Radicali Italiani
Tortura. Bernardini: Basta macelleria del diritto. Proseguo sciopero della fame, oggi 34° giorno. Da mezzanotte Pannella in sciopero della sete
Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani in merito alla sentenza della Corte dei Diritti umani di Strasburgo relativa ai fatti accaduti durante il G8 di Genova del 2001:
“Ancora una volta, e questa volta all'unanimità, i giudici della Corte di Strasburgo hanno affermato che la Repubblica italiana ha violato l'articolo 3 della convenzione sui diritti dell'uomo che sancisce che: 'Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti'. Lo stesso articolo per cui l'Italia era stata condannata nel gennaio del 2013 con la sentenza pilota Torreggiani".
"Non solo la Corte di Strasburgo ha stabilito che quanto accaduto nella caserma Diaz di Genova deve essere considerato "tortura", ma nella sentenza i giudici sono andati oltre sostenendo che se i responsabili non sono mai stati puniti è a causa dell'inadeguatezza delle leggi italiane che, quindi, devono essere cambiate".
"Secondo la Corte, la mancata identificazione degli autori materiali dei maltrattamenti dipende in parte 'dalla difficoltà oggettiva della procura a procedere a identificazioni certe, ma al tempo stesso dalla mancanza di cooperazione da parte della polizia'. Nella sentenza si legge inoltre che la mancanza di determinati reati non permette allo Stato di prevenire efficacemente il ripetersi di possibili violenze da parte delle forze dell'ordine".
Come Radicali, nella scorsa legislatura, avevamo presentato delle proposte di legge per l'identificazione delle forze dell'ordine e, naturalmente, anche per l'introduzione del reato di tortura nel codice penale. Un'introduzione che osservi il dettato della Convenzione delle Nazioni unite sulla tortura del 1984 ratificata dall'Italia nell'88 e non il compromesso al ribasso adottato dal Senato che de-tipicizza il reato e arriva a imporre l'ergastolo se la 'tortura' provoca la morte del torturato.
Invito i componenti della commissione Giustizia della Camera, oltre che naturalmente il ministro Orlando, a leggere con attenzione le motivazioni della sentenza della Corte europea dei diritti umani sia per quanto riguarda la codifica del reato di tortura, tipico delle forze dell'ordine, sia, più in generale, per il modo con cui il nostro paese viola la propria legalità costituzionale e i propri obblighi internazionali. Per denunciare tutto ciò, e accompagnarlo con proposte concrete di riforma, continuo con il mio sciopero della fame al quale da oggi si unisce anche Marco Pannella con uno sciopero anche della sete.
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Carceri: Rita Bernardini denuncia ennesimo suicidio e lo smantellamento dell’unico reparto di alta sicurezza che funzioni in Italia, quello del carcere Due Palazzi di Padova
Dichiarazione di Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani
Giorno dopo giorno aumentano (purtroppo) le ragioni del mio sciopero della fame, giunto oggi al 34° giorno.
Grazie alla rete di Ristretti Orizzonti sono venuta a conoscenza dell’ennesimo suicidio in carcere, il 14° dall’inizio dell’anno, avvenuto -come conferma il DAP- nel carcere di Piacenza. Una mattanza che non accenna a diminuire a causa delle condizioni inumane e degradanti di buona parte delle nostre prigioni.
A questa tragedia umana, si aggiunge la notizia dello smantellamento dell’Alta Sicurezza del carcere Due Palazzi di Padova, uno dei pochi che funziona dal punto di vista del recupero sociale e civile dei detenuti. Lo smembramento dell’AS significa che decine di detenuti che lavorano acquisendo una professionalità o che studiano con profitto (alcuni dei quali sono universitari), verranno presi come pacchi e condotti in altri istituti perdendo così ogni speranza di futuro reinserimento e/o di recupero. Dal DAP, che conferma la notizia, mi si dice che l’operazione sarà fatta con la massima attenzione, che molti detenuti verranno de-classificati e che quindi rimarranno a Padova, che quelli che lavorano non saranno spostati e che, nel caso siano commessi errori, questi verranno successivamente rimediati.
Fatto sta che c’è il forte rischio che il comma tre dell’articolo 27 della Costituzione - secondo il quale “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” – diviene sempre più fantomatico, carta straccia nemmeno riciclabile che umilia lo Stato di diritto.
Per i giornalisti interessati alle ragioni del mio sciopero della fame, segnalo il comunicato di due giorni fa:
http://www.radicali.it/comunicati/20150405/carceri-giustizia-bernardini-dati-aggiornati-al-31-marzo-preoccupano-radicali
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Carceri e giustizia: Bernardini, i dati aggiornati al 31 marzo preoccupano i Radicali
Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali italiani, giunta oggi al 32° giorno di sciopero della fame:
Secondo i dati diffusi dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria al 31 marzo 2015 i detenuti presenti nei 200 istituti penitenziari italiani sono 54.122 e tornano a risalire dopo gli effetti dovuti ai vari provvedimenti “svuotacarceri” e, soprattutto, alla sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale la legge Fini-Giovanardi che equiparava le sostanze stupefacenti leggere (hashish e marijuana) a quelle pesanti (eroina, cocaina).
I detenuti in attesa di giudizio sono 19.799 pari al 27,6% (erano il 43% il 30 novembre 2010) mentre coloro che scontano una pena carceraria definitiva sono il 63,4%. Su questo fronte si registra dunque un deciso miglioramento visto che fino a poco tempo fa eravamo ben oltre il 40%. Preoccupa la grande quantità di detenuti in attesa di primo giustizio, che sono quasi diecimila: 9.504 per l’esattezza. I detenuti stranieri sono 17.617 pari al 32,5% del totale (il 30 novembre 2010 erano il 37%).
Quanto al sovraffollamento, ci sono ben 58 carceri con un sovraffollamento superiore al 130% (tenendo conto delle sezioni chiuse). Si va dal 200% della Casa Circondariale di Udine (164 detenuti in 82 posti effettivi), al 199% del carcere di Busto Arsizio (303 detenuti in 145 posti effettivi), al 196% del carcere di Latina (149 detenuti in 76 posti). Quanto ai grandi istituti penitenziari, a Milano-San Vittore si registra un sovraffollamento del 182% (963 detenuti in 530 posti effettivi), a Roma-Regina Coeli del 178%, a Verona Montorio del 176% (608 detenuti in 345 posti), a Padova-2 Palazzi del 169% (738 detenuti in 436 posti), a Lecce-Nuovo complesso del 163,5% (1.017 detenuti in 622 posti), a Napoli Secondigliano del 153% (1.353 detenuti in 886 posti), a Bologna-Dozza del 150% (734 detenuti in 489 posti), a Milano-Opera del 146% (1.303 detenuti in 893 posti).
Quel che preoccupa, e quindi come radicali ci “occupa” di più, sono i tanti detenuti che si trovano ancora in carcere perché non hanno potuto rivedere al ribasso la pena che è stata loro comminata in base ai vecchi minimi e massimi edittali della legge Fini/Giovanardi che andavano dai 6 ai 20 anni senza fare distinzione fra droghe pesanti e droghe leggere mentre, dopo la dichiarazione di incostituzionalità per i derivati della cannabis, si è passati a pene edittali che vanno dai 2 ai 6 anni.
Ma c’è di più. Nelle carceri i detenuti che lavorano sono solo il 20% e fanno lavori saltuari e per niente spendibili una volta finita la prigionia; in molti sono afflitti da gravi malattie e non sono curati come è loro diritto, tantissimi sono illegalmente ristretti in istituti lontano dalle famiglie e dagli affetti. Gli educatori sono insufficienti e non riescono a chiudere per tempo le relazioni di sintesi per l’accesso alle misure alternative, per non parlare della carenza di psicologi che si riflette drammaticamente su una popolazione detenuta che per il 30% è formata da tossicodipendenti e per il 20% da casi di sofferenza psichiatrica.
Alla base del mio sciopero della fame per l’amnistia e l’indulto, come aveva chiesto alle camere con il suo messaggio costituzionale il Presidente Emerito Napolitano, c’è innanzi tutto, oltre alla condizione di illegalità delle carceri, la débâcle della giustizia irragionevolmente e incostituzionalmente lunga. E’ stato il magistrato Mario Barbuto a dirci pochi giorni fa che i procedimenti penali pendenti sono ben 4.600.000: una montagna mostruosa che blocca l’amministrazione della giustizia.
Infine – e concludo sul tema dell’informazione – come mai nessun grande mezzo di informazione (inclusi i giornali) ha detto che la Direzione Nazionale Antimafia, nella sua recente relazione annuale, si è espressa categoricamente per la depenalizzazione dei derivati della cannabis? E ancora, perché nessun mass-media ha detto una parola sul fatto che il Governo ha fatto decadere, non esercitando la delega, il provvedimento che prevedeva la detenzione domiciliare come pena principale che avrebbe potuto essere comminata per reati puniti nel massimo edittale fino a 5 anni? Timori elettorali filo-leghisti?
Bolognetti: l’impossibile coesistenza tra attività estrattive e tutela del territorio e della salute.
Da Gazzetta del Mezzogiorno, 3 aprile 2015
Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani
Qualcuno in questi mesi ha scoperto l’acqua calda: le attività minerarie in quel di Corleto Perticara hanno determinato una contaminazione delle matrici ambientali.
Peccato che molte di queste situazioni di inquinamento risalgano a un passato non remoto, che è stato convenientemente rimosso e spazzato sotto un tappeto di silenzio, omertà e conoscenza negata. A Corleto Perticara, oggi enclave petrolifera Total in Basilicata, ahinoi, non ci sono solo le migliaia di metri cubi di fanghi stoccati in c/da Serra Dievolo, ma anche numerosi siti inquinati di cui negli anni si è persa traccia e memoria. Situazioni d’inquinamento denunciate dall’Eni nel 2001. I nomi dei siti sono esotici; ciò che a volte emerge dalla lettura dei piani di caratterizzazione è inquietante. Da Tempa la Manara a Gorgoglione, da Tempa d’Emma 1 St e Ter, passando per Tempa Rossa 2, 1 dir, 1 dir ter e Perticara 1, proverò a tratteggiare una storia di veleni dimenticati per rinfrescare la memoria a coloro che continuano a venderci un sogno petrolifero tramutatosi inevitabilmente in incubo. Purtroppo nulla è dato sapere del profilo del Pozzo “Tempa Rossa 2”, trivellato a scopo esplorativo nel 1991; sul sito dell’Unmig esso è infatti classificato come non disponibile. Quel che invece sappiamo è che il 6 aprile 2001 gli uffici di Viale Verrastro protocollano una denuncia di inquinamento, inviata da Eni Spa – Divisione Agip, che ha detenuto la concessione prima che la stessa fosse ceduta alla Total. Nella missiva, firmata dall’allora responsabile del distretto Giancarlo Vacchelli, è dato leggere che l’Eni “intende attivare le procedure per gli interventi di messa in sicurezza d’emergenza, di bonifica e di ripristino ambientale, nel sito denominato “Pozzo Tempa Rossa 2”. Il responsabile del Distretto precisa che la situazione di potenziale inquinamento è antecedente all’entrata in vigore del “Decreto Ronchi”, e cioè antecedente al 1997. Il 30 settembre 2011, il Comune di Corleto Perticara trasmette al Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, alla Asp, alla Provincia e ad Arpab la Determina Dirigenziale n. 150, avente per oggetto il Piano di caratterizzazione del sito “Area Pozzo Tempa Rossa 2”, redatto da Total il 6 giugno 2011. In realtà, sul fatto che Eni abbia dato corso agli interventi di Mise ci sono seri dubbi. Nel sopra citato Piano, infatti, si afferma che “dalle informazioni a disposizione non è noto quali attività siano state effettivamente realizzate” dopo la comunicazione dell’aprile 2001. Ma le sorprese non finiscono qua se consideriamo che Total riferisce di “una serie di vasche interrate utilizzate per la gestione dei fanghi probabilmente non impermeabilizzate”. Comunque sia, a confermare che l’inquinamento denunciato nel 2001 - e probabilmente prodottosi all’inizio degli anni ’90 - fosse tutt’altro che presunto, è la “Relazione Tecnica Integrativa Scavi di Decontaminazione” del piazzale “Tempa Rossa 2”, prodotta da Total il 3 aprile del 2013, nella quale si legge di interventi di Messa in sicurezza effettuati dopo aver riscontrato il superamento “del parametro idrocarburi pesanti in alcuni campioni di terreno della matrice suolo profondo prelevati nel corso delle indagini di caratterizzazione”. La partita ad oggi è tutt’altro che chiusa e la definitiva bonifica non è stata ancora completata. A confermarlo è la stessa Total che afferma che la seconda fase di Mise non ha consentito la “rimozione della sorgente secondaria di contaminazione rappresentata da terreno contaminato da idrocarburi” e propone di redigere un’Analisi di Rischio sito specifica(Adr) per procedere a “una valutazione quantitativa dei rischi per la salute umana connessi alla presenza di inquinanti nelle matrici ambientali”. Nel darvi appuntamento alla seconda puntata, verrebbe da chiedere all’ineffabile signor Innocenzo Titone, e a tutti gli sponsor palesi e occulti delle petrolobby che hanno invaso le nostre valli, se siano davvero convinti che le attività estrattive possano coesistere con l’agricoltura, la tutela della salute umana e dell’ambiente. A lor signori, che con impareggiabile faccia tosta declinano bugie su bugie, ricordo una volta di più che nel 2000 la Commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti riferiva della presenza in Basilicata di oltre 400 siti inquinati dalle attività di ricerca, estrazione e coltivazione idrocarburi.
Approfondimenti
Gazzetta del Mezzogiorno(Ed. Lucana), 3 aprile 2015
Relazione integrativa Total aprile 2013
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Fisco e parafisco dell’energia nell’era del petrolio a buon mercato
Imposte sui redditi, imposte sui consumi e sui comportamenti ( * pubblicato a firma di Michele Governatori sul periodico Qualenergia, n° 1 2015)
L’Italia tassa i redditi (quelli noti al fisco, s’intende) più della media UE. Questo vuol dire che un cittadino o un’azienda onesti hanno meno interesse ad aver successo economico in Italia che altrove. E infatti in un contesto europeo integrato è sempre più verosimile che un giovane professionista o imprenditore sicuri del proprio potenziale decidano di andarsene. Così come è sempre più probabile che una persona di reddito medio-alto decida di andare a vivere fuori dal Lazio per non pagare l’addizionale record d’Italia (e un punto secco in più nel 2015: i residenti l’avranno notato con lo stipendio di gennaio).
Ma qual è l’alternativa a un’aspra tassazione dei redditi? Già nel 2011 la Banca d’Italia (con un documento a firma del poi sottosegretario Vieri Ceriani reperibile sul sito della Banca) consigliava al Governo di rivedere la tassazione spostandone una parte ulteriore dai redditi ai consumi, e lo stesso faceva sempre nel 2011 la BCE in una delle sue richieste nella famosa lettera al Governo Berlusconi.
Anche tassare i consumi, naturalmente, ha le sue controindicazioni. In particolare, è distorsivo tra le categorie di beni assoggettate a diverse aliquote d’imposta. Ma l’effetto finale torna positivo se le distorsioni indotte dall’imposta al consumo ne bilanciano altre già esistenti, per esempio perché correggono esternalità ambientali. Per questo, se ben bilanciate, le imposte “ambientali” sui consumi possono essere un’ottima soluzione per introdurre segnali virtuosi in modo non troppo dirigista e nello stesso tempo permettere di alleggerire il peso sui redditi. Con il risultato di dare più potere d’acquisto a chi abbia voglia di mutare i propri comportamenti.
Imposte ambientali: cosa manca per renderle ecologiche (ed efficienti)
Appartengono alla definizione di imposte ambientali, per esempio, le accise su prodotti energetici il cui consumo provoca effetti negativi all’ecosistema. Peccato che, in Italia e non solo, esse vengano applicate in molti casi con modalità controproducenti dal punto di vista ecologico. Il caso più clamoroso è quello delle accise sui combustibili che vedono forti sconti proprio per i consumatori più intensivi: quelli per i quali il prezzo è più critico per attivare investimenti in efficienza nei consumi. Una persona comune che fa un pieno di gasolio da 50 litri paga per la stessa quantità oltre 10 Euro più di un TIR, per esempio. Cioè sussidia i tubi di scappamento più grossi. L’accisa diventa quindi un’imposta assai poco ambientale, che anzi si trasforma in uno dei sussidi dannosi all’ambiente secondo la classificazione dell’OCSE, e che l’OCSE stessa con la sua Environmental Performance Review del 2013 ha raccomandato al Governo italiano di eliminare.
La necessità di una revisione in chiave ecologica della fiscalità del resto è anche nella legge italiana. La prevede la delega fiscale del marzo 2014 all’articolo 15. Peccato che la norma subordini la revisione all’approvazione della nuova direttiva UE sulla tassazione dei prodotti energetici, che la neonata Commissione di Schultz ha messo fuori dall’agenda. Così l’obbligatorietà della riforma italiana è bloccata, a meno che non passi una proposta di modifica alla delega fiscale come quella di Legambiente e Radicali Italiani nell’iniziativa #menoinquinomenopago, già presentata alla Camera con prima firma dell’on. Oreste Pastorelli e firme aggiuntive di una quindicina di deputati.
Il legame tra sistema fiscale e sussidi, in particolare legati all’energia, è evidente, se è vero che uno sconto d’imposta genera un vantaggio competitivo quanto un sussidio. La riforma ecologica del fisco quindi deve avvenire insieme a una revisione di tutti i sussidi, in modo che l’effetto complessivo sia di internalizzare i costi esterni oltre che di perseguire la trasparenza fiscale. E non solo: bisogna mettere mano anche al sistema della parafiscalità delle bollette, dove si annidano sussidi ai grandi consumatori e a quelli più intensivi che sono più l’esito stratificato di singoli interventi di aiuto, e conseguenti reazioni, che di una visione lineare. Un caso emblematico della guerra nei sussidi dell’energia è stata la prevedibile reazione di settori energy intensive non manifatturieri a una delle norme di sconto politico sul prezzo che avvantaggiava solo i loro omologhi manifatturieri.
Il governo Renzi ha iniziato a metter mano al sistema dei trasferimenti tra categorie di consumatori delle bollette, ma non ancora nel modo più coerente e radicale, che è quello di far pagare il costo totale dell’energia (esternalità e oneri di sistema diretti inclusi) senza alcun sussidio incrociato. Coerente anche con il primo punto della Strategia Energetica Nazionale che reca l’obiettivo dell’efficienza energetica.
Riflettiamoci: come si fa a consumare in modo efficiente una risorsa di cui si paga un prezzo politico diverso dal costo pieno?
I sussidi alle fonti fossili di energia e la loro interazione con quelli alle fonti rinnovabili
Come hanno scritto Alberto Saravalle e Carlo Stagnaro il 21 gennaio sull’Huffington Post, gran parte dei sussidi da eliminare nell’energia sono quelli alle fonti fossili, che una volta tolti possono comportare possibilità di alleggerimento anche di quelli alle fonti rinnovabili.
Saravalle e Stagnaro, come già la Banca Mondiale nel suo ultimo Global Economic Prospects e il Fondo Monetario Internazionale con dichiarazioni di Olivier Blanchard, affermano che il prezzo eccezionalmente basso del petrolio è un’occasione d’oro per procedere alla revisione dei sussidi dell’energia, perché la riduzione dei prezzi dei prodotti energetici fossili rende assorbibile un taglio degli aiuti al loro consumo.
Più complessa a parere di chi scrive è l’interazione lato offerta dei sussidi all’energia col petrolio a buon mercato. Il quale rende l’offerta più competitiva solo quando l’input del processo di trasformazione ha un prezzo legato a quello del petrolio. In questo senso, un recentissimo parere dell’agenzia statunitense per l’informazione sull’energia afferma che le fonti elettriche rinnovabili non dovrebbero veder danneggiata la loro competitività dal calo del greggio, in quanto competono con produttori i cui costi perlopiù non vi sono legati.
Più nel dettaglio, un articolo di Marianna Antenucci e del sottoscritto in uscita nel prossimo numero di Critical Issues in Environmental Taxation indaga usando dati empirici del mercato italiano come nel sistema della generazione elettrica una carbon tax avvantaggerebbe alcune categorie di fonti rinnovabili (quelle che percepiscono un incentivo indipendente dal prezzo di mercato dell’elettricità) e si chiede che tipo di incentivi alle rinnovabili si adatta automaticamente alle fluttuazioni del prezzo delle emissioni CO2 o all’intensità di una carbon tax, elemento quest’ultimo che è ragionevole aspettarsi venga reintrodotto una volta messa in campo la riforma del fisco cui accennavamo. Maggiori informazioni sull’articolo sono sul blog Derrickenergia di cui riportiamo il link tra i riferimenti.
In ogni caso, lato domanda e lato offerta, per fare affermazioni conclusive in termini distributivi occorre valutare la competitività dei mercati per capire quali parti della filiera si tengono effettivamente l’effetto del minor sussidio e del minor prezzo del petrolio. È però certamente condivisibile l’affermazione generale di Saravalle e Stagnaro circa il fatto che la riduzione di un sussidio a una determinata categoria crea di norma spazio per un “disarmo” multilaterale, per un effetto di de-escalation simmetrico a quello descritto sopra.
E dunque: dobbiamo essere ottimisti riguardo a una possibile riforma da parte del Governo?
Una nota positiva è l’annuncio di Renzi di un “Green Act” a marzo.
Quanto più sarà pervasivo l’intervento, toccando le regole della parafiscalità e della fiscalità legate all’energia e all’ambiente, tanto più potrà dare effetti positivi in termini di efficienza dei mercati e correttezza della concorrenza, eliminazione degli incentivi dannosi all’ambiente, naturale incentivo all’efficienza energetica.
Ringrazio Marianna Antenucci e Edoardo Zanchini.
* Michele Governatori lavora nell’energia. Cura "Derrick", una rubrica sul tema di Radio Radicale, e un blog dal titolo Derrickenergia.
LINK SUGGERITI DALL'AUTORE
worldbank.org/content/dam/Worldbank/GEP/GEP2015a/pdfs/GEP2015a_chapter4_report_oil.pdf
huffingtonpost.it/carlo-stagnaro/smantelliamo-sussidi-distorsioni-mercato-energia_b_6513272.html
radicali.it/menoinquinomenopago
derrickenergia.blogspot.ch/2014/10/conferenza-globale-della-tassazione_14.html
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Pasqua radicale in carcere. Pannella, Bernardini, Di Folco e Maureddu a Rebibbia e Regina Coeli
Pasqua e pasquetta in carcere per Marco Pannella, Rita Bernardini, Paola Di Folco e Isio Maureddu. Domenica 5 aprile alle 10.30 i quattro esponenti radicali visiteranno il carcere di Rebibbia. Mentre Lunedì 6, alla stessa ora, entreranno a Regina Coeli.
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Firenze. Opg, 4 aprile conferenza stampa Associazione Andrea Tamburi
Sabato 4 aprile 2015 a via Cavour, a Firenze, davanti alle sedi della Prefettura e della Regione, si terrà un presidio nonviolento organizzato dall'Associazione per l'iniziativa radicale "Andrea Tamburi" per denunciare la non applicazione della legge 81 sugli Opg e, più in particolare, in riferimento alla decisione della Giunta regionale di destinare alcuni internati nell'istituto "Mario Gozzini" di Firenze.
Nell'ambito della manifestazione, alle ore 12, è in prevista una conferenza stampa alla quale prenderanno parte Massimo Lensi, presidente dell'Associazione "Andrea Tamburi", e Maurizio Buzzegoli, segretario dell'Associazione "Andrea Tamburi" e membro della Direzione nazionale di Radicali Italiani.
Per informazioni contattare Maurizio Buzzegoli (3382318159).
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Milano: Cappato "esenzione EREAC, sosta, preferenziali, teatri e stadio: pubblicato elenco su www.milanoradicale.it"
"Manca una rendicontazione ufficiale e un'azione per ridurre le esenzioni"
Dichiarazione di Marco Cappato, Presidente del Gruppo Radicale - federalista europeo
Sono pubblicati sul sito www.milanoradicale.it le riposte ai miei accessi agli atti su permessi, esenzioni e omaggi rilasciati dal Comune di Milano, in particolare:
- Elenco nominativi dei soggetti beneficiari dei permessi per libero accesso ad AREA C al 31 dicembre 2014
- Elenco dei nominativi beneficiari biglietti gratuiti nei Teatri milanesi nell’anno 2014
- Elenco dei nominativi dei soggetti che hanno fruito di biglietti omaggio destinati al Comune di Milano presso lo Stadio Meazza nell’anno 2014
- Aggiornamento elenco nominativi soggetti beneficiari dei permessi della sosta libera al 31 dicembre 2014
Aggiornamento elenco nominativi dei soggetti beneficiari dei permessi delle corsie preferenziali al 31 dicembre 2014
Nonostante la mozione approvata dal Consiglio comunale, con il parere favorevole della Giunta, il Sindaco Pisapia mi ha comunicato che gli elenchi non saranno pubblicati sul sito del Comune per ragioni di privacy. A Pisapia rispondo che la privacy non ha impedito ai suoi uffici di far avere una parte dei dati ad alcuni giornali, e che in ogni caso avrebbe potuto pubblicare almeno i dati di sintesi, che sono i seguenti sulla base dei nostri conteggi:
AUTO ESENTI AREA C:
- anno 2013 permessi n. 6167
- anno 2014 permessi n. 7872
BIGLIETTI TEATRI MILANESI
- anno 2013 biglietti teatro n. 1275
- anno 2014 biglietti teatro n. 1172
CORSIE PREFERENZIALI
- dall'01.01.2013 al 07.10.2013 n. 3398
- dall'08.10.2013 al 07.02.2014 n. 3529
- dall'08.02.2014 al 31.12.2014 n. 3654
BIGLIETTI STADIO MEAZZA
- anno 2013 impossibile conteggiarli
- anno 2014 partite + concerti n. 14522
PASS SOSTA LIBERA
- anno 2013 n. 1595
- anno 2014 numero diviso per nuova ordinanza: 1008 permessi in via di esaurimento vecchia ordinanza
1538 polizia locale + questura + carabinieri
1340 permessi nominativi nuova ordinanza
Naturalmente i nostri conteggi sono suscettibili di errori e si basano su dati non sempre completi, ma questo è proprio quello che una rendicontazione ufficiale eviterebbe.
Dopo 4 anni, l'amministrazione Pisapia non ha ancora scelto un metodo chiaro e rigoroso di rendicontazione di esenzioni e omaggi, che in molti casi non accennano a diminuire.
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Petrolio, Ambiente e Politica: Relazione di Maurizio Bolognetti a Brindisi di Montagna(PZ).
Organizzato dal "Comitato No-Triv di Brindisi di Montagna", si è tenuto, presso il Centro Polifunzionale del piccolo comune dell'Alto Basento, un incontro intitolato "Monte Grosso, La Rockhopper e noi…passato, presente e futuro?". Nel corso della serata, Maurizio Bolognetti, presente in qualità di relatore, ha presentato il suo libro "Le Mani nel Petrolio"(Ed. Reality Book)
Qui per ascoltare LINK
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A 4 anni da accordo che dichiarava Tamoil non responsabile dell'inquinamento, la verità comincia a emergere. Dai firmatari comune, provincia e regione ci aspettiamo un sussulto di dignità
Dichiarazione di Sergio Ravelli e Gino Ruggeri, presidente e segretario dell'associazione radicale Piero Welby:
"La richiesta della Procura generale della Corte d'Appello di Brescia nei confronti dei cinque manager Tamoil non poteva arrivare in una occasione più opportuna. Esattamente 4 anni fa, enti locali e sindacati sottoscrivevano un 'accordo bidone' con l'amministratore delegato di Tamoil Raffinazione, il libico Mohamed Saleh Abulaiha, nel quale non solo non c'è traccia di garanzie fideiussorie e di concrete tutele per la città ma addirittura è stata inserita una sorta di clausola auto assolutoria che libera la società petrolifera da ogni responsabilità per l'inquinamento del suolo e della falda, prima ancora che avesse inizio il processo vero e proprio".
"Dopo la sentenza del giudice Guido Salvini, che ha visto condannati quattro manager tamoil per disastro ambientale e omessa bonifica, e l'attuale iniziativa del sostituto procuratore della corte d'appello di Brescia, con la quale si chiede per tutti gli imputati la condanna anche per il più grave reato di avvelenamento delle acque, prendiamo atto che finalmente la verità comincia ad emergere in tutta la sua gravità. E appare in tutta la sua evidenza. L'autodenuncia e la conseguente caratterizzazione del sito, presentate da Tamoil nel marzo 2001, erano fondate su presupposti falsi:
- Tamoil non è responsabile dell'inquinamento;
- la contaminazione è circoscritta al sito industriale;
- non c'è pericolo di contaminazione delle aree esterne e conseguentemente non sono necessarie misure di messa in sicurezza d'emergenza. Tali presupposti hanno “rallentato e compromesso il procedimento amministrativo che in tal modo si è trascinato per molti anni mentre l'uscita e la migrazione del contaminante ancora non si era interrotta” (cit. sentenza Salvini)".
"A questo punto ci aspettiamo dagli enti interessati (e in particolare dal Comune di Cremona), che hanno irresponsabilmente dato credito alle assicurazione di Tamoil, un sussulto di dignità. Si abbia il coraggio di rimettere in discussione l'intera impostazione delle procedure finora seguite e si torni finalmente a tutelare gli interessi dell'intera comunità cremonese. Ne va della credibilità delle stesse istituzioni pubbliche".
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Droga: Bernardini, 50 piante cannabis su mio terrazzo ma nessuna reazione (da AdnKronos Salute)
Iniziata la quarta azione di disobbedienza civile
Roma, 2 apr. (AdnKronos Salute) - "Ho cinquanta piante di marijuana sul terrazzo ma nessuno mi arresta. È strano in un Paese che ha nelle carceri tante persone che hanno fatto molto meno in questo campo", ironizza Rita Bernardini, segretaria dei Radicali italiani, a margine della presentazione alla stampa di un disegno di legge del Movimento 5 Stelle per la legalizzazione della coltivazione di canapa limitata a 4 piante per uso personale.
"Ieri abbiamo cominciato la quarta azione di disobbedienza civile - spiega Bernardini - e sul mio terrazzo sono state piantate oltre 50 piante. L'abbiamo fatto con l'associazione 'Lapiantiamo' che da anni si batte per l'accesso ai farmaci cannabinoidi. La cosa incredibile è che nei miei confronti non succede nulla. È passato più di un anno da quando ho fatto la consegna a Foggia di circa 142 grammi di cannabis coltivati sul mio terrazzo. Ho consegnato il filmato alla procura della Repubblica, naturalmente autodenunciandomi. Sono andata dopo un anno, a febbraio scorso, a chiedere se fossi stata iscritta nel registro degli indagati e mi hanno detto di no", dice Bernardini ricordando di aver cominciato a fare disobbedienza civile dal 1995.
Purtroppo, dice Bernardini, "del tema non si parla nonostante la stessa Direzione nazionale antimafia si sia pronunciata, con dati concreti, a favore della legalizzazione. Questa notizia non ha avuto spazio ma avrebbe potuto scatenare un dibattito".
GUARDA LA CONFERENZA STAMPA ALLA CAMERA
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Eutanasia / Lorenzin, Cappato: il Governo si rimette al Parlamento, ma il Parlamento viola la Costituzione
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Ministero Ambiente - Rostellato, Turco: dal processo emerge che e' stato sollecitato per ben tre volte a costituirsi parte civile nel processo contro dirigenti della raffineria Tamoil di Cremona ma non l'ha fatto
Interrogazione per poi procedere per il danno erariale causato.
Dichiarazione di Gessica Rostellato, deputata di Alternativa Libera e Maurizio Turco, già deputato e Tesoriere del Partito radicale "Con l'interrogazione presentata oggi dall'intero gruppo di Alternativa Libera alla Camera dei Deputati si passa alla seconda fase dell'iniziativa giudiziaria volta al riconoscimento del danno ambientale (ma anche economico, sociale e politico) causato dalla Raffineria Tamoil alla città di Cremona. La questione che poniamo è semplice. Dalla sentenza emerge che per ben tre volte il magistrato ha sollecitato il Ministero dell'Ambiente a valutare l'ipotesi di costituirsi parte civile per il possibile danno ambientale che avrebbe potuto emergere dal processo, come è successivamente accaduto. Attendiamo ora la risposta del Ministero per capire di chi è la responsabilità e quindi procedere per recuperare il danno erariale causato."© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Ostia, Radicali: sul lungomare ci sono già 67 varchi. Sindaco inserisca in ordinanza obbligo libero accesso h24
Dichiarazione di Riccardo Magi, Consigliere Comunale e Presidente di Radicali italiani, e Alessandro Capriccioli, Segretario di Radicali Roma.
Sul lungomare di Ostia ci sono già 67 varchi: sono gli accessi agli stabilimenti balneari e alle spiagge attrezzate che, per definizione e per legge, dovrebbero essere tutti accessi pubblici alla spiaggia. La soluzione per restituire ai cittadini il mare di Roma, quindi, non è aprire nuovi varchi, bensì far rispettare la legge che a Ostia, a differenza delle altre località costiere italiane, non vale.
L'apertura di nuovi varchi pubblici, che di per sè può sembrare cosa positiva, rischia perciò di diventare un compromesso al ribasso che consentirà a molti concessionari di proseguire indisturbati nei loro comportamenti illegali: una sorta di sanatoria di fatto per tutti gli abusi, molti dei quali letteralmente eclatanti, che hanno colpito in questi anni il lungomare di Roma rendendolo un luogo triste e respingente.
Chiediamo al Sindaco Marino, che a breve come ogni anno emanerà l'ordinanza di apertura della stagione balneare, di ribadire in modo esplicito l’obbligo per i concessionari di garantire il libero accesso e transito verso la spiaggia, anche ai fini della balneazione, 12 mesi l'anno e 24 ore al giorno, a prescindere dagli orari di apertura dei servizi, come del resto prevede la legge.
Parallelamente è necessaria la verifica del rispetto di tutte le concessioni, con il controllo puntuale delle relative planimetrie che abbiamo consegnato all'Assessore Sabella subito dopo il suo insediamento, e la conseguente revoca per i concessionari che si siano resi responsabili di abusi.
Così, con pochi atti amministrativi che riaffermino semplicemente la legalità, sul lungomare di Ostia compariranno come per magia moltissimi nuovi varchi.
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Grattacielo Regione Piemonte. Il primo aprile e solo il primo aprile, un sito dedicato completo, corretto e trasparente
Sarà possibile per i cittadini interagire online. Tutto sarà pubblicato, tutto sarà chiarito
Il segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta, Giulio Manfredi, rende noto che il primo aprile, e solo il primo aprile, il sito web della Regione Piemonte dedicato alla “Sede Unica” in fase di allestimento a Torino in zona Lingotto sarà finalmente ricco di informazioni sull’iter di costruzione dell’opera, costata oltre 200 milioni di euro. Sarà possibile accedere ai testi integrali di tutti i provvedimenti regionali relativi all’opera, emanati sotto le giunte Bresso, Cota e Chiamparino. Sarà fornita, altresì, adeguata informazione sulle inchieste in corso delle Procure di Torino e di Firenze e sui provvedimenti presi dalla Regione a tutela dell’interesse pubblico.
Inoltre il primo aprile, e solo il primo aprile, i cittadini piemontesi, finanziatori dell’opera, potranno avere il privilegio di interagire online con l’amministrazione regionale, ponendo domande (e ottenendo risposte) del tipo:
- perché avete costruito il grattacielo e poi vi siete accorti che mancano le strade per arrivarci? Di solito le due cose non vanno di pari passo?
- perché avete deliberato gli affidamenti alle ditte per cercare eventuali ordigni inesplosi nell’area del cantiere del grattacielo solamente nel novembre 2014, a grattacielo finito? Quelle ricerche non era meglio farle prima di iniziare la costruzione dell’opera?
- come è finita la querelle con l’archistar Massimiliano Fuksas?
Il primo di aprile, per un giorno e solo per quel giorno, tutto sarà spiegato, tutto sarà illustrato, tutto sarà trasparente, come d’altronde avevano promesso pubblicamente, in Consiglio Regionale, il 17 marzo, sia il presidente Sergio Chiamparino sia il vicepresidente Aldo Reschigna.
Dal 2 aprile si tornerà al vecchio sito, creato dalla giunta Cota nel 2012, di cui sono stati solamente aggiornati il video introduttivo e inserita qualche foto di Chiamparino e Reschigna con caschetto in visita all’opera. Troppo poco".
Leggi anche: http://www.sedeunica.regione.piemonte.it
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Pubblicità commissioni. Primo passo, ma quel che conta è risultato finale. Occorre streaming di tutte le sedute, non solo di quelle permanenti
Martedi 31 marzo con una votazione all’unanimità il Consiglio Regionale del Piemonte ha approvato definitivamente, in seconda lettura, la proposta di legge presentata dal gruppo M5S, primo firmatario Davide Bono, per modificare le norme dello Statuto che impediscono la pubblicità delle sedute delle commissioni permanenti consiliari. Con questa proposta, viene demandata alle opportune modifiche del Regolamento interno del Consiglio regionale l’individuazione delle forme più idonee di pubblicità per le sedute di Commissione.
Giulio Manfredi, segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta, ha dichiarato:
"La legge approvata oggi è un primo passo nella direzione giusta, quella di assicurare la massima trasparenza e pubblicità dei lavori delle commissioni. Quello che conta è, però, il risultato finale. Non basta assicurare la presenza dei giornalisti, occorre la trasmissione audiovideo delle sedute, come avviene per le sedute del Consiglio Regionale. Non basta occuparsi delle commissioni permanenti, il problema della trasparenza riguarda anche le altre commissioni, a partire dalla giunta delle Elezioni e della giunta per il Regolamento. Lo dimostra quanto accaduto la scorsa legislatura in giunta Elezioni sul 'caso Giovine' - vergognoso ritardo con il quale fu fatto decadere dopo sentenza definitiva - e in questa legislatura sul 'caso Marrone', con giunte Elezioni e Regolamento unite nell’avallare il non rispetto dell’articolo 18 del Regolamento consiliare".
NOTA
L'art. 18 del Regolamento interno del Consiglio regionale prescrive, al comma 3, che “la convalida [delle elezioni, da parte del Consiglio regionale] deve comunque avvenire entro 120 giorni” e che “a tal fine, la Giunta per le Elezioni […] deve presentare le proprie conclusioni al Consiglio entro 90 giorni [dalle elezioni]“.
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Internati Opg a Solliccianino. La Regione Toscana ha fatto solo una figuraccia, meglio il commissariamento
Dichiarazione di Massimo Lensi e Maurizio Buzzegoli, Presidente e Segretario dell’Associazione radicale “Andrea Tamburi” di Firenze:
"La decisione della Regione Toscana di trasferire gli internati non dimissibili dall’Opg di Montelupo al carcere di Solliccianino, dimostra solo che si è arrivati all’ultimo secondo utile per evitare il commissariamento senza avere in mano soluzioni adeguate: una figuraccia, che mette in mostra l’incapacità politica del governatore Rossi di affrontare problemi delicati come quello del superamento degli Opg con gli strumenti della persuasione e della coesione territoriale. La decisione, infatti, è stata presa a solo un giorno dalla scadenza prevista per il superamento dell’Opg di Montelupo. Cosa accadrà ora non si sa: si spera che il trasferimento avvenga solo dopo gli interventi di adeguamento nell’istituto Gozzini, un carcere a custodia attenuata ma pur sempre un carcere. Insomma, non si è voluto, o potuto, comprendere appieno il significato importante contenuto nella legge 81 e si è preferito dar prova di inefficienza politica. “Cambiare tutto per non cambiare nulla”: ma allora è meglio, molto meglio, il commissariamento previsto nella legge 81".
Per informazioni contattare Maurizio Buzzegoli (3382318159).
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Rifiuti, Radicali: bene anagrafe pubblica di Roma Capitale, ora Zingaretti risponda su discariche abusive della regione
La messa online dell'Anagrafe Pubblica dei Rifiuti -ottenuta con la delibera a prima firma Riccardo Magi approvata all'unanimità dall'Assemblea Capitolina un anno fa grazie alla nostra iniziativa nonviolenta- è frutto del nostro impegno in consiglio comunale e del lavoro pluriennale dell'Associazione Radicali Roma, e in modo particolare di Massimiliano Iervolino, sul tema dei rifiuti nella capitale e nel Lazio. Grazie a questo strumento, che andrà sviluppato e implementato, i cittadini romani potranno finalmente conoscere non soltanto la produzione totale e procapite dei rifiuti a Roma, ma anche la percentuale di raccolta differenziata raggiunta nei diversi municipi e i dati sulle discariche. Si tratta di un primo passo nella direzione di una trasparenza che dovrebbe caratterizzare anche tutte le altre attività di Roma Capitale, consentendo così un reale ed efficace controllo dei cittadini sull'operato dell'Amministrazione. Nel ringraziare l'Assessore Estella Marino per aver dotato Roma, primo comune italiano, di questo importantissimo strumento, ci auguriamo che adesso anche la Regione Lazio voglia provvedere, per quanto di sua competenza, a fornire ai suoi abitanti informazioni altrettanto chiare e circostanziate: a partire dalla situazione delle discariche abusive presenti nella nostra regione, che contribuiscono a gravare l'intero paese di multe salatissime da parte dell'Unione Europea, e dallo stato dell'arte della loro messa in sicurezza, tema sul quale ci siamo già rivolti in più di un'occasione al Presidente Zingaretti senza tuttavia ricevere alcuna risposta.
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Petrolio, ambiente e politica: Maurizio Bolognetti incontra gli studenti del Liceo Scientifico di Lagonegro
Presso il Nuovo Cinema Iris di Lagonegro, Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali Lucani, ha incontrato gli studenti del Liceo Scientifico "F. De Sarlo", nell’ambito dell’assemblea d’istituto presieduta da Eugenio Scaramozza. L’esponente radicale ha tenuto una relazione intitolata "Petrolio, Ambiente e Politica" e si è soffermato sui contenuti delle inchieste sui veleni industriali e politici della Basilicata realizzate per Radio Radicale. L’incontro è stato introdotto dal prof. Gerardo Melchionda, referente di Libera nel lagonegrese.
Qui per ascoltare l’incontro sul sito di Radio Radicale LINK
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Contro lo smantellamento del Parco Nazionale dello Stelvio: lettera aperta al presidente del Consiglio Renzi
Lettera aperta di Fabrizio Cianci, segretario dell'associazione Radicali Ecologisti al primo ministro Matteo Renzi:
Proprio quest’anno, il Parco Nazionale dello Stelvio compirà i suoi primi ottant’anni; istituito nel 1935, oltre ad essere uno dei più antichi d’Europa, è anche il più esteso dell’arco alpino.
Ma questo ottantesimo compleanno rischia di diventare il funerale del Parco, nato per garantire una tutela unitaria delle valli del massiccio montuoso Ortles-Cevedale tra Lombardia, Trentino e Sudtirolo. Proprio l’essere ripartito tra una regione a Statuto ordinario e due a Statuto speciale, ha scatenato da cinque anni a questa parte l’offensiva “autonomistica” per ottenere lo smembramento e la ripartizione in tre ambiti distinti.
Già nel 2012 il Presidente Napolitano si rifiutò di controfirmare il decreto che avrebbe dovuto sancire lo smantellamento del Parco. Ma adesso, con un nuovo governo e un nuovo Presidente, le correnti secessioniste hanno ripreso vigore.
Lo scorso 11 febbraio, ministero dell’Ambiente, Regione Lombardia e le Province Autonome di Trento e Bolzano hanno infatti sottoscritto un’intesa che ne modifica radicalmente la governance e le tutele. Il risultato?
Qualora il Governo dovesse approvare il Parco verrà diviso in tre unità separate e autonome: lo Stelvio, insomma, lascerà il posto a un collage di parchi provinciali. Contestualmente alla perdita dello status di Parco Nazionale, verrà depotenziato il livello di protezione.
La situazione appare contraddittoria se si considera che nel 1991 l’Italia ha firmato la Convenzione per la Protezione delle Alpi proprio per garantire una politica comune, e prima di tutto ambientale, per l'Arco alpino, un territorio sensibile e complesso in cui i confini sono determinati da fattori naturali, economici e culturali che raramente coincidono con le frontiere degli Stati nazionali.
Se risulta evidente l’importanza di un vero ed efficace coordinamento internazionale degli interventi, a maggior ragione, appare anacronistico frazionare gli interventi in base ai confini amministrativi interni agli Stati.
Per queste ragioni, ci appelliamo a Lei perché il Consiglio dei ministri non ratifichi l’intesa che rappresenta uno smantellamento di fatto del Parco Nazionale. Se il Governo dovesse approvare l’intesa, si compirebbe un clamoroso passo indietro negli indirizzi di tutela e valorizzazione ambientale con gravi ricadute sull’intero ecosistema alpino.
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