attengono a quei livelli di civiltà e dignità che il nostro paese non può lasciar compromettere da ingiustificabili distorsioni e omissioni della politica carceraria e della politica per la giustizia".
Con il suo straordinario messaggio il Presidente della Repubblica ha onorato il suo ruolo di garante della Diritto e della Costituzione, non così si può dire del Presidente del Consiglio in carica e del Ministro della Giustizia Andrea Orlando. Ad entrambi non è ancora chiaro cosa intendesse il Presidente quando ha parlato di “obbligo” e il riflesso che la disastrosa situazione in cui versa l’amministrazione della giustizia ha sul Paese.
Ad entrambi non è sufficientemente chiaro che la strage di legalità si è inevitabilmente tradotta in strage di popoli e di vite.
Nel 2003, l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ebbe ad affermare che “la durata eccessiva del processo è un nemico mortale della giustizia”.
Ad 11 anni di distanza da quella dichiarazione, e con il conforto(si fa per dire) delle innumerevoli condanne piovute sul nostro Paese per la continuata, ininterrotta, reiterata violazione dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, possiamo con certezza affermare che la macchina della giustizia nella nostra Italia versa in uno stato comatoso e che è indispensabile e non più rinviabile un provvedimento di Amnistia che consenta di resettare il sistema.
Con Marco Pannella, con Rita Bernardini, con i miei compagni radicali che stanno animando un lungo dialogo nonviolento per cercare di far comprendere al Palazzo e ai Palazzi, alle massime cariche della Repubblica e al Parlamento tutto, che lottiamo per far sì che il nostro Stato rispetti la sua propria legalità, ho più volte provato ad illustrare attraverso numeri, dati, cifre, le ragioni che ci hanno spinto a proporre un provvedimento di Amnistia per la Repubblica.
Ragioni che ritrovo nell’intervento pronunciato nel 2012 in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario dall’allora Presidente della Corte d’Appello di Potenza Pio Ferrone: “la giustizia ritardata è una giustizia negata, perché la giustizia che arriva tardi non serve a niente, anzi penalizza gli innocenti e chi ha ragione e premia i colpevoli e chi ha torto”.
Sono troppe le vite spezzate da una amministrazione della giustizia al collasso che una amnistia la produce già: la prescrizione.
Quanti sono gli imputati e le vittime che non riceveranno giustizia?
I dieci milioni di procedimenti arretrati tra penale e civile rappresentano una zavorra che ci sta facendo affondare, mentre c’è chi ciurla nel manico, chi non comprende i termini della questione e, verrebbe da dire, chi si esercita nel gioco delle tre carte.
Tra poco più di due settimane saremo messi di fronte all’evidenza di un Paese che nonostante la cosiddetta “Sentenza Torreggiani” continua a violare l’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, con carceri assurte, per dirla con Marco Pannella, a luoghi di tortura senza torturatori.
Nei giorni scorsi la Segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini e l’avvocato Deborah Cianfanelli, proseguendo in una operazione verità tesa a rendere manifeste le bugie diffuse sulla situazione delle nostre patrie galere, hanno inviato una lettera al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa. Nella missiva i due esponenti Radicali sottolineano come “la situazione nelle prigioni italiane non sia cambiata nell'ultimo anno", e "che non esiste alcuna prospettiva realistica che la questione del sovraffollamento possa essere risolta entro il 28 maggio prossimo". La “Società italiana di medicina penitenziaria”, in un agghiacciante dossier, racconta che “
font-family:"Verdana","sans-serif";mso-fareast-font-family:"Times New Roman";
color:#222222;mso-fareast-language:IT">in cella contraggono malattie il 60-80% dei detenuti
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";mso-bidi-font-family:Arial;
color:#222222;mso-fareast-language:IT">”.
font-family:"Verdana","sans-serif"">Luoghi tortura le nostre carceri e luoghi dove si perde la possibilità di rendere giustizia i nostri tribunali.
Sempre il Presidente Ferrone, nella sopra citata relazione del 2012, affermava: “Sono ben noti i problemi strutturali di cui soffre l’Italia nell’organizzazione della giustizia e per tali ragioni, a partire dal 10 dicembre 1982, nel settore penale e dal 25 giugno 1987 nel settore civile, sono state emesse numerose sentenze di constatazione della violazione dell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo[…]Invero, al progressivo aumentare dei ricorsi da parte dei cittadini italiani che lamentavano l’eccessiva durata dei processi, ha fatto seguito il più alto numero di condanne inflitte a uno Stato contraente la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo”.
Marco Pannella, e noi con lui, sta lottando per far sì che le sistematiche violazioni dei Diritti Umani vengano interrotte attraverso l’unica strada oggi praticabile: un provvedimento di Amnistia e Indulto.
L’Amnistia prevista dall’art. 79 della Costituzione, che non è solo atto di clemenza, ma soprattutto strumento che nella situazione data ha valore di riforma strutturale.
I cittadini italiani dovrebbero essere messi nella condizione di poter conoscere il perché della proposta radicale. Sono certo che comprenderebbero e si riconoscerebbero.
La questione giustizia è e resta una delle più grandi questioni sociali irrisolte del nostro Bel Paese e le nostre carceri rappresentano un insulto alla civiltà giuridica del Paese che dovrebbe essere la culla del Diritto.
Il premio Nobel Gunnar Myrdal affermava che quando la violazione della legalità da fenomeno marginale diventa l’ “in sé” del sistema, la struttura dello Stato di diritto ne resta sconvolta.
Noi siamo un Paese in cui non c’è Stato di diritto.
Chiudo dicendo che mi auguro che il renziano Presidente della Giunta regionale lucana, Marcello Pittella, e l’intero Consiglio regionale della Basilicata si esprimano a sostegno del Satyagraha di Marco Pannella e dell’appello “Abbiamo contato gli anni, ora contiamo i giorni”, promosso dal Prntt. E’ il minimo che ci si possa aspettare da quella Regione Basilicata che solo due anni fa ha inviato il proprio Gonfalone alla “II Marcia per la Giustizia, l’Amnistia e la Libertà”.
Nessuno può, pilatescamente e opportunisticamente, non occuparsi delle questioni che stiamo tentando di porre all’ordine del giorno dell’agenda politica del Paese.
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Expo: Cappato "Renzi, Pisapia e Maroni non si nascondano dietro a Sala"
Il ruolo di Ad e quello di Commissario vanno separati. Pisapia si assuma la responsabilità, oppure si individui un altro nome
Dichiarazione di Marco Cappato, Presidente del Gruppo Radicale - federalista europeo Per salvare Expo, non basta aggiungere nuovi controllori con l'istituzione di fantomatiche "task-force anticorruzione", come propone il Governo, e l'individuazione di figure "che non abbiano contatti né rapporti con la Lombardia", come chiede Roberto Maroni con emblematica inversione dello slogan leghista "Prima i Lumbard!". Esiste, invece, un vizio di fondo che richiede una decisione immediata. Come lo stesso Giuseppe Sala ha sottolineato in queste ore, non si può immaginare di gestire Expo 2015 soltanto attraverso una società per azioni. Se è vero che in queste ore Sala ha chiesto un coinvolgimento diretto del Governo, non si può che dargli ragione: è necessaria un'assunzione di responsabilità delle istituzioni e della politica. E' infatti da irresponsabili continuare a scaricare su Giuseppe Sala tutte le responsabilità di Expo, per paura di bruciarsi le dita con l'enorme mole di affari che gira intorno. Renzi, Maroni e Pisapia devono individuare una responsabilità politica forte, che abbia il compito di rilanciare i contenuti (completamente scomparsi) e verificare i risultati. La confusione dei ruoli tra Amministratore delegato e Commissario straordinario unico fa pesare sulla testa di Giuseppe Sala le responsabilità al contempo di gestione, di indirizzo e di controllo. All'inizio, il ruolo di Commissario Expo fu assunto da Letizia Moratti. Poi fu sdoppiato tra Pisapia e Formigoni. Poi c'è stata la ritirata della politica -a parte quella degli affari ed affaristi- ed è stato un errore. A questo punto, o Giuliano Pisapia torna ad assumere il ruolo di Commissario, oppure Pisapia, Maroni e Renzi si mettono d'accordo su un'altra soluzione, che non sia più quella di nascondersi dietro le spalle, pur robuste, di Giuseppe Sala.© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Mina Welby: morto Giuseppe Nardi, in sciopero della fame e della sete per diritto alla giusta pensione
Comunicato stampa
Roma, 10 maggio 2014
Dichiarazione Mina Welby, co presidente dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica
Nella scorsa notte dal 9 al 10 maggio è morto Giuseppe Nardi. Sabato 3 maggio aveva iniziato uno sciopero della fame e della sete. Martedì 5 maggio pomeriggio fu ricoverato in gravi condizioni per un blocco renale. Da subito i medici giudicarono gravissime le sue condizioni.
Giuseppe Nardi di Sermoneta ( Latina) era tetraplegico da 23 anni per un grave incidente nel 1991.
Perché lo sciopero della fame? Il Signor Nardi nel 1991 aveva avuto sul suo libretto di lavoro 23 anni di contributi lavorativi. Quando due anni fa l’INPS lo chiamò per accordargli la pensione contributiva, capì che gli era spettata fin dal 1991. All’atto della pratica allora il CAAF gli aveva fatto, sbagliando, la pratica per l’invalidità civile. Giuseppe tramite il suo avvocato, membro di giunta dell’Associazione Luca Coscioni, chiese all’INPS la somma di differenza tra assegno di invalidità civile e la pensione di inabilità al lavoro. La sua disperazione alla fine è arrivata al punto di scegliere una battaglia non violenta per ottenere giustizia, vedendo la sua famiglia in continue difficoltà per la sua cura, in un Paese dove l’assistenza per i malati è troppo spesso subordinata ad altri tipi d’interventi e ad altre priorità che in paese democratico non dovrebbero derubricare i diritti di chi è malato. Con il nostro rammarico per l’esito così tragico della sua vicenda, giunga alla famiglia la solidarietà dell’Associazione Coscioni tutta, con l’impegno di sostenerli fin d’ora nell’intraprendere le vie che il caso consiglia.
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Difesa, tagli privilegi, Comellini (Pdm): il sottosegretario Domenico Rossi è succube del generale Domenico Rossi ex presidente COCER o vittima di un senso di inferiorità?
Roma 10 maggio 2014
Dichiarazione di Luca Marco Comellini, segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia (Pdm) in merito alle dichiarazioni del sottosegretario Domenico Rossi sulle proposte di taglio alle spese militari illustrate dall''On. Roberto Giachetti in conferenza stampa lo scorso 6 maggio. (v. ADNK 2014-05-09 19:14:00).
“Nonostante i molti apprezzamenti positivi di queste ore leggo dalle agenzie di stampa e sui siti specializzati alcune fantasiose critiche alle proposte di eliminazione di taluni privilegi e alla rimodulazione di altri benefici riservati agli ufficiali delle Forze armate e alle corrispondenti qualifiche delle Forze di polizia, annunciate nella conferenza stampa dello scorso 6 maggio con il vice presidente della Camera, On. Roberto Giachetti (PD).
Mi riferisco in particolare a lamentele del sottosegretario alla difesa Domenico Rossi che mi ha chiamato in causa definendomi “segretario di un fantomatico ’partito’ sostenendo che la richiesta di “abolizione di istituti specifici del Comparto” significhi negare di fatto “la specificità lavorativa agli stessi.”.
È evidente che il deputato eletto nelle liste di Scelta Civica, passato poi nei Popolari per l'Italia e ora candidato alle Europee con NCD di Alfano, nel voler difendere ad ogni costo degli inaccettabili privilegi rivela la sua vera natura di generale già sottocapo di stato maggiore dell'esercito e non da uomo di governo capace di ragionare ed esprimersi nell'interesse del paese e dei cittadini soffocati dalle tasse.
Inoltre, l'uso strumentale e abusato della specificità lavorativa del personale militare con cui Rossi ama riempirsi la bocca fin da quando era presidente del Cocer, e il suo voler mischiare a tutti i costi argomenti che fra loro non sono neanche lontanamente assimilabili per rendere credibile una contraddizione inesistente, come ha cercato di fare usando la mia dichiarata contrarietà all'ulteriore taglio del programma F35 che è adeguatamente motivata dal timore di una maggiore spesa di 20 -25 miliardi per il progetto Eurofighter, è sintomatico di una spiccata demagogia che non si s'addice all'importante carica istituzionale che inspiegabilmente gli è stata affidata.
Sulla specificità, peraltro, non mi sembra di ricordare nessun significativo intervento da parte di Rossi per arrivare a dare sostanza a quel giustissimo principio ancora vagamente definito dalla legge 183 del 2010, ne ricordo - di quando era presidente del Cocer - alcuna sua concreta azione che sia stata capace di impedire l'applicazione del blocco delle retribuzioni del personale dei comparti Difesa e Sicurezza, voluto dal governo Berlusconi, del quale nessuno ha mai inteso dimenticarne l'esistenza e i negativi effetti sopportati maggiormente dalla truppa che certamente non gode degli stessi alti stipendi del generale.
Ricordo invece di essere stato, assieme al deputato radicale Maurizio Turco, il promotore dell'Ordine del Giorno che portò il governo Monti a tagliare ben 41 cacciabombardieri F35, di una proposta di legge che nel
2012 è stata approva e ha istituito l'Albo delle imprese di bonifica degli ordigni bellici, di numerose correzioni al Codice dell'ordinamento militare ora applicate in senso favorevole al personale e di aver portato l'Amministrazione militare a prendere atto dell'esistenza del "Mobbing", cosi come, da ultimo, al fine di garantire la tutela della salute del personale militare e delle Forze di polizia, ricordo di aver denunciato la presenza di amianto negli elicotteri in uso alle Forze armate e Forze di polizia e la mancanza di un adeguata applicazione dei protocolli sanitari nei confronti del personale impiegato nell'operazione Mare Nostrum, ottenendo in entrambi i casi l'immediata risposta positiva dell'amministrazione militare. Questo proprio perché il Pdm è un “fantomatico partito” che però gode del consenso e della stima di moltissimi militari e tra questi molti ufficiali e qualche generale che lavorano per servire il paese e non sono asserviti a nessuna "casta" e a nessun ex presidente del Cocer.
Detto questo le misure che misure che ho avuto il piacere di illustrare alla stampa con il vice presidente della Camera, On. Roberto Giachetti, e che invero come Pdm coi Radicali avevamo già proposto fin dal 2009, spiace dover constatare che al generale-deputato-sottosegretario Domenico Rossi - così come al cocer e al segretario generale dell'Associazione nazionale funzionari di polizia (Anfp) - sia sfuggito proprio quella parte delle dichiarazioni riferita alla convinzione che l'attuazione delle proposte illustrate possa essere il punto di partenza per una completa revisione organica del complesso delle norme che regolano il trattamento economico del personale interessato al fine di garantire quel necessario riequilibrio delle retribuzioni che oggi sono chiaramente vittime della disparità retributiva sbilanciata chiaramente verso l’alto.
Mi domando se il sottosegretario Domenico Rossi non sia succube del generale Domenico Rossi, ex presidente del Cocer o se, assieme ai delegati del Cocer, non siano rimasti vittime della loro incapacità di svolgere il ruolo affidatogli rispetto a quanto, invece, è stato capace di fare in questi anni, senza alcuna poltrona o carica istituzionale, un semplice primo maresciallo in congedo dell'Aeronautica militare che di fatto ha saputo tutelare la truppa, la legalità, i diritti e gli interessi del paese dall'arroganza dei generali riuscendo a portare all'attenzione delle istituzioni parlamentari - che l'hanno fatta propria - anche la voce dei più deboli.
Le reazioni scontate dei membri della rappresentanza militare e dei loro generali, incapaci di rinunciare ai loro privilegi, sono la conferma che abbiamo infilato il dito nella piaga. Prendano quindi esempio dall'unico generale che già da tempo ha dichiarato pubblicamente di voler rinunciare ai suoi privilegi: l'Ordinario militare."
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati