Radicali Italiani
Dichiarazione urgente di Rita Bernardini e Marco Pannella
mso-fareast-language:IT">DICHIARAZIONE URGENTE DI RITA BERNARDINI "Times New Roman";mso-fareast-language:IT">(Segretaria di Radicali italiani) E MARCO PANNELLA (Presidente del Senato del Partito Radicale) Il grido d’allarme che giunge dalla Dott.ssa Nunzia Gatto, Procuratore Generale aggiunto a Milano che coordina i magistrati dell'esecuzione penale, coincide con il nostro immediato commento di due giorni fa, diramato subito dopo la decisione della Corte di Cassazione che ha sancito la necessità di “ricalcolare” al ribasso la pena di migliaia e migliaia di detenuti sia per il “piccolo spaccio” messo in atto da recidivi, sia per lo spaccio di sostanze stupefacenti leggere che con la “Fini-Giovanardi” (dichiarata incostituzionale dalla Consulta), venivano equiparate alle droghe pesanti. Cosa ha dichiarato oggi la Dott.ssa Gatto al quotidiano Il Giorno? Che ogni caso di detenuto che chiederà (come è suo diritto) di rivedere la sua pena dovrà essere esaminato singolarmente, che gli uffici saranno sommersi dal caos oberati di migliaia di richieste e che “si sarebbe dovuto seguire la linea più volte indicata dal Presidente della Repubblica per alleggerire il sovraffollamento carcerario: AMNISTIA E INDULTO. In quel modo, per noi - prosegue la Dott.ssa Gatto - sarebbe stato possibile applicare automaticamente il condono ai detenuti che ne avessero avuto diritto. Così invece il giudice dovrà rideterminare ogni singola sanzione attraverso un incidente di esecuzione alla presenza delle parti.” Semplici e ragionevoli parole quelle del Procuratore generale aggiunto di Milano. Due giorni fa avevamo dichiarato che istituzioni serie avrebbero dovuto immediatamente attivarsi per dare alla luce un provvedimento di AMNISTIA e di INDULTO che, liberando le scrivanie dei magistrati, avrebbe consentito di indirizzare maggiori forze per perseguire i reati gravi e che, con l’indulto, avrebbe fatto uscire dal carcere chi deve scontare gli ultimi due o tre anni di detenzione fra i quali le migliaia di reclusi vittime della legge Fini-Giovanardi. C’è chi definisce i radicali eccessivi ed estremisti. Conveniamo. Lo siamo sicuramente della ragionevolezza che, in fin dei conti, si afferma sempre quando si ha a cuore lo Stato di diritto e la democrazia, oggi straziati dalla tortura nelle carceri e dalla giustizia irragionevolmente lunga che mette in ginocchio il nostro Paese impedendone sviluppo e progresso umano e civile.
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Metro C, è caos ai danni dei cittadini. chi si assume responsabilità politica?
A gennaio avevo fatto 5 domande all'assessore Improta su Metro C sulla validità dell'Atto Attuativo del 9 settembre 2013, sulle sue conseguenze sui tempi e sui costi di realizzazione dell'opera e sull'ulteriore contenzioso che avrebbe generato. Non ho ricevuto nessuna risposta ma oggi sono in grado di rispondere io. Resta solo una domanda: chi pagherà?
Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere Capitolino Radicale eletto nella Lista civica Marino A gennaio avevo fatto 5 domande all'assessore Improta su Metro C sulla validità dell'Atto Attuativo del 9 settembre 2013, sulle sue conseguenze sui tempi e sui costi di realizzazione dell'opera e sull'ulteriore contenzioso che avrebbe generato. Non ho ricevuto nessuna risposta ma oggi sono in grado di rispondere io. Resta solo una domanda: chi pagherà? E' incredibile a dirsi ma l'Atto attuativo del 9 settembre 2013 - firmato da Roma Metropolitane e dal Contraente Generale Metro C e fortemente sponsorizzato dall'Assessore Improta - è riuscito a peggiorare la situazione della realizzazione della principale opera strategica in costruzione in Italia. Quell'Atto annunciato come l'iniziativa che avrebbe finalmente portato chiarezza e dato ai romani tempi e costi certi per la realizzazione di una fondamentale opera strategica per la mobilità cittadina, è peggiorativo per gli interessi di Roma Capitale sotto tutti i punti di vista: costi, tempi e penali, contenzioso. Le parti innovative di quell'accordo che riconosce ulteriori 70 milioni alle imprese rispetto alla Delibera Cipe del 2012 non sono considerate valide dal Ministero dei Trasporti, nè dal Dipartimento Mobilità di Roma Capitale, tantomeno dalla Ragioneria. Chi pagherà? I termini di ultimazione della varie fasi funzionali fissati nell'accordo sono già saltati. Il termine del 31 agosto per la conclusione dei lavori fino a Lodi non ci risulta sarà rispettato. Il differimento dei termini di ultimazione porterà probabilmente al riconoscimento di ulteriori oneri al Contraente Generale. Chi pagherà? La firma dell'Atto del 9 settembre ha gia generato ulteriore contenzioso. Chi pagherà? Chi vuole davvero vedere realizzata quest'opera strategica finanziata con risorse dei cittadini romani e italiani, e vuole un'opera strategica, funzionante e corrispondente a quella finanziata, non può non chiedere una risposta a questa domanda.© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Il Governatore Visco torna a chiedere la separazione tra fondazioni e banche, fonte di sprechi e corruttele: Radicali italiani prosegue con la campagna #Sbanchiamoli! Fuori i partiti dalle banche
Dichiarazione di Alessandro Massari, membro di Direzione di Radicali Italiani:
Radicali italiani prosegue nella iniziativa politica che mira a separare la politica da banche e fondazioni. La bontà della proposta radicale riecheggia nelle parole di Visco, pronunciate nell’annuale relazione della banca d’Italia, e puntualmente ignorate da Governo e Parlamento.
Il governatore è tornato a denunciare le distorsioni del sistema creditizio, chiedendo nuovamente la separazione tra banche e fondazioni bancarie.
Egli ha denunciato il periodo più difficile della nostra economia dal dopoguerra a causa de“il difficile accesso di molte imprese al credito bancario” perché il paese rimane bancocentrico, arretrato, feudale: “In Italia, più che in altri paesi, le banche svolgono un ruolo centrale nel finanziamento dell’economia (…) Il credito costituisce quasi due terzi dei debiti finanziari delle imprese”.
A soffrirne maggiormente non sono i capitalisti assistiti, gli amici degli amici, ma gli imprenditori sani, i titolari delle PMI, le imprese che hanno in portafoglio clienti che non riescono a fornire, fallendo, perdendo posti di lavoro, perché: “Le restrizioni all’offerta di credito colpiscono in misura maggiore le imprese piccole e medie, generalmente più rischiose e ora particolarmente indebolite dalla recessione. In questo quadro, preoccupa la difficoltà nel reperire finanziamenti da parte di aziende dotate di favorevoli opportunità di crescita ma prive di accesso diretto al mercato dei capitali”.
Visco affronta apertamente il problema tornando a chiedere una soluzione strutturale, la separazione tra banche e fondazioni come misura necessaria per il rilancio dell’economia: “bisogna operare, come ho più volte indicato, per rafforzare la separazione tra fondazione e banca, non consentendo il passaggio dai vertici dell’una agli organi dell’altra ed estendendo il divieto di controllo ai casi in cui esso è esercitato di fatto, anche congiuntamente con altri azionisti”.
Le banche stanno fallendo a causa del legame perverso con le fondazioni che le controllano, “Dal 2009, 10 intermediari sono stati posti direttamente in liquidazione, 55 in amministrazione straordinaria”.
Visco ha poi affrontato il nodo della modalità di gestione delle banche, guidate da persone nominate dalle fondazioni: "la nostra azione diverrebbe ancora più incisiva con l'attribuzione alla Banca d'Italia del potere di rimuovere - quando necessario e sulla base di fondate evidenze - gli amministratori di una banca dal loro incarico".
Quasi un quinto delle verifiche effettuate sulle banche ha fatto emergere “gravi carenze nei profili di governance. In 45 di questi sono emerse irregolarità di possibile rilievo penale che sono state tempestivamente portate a conoscenza dell’autorità giudiziaria”.
#Sbanchiamoli! Il declino che ha generato il rapporto tra politica, imprenditori assistiti, fondazioni e banche è evidente ed “ufficiale” ed è compito della politica realizzare l’impresa, pena il ricorso alla solita supplenza della magistratura, che dovrebbe rappresentare l’eccezione, non la regola.
Come sempre, nessun “decisore pubblico” si occupa delle riforme strutturali necessarie al Paese, tranne i radicali.
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#Sbanchiamoli! - Federico, Radicali: “Visco chiede di nuovo ai Partiti di separarsi dalle Banche, Renzi cosa risponde?”
“Rafforzare la separazione tra fondazione e banca”, il Governatore Visco nel corso dell’assemblea annuale di Bankitalia ha ribadito che le banche che “svolgono un ruolo centrale nel finanziamento dell'economia” devono dunque liberarsi dall’abbraccio con le fondazioni bancarie guidate dai Partiti.
Valerio Federico, Tesoriere di Radicali Italiani:
"Il sistema Partiti-Enti locali-Fondazioni-Banche ha regalato al Paese gli scandali Carige e Monte Paschi. In Italia le Fondazioni bancarie, in mano ai Partiti, hanno indebolito le Banche e la loro capacità di prestare i soldi a imprese e famiglie – le Banche controllate almeno al 20% da Fondazioni sono meno capitalizzate perfino delle Popolari e molto meno in media delle altre -. Le Banche, inoltre, stanno riducendo la capacità delle Fondazioni di aiutare i loro territori di riferimento con erogazioni adeguate, meno 44% tra il 2007 e il 2012. Salviamo le Banche dalle Fondazioni e salviamo le Fondazioni dalle Banche. Noi Radicali proponiamo, con la campagna #Sbanchiamoli, che le Fondazioni bancarie escano dal capitale azionario degli Istituti di credito. Fuori i Partiti dalle banche!"
“Renzi che mai ha speso una parola per liberare le banche dagli uomini dei Partiti, in primis del suo, cosa risponde?”
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Cannabis/Manfredi: Grazie a sentenza Cassazione qualcuno si accorgerà che modifiche a legge droghe sono state scritte con i piedi. Evidenti profili di incostituzionalità
Giulio Manfredi, membro di Direzione di Radicali Italiani:
Sulla Gazzetta Ufficiale del 20 maggio è stato pubblicato il testo coordinato delle modifiche apportate dal Parlamento al Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/90), a seguito della sentenza della Corte Costituzionale che ha cassato la sedicente legge “Fini-Giovanardi.
Complice la frenesia dell’ultima settimana di campagna elettorale, pochissimi (es. ADUC) si sono accorti che le modifiche sono state scritte con i piedi; ancora una volta, dopo il colpo di mano di Giovanardi nel 2006, l’affrontare la materia con un decreto-legge ha arrecato solo danni che migliaia di cittadini pagheranno con gli interessi in futuro.
Mi riferisco in particolare al nuovo art. 73 del Testo Unico, un articolo fondamentale perché tratta delle sanzioni contro produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti. I parlamentari potevano cavarsela facilmente ripristinando il testo esistente prima della “Fini-Giovanardi”, che puniva con pene diverse a seconda che le sostanze stupefacenti fossero comprese nella Tabella I (droghe pesanti) o nella Tabella II (droghe leggere). Il Parlamento ha ripristinato le Tabelle - abolite dalla “Fini/Giovanardi”, che aveva fatto di ogni erba un fascio – ma non ha precisato chiaramente le pene per la produzione, traffico e detenzione illecita della cannabis e dei suoi derivati. Di più: il nuovo comma 5 dell’articolo 73, relativo ai reati di lieve entità, non fa differenza fra droghe pesanti e leggere, punendo tutti con la stessa pena (reclusione da sei mesi a quattro anni). Purtroppo della cosa se ne è accorto solo Giovanardi!
Così come è scritta, la nuova legge è passibile di nuovi ricorsi alla Corte Costituzionale. Per evitare il protrarsi dell’incertezza del diritto, è necessario che il Parlamento affronti seriamente la materia, con un dibattito serio e approfondito, magari dopo la convocazione di quella Conferenza nazionale sulle droghe che proprio la legge citata impone al governo di convocare ogni tre anni; l’ultima Conferenza nazionale fu fatta nel 2009, in piena era Fini/Giovanardi.
Anche sulle politiche sulle droghe è ora di cambiare verso.
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Unioni Civili, Mancuso venga in Campidoglio a vedere se davvero Pd è garanzia
Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere Capitolino Radicale eletto nella Lista civica Marino
Invito Aurelio Mancuso, responsabile Diritti del Pd romano, a frequentare più spesso il Campidoglio per rendersi conto di quali siano gli ostacoli che impediscono non solo l'approvazione ma persino il dibattito in aula su temi rilevanti per i diritti dei cittadini come le Unioni civili e l'istituzione di un Registro comunale dei Testamenti biologici.
Evidentemente non solo il Pd nazionale ma anche il Pd romano non è consapevole di certe dinamiche che si possono definire quanto meno ostruzionistiche o - se prendiamo per buone le parole di Mancuso - auto-ostruzionistiche.
Sono disponibile a incontrarlo e illustrargli tutti i modi con cui si sta rinviando la calendarizzazione della delibera sulle Unioni civili. "Le unioni civili si voteranno nella settimana rainbow dal 12 al 18 maggio", si era detto da parte dei vertici del PD in Campidoglio per non calendarizzare la delibera nel gennaio scorso. E invece, per evitare contrasti nel PD e turbamenti alla campagna elettorale, nella settimana rainbow il Consiglio non si è nemmeno riunito. Del resto nemmeno nella seduta di martedì prossimo è prevista la discussione della delibera, si rifletterà sull'omofobia...
Persino le due delibere di iniziativa popolare (su Unioni civili e Testamento biologico) che in base allo Statuto andrebbero discusse entro sei mesi dal deposito giacciono con le oltre 15 mila firme di cittadini romani.
Per questo il 16 maggio ho inviato alla Presidenza dell'aula, targata Pd, una richiesta di autoconvocazione ai sensi del testo Unico degli Enti locali - sottoscritta da colleghi della Lista civica, di Sel e del M5s - per uscire dallo stato di palese violazione dello Statuto in cui questa presidenza persevera in continuità con quella di centro-destra degli anni scorsi, non attuando gli strumenti di partecipazione popolare previsti dalla legge.
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Droga: Bernardini, dopo ottima decisione Cassazione, ancora più obbligati amnistia e indulto
Dichiarazione Rita Bernardini, Segretaria di Radicali italiani:
Nel recente dossier che come Radicali italiani abbiamo inviato al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa sulla sentenza Torreggiani, abbiamo rilevato come la Magistratura di Sorveglianza difficilmente avrebbe potuto far fronte alle istanze dei detenuti a causa della recente normativa che ha scaricato sui giudici dell’esecuzione della pena le decisioni riguardanti numerosi aspetti della detenzione e, in particolare, quelle riguardanti le pene alternative, la detenzione domiciliare, i reclami per trattamenti inumani e degradanti.
Con il verdetto di oggi della Cassazione queste competenze aumenteranno a dismisura , dovendo i Magistrati di Sorveglianza “ricalcolare” al ribasso la pena di migliaia e migliaia di detenuti sia per il “piccolo spaccio” messo in atto da recidivi, sia per lo spaccio di sostanze stupefacenti leggere che con la “Fini-Giovanardi” (dichiarata incostituzionale dalla Consulta), venivano equiparate alle droghe pesanti anche per le ipotesi lievi di spaccio.
Ora, se non si ricorrerà ai ripari, la carenza strutturale del personale dei Tribunali di Sorveglianza (magistrati e personale di cancelleria), che da almeno un decennio dà luogo a ritardi inauditi, diverrà esplosiva. La pianta organica dei Magistrati di sorveglianza prevede, infatti, solo 173 unità di organico competenti per i 205 istituti penitenziari mentre i posti coperti sono però 158. Per non parlare del personale di cancelleria sulle cui macroscopiche carenze di organico non si riesce nemmeno ad avere dati precisi.
Istituzioni serie – che abbiano a cuore lo Stato di diritto e quindi la legalità della giustizia e della pena - dovrebbero immediatamente attivarsi per dare alla luce un provvedimento di amnistia e di indulto che liberando le scrivanie dei magistrati consentirebbe di indirizzare maggiori forze alla magistratura di sorveglianza e, con l’indulto, farebbe uscire dal carcere chi deve scontare gli ultimi due o tre anni di detenzione fra i quali le migliaia di reclusi vittime della legge Fini-Giovanardi.
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Announo/droga: Perduca (Radicali) stupefacente Scelta di contrapporre a Giovanardi un rapper
Dichiarazione di Marco Perduca, rappresentante all'Onu del Partito Radicale:
"Leggo che stasera alla trasmissione Announo condotta da Giulia Innocenzi su La7 si parlera' di droghe e che per contrastare la propaganda proibizionista del Senatore Giovanardi e' stato invitato un rapper. La7, Annonuno e Giulia Innocenzi sono solo gli ultimi esempi del sistematico silenziamento dei Radicali e delle loro proposte di Riforma liberale di fenomeni globali come, per l'appunto, quello della presenza delle sostanze stupefacente nel mondo. Un silenziamento che ha contribuito a far si' che Giovanardi sia in Parlamento e I Radicali a lottare altrove. Solo l'estate scorsa, nel silenzio piu' totale, I Radicali hanno proposto 12 referendum tra I quali uno che andava ad abrogare parti della Fini-Giovanardi. Negli ultimi 20 anni decine di militanti e dirigenti Radicali hanno disobbedito le leggi proibizioniste autodenunciandosi per affermare la necessita' di una regolamentazione della produzione, consumo e commercio di tutte le sostanze illegali oggi illecite. Tra l'altro e' ampiamente prevedibile che sara' Giovanardi a cantargliele al rapper, lo fa da 15 anni senza un contraddittorio con repertorio sperimentato. Non conosco Fedez ma e' probabile che quando Pannella fece la sua prima disobbedienza civile antiproibizionista nel 1968 I suoi genitori non so conoscessero ancora... Condizione e pubblico saranno anche giovani, ma le condotte e reazioni son vecchissime!© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Stamina, Gallo e Corbellini (Ass. coscioni): dopo decisione Corte Edu subito ordinanza di blocco ministeriale. Non sempre i genitori tutelano i figli
Dichiarazione dell'avvocato Filomena Gallo, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni, e di Gilberto Corbellini, Consigliere generale dell'Associazione Luca Coscioni, professore ordinario di storia della medicina e docente di bioetica presso l'Università di Roma - Sapienza
Anche la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ritiene legittimo lo stop alle infusioni Stamina, pronunciandosi nel ricorso della famiglia Durisotto che era ricorsa a Strasburgo quando un tribunale italiano non aveva autorizzato il proseguimento della somministrazione della metodica Stamina.
Le motivazioni della Corte Edu hanno un grande valore:
mso-ansi-language:EN-US">1) mso-ansi-language:EN-US"> EN-US">“The Court further noted that a scientific committee set up by the Ministry of Health had issued a negative opinion on the therapeutic method in issue. The scientific value of this therapy had not therefore been established”: la Corte sottolinea che Stamina non ha valore scientifico e riconosce il lavoro della prima Commissione ministeriale che aveva bocciato la metodica. Questo dovrebbe essere finalmente chiaro al Ministro Lorenzin: il Tar del Lazio ha sospeso il lavoro di questa Commissione ma non è entrato nel merito, che va difeso anche nell'udienza appunto di 'merito' dell'11 giugno.
2) “It followed that the interference in the right to respect for Ms M.D.’s private life, represented by the refusal to grant the request for medical therapy, could be considered as necessary in a democratic society”: tali tipi di decisioni, da parte di tribunali italiani, hanno un impatto diretto sulla vite degli individui, in questo caso su una persona con una malattia cerebrale degenerativa; è compito di una società democratica tutelare il miglior interesse di quella persona, e non sempre i genitore ricoprono il ruolo di garanti di tali interesse. Si può ricordare il caso della decisione del Tribunale dei minorenni di Ancona che tolse la patria potestà, a favore di un oncologo, ai genitori di un bambino affetto da tumore alle ossa che era stato curato con il metodo Di Bella.
mso-ansi-language:EN-US">3) mso-ansi-language:EN-US"> EN-US">“The complaint under Article 8 concerning the prohibition on Ms M.D.’s access to the compassionate treatment requested by her father had therefore to be rejected as manifestly unfounded” […] “The prohibition on access to the “Stamina” method, imposed by the court in application of Legislative Decree no. 24/2013, pursued the legitimate aim of protecting health and was proportionate to that aim. font-family:"Arial","sans-serif"">The court’s decision had been properly reasoned and was not arbitrary font-family:"Arial","sans-serif"">” : la richiesta di ricorso alla Corte Edu è infondata perché già la decisione del Tribunale di Udine di negare l’accesso a Stamina è legittimata al fine della tutela della salute.
margin-left:18.0pt"> margin-left:18.0pt">Motivando la decisione con gli articoli 8 - Diritto al rispetto della vita privata e familiare- e 14 – Divieto di discriminazione - della Carta Edu, e con il loro combinato, la Corte, dunque, non rileva alcuna discriminazione rispetto agli altri pazienti che hanno proseguito le infusioni, né ingerenza nella vita privata. margin-left:18.0pt">Tutela della salute, nessun valore scientifico di Stamina, lavoro della Commissione ministeriale confermato: cosa ancora occorre aspettare per fermare definitivamente le infusioni in Italia? Il Ministro Lorenzin in virtù della dichiarata irricevibilità del ricorso su Stamina non esiti più nell'emanare una ordinanza di blocco che metta fine al far west giuridico che si sta verificando anche in questi ultimi giorni a danno dei pazienti e degli Spedali civili di Brescia.
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"Embrione uno di noi": Cappato-Gallo "bene la scelta della Commissione Europea di opporsi alla sacralizzazione degli embrioni contro i malati"
Dichiarazione di Marco Cappato e Filomena Gallo, a nome dell'Associazione Luca Coscioni
La scelta della Commissione europea di confermare le attuali politiche di finanziabilità della ricerca sugli embrioni in Europa è una buona scelta. L'iniziativa "embrione uno di noi" puntava a sacralizzare l'embrione, ostacolando la ricerca scientifica contro malattie mortali che colpiscono decine di milioni di persone in Europa. E' un bene, dunque, che il tentativo di equiparare gli embrioni alle persone sia stato respinto. L'Unione europea dovrebbe semmai abolire le restrizioni ancora in vigore alla finanziabilità dell'estrazione delle linee cellulari dagli embrioni.
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Cedu, Pannella: sollecitare le dimissioni di Renzi
Marco Pannella proporrà, in una "riunione allargatissima" convocata per oggi pomeriggio alle 16.30, le immediate dimissioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi, "perché rappresenta la posizione anti-Cedu e anti-presidente della Repubblica".
Lancerà inoltre un appello al presidente della repubblica Giorgio Napolitano, con l'assoluto rilancio del dossier Cianfanelli-Bernardini inviato al Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa.
Scade oggi, 28 maggio, il termine fissato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo perché l'Italia rimedi alla sistematica emergenza presente nel sistema penitenziario.
Ascolta il collegamento di Marco Pannella con Radio Radicale
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Carceri/Bernardini: L’ Italia deve cancellare i trattamenti inumani
Da una dichiarazione di Rita Bernardini rilasciata ad Adn Kronos:
I trattamenti inumani e degradanti nelle carceri vanno totalmente cancellati. Non si può discutere della ‘gradazione’ della tortura, vedendo se i detenuti debbano essere torturati di più o meno. Insomma: non ci siamo proprio.
Ad ascoltare alcuni commenti sembra che con l’ultimatum dato al nostro Paese dalla Corte europea, si debba misurare la gradazione della tortura. E invece non è così: la Cedu ci ha chiesto di riomuovere le cause strutturali che generano trattanenti inumani e degradanti, e tutto questo non si è realizzato. In realtà fin dall’emanazione della sentenza Torreggiani l’Italia avrebbe dovuto rimuovere subito i trattamenti inumani, per questo abbiamo proposto da anni un provvedimento di amnistia e indulto. Certo possiamo dire che ci sono meno detenuti, ma rimane la situazione di una pena illegale che continua a essere eseguita nelle nostre carceri, anche nella forma della custodia cautelare. Noi Radicali abbiamo presentato un Dossier di oltre 50 pagine al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, che a partire dal 3 giugno dovrà valutare quanto fatto dall’Italia in merito alla condanna della sentenza Torreggiani.
Nel Dossier al quale abbiamo lavorato con l’avvocato Deborah Cianfanelli, della direzione nazionale di Radicali italiani, ripercorriamo tutti gli aspetti della pena illegale in Italia, che non riguarda solo gli spazi a disposizione di ciascun detenuto (e qui il sovraffollamento persiste) ma anche la possibilità di accesso alle cure. Su questo versante la situazione è disastrosa, perché oltre i tossicodipendenti, che sono il 32%, il 27% di detenuti ha un problema psichiatrico. Ma non solo: malattie infettive debellate all’esterno -denunciano i radicali- dietro le sbarre si diffondono sempre di più. Tra queste, l’epatite C è la più frequente (32,8%), seguita da Tbc (21,8%), epatite b (5,3%), Hiv (3,8%) e sifilide (2,3%). Con tutti i rischi di diffusione di queste malattie all’esterno. Nell’inchiesta dei radicali si analizzano inoltre le possibilità di accesso alle attività trattamentali, quali il lavoro e lo studio. Anche qui siamo ancora all’anno zero. C’è una percentuale bassissima di detenuti che può svolgere lavori poi spendibili all’esterno. Su quasi 60.000 detenuti, solo 2.278 solo quelli che svolgono attività per datori di lavoro esterni, mentre 12.268 fanno lavori poco qualificanti all’interno del carcere.
Quanto agli interventi approvati per ridurre l’emergenza sovraffollamento, queste misure non sono tali da far uscire l’Italia dall’illegalità e farla rientrare nei parametri costituzionali italiani ed europei. In particolare tengo a sottolineare che ancora una volta la politica ha scaricato le decisioni sui magistrati di sorveglianza. Questi ultimi, già in precedenza, non riuscivano a star dietro a tutte le istanze presentate dai detenuti in quanto la pianta organica, peraltro insufficinte, che prevede 173 unità, in realtà vede coperti soltanto 158 posti. A ciò si aggiunga il fatto che ancora più carente è il personale amministrativo e di cancelleria. Inoltre fra i compiti aggiuntivi per i magistrati di sorveglianza, c’è quello del cosiddetto ‘rimedio interno’ che l’Italia ha dovuto prevedere viste le tantissime istanze presentate alla Corte Ue da parte di detenuti. In base a questa norma, il detenuto deve fare tutta la trafila interna e alla fine del provedimento, se ritiene che i suoi diriti siano stati violati, può fare ricorso alla Corte Europea.
Oggi il confronto è sulla sentenza Torreggiani. Mi auguro che presto -e su questo l’iniziativa dei Radicali e di Marco Pannella è in corso da anni- si discuta delle condanne trentennali comminate all’Italia per la violazione dll’art. 6 della Convezione dei diritti dell’uomo, e cioè per l’irragionevole durata dei processi, che secondo il Comitato dei ministri dell’Europa mette in pericolo lo stato di diritto. Sulle condizioni delle carceri italaine, come sui problemi della giustizia, da parte nostra, continueremo la lotta non violenta che non abbiamo mai dismesso.
La democrazia e lo stato di diritto si possono realizzare solo difendendo i diritti umani fondamentali.
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#Radicali, le elezioni illegali, l'intelligenza del non mollare e il voto/non-voto contro la partitocrazia
Contributo di Giuseppe Candido -
È da qui che voglio partire con questo mio contributo che avrebbe dovuto essere il mio intervento per l'VIII congresso del Partito Radicale. Quel congresso che non si può tenere, se non nelle catacombe del silenzio di questo Regime in cui, come dice Marco, c'è un solo punto fermo: quello di non farci parlare; di non far parlare - cioè - quelle ragioni Radicali che, oggi, sono le stesse ragioni che hanno spinto il Presidente delle Repubblica a scrivere quel messaggio alle Camere.
Mancano poco più di due giorni al fatidico 28 maggio, io continuo col Satyagraha e col venerdì di digiuno e, mentre il Paese va a votare per queste elezioni che nulla hanno di legale e di democratico, noi Radicali avremmo dovuto – ce ne fossero state le condizioni – riunirci a congresso.
Come militante del Partito Radicale e iscritto a tutti i soggetti della galassia, sia come "segretario" di un'associazione di volontariato culturale che porta il nome Non Mollare, non posso fare a meno di iniziare da qui il mio ragionamento: da ciò che Marco ha definito “follia ragionevole del non mollare”.
Cosa voglio dire? Il Non Mollare, ricordiamolo, fu giornale clandestino fondato nel '25 da quella che venne poi definita una "pattuglia di rivoltosi" e tra cui spiccavano i nomi di Gaetano Salvemini, i fratelli Carlo e Nello Rosselli, Ernesto Rossi, Luigi Emeri, ma anche quelli di Tommaso Romarino e Nello Traquandi che, facendo quest'ultimo il ferroviere, si occupava perlopiù di farlo circolare tra le stazioni dell'Italia fascista.
Era un foglio di informazione alla cui testata si aggiungeva la dicitura: "Chi riceve il presente bollettino è impegnato moralmente a farlo circolare".
Un foglio clandestino di battaglia, e a reperire le notizie che, anche allora, erano vietate agli italiani, provvedeva Ernesto Rossi.
Badate: gli scopi del Non Mollare non erano certo quelli di costituire un quotidiano d'informazione, ma soprattutto quelli di “disobbedire alle prescrizioni impartite dal governo fascista, esercitando il diritto di promuovere il libero pensiero”.
L'acqua distillata – allora – era il laicismo, il credo socialista liberale. Nel 1925 - il motto era: NON C'È CONCESSA LIBERTÀ DISTAMPA? … CE LA PRENDIAMO.
Nel gennaio del 2007 registrammo al tribunale di Catanzaro la testata Abolire la miseria della Calabria, mensile laico, liberale, socialista, radicale prima, divenuto poi “periodico nonviolento di Storia, Arte, Cultura e Politica laica e liberale”; registrammo quel giornale nonviolento perché, durante la vicenda sollevata da Piergiorgio Welby, proprio la miseria dell'informazione calabrese, ancor più di quella nazionale, aveva mostrato la sua stringente morsa costringendoci a stampare un “foglio clandestino” per far circolare le nostre idee: Non ci è concessala libertà di stampa? Ce la prendiamo, era il senso.
Avevamo, cioè, già da allora, identificato come problema primario, per il nostro Paese e per noi Radicali come forza Politica, quello dell'informazione e della negata presenza sui media dei temi che portavamo all'attenzione del Paese.
Problema che, oggi, emerge drammaticamente e che è scientificamente documentato da Giovanni Betto coi suoi monitoraggi degli ascolti consentiti agli italiani delle diverse forze politiche.
Oggi il problema è che se non vai in televisione, in pratica, politicamente non esisti, ti cancellano elettoralmente. Un genocidio politico e culturale, potremmo dire.
Il nemico di questo regime, come ha più volte sostenuto Marco, “dopo trent'anni che hanno regolato i conti coi fascisti e nazisti esterni … oggi c'è, semplicemente, un punto di riferimento nel quale ci è vietato parlare”.
Lo sappiamo, quindi: ai Radicali è vietato parlare. E certo questo non avviene – come qualcuno pure tra noi continua a sostenere –perché saremmo “mono tematici”. Perché abbiamo solo l'amnistia. Noi - i Radicali - parliamo di assenza di Stato di diritto e di democrazia.
Marco ci continua a ripetere che “lo stiamo documentando”. Stiamo documentando che, “al popolo italiano non è dato di sentirci! Nemmeno per scorci, e tutto questo sta lì, nelle nostre ricerche che continuano a pubblicarle”. Scientificamente!
La situazione è chiara, – dice Marco– ... In questo momento è in causa, come nel ’44, ’45, ’46, quindi, l’alternativa dello Stato di diritto dei diritti umani, del diritto vigente, contro quello del persistere delle realtà statuali opposte a tutti questi principi. Quelli che noi evochiamo con le “ragion di Stato nazionali”.
Il nuovo cantiere?
Anche oggi, quindi, per “esistere e resistere”, nel solco della continuità dei Padri con i figli può e deve essere quella, pure evocata da Marco, dell'intelligenza del “Non Mollare”. Oppure, l'alternativa, è quella di chiudere baracca.
Oggi, Noi Radicali, non ci siamo sulla scheda elettorale a queste elezioni europee e ancora non so che fare: Voto?
Oppure, non voto, facendo verbalizzare il non ritiro della scheda alle europee? Oppure, ancora, voto dando semplicemente un “calcio” alla partitocrazia con la speranza che qualche cittadino in più nel Parlamento a Bruxelles e qualche partitocrate in meno non possa che far bene anche alla democrazia "reale"?
La nostra decisione – ci ha più volte ricordato Marco – è quella di riuscire a dimostrare alle varie giurisdizioni internazionali o nazionali, che i connotati della legalità delle elezioni italiane, in termini di individuazione –per esempio – da parte della CEDU e da parte dell'Europa, dei connotati necessari perché delle elezioni possano considerarsi tali e non una truffa, e non altro.
In pratica, non diciamo che non partecipiamo alle elezioni per non prestarci “a partecipare al gioco dei bari”, ma diciamo che facciamo altro, che ci rivolgiamo alle sedi di giustizia internazionale per dimostrare l'illegalità di tali elezioni che, tra l'altro, presentano quello sbarramento al 4% la cui illegittimità costituzionale è apparsa rilevante - lo scorso 9 maggio - anche per il Tribunale civile e penale di Venezia.
Senza contare che, il non voto, quando è, deve essere "non voto organizzato", conosciuto e riconosciuto, altrimenti è un voto perso, un voto sprecato, è non partecipazione. Intanto, però, i temi e le battaglie che abbiamo in corso sono molte. E non possiamo certo mollarle!
Quando Marco Pannella ci dice che “senza democrazia, senza legalità sono i popoli che soffrono e muoiono”, e che adesso “abbiamo una battaglia incorso alla CEDU; quella – cioè – di prendere far prendere in considerazione, come CEDU, le tesi scientifiche che ritengono irresponsabile il comportamento dello Stato italiano dinnanzi al fatto che - da quarant'anni - la scienza ribadisce che il Vesuvio non è spento ed è certo che avremo nuove eruzioni di carattere “pliniano”; e – aggiunge Marco – “su questo abbiamo da allargare la questione” ai Campi Flegrei, ai rifiuti e al dissesto idrogeologico figlio del disastro partitocratico e ideologico.
Ma, per fare tutte queste battaglie, credo sia necessario che “salti” un po', o quantomeno si allenti, la morsa partitocratica e antidemocratica di questo Regime “RaiSet”, neo autoritario e che – di fatto –impedisce agli italiani di conoscere la proposta e le ragioni Radicali.
Ragioni che incontrano –come detto – la condivisione delle massime autorità magistrali, ma che non riusciamo a far conoscere agli italiani, per colpa di un'informazione radiotelevisiva di regime lottizzata dalla partitocrazia e che ha, ormai per riflesso, la costanza di nascondere tutto ciò che è la proposta politica dei Radicali, anche quando questa proposta incrocia in modo cogente l'attualità dei temi e della cronaca politica.
Niente. Neanche il Papa è riuscito a smuovere più di tanto la cortina di silenzio che ci avvolge.
Poi viene fuori che ci sono “le terre dei fuochi”, che ci sono gli oncologi che spiegano che lì i bambini nascono già con i tumori, più che altrove.
La peste italiana che analizzavamo nel 2009 in quel documento frutto di un Satyagraha, è ormai divenuta putrefazione dello Stato di diritto; si è putrefatto nelle carceri e si è putrefatto per la giustizia; la peste si è estesa a vera peste ecologica, peste nei e dei territori, causata dal mal governo del territorio da parte del regime partitocratico.
Una peste ecologica di cui quello calabrese rappresenta solo un caso – certo eclatante - ma "caso" di in un intero panorama nazionale e internazionale di politiche ambientali scellerate e di difesa del suolo, dell'aria e delle acque desolanti.
“Come erano irresponsabili quelli dell'Olocausto, quelli degli anni '30”, oggi, dice ancora Marco, “sono irresponsabili questi; e il rischio che ci si abitui a prospettive tremende, tragiche”.
Pure Papa Francesco, quel Papa da cui tanto ci aspettiamo più che dal Cesare sovversivo, un paio di volte, ha proprio detto che “non bisogna restare indifferenti o assuefarsi a quello che sappiamo non vada. Perché è un pericolo”.
E noi che facciamo? Chiudiamo la baracca o, non molliamo e rilanciamo il Partito Radicale?
Oggi, l'acqua distillata del “Non Mollare” potrebbe essere la religiosità dei credenti nel diritto ai diritti o, se vogliamo, l'opposizione culturale ferrea a tutte le ragion di Stato che negano il diritto vigente.
È necessario, stante e forse proprio con la forza della “singolarità radicale”, essere – come dice Marco riprendendo Paolo di Tarso, Speranza contro la perdita di ogni speranza o contro le tante speranze; Spes contra speme, appunto.
Occorre essere, Noi, resistenza nonviolenta al trionfo partitocratico, altrimenti in corso, dellaRagion di Stato contro lo Stato di diritto e contro i diritti umani.
Oggi Piero Sansonetti dice: Grazie ai Radicali. Io invece lo ringrazio, perché ha il coraggio di dirlo: Grazie ai Radicali, grazie a Emma Bonino e grazie a Marco Pannella che con le loro lotte nonviolente hanno cambiato in meglio questo paese.
È paradossale. Ha ragione Fausto Bertinotti quando dice che è paradossale che Marco Pannella e i Radicali incontrino sulla loro strada le maggiori autorità del mondo laico istituzionale e religiose del Paese (le autorità di Cesare e di Pietro) che, chiaramente, manifestano interesse e condivisione rispetto ai temi che vengono avanzati, sino al punto di vedere quel Messaggio di Napolitano che Marco continua a definire un piccolo saggio di legalità, e questi qua niente!
Neanche si preoccupano della scadenza dell'ultimatum dato dalla CEDU al nostro Paese per le carceri.
Fossimo in un Paese "normale" ci si aspetterebbe che questa battaglia per la giustizia e il diritto, in qualche modo, possa andare a un qualche compimento, che arrivi a un risultato. Invece no! NADA!
In questo Paese, nella putrefazione dello Stato di diritto, quel Parlamento che dovrebbe varare un'amnistia risulta non impermeabile a Noi radicali o a Pannella, ma impermeabile persino al Presidente della Repubblica e alla chiara espressione di vicinanza a questa battaglia manifestata da Papa Francesco.
Come nota Fausto Bertinotti "La politica non è scomparsa per niente, anzi più forte e strafottente che mai. Soltanto che, invece di servire la costruzione della democrazia, serve la costruzione di un regime neo autoritario".
Non ci sono – quindi – elezioni legali, democratiche e Noi, come Radicali, non siamo presenti alle elezioni, ma non siamo assenti.
Siamo presenti col Satyagraha di Rita Bernardini e Marco Pannella e di tanti altri compagni radicali (tra cui anche chi scrive) che, con varie forme, hanno creduto di dover dar corpo all'iniziativa di scandire i giorni - dopo aver scandito gli anni - che restavano per la scadenza del 28 maggio.
Oggi, 25 maggio, alcuni di noi non andranno nemmeno a votare oppure, più saccentemente, andranno a far registrare la loro volontà di non esprimere il proprio consenso a queste che non consideriamo elezioni legali e democratiche.
Addirittura, Maurizio Bolognetti, membro della direzione di RI e segretario di Radicali Lucani, seguirà la sua coscienza e ha deciso di far allegare alla sua dichiarazione di non voto una copia del manifesto di Ventotene.
Ma, come può accadere nella famiglia Radicale, altri compagni non solo a votare ci andranno, ma alcuni di loro sono persino candidati nelle liste del PD nelle comunali di Torino.
Personalmente non sapevo che fare. Esprimo la difficoltà di quei tanti che hanno votato sempre, o almeno una volta, i Radicali e non troveranno sulla scheda il loro simbolo.
Se l'VIII congresso del Partito Radicale si fosse tenuto come da “pre-convocazione” sarei andato a Roma e neanche mi sarei posto il problema se votare o meno.
Anch'io, però, ho sempre seguito la mia coscienza. E la mia coscienza, in questo momento, mi dice che, per meglio provocare la disfatta di questo regime partitocratico, l'unica possibilità – anche per queste elezioni farsa, ennesima farsa dopo le politiche del 2013 – è quella di dare una calcio –metaforico, nonviolento ma ben assestato – alla partitocrazia con un voto dato loro in meno ed un voto dato in più al movimento dei cittadini a 5 Stelle, non perché mi fidi di Grillo, Casaleggio e delle loro trovate talvolta surreali, ma perché mi fido, invece, dei cittadini e delle cittadine a 5 stelle che han restituito – a differenza di tutti gli altri – i rimborsi elettorali come fecero coi soldi del finanziamento pubblico i Radicali; provo cioè ad aver speranza nei cittadini che chiedono e vogliono, come noi Radicali, più trasparenza nelle istituzioni e che, rinunciando in parte alle loro indennità, hanno costituito un fondo per le piccole e medie imprese. Non essendo riusciti a presentare la lista al Senato, per le stesse ragioni già nel 2013, da candidato alla Camera per la lista Amnistia Giustizia Libertà, votai il M5S in Calabria. Oggi voterò la cittadina Laura Ferrara candidata nelle liste del M5S alle europee (le altre due preferenze le troverò eventualmente scorrendo la lista al seggio).
So bene che i grillini (e le grilline) a volte ne dicono di tutti i colori, non solo sui loro blog e che – comunque – non sono la soluzione, non sono la panacea risolutiva per questo regime; e so bene che non hanno neanche quella storia e quella continuità di Padri in figli che, invece, ci caratterizza e può esserci attribuita come Partito Radicale, ma mi convinco che l'unica possibilità, oggi, di limitare questo regime sfascista partitocratico ch'è causa della sistematica negazione dello Stato di diritto, sia ancora una volta quella di andare a votare e scegliere cittadini in movimento contro la partitocrazia.
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Carceri: Non basta torturare "un po' di meno"!
Una manciata di ore ci separa dalle decisioni della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo: il 28 maggio è il giorno 0, il termine ultimo fissato dalla C.E.D.U. allo Stato italiano per porre fine alla tortura praticata nei confronti dei detenuti ristretti nelle nostre carceri. Eppure finora nulla è stato fatto. Nonostante il messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nonostante il suo "non si perda neanche un giorno", nonostante le iniziative nonviolente che i radicali in questi mesi hanno messo in atto: dallo sciopero della fame e della sete di Marco Pannella a quello di Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani, dagli appelli diffusi e sottoscritti da numerose personalità alle lettere inviate al Capo dello Stato.
le iniziative radicali degli ultimi mesi- Il Dossier radicale a Strasburgo
- La lettera del Partito Radicale acquisita dal Consiglio d'Europa
- La lettera di Rita Bernardini al Presidente della Repubblica
- L'appello "Abbiamo contato gli anni ora contiamo i giorni"
Da tempo l'iniziativa radicale su carceri e giustizia si esprime attraverso il Satyagraha, per risvegliare l'anima della democrazia. Il suo obiettivo non poteva essere più chiaro: chiedere alle nostre istituzioni di porre in atto tutti i provvedimenti legislativi volti ad eseguire quanto richiesto dalla Corte di Strasburgo con la sentenza Torreggiani e cioè a rimuovere le cause strutturali e sistemiche del sovraffollamento carcerario che generano i trattamenti disumani e degradanti nelle nostre carceri (violazione dell’art. 3 della Convenzione – TORTURA).
In questi mesi di silenzio e inerzia delle istituzioni italiane ininterrotti sono stati i solleciti radicali: non da ultimo la scelta di non partecipare alle consultazioni per il Parlamento europeo, perché svoltesi nella più profonda illegalità costituzionale, perché malgrado l’urgenza del problema nessuna delle liste ha saputo spendere una sola parola sulla giustizia e sulle condizioni infamanti delle nostre carceri.
Il 9 maggio scorso, il Consiglio d'Europa ha acquisito come documento di lavoro la lettera del Partito Radicale relativa all'illegalità costituzionale in Italia, inviata da Emma Bonino, Marco Pannella e Marco Perduca al Comitato dei ministri europeo. Nel documento si affrontavano punto per punto tutte le "rassicurazioni" fornite dall'Italia al Consiglio d'Europa in merito alle misure e riforme necessarie per corrispondere alla sentenza Torreggiani.
Ed è di questi giorni un ampio dossier recapitato a Strasburgo, frutto del lavoro di Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani, e dell'avvocato Deborah Cianfanelli, membro di Direzione di Radicali Italiani: oltre 50 pagine di analisi sulla mancata ottemperanza da parte del nostro Paese rispetto alle indicazioni ricevute sui trattamenti inumani e degradanti dei detenuti, a comprovare che lo stato di illegalità -purtroppo- è ancora in corso.
Gli ultimi comunicati su carceri e iniziative- Carceri/Bernardini: L'Italia deve cancellare i trattamenti inumani
- Carceri/Bernardini: mentre la burocrazia UE si agita, noi Radicali depositiamo oggi il nostro dossier in Europa
- Carceri/Smentiti tutti i dati del Ministero. Il “j’accuse” di Rita Bernardini a Strasburgo
- Carceri/Bernardini al Ministro Orlando: Ascolta Pannella che cerca di parlare anche a te con la forza della nonviolenza
- Pannella, ancora fame di amnistia e indulto. Prosegue la lotta del leader radicale. Nostra campagna per farlo senatore
Nella Basilicata, vicina più che a Bruxelles a Pyongyang, tocca rispondere ai farisei della Sel.
Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Segretario di Radicali Lucani.
Prendo atto che per gli ineffabili rappresentati di Sinistra senza ecologia e senza libertà, l’unico vero attentato al diritto dei cittadini italiani a poter conoscere per deliberare è rappresentato dagli 8-9 secondi, che, nell’ambito di un lungo servizio dedicato al voto, il Tgr Basilicata ha voluto dedicare alla mia decisione di recarmi alle urne per rifiutare la scheda e far verbalizzare le ragioni del mio non-voto. Intollerabile, per i nostri “sinistri” amici della Selle, che per un attimo si sia aperta una finestra sulla scelta politica a tutto tondo di chi nemmeno ha potuto spiegare le ragioni di una non presenza in queste sedicenti elezioni.
La mia decisione di rifiutare la scheda era una notizia e come tale meritevole di essere riportata. Laddove, gioverà ricordarlo, i Radicali non hanno presentato liste in queste elezioni Europee e in nessuno dei 55 comuni lucani in cui si è votato.
La nostra scelta di non avallare questa ennesima tornata elettorale taroccata non è stata ritenuta meritevole di una qualche riflessione da parte degli esponenti di un partito, che, da farisei quali sono, ora si strappano le vesti per una “pillola” di informazione che ha sommariamente riferito le ragioni di una scelta.
Su tutto il resto, quelli della Selle non hanno proferito verbo, ad iniziar dai dati del “Centro d’ascolto dell’informazione Radiotelevisiva” che documentano l’eliminazione di Marco Pannella, dei Radicali e dell’agenda politica radicale.
Non una parola da parte di Sel quando ho ripetutamente affermato che “l’unica rottamazione in atto nel nostro Paese - in stato avanzato di realizzazione - è la rottamazione dello Stato di diritto, della legalità costituzionale, del Diritto, dei Diritti Umani e di una democrazia, che in questo settantennio repubblicano si è fatta sempre più “democrazia reale”.
Non una parola da parte di chi è e si fa stampella di regime e del regime sul reiterato attentato ai diritti civili e politici dei cittadini italiani, che è fattispecie penalmente rilevante prevista dall’art. 294 del Codice penale.
Non una parola sul nostro incessante ripetere che “senza democrazia non vi sono elezioni, ma solo violente finzioni contro i diritti civili e umani”.
Non una parola su quanto denunciammo in occasione delle regionali del 2010 e che resta attuale oggi più di ieri: “Se - come è purtroppo ormai probabile – si dovesse giungere al voto regionale[…]nelle attuali condizioni di negate legalità e democrazia, la decisione del parteciparvi o no s’impone sin d’ora come gravissimo, inevitabile problema di coscienza dinanzi all’inverarsi (per nonviolenti democratici quali siamo)del sicuro rischio di incorrere nel reato di complicità con opere di un Regime che negano radicalmente diritti umani, costituzionali, internazionali, individuali e collettivi; Regime che tende e sempre più riesce a ridurre lo Stato a mera copertura legalistica di questi crimini”.
Non una parola, nel 2009, sull’appello che, in occasione delle Europee, Marco Pannella ebbe a rivolgere al Presidente Napolitano: “Nella presente legislatura, come Lei ben sa, la partitocrazia ha operato in modo tale da impedire all’attuale Parlamento dei nominati l’esercizio delle sue proprie funzioni costituzionalmente rilevanti di Indirizzo e di Controllo; e poter così del tutto sopprimere perfino il diritto tradizionale alle Tribune politiche e agli “accessi” dei soggetti politici e sociali. Finora questo era diritto democratico di tutti i cittadini italiani e non mero privilegio corporativo di settori e organismi di Regime, volto al compimento di quanto previsto, tra l’altro, dall’art. 49 della Costituzione. È questa, e non altra, la realtà politica italiana quale ci appare: antidemocratica e opposta a un qualsiasi Stato di Diritto. Non meno, anche se diversamente, che a Tripoli, a Mosca, a Pechino, sempre più capitali di riferimento di questo nostro Paese”.
Non una parola in questa campagna elettorale sull’ultimatum rivolto al nostro Paese dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ci ha intimato di interrompere entro e non oltre il 28 maggio i trattamenti inumani e degradanti che riserviamo agli ospiti delle nostre patrie galere.
Non una parola sul nostro tentativo di innescare una riflessione sullo stato della democrazia in un paese dove non vige lo Stato di diritto e dove la Costituzione scritta è stata sostituita da tempo dalla Costituzione materiale.
No, per gli scribi e farisei della Sel queste cose non meritano una riflessione, non meritano dibattito.
Il problema è tutto nei pochi secondi che il Tgr ha dedicato alla scelta di chi ha inteso esercitare un diritto.
Tutto qua, cari “sinistri” compagni?
In una prossima puntata conto di tornare sui patenti brogli che hanno caratterizzato le regionali 2013. Anche questa una storia che non ha goduto delle vostra attenzione. E come potevate occuparvene, del resto, visto quello che abbiamo fatto emergere.
Prendo atto che in una Basilicata sempre più vicina Pyongyang ed emblema della “Peste italiana”, l'attenzione di Sinistra senza ecologia e senza libertà si è appuntata sull’eccezione che conferma la regola.
Il loro problema, il problema dei tartufi di sempre, di chi è abituato alla politica del doppio binario, è uno e uno soltanto: poter partecipare alla spartizione del bottino. Le questioni attinenti lo Stato di diritto, la legalità costituzionale, il diritto al poter conoscere per deliberare non appartengono a lor signori. Oggi come ieri.
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Dichiarazione di voto di Silvio Viale e Giulio Manfredi: Alle regionali voteremo PD con preferenza Boni, alle europee PD con preferenza Bresso
Silvio Viale (presidente Comitato nazionale Radicali Italiani, consigliere comunale) e Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani, segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta):
Igor Boni si è iscritto per la prima volta al Partito Radicale nel 1986; da allora ha rinnovato sempre l'iscrizione ed è attualmente iscritto sia al Partito Radicale transnazionale sia a Radicali Italiani. E' stato per vari anni segretario dell'Associazione radicale Adelaide Aglietta, di cui ora è presidente.
Ma al di là e al di sopra delle cariche, Igor è da 28 anni un militante radicale, giorno per giorno, ogni giorno; ha partecipato a tutte le iniziative radicali di questi anni, dimostrando capacità di azione non comune; sempre impegnando tempo, intelligenza e denaro, senza ricevere in cambio nulla se non la soddisfazione di fare politica in modo onesto e pulito.
La capacità di dialogo di Igor gli porterà sicuramente preferenze da mondi e contesti non radicali; anche per questo, dai radicali di Torino e provincia deve arrivare a Igor Boni, nell'urna, un voto convinto, per la storia di Igor, per quanto Igor rappresenta oggi e per dargli forza per le lotte future.
Per le elezioni europee voteremo PD dando la preferenza a Mercedes Bresso; se la merita soprattutto per la sua lotta per la legalità, ostinata, durata quattro anni, che ha avuto ragione sia degli attacchi feroci di Cota e compagni (questo centrodestra è sceso per due volte in piazza per difendere Giovine e le sue firme false e Pichetto ha imbarcato per la terza volta la lista dei Pensionati ex Giovine) sia di un PD che fino a poco prima della vittoria finale non comprese l'importanza di quella lotta. Noi, con Igor Boni in prima fila, siamo stati accanto alla Bresso per quattro anni; lo saremo anche domenica con il nostro voto.
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Vecellio/elezioni. Non c'è peggio, sono tutti affratellati nella divisione della torta partitocratica. Sulla scheda scrivere Giustizia, Amnistia, Libertà
Credo che l'organizzazione Radicali italiani non possa e non debba dare alcuna indicazione di voto per le ormai prossime elezioni al Parlamento europeo e le amministrative. E' quanto scrive Valter Vecellio sul periodico "Notizie Radicali". Il gioco elettorale, scrive Vecellio e' da tempo completamente falsato, confiscato, e se possibile, oggi in occasione di queste elezioni la situazione e' ulteriormente degradata. Non ci sono insomma le condizioni per "giocare" e tutti i concorrenti in gara sono "figli" di una identica logica perversa, che comporta anche enormi interessi concreti che, come documentano le cronache quotidiane, li affratellano tutti. Pensare che si possa individuare in un Renzi un qualcosa di "meno peggio" di un Beppe Grillo o di un Silvio Berlusconi e' nel migliore dei casi illusorio e miope. A livello individuale, naturalmente, i radicali, come sempre, possono votare candidati e liste che risultano loro meno sgraditi, e sgradevoli, meno illusori, meno falsificanti. Ma il problema non e' mandare a Strasburgo o in un palazzo regionale questo o quel candidato. Il problema e' il tipo di politica che si vuole portare avanti, di cui ci vuole essere interpreti e protagonisti. Per quel che riguarda le tematiche ritenute prioritarie dai radicali nessun partito, nessun candidato ha fiatato e fiatera'. Tutti insieme appassionatamente si preparano a spartirsi e a ingollare l'ennesima torta. I singoli possono accettare questo miserabile gioco. Propongo pero' che le organizzazioni della galassia radicale se proprio devono e vogliono dare una indicazione di voto suggeriscano di scrivere sulla scheda: Amnistia, Giustizia, Libertà
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Bolognetti: La mia dichiarazione di Non-Voto. A futura memoria…
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Segretario di Radicali Lucani
L’unica rottamazione in atto nel nostro Paese - in stato avanzato di realizzazione - è la rottamazione dello Stato di diritto, della legalità costituzionale, del Diritto, dei Diritti Umani e di una democrazia, che in questo settantennio repubblicano si è fatta sempre più “democrazia reale”.
Con Marco Pannella, con Rita Bernardini, con i miei compagni radicali, abbiamo incardinato una lotta per richiamare il nostro Stato al rispetto della sua propria legalità. Questa nostra lotta, come altre, è stata di fatto resa clandestina.
L’attentato ai diritti civili e politici dei cittadini italiani prosegue e ad un popolo che si vuole plebe, quotidianamente convocato nella piazza Venezia mediatica, è stata ad oggi negata la possibilità di sapere perché proponiamo un provvedimento di Amnistia, che è di Amnistia per la Repubblica, per uno Stato, il nostro, che sul piano tecnico-giuridico è uno Stato criminale.
Tutto questo avviene in un contesto in cui è negato dibattito e conoscenza su qualsiasi tema che abbia davvero una qualche importanza per il futuro del nostro Paese, dell’Europa, di questo nostro piccolo pianeta.
Il comune denominatore di questa campagna elettorale per eleggere il Parlamento Europeo è la rissa, l’insulto, e si odono gli echi di antichi retaggi che hanno appestato il XX secolo.
In un documento che, manco a dirlo, è stato condannato alla clandestinità – “La Peste italiana” – abbiamo provato a raccontare la realtà di un regime dove da tempo la Costituzione scritta è stata sostituita dalla Costituzione materiale.
Nella seconda edizione provvisoria de “La Peste”, non a caso, abbiamo voluto riportare la frase di un gerarca fascista, Bottai, che nel maggio del ‘45 ebbe ad affermare: “Il ritorno attuale ai partiti è una reazione momentanea, giustificabilissima. Si tratta di una rinascenza provvisoria che dal suo stesso impulso interiore sarà condotta a processo unitario. Codesto processo sarà qualificato antifascismo”.
Come dire: dal partito unico del fascio, al fascio unico dei partiti del settantennio.
In un dibattito politico, o per meglio dire partitocratico, sempre più asfittico e bizantino, di certo non è possibile far sapere al popolo sovrano che, in base a un precetto del Consiglio d'Europa, non è possibile cambiare le leggi elettorali a meno di un anno dalle elezioni.
Quattro anni fa, in occasione delle elezioni regionali, denunciavamo le “elezioni vietate” e affermavamo che “senza democrazia non vi sono elezioni, ma solo violente finzioni contro i diritti civili e umani”.
In quel documento scrivevamo: “Se - come è purtroppo ormai probabile – si dovesse giungere al voto regionale del 28/29 marzo nelle attuali condizioni di negate legalità e democrazia, la decisione del parteciparvi o no s’impone sin d’ora come gravissimo, inevitabile problema di coscienza dinanzi all’inverarsi (per nonviolenti democratici quali siamo)del sicuro rischio di incorrere nel reato di complicità con opere di un Regime che negano radicalmente diritti umani, costituzionali, internazionali, individuali e collettivi; Regime che tende e sempre più riesce a ridurre lo Stato a mera copertura legalistica di questi crimini”.
Se qualcosa è cambiato da allora, è cambiato in peggio, come testimoniato dalle politiche 2013 e dalle regionali lucane del novembre 2014.
Molto raccontano dello stato comatoso della nostra democrazia e della negazione del diritto a poter conoscere per deliberare i dati elaborati dal “Centro d’Ascolto” radicale e lo straordinario lavoro fatto da Gianni Betto. Ma - ahinoi, ahimè - anche questi preziosi documenti sono e restano clandestini, conoscenza riservata a pochi.
E certo gioverà ricordare a noi stessi e a chiunque potrà essere raggiunto da questo messaggio, che in occasione delle elezioni europee del 2009, a pochi giorni dal voto, la stragrande maggioranza dei cittadini italiani nemmeno sapeva della presenza della Lista Bonino-Pannella. Il 15 maggio di quell’anno, Marco Pannella, nell’annunciare l’inizio di uno sciopero assoluto della fame e della sete nel quadro del Satyagraha per la libertà la giustizia e la pace, indirizzava una lettera aperta al Presidente della Repubblica, nella quale tra l’altro scriveva: “Nella presente legislatura, come Lei ben sa, la partitocrazia ha operato in modo tale da impedire all’attuale Parlamento dei nominati l’esercizio delle sue proprie funzioni costituzionalmente rilevanti di Indirizzo e di Controllo; e poter così del tutto sopprimere perfino il diritto tradizionale alle Tribune politiche e agli “accessi” dei soggetti politici e sociali. Finora questo era diritto democratico di tutti i cittadini italiani e non mero privilegio corporativo di settori e organismi di Regime, volto al compimento di quanto previsto, tra l’altro, dall’art. 49 della Costituzione. È questa, e non altra, la realtà politica italiana quale ci appare: antidemocratica e opposta a un qualsiasi Stato di Diritto. Non meno, anche se diversamente, che a Tripoli, a Mosca, a Pechino, sempre più capitali di riferimento di questo nostro Paese”.
Nel settantennio partitocratico di metamorfosi del male, questo tesoro di lotta, di dialogo, di proposta e di iniziativa politica semplicemente non esiste. Il dibattito, se così vogliamo chiamarlo, lo si fa sui “costi della politica”, ma certo non sui “costi dell’antidemocrazia” e non sulla “strage di legalità che si fa strage di popoli”. Verrebbe da dire che fino a quando il tempio della democrazia continuerà ad essere occupato da scribi e farisei, non ci saranno elezioni ma solo partite truccate.
Nel 1930, Ernesto Rossi, in una lettera inviata dal carcere di Bergamo, scriveva: “Ho sempre seguito la strada che mi indicava la mia coscienza, e veramente non ho nulla da rimproverarmi. Per questo, nonostante le giornate mi sembrino lunghe e le notti senza fine, sono in completa armonia con me stesso: è questo l’essenziale”.
Ecco, anch’io voglio e devo seguire la mia coscienza, ed è per queste ragioni che domani mi recherò al seggio di queste ennesime elezioni farsa per far vernalizzare le ragioni del mio non- voto e magari per affermare che in queste sedicenti elezioni di tutto si è parlato tranne che del "sogno" che fu di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e che è di Marco Pannella e certamente nostro. Il “sogno” di noi federalisti europei, che abbiamo deciso di non avallare con la nostra presenza questa farsa antidemocratica, che qualcuno chiama elezioni. Mi recherò al seggio per far verbalizzare che noi vorremmo una patria Europea contro l'Europa delle patrie e che occorre lottare per arginare il risorgere di ideologie che hanno appestato il XX secolo.
Mentre si discute di processi sommari in piazzali Loreto virtuali e di tutto si parla tranne che dell' "I have a dream" di Altiero, Ernesto, Eugenio, Marco, il topolino de "La Peste" di Orano è diventato una zoccola.
Antidemocrazia, "democrazia reale", totale assenza di contenuti e di dibattito, in una gigantesca, triste e ridicola rissa che qualcuno vorrebbe spacciare per elezioni democratiche.
Auguri a noi tutti...ne abbiamo davvero bisogno.
P.S.
Chiederò al Presidente di seggio di poter allegare alla mia dichiarazione una copia del Manifesto di Ventotene. Parafrasando Sciascia: a futura memoria, se la memoria avrà un futuro.
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Bolognetti: La mia dichiarazione di Non-Voto. A futura memoria…
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Segretario di Radicali Lucani
L’unica rottamazione in atto nel nostro Paese - in stato avanzato di realizzazione - è la rottamazione dello Stato di diritto, della legalità costituzionale, del Diritto, dei Diritti Umani e di una democrazia, che in questo settantennio repubblicano si è fatta sempre più “democrazia reale”.
Con Marco Pannella, con Rita Bernardini, con i miei compagni radicali, abbiamo incardinato una lotta per richiamare il nostro Stato al rispetto della sua propria legalità. Questa nostra lotta, come altre, è stata di fatto resa clandestina.
L’attentato ai diritti civili e politici dei cittadini italiani prosegue e ad un popolo che si vuole plebe, quotidianamente convocato nella piazza Venezia mediatica, è stata ad oggi negata la possibilità di sapere perché proponiamo un provvedimento di Amnistia, che è di Amnistia per la Repubblica, per uno Stato, il nostro, che sul piano tecnico-giuridico è uno Stato criminale.
Tutto questo avviene in un contesto in cui è negato dibattito e conoscenza su qualsiasi tema che abbia davvero una qualche importanza per il futuro del nostro Paese, dell’Europa, di questo nostro piccolo pianeta.
Il comune denominatore di questa campagna elettorale per eleggere il Parlamento Europeo è la rissa, l’insulto, e si odono gli echi di antichi retaggi che hanno appestato il XX secolo.
In un documento che, manco a dirlo, è stato condannato alla clandestinità – “La Peste italiana” – abbiamo provato a raccontare la realtà di un regime dove da tempo la Costituzione scritta è stata sostituita dalla Costituzione materiale.
Nella seconda edizione provvisoria de “La Peste”, non a caso, abbiamo voluto riportare la frase di un gerarca fascista, Bottai, che nel maggio del ‘45 ebbe ad affermare: “Il ritorno attuale ai partiti è una reazione momentanea, giustificabilissima. Si tratta di una rinascenza provvisoria che dal suo stesso impulso interiore sarà condotta a processo unitario. Codesto processo sarà qualificato antifascismo”.
Come dire: dal partito unico del fascio, al fascio unico dei partiti del settantennio.
In un dibattito politico, o per meglio dire partitocratico, sempre più asfittico e bizantino, di certo non è possibile far sapere al popolo sovrano che, in base a un precetto del Consiglio d'Europa, non è possibile cambiare le leggi elettorali a meno di un anno dalle elezioni.
Quattro anni fa, in occasione delle elezioni regionali, denunciavamo le “elezioni vietate” e affermavamo che “senza democrazia non vi sono elezioni, ma solo violente finzioni contro i diritti civili e umani”.
In quel documento scrivevamo: “Se - come è purtroppo ormai probabile – si dovesse giungere al voto regionale del 28/29 marzo nelle attuali condizioni di negate legalità e democrazia, la decisione del parteciparvi o no s’impone sin d’ora come gravissimo, inevitabile problema di coscienza dinanzi all’inverarsi (per nonviolenti democratici quali siamo)del sicuro rischio di incorrere nel reato di complicità con opere di un Regime che negano radicalmente diritti umani, costituzionali, internazionali, individuali e collettivi; Regime che tende e sempre più riesce a ridurre lo Stato a mera copertura legalistica di questi crimini”.
Se qualcosa è cambiato da allora, è cambiato in peggio, come testimoniato dalle politiche 2013 e dalle regionali lucane del novembre 2014.
Molto raccontano dello stato comatoso della nostra democrazia e della negazione del diritto a poter conoscere per deliberare i dati elaborati dal “Centro d’Ascolto” radicale e lo straordinario lavoro fatto da Gianni Betto. Ma - ahinoi, ahimè - anche questi preziosi documenti sono e restano clandestini, conoscenza riservata a pochi.
E certo gioverà ricordare a noi stessi e a chiunque potrà essere raggiunto da questo messaggio, che in occasione delle elezioni europee del 2009, a pochi giorni dal voto, la stragrande maggioranza dei cittadini italiani nemmeno sapeva della presenza della Lista Bonino-Pannella. Il 15 maggio di quell’anno, Marco Pannella, nell’annunciare l’inizio di uno sciopero assoluto della fame e della sete nel quadro del Satyagraha per la libertà la giustizia e la pace, indirizzava una lettera aperta al Presidente della Repubblica, nella quale tra l’altro scriveva: “Nella presente legislatura, come Lei ben sa, la partitocrazia ha operato in modo tale da impedire all’attuale Parlamento dei nominati l’esercizio delle sue proprie funzioni costituzionalmente rilevanti di Indirizzo e di Controllo; e poter così del tutto sopprimere perfino il diritto tradizionale alle Tribune politiche e agli “accessi” dei soggetti politici e sociali. Finora questo era diritto democratico di tutti i cittadini italiani e non mero privilegio corporativo di settori e organismi di Regime, volto al compimento di quanto previsto, tra l’altro, dall’art. 49 della Costituzione. È questa, e non altra, la realtà politica italiana quale ci appare: antidemocratica e opposta a un qualsiasi Stato di Diritto. Non meno, anche se diversamente, che a Tripoli, a Mosca, a Pechino, sempre più capitali di riferimento di questo nostro Paese”.
Nel settantennio partitocratico di metamorfosi del male, questo tesoro di lotta, di dialogo, di proposta e di iniziativa politica semplicemente non esiste. Il dibattito, se così vogliamo chiamarlo, lo si fa sui “costi della politica”, ma certo non sui “costi dell’antidemocrazia” e non sulla “strage di legalità che si fa strage di popoli”. Verrebbe da dire che fino a quando il tempio della democrazia continuerà ad essere occupato da scribi e farisei, non ci saranno elezioni ma solo partite truccate.
Nel 1930, Ernesto Rossi, in una lettera inviata dal carcere di Bergamo, scriveva: “Ho sempre seguito la strada che mi indicava la mia coscienza, e veramente non ho nulla da rimproverarmi. Per questo, nonostante le giornate mi sembrino lunghe e le notti senza fine, sono in completa armonia con me stesso: è questo l’essenziale”.
Ecco, anch’io voglio e devo seguire la mia coscienza, ed è per queste ragioni che domani mi recherò al seggio di queste ennesime elezioni farsa per far vernalizzare le ragioni del mio non- voto e magari per affermare che in queste sedicenti elezioni di tutto si è parlato tranne che del "sogno" che fu di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e che è di Marco Pannella e certamente nostro. Il “sogno” di noi federalisti europei, che abbiamo deciso di non avallare con la nostra presenza questa farsa antidemocratica, che qualcuno chiama elezioni. Mi recherò al seggio per far verbalizzare che noi vorremmo una patria Europea contro l'Europa delle patrie e che occorre lottare per arginare il risorgere di ideologie che hanno appestato il XX secolo.
Mentre si discute di processi sommari in piazzali Loreto virtuali e di tutto si parla tranne che dell' "I have a dream" di Altiero, Ernesto, Eugenio, Marco, il topolino de "La Peste" di Orano è diventato una zoccola.
Antidemocrazia, "democrazia reale", totale assenza di contenuti e di dibattito, in una gigantesca, triste e ridicola rissa che qualcuno vorrebbe spacciare per elezioni democratiche.
Auguri a noi tutti...ne abbiamo davvero bisogno.
P.S.
Chiederò al Presidente di seggio di poter allegare alla mia dichiarazione una copia del Manifesto di Ventotene. Parafrasando Sciascia: a futura memoria, se la memoria avrà un futuro.
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Vecellio/Elezioni. Non c'è peggio, sono tutti affratellati nella divisione della torta partitocratica. Sulla scheda scrivere giustizia, amnistia, libertà
Credo che l'organizzazione Radicali italiani non possa e non debba dare alcuna indicazione di voto per le ormai prossime elezioni al Parlamento europeo e le amministrative
È quanto scrive Valter Vecellio:
Il gioco elettorale, scrive Vecellio è da tempo completamente falsato, confiscato, e se possibile, oggi in occasione di queste elezioni la situazione è ulteriormente degradata. Non ci sono insomma le condizioni per "giocare" e tutti i concorrenti in gara sono "figli" di una identica logica perversa, che comportano anche enormi interessi concreti che, come documentano le cronache quotidiane, li affratellano tutti. Pensare che si possa individuare in un Renzi un qualcosa di "meno peggio" di un Beppe Grillo o di un Silvio Berlusconi è nel migliore dei casi illusorio e miope.
A livello individuale, naturalmente, i radicali, come sempre, possono votare candidati e liste che risultano loro meno sgraditi, e sgradevoli, meno illusori, meno falsificanti. Ma il problema non è mandare a Strasburgo o in un palazzo regionale questo o quel candidato. Il problema è il tipo di politica che si vuole portare avanti, di cui ci vuole essere interpreti e protagonisti. Per quel che riguarda le tematiche ritenute prioritarie dai radicali nessun partito, nessun candidato ha fiatato e fiaterà. Tutti insieme appassionatamente si preparano a spartirsi e a ingollare l'ennesima torta. I singoli possono accettare questo miserabile gioco. Propongo però che le organizzazioni della galassia radicale se proprio devono e vogliono dare una indicazione di voto suggeriscano di scrivere sulla scheda: Amnistia, Giustizia, Libertà".
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