Radicali Italiani
Referendum comunali Torino: Consiglio comunale approva mozione per voto elettronico dopo aver negato il diritto ai cittadini di esprimersi. Gruppo consiliare Pd porta intera responsabilità misfatto
Giulio Manfredi (segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta):
Venerdì 27 febbraio il gruppo consiliare del Pd ha inferto l'ultimo colpo mortale al progetto referendario “Torino si muove”, che prevedeva sei referendum comunali consultivi: quattro quesiti (sull'ampiezza della città metropolitana, sulla legalizzazione della prostituzione, su politiche di riduzione del danno in tema di tossicodipendenze e sulla ruota panoramica) erano già stati fatti fuori nelle commissioni consiliari, con la scusa che riguardavano leggi nazionali (… ma ai cittadini si chiedeva semplicemente un parere su questioni che riguardano la vita della città ); gli ultimi due (“road pricing” e “consumo di suolo”) sono stati fatti fuori ieri con due votazioni in cui il gruppo consiliare del Pd (12 consiglieri, con in più la “pecora nera”, il radicale Silvio Viale, promotore dei referendum con i consiglieri Dario Troiano dei Moderati e Vittorio Bertola del M5S), votando compatto per il NO, è stato determinante per la loro bocciatura. Ciliegina sulla torta: ieri il Consiglio Comunale ha votato una mozione a favore del voto elettronico sui referendum. Potevano risparmiarsela, visto che il voto di ieri ha dimostrato che a Torino è in vigore la proibizione dei referendum.
Per il capogruppo Pd Michele Paolino e i suoi colleghi vale un unico comandamento: cittadini, non disturbate gli abitanti del Palazzo! Torino, 28 febbraio 2015 Giulio Manfredi (348/5335305) http://www.associazioneaglietta.it/cosa-facciamo/torinosimuove/ SCHEDA TECNICA SU “ROAD PRICING” http://www.comune.torino.it/consiglio/documenti3/area-consiglieri/aperta... SCHEDA TECNICA SU “REFERENDUM CONTRO CONSUMO DI SUOLO” http://www.comune.torino.it/consiglio/documenti3/area-consiglieri/aperta...
Processo Tamoil: Gino Ruggeri e Sergio Ravelli intervistati dalla televisione nazionale svizzera
Gino Ruggeri, segretario dell'associazione radicale Piero Welby di Cremona e Sergio Ravelli, radicale storico e autore del libro “Morire di petrolio”, sono stati intervistati da RTF1 canale di lingua tedesca della televisione nazionale svizzera. L'intervista prende spunto dalla vicenda della raffineria Tamoil di Cremona sfociata nella recente sentenza di condanna per disastro ambientale doloso a carico dei massimi manager Tamoil, che oltre alla detenzione prevede anche una provvisionale di 1 milione di euro a favore del Comune di Cremona frutto della costituzione di parte civile di Gino Ruggeri in sostituzione del Comune stesso.
L'intervista sarà trasmessa questa sera sul tgr Schweiz Aktuell, in onda su SRF1 alle 19, su SRF-Info alle 20.30 e 21.30 e su web www.SRF.ch/Sendungen/schweiz-aktuell
Roma. Magi e Capriccioli: dopo Ichino e Manconi, anche Sottosegretario Della Vedova aderisce a nostro appello "Roma, ultima chiamata"
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Patrimonio - Magi: no a delibera senza impegno chiaro su stop a concessioni. Contiueremo a dare contributo per gestione diversa del patrimonio
Dichiarazione di Riccardo Magi, presidente di Radicali italiani e consigliere comunale a Roma .
VIDEO https://www.facebook.com/video.php?v=788138064603221
In queste settimane abbiamo seguito la delibera sul patrimonio convinti che la dismissione degli immobili del comune di Roma che non abbiano un ruolo e un valore strategico sia la cosa più opportuna e che vada fatta tentando di massimizzare gli introiti. Due settimane fa, quando questo provvedimento è stato incardinato in aula, i massimi attori politici capitolini, inclusi sindaco e assessore, di maggioranza ma pure di opposizione, erano convinti che applicare lo sconto del 30% fosse un obbligo di legge. Noi abbiamo dimostrato che non era così e quindi ne abbiamo ottenuto l'abolizione, sollevando da Radicali, quindi in modo costruttivo, anche altre questioni centrali attraverso emendamenti fortemente migliorativi della delibera: dall’eliminazione totale dello sconto ai conduttori, al diritto di prelazione al prezzo uscito dall’asta e non di opzione, all’abbattimento del 10% del prezzo dopo la prima asta deserta. Il modo, però, in cui sono stati recepiti rappresenta un compromesso al ribasso che non mette l’amministrazione a riparo da ricorsi, tutt’altro.
Abbiamo poi chiesto un impegno politico esplicito e chiaro che fosse un segnale inequivocabile di come l'amministrazione intenda affrontare l’opacità delle concessioni del patrimonio in cui da decenni si annidano i poteri più clientelari della Città: un giro di affari che di fatto finisce per creare attività che operano in concorrenza sleale nel campo del sociale, culturale, fino a quello della ristorazione.
Abbiamo chiesto la revisione di tutte le concessioni, a partire dalla revoca delle sedi che attualmente sono concesse a partiti e sindacati che sono tra i soggetti che in Italia hanno i patrimoni immobiliari più grossi, dunque non si comprende perché debbano ricevere da un'amministrazione in difficoltà come Roma un aiuto del genere. E non conta quante siano le sedi regalate ai partiti, conta invece il modo in cui si concepisce e vive il rapporto tra amministrazione e politica. Per questo abbiamo avanzato anche una proposta: invece di lasciare all'amministrazione comunale la scelta dei soggetti cui regalare una sede. Il comune deve avere delle sedi in tutti i municipi che attrezza con dei servizi, connessione internet, un minimo di attrezzatura per proiezioni e incontri pubblici, aperti a tutti i soggetti sociali, civici e politici. Un uso condiviso anziché esclusivo e clientelare. Il presidente della Commissione Patrimonio Pedetti si è espresso chiaramente contro questa proposta, rivendicando la scelta di sedi pubbliche ai partiti. Una visione alla Don Camillo e Peppone, cioè sostanzialmente di parastato. E’ ovvio infatti che se deve scegliere l'amministrazione, le sedi continueranno ad essere affidate alle realtà più vicine al potere. Da parte del sindaco Marino e l'assessore Cattoi non è venuto un impegno esplicito e pubblico in questa direzione.
Per questi motivi e altri motivi espressi nei giorni scorsi ho ritenuto di votare contro questa delibera. Vogliamo continuare a dare il nostro apporto come sempre costruttivo e propositivo sperando che anche nella maggioranza si possa aprire un dibattito serio su questi punti.
Mi si vive e accusa di essere troppo polemico sempre e comunque. Forse se negli anni passati ci fossero state più persone polemiche e quelle poche fossero state più ascoltate le istituzioni capitoline non sarebbero nello stato di degrado in cui si trovano ora.
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Perduca: all'ONU sulla Ketamina l'Italia, e senza argomenti, sostiene la Cina contro i paesi poveri
Dichiarazione di Marco Perduca, Rappresentante all'Onu del Partito Radicale e membro della giunta dell'Associazione Luca Coscioni:
"Lo avevamo denunciato un paio di settimane fa e si è puntualmente
verificato: l'Italia ha deciso di allinearsi, ma forse andrebbe detto allearsi, con la Cina nel richiedere che la ketamina venga inclusa nella prima tabella della Convenzione sugli stupefacenti delle Nazioni unite del 1971 per renderla una sostanza da proibire in tutto il mondo.
La ketamina è un anestetico usato dai veterinari nei paesi ricchi ma in migliaia di ospedali nei paesi poveri. Costa poco ed è di facile somministrazione ed anche per questi motivi l'Organizzazione Mondiale della Sanità la ritiene una medicina essenziale. Negli anni vari paesi hanno chiesto una valutazione della pericsolosità della ketamina e l'OMS ha sempre confermato che i rischi di un uso diverso da quello medico non superano i benefici che la ketamina produce per miliardi di persone che vivono nei paesi poveri. Per ben cinque volte negli ultimi
10 anni, l'OMS ha sempre scoraggiato un regime di proibizione per la ketamina.
Il governo italiano, senza consultare la comunità scientifica nazionale, né prendere in considerazione i dubbi posti dall'interrogazione parlamentare preparata dall'Associazione Coscioni e prontamente presentata dalla deputata Socialista Pia Locatelli, ha dato istruzioni per sostenere la richiesta cinese - tra i paesi europei solo l'Ungheria ha fatto altrettanto (vedasi paragrafo 45 del documento E/CN.7/2015/7 a questo sito http://www.unodc.org/unodc/en/commissions/CND/session/58_Session_2015/CND-58-Session_Index.html).
La proposta cinese dovrà adesso esser affrontata dalla plenaria della 58esima sessione della Commissione Droghe delle Nazioni unite che si terrà a Vienna dal 9 al 17 marzo prossimi. C'è da sperare che l'Italia non insista col sostegno alla Cina né colla forzatura delle procedure per forzare un voto sulla richiesta di proibizione della ketamina. Il Partito Radicale sarà presente a Vienna con una delegazione per l'intera durata dei lavori.
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Utilizzo di sorgenti radioattive nelle attività estrattive. Bolognetti, agli amici dell'Abruzzo e delle Marche dico: Sì, la Baker ha utilizzato sorgenti radioattive.
Come sui siti di bonifica, come sull'anagrafe dei siti da bonificare, come sul caso Fenice, come sui veleni di regime, i veleni industriali e politici che appestano la Basilicata e l'Italia intera, questa è l'opera svolta in questi anni.
Per la prima volta la conferma dell'utilizzo delle sorgenti radioattive nelle attività collegate alla ricerca ed estrazione di idrocarburi.
Conoscere per deliberare, appunto.
Fame di Diritto, Legalità, Giustizia, Democrazia, Conoscemza
Di Maurizio Bolognetti, Giunta Radicali Italiani e Consigliere Associazione Coscioni(al 18° giorno di sciopero della fame
C’è un diritto alla verità da intendersi come diritto alla conoscenza. C’è un diritto umano alla conoscenza che occorre contrapporre a una presunta ragion di Stato, che in terra di Basilicata viene declinata in ragion di Company e di Lobby.
Perché, ripetutamente, la Prefettura di Potenza è costretta a richiamare alcune società che lavorano per conto delle compagnie petrolifere, rammentando che quando si utilizzano sostanze radioattive “le comunicazioni devono pervenire alle amministrazioni competenti almeno 15 giorni prima dell’impiego e devono necessariamente indicare la località nonché la data dell’impiego della sorgente radioattiva”, al fine - aggiunge la Prefettura - “di consentire le attività di vigilanza e controllo”?
La storia delle attività di estrazione idrocarburi made in Basilicata è fatta di troppe ombre e poche luci. Lor signori ci hanno negato monitoraggi adeguati e controlli rigorosi e per un pugno di barili, da circa 20 anni, continuano ad appestare le matrici ambientali della nostra terra con i loro veleni e i loro reflui.
Dov’è la legge, dov’è lo Stato, dove sono gli organi di controllo in territori assurti ad enclave delle compagnie petrolifere?
A volte pronunciata ad alta voce, a volte masticata a mezza bocca e quasi sussurrata, da anni una domanda rimbomba da un capo all’altro della regione: le compagnie petrolifere operanti in Basilicata hanno utilizzato nelle loro attività sostanze radioattive?
Finalmente siamo in grado di far cadere un altro velo di omertà e silenzio e di aggiungere un ulteriore tassello ad una indispensabile e non più rinviabile operazione verità: sì, lo hanno fatto.
Ai veleni - non pochi - collegati alle attività di ricerca ed estrazione idrocarburi, che con certezza assoluta hanno contaminato le matrici ambientali delle nostre valli, si aggiungono anche le sorgenti radioattive utilizzate da Eni in Val d’Agri e da Total nella Valle del Sauro.
Non so se l’utilizzo di queste sostanze abbia provocato danni all’ambiente, come certamente è avvenuto per le emissioni provenienti dal Centro Oli o per l’azzardo rappresentato da trivellazioni effettuate a ridosso di invasi e sorgenti; quello che so è che di certo sono state usate. La certezza l’ho avuta dalla risposta che Arpab ha dato a un mio quesito il 30 dicembre 2014: “da quanto risulta agli atti, gli eventuali impieghi di sorgenti radioattive presso i cantieri Eni di Viggiano – in fase di ricerca, trivellazione, esplorazione, estrazione di idrocarburi – sono effettuati da Ditte esterne, tra cui ad esempio risultano comunicazioni a tal fine pervenute da parte della Ditta ‘Wetherford Mediterranea SpA’ di Ortona(Ch) e dalla Ditta ‘JMItalia srl’ di Vaprio d’Adda”.
E in effetti, quanto scritto dall’Agenzia trova puntuale riscontro in una nota che la stessa invia alla Prefettura di Potenza, ai Vigili del Fuoco e all’Asp, avente per oggetto una comunicazione datata 24 marzo 2014, con la quale la Wetherford Mediterranea SpA segnala “l’impiego di sorgenti radioattive presso 3 pozzi dell’Eni in agro di Marsiconuovo e in agro di Viggiano”.
Senza voler fare gratuiti allarmismi, dalla lettura dei documenti di cui sono venuto in possesso si evince che l’utilizzo delle sorgenti in oggetto non è esattamente esente da rischi e che le stesse sono state utilizzate per effettuare indagini geofisiche sui pozzi Cerro Falcone 9Or, Monte Alpi 5Or e Monte Enoc 5Or, attraverso un “Generatore di neutrone contenente la sorgente radioattiva Trizio”.
Spostandosi dalla Valle dell’Agip alla Valle del Sauro la musica non cambia: le sorgenti radioattive vengono utilizzate anche dalla Total e magari, chissà, occorrerebbe far chiarezza anche sul rispetto delle norme di sicurezza.
Il 12 febbraio 2014, la Prefettura indirizza una nota alla Wetherford avente per oggetto “Comunicazione impiego sorgenti radioattive” presso il pozzo petrolifero Tempa Rossa 2 Dir-St,.
Il 18 febbraio 2014, la stessa Prefettura invia una comunicazione alla “Schlumberger SpA”, avente anch’essa per oggetto l’utilizzo di sorgenti radioattive presso il pozzo Total denominato “Tr-2.G2”.
La nota più interessante, però, in questa ennesima storia di informazioni ambientali “secretate” è quella che Arpab indirizza il 16 gennaio 2014 alla Prefettura di Potenza, avente per oggetto l’utilizzo di sorgenti radioattive ad alta attività da parte della società “Baker Hughes”, presso il cantiere di perforazione Tempa Rossa in agro di Corleto Perticara.
Nella sopra citata comunicazione viene segnalato al Prefetto che le sorgenti radioattive impiegate dalla Baker rientrano tra quelle “ad alta attività” di cui al D.LGS 52/2007, ma soprattutto dalla stessa apprendiamo di “almeno” una situazione incidentale verificatasi sul territorio lucano connessa all’utilizzo di sorgenti radioattive e precisamente presso il Pozzo Gorgoglione 2 ST quater. Nel rammentare l’episodio, mai assurto agli onori della cronaca, l’Agenzia racconta di una sonda, “contenente sorgenti radioattive”, incastratasi e “abbandonata nel sottosuolo a grande profondità”. L’Arpab conclude la missiva affermando che occorre “prevenire e limitare i danni in caso di eventi accidentali del tipo suddetto, cercando di evitare che le sorgenti impiegate diventino successivamente “orfane”, abbandonate nell’ambiente e lasciate in eredità, con notevoli difficoltà di controllo e di applicazione di tutte le norme di radioprotezione”.
Nell’affermare che rende non poco inquieti quel “almeno un caso noto sul nostro territorio regionale”, che lascia presupporre possibili altri casi non noti, credo sia davvero giunto il momento di spalancare porte e finestre anche sulla questione dell’utilizzo delle sorgenti radioattive nell’ambito delle attività di ricerca ed estrazione idrocarburi che insistono nelle nostre valli.
Approfondimenti
Gazzetta del Mezzogiorno, 17 gennaio 2015
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif";mso-fareast-font-family:
Calibri;mso-bidi-font-family:"Times New Roman";mso-ansi-language:IT;mso-fareast-language:
EN-US;mso-bidi-language:AR-SA">Nuova del Sud, 18 gennaio 2015
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Patrimonio, Magi: Sindaco prenda impegno pubblico per revisione concessioni a partire da revoca a partiti
Dichiarazione di Riccardo Magi, Presidente di Radicali Italiani e consigliere comunale a Roma
“A poche ore dal voto finale sulla dismissione di parte del patrimonio immobiliare di Roma Capitale permangono forti motivi di preoccupazione su come stata gestita è un’operazione che sapevamo difficilissima. Nell’opacità delle concessioni del patrimonio da decenni si annidano i poteri più clientelari della Città. Un giro di affari che di fatto finisce per creare attività che operano in concorrenza sleale nel campo del sociale, culturale, fino a quello della ristorazione.Per settimane, come Radicali, abbiamo sollevato questioni centrali, e in modo costruttivo, abbiamo presentato emendamenti fortemente migliorativi della delibera: dall’eliminazione dello sconto ai conduttori, al diritto di prelazione al prezzo uscito dall’asta e non di opzione, all’abbattimento del 10% del prezzo dopo la prima asta deserta. Il modo, però, in cui sono stati recepiti rappresenta un compromesso al ribasso che non mette l’amministrazione a riparo da ricorsi, tutt’altro.
Inoltre, dall’amministrazione non sono ancora arrivati segnali inequivocabili della volontà di avviare una gestione completamente diversa da quella portata avanti dalla precedente amministrazione, rischiando così di dare ragioni e argomenti a chi, oggi all’opposizione, negli anni scorsi aveva perso il controllo del patrimonio immobiliare del comune. Gli elenchi degli immobili in concessione che mi sono stati trasmessi, dopo averne fatto richiesta all’assessore Cattoi e ai dirigenti del Dipartimento Patrimonio, non riportano dei soggetti beneficiari: dati fondamentali per ottenere un quadro di insieme anche delle logiche clientelari da superare. Proprio perché resto convinto che si debbano vendere tutti gli immobili che non abbiano un valore strategico per l’amministrazione, escludere questi immobili dagli elenchi delle dismissioni significherebbe accettare e confermare tutte le concessioni accordate e vigenti, rinunciando così a massimizzare gli introiti.
Non c’è traccia, infatti, dell’impegno che avevo chiesto a Sindaco e Assessore Cattoi a rivedere tutte le concessioni vigenti degli immobili comunali e revocare quelle a favore di partiti e sindacati, che in Italia detengono patrimoni immobiliari tra i più grandi.
Il mio voto sulla delibera in discussione non potrà prescindere da queste richieste finora cadute nel vuoto. Per questo auspico che nel pochissimo tempo che ci separa dal voto in Assemblea si trovi il coraggio per dare un messaggio chiaro ai cittadini anche annunciando, come alternativa alle sedi regalate ai partiti, lanciare l’apertura di spazi dotati di servizi aperti all’uso condiviso di una molteplicità di soggetti civici, sul modello dei “coworking” che in città riscuote un favore sempre crescente.
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Domani il XV congresso a Montelupo Fiorentino con Marco Pannella
Domani, sabato 28 marzo, si terrà a Montelupo Fiorentino il XV Congresso dell'Associazione per l'iniziativa radicale fiorentina "Andrea Tamburi" al quale prenderà parte, tra gli altri, il leader storico del Partito Radicale, Marco Pannella. Una delle ragioni che hanno portato i radicali fiorentini a tenere il loro congresso annuale a Montelupo Fiorentino è per ricordare che la città è una delle sei sedi di Opg (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) ancora attivi in Italia e che il 31 marzo scade la proroga del Governo per la chiusura di queste strutture con la conseguente presa in carico degli internati da parte del servizio sanitario nazionale. La chiusura, o meglio il superamento, degli OPG si porta dietro, infatti, tanti problemi, sociali, culturali, politici e amministrativi, molti dei quali tuttora aperti. L'intenzione dei radicali è far chiarezza sulla situazione è scongiurare una chiusura degli Opg solo di facciata. L'inizio del congresso (che si terrà presso il circolo "Il Progresso) è previsto per le ore 11 e durerà per tutto l'arco della giornata: Marco Pannella prenderà la parola alle ore 18.
Ingresso aperto alla cittadinanza.
Per informazioni Maurizio Buzzegoli (3382318159).
Fine vita. Dal grigio della ministro Madia all'etica professionale del governatore Rossi. Si riafferma la politica del "si fa ma non si dice": il verso non cambia, malati e medici sempre più soli
Dichiarazione di Massimo Lensi, Comitato nazionale di Radicali Italiani, e di Maurizio Buzzegoli, segretario dell’Associazione “Andrea Tamburi” e membro della Direzione di Radicali Italiani:
"Mentre aumenta il numero di operatori sanitari che coraggiosamente rompono il silenzio sull’eutanasia clandestina praticata negli ospedali italiani, la politica continua a non darsi il coraggio per affrontare il problema. Oggi, chi aiuta un malato a morire rischia l’imputazione per ‘Omicidio del consenziente’ e fino a 15 anni di carcere. Questo il governatore Rossi non può non saperlo, quando, ricalcando pedissequamente la dichiarazione del ministro Madia alle Invasioni Barbariche, riafferma che non c’è bisogno di una legge sul fine vita, la quale 'Non contribuirebbe a migliorare la situazione. Tutto in queste vicende rinvia alla professionalità e all'eticità dei medici'".
"A chi come il governatore Rossi rifiuta di riconoscere la realtà sostenendo di voler tenere lo Stato fuori dalle scelte del malato e dei suoi cari, risponde la cronaca quotidiana di una società più avanti di loro, cui non resta, quando non ha mezzi per emigrare per morire con dignità, che affidarsi all'eventuale coraggio e lealtà di medici e famiglie. Solo una legge può tutelare familiari e operatori sanitari da inopportune persecuzioni penali per aver rispettato la volontà del malato. Da più di un anno e mezzo giace indiscussa in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare sul fine vita, presentata dai radicali e sostenuta da decine di migliaia di cittadini. Al governatore Rossi e a tutti i parlamentari toscani chiediamo un atto di responsabilità e riconoscere che la realtà dell'eutanasia clandestina, come già accaduto per l'aborto, o per il diritto alla cannabis terapeutica, può essere portata fuori dalle nebbie dell’arbitrio solo con la legalizzazione".
Torino, road pricing e consumo di suolo. Domani mattina consiglio comunale deciderà se indire i referendum. Comitato promotore chiede abbinamento con primo voto utile
Referendum comunali su road pricing e consumo di suolo. Domani mattina Consiglio Comunale ddi Torino decierà se indirli o meno. Comitato promotore chiede abbinamento con primo voto utile
I consiglieri dovranno esprimersi anche sulla proposta di referendum della Lega Nord sulla chiusura dei campi nomadi.
Il consigliere comunale radicale Silvio Viale proporrà all'aula la seguente norma transitoria al regolamento dei referendum: “I referendum comunali indetti nella seduta consiliare del 27 febbraio 2015 si terranno entro il 31 dicembre 2016. Nel caso in cui siano previste nel territorio della Città altre operazioni elettorali di qualsiasi livello (escluse le elezioni comunali), i referendum comunali di cui al comma 1 devono tenersi in coincidenza con una di esse. Altrimenti, essi devono tenersi nel periodo compreso tra il 15 aprile ed il 15 giugno o nel periodo compreso tra il 1 ottobre ed il 30 novembre”.
Nell'imminenza del voto teniamo a ribadire che i referendum non sono contro nessuno, tanto meno contro l'amministrazione comunale; sono uno strumento previsto dallo Statuto comunale – anche se finora mai utilizzato – per richiedere il parere dei cittadini su due questioni certo poco conosciute ma che hanno ricadute pesanti sul futuro . Abbiamo illustrato i referendum lo scorso dicembre nella Commissione “Smart City”, dove l'Assessore Lubatti si espresse in modo chiaro e netto a favore della loro tenuta. Abbinando i referendum al primo voto utile è possibile ottenere sia un consistente risparmio delle spese organizzative sia una significativa affluenza alle urne.
Pensiamo sinceramente di avere fatto tutto il possibile. Chiediamo a ogni consigliere, a qualunque schieramento appartenga, di votare per assicurare ai cittadini la fruizione di un prezioso strumento di democrazia diretta.
Luigi La Vecchia (3357851019) - Igor Boni (348/5335309) - Giulio Manfredi(348/5335305)
Ecoblog.it - Petrolio in Basilicata, Il Foglio: "Senza tornerebbero i pecorai e i morti di fame". La risposta di Bolognetti: "Meglio terroni e pecorai che inquinatori e saccheggiatori"
mso-fareast-font-family:Calibri;mso-fareast-theme-font:minor-latin;mso-bidi-font-family:
"Times New Roman";mso-bidi-theme-font:minor-bidi;mso-ansi-language:IT;
mso-fareast-language:EN-US;mso-bidi-language:AR-SA">Anche Maurizio Bolognetti non ci sta. Il giornalista e segretario di Radicali Lucani, che abbiamo imparato a conoscere grazie al lavoro attento, documentato e mai azzardato fatto nel corso degli anni proprio sul petrolio e sull'inquinamento che deriva dalle attività estrattive nel territorio lucano, riconosciuto anche dal servizio, ha rilasciato una dichiarazione che non lascia spazio ai fraintendimenti
Fonte Ecoblog.it, 25 febbraio 2015
Di Andrea Spinelli Barrile
Durissimo pezzo sul quotidiano di opinione, che polemizza con il servizio di Presa Diretta di domenica sera sui danni da estrazioni in Basilicata. La risposta di Bolognetti: "Meglio terroni e pecorai che inquinatori e saccheggiatori"
Domenica sera la trasmissione di RaiTre Presa Diretta ha trasmesso un ampio e documentato reportage sullo Sblocca Italia, concentrando l'attenzione su due aspetti che (molto immodestamente) noi di Ecoblog poniamo come centrali da diverso tempo, già da prima del decreto renziano: le estrazioni petrolifere in Basilicata ed in Sicilia e l'impatto che queste hanno su ambiente ed occupazione.
Il reportage, lungo e completo, ha dato agli spettatori un servizio pubblico decisamente di qualità per quanto riguarda l'informazione ambientale, su un tema tra l'altro decisamente dimenticato dalla stampa mainstream, suscitando le classiche "polemiche del giorno dopo": un segno che, mi si perdoni il gioco di parole, si è colpiti nel segno.
Lunedì mattina infatti il governatore Marcello Pittella si è affrettato a scrivere una lettera piccatissima ai vertici della Rai: la disinformazione che Presa Diretta avrebbe messo in onda senza alcun contraddittorio (qualcuno mi spieghi come delle analisi chimiche possano avere un contraddittorio) rappresenterebbe a suo dire un grave danno di immagine per la Basilicata (o per il suo governatore? Vai a capire):
"[...] Mi hanno intervistato due mesi fa per oltre 45 minuti e mandano in onda solo un paio di dichiarazioni senza neanche tenere conto che in tutto questo tempo trascorso le cose sono cambiate con le sostanziali modifiche previste dalla Legge di Stabilità all’articolo 38 della legge Sblocca Italia".
La terra di Basilicata, a nostro modesto avviso, non esce male da Presa Diretta, anzi: nel corso del reportage si mostrano panorami mozzafiato e si spiega la ricchezza della terra lucana, dall'acqua ai prodotti agricoli fino alle eccellenze enogastronomiche che questo territorio è in grado di produrre. E si lancia un monito a coloro i quali, grazie allo Sblocca Italia, intendono appropriarsi di oltre il 70% del suo territorio per estrarre petrolio. Certo è che il governatore Pittella non si mostra esattamente come chi ha tutto sotto controllo, cosa che si affretta a dichiarare a inizio trasmissione.
Ma non è solo il Presidente della Regione Basilicata a dirsi indignato per il servizio di domenica sera: ieri il quotidiano d'opinione Il Foglio ha pubblicato un articolo firmato dal docente di Storia dell'Industria all'Università di Bari, e membro del Centro studi Confindustria Puglia, Federico Pirro nel quale si contesta il merito del servizio trasmesso da RaiTre.
Tutte frottole, in sostanza, scarsamente documentate e comunque tutto fortemente irrealistico: la Basilicata ha bisogno del petrolio come questo (sostiene Pirro) ha bisogno dei lucani, che non è vero non abbiano mai avuto giovamento dalle estrazioni. Ad esempio Pirro cita il Centro Oli di Viggiano: "si sono enunciati (enfatizzandoli) i rischi connessi a tale aumento di capacità, non evidenziando invece gli incrementi occupazionali che quei nuovi investimenti dell’Eni comporteranno" si legge nell'articolo; non si contesta dunque l'inquinamento prodotto dal Centro Oli ma si sottolinea che quell'inquinamento giova all'occupazione, spiegando che gli attuali 650 addetti sono solo una parte di quei 2200 posti di lavoro creati nel tempo in tutta la filiera delle attività indotte.
Conti alla mano quindi, 2200 persone (di cui solo un terzo lucane, citando gli stessi dati della Fondazione Mattei che cita Il Foglio) lavorano in attività, pericolose per l'ambiente, che occuperanno oltre il 70% del territorio regionale lucano, che comunque di abitanti ne conta 550mila in totale: la sproporzione è piuttosto evidente. E se "quell'ambiente inestimabile e di pregio" non ha mai prodotto occupazione (cosa vera) è nella storia di questa regione la ragione del perchè, una storia che gli italiani conoscono grazie a chi l'ha raccontata: ai Carlo Levi, ai Rocco Scotellaro (citato nel pezzo, allora è conosciuto anche fuori dalla Lucania!), agli Albino Pierro.
Anche Maurizio Bolognetti non ci sta. Il giornalista e segretario di Radicali Lucani, che abbiamo imparato a conoscere grazie al lavoro attento, documentato e mai azzardato fatto nel corso degli anni proprio sul petrolio e sull'inquinamento che deriva dalle attività estrattive nel territorio lucano, riconosciuto anche dal servizio, ha rilasciato una dichiarazione che non lascia spazio ai fraintendimenti:
"Al non so quanto autorevole dirigente dell'Eni, che stamane ha diffuso il suo verbo attraverso le pagine del Foglio, dico che son terrone e pecoraio e me ne vanto. Sono un terrone dalla testa dura, che continuerà a chiedere in ogni sede perché sia stata autorizzata la reiniezione delle acque di produzione petrolifera in una zona ad altissimo rischio sismico. Sono uno di quei terroni alla costante ricerca della verità. Sono un terrone la cui coscienza non è in vendita e che prova a chiedere il rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, di leggi della Repubblica e direttive comunitarie poste a presidio della tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Nel prendere atto che l’autorevole fonte Eni de Il Foglio non ha voluto nemmeno metterci la faccia, dico: meglio terroni e 'pecorai' che inquinatori e saccheggiatori."
Se le estrazioni petrolifere servono non solo alla Basilicata ma a tutto il Paese occorre tenere conto che i costi ambientali li paga la Basilicata ma tutti quanti gli altri pagano i costi di risanamento. E ancora: a cosa servono a tutto il Paese 3 anni di riserve di petrolio quando sole, vento e moti marini (per dire) generano energia fino a quando il sole non diventerà una supernova?
Il problema del petrolio in Basilicata non è il rischio che deriva da nuove estrazioni: è l'inquinamento che già esiste per le attività in corso, che impedisce alla popolazione di avere fiducia nell'interlocutore (fosse l'Eni, la Regione o lo Stato).
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Affisioni Abusive: Cappato, come su Firmigoni, giustizia (forse) a babbo morto
Dichiarazione di Marco Cappato, Presidente del Gruppo Radicale - federalista europeo
Il Consiglio comunale ha deciso di spospendere fino al pronunciamento della Corte costituzionale la decisione sull'incompatibilità dei Consiglieri comunali che hanno "lite pendente" contro il Comune di Milano per le multe sulle affissioni. Con ogni probabilità, la decisione della Corte arriverà a Consigliatura terminata o in procinto di terminare. La responsabilità politica di questa vicenda è dell'amministrazione Pisapia, che si è rifiutata di ascoltare le indicazioni espresse dal Consiglio comunale nel settembre 2011, che impegnava "il Sindaco e la Giunta a fare quanto possibile affinché i crediti che l’amministrazione eventualmente maturerà presso partiti e candidati siano celermente riscossi". Invece di riscuotere celermente, le ordinanze di ingiunzione sono arrivate dopo oltre 3 anni dai fatti, e con grandi riduzioni rispetto alle somme previste inizialmente dalle contravvenzioni.Proprio 3 giorni fa abbiamo appreso dalle motivazioni del giudice penale sul caso "Firmigoni" che le elezioni del 2010 avrebbero dovuto essere annullate, cioè quello che noi avevamo denunciato 5 anni fa. Sulle affissioni finirà nello stesso modo: giustizia, forse, ma a babbo morto.
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Tagli ai vitalizi. Non siamo i prigionieri di Zenda
Dichiarazione di Irene Testa, coautrice insieme ad Alessandro Gerardi del libro Parlamento zona franca, e di Maurizio Turco, già parlamentare Radicale e membro della commissione Affari costituzionali della Camera:
I presidenti delle Camere si fanno belli con l’opinione pubblica, mediante l’autodichia: i vitalizi degli ex parlamentari condannati saranno tagliati senza una legge.
Il metodo seguito per regolare “in casa” i rapporti di lavoro, sottraendoli al giudice di tutti gli italiani, ora viene utilizzato per tutta una serie di vicende: si invoca la presunta autonomia normativa dei Consigli di Presidenza delle Camere ogni qualvolta non si ha la forza, il coraggio, la competenza e la professionalità giuridica per scrivere una proposta di legge e sottoporla alle due Camere che ancora, fino a prova contraria, hanno la competenza legislativa.
In questo modo si sancisce la vera e propria ineluttabilità storica dell’autodichia: siamo diventati le vittime di questo modo malato di gestire le pubbliche amministrazioni degli organi costituzionali. Nessun organo di stampa da due anni rilancia la battaglia di un dipendente Senato demansionato, mandato in giro tra le supreme Corti di questo Paese: ora sappiamo perché.
I presidenti possono farsi belli con l’opinione pubblica grazie alla connivenza della libera stampa, che fa da tribuna ai loro gesti di monarchi illuminati, che tagliano privilegi con un tratto di penna. La convenienza del cosiddetto giornalismo d’inchiesta, per battaglie mediatiche permanenti, si giova della delegittimazione delle Istituzioni, che proviene da Presidenti che possono accordare la loro benevola adesione con un tratto di penna.
Nessuna risposta a chi ha chiesto un nuovo approccio alla gestione amministrativa delle Camere, nel rispetto dell’articolo 23 della Costituzione e dismettendo l’antico privilegio dell’autodichia. Molto più comodo è invocarla per evitare il costo di bilanciare interessi con il dibattito pubblico, proprio di un corretto ed ordinario procedimento legislativo. Molto più comodo tagliare a fette l’ordinamento delle Camere, come un salame.
Noi non siamo d'accordo e rispettosamente intendiamo farlo sapere.
Firma anche tu! Visita il sito http://autodichia.blogspot.it/
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Patrimonio, Magi a Marino: trasparenza totale su immobili e revoca delle concessioni a partiti per ok a delibera
Dichiarazione di Riccardo Magi, presidente di Radicali Italiani e consigliere comunale a Roma
“La confusione nata intorno al tentativo di dismissione di parte del patrimonio immobiliare di Roma Capitale rischia di aggravare ulteriormente la situazione senza controllo in cui, da decenni, versa un settore così delicato per l’amministrazione comunale. Ritengo dunque fondamentale, da parte del sindaco Marino e dell’assessore Cattoi, fare chiarezza sull’intero capitolo patrimonio e dare un segnale di coraggio per trasformare un’operazione a rischio fallimento in una reale opportunità”, lo dichiara in una nota il consigliere comunale Riccardo Magi, Presidente di Radicali Italiani.
“Le questioni centrali che ho sollevato, tempestivamente e in modo costruttivo, rispetto ai criteri fissati per la vendita degli immobili - dallo sconto per i conduttori definito in un primo momento obbligatorio in base a normative non ben identificate, al diritto di opzione/prelazione, all’abbattimento del 10% del prezzo dopo la prima asta deserta - hanno contribuito a modificare la delibera, ma il modo in cui sono state accolte non mette a riparo l’amministrazione da probabili ricorsi. Per questa ragione - continua Magi - dieci giorni fa ho inoltrato una richiesta di parere al Segretario Generale, che risulta però caduta nel vuoto.
Così come il mio appello a rendere pubblico il patrimonio complessivo degli immobili non ERP disponibili e in concessione. Gli elenchi che mi sono stati trasmessi a seguito della mia richiesta all’assessore Cattoi e ai dirigenti del Dipartimento Patrimonio, infatti, non riportano l'indicazione dei soggetti beneficiari: dati fondamentali per ottenere un quadro di insieme e porre fine alla prassi che negli anni ha visto regalare spazi pubblici anche in base a logiche clientelari.
Proprio perchè resto convinto che si debbano vendere tutti gli immobili che non abbiano un valore strategico per l’amministrazione, escludere questi immobili dagli elenchi delle dismissioni significherebbe accettare e confermare tutte le concessioni accordate e vigenti, rinunciando così a massimizzare gli introiti.
E’ evidente, alla luce di tutto ciò, che il mio voto sulla delibera in discussione non potrà prescindere dal parere giuridico del Segretario generale sui punti sollevati con la mia richiesta e dalle scelte dell’amministrazione su quelli in concessione.
Al sindaco e all’assessore al Patrimonio chiedo infatti di impegnarsi a rivedere tutte le concessioni, annunciando la revoca immediata di quelle a favore di partiti e sindacati che sono tra i soggetti che in Italia detengono patrimoni immobiliari tra i più grandi. Come alternativa alle sedi regalate ai partiti, l’Amministrazione può lanciare l'apertura di spazi dotati di servizi aperti all’uso condiviso di una molteplicità di soggetti civici, sul modello dei “coworking” che in città riscuote un consenso sempre maggiore. Sarebbe un segnale chiaro dell’uso del tutto nuovo che si intende fare di spazi che, in quanto pubblici, appartengono a tutti i cittadini”, ha concluso Riccardo Magi.
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Sanità, Gallo e Crivellini: Italia da dieci anni nella bassa classifica dell’Euro Health Consumer Index
Dichiarazione di Filomena Gallo e Marcello Crivellini, rispettivamente Segretario e Membro di direzione dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica soggetto costituente del Partito Radicale:
“Le valutazioni dell’Euro Health Consumer Index (Ehci) per l’anno 2014 ( link rapporto originale) rese pubbliche a Bruxelles in queste settimane sono impietose verso i difetti della sanità italiana: mediocrità nei rapporti con l’utenza, divario nord-sud, gravi mancanze nelle cure delle cronicità".
"L’Ehci è un indice di valutazione della sanità dei paesi europei che tiene conto soprattutto del rapporto con gli utenti e si basa sulla misura di 38 grandezze suddivise in 6 settori: diritti dei pazienti e informazione, accessibilità, risultati, servizi offerti, prevenzione, farmac"i.
"L’Italia figura ormai da dieci anni nella bassa classifica, vicino ai paesi dell’est europeo e lontano dai paesi del nord Europa".
"Malgrado gli ottimi valori della salute della popolazione, il sistema sanitario italiano è definito dal rapporto Ehci 'mediocre' nei confronti del cittadino e perde posizioni rispetto all’anno precedente".
"È l’ennesima conferma dell’analisi dell’Associazione Coscioni che da sempre indica nei diritti, nell’informazione e nella libertà di scelta i veri difetti del sistema sanitario italiano".
"Per migliorare non servono nuove spese ma volontà di rispettare i diritti dei cittadini e disponibilità a scontrarsi con le tante corporazioni e i tanti interessi interni alla sanità".
"Purtroppo anche la recente vicenda della distribuzione dei farmaci di fascia C testimonia l’incertezza e la debolezza del governo quando si tratta di tutelare gli interessi dei cittadini".
"Governo e regioni non fanno altro che litigare sui finanziamenti, mentre estendere libertà, diritti, informazione per i cittadini e valutazioni su operatori e centri sanitari costituisce la via maestra (senza ulteriori costi) per innalzare la qualità della sanità e la salute dei cittadini”.
Sabato 28 febbraio Marco Pannella a Montelupo Fiorentino
Sabato 28 febbraio a Montelupo Fiorentino, in provincia di Firenze, si terrà il XV Congresso dell'Associazione per l'iniziativa radicale "Andrea Tamburi".
L'evento si terrà presso il circolo "Il Progresso" (in via Virgilio Rovai) a partire dalle ore 10,30. Saranno presenti all’iniziativa il sindaco di Montelupo Fiorentino, Paolo Masetti, la segretaria di Radicali Italiani, Rita Bernardini, la dirigente radicale e autrice del libro "Matti in libertà", Maria Antonietta Farina Coscioni, il tesoriere del Partito Radicale, Maurizio Turco, il direttore sanitario dell'Opg, Franco Scarpa, l'ex componente della commissione Marino, Donatella Poretti, il cappellano del carcere di Sollicciano, don Vincenzo Russo e altri ospiti che interverranno nel corso della giornata.
Alle 18 è previsto l'intervento del leader radicale Marco Pannella.
Per informazioni: Maurizio Buzzegoli, 3382318159.
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Piemonte. Manfredi: Alberi da frutta in cima a grattacielo Regione? Per il momento “alla frutta” c’è solo la trasparenza
Oltre a visitare sito del cantiere, Chiamparino visiti sito web dedicato all'opera. E lo faccia finalmente aggiornare in modo adeguato
Dichiarazione di Giulio Manfredi, segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta:
"Apprendiamo che Chiamparino e Fuksas hanno sotterrato l'ascia di guerra. Benissimo; ma i cittadini piemontesi vorrebbero sapere se questo comporta il pagamento all'archistar di ulteriori compensi, dopo quelli già percepiti (quasi 19 milioni di euro) e al vaglio della Corte dei Conti. Fuksas annuncia di voler piazzare 'alberi da frutta del Piemonte' in cima al grattacielo e giardini pensili ai vari piani del grattacielo. Benissimo; ma i dipendenti della Regione Piemonte vorrebbero sapere se questo comprimerà ancora di più i già ridotti spazi in cui saranno costretti a lavorare. E questo non è un problema corporativo dei dipendenti; è un problema della collettività che quei dipendenti devono servire".
"Chiamparino ha visitato con Fuskas il sito del cantiere del grattacielo. Benissimo; ma sarebbe opportuno che visitasse anche, con meno tempo e meno fatica, il sito web dedicato all'opera. Si accorgerebbe che, nonostante i solenni impegni presi da lui e dal vice-presidente Reschigna, qui siamo veramente 'alla frutta'; è stato aggiornato unicamente il video di presentazione. Non c'è alcuna spiegazione decente del lavoro fatto in questi anni; non c'è l'elenco dei provvedimenti regionali inerenti l'opera, richiesto da anni dai radicali e una settimana fa, finalmente, anche dal segretario regionale e capogruppo Pd Davide Gariglio".
"Su tutti questi problemi, le opposizioni, dal M5S al centro-destra, tacciono. Perché per dimostrare di fare qualcosa non basta - come hanno fatto gli otto consiglieri grillini - iscriversi tutti a parlare in Consiglio Regionale nella seduta dedicata al grattacielo, convocata solo dopo la notizia delle indagini di Procura e Corte dei Conti".
Visita: http://www.sedeunica.regione.piemonte.it
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Responsabilità civile magistrati, Bernardini: Soddisfatti? N’anticchia. Da Tortora a Gulotta cambia poco
Pubblichiamo un'intervista di Lucia Bigozzi alla segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini, pubblicata il 25 Febbraio 2015 su Intelligonews:
"Soddisfatti? N’anticchia. È una legge fatta per rassicurare i magistrati, non per responsabilizzarli veramente a non commettere errori sulla pelle delle persone, da Enzo Tortora a Giuseppe Gulotta". Parla chiaro Rita Bernardini, segretario nazionale dei Radicali Italiani che non a caso cita Tortora e il referendum dell’87 rimasto lettera morta. La legge renziana non la convince se non nell’eliminazione del "filtro di ammissibilità" e a Intelligonews spiega perché.
I Radicali per primi hanno portato avanti battaglie e referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. Oggi che c’è la legge, qual è la sua opinione?
"Intanto noto un grande assente, anche dal dibattito politico e dai resoconti dei giornali: il grande assente è Enzo Tortora. Quella battaglia e la raccolta di firme portò al referendum del 1987 e fu fatta sul caso che noi Radicali abbiamo seguito contro tutto e contro tutti: Tortora ingiustamente schiaffato in galera, associato ai clan camorristici e definito ‘cinico mercante di mortÈ. La sua assoluzione fece da traino per il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati ed Enzo Tortora è stato presidente dei Radicali portando avanti una battaglia politica dopo aver provato sulla sua pelle come l’errore giudiziario poteva distruggere la vita delle persone. Oggi i giornali ricordano, al massimo, il referendum che abbiamo promosso nell’87 ma non la campagna politica messa in piedi precedentemente".
Dall’87 col caso Tortora alla legge di Renzi cosa è cambiato?
"Abbiamo visto che c’è una grande operazione per rassicurare i magistrati. Ho letto una cosa che ha dell’incredibile e cioè che per tranquillizzare le toghe hanno dovuto fare una relazione di accompagnamento alla legge nella quale si precisa che per ‘negligenza inescusabilÈ si intende un travisamento macroscopico ed evidente dei fatti, col ministro di Grazia e Giustizia che dice di essere pronto a cambiarla se ci saranno abusi. Tutto ciò dimostra il livello di consapevolezza anche nello scrivere un testo di legge rispetto a un problema col quale si confrontano tutti i cittadini".
Faccia un esempio.
"L’esempio è l’articolo 37-ter dell’ordinamento penitenziario, quello relativo al risarcimento per chi ha subìto trattamenti inumani e degradanti nelle carceri: in buona sostanza, non viene concesso quasi mai perché il provvedimento è scritto in un modo tale da essere interpretato dal magistrato – da Nord a Sud – come vuole. La cosa certa, è che solo l’1 per cento dei detenuti che hanno subito trattamenti simili alle torture possono arrivare a un risarcimento. E questo per il modo di legiferare che esiste in questo Paese".
Ma ci sarà pure qualcosa che la convince in questa legge.
"È stato eliminato il filtro di ammissibilità. Ricordo che a causa di questo filtro si è arrivati alla definizione in quasi trent’anni, solamente di sette casi di magistrati che hanno pagato per la loro responsabilità civile. Noi abbiamo il caso di Giuseppe Gulotta, la vicenda di Alcamo, condannato all’ergastolo nel ’90 poi assolto con formula piena nel 2012 con sentenza di revisione, dopo 22 anni passati in carcere. Ai giudici in un primo tempo disse di avere confessato perché sottoposto a trattamenti inumani simili alla tortura. Poi la revisione del processo con la confessione di chi aveva veramente commesso il fatto e l’assoluzione di Gulotta ma nel frattempo si è fatto venti anni di carcere. Non c’è stato un magistrato che abbia pagato per questo e adesso c’è l’Avvocatura dello Stato che si opporrebbe alla richiesta di risarcimento presentata da Gulotta perché lo Stato afferma che i magistrati che emisero la sentenza sarebbero stati tratti in inganno e non avrebbero avuto motivo di ritenere che Gulotta avesse subìto trattamenti simili alla tortura affinché confessasse. Ma ci rendiamo conto? Non è un caso che siamo l’unica forza politica ad aver fatto proprio il messaggio dell’allora presidente della Repubblica Napolitano".
L’Anm sostiene che la legge colpisce i magistrati. Lei cosa risponde?
"Ho letto che l’Anm dice che con questo provvedimento aumenteranno i processi e i contenziosi. Si accorgono adesso che la giustizia è lenta e lo è da almeno trent’anni? E che per questo l’Unione europea ci ha condannato? A loro rispondo che hanno la coda di paglia. Per non parlare della questione che viene gestita all’interno del Csm per la quale se un magistrato sbaglia non solo non paga ma viene semplicemente trasferito in un altro luogo".
Quindi siete soddisfatti a metà?
"Diciamo n’anticchia, perché il primo nodo da affrontare è quello della "illegalità" della nostra giustizia. Napolitano aveva detto che era un obbligo intervenire subito ma così non è stato. Non siamo soddisfatti anche perché nel nostro referendum oltre alla responsabilità civile dei magistrati c’era anche la questione della separazione delle carriere, gli incarichi extragiudiziali, i distacchi dei magistrati nell’amministrazione pubblica, il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, cioè una serie organica di puti che davano il quadro di una riforma complessiva della giustizia. Le pare che nella legge approvata dalla Camera ci sia tutto questo o che qualcuno stia parlando di separazione delle carriere o di riforma del Csm?".
Quindi per una volta sarà d’accordo con Salvini che dice che si tratta di un provvedimento che non cambierà nulla?
"No, perché Salvini ha una visione della giustizia, della sicurezza, che non può essere paragonabile alla nostra. Noi siamo per un diritto che recuperi le persone, lui invece ha un approccio punitivo, vendicativo, non ha alcuna umanità verso le persone che sbagliano. Mi divide tutto da lui; forse posso essere d’accordo sul fatto che in Italia ‘fatta la legge trovato l’inganno’ ma questo vale per ogni campo fino a quando non ripristiniamo uno Stato di diritto e facciamo tornare l’Italia ad essere un Paese democratico".
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Bolognetti a Eni: Meglio terreni e "pecorai" che inquinatori e saccheggiatori.
Maurizio Bolognetti, Giunta Radicali Italiani e Consigliere Associazione Coscioni(in sciopero della fame dalle ore 23.55 dell'11/02)
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Al non so quanto autorevole dirigente dell'Eni, che stamane ha diffuso il suo verbo attraverso le pagine del Foglio, dico che son terrone e pecoraio e me ne vanto. Sono un terrone dalla testa dura, che continuerà a chiedere in ogni sede perché sia stata autorizzata la reiniezione delle acque di produzione petrolifera in una zona ad altissimo rischio sismico. Sono uno di quei terroni alla costante ricerca della verità. Sono un terrone la cui coscienza non è in vendita e che prova a chiedere il rispetto dell’art.32 della Costituzione, di leggi della Repubblica e direttive comunitarie poste a presidio della tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Nel prendere atto che l’autorevole fonte Eni de Il Foglio non ha voluto nemmeno metterci la faccia, dico: meglio terroni e "pecorai" che inquinatori e saccheggiatori.
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Regione Piemonte. Firme false, Viale: il sonoro ceffone di Chiamparino a Cota e al centrodestra piemontese
"Con la parola 'dimissioni', mai pronunciata da Cota, Chiamparino ha impartito una sonora lezione a Cota e a tutto il centrodestra piemontese. Ora Cota dovrebbe sconvocare la manifestazione ipocrita di fine marzo e incassare il ceffone". Questo il commento di Silvio Viale, consigliere comunale eletto nelle liste del Partito Democratico ed esponente radicale, soddisfatto per la parola "dimissioni" pronunciata da Chiamparino nella direzione regionale del Pd.
Silvio Viale ha così proseguito: "Per quattro anni l'Associazione radicale Adeliade Aglietta ha chiesto a Cota di dimettersi, ma lui ha preferito tirare a campare finché ha potuto, convocando persino cortei per rimanere in sella. Ha poi dovuto scappare quando il Tar lo ha disarcionato. Ora, dimostrando la pasta di cui è fatto, cerca solo vendetta, convocando persino cortei contro Chiamparino, con tutto il centrodestra a tenergli bordone. Evidentemente la lezione del caso Giovine non gli è servita e ben venga, quindi, questo sonoro ceffone di Chiamparino".
"Chiamparino ha avuto il coraggio di pronunciare quella parola "dimissioni" che Cota, per attaccamento al potere, non ha mai pronunciato per quattro anni, avendo torto marcio. Prenda esempio da Chiamparino e la smetta di dare cattivo esempio. Avrebbe dovuto fare i cortei contro se stesso, ma per questo è sempre in tempo".
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