Radicali Italiani
Eutanasia: Cappato, cresce il fronte dei parlamentari per la calendarizzazione
Noi continuiamo ad aiutare le persone che cercano il suicidio assistito in Svizzera
Dichiarazione di Marco Cappato, promotore della campagna Eutanasia legale e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni Con la lettera aperta promossa dall'on. Lara Ricciatti cresce il fronte parlamentare per la calendarizzazione della proposta di legge di iniziativa popolare per l'eutanasia legale. Ringraziamo l'On. Ricciardi che l'ha promossa, i 108 Parlamentari che sostengono la nostra iniziativa e il nostro iscritto malato di sla Max Fanelli, che l'ha ispirata con la sua coraggiosa testimonianza, insieme alle decine di malati e personalità che si sono unite al nostro appello. La responsabilità politica e formale nel proseguire o interrompere l'inerzia parlamentare è nelle mani dei Capo-gruppo alla Camera Brunetta, Dadone, Dellai, Lupi, Mazziotti Di Celso, Fedriga, Pisicchio, Rampelli, Scotto e Speranza, ciascuno dei quali può indicare la nostra legge nella propria quota di leggi da discutere; è nelle mani dei Presidenti delle Commissioni Affari Sociali, Vargiu, e Giustizia, Ferranti, che possono avviare la discussione in Commissione, e della Presidente della Camera Boldrini, che può convocare le Commissioni mettendo quel punto all'ordine del giorno. Con Mina Welby e Gustavo Fraticelli proseguiamo la nostra attività di fornire informazioni ed aiuto a coloro che sono costretti all'esilio in Svizzera per poter ottenere legalmente il suicidio assistito.© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Bolognetti: bene Arpab su Catasto Rifiuti. Rendiamo pubbliche le informazioni acquisite
Di Maurizio Bolognetti, Segretario Radicali Lucani e Giunta Radicali Italiani
Sulla vicenda del “catasto rifiuti”, Arpa Basilicata ha voluto e saputo mantenere fede agli impegni presi il 3 marzo nel corso dell’incontro con l’Assessore Berlinguer, tenutosi presso gli uffici del Dipartimento ambiente alla presenza del sottoscritto e del direttore dell’Agenzia Aldo Schiassi. Oggi affermo con convinzione che mso-ansi-language:IT">ce l'abbiamo fatta, grazie alla forza del dialogo nonviolento, a fare un piccolo passo avanti nella direzione auspicata: ripristinare il pieno rispetto dell’art.189 del Codice dell’Ambiente e della Convenzione di Aarhus.
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif";mso-ansi-language:IT">Per onorare il diritto di tutti e di ciascuno a poter conoscere per deliberare, ritengo opportuno condividere le informazioni acquisite sui rifiuti speciali e pericolosi prodotti da Eni, mettendole in rete sugli spazi web dell'Associazione Radicali Lucani.
Approfondimenti
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Gigi D’Alessio si iscrive al Partito Radicale? Domani incontro con Marco Pannella
Martedì 5 maggio, alle ore 19.30, Gigi D’Alessio si incontrerà con Marco Pannella presso la sede del Partito Radicale (Roma, Via di Torre Argentina 76). Alle 21.00 Pannella e D’Alessio parteciperanno a Radio Radicale alla consueta trasmissione del martedì “Radio Carcere”, condotta da Riccardo Arena. Ai due appuntamenti saranno presenti anche il regista Ambrogio Crespi e la segretaria di Radicali Italiani Rita uppercase">Bernardini.
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Cremona, processo Tamoil. Il comune si costituirà parte civile in appello?
Dichiarazione di Gino Ruggeri, segretario dell'Associazione Radicale Piero Welby:
Il Comune di Cremona incassa un milione, senza aver fatto nulla, anzi con atteggiamento inizialmente contrario (Giunta Perri) e poi attendista (Giunta Galimberti).
Non è superfluo ricordare che questo milione di euro è stato versato da Tamoil a titolo di provvisionale (ovvero come acconto) per il risarcimento dei danni patrimoniali e di immagine al Comune ed è dovuto alla sentenza emessa il 18 luglio scorso dal Giudice Guido Salvini.
Nel processo 'madre' a carico dei manager Tamoil il Comune non si era costituito parte civile e, se non fosse stato per quel manipolo di radicali testardi e coraggiosi, non avrebbe incassato nulla.
Invece grazie all’Azione popolare, istituto previsto dal Testo unico sugli enti locali, il sottoscritto si è costituito in luogo del Comune e, a spese e rischio propri, ha difeso la cittadinanza cremonese.
Un grande grazie agli avvocati Giuseppe Rossodivita e Alessio Romanelli, all’ing. Gianni Porto, geologo esperto in bonifiche escluso dall’Osservatorio Tamoil, e a Maurizio Turco, deputato radicale dal 2008 al 2013 nella nostra circoscrizione. Ora riprendiamo la lunga attesa per conoscere le decisioni della Giunta Galimberti sulla costituzione di parte civile nel processo di appello e per il riconoscimento dell'intero danno subito.
Siamo fiduciosi. Se il Comune ci affiancherà nel processo, i prossimi potenziali inquinatori saranno informati che a Cremona il rispetto della legge e dell’ambiente è difeso non solo da un singolo cittadino, ma anche dalle istituzioni, non più pavide e conniventi.
Auspichiamo infine che da oggi possa iniziare una nuova storia e che le istituzioni pubbliche, i soggetti politici, imprenditoriali e sindacali sappiamo finalmente operare per il bene della collettività, per la difesa dell'ambiente e della salute pubblica.
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GLI 85 ANNI DI MARCO PANNELLA: SABATO 2 MAGGIO, FESTA DI COMPLEANNO IN SEDE
Sabato 2 maggio '15, a partire dalle ore 15.00, la sede del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito (Roma, Via di Torre Argentina 76) sarà aperta a tutte e a tutti per festeggiare gli 85 anni di Marco Pannella.
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Gli 85 anni di Marco Pannella: Il 2 maggio festa di compleanno aperta a tutti
Domani, sabato 2 maggio, a partire dalle ore 15.00, la sede del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito a Roma, in via di Torre Argentina 76, sarà aperta a tutte e a tutti per festeggiare gli 85 anni di Marco Pannella.
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Intervista a Rita Bernardini sui Cannabis Social Club e sulla coltivazione della marijuana come atto di disobbedienza civile
Rita Bernardini, cosa ti spinge a coltivare cannabis sul tuo terrazzo?
Questa è una nuova fase della mia ventennale “radicale” disobbedienza civile per la legalizzazione dei derivati della cannabis. Questa è la quarta coltivazione della nuova fase espressamente dedicata alla marijuana terapeutica: il primo raccolto l’ho distribuito in Piazza Montecitorio (2012), il secondo a Foggia ai malati dell’associazione LapianTiamo (2014), il terzo al Congresso di Radicali Italiani (2014), il prossimo (oltre 50 piante) sempre ai malati che non riescono ad accedere ai farmaci cannabinoidi, nonostante la legge lo preveda da 8 anni.
La persona che mi ha mosso, potrei meglio dire commosso, è Andrea Trisciuoglio che è arrivato dritto al mio cuore facendomi riprendere quelle disobbedienze che avevo sospeso da alcuni anni. Ho una bella carriera criminale, sa? E ho per complici un altro delinquente incallito come Marco Pannella e una splendida signora, Laura Arconti, che fra pochi giorni compirà novant’anni, radicale fin dentro il midollo e di una lucidità sorprendente.
Mi viene spesso in mente l’immagine di una famiglia serena distrutta da uno stato criminale sol perché il capofamiglia, Aldo Bianzino, coltivava nella sua campagna sull'appennino vicino Città di Castello marijuana per il suo uso privato. Scaraventato nelle patrie galere ne è uscito “morto ammazzato” dopo poche ore, lasciando nella disperazione la madre, la moglie e il giovane Rudra che continua a lottare nonostante sia rimasto praticamente solo perché dopo la morte del padre, morirono di dolore a poca distanza di tempo sia sua madre che sua nonna. Le vittime, in questo come in altre decine di migliaia di casi, non le ha provocate la marijuana ma il proibizionismo su di essa.
Secondo te per quale motivo non viene perseguita penalmente, rendendo vana la sua disobbedienza civile?
Non lo fanno con Pannella e non lo fanno con me che sono stata deputata e attualmente Segretaria di un partito. Preferiscono, vigliaccamente, accanirsi contro i coltivatori domestici di poche piante in vaso: se è ancora vigente quel principio costituzionale (peraltro assurdo) dell’obbligatorietà dell’azione penale, dovrebbero precipitarsi a schiaffarci in galera e avrebbero dovuto farlo da qualche decennio a questa parte, ma preferiscono violare loro la legge pur di non destare clamore e aprire il dibattito in un paese pronto a sostenere l’opzione antiproibizionista. Per le precedenti disobbedienze civili nessuna tv italiana mi ha intervistata mentre la Cnn ha realizzato un magnifico servizio. Già perché i “vigliacchi di regime” non sono pochi, se la quasi unanimità dei media è arrivata persino a censurare la Direzione Nazionale Antimafia nel momento in cui si è espressa, all’inizio di quest’anno, chiarissimamente per la legalizzazione dei derivati della cannabis….
Hai mai pensato di prendere in carico le denunce che quotidianamente vengono ricevute dai cittadini che coltivano per uso personale?
Ho consigliato a tutti, nel momento in cui vengono “pizzicati” per una modesta coltivazione domestica, di dire alle Forze dell’ordine che hanno preso esempio dai radicali, da Rita Bernardini, e che anche loro partecipano alla disobbedienza civile.
Ha mai pensato di spostare il luogo di coltivazione al di fuori della sua abitazione e prendere in carico la denuncia che ne seguirebbe?
Non comprendo il senso della domanda: dove dovrei coltivarla, nel terreno altrui facendo passare i guai all’ignaro proprietario? O in un terreno demaniale? Il significato nonviolento della disobbedienza civile è altro, mi perdoni: ci si assume la responsabilità di ciò che si mette in atto per denunciare leggi irragionevoli come quelle proibizioniste.
Tu sei Presidente dell'Ass. LaPiantiamo che nel proprio nome utilizza la parola CSC, ossia Cannabis Social Club, ma sviluppa una politica dedicata esclusivamente ai malati. Puoi spiegare il perché di questa scelta e perché non utilizzare un nome che rispecchi il vostro reale obiettivo?
Io sono stata nominata Presidente d’Onore dell’associazione LapianTiamo e ne sono orgogliosa. Non sono “ancora” malata (meglio precisare), ma trovo doveroso, oltre che piacevole, dare una mano a queste persone (per lo più giovani) che, curandosi con la cannabis, hanno ritrovato il sorriso e una qualità della vita decisamente migliore.
Però mi sfugge il senso della sua domanda: c’è qualche legge che vieti l’utilizzo dell’acronimo CSC se il club prevede che a consumare la marijuana siano malati che la usino per curarsi?
Poi che io, da radicale, sia antiproibizionista a tutto campo, non credo che si possa mettere in dubbio non solo per il mio curriculum “criminale” ma anche perché sto per riprendere il mio sciopero della fame per richiedere, oltre all’amnistia e all’indulto tradizionali, anche un’amnistia speciale per i reati legati alle sostanze stupefacenti leggere.
Lo scorso anno l'associazione LaPiantiamo ha fondato la Esile srl, con l'intento di produrre e vendere cannabis per i pazienti che la necessitino, obiettivo che si discosta anch'esso dal significato intrinseco nella parola CSC. Puoi spiegarci la motivazione che vi ha spinto a questa scelta e se la ritieni coerente con le politiche di distribuzione noprofit dei reali CSC?
L’associazione LapianTiamo è riuscita a far approvare dalla Regione Puglia una legge straordinaria sulla cannabis terapeutica che prevede la produzione regionale anziché l’importazione dall’estero o la produzione “statale” come oggi avviene con l’Istituto Farmaceutico Militare di Firenze. Cosa c’è di male a promuovere una S.r.l. che contribuisca alla produzione regionale sotto il diretto controllo dei malati e con la collaborazione di medici e scienziati che promuovano anche la ricerca nel settore? Mi chiedo se a qualcuno non dia fastidio il fatto che il progetto-pilota preveda costi accessibilissimi: 1,55 euro al grammo per le infiorescenze! La srl è cosa “altra” dal CSC LapianTiamo.
Non credi che usare un nome che non rispecchi le reali intenzioni di una associazione possa creare ulteriore confusione nelle persone? Soprattutto andando a vanificare il lavoro delle associazioni che ogni giorno lottano per fare passare l'informazione corretta su ciò che sono i CSC?
Soffro a constatare che ci si divide quando gli obiettivi sono comuni, e quando si fa di tutto per polemizzare e limitare le potenzialità degli altri. In cosa vanificherebbe il vostro impegno l’opera di LapianTiamo? In niente! Guardiamoci bene intorno: i nemici sono altrove e se tardiamo a rendercene conto quei nemici faranno passare ancora molto tempo prima di arrivare alla strada – ormai obbligata – della legalizzazione.
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Torino, Primo maggio. Radicali in piazza per raccogliere firme per consentire ai cittadini di depositare il testamento biologico all’asl.In Friuli già lo fanno, lo si faccia anche in Piemonte
Con Legge regionale 13 marzo 2015, n. 4 il Friuli-Venezia Giulia ha istituito il “registro regionale per le libere dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (DAT)”, altrimenti detto “testamento biologico”. In base a tale legge. i cittadini friulani possono depositare il proprio testamento biologico presso la loro Azienda sanitaria locale; le DAT saranno registrate sulla tessera sanitaria personale.
Domani, l’Associazione radicale Adelaide Aglietta e l’U.A.A.R. (Unione Atei Agnostici Razionalisti) terranno un tavolo a Torino, in Piazza San Carlo (dalle 10 alle 13, accanto al monumento, se piove sotto i portici lato Banco San Paolo), per raccogliere le firme dei partecipanti al corteo del Primo Maggio su una petizione che richiede al Consiglio Regionale del Piemonte di votare una legge analoga a quella approvata in Friuli.
Giulio Manfredi e Igor Boni (segretario e presidente Associazione Aglietta):
Sull’impulso di una petizione popolare promossa dall’Associazione radicale Adelaide Aglietta, il Consiglio Comunale di Torino istituì cinque anni fa il “registro dei testamenti biologici”; registri analoghi sono stati istituiti anche nei comuni di Alba, Baveno, Borgo San Dalmazzo, Cesara, Prarolo, San Francesco al Campo, San Mauro, Torre Pellice, Villadossola (dati forniti dall’ Associazione Luca Coscioni). Recentemente il consigliere comunale radicale Silvio Viale ha proposto che il registro di Torino sia esteso all’intera Città Metropolitana di Torino.
È, comunque, evidente che in una regione come il Piemonte, con le sue 1.206 amministrazioni comunali, è praticamente impossibile assicurare la presenza di un registro in ogni comune; occorre, inoltre, permettere che tale possibilità sia garantita a tutti i cttadini piemontesi, con le stesse modalità, le più semplici possibili. La legge regionale del Friuli è il classico uovo di Colombo: consente a tutti i residenti o domiciliati in quella regione, nessuno escluso, di depositare il proprio testamento biologico presso l’istituzione naturale, vista la materia, l’azienda sanitaria locale. Un sistema semplice, senza controindicazioni, senza costi aggiuntivi eccessivi.
A proposito di costi, il Friuli è già la “Regione modello di risparmio” rispetto ai fondi pro capite assegnati alle ASL: in media ogni friulano ha avuto a disposizione 1.022 euro nel 2011-2012, ogni piemontese 2.037 euro, chi vive in provincia di Bolzano addirittura 2.421 euro; la media italiana è pari a 1.444 euro (fonte: Laboratorio Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere). Speriamo che il Friuli diventi la “regione modello” anche rispetto all’affermazione del diritto civile riguardante le scelte di fine vita dei cittadini.
A questo proposito, non possiamo non denunciare il silenzio e l’ignavia del Parlamento Italiano, che continua a non discutere la proposta di legge di iniziativa popolare “Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia”, promossa dall’Associazione Luca Coscioni, depositata in Parlamento nel settembre 2013 (20 mesi fa!) e sottoscritta da ben 67.000 cittadini (divenuti ora quasi 100.000 sul sito www.eutanasialegale.it).
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Filomena Gallo risponde alla proposta di Vincenzo De Luca
Dichiarazione Filomena Gallo, segretario Associazione Luca Coscioni soggetto costituente il Partito Radicale
Vorrei innanzitutto ringraziare Vincenzo De Luca per la inconsueta e, a mio avviso, molto significativa proposta di guidare una lista di sostegno alla sua candidatura in dichiarata e ufficiale alleanza con il Partito radicale. Questa proposta corrisponde a una rara presa in considerazione politica, nel panorama italiano, peraltro non nuova da parte di De Luca vista l’attenzione puntuale rivolta, per il suo programma politico, all’impegno di Aldo Loris Rossi. Personalmente mi trovo in grossa difficoltà a corrispondere alla proposta di Vincenzo De Luca essendo impegnata da segretario dell'Associazione Luca Coscioni in importanti scadenze che proprio in questo periodo possono portare alla affermazione, attraverso iniziative politiche e giudiziarie, di fondamentali diritti civili che questo Paese ancora nega ai cittadini italiani, in particolare sul fronte della fecondazione assistita, della ricerca scientifica e delle decisioni di fine vita. Tuttavia cercheremo di fare tesoro di questo importante riconoscimento fatto ai Radicali e alla mia persona e nei prossimi giorni tenteremo di valorizzare al massimo questa proposta strategica. In questo momento, però, per quanto riguarda la candidatura a me proposta, mi riservo di consultare Marco Pannella e i compagni Radicali. Nella proposta Radicale, da decenni, le questioni geologiche relative al Vesuvio e non solo rappresentano dei temi centrali che insieme ad altri, sono sicura, ci porteranno ad una attenta e costruttiva riflessione per tentare di dare seguito alla proposta di Vincenzo De Luca. 0cm;text-align:justify">© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Corte Costituzionale/Fecondazione, Radicali: Ritardo decisione legato alla fiducia al Governo?
Dichiarazione Marco Pannella e Rita Bernardini, rispettivamente Presidente del Senato del Partito Radicale e Segretario di Radicali Italiani.
text-align:justify">Oggi un nuovo deposito in Corte Costituzionale di importanti decisioni, ma non c’è la decisione sulla legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. text-align:justify">Come mai i giudici della Corte Costituzionale ancora non si sono pronunciati sui dubbi di legittimità costituzionale sollevati dal Tribunale di Roma in merito al divieto di accesso per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche alle tecniche di fecondazione assistita, come previsto dalla legge 40 del 2004? text-align:justify">Certo, per legge hanno un anno di tempo dall’ arrivo del caso alla Consulta per emettere la sentenza – la scadenza dunque è prevista per il 14 maggio - , il rinvio potrebbe avere ragioni tecniche, con una Corte sottodimensionata (13 giudici invece che 15) e altre decisioni importanti in agenda, come quella sulla legge elettorale europea (incostituzionalità della soglia del 4%). Tuttavia ci potrebbero essere giochi di palazzo dietro questo ritardo: barricate clericali in trincea per far valere principi ideologici oppure il tentativo di non mettere in imbarazzo un Governo e un Parlamento indifferenti fino ad ora alle libertà civili e al diritto alla salute dei cittadini. Forse siamo dinanzi ad una attesa strategica: attendere che il Governo finisca di porre la fiducia sulla nuova legge elettorale in un Parlamento in bilico. Proprio questo Governo non si è costituito dinanzi la Corte Costituzionale tramite l’avvocatura di Stato su questo divieto condannato già dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel 2012 per violazione dell’art. 8 della Carta EDU. text-align:justify">Sarebbe inopportuno che la Corte, forse con una sentenza già scritta, attendesse a renderla nota in un rapporto di dipendenza con i lavori parlamentari. Sicuramente la Corte Costituzionale ha un rapporto di relazione con gli altri tre poteri, se pensiamo alle conseguenze di una dichiarazione di illegittimità di una legge dello Stato - pensiamo ad esempio alla dichiarazione d’incostituzionalità della legge elettorale italiana, all’ abrogazione di parti della Fini/Giovanardi, ma anche alla cancellazione del divieto di eterologa della legge 40 meno di un anno fa -. text-align:justify">Tuttavia ciò è ben diverso dal procrastinare la pubblicazione di una decisione per non scomodare gli equilibri di potere. text-align:justify">Ci sono delle famiglie che aspettano, che hanno chiesto a questi giudici di far rispettare il principio di uguaglianza per l’accesso a tecniche mediche per garanzia di salute.
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Rifiuti, Radicali: vigileremo passo passo su ecodistretti, Zingaretti esca finalmente da immobilismo
Dichiarazione di Riccardo Magi, Consigliere Comunale a Roma e Presidente di Radicali Italiani, e di Alessandro Capriccioli, Segretario di Radicali Roma.
Detto che la diffidenza dei cittadini nei confronti dei cosiddetti "ecodistretti" è da attribuire ai disastri che la partitocrazia ha prodotto in tema di rifiuti negli ultimi quindici anni, appare chiaro come l’impiantistica presente nel territorio romano sia del tutto inadeguata rispetto all’intero ciclo: tant’è che l’AMA, e di conseguenza tutti i cittadini della Capitale, pagano decine e decine di milioni di euro per portare la spazzatura fuori dalla Regione Lazio. Ebbene, da quanto si apprende i progetti dell’Azienda non riguarderebbero né l’individuazione di nuove discariche né la costruzione di inceneritori, ma impianti di recupero di materia a basso impatto ambientale. Premesso che seguiremo passo dopo passo l’iter autorizzativo di questi ecodistretti, non possiamo che dare atto all’amministratore Marino di avere le idee chiare sul da farsi. Chi invece appare immobile, soprattutto dopo il tentativo fallito della Falcognana, è la Regione Lazio: Zingaretti, infatti, ancora non ha presentato un nuovo piano rifiuti, tenendo in vita, almeno sulla carta, quello anacronistico a firma Polverini. Su questo urge rammentare ai più distratti che nell’ottobre del 2014 l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia Europea anche perché la Regione Lazio non ha creato una rete integrata ed adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti, tenendo conto delle migliori tecniche disponibili. Codesta violazione degli obblighi comunitari è ancora pendente, tant'è che la procedura di infrazione 2011_4021 non risulta ancora chiusa.© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Torino. barriere architettoniche, 5 maggio in comune presentazione petizione radicale per mancata istituzione piano eliminazione barriere architettoniche (Peba)
Martedì 5 maggio, alle ore 11:30, presso la “Sala Carpanini” del Municipio di Torino, si terrà il cosiddetto “diritto di tribuna”, previsto dallo Statuto Comunale, ovvero la conferenza stampa, organizzata dal Presidente del Consiglio Comunale di Torino, con i presentatori della petizione radicale al Consiglio Comunale (673 firme raccolte) per richiedere l’istituzione a Torino del Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA), previsto dalla legge n. 41 del 1986 e mai istituito.
Interverranno alla conferenza stampa i primi due firmatari della petizione:
Alessandro Frezzato - cittadino disabile, membro Direzione Associazione Luca Coscioni, responsabile del forum delle politiche della Sanità e dei diritti civili del Partito Socialista Italiano
Giulio Manfredi - segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta
Saranno presenti: Giovanni Porcino (presidente Consiglio Comunale di Torino), Vittorio Bertola (capogruppo Movimento 5 Stelle) e Silvio Viale (consigliere comunale radicale/PD).
Bertola e Viale sono i primi firmatari di una proposta di delibera consiliare per l’istituzione del PEBA.
LINK UTILI
Corso/seminario Associazione Luca Coscioni su eliminazione barriere architettoniche (Municipio di Torino, 23 gennaio 2015)
Conferenza stampa radicale con presentazione video realizzato nelle strade di Torino per denunciare la presenza diffusa di barriere architettoniche (Torino, 24 luglio 2014)
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Referendum propositivo a Torino: Associazione Radicale Aglietta aderisce all’iniziativa del comitato "Partecipazione attiva"
Il comitato di cittadini "Partecipazione Attiva" (www.partecipazioneattiva.com) rifacendosi all’art. 13 dello Statuto del Comune di Torino ha proposto al Consiglio Comunale una Delibera di Iniziativa Popolare per inserire nello Statuto della Città strumenti che possano migliorare la partecipazione diretta dei cittadini nelle decisioni dell’amministrazione, introducendo il Referendum Propositivo attualmente non previsto, l’abbassamento del quorum e del numero di firme necessarie per l'indizione di un referendum.
Dichiarazione di Igor Boni e Giulio Manfredi (presidente e segretario Associazione radicale Aglietta):
"Si fa un gran parlare dell’esigenza di riavvicinare i cittadini al Palazzo anche se la politica ufficiale si guarda bene dal concedere davvero concrete possibilità di scelta. L’esempio recente della vergognosa bocciatura da parte del Consiglio comunale di Torino dei referendum consultivi da noi promossi sull’introduzione del road-pricing per costruire la seconda linea della metropolitana e contro il consumo di suolo la dice lunga su quanta strada ci sia ancora da fare. Con lo spirito di ampliare la possibilità d’azione di chi dal basso si vuole impegnare aderiamo con convinzione a questa iniziativa alla quale cercheremo di apportare il nostro contributo concreto di firme il primo maggio, quando scenderemo in piazza in occasione della festa dei lavoratori raccogliendo le sottoscrizioni dei cittadini anche su questa proposta. Lo diciamo innanzitutto agli amici del Partito Democratico: 'accorciamo le distanze', non solo a parole".
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Certi Diritti plaude l'approvazione della risoluzione del Consiglio d'Europa per i diritti delle persone transgender
Il 22 aprile scorso l'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, che riunisce i parlamentari nazionali di 47 Stati europei, ha approvato una risoluzione rivoluzionaria sui diritti delle persone transgender.
La risoluzione chiede ai governi degli Stati europei di permettere alle persone transgender di cambiare il loro nome e sesso sui certificati e documenti di nascita e di identità e di adottare procedure più semplici, celeri e trasparenti per permettere il cambio di sesso sulla base del principio dell'auto-identificazione; di rendere l'accesso a procedure di cambio di sesso, quali il trattamento ormonale e le operazioni chirurgiche, come pure al supporto psicologico, più accessibili e che queste siano coperte dall'assicurazione sanitaria nazionale; di adottare leggi che criminalizzino i crimini di odio contro le persone transgender, spesso vittime di discriminazioni e violenze; di prendere misure particolare per tutelare i diritti fondamentali dei bambini transgender, come pure dei giovani che richiedano assistenza, cura e riconoscimento; di abolire le procedure mediche umilianti come il prerequisito di ottenere una diagnosi di malattia mentale, o operazioni chirurgiche invasive ed irreversibili, come la sterilizzazione o altre procedure mediche obbligatorie. La risoluzione chiede anche di prevedere nelle carte di identità la possibilità per le persone che lo vogliano di indicare una terza opzione di genere, di assicurare che le leggi anti-discriminazione includano il divieto di discriminazione basata sull'identità di genere, che le classificazioni nazionali ed internazionali delle malattie siano modificate per assicurare che le persone transgender, bambini inclusi, non siano classificati come vittime di malattie mentali. Yuri Guaiana, segretario dell'Associazione Radicale Certi Diritti, si felicita per l'approvazione di questa risoluzione pioniera a livello internazionale: "ci uniamo all'appello del Consiglio d'Europa affinché i paesi europei che prevedono che il riconoscimento legale del genere sia sottoposto a procedure umilianti ed invasive modifichino le rispettive leggi e pratiche, seguendo il modello della riforma legislativa di Malta e le raccomandazioni del Consiglio d'Europa, Italia inclusa". Sito del Consiglio d'Europa sulla risoluzione: http://assembly.coe.int/nw/xml/XRef/Xref-DocDetails-en.asp?FileID=21630&lang=en© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Intervento di Mario Baldassarri al Comitato Nazionale di Radicali Italiani (2ª giornata)
Roma, 18 aprile 2015 - Ringrazio per questo vostro invito a condividere alcune riflessioni in un lungo percorso comune che è cominciato oltre venti anni fa con un convegno sulla legalizzazione della droga. In quel convegno nella Sala del Cenacolo di Via del Vicario a Roma presentai una analisi da economista (pubblicata su Il Mulino, “Reprimere o legalizzare: la droga come mercato oligopolistico” - Bologna, Febbraio 1993) nella quale affrontavo l’argomento come un caso di “oligopolio concentrato” poggiato sul proibizionismo che produceva enormi margini di guadagno alle organizzazioni criminali basati su due povertà lungo la filiera del valore aggiunto: all’inizio, la povertà dei campesinos ed, alla fine, la povertà dei drogati. Per rompere quel mercato di oligopolio concentrato/criminale occorreva pertanto “legalizzare”, non “proibire” o “liberalizzare” le droghe.
Chi era a Chianciano a novembre scorso per il 13° Congresso di Radicali Italiani, ricorderà che feci un intervento per illustrare un progetto cinematografico che sto seguendo dal titolo “Matrix Italia” e illustrai a Chianciano dieci scene per capire e capirci tra noi su come la comunicazione mediatica devastante nel nostro Paese ci faccia vivere dentro una realtà virtuale, quella di Matrix, per non farci capire che siamo, invece, come quegli omini del famoso film americano che servono solo a produrre energia per il controllo delle macchine artificiali ed intelligenti che avevano preso il sopravvento sull'uomo. Quindi continuerò su quella strada aggiungendo altre scene di quel film, più recenti ovviamente ed ancora più evidenti.
Rispetto all’intervento di Chianciano ho però rovesciato il metodo, cioè l'ordine di ragionamento. Tutti noi abbiamo vissuto la realtà politica, economica e sociale di questi ultimi tredici-quattordici anni, diciamo dall'inizio degli anni duemila, per non andare troppo indietro. Ebbene, a rovescio, questa volta ho ricostruito io una storia “virtuale” dell’economia e della società italiana che si sarebbe potuta determinare se si fossero cambiate le condizioni di partenza.
Tutti noi abbiamo infatti vissuto la realtà storica di questi anni durante i quali quelle condizioni di partenza non sono mai cambiate: sei-sette governi, Centrodestra, Centrosinistra, tecnici, grande coalizione, il governo attuale, eccetera. Non è mai cambiato nulla.
Allora mi sono chiesto da economista (noi economisti la chiamiamo analisi controfattuale) come sarebbe stato l'andamento dell’economia e della società italiana se, per esempio, a partire dall’anno 2001 si fossero adottate certe decisioni in termini di politica economica e sociale che io ritengo comunque ineluttabili ma che non sono mai state adottate.
È casuale il fatto che questo coincida con il mio piccolo contributo, cioè la mia grande illusione di entrare al Governo con il Governo di Centrodestra per fare la rivoluzione liberale: meno spesa pubblica, meno tasse, più investimenti.
Dopo due mesi produssi, nel luglio del 2001, il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria dove scrissi un programma di legislatura che intendeva fare tagli mirati alla spesa pubblica, agli sprechi, alla corruzione, all'evasione fiscale, in modo tale da spostare le risorse economiche da una parte all'altra, cioè a favore delle famiglie, delle imprese, degli investimenti, dell'educazione, dell'istruzione e quant'altro. Quel DPEF è ancora nel sito del MEF e chiunque lo può andare a vedere.
Nessuno si accorse, nemmeno l’opposizione dell’epoca (non so se per incapacità o per connivenza), che quel documento era tutto scritto nei termini che ho sinteticamente richiamato. Alla fine però erano aggiunte tre tabelline, non sottoscritte dal sottoscritto, perché su quel documento ci fu una breve crisi di Governo, ignota all'opinione pubblica, che durò ventiquattro ore e che si concluse con un grande compromesso.
Ci fu infatti un confronto “aspro e duro” tra me e l’allora ministro dell’economia che sosteneva che quei tagli di spesa non si potevano fare e che comunque bisognava rispettare l’obiettivo di azzeramento del deficit in due anni assunto dal precedente governo Amato. Il governo aveva incaricato me di produrre una due diligence sui conti pubblici dalla quale emerse che il deficit del 2001 era oltre il 3% del Pil e non 0,8-1% come indicato pochi mesi prima dal precedente governo. Io sostenni allora che avremmo dovuto rispettare il piano di rientro dal deficit ma, partendo da un 3%, l’azzeramento dello stesso avrebbe potuto avvenire non prima di quattro anni, altrimenti il governo Berlusconi non avrebbe potuto realizzare il programma Berlusconi. Nel documento appare ancora oggi uno specifico grafico che indica in modo subliminale, ma esplicito per chi se ne intende, il duro confronto avvenuto.
Due erano i punti di profondo contrasto: il primo riguardava il percorso temporale del rientro dal deficit, il secondo si riferiva al modo con cui azzerare il deficit. La mia posizione sul primo aspetto era che, partendo dal 3% del 2001, avremmo potuto ridurre il deficit di un punto all’anno e cioè 2% nel 2002, 1% nel 2003 e zero nel 2004. La posizione del ministro era invece quella di andare a zero deficit in due anni, come indicato dal precedente governo. Sul secondo aspetto, la mia posizione era che il riequilibrio dei conti dovesse avvenire tutto con tagli mirati di spesa (sprechi, malversazioni, ruberie), mentre il ministro, non credendo possibili i tagli di spesa, avrebbe perseguito l’obiettivo con aumenti di tasse. A quel punto, ovviamente, io misi a disposizione il mio incarico, ribadendo che quella strada era in totale contrasto con gli impegni programmatici del governo e del tutto incoerente con quanto da me scritto nella parte analitica del DPEF. Di contro il ministro dell’economia mise a disposizione il suo incarico. E così tra un “io mi dimetto, quell'altro si dimette” si è andati avanti per ore ed ore, presenti il presidente del consiglio, il vicepresidente del consiglio ed il sottosegretario alla presidenza del consiglio. Poi si è detto “ma stiamo qui da due mesi, cerchiamo almeno di cominciare a governare”. Ed il compromesso fu che le tabelline finali di quel documento riguardanti i profili di finanza pubblica contraddicevano radicalmente tutto ciò che era scritto nel DPEF perché, come esplicitai fermamente e più volte, i numeri messi lì dimostravano che gli impegni programmatici che stavano nella parte descrittiva e analitica del documento non venivano rispettati perché non erano contenuti nei numeri della programmazione economica-finanziaria del Bilancio Pubblico. Seguì poi qualche giorno dopo una improvvisa intervista al TG RAI delle venti nella quale il ministro annunciava che il deficit pubblico del 2001 era stato stimato (da chi?) pari all’1,9% e quindi appariva un buco rispetto alle stime del precedente governo che aveva indicato l’1%, ma si era ancora lontani da quanto effettivamente era emerso nel corso della due diligence che aveva indicato un deficit 2001 sopra al 3%. Nonostante questo il ministro confermò l’impegno di azzerare il deficit in due anni e tentò di farlo aumentando le tasse. Precisai allora che perseguire un equilibrio dei conti pubblici attraverso un aumento di tasse significava comportarsi come un cane che si morde la coda. L’aumento delle tasse infatti frena la crescita dell’economia e la minore crescita porta a minore gettito e quindi a maggiore deficit. Pertanto, l’aumento delle tasse, oltre a frenare l’economia, non permette di raggiungere lo stesso obiettivo dell’azzeramento del deficit.
Nel 2001 il deficit “storico-contabile” è stato pari al 3,3% e negli anni successivi non è mai stato azzerato!
Al di là di questa, non certo casuale, nota storica-personale, ho fatto tre simulazioni, tre ipotesi per valutare cosa sarebbe successo se….
La prima simulazione-ipotesi mira a valutare il “costo della corruzione” dal lato della spesa pubblica.
Mi sono chiesto cioè, cosa sarebbe successo se dal 2002 in poi:
a) si fossero eliminati i 25 miliardi di euro di ruberie contenute nei trasferimenti a fondo perduto (in conto corrente e in conto capitale) alle imprese, dei quali 17 miliardi all'anno vengono distribuiti a pioggia dalle Regioni su quattrocentocinquanta capitoli diversi: lì dentro ci trovate anche i corsi di formazione per estetiste e tutto il resto.
b) si fossero tagliati 20 miliardi nelle forniture e negli acquisti di tutta la pubblica amministrazione che palesemente contengono sprechi, ruberie, malversazione e costituiscono gran parte del “malloppo” della corruzione.
Non a caso dal 2002 al 2007 quella voce nel bilancio pubblico è aumentata del cinquanta per cento. La sanità che spendeva 35 miliardi nel 2002 per questa voce “forniture” è balzata 75-80 miliardi. Ora, siccome non mi risulta che in quegli anni in Italia ci sia stato né il colera, né il tifo, né altro, non si capisce perché debbono in ogni posto letto ospedaliero italiano– statistica media nazionale, poi ovviamente c’è chi sta meglio e chi sta peggio– cambiare le lenzuola quattro volte al giorno e così via.
Quindi se questo spostamento di risorse, 25 miliardi da una parte e 20 miliardi dall'altra, mirati non orizzontali, in totale 45 miliardi fossero state spostate per:
a) ridurre l'IRPEF alle famiglie e ai lavoratori di 15 miliardi (la mia ipotesi era ed è quella di introdurre in modo secco la deduzione dal reddito imponibile di cinquemila euro per ogni componente della famiglia, quindi una famiglia di quattro persone sotto a venticinque, trenta mila euro di reddito avrebbe avuto zero IRPEF. È infatti inutile che gli faccia pagare l'IRPEF e poi gli devo dare i sussidi, i ticket e quant'altro).
b) azzerare l'IRAP alle imprese per 25 miliardi
c) aumentare gli investimenti pubblici per 5 miliardi.
Qui si smaschera anche la bugia di chi continua a dire da un anno “abbiamo tolto il costo del lavoro dall'IRAP”. Ebbene, se si toglie il costo del lavoro dall'IRAP, visto che il gettito netto dell'IRAP è 25 miliardi ed il lavoro incide per il cinquanta per cento, significa trovare risorse per 12-13 miliardi e non per 3-5 miliardi. Con 3-5 miliardi si toglie circa il 30/35% del costo del lavoro dall’IRAP, ma non lo si azzera.
Inoltre, si trattava di avere risorse per aumentare gli investimenti pubblici, invece di cominciare, come fu fatto, a tagliarli per cui vediamo da anni le conseguenze in termini di dissesto idrogeologico, costi aggiuntivi per la movimentazione delle persone delle merci e quant'altro. In quell'anno gli investimenti erano attorno a 60 miliardi di euro, quattro-cinque anni dopo, sono scesi a 30 miliardi di euro. Infatti, l’unico vero taglio che tutti questi governi hanno fatto sulla spesa pubblica è stato quello sugli investimenti infrastrutturali. E ciò indipendentemente dal fatto che passando da 60 a 30 miliardi fai meno infrastrutture, ma non è che ti garantisci che dimezzi la corruzione, anzi, poiché i 30 miliardi sono meno di 60 si rischia di produrre un aumento del prezzo della corruzione. A questo non si risponde soltanto con l'operazione di inasprimento delle pene (che può anche essere condivisibile) perché, aumentare le pene può significare solo aumentare il prezzo della corruzione ma non necessariamente diminuire la quantità della corruzione. Perché se metto in galera dieci corrotti e corruttori, ma lascio la posta nel bilancio pubblico a disposizione dei “clientes”, altre mille persone sono pronte a raccogliere il testimone della corruzione. Certo, con l’inasprimento delle pene sanno che rischiano di più, quindi sale un po' il prezzo della corruzione, ma che scenda la quantità resta in forte dubbio.
Allora questa è la prima ipotesi, cioè se avessimo fatto quell'operazione lì a partire dal 2002 quale Italia avremmo vissuto?
Ecco perché ho detto all’inizio che propongo qui una scena a rovescio rispetto a Chianciano, nel senso che noi abbiamo vissuto la realtà storica mentre adesso sono io che vi faccio vedere la realtà virtuale che si sarebbe potuta determinare.
Una variazione su questa prima ipotesi, l’ho fatta anche in un altro modo e cioè ho applicato la regola americana, inglese, tedesca, francese al bilancio pubblico che è una regola di budget. Infatti, quando Obama va a fare il discorso alla nazione non racconta, come raccontiamo noi in Italia, che taglierà la spesa l'anno prossimo rispetto alla stima tendenziale che fa la Ragioneria generale dello Stato. No, Obama dice: quest'anno ho speso 1000 miliardi per la difesa, l’anno prossimo ne spendo 950 o 1050. Ho speso 300 miliardi per gli stipendi, l'anno prossimo ne spenderete… cioè ti do il budget come qualunque impresa. Mentre da noi il ministro di turno si vede arrivare una tavola, una tabellina, dalla Ragioneria generale dello Stato che gli dà l'andamento tendenziale a legislazione vigente per gli anni futuri: cioè dice, guarda che l'anno prossimo in quella voce tu spenderai 130 rispetto ai 100 dell'anno scorso. Il povero ministro dell’economia di turno si mette le mani nei capelli e dice “che disastro” e quindi propone un taglio di 15 o di 20. E tutti protestano. Quest’anno abbiamo avuto l’esempio delle Regioni: taglio sul tendenziale di 4 miliardi che però includeva un aumento di spesa delle Regioni di 2 miliardi e quindi il taglio vero era 2 miliardi e non di 4 miliardi.
Ora, le previsioni tendenziali per il futuro sono numeri che non esistono, visto che sono previsioni per gli anni futuri. Quindi non sono ancora numeri nella realtà economica, stanno sui libri, scritte sui pezzi di carta. Se il ministro è rigido e durissimo e tiene il taglio di 20, in realtà lui ha aumentato la spesa da 100 a 110 e non ha tagliato da 130 a 110. Il taglio da 130 a 110 è virtuale, l’aumento da 100 a 110 è reale!!!
Questo è ciò che chiamo il “mistero della finanza pubblica italiana”, altrimenti non ci spiegheremmo perché da trent’anni tutti i giornali e le televisioni ci annunciano che ogni governo ha aumentato le tasse e tagliato la spesa. Ma, allora il debito pubblico chi l'ha fatto? Paperino? Come mai cioè abbiamo triplicato il debito pubblico? Qualcosa non funziona nell’aritmetica dei conti pubblici. La verità è che le tasse sono aumentate, ma la spesa non è stata tagliata, salvo il trucco del taglio sul tendenziale. Allora la variazione su questa prima ipotesi l'ho fatta applicando in Italia, dal 2002 in poi, la regola dei Paesi normali: cioè il budget annuale. E quelle due voci di spesa che vi ho indicato prima le ho bloccate al valore del 2001. È come dire: nei prossimi anni voi potete spendere esattamente quello che avete speso l'anno passato. Non taglio niente, semmai c'è da discutere se ti devo riconoscere l'inflazione o meno per darti lo stesso potere d'acquisto. E comunque, mentre negli anni settanta l’inflazione era al diciotto, venti, venticinque per cento l’anno, in questi anni l’inflazione è stata l’uno, l'uno e mezzo, lo zero-cinque per cento e quindi sarebbe alla fine un dettaglio se riconoscere o meno l’inflazione.
È evidente che, con la regola del budget, quella gobba degli acquisti di beni e servizi cioè delle forniture non si sarebbe determinata negli anni successivi al 2002. Invece negli anni successivi si è avuto un aumento di circa 40 miliardi in più degli acquisti e delle forniture. E soprattutto nel settore della sanità. Questi miliardi di spesa non hanno nulla a che vedere con la salute degli italiani. Infatti, il trucco di tutte le congreghe corporative che si muovono a difesa di quei numeri è quello di dire “ah volete tagliare la salute!”. No, la salute degli italiani con quei 40 miliardi di spesa in più non è migliorata. È abbastanza buona, mediamente viviamo a lungo, ma non vedo l’effetto migliorativo dei 40 miliardi di spesa pubblica in più. Ma questo è quasi ovvio perché quei miliardi non entrano nella salute dei cittadini bensì entrano nelle tasche di qualcuno che spreca, malversa, ruba e corrompe. È altra cosa rispetto alla salute dei cittadini. Quindi, giustamente, non li vediamo nei numeri dell'economia.
La seconda simulazione-ipotesi tende a misurare il “costo dell’evasione”.
Questa ipotesi poggia su: meno evasione, meno tasse ai tartassati.
Se si dice che ci sono 100 miliardi di evasione, l'ipotesi è quella di ridurla di dieci miliardi all'anno per 10 anni e man mano che catturiamo le risorse della evasione riduciamo le tasse ai tartassati di 10 miliardi all’anno. Per fare questo occorre una politica che “a tenaglia” con controlli ed incroci di banche dati e introduzione del conflitto di interessi tra cliente e fornitore di beni e servizi. Certo, non si tratta di operazioni polverone sugli scontrini fiscali a Carnevale o a Natale o a Capodanno in noto e famose località turistiche! Solo così si spostano 10 miliardi all’anno: meno evasione, meno tasse ai tartassati.
La terza simulazione si riferisce ad un fattore esterno all’economia italiana.
Si tratta cioè si simulare/ipotizzare ciò che sarebbe accaduto se non si fosse determinata quella che io chiamo tecnicamente la “stupidità ottusa del signor Trichet”. Se invece di accettare supinamente l'aumento dell’Euro nei confronti del Dollaro da 0,90 a 1,50, cioè il Super-Euro costruito con le nostre mani dalla Banca Centrale Europea. Infatti, non appena la Federal Reserve americana abbassò i tassi, quello “scioccarello” invece di abbassare anche lui i tassi in Europa li aumentò. E l’euro divenne super euro. Dall’analisi dei dati si vede palesemente una correlazione diretta: appena la Banca Centrale americana abbassa i tassi e il signor Trichet a Francoforte li aumenta, l’Euro da 0,90 schizza a 1,50 (vedi Figg. 1 e 2).
Viene allora da chiedersi per quale motivo noi europei dobbiamo regalare alla Cina il quaranta-cinquanta per cento di competitività in più solo con il cambio ed in aggiunta al loro dumping sociale ed ecologico, più tutto il resto. Sono consapevole che ci vorranno vent'anni per la Cina per aggiustare un po' la loro parte ecologica, introdurre il welfare state e quant’altro. Ma che ragione c'è, se non una stupidità ottusa, di regalare questo vantaggio competitivo alla Cina? Vantaggio competitivo che ha consentito alla Cina di accumulare 700 miliardi di dollari all'anno di avanzo delle sue partite correnti negli scambi commerciali. Questi sono i soldi occidentali, di Europa e Stati Uniti, che vanno in Cina per comprare le merci e loro ci spediscono le merci.
I cinesi non sono cammellieri del deserto ma vengono da tremila anni di cultura e per nostra fortuna costruirono la muraglia cinese e si autoesclusero per secoli rispetto al resto del mondo per mantenere al proprio interno le proprie scienze e le proprie tecnologie. Se non l’avessero costruita la muraglia, ci avrebbero fatto un mazzo così qualche secolo fa perché, in quel momento, erano molto più avanzati rispetto al mondo occidentale. Lo capì bene un mio concittadino, padre Matteo Ricci, che andò là e non fu capito dal Cardinale Bellarmino e dai suoi colleghi gesuiti qui a Roma. Ebbe forti contrasti con la Curia e con il vertice dei Gesuiti, tant'è che la sua tomba è rimasta là a Pechino. Lui non è infatti più tornato in Italia perché aveva un approccio molto diverso rispetto all'Inquisizione dell'epoca.
Ma torniamo ai giorni nostri. Allora la Cina, “furbacchiona”, con i soldi nostri che gli mandiamo per pagare le loro merci ha risparmiato 700 miliardi di dollari all’anno per dodici anni. Ciò significa un fondo sovrano cinese di 8.400 miliardi di dollari, cioè cinque volte circa il PIL italiano. E con i soldi nostri che vanno in Cina per le merci, ma che loro risparmiano, girano il mondo a fare shopping. L'ultima è la Pirelli. Io non ho niente contro la globalizzazione delle multinazionali, però sia chiaro che se alla radice ci sono i soldi miei, come minimo, mi guardo allo specchio e mi do un po' del cretino, io come occidentale.
Vi propongo qui una stima approssimata del “costo del super-euro” per l’intera zone euro (vedi Fig. 3).
In sintesi, l’Europa dell’euro ha perso dal 2003 al 2015 circa 1777 miliardi di PIL e circa 25 milioni di posti di lavoro. Questo è quello che abbiamo “regalato” alla Cina ed in parte minore agli Stati Uniti.
Ma, Stati Uniti d'America ed Europa hanno allora capito cosa hanno fatto e cosa ancora stanno facendo?
Vi propongo qui una semplice equazione:
EUROPA=∑ Stati Nazionali ≠ da U.S.E. = UNITED STATES OF EUROPE
Intendo dire che la sommatoria di statistiche nazionali fatta dall’Eurostat è cosa totalmente diversa da una unione politica necessaria ed urgente con la creazione degli Stati Uniti d’Europa.
Ecco perché la terza simulazione misura cosa sarebbe successo in Italia, se a parità di tutte le altre condizioni, l'Euro fosse rimasto attorno alla parità sul dollaro dal 2003 in poi invece di avere il super-Euro. Palesemente infatti il problema non è la moneta unica, che è essenziale per confrontarsi con la globalizzazione, bensì la stupidità di aver di fatto attivato e perseguito il super-Euro. Il problema cioè è dato dal “livello” del cambio della moneta unica, non dalla moneta unica di per sé.
Il mantenimento di un cambio euro/dollaro attorno alla parità va perseguito anche per ragioni geopolitiche perché è chiaro che il mondo della globalizzazione ha bisogno di un’ancora monetaria. Allora delle due l'una: o gliela diamo noi (Dollaro, Euro, Occidente) oppure se la fanno loro. E siccome noi siamo ottusi e non capiamo che dobbiamo riformare il Fondo Monetario, la Banca Mondiale, il WTO, cioè la governance del mondo per inglobare Cina, India e tutti i BRICS, loro se la sono fatta per proprio conto. Tant’è che nessuno lo dice in Italia ovviamente, ma hanno fatto la Banca per le infrastrutture che è una specie di Banca mondiale guidata dalla Cina, nella quale gli Stati Uniti non sono entrati perché si oppongono politicamente, ma i singoli “staterelli” europei sono tutti entrati nell'illusione che così ci prendiamo anche un po' di commesse.
Quindi c'è un problema geopolitico, oltre che economico, sulla parità dollaro-euro. L’anno scorso il premier cinese, andando all'incontro dei BRICS (mi pare a Porto Alegre in Brasile dove hanno detto “adesso facciamo la nostra banca mondiale, il nostro fondo monetario e quant'altro”), di sfuggita è andato in Nicaragua, ha fatto l'accordo col governo del Nicaragua per fare il secondo canale tra il Pacifico e l'Atlantico in Nicaragua. Costa 43 miliardi di dollari (una sciocchezza rispetto a 8.400 miliardi di fondo sovrano cinese), lo pagano i cinesi e lo fanno in tre anni. Fra tre anni ci sarà un canale alternativo a Panama, che passa in Nicaragua, cinese-nicaraguense, pagato dai cinesi. Con cosa? Con i soldi nostri perché quei 43 miliardi fanno parte dei 700 che continuiamo a dargli ogni anno.
Veniamo ora ai risultati delle mie simulazioni “controfattuali”.
Vi do solo alcuni indicatori perché come sapete i modelli econometrici hanno tantissime variabili. Per questo qui mi limito a analizzare i risultati in riferimento alla crescita del PIL, all’occupazione ed alla disoccupazione.
Allora in termini di prodotto interno lordo, con la prima ipotesi, oggi a fine 2014 e quindi dal 2002 al 2014, noi abbiamo perso, per non aver fatto quello spostamento di risorse, 128 miliardi di euro di PIL che rappresentano circa l'otto-nove per cento di PIL. Solo per questo e a parità di tutte le altre condizioni: a parità della crisi del 2008, del mondo, di tutto quello che volete. Oggi noi abbiamo l'otto per cento di PIL perso per tenere dentro il bilancio 45-50 miliardi di ruberie sul lato della spesa e 100 miliardi di evasione sul lato delle entrate. Per conservare queste poste abbiamo perso 128 miliardi di PIL.
Se avessimo fatto l'applicazione dei budget la stima è che abbiamo perso di più, 141 miliardi. Questo è il range di “costo della corruzione” ( Tav. 1,2).
TAVOLA 1
TAVOLA 2
La seconda simulazione sul “costo della evasione” indica una perdita di PIL al 2014 di 95 miliardi. Ovviamente questi risultati vanno presi come ordini di grandezza non certo come stime puntuali ed assolute.
La cosa più clamorosa è che con la terza simulazione si dimostra che il super-Euro e la stupidità del signor Trichet ci ha tolto 250 miliardi di PIL. Cioè circa il sedici-diciassette per cento del nostro PIL.
Sto cercando di applicare questa ipotesi a tutti i Paesi dell'area Euro ed i primi risultati ottenuti (che mi riservo però di affinare ulteriormente) indicano che con l'Euro guidato attorno alla parità non avremmo avuto nessuna crisi da debito pubblico-sovrano.
Se lo “scioccarello” di Varoufakis dovesse in questi giorni usare un argomento, dovrebbe dire: “guardate noi siamo stati disgraziati, abbiamo truccato i conti, tutto quello che vi pare. È vero, tutto vero. Però la radice di tutto sta nella vostra stupidità perché avete creato le crisi dei debiti sovrani per una falsa teoria economica sbagliata per la quale la politica monetaria e il cambio servono solo a controllare l'inflazione. Teoria di ottant’anni fa, smentita dalla storia, teoria che portò alla Grande Depressione degli anni trenta come tutti gli storici di economia hanno dimostrato, che è stata fatta resuscitare come uno zombie ed è diventata la “stella cometa” di Francoforte, prima di Draghi”.
La controprova di questo è proprio Mario Draghi perché ci hanno raccontato per anni che il cambio lo fanno i mercati, che la politica economica non può influenzare l'andamento delle monete, dei cambi. È cosa assolutamente vera che il cambio della moneta lo fanno i mercati giorno per giorno. Ma i mercati ogni giorno fanno i cambi in base alle politiche economiche che gli vengono raccontate. È ovvio che non sono stupidi, se tu gli racconti che aumenti i tassi mentre quell'altro li riduce, i mercati comprano euro e vendono dollari. Il risultato è che l'Euro si apprezza e il Dollaro si svaluta. Questa stupidità di questi “soloni” è smentita proprio dalla BCE di Mario Draghi, il quale sostanzialmente ha dimostrato che conta la liquidità, il quantitative easing, ecc…,e (guarda, guarda) l'Euro è sceso a 1,07-1,08.
Quando a novembre a Chianciano ci dicemmo “l'Euro deve andare alla parità”, ci hanno preso come marziani, stupidi. Qualcuno mi diceva: “ma che dici, sta a 1,34 ed è noto che il cambio di “equilibrio” è attorno a 1,30”. Adesso, chi mi incontra dice “hai visto che sorpresa?”. Rispondo: “sorpresa sarà per te” perché a me è sempre stato chiaro che, se muovi le leve della politica monetaria, hai l'effetto sul cambio. Ebbene il Super-Euro ha determinato tutta la crisi europea in termini di crescita economica, in termini di occupazione e in termini di crisi dei debiti sovrani. Tutto questo non ci sarebbe stato. Il costo per l'Area Euro di questa “ottusa stupidità” è pari a 1.777 miliardi di euro di PIL in meno (circa il 15%) e 25 milioni di disoccupati in più. Cioè noi nell’area euro abbiamo regalato 25 milioni di posti di lavoro, prevalentemente alla Cina e in parte anche agli Stati Uniti. Questo è il risultato delle mie prime simulazioni.
Passiamo ora a valutare gli effetti sulla disoccupazione.
Le nostre simulazioni indicano i seguenti effetti sul livello di disoccupazione:
nel 2014 invece di essere al 12,7 per cento, con la prima ipotesi sarebbe al 9 per cento, col taglio dell'evasione e delle tasse ai tartassati sarebbe al 7,1 per cento, con l’Euro alla parità saremmo sotto il 7 per cento. In questi ultimi casi saremmo già nel 2014 tornati al livello pre-crisi del 2007.
Ed in termini assoluti di occupati-disoccupati avremmo un milione di disoccupati in meno e più o meno un milione di occupati in più.
Questa è la sintesi.
Inoltre, l'inflazione sarebbe stata sempre sotto al 2 per cento, salvo due anni in cui sarebbe stata al 2,7 e al 3,1. Non sarebbe morto nessuno, ma per una ragione semplice: l'inflazione non dipende più dalla politica monetaria, dal deficit pubblico, da quant’altro perché l'inflazione nel mondo la controllano i costi cinesi. In un mondo della globalizzazione non è che tu puoi aumentare i prezzi per ragioni interne e per ragioni esterne non li puoi aumentare perché sennò vai fuori mercato. Non hanno capito che con la globalizzazione l'inflazione non è più, diciamo, sotto il controllo delle Autorità nazionali in quanto tali, perché è controllata dalla competizione gigantesca che ti fa l'Asia. Con quindici-venti volte in meno di costo del lavoro ce ne vuole a immaginare l'inflazione in Europa e nel resto del mondo occidentale.
Questa è la “realtà virtuale” che l'Italia e l'Europa avrebbe potuto vivere senza (come diceva il mio amico-maestro Franco Modigliani e lo diceva da ebreo) “madornali errori di politica economica” (vedi Tavole 3,4,5,6).
Tavola 3
Tavola 4
Tavola 5
Tavola 6
Di conseguenza, non avremmo avuto problemi di deficit pubblico ed avremmo oggi un debito pubblico più basso di 500/1000 miliardi di euro, cioè invece di un rapporto Debito/PIL del 132% saremmo tra il 110 ed il 60% (vedi Tavv. 7-14).
Tavola 7
Tavola 8
Tavola 9
Tavola 10
Tavola 11
Tavola 12
Tavola 13
Tavola 14
La sintesi: la crisi che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo e dalla quale forse, a colpi di zero virgola di crescita e di riduzione dell’occupazione, usciremo fra dieci-quindici anni, non è un castigo di Dio, non ci piove dall'alto come se fosse stata quel meteorite arrivato sul pianeta terra che ha fatto scomparire i dinosauri.
È invece la costruzione voluta dagli errori degli umani.
Attenzione però alla necessaria lettura politica, perché altrimenti si potrebbe dire che “sono tutti stupidi”. No, queste stime rappresentano il costo che paga un Paese e un continente alla furbizia di una concentrazione di potere e di persone.
In Italia è la concentrazione trasversale che sguazza nei 45-50 miliardi all'anno di sprechi e ruberie di spesa pubblica e dentro i 100 miliardi di evasione.
Quindi è un fatto politico, non di stupidità. Di fatto questa congregazione trasversale di due milioni di persone (un milione e mezzo-due milioni e mezzo, non sono sette amici al bar perché è permeata in tutte le strutture), fino a oggi, ha pesato molto di più e sempre di più degli altri cinquantaquattro-cinquantasei milioni di cittadini.
Questo è il dato politico.
Qual’è quella forza politica che si fa carico dei cinquantaquattro milioni di italiani, soprattutto in termini intergenerazionali nei confronti del quarantatré per cento di disoccupati giovani, andando contro quei due milioni che, non dico legittimamente, ma comprensibilmente, si tengono il malloppo ben stretto.
L'ultima annotazione la dedico alle bugie degli ultimi sette giorni e alla comunicazione mediatiche che aggiungono scene importanti al nostro Matrix Italia. Tutti voi avete visto l'ultimo Obama, che già capisce poco dell'America e a mio parere capisce poco del mondo, ma è apparso essere un grande esperto dell'Italia. Egli ha infatti dichiarato che il nostro paese è sulla strada giusta per le grandi riforme che intende attuare. Certo, meglio così, visto che è chiaro che un personaggio del genere, se avesse dichiarato il contrario, ci avrebbe creato non pochi problemi.
Attenzione, però, ecco il piccolo Orpheus che parla con Neo, Neo siete voi e Orpheus sono io.
Ho letto attentamente l’ultimo DEF, al contrario di molti che commentano ma palesemente mostrano di non leggere i documenti ufficiali.
Lo stesso Presidente del Consiglio, in un'intervista al Messaggero, ha dichiarato testualmente: "Con i provvedimenti che abbiamo inserito nel DEF e quelli che prenderemo con la legge di stabilità, l'Italia ripartirà". Ebbene, qualcuno dovrebbe spiegare al Presidente del Consiglio, che il Documento Economia e Finanzia non contiene decisioni, ne tantomeno provvedimenti, leggi, decreti. È semplicemente un quadro di coerenza, un quadro programmatico che indica le linee che successivamente dovranno essere trasformate in decisioni concrete ed operative, cioè, in legge nella legge di stabilità o quant'altro per attuarlo. Se nel DEF c'è scritto che si ridurrà la pressione fiscale, siamo tutti contenti. Ma domani andiamo a fare la spesa perché abbiamo più soldi? A parte che non è vero che la pressione fiscale si ridurrà, ma comunque anche se fosse stato vero non puoi andare a fare la spessa domani perché deve aspettare la decisione vera di una legge che taglia sul serio le tasse.
Vorrei affrontare, ora, quattro punti che si evincono dal DEF che definisco così: una furbata, un piccolo azzardo, una grande bugia e una sconcertante onestà intellettuale.
La furbata è nel aver detto che nelle previsioni di crescita il governo è stato prudente. A mio parere non si tratta di “prudenza” ma di “furbizia”. Basta confrontare queste previsioni di crescita con quelle che il governo ha dato nel precedente DEF di ottobre. Le previsioni di crescita fatte a ottobre erano basate su un prezzo del petrolio a 100 euro e un cambio dell'euro a 1.33. Le previsioni del DEF di questo aprile poggiano su un euro a 1.08 e sul petrolio a 53-55 dollari al barile. Ebbene, questi due “effetti esterni” valgono un punto di PIL in più per l'Italia.
Il Governo, tenendosi basso sul tendenziale ed indicando una crescita dello 0,7%, ha fatto quindi una “furbacchiatta”, nel senso che, se poi la crescita sarà più alta, non verrà certo attribuita al petrolio o all'euro ma alla politica economica del Governo. Vedo già una conferenza stampa, fra un anno, in cui si prende atto che forse le cose sono andate un pochino meglio del previsto e ci si prende il merito del “risultato” positivo.
Il piccolo azzardo è che l'unica vera differenza rispetto agli andamenti inerziali tendenziali consiste nell’alzare il deficit pubblico spostando dal 2017- 2018 l'obiettivo di azzeramento. È un piccolo azzardo, perché bisogna vedere cosa diranno l'Unione europea e i mercati finanziari, soprattutto se inizia una nuova fase di turbolenza, al di là della questione greca, legata al momento in cui dovessero ripartire i tassi d'interesse verso l'alto. In un paese che ha 2.300 miliardi di debito, se si muove di un punto il tasso di interesse, a regime sono 23 miliardi di maggiore spesa, per cui stiamo attenti con queste cose.
L'operazione, chiarissima dai dati, è che questo anno, rispetto ai tendenziali che avremmo senza fare nulla, ci saranno 2 miliardi in più di deficit che diventano 7 miliardi in più nel 2016, 10 miliardi in più nel 2017, 14 miliardi in più nel 2018 e 4 nel 2019. Il cumulato significa circa 32 miliardi di Debito Pubblico.
Pertanto, la manovra indicata nel DEF consiste (e io posso anche essere d'accordo perché tutto sommato non muore nessuno se facciamo un po' più di deficit e spostiamo l'azzeramento al 2018 e quella imbecillità del fiscal compact lasciamola al Fantozzi della Corazzata Potemkin) nell’aumentare un po’ deficit e debito.
Ecco allora la “bugia”. Se il tesoretto c'è, nel senso tecnico del termine, è di 32 miliardi di deficit in più, che il Governo ha spalmato negli anni. Ma ovviamente non si può chiamare tesoretto un maggiore deficit e debito, perché in realtà è un “buffo”, come si dice al mio paese.
Ecco perché non si può non smascherare la totale falsità di parlare di tesoretto da 1.6 miliardi, quando si è alzato il deficit di 32 miliardi e poi si racconta che dentro c'è un miliardo e seicento milioni di tesoretto che si deciderà come spenderlo. Questo fa parte dei 32 miliardi di debito in più e, quindi voi capite come la comunicazione mediatica alla Matrix sia in atto da varie settimane ed i giornali, le televisioni, i dibattiti stanno tutti concentrandosi a discutere su come spendere questo tesoretto. Mediaticamente fa bene il Presidente del Consiglio, ma mi ricorda tanto due episodi della mia vita.
Il primo è quando andavo a pesca nelle Marche, lungo il fiume Chienti. Due o tre giorni prima, si andava a buttare i bigattini e si faceva la pastura. Solo al terzo giorno si andava con le canne da pesca. Le trote si erano abituate al fatto che la mattina si mangiava e così si concentravano in quel piccolo pezzo di fiume e noi si prendeva, dalle 7 alle 10, tantissime trote. Ebbene, il tesoretto di Renzi è il bigattino dato in pastura ai pesci che abboccano.
L'altro episodio della mia vita risale agli anni '70. In un convegno importante era presente l'allora governatore della Banca d'Italia Guido Carli e l'allora Ministro del Tesoro. Questo ministro fece un intervento enfatico e molto lungo ed in conclusione del convegno era previsto quello del Governatore Guido Carli. Quando il governatore prese il microfono disse: "Signori e signore mi dispiace ma è un po' tardi, quindi rinuncio a fare il mio intervento. Vorrei però dire una piccola cosa al Ministro del Tesoro e cioè Signor Ministro, per favore, tenga conto che non tutti gli italiani sono cretini!" Detto questo si alzò e andò via.
Non so bene perché, leggendo il DEF, mi è venuta in mente sia l’antica immagine vissuta da ragazzo, sia quella successiva vissuta all’inizio del mio percorso di economista.
L'ultima cosa è l'atto di onestà intellettuale che il Governo fa nel D.E.F e di questo gli va dato atto perché se prendete l'andamento tendenziale della crescita, cioè quella che avremmo spontaneamente e lo confrontate con l'andamento programmatico, cioè con gli obiettivi che il Governo si pone di raggiungere, l'effetto della politica economica che il Governo dichiara nel DEF come sua stima è pari a zero nel 2015, 0,1% nel 2016, 0,2% nel 2017, 0,3% nel 2018. Pertanto, la politica economica, rispetto a quello che avremmo senza fare niente, impatta sulla crescita e sulla ripresa, ripeto, 0,1 nel 2015, 0,2 nel 2016, 0,3 nel 2018, cioè è del tutto irrilevante.
Questo è scritto nel DEF. Nessuno di questi numeri è inventato, ma avete notato qualche saggio e attento commentatore giornalista economico, che abbia detto: “Ma scusate, tutto questo tam tam mediatico, per lo 0,1% di crescita in più che si realizzerà l'anno prossimo?”
Sono anche misurabili le conseguenze in termini di disoccupazione. Infatti, nel DEF c'è scritto che nel 2018- 2019, la disoccupazione scenderà sotto il 12% per cui, stando a questi ritmi, per tornare a quel 7%, che si registrava nel 2007 prima della crisi ci vogliono altri 13-14 anni, se nel frattempo non succede nulla nel mondo, in Europa, in Italia.
Chiudo allora facendovi notare una enorme contraddizione. Si continua a mantenere nei numeri ufficiali del DEF, da qui al 2019, 50 miliardi di ruberie in quelle specifiche voci di spesa pubblica e 100 miliardi di evasione sul lato delle entrate. Questi numeri sono ancora dentro fino al 2018- 2019. Allora non è affatto sorprendente la valutazione dell'effetto della politica economica. Certo, è onestà intellettuale ma politicamente è pesantissima, perché se non tocchi quelle cose, la politica economica d'Italia cosa è? Dare il contentino, dare i sussidi o assumere i precari. Per carità, va tutto bene, ma non cambi radicalmente il percorso e la controprova sta nei giochetti econometrici, chiamiamoli così, controfattuali, che vi ho indicato all'inizio. Se si fossero aggredite quelle voci mirate di entrate e di tasse e di spesa e si fosse veramente attuata una diversa e vera politica economica, l'Italia avrebbe vissuto anni buoni e prosperi e non avremmo avuto la crisi. Se si avesse il coraggio di farla oggi, l’Italia uscirebbe dalla crisi in 3 anni invece che in 13.
Il dato è politico. Il dato di fatto è che le forze politiche, che a parole comunicano di tutto, in realtà non vogliono intaccare di un millimetro quei due milioni di italiani che si intascano 45 miliardi di euro di spesa all'anno e 100 miliardi di evasione.
E finché non ci sarà una forza politica che con coraggio parli a nome degli altri 54 milioni di italiani e dica a quegli altri due milioni: " Ragazzi, basta! Non c'è più trippa per gatti", la politica economica non può che essere “inerziale e tendenziale” ed identica governo dopo governo. Infatti, se fate il confronto dal 2001 ad oggi, la struttura della politica economica dei vari governi che si sono succeduti è assolutamente identica, le differenze sono dello 0,1 o dello 0,2. Verificando voce per voce il bilancio pubblico questo è il dato clamoroso che appare, cioè cambiano i Governi, cambiano i Parlamenti ma non cambia la struttura anchilosata di quel bilancio, perché serve a proteggere chi beneficia di questa situazione.
Ripeto e chiudo sul serio ringraziandovi per l'attenzione, che le norme penali, pur sacrosante, semmai aumentano il prezzo della corruzione, ma la quantità si può ridurre chiudendo i rubinetti della spesa, perché altrimenti se tu non chiudi i rubinetti, è talmente appetibile la redditività delle ruberie ed è talmente alta che non ha competizione con qualunque altro business legale. Quindi è come per la droga, lo stesso caso che cominciammo a discutere 20 anni fa. Se parti con un valore di 1 dollaro e arrivi a 10mila dollari al mercato finale, capite che, con questo margine di valore aggiunto, ti compri gli eserciti, i governi, tutto quello che ti pare. E tutto è creato dal proibizionismo, perché crea il monopolio e per di più lo crea criminale perché è illegale.
State attenti ad un ultima cosa, che vi racconteranno, e cioè che la spesa è stata “stabilizzata”. A parte il trucco di dare il rapporto in percentuale del PIL, che non significa nulla, io voglio la cifra precisa in euro, cioè quanto hai speso l'anno scorso e quanto si spenderà in futuro.
Però qualcuno può dire che la spesa è stata “stabilizzata” anche in valore assoluto in euro. È vero, infatti. Gli stipendi pubblici sono fermi da tre anni e resteranno fermi per i prossimi 4 anni. Le pensioni aumentano un po' ma sappiamo che ci sono ragioni demografiche e anagrafiche. Gli interessi sul debito pubblico diminuiscono di sette miliardi. Gli acquisti di beni e servizi rimangono più o meno costanti a 132 miliardi, ma, se negli anni passati contenevano 20 miliardi di ruberie, il messaggio che va a quei due milioni di italiani è chiaro e forte: " Cari Signori, non potete rubare di più rispetto agli anni passati, negli anni prossimi potete rubare “soltanto” quanto avete rubato negli anni passati". E questo messaggio vale anche per chi si foraggia con i fondi perduti, che rimangono fermi attorno ai 36- 37 miliardi e sembrano stabilizzati, ma siccome sono rubati quasi tutti (ci sono 12 miliardi per ANAS, Ferrovie e i trasporti pubblici locali, il resto come ho detto, 17 miliardi li danno le Regioni, 8 miliardi li da il governo centrale e poi si aggiungono i fondi europei).
Ecco, allora, il mio essere Orpheus qui con voi. Forse non porterà nessuno di noi da nessuna parte, ma almeno una testimonianza storica, ma anche di attualità e di cronaca e non solo di rilettura storica, vogliamo insieme lasciarla.
Io ho dei nipotini già abbastanza grandicelli e ho detto loro che se e quando leggeranno quello che il povero nonno diceva capiranno un po’ meglio il loro paese. Per ora e per fortuna si trovano a crescere negli USA, che non è il massimo ma è un po' meglio di qui.
Grazie.
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Quanto tempo dovrà ancora passare per il trasferimento degli internati dell’opg di Montelupo?
Dichiarazione di Massimo Lensi e Maurizio Buzzegoli, presidente e segretario dell’associazione radicale “Andrea Tamburi” di Firenze:
"È trascorso ormai un mese da quando la legge 81 ha imposto il superamento degli OPG. Ieri la Regione Toscana ha dovuto approvare in fretta e furia una nuova delibera di Giunta per sanare il gran pasticcio di Solliccianino. Un mese trascorso in piena violazione della legge 81 per rimediare a un grave errore spacciato per sopraggiunte ulteriori analisi tecniche".
"Non abbiamo pregiudizi nei confronti della Regione. Ci preoccupa solo che la legge 81 venga rispettata. E ci chiediamo quanto tempo dovrà ancora passare perché si possa effettuare il trasferimento degli internati psichiatrici toscani da Montelupo alla nuova Rems, individuata nell’ex ospedale psichiatrico di Volterra. Quanto tempo ci vorrà per conoscere le analisi di fattibilità per gli interventi di adeguamento e l’attivazione del padiglione Morel di Volterra?".
"Ci permettiamo, poi, di far notare che se inizialmente era stato scelto un carcere per il superamento dell’OPG di Montelupo, ora la scelta cade su un ex ospedale psichiatrico. Una sorta di nemesi storica della riforma Basaglia. E nella società della comunicazione anche i simboli sono importanti".
Per informazioni contattare Maurizio Buzzegoli (3382318159).
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Stadio Portello: Cappato, se il Comune non bloccasse sarebbe danno erariale
Dichiarazione di Marco Cappato, Presidente del Gruppo radicale - federalista europeo Se fosse costruito il nuovo stadio del Milan al Portello, il risultato sarebbe immediatamente la perdita di valore dello Stadio di San Siro, con un conseguente danno economico per il Comune di Milano. Per questa ragione, il Comune deve opporsi ad ogni ipotesi di costruzione di un nuovo stadio, altrimenti si renderebbe responsabile di un danno erariale contro i cittadini milanesi.
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Nomine direttori Asr Piemonte, Manfredi: Un quarto di vera novità, tre quarti di gioco dell'oca. Si doveva e si poteva fare di più
Dichiarazione di Giulio Manfredi, segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta:
Scorrendo nomi e biografie dei nuovi 16 direttori generali delle Asr piemontesi – sempre ammesso che tutti accettino il posto – i conti sono presto fatti: un forte segnale di discontinuità rispetto al passato, con l’arrivo di direttori da fuori regione, l’abbiamo solamente per le due Asl torinesi, per l’Asl di Alessandria e per l'Asl di Cuneo. Nel resto del Piemonte è stato attuato il solito gioco dell'oca: sono state premiate le seconde e terze linee, direttori sanitari o amministrativi hanno fatto il grande balzo a direttore generale e hanno semplicemente cambiato casella, andando in un'altra azienda sanitaria. Idem per i quattro direttori generali confermati, che si trasferiranno semplicemente in un’altra città.
È innegabile il segnale di discontinuità rispetto al passato ma tutto il complesso procedimento di selezione messo in atto e, soprattutto, lo stato di fatto e le prospettive della sanità piemontese avrebbero richiesto maggiore coraggio e un maggior numero di nomi effettivamente nuovi, effettivamente fuori dal solito coro.
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25 aprile, ass. Mariateresa Di Lascia visita casa circondariale di Foggia
L'Associazione Radicale di Foggia “Mariateresa di Lascia” nella giornata del 25 Aprile 2015 visita la casa circondariale di Lucera, con il presidente Anna Rinaldi, il segretario Norberto Guerriero e la compagna Ivana De Leo.
Nel giorno in cui si festeggia l'anniversario della liberazione d'Italia, i membri dell'Associazione Radicale denunciano la condizione di illegalità partitocratica che costringe e soffoca ancora oggi la nostra Repubblica, proprio andando a visitare un carcere e la sua popolazione che più subisce le devastanti conseguenze di questa situazione.
Questa scelta inoltre prosegue l'iniziativa dell'Associazione radicale di Foggia dando attuazione non solo alla sua mozione approvata nell'ultima assemblea generale del 14 marzo scorso ma ancor di più all'azione politica di Radicali Italiani, confermata nella mozione, a firma del segretario Rita Bernardini, approvata nell'ultimo Comitato nazionale tenutosi a Roma il 17, 18 e 19 aprile scorsi.
L'Associazione Radicale di Foggia “Mariateresa Di Lascia” a sostegno della battaglia condotta con il proprio corpo dal Segretario Rita Bernardini, da Marco Pannella ed altri compagni, inizierà dalla giornata del 25 aprile un satyagraha associativo con un digiuno a staffetta dei propri iscritti e sostenitori.
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Ostia, Radicali: se confermata, ordinanza balneare è grande bluff
Dichiarazione di Riccardo Magi, Presidente di Radicali italiani e Consigliere Comunale a Roma, e Alessandro Capriccioli, Segretario di Radicali Roma "Se i contenuti dell'ordinanza balneare firmata dal sindaco Marino fossero davvero quelli fatti circolare in queste ore, ci troveremmo davanti a un enorme bluff", lo dichiarano in una nota Riccardo Magi, presidente di Radicali Italiani e consigliere comunale a Roma, e Alessandro Capriccioli, segretario di Radicali Roma. "Dobbiamo pensare, infatti, che per la prima volta in un atto ufficiale si riconosce e legittima l'esistenza di varchi pubblici e varchi non pubblici al demanio marittimo? Si smentisce, dunque, quanto sancito dalla legge e dalle concessioni balneari: ovvero che per definizione ogni accesso alla spiaggia è un accesso pubblico? Inoltre - continuano Magi e Capriccioli - quanto leggiamo non definisce con la dovuta chiarezza cosa si intenda per libertà di accesso ai fini della balneazione, cioè cosa i cittadini possono fare sulla spiaggia senza vedersi sorvegliati o pedinati da concessionari, come invece avviene oggi. Aspettiamo di leggere il testo integrale dell'ordinanza, sperando che non siano queste le disposizioni contenute. Significherebbe, altrimenti, che la grande enfasi mediatica sul ripristino della legalità a Ostia ha prodotto un atto che, oltre a non restituire il mare ai cittadini, risulta perfino illegittimo", concludono i Radicali.
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