Radicali Italiani
Dichiarazione di voto di Silvio Viale e Giulio Manfredi: Alle regionali voteremo Pd con preferenza Boni, alle Europee Pd con preferenza Bresso
Silvio Viale, Presidente Comitato nazionale Radicali Italiani e consigliere comunale radicale a Torino e Giulio Manfredi, membro di Direzione di Radicali Italiani e segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta:
Igor Boni si è iscritto per la prima volta al Partito Radicale nel 1986; da allora ha rinnovato sempre l'iscrizione ed è attualmente iscritto sia al Partito Radicale transnazionale sia a Radicali Italiani. E' stato per vari anni segretario dell'Associazione radicale Adelaide Aglietta, di cui ora è presidente.
Ma al di là e al di sopra delle cariche, Igor è da 28 anni un militante radicale, giorno per giorno, ogni giorno; ha partecipato a tutte le iniziative radicali di questi anni, dimostrando capacità di azione non comune; sempre impegnando tempo, intelligenza e denaro, senza ricevere in cambio nulla se non la soddisfazione di fare politica in modo onesto e pulito.
La capacità di dialogo di Igor gli porterà sicuramente preferenze da mondi e contesti non radicali; anche per questo, dai radicali di Torino e provincia deve arrivare a Igor Boni, nell'urna, un voto convinto, per la storia di Igor, per quanto Igor rappresenta oggi e per dargli forza per le lotte future.
Per le elezioni europee voteremo PD dando la preferenza a Mercedes Bresso; se la merita soprattutto per la sua lotta per la legalità, ostinata, durata quattro anni, che ha avuto ragione sia degli attacchi feroci di Cota e compagni (questo centrodestra è sceso per due volte in piazza per difendere Giovine e le sue firme false e Pichetto ha imbarcato per la terza volta la lista dei Pensionati ex Giovine) sia di un PD che fino a poco prima della vittoria finale non comprese l'importanza di quella lotta. Noi, con Igor Boni in prima fila, siamo stati accanto alla Bresso per quattro anni; lo saremo anche domenica con il nostro voto.
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I Radicali consegnano un Dossier a Strasburgo sulla sentenza Torreggiani
Punto per punto, oltre 50 pagine di analisi della mancata ottemperanza da parte del nostro Paese.
Non interrotto lo stato di illegalità: i trattamenti inumani e degradanti dei detenuti proseguono (violazione art. 3 - tortura).
In allegato l'intero dossier
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AttachmentSize Dossier carceri 22.05.2014 (pdf)1.49 MB Dossier - english version (pdf)1.81 MBI Radicali consegnano un Dossier a Strasburgo sulla sentenza Torreggiani
Punto per punto, oltre 50 pagine di analisi della mancata ottemperanza da parte del nostro Paese.
Non interrotto lo stato di illegalità: i trattamenti inumani e degradanti dei detenuti proseguono (violazione art. 3 - tortura).
In allegato l'intero dossier
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AttachmentSize Dossier carceri 22.05.2014 (pdf)1.49 MB Dossier - english version.pdf1.81 MBFecondazione, Gallo : punto per punto la risposta alla crociata della Roccella
Dichiarazione di Filomena Gallo, segretario dell' ass. Luca Coscioni Non si ferma la crociata dell’onorevole Roccella: dopo aver convocato una conferenza stampa insieme a Calabrò e Sacconi per ripristinare i divieti della legge 40, smantellati in Tribunale e con gli interventi della Corte Costituzionale, invia una lettera ai parlamentari in cui li investe del compito di commentare e adoperarsi per fronteggiare quelle che ritiene gravissime criticità sviluppatesi dopo il trentunesimo pronunciamento giudiziario contro la legge 40.
Spiace constatare l’incapacità politica, giuridica e civile dell’onorevole Roccella di adeguarsi ad una sentenza della Corte Costituzionale e al volere dei cittadini italiani, danneggiati per dieci anni dagli assurdi e incomprensibili divieti della legge 40. La sua presunta opera di moralizzazione risulta davvero fuori luogo e se non fosse per le conseguenze che potrebbe arrecare sarebbe da definirsi ridicola. Innanzitutto la sentenza non crea alcun vuoto normativo: la Corte Costituzionale già nel 2005, nell’ammettere il quesito referendario per l’abrogazione del divieto di eterologa, affermò che non si creava vuoto normativo; inoltre restano in vigore le tutele per i nati, per la coppia e l’assenza di rapporto giuridico con i/le donatori/trici. A rafforzare gli standard di sicurezza sanitaria e sui dati ci sono le normative comunitarie recepite e in vigore in Italia su tracciabilità, sicurezza, lavorazione e donazione di gameti. Occorre, inoltre, precisare all' onorevole Roccella che ciò che è accaduto all' ospedale Pertini non ha nulla anche fare con il divieto cancellato dalla Corte. Le coppie avevano chiesto di accedere a tecniche omologhe e a loro insaputa è stata applicata una eterologa per responsabilità della Regione e della struttura che non ha effettuato i dovuti controlli. La difesa ossessiva di questa legge, modificata dalla Corte costituzionale per ben due volte, andrebbe sostituita da un’altra battaglia di civiltà per i cittadini italiani: l’ inserimento nei Lea dell’infertilità e della sterilità, patologie da contrastare con ogni mezzo secondo l’OMS. Subito dopo la pubblicazione della sentenza dello scorso 9 aprile convocheremo conferenza Stampa che faccia ulteriore chiarezza perché da quella data l’ eterologa si potrà applicare in Italia. Ma analizziamo punto per punto le richieste della Roccella ad un Parlamento che in realtà non ha necessità di legiferare in materia: Per ciò che troviamo scritto ai punti ‘1) Conoscenza delle modalità con cui il soggetto è stato concepito e 2) Anonimato o meno del donatore’ della lettera dell’onorevole Roccella rispondiamo in forza di quanto previsto dalla legge in vigore: la legge 40 - al capo terzo articoli 8 e 9 - prevede che i figli nati da eterologa sono figli legittimi della coppia; non hanno alcun rapporto giuridico con i donatori dei gameti; la coppia che accede alla donazione dei gameti non può disconoscere il nato. In questo modo sono affermate le tutele per tutti i soggetti coinvolti nelle tecniche di procreazione medicalmente assistita come previsto dalla legge stessa. Per punti ‘3) Rete parentale biologica e 4)Possibilità di rapporti incestuosi’ basta ricordare che l’incesto è reato solo in caso di pubblico scandalo: art. 564 cod.pen. Per quanto concerne il punto ‘5) Accesso all’eterologa’ rincresce dover constatare che si tratta di una ulteriore discriminazione, anticostituzionale secondo l'art 3, sul quale si è basata la Corte Costituzionale nell'emanare la precedente decisione del 9 aprile, e che sancisce che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese" Altro drammatico scenario ipotizzato dalla Roccella è quello della commercializzazione dei gameti come scrive nel punto ‘6) Gratuità della cessione di gameti’ . Peccato che dimentica o non sa che in Italia sono in vigore le norme che hanno recepito le Direttive comunitarie su conservazione, donazione, lavorazione, tracciabilità e sicurezza (Direttive 2004/23/CE; 2006/17/12/CE; 2006/86/CE) con i decreti legislativi 191/07-16/10-85/12 e del 10 ottobre 2012. Tali norme in vigore hanno trasformato i centri di fecondazione in Istituti dei tessuti, obbligati ad attenersi a tutte le prescrizioni e regole che sono previste a livello comunitario, tra cui il divieto di commercializzazione di gameti e embrioni, consentendo solo un rimborso spese. Avviandoci alla conclusione, e cioè ai punti ‘7. Cessione di gameti tra familiari 8. Tracciabilità donatori– nati. 9. Recepimento direttive UE’ è semplice precisare chetutte le norme nazionali e comunitarie prevedono la gratuità della donazione e al massimo un rimborso spese ed è previsto un sistema rigiro di tracciabilità, sicurezza e conservazione dati per 30 anni. Appena sarà in Gazzetta Ufficiale i centri di fecondazione assistita potranno nuovamente accogliere, come prima del 2004, le coppie che necessitano di questa particolare cura. Nella fase iniziale potrebbe esserci un problema determinato dall’assenza di disponibilità di gameti donati disponibili per la fecondazione, ma tale mancanza potrà essere colmata con l’importazione dall’estero ai sensi del decreto ministeriale 10.10.2002 che in sintesi prevede regole precise per l’importazione e esportazione di gameti e embrioni da Paesi appartenenti all’Unione Europea e anche da Paesi non appartenenti. Sarà convocata una conferenza stampa per chiarire - si spera per l'ultima volta - che non c'è vuoto normativo a seguito di tale decisione e che l'assetto normativo italiano consente l'immediata applicazione della tecnica, sperando che la classe politica sia capace di rispettare la sentenza della Corte Costituzionale e non cerchi di introdurre subdoli divieti che possano bloccare la fecondazione eterologa e il desiderio di tante coppie di avere un figlio© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Fecondazione, Gallo: subito dopo motivazioni della Corte l'applicazione della tecnica immediata
Dichiarazione di Filomena Gallo, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni
Il rinvio da parte della Corte Costituzionale nella pubblicazione delle motivazioni della sentenza che lo scorso 9 aprile ha cancellato il divieto di fecondazione eterologa dalla legge 40 del 2004 - art. 4 e 3 - rimanda solo di poco il ripristino dell'applicazione della tecnica con donazione di gameti. Appena sarà in Gazzetta Ufficiale i centri di fecondazione assistita potranno nuovamente accogliere, come prima del 2004, le coppie che necessitano di questa particolare cura. Sarà convocata una conferenza stampa per chiarire - si spera per l'ultima volta - che non c'è vuoto normativo a seguito di tale decisione e che l'assetto normativo italiano consente l'immediata applicazione della tecnica.© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Petrolio, Bolognetti: Caro Effendi Prodi, no grazie, abbiamo già dato.
Nomisma braccio armato delle compagnie
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Segretario di Radicali Lucani
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Volendo essere cattivi, si potrebbe dire che il “mare di petrolio” di cui parla Romano Prodi, oltre a giacere nel nostro sottosuolo, giace anche sotto i piedi di Nomisma e degli specialisti in consulenze.
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Effendi Prodi ha voluto unire la sua voce al folto coro dei tanti che, costi quel che costi, vogliono fare un sol boccone della Basilicata Saudita. Ovviamente i costi, ad iniziare da quelli ambientali, sono nostri e i vantaggi tutti delle compagnie e di chi ruota attorno al dorato mondo del Far West petrolifero lucano.
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Il professor Prodi, come in precedenza già fatto da Tabarelli e Profumo, parla di benefici, ma evita accuratamente di fare riferimento ai costi e segnatamente ai costi ambientali, che pure dovrebbero rientrare nei calcoli di questi Soloni.
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Considerando che non risulta che Eni, Shell e Total vendano il petrolio estratto in Basilicata al di sotto dei prezzi di mercato, il nostro caro Professore dovrebbe spiegarci quale sarebbe il vantaggio che ne trarrebbe il Paese al di là dei 2,5 miliardi di euro in tasse.
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">E soprattutto, dovrebbe dirci se questa cifra può giustificare un ulteriore assalto al territorio di una regione che per il 65% è già vincolato da titoli minerari autorizzati e istanze per il conferimento di nuovi titoli.
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Le compagnie petrolifere non sono delle dame di carità e il vantaggio economico, collegato alle minori importazioni, è una gigantesca bufala. Il Professore, infatti, oltre a non considerare i costi ambientali, che sono di gran lunga superiori ai vantaggi fiscali, basa le sue argomentazioni sul presupposto fasullo che il greggio estratto in Italia venga venduto con un qualche sconto ai clienti finali.
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Nel prendere atto che Nomisma si sta rivelando una sorta di braccio armato delle compagnie operanti in Basilicata, voglio dedicare a Romano Prodi una nota canzone di Renato Carosone: “Comme si’ bello a cavallo a stu cammello, cu’ o binocolo a tracollo…”
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Approfondimenti
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Gazzetta del Mezzogiorno, 21 maggio 2014
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Nuova del Sud, 21 maggio 2014
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Il Quotidiano della Basilicata, 21 maggio 2014
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Carceri, Bernardini: mentre la burocrazia UE si agita, noi Radicali depositiamo oggi il nostro dossier in Europa
Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria Nazionale di Radicali italiani Ancor prima del pronunciamento del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa che, a partire dal 3 giugno, è chiamato a valutare se l’Italia abbia ottemperato o meno a quanto previsto dalla sentenza Torreggiani, la burocrazia europea si agita anticipando giudizi sull’operato del nostro Paese. E’ inaudito che la Segretaria Generale del Consiglio d’Europa, l’italiana Gabriella Battaini Dragoni, dia un giudizio “politico” che non le spetta essendo il suo ruolo squisitamente “tecnico”, a garanzia di tutti. Da parte nostra, presenteremo proprio oggi il nostro dossier sulla sentenza Torreggiani ai sensi dell’art. 9 comma 2 del Regolamento del Comitato dei Ministri per la sorveglianza dell’esecuzione delle sentenze e dei termini di conciliazione amichevoli. Si tratta di 54 pagine di analisi della situazione attuale ancora molto lontana dal garantire ai 60.000 detenuti nelle carceri italiane trattamenti che non violino l’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
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Droghe: Magi, bene Marino. Proibizionismo ha fallito. Solo in Italia politica continua a non volerne prendere atto
Depenalizzazione (a partire dalla coltivazione domestica di marijuana) e legalizzazione sono l'unica via d'uscita perchè lo stato non sia uno stato etico alleato con le mafie. L'unica via per affrontare nel modo giusto i problemi di dipendenza di alcuni cittadini senza rendere criminali milioni di consumatori di sostanze stupefacenti che ci sono in Italia.
Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere Capitolino Radicale eletto nella Lista civica per Marino I commenti in forma di battute sarcastiche degli esponenti del centrodestra ci parlano di un paese, il nostro, che nell'era Giovanardi-Serpelloni (ma anche Lorenzin e Renzi) è rimasto completamente fuori dal dibattito scientifico e politico che a livello europeo e mondiale si sta svolgendo da anni portando, per molte vie, a mostrare il fallimento delle politiche proibizioniste. Per questo la presenza è l'intervento del sindaco Marino all' "Ottavo Congresso annuale della Società internazionale per lo studio delle politiche sulle droghe" che si è tenuto in questi giorni presso il Cnr a Roma, è un segno politico importante nel panorama italiano. Il traffico degli stupefacenti con i suoi 20 miliardi di fatturato è la principale fonte di guadagno delle mafie e l'Italia affronta il problema con una delle legislazioni più dannose e controproducenti d'Europa. Leggi repressive come la Fini-Giovanardi non hanno avuto l'effetto di ridurre il consumo nè ovviamente il numero di spacciatori e il mercato. Depenalizzazione (a partire dalla coltivazione domestica di marijuana) e legalizzazione sono l'unica via d'uscita perchè lo stato non sia uno stato etico alleato con le mafie, come ora è. L'unica via per affrontare nel modo giusto i problemi di dipendenza di alcuni cittadini senza rendere criminali milioni di consumatori di sostanze stupefacenti che ci sono in Italia.© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
"Imputato, mi diga". Le vignette di Franco Loriso sull'assoluzione di Maurizio Bolognetti dall'accusa di rivelazione del segreto d'ufficio in relazione all'inquinamento della diga del Pertusillo.
Sull’inserto satirico della Nuova del Sud, “Via Pretoria”, in edicola domani, ampio spazio alla vicenda Pertusillo e alla decisione del Tribunale di Potenza, che ha assolto il Segretario di Radicali Lucani, Maurizio Bolognetti, dall’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio in relazione alla pubblicazione di dati che attestavano l’inquinamento dei principali invasi lucani.
Le vignette di Franco Loriso:
Verdana;mso-bidi-font-family:Verdana">- Imputato, mi Diga
Verdana;mso-bidi-font-family:Verdana">- Bolognetti scrive a Pittella
Verdana;mso-bidi-font-family:Verdana">- Fino all’ultimo Pertusillo
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#MenoInquinoMenoPago: il video della conferenza stampa
Pubblichiamo il video della conferenza stampa di presentazione della campagna di Radicali Italiani e Lagambiente “Basta sussidi a chi consuma l’ambiente!”, che si è tenuta il 21 maggio 2014 alle h 12.30 presso la sede di Radicali Italiani in via di Torre Argentina, 76.
Basta incentivi al consumo di risorse ambientali! Radicali italiani e Legambiente presentano il Manifesto comune sulla fiscalità ambientale
“Cambiare la fiscalità su risorse energetiche e ambientali per premiare l'innovazione e ridurre le tasse su lavoro e imprese”
Il sistema fiscale oggi in Italia avvantaggia l’uso di risorse ambientali non rinnovabili e l’inquinamento. Al contempo il nostro Paese tassa il lavoro molto più della media UE.
Superare questo paradosso è possibile e necessario nell'interesse generale. Si tratta di una direzione di cambiamento su cui c’è ampio consenso teorico a livello internazionale e che può contribuire a spingere l'innovazione in settori industriali promettenti.
Nel fisco italiano infatti, nelle regole di sfruttamento di molte risorse naturali, nelle bollette dell’energia si annidano costosi sussidi o sconti ingiustificati al consumo di ambiente.
Il Manifesto sulla fiscalità ambientale di Radicali Italiani e Legambiente, presentato oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa, propone di correggere queste distorsioni eliminando sussidi e sconti fiscali alle fonti fossili e introducendo regole di tutela, di tassazione e di assegnazione trasparenti in tutta Italia per cave, acque minerali, concessioni balneari, consumo di suoli.
“Questa iniziativa comune tra Radicali Italiani e Legambiente nasce dalla convinzione che oggi i temi della legalità, della tutela dell’ambiente, della green economy siano profondamente legati - ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Dalla crisi si deve uscire attraverso idee nuove, investimenti in riqualificazione e innovazione ambientale. Trovare le risorse è possibile: nel Manifesto abbiamo individuato 10 miliardi tra rendite e sussidi anti-ecologici che devono essere cancellati e spostati su investimenti in efficienza energetica e qualità ambientale, senza dimenticare i benefici di un ripristino della legalità e della trasparenza in settori importanti come le cave e il demanio marittimo, il consumo di suolo, lo sfruttamento delle risorse idriche”.
“Anche in ambito ambientale l’Italia vìola i principi presenti nelle giurisdizioni internazionali. Nello specifico il trattato fondativo dell’Unione Europea fa riferimento al principio “chi inquina paga”. In Italia chi inquina e chi consuma l’ambiente viene invece premiato – sottolinea il Tesoriere di Radicali Italiani Valerio Federico – Le proposte di Radicali Italiani e Legambiente promuovono nello stesso tempo concorrenza e tutela dell’ambiente, legalità e riduzione della spesa pubblica. Renzi e Cottarelli siano coraggiosi: rottamino i sussidi per abbassare le tasse su imprese e lavoro!”
Gli interventi proposti dal Manifesto prevedono infatti la contemporanea riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e impresa, con aumento del potere d’acquisto per tutte le categorie che oggi non beneficiano di sconti antiecologici. Ciò comporterebbe un vantaggio per chi oggi paga al posto di chi invece beneficia di sconti o rendite a spese dell’ambiente, e per le aziende disposte a investire in innovazione ecologica.
Per rendere possibile questa prospettiva occorre però modificare il dettato della Delega al Governo in materia di fiscalità che oggi subordina la revisione in chiave ecologica del fisco al momento in cui la materia verrà definita a livello europeo, mentre non prevede alcun intervento rispetto alle regole di tutela, uso o consumo delle risorse ambientali.
Il Manifesto indica modifiche da realizzare in campo energetico, perché sono individuabili esenzioni alle accise sui consumi energetici pari ad almeno 5,7 mld/a nel 2014, quasi tutte a vantaggio del consumo di fonti fossili, in gran parte nei trasporti.
Nelle bollette dell’energia pesano sussidi alle fonti fossili pari a oltre 2 miliardi di Euro (dato relativo al 2012), inoltre, gli oneri generali di sistema non sono caricati in modo proporzionale bensì con un sussidio incrociato a favore soprattutto dei consumatori di taglia più grande e di quelli con più grande incidenza dei costi energetici.
In campo ambientale, il sistema di tutela e la fiscalità sul prelievo e l'uso di risorse limitate e non rinnovabili è iniquo, pro-consumo di risorse naturali e a favore delle rendite: i canoni di concessione per l'attività di escavazione stabiliti dalle Regioni sono estremamente bassi o pari a zero, con regole di tutela incomplete e inadeguate che premiano rendite e illegalità; i canoni di concessione per le acque minerali stabiliti dalle Regioni sono estremamente bassi, perfino in aree dove vi sono difficoltà di approvvigionamento idrico; i canoni per le concessioni balneari sono in larga parte del Paese modesti, le assegnazioni avvengono senza gara, premiano rendite di posizione e hanno generato abusi edilizi e illegalità nei confronti del diritto di accesso alle spiagge; la tassazione sulla trasformazione di suoli agricoli e naturali è bassa rispetto alla rendita generata e non spinge al riuso delle aree dismesse o da riqualificare, contribuendo al consumo di suolo.
La proposta di Legambiente e Radicali Italiani in campo energetico prevede quindi l’abolizione di tutte le esenzioni alle accise sui prodotti energetici, la rimodulazione delle accise sui prodotti energetici, a parità di aliquota media, con una componente proporzionale al contenuto energetico e una proporzionale alle emissioni climalterante; l’eliminazione dalle bollette dell’energia dei sussidi alle fonti fossili e dei sussidi incrociati a favore dei grandi consumatori e dei consumatori energivori, la riduzione dei sussidi agli impianti di generazione da fonti rinnovabili in misura del recupero di competitività determinato dalla riduzione dei sussidi alle fonti fossili.
In ambito ambientale, prevede invece l’introduzione di un canone minimo nazionale per le concessioni di escavazione di cava differenziato per tipologie di materiali e fissazione di un’ecotassa minima per lo smaltimento in discarica, l’adeguamento dei canoni per le concessioni di acque minerali in tutto il territorio nazionale, l’adeguamento dei canoni per le concessioni balneari in tutto il territorio nazionale e recepimento della direttiva europea per l'assegnazione e il rinnovo delle concessioni attraverso gare, l’introduzione di un contributo per il consumo di suoli agricoli e naturali i cui introiti devono essere vincolati a interventi di rigenerazione urbana.
In parallelo, occorre introdurre principi e regole di tutela uniformi in tutto il territorio nazionale.
Le risorse generate e risparmiate potranno finanziare, in coerenza con la delega fiscale la riduzione delle imposte sul reddito di persone e imprese, i contributi agli investimenti in efficienza energetica nei settori interessati alla eliminazione delle esenzioni dalle imposte ambientali, il recupero ambientale negli ambiti coinvolti dalle attività interessate dall’aumento dei canoni. E la rigenerazione urbana con bonifica di suoli inquinati, riutilizzo di aree dismesse, messa in sicurezza del territorio.
“Questi interventi – hanno sottolineato Radicali Italiani e Legambiente – possono sortire effetti positivi orientando i mercati verso modi di produzione e consumi più sostenibili e disincentivando l’uso delle fonti fossili. Aumenterebbero la trasparenza e la concorrenza grazie all’eliminazione di sussidi nascosti e rendite dovute ad assegnazioni senza gare. Ma soprattutto, genererebbero una concreta riduzione delle imposte sui redditi delle persone, aumentando la tutela delle risorse naturali non rinnovabili”.
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Federico: "Politica, banche e imprese pubbliche: i rottamatori lasciano correre"
Dichiarazione di Valerio Federico, Tesoriere di Radicali Italiani:
In attesa che la magistratura prosegua nel suo lavoro, dalle intercettazioni pubblicate sui giornali in merito all’affaire EXPO 2015 emergono elementi chiari di quel capitalismo italiano inquinato descritto in questi anni dai Radicali.
Proprio mentre il capo delle Fondazioni Guzzetti -e Presidente di Fondazione Cariplo- appare tra i protagonisti del gioco delle nomine al vertice delle società pubbliche con le sue pesanti segnalazioni è in corso la campagna di Radicali Italiani #Sbanchiamoli, per separare la politica e le Fondazioni bancarie dalle Banche.
Questo è un Paese dove sembra accettato e metabolizzato che i capetti delle fondazioni -politici- si confrontino con i capetti degli Enti locali -politici- per decidere chi deve guidare le banche così come risulta "normale" che il presidente dall’Associazione delle Fondazioni -come si legge- segnali, con ministri e senatori, uomini di fiducia per le imprese pubbliche.
In Italia è perfino "normale" che un movimento ecclesiale, Comunione e Liberazione, abbia un ruolo centrale nelle spartizioni di nomine e affari in una Regione al pari di imprese economiche cooperative di marcata identità politica.
Curioso è poi che i giornali definiscano Guzzetti “banchiere”, quando la legge vieta alle Fondazioni bancarie l’attività bancaria.
Dove politica, economia e finanza si incontrano, si manifestano senza sosta fenomeni di corruzione, spartizione e indebite ingerenze.
Via la politica e i Partiti dalle Banche e dalle società pubbliche: i Radicali "sbancano" e propongono, i rottamatori cosa fanno?
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#Sbanchiamoli e Caso MPS. Valentini ammette: “I problemi per banca e fondazione in passato sono arrivati dalla politica”
Dichiarazione di Alessandro Massari, Direzione nazionale di Radicali Italiani:
Il sindaco Valentini ha tentato di scongiurare l’abbandono, dopo solo otto mesi, della presidentessa della Fondazione MPS Antonella Mansi, produttrice di acido solforico, un liquido incolore, inodore, fortemente corrosivo. Perfetta metafora del caso Siena dove si respira Profumo di zolfo.
Per non ripetere gli errori già commessi, per il rispetto dello Stato di diritto, per conquistare il diritto alla conoscenza, Radicali Italiani è promotore di una campagna dal titolo “#Sbanchiamoli! Fuori i partiti dalle banche, credito a chi merita”.
Il 5 maggio, proprio nel comune si Siena, abbiamo organizzato un convegno dal titolo: “L'interferenza della politica nelle scelte di fondazioni di origine bancaria: le banche conferitarie e le conseguenze economiche sul sistema Paese”.
Politici e cittadini senensi partecipanti, lasciate braghe di tela dalle gestioni precedenti, se ne son dette di tutti i colori, facendo emergere gli intrecci insani che hanno ridotto al collasso sia la Fondazione che la Banca molto più di quanto ammesso ieri dal sindaco.
Riascoltare per credere e prevenire.
Il Valentini, invitato al dibattito, non ha partecipato, ma ieri ha finalmente confermato la nostra lettura dei fatti:"i problemi per banca e fondazione in passato sono arrivati dalla politica". Il problema esiste ancora, ma almeno un passo avanti è stato compiuto.
Per il futuro, se non separeremo banche e fondazioni dalle interferenze politiche, perderemo entrambe.
I prossimi prevedibilissimi “incidenti di percorso”, vittime sacrificali del legame malato che consente alla politica di distruggere la ricchezza di banche e fondazioni aumentando il credit crunch sono: Banca Tercas di Teramo, Banca popolare di Spoleto, Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca delle Marche, tutte sottoposte ad amministrazione straordinaria.
Siamo ancora in tempo.
#Sbanchiamoli.
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Delegazione radicale davanti al carcere di Torino per commemorare il 14°anniversario della scomparsa di Adelaide Aglietta. Boni e Manfredi: abbiamo informato parenti detenuti su garante regionale carceri e su lotta di Marco Pannella per amnistia e indulto
Il 20 maggio 2000 moriva Adelaide Aglietta, esponente radicale e verde, la prima donna in Italia a ricoprire la carica di segretaria di partito politico, quello radicale, nel 1976.
Questa mattina una delegazione radicale composta da Igor Boni, presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta, candidato alle elezioni regionali nella lista PD, e Giulio Manfredi, segretario Associazione Aglietta, Direzione Radicali Italiani, ha deposto un mazzo di fiori davanti al carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino, il cui indirizzo è (dal 13 luglio 2013) “Via Maria Adelaide Aglietta n. 35”, per ricordare le lotte portate avanti dall'esponente radicale a favore dei detenuti ma anche degli agenti di polizia penitenziaria: nel 1977 Adelaide Aglietta portò avanti un digiuno di 73 giorni perhè venisse approvata dal Parlamento la riforma del corpo degli agenti di custodia.
Al termine della commemorazione, gli esponenti radicali si sono intrattenuti con i parenti dei reclusi, in attesa di entrare in carcere per le visite periodiche, per informarli sia sulla recente nomina a garante regionale dei detenuti della Regione Piemonte di Bruno Mellano, esponente radicale piemontese, sia sulla lotta di Marco Pannella e dei radicali per l'amnistia e l'indulto.
L'Associazione Aglietta ha condotto una campagna lunga 19 mesi per la nomina del garante, prevista dalla legge regionale n. 28 del 2 dicembre 2009 (sic).
Da oggi è possibile scrivere al garante regionale al seguente indirizzo postale: Garante Detenuti, via Alfieri n. 15, 10121 Torino. Oppure si può utilizzare il seguente indirizzo mail: garante.detenuti@cr.piemonte.it
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Federico: “Firmare i referendum proposti dalla Lega Nord è atto di libertà e di contrasto alla partitocrazia anti-costituzionale”
Dichiarazione di Valerio Federico, Tesoriere di Radicali Italiani:
“Ho deciso di firmare tutti i referendum della Lega Nord. Al di là del contenuto dei quesiti, da Radicale, ritengo che gli strumenti di democrazia diretta debbano tornare a essere strumento di iniziativa popolare costituzionalmente garantito. La seconda scheda, quella referendaria, è stata continuamente sottratta agli italiani, dalla giurisprudenza anti-referendum e anti-Costituzione della Corte costituzionale, da travisamenti e trucchi parlamentari, dal conteggio di morti e dispersi per la determinazione del quorum e dal diritto alla conoscenza puntualmente negato da un sistema dell’informazione strumentale a poteri partitocratici consolidati.
Nel merito condivido i quesiti relativi all’abrogazione della legge Merlin, allo scopo di legalizzare l’esercizio della prostituzione, mantenendo però la proibizione dello sfruttamento, e, parzialmente, l’abrogazione della legge Mancino sui reati d’opinione. Firmerò anche gli altri, per i quali ho dubbi o certezze sulla inopportunità degli obiettivi delle abrogazioni proposte, perché è di grande rilevanza politica e sociale garantire al Paese l’occasione di discutere e dividersi su temi rilevanti che toccano il vissuto dei cittadini. In periodo di campagna elettorale priva delle minime garanzie democratiche firmare questi referendum è atto di libertà e di contrasto alla partitocrazia anti-costituzionale dello status quo.”
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Carceri, smentiti tutti i dati del ministero. Il “j’accuse” di Rita Bernardini a Strasburgo
Da un articolo di Dimitri Buffa pubblicato su ilClandestinoweb.it
Altro che “appunti che ci ha fatto la Corte europea dei diritti dell’uomo cui abbiamo puntualmente risposto”. Non c’è più spazio per eufemismi e ipocrisia su carceri e giustizia. E se ne accorgerà già domani il ministro guardasigilli del governo Renzi, Andrea Orlando, quando leggerà il dossier di 53 pagine che verrà depositato in tre lingue, italiano, francese e inglese, davanti alla Cedu dai Radicali italiani per informare i giudici che dovranno condannarci il prossimo 28 maggio per la violazione dei diritti dell’uomo.
Un dossier depositato “ai sensi dell’articolo 9 comma 2 del Regolamento del Comitato dei Ministri per la sorveglianza dell’esecuzione delle sentenze e dei termini di conciliazione amichevoli”.
Di amichevole però non ci sarà quasi niente. Perché lo stato italiano che in materia di giustizia e di condizione dei detenuti viene considerato ormai uno stato criminale (che sta portando la propria infezione nel resto d’Europa) è l’imputato numero uno di questo processo che si concluderà con una sentenza il prossimo 28 maggio salvo altri rinvii.
Il fulcro della memoria stessa presentata da Rita Bernardini, segretario di Radicali Italiani, da Debora Cianfanelli, avvocato e membro della direzione di radicali italiani e da Laura Arconti, presidente della stessa entità politica, è che l’Italia sta imbrogliando con i dati e con i numeri. Per prendere altro tempo ed evitare la condanna esemplare che invece proprio tre giorni dopo le elezioni europee arriverà inesorabile a suggello di anni di inerzia. E di demagogia contro eventuali provvedimenti di indulto che lo stesso capo dello stato ipotizzò nel famoso messaggio alle camere dell’8 ottobre 2013. Proprio un bel viatico per il semestre di presidenza europea che a luglio il governo Renzi spera di condurre in porto.
La denuncia è corredata da tabelle precise al millimetro sulla reale entità del sovraffollamento carcere per carcere. Dati presi con fatica dai radicali dopo che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria un mese fa emise quella vergognosa circolare che proibiva di dare i numeri sul sovraffollamento alla meritoria associazione Antigone, una delle ong che aiuta i detenuti a reinserirsi già durante la loro espiazione di pena.
La chiusura a riccio della burocrazia ministeriale, già denunciata anche dai sindacati degli agenti penitenziari, deve d’altronde essere sembrata una maldestra e non onesta intellettualmente forma di auto difesa anche alla Cedu se è vero come è vero che cinque giorni dopo quel due aprile, quando Orlando andò a Strasburgo a parlare di 48 mila posti e rotti disponibili, mentre una circolare dello stesso Dap lo smentiva clamorosamente e parlava di poco più di 43 mila, il parlamento europeo di sua iniziativa ha mandato una delegazione in visita ispettiva a sorpresa nelle carceri di Poggioreale e Rebibbia riportando impressioni spaventose.
Ridicolo anche il tentativo di uniformare la questione Cedu ai tre metri quadrati previsti dalla sentenza Torregiani del gennaio 2013 come limite minimo per ciascun detenuto: nel dossier radicale si parla di mancata assistenza sanitaria di igiene da terzo mondo con i gabinetti e le cucine riuniti nello stesso locale per prassi consolidata, di mancanza di riscaldamento e di assenza totale di qualsivoglia forma di rieducazione. Insomma un disastro che non si sa come fronteggiare e su cui gli uomini di Renzi cercano di metterci una toppa burocratica che ovviamente risulta peggiore del buco.
A proposito dei numeri, nel documento che pubblichiamo in esclusiva si legge che “la Segretaria di Radicali italiani però confuta anche la cifra finalmente resa nota dei 43.547 posti. Sono infatti da prendere in considerazione alcune realtà penitenziarie che hanno più posti detentivi rispetto all’effettiva presenza di detenuti. Si consideri, per esempio l’isola della Sardegna, dove a fronte di 1.800 posti regolamentari abbiamo 1.100 reclusi: a meno di pensare ad una deportazione di massa nell’isola, continueranno ad esserci 700 posti inutilizzati che però il DAP fa rientrare nella capienza regolamentare complessiva. Lo stesso vale per gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari in via di dismissione, seppure rallentata da una recente imbarazzante proroga: anche nel caso degli OPG, abbiamo altri 400 posti in più inutilizzabili che il DAP fa rientrare nella capienza regolamentare generale.”
Per la cronaca “nel corso del 2013 sono stati 59.390 gli ingressi in carcere dalla libertà, di cui 4.535 donne e 25.818 stranieri”. Pesante anche il capitolo delle madri e dei bambini in carcere: “sono in totale 40 le detenute madri con figli minori di tre anni in carcere. I bambini che vivono in istituto sono 40, le detenute in gravidanza 17. In totale sono 15 gli asili nido in attività nelle carceri”.
Tutte cose che il ministro Orlando a Strasbugo il 2 aprile si è ben guardato dall’affrontare. Ma si potrebbe continuare all’infinito, con la mancanza di assistenza medica e psicologica, con i numeri sui suicidi in carcere anche di agenti di custodia (oltre 200 negli ultimi dieci anni, una vera strage di lavoratori del settore, malpagati, sfruttati e costretti al silenzio sindacale, visto che da quasi dieci anni non è stato loro rinnovato il contratto, ndr). Tutte cifre fornite dalla onlus “Ristretti orizzonti”, giacché per Dap e via Arenula su certe cose andrebbe messo il segreto di stato.
Ci sono anche dati aggiornati sui detenuti stranieri che sono il 34% (20.521). Di questi, il 18,1% viene dal Marocco, il 16,7% dalla Romania, il 13,3% dalla Albania, l’11,6% dalla Tunisia. Delle detenute straniere presenti il 28,6% viene dalla Romania, il 9,4% dalla Nigeria.
Inoltre i Radicali e le onlus a loro collegate, o con cui collaborano, hanno fatto quello che nessuno si era sinora degnato di eseguire: un vero e proprio censimento dei carcerati anche per classi di età.
Al 31 dicembre 2013 la fascia d’età più rappresentata in carcere era quella compresa tra i 30 e i 34 anni (10.200 di cui 4.879 stranieri), seguita da quella compresa tra i 35 e 39 (9.970 di cui 3714 stranieri), 597 gli ultrasettantenni.
Censimento che ha riguardato anche il titolo di studio: al 31 dicembre 2013, 576 erano i detenuti in possesso di una laurea, 3.297 coloro che avevano un diploma di scuola media superiore, 20.333 quelli con la licenza di scuola media inferiore, 677 gli analfabeti.
Insomma i giudici di Strasburgo dopo che avranno letto questa memoria radicale confrontandola con i documenti forniti dall’amministrazione di via Arenula, potranno essere presi anche da un dubbio amletico: ma in Italia lo stato e la legalità chi li rappresenta? Solo i radicali? O anche le istituzioni? E purtroppo si tratterà di un dubbio che sottintende una domanda retorica.
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Yes, we can(nabis)/Radicali presentano petizione comunale a Torino per cannabis terapeutica. Boni (radicale nel Pd): “Anche sulle politiche su droghe proibite è ora di cambiare verso”
Questo pomeriggio una delegazione radicale composta da Igor Boni (candidato radicale alle regionali nella lista PD), Giulio Manfredi (segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta) e Silvio Viale (Presidente Comitato nazionale Radicali Italiani) ha consegnato all'Ufficio Relazioni Pubbliche del Comune di Torino circa 400 firme raccolte in calce alla petizione comunale che chiede al Comune di Torino di attuare una coltivazione sperimentale di cannabis a fini terapeutici. I primi tre firmatari della petizione sono Boni, Manfredi e Alessandro Frezzato (malato di distrofia muscolare, Consiglio generale Associazione Luca Coscioni).
Igor Boni ha dichiarato:
“Lo scorso gennaio il Consiglio Comunale di Torino ha approvato un ordine del giorno (a prima firma Silvio Viale) a favore della cannabis terapeutica; è ora di passare dai proclami alle realizzazione concrete, dalle parole ai fatti. In meno di venti giorni siamo riusciti a raccogliere ben oltre le 300 firme richieste dallo Statuto Comunale; e hanno firmato cittadini delle più diverse età ed estrazioni sociali, uno schieramento trasversale che ricorda quello da noi riscontrato l'anno scorso quando raccogliemmo le firme per l'eutanasia legale.
Se sarò eletto in Consiglio Regionale, mi batterò per una legge a sostegno della cannabis terapeutica, come hanno già fatto Toscana, Friuli, Marche, Liguria e Puglia. L'obiettivo finale deve, però, essere una legge nazionale, per evitare disparità di trattamento fra i cittadini residenti nelle diverse regioni.”
www.igorboni.it www.associazioneaglietta.it
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Omofobia. Magi: lettera a associazioni LGBTQI Roma. Sostenete autoconvocazione aula su unioni civili. Non ci sono diritti senza rispetto delle regole
Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere Capitolino Radicale eletto nella Lista civica Marino
Oggi ho inviato la lettera che segue alle associazioni Lgbtqi romane, molte delle quali hanno partecipato negli anni scorsi alle iniziative popolari che hanno portato al deposito della delibera sottoscritta da oltre 8 mila cittadini romani per il riconoscimento delle Unioni civili, depositata in Campidoglio e mai discussa dal Consiglio comunale in violazione dello Statuto. Chiedo loro aiuto e sostegno alla nostra iniziativa di autoconvocazione del Consiglio, nella convinzione che non ci sono diritti senza rispetto delle regole e del diritto.
Care e cari,
nella giornata internazionale contro l'omofobia vi scrivo per informarvi delle sorti della delibera d'iniziativa popolare relativa al "Riconoscimento delle unioni civili e sostegno alle nuove forme familiari" depositata, insieme a molti di voi e con il sostegno di oltre 8 mila cittadini firmatari, il 17 maggio 2012.
Come sapete, sebbene lo Statuto di Roma Capitale preveda sei mesi di tempo per la calendarizzazione e discussione delle delibere popolari, a due anni di distanza né con l'amministrazione Alemanno né con l'amministrazione Marino è stato avviato il dibattito. Nei mesi scorsi - i primi dell'amministrazione Marino - si è poi elaborato un altro testo di delibera (firmatari Imma Battaglia - Sel, Riccardo Magi - Raidcale Lista Marino, Svetlana Celli - Lista Marino, Virginia Raggi - M5s, Giulia Tempesta - Pd) di iniziativa consiliare.
In questi giorni, data la renitenza di una parte della maggioranza e di fronte all'ennesimo tradimento degli impegni politici e della legalità statutaria da parte del presidente del consiglio Mirko Coratti, mi sono fatto portatore di una raccolta firme tra i colleghi consiglieri per richiedere l'autoconvocazione del Consiglio. La legge consente infatti a un quinto dei consiglieri di chiedere la convocazione del consiglio su specifici punti e la Presidenza è tenuta a fissare la sedute entro 20 giorni. Grazie ai colleghi della Lista civica Marino, di Sel e del M5s, abbiamo depositato la richiesta di convocazione per discutere le delibere sulle unioni civili ma anche quella popolare per l'istituzione del registro dei testamenti biologici a prima firma Mina Welby, rimasta anch'essa per anni nei cassetti del Campidoglio.
Sono convinto che non può esserci riconoscimento o garanzia dei diritti se non c'è rispetto delle regole e del diritto.
Purtroppo, nonostante l'impegno a discutere la delibera sulle unioni civili durante la settimana Rainbow, il consiglio questa settimana non è mai stato convocato.
Spiace dover constatare ancora una volta la latitanza del gruppo del Pd (che pure aveva voluto contribuire alla stesura del testo nei mesi scorsi e che ora chiede di discutere la proposta dopo le elezioni europee) rispetto a due temi su cui il consenso tra gli elettori democratici e nel Paese in genere, è ormai radicato. Assistiamo quasi a un deja-vù rispetto al 2007, quando la maggioranza dell'allora sindaco Veltroni bocciò la delibera (anche allora d'iniziativa popolare e depositata dai Radicali) dopo l'incontro del sindaco con il card. Bertone. "Arial","sans-serif"">
In questi giorni alla nostra richiesta di autoconvocazione si è risposto con la proposta di convocare per il prossimo 27 maggio una seduta "di riflessione sull'omofobia". Successivamente a quella data inizierà il lungo e faticosissimo dibattito sul bilancio.
Vi chiedo dunque di non lasciare soli me e i colleghi firmatari dell'autoconvocazione, di farvi promotori voi stessi di una pressione esterna al Campidoglio, soprattutto nei confronti del Pd e in questi giorni chiedere che la seduta del 27 non sia una sola riflessione - per quanto sempre utile - ma sia una vera seduta deliberativa. 9.5pt;font-family:"Arial","sans-serif"">
Atti amministrativi come il riconoscimento delle unioni civili rappresenterebbero il miglior antidoto al fenomeno dell'omofobia che a parole si impegnano tutti a contrastare.
Riccardo Magi, consigliere capitolino Radicale eletto nella Lista civica Marino
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Domani presentazione del libro di Maurizio Bolognetti “Le Mani nel Petrolio” presso il circolo Arci di Latronico.
Domenica 18 maggio, alle ore 18.30, presso il circolo Arci “Amici della Musica” di Latronico, presentazione del libro di Maurizio Bolognetti “Le mani nel Petrolio”.
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">All’incontro, moderato da Giovanni Forastiere, interverrà il Presidente regionale dell’Arci Ottorino Arbia e il presidente del circolo Benito Vecchio. Sarà presente l’autore.
Le Mani nel Petrolio
Quale sarà l’impronta per niente ecologica e poco sostenibile che lasceranno su un territorio di struggente bellezza le trivelle delle multinazionali del petrolio?
“Dici petrolio e pensi alle valli lucane letteralmente invase e colonizzate dall’Eni, dalla Total e dalla Shell”.
Nel solo 2012 dalle viscere del sottosuolo lucano sono stati estratti più di quattro miliardi di Kg di olio greggio, vale a dire oltre 25 milioni di barili. L’82% del petrolio estratto sulla terraferma in Italia proviene dalla Basilicata e in particolare dai giacimenti Eni-Shell della Val d’Agri, ai quali ben presto si aggiungeranno i barili estratti dalla Total e dai suoi soci nell’alta Valle del Sauro. Un mare di oro nero che si è tramutato in una sorta di maledizione, con buona pace delle royalties versate alla Regione e ai Comuni sul cui territorio sono presenti pozzi petroliferi e della beffarda “card carburante”, che consegna ad ogni lucano patentato, che ne abbia fatto richiesta, la miseria di poco più di un pieno di benzina o gasolio, in una terra dove - paradosso dei paradossi - il prezzo alla pompa è tra i più alti d’Italia.
Dopo la pubblicazione de “La Peste Italiana. Il caso Basilicata”, Maurizio Bolognetti torna ad occuparsi degli “effetti collaterali” - non solo ambientali - prodotti dalle attività estrattive in quella che ha definito “Valle dell’Agip” e “Basilicata Saudita”.
Il volume, con la prefazione di Rita Bernardini(già deputata Radicale e membro della Commissione Giustizia), le introduzioni del Prof. Franco Ortolani(Ordinario di geologia c/o l’Università Federico II di Napoli) e dell’avvocato Vincenzo Montagna e la postfazione di Elisabetta Zamparutti(già deputata Radicale e membro della Commissione Ambiente), è una raccolta degli articoli dell’autore apparsi sulle principali testate giornalistiche lucane.
Maurizio Bolognetti(Napoli 1964), giornalista, collaboratore di Radio Radicale, autore di inchieste su situazioni di degrado ambientale e del libro “La Peste Italiana. Il caso Basilicata”. E’ membro della Direzione Nazionale di Radicali Italiani e Consigliere dell’Associazione Coscioni.
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Le dichiarazioni di Bolognetti dopo l’assoluzione nel Processo Inquinamento Pertusillo
Le dichiarazioni di Bolognetti dopo l’assoluzione nel Processo Inquinamento Pertusillo
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