Radicali Italiani
Bolognetti: ancora un iscritto al PRNTT per la vita del diritto e il diritto alla vita
Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e Consigliere Ass. Coscioni C’è una Basilicata Radicale fatta di esponenti politici che da oltre 10 anni sostengono, attraverso l’iscrizione, i soggetti politici dell’area radicale e in particolare il Partito Radicale Transnazionale e Transpartito e - negli anni scorsi - il Comitato Pro Montagnard, che proprio in Basilicata ebbe a ricevere un forte sostegno. Con l’iscrizione al PRNTT del dott. Gaetano Bonomi, già Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Potenza e tra i sottoscrittori dei 12 quesiti referendari per la “Giustizia Giusta, la Libertà e la Democrazia”, si irrobustisce l’elenco di coloro che in questo 2013 hanno voluto dar forza, gambe e braccia al Partito che da sempre si batte per “La Vita del Diritto e il Diritto alla Vita”. Nell’elencare coloro che – politici o esponenti della società civile - ancora una volta o per la prima volta hanno inteso sostenere il Prntt, è utile e opportuno ricordare lo straordinario preambolo allo Statuto: “Il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito proclama il diritto e la legge, diritto e legge anche politici del Partito Radicale, proclama nel loro rispetto la fonte insuperabile di legittimità delle istituzioni, proclama il dovere alla disobbedienza, alla non-collaborazione, alla obiezione di coscienza, alle supreme forme di lotta nonviolenta per la difesa, con la vita, della vita, del diritto, della legge. Richiama se stesso, ed ogni persona che voglia sperare nella vita e nella pace, nella giustizia e nella libertà, allo stretto rispetto, all'attiva difesa di due leggi fondamentali quali: La Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo (auspicando che l'intitolazione venga mutata in "Diritti della Persona") e la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo nonché delle Costituzioni degli Stati che rispettino i principi contenuti nelle due carte; al rifiuto dell'obbedienza e del riconoscimento di legittimità, invece, per chiunque le violi, chiunque non le applichi, chiunque le riduca a verbose dichiarazioni meramente ordinatorie, cioè a non-leggi. Dichiara di conferire all'imperativo del "non uccidere" valore di legge storicamente assoluta, senza eccezioni, nemmeno quella della legittima difesa”. 1. Vito De Filippo, Presidente della Giunta regionale e Segretario regionale del PD 2. Maurizio Marcello Pittella(PD), Assessore regionale alle attività produttive e candidato alla carica di Governatore 3. Nicola Benedetto(Centro Democratico), Assessore regionale all’Agricoltura 4. Rocco Vita, Consigliere regionale Psi 5. On. Salvatore Margiotta(PD) 6. Antonio Flovilla, già vice segretario regionale UDC 7. Giuseppe Maria De Bellis, già segretario regionale MPA e sindaco di Montemurro 8. Nicola Becce(PDL), Consigliere comunale a Potenza 9. Raffaele Vita, Direttore dell’Arpa 10. Antonio Mastroianni, vice segretario UGL Polizia Penitenziaria 11. Gaetano Bonomi, già Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Potenza
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Depositate firme Referendum. Dichiarazione di Staderini e De Lucia
Dichiarazione di Mario Staderini e Michele De Lucia, segretario e tesoriere di Radicali italiani
Roma, 30 settembre
Con il deposito in Corte di Cassazione delle firme raccolte sui 12 referendum radicali, si è conclusa oggi solo la prima fase dell’iniziativa referendaria che ha impegnato il Movimento, il Partito e l’intera area radicale in questi mesi.
Per i referendum sulla giustizia giusta che hanno superato le 500 mila sottoscrizioni, l’appuntamento è con il popolo italiano che potrà decidere direttamente su riforme che altrimenti non sarebbero state iscritte nell’agenda politica.
Gli elettori non potranno invece abolire il finanziamento pubblico dei partiti e la truffa dell’otto per mille, scegliere il divorzio breve, superare le leggi criminogene su immigrazione e droghe, perché su questi referendum non abbiamo raggiunto la soglia minima prevista dalla legge.
Siamo stati battuti da uno Stato che ha impedito a milioni di italiani di firmare, fuorilegge anche rispetto a una disciplina referendaria fatta apposta per sabotare le iniziative dei cittadini a meno di non esser disposti a violarla.
Ostacoli che conoscevamo già in partenza ma che non siamo riusciti a superare.
Questi referendum non si terranno anche perché non sono stati voluti da nessuna componente della partitocrazia, quella progressista in maniera più scandalosa di quella destra. Evidentemente sarebbe stato troppo scomodo far giudicare dai cittadini politiche criminali fallimentari e leggi che limitano libertà e diritti civili.
Continua da subito la battaglia per restituire a tutti i cittadini la pienezza del diritto a promuovere referendum.
Nel consegnare le circa 200 mila firme raccolte, in gran parte ai tavoli radicali e presso gli uffici comunali, abbiamo depositato in Cassazione una prima memoria con la quale descriviamo le violazioni ai diritti civili e politici dei cittadini che si sono verificate durante tutta la campagna referendaria e per le quali abbiamo insistito nella richiesta di referendum. Attenderemo il giudizio dell’Ufficio centrale per il Referendum per poi presentare una denuncia contro lo Stato italiano innanzi al Comitato diritti umani dell’ONU per la violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici. Continueremo in questi giorni a raccogliere testimonianze e prove documentate della negazione dei diritti garantiti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali.
Abbiamo oggi anche inviato ai parlamentari della Repubblica una serie di modifiche normative che introducono misure di semplificazione e digitalizzazione per “legalizzare” il procedimento referendario, dalla possibilità di firmare per via telematica al superamento degli ostacoli legati all'autenticazione e alla certificazione delle firme, sul modello di quanto accade in Svizzera e California.
Vedremo chi su questo mostrerà attenzione e chi, dopo aver detto a parole di voler modificare le leggi su immigrazione, droghe e finanziamento pubblico, vorrà impegnarsi per metterle all’ordine del giorno del Parlamento.
Se questa lotta è stata incardinata e potrà ora proseguire, lo si deve a tutti i compagni e i militanti radicali che in questi mesi, pur consapevoli delle difficoltà che avremmo incontrato, hanno creduto nell’opportunità referendaria e l’hanno fatta vivere nelle piazze e nelle strade.
Bilancio, Riccardo Magi: si razionalizzi e si renda trasparente il ricorso alle locazioni passive del comune. Affitti online come previsto dalla legge
Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere radicale di Roma Capitale eletto nella Lista civica Marino
Chiederò che giovedì in aula sia votata una mozione che impegna la giunta a pubblicare immediatamente sul sito del comune "i canoni di locazione o di affitto versati dall'amministrazione per il godimento di beni immobili, le finalità di utilizzo, le dimensioni e l'ubicazione degli stessi come risultanti dal contratto di locazione". Si tratta di un obbligo di legge (legge n. 27 del 24 marzo 2012) mai rispettato dalla passata amministrazione e tuttora disatteso. La necessità di reperire risorse per ripianare lo squilibrio dei conti capitolini diventi l'occasione per avviare una sana gestione del patrimonio immobiliare e limitare ricorso ad affitti di immobili da privati. In questo senso la dismissione di una parte del patrimonio immobiliare dovrà avvenire tenendo in massimo conto la possibilità di utilizzare sedi già di proprietà di Roma Capitale per abbattere il ricorso a locazioni passive, oggi ancora molto diffuse anche per le sedi istituzionali. Con la stessa urgenza dovremmo finalmente realizzare quell'anagrafe pubblica del patrimonio immobiliare - istituita con la delibera approvata un anno fa - affinchè vi possano essere una conoscenza e un controllo da parte di tutti i cittadini sulla consistenza e l'uso del patrimonio immobiliare comunale attraverso il sito internet di Roma Capitale.© 2013 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Referendum: Riformare leggi per restituire diritto a promuovere referendum. Staderini e De Lucia scrivono ai parlamentari: nuova disciplina su modello Svizzera e California
Onorevole/Senatore
mentre in queste ore stiamo depositando presso la Corte di Cassazione le firme raccolte sui referendum abrogativi nazionali, vi sottoponiamo quanto accaduto al fine di provocare un intervento legislativo che inizi a restituire pienezza ed effettività al diritto di cui all’articolo 75 della Costituzione.
Anche questa campagna referendaria ha reso palese, infatti, quanto il procedimento previsto dalla legge n. 352/1970 per la richiesta di referendum sia caratterizzato da modalità sempre più inadeguate e inadatte a tutelare l’alto valore di democrazia diretta di cui esso è portatore, ostacolando la possibilità dei cittadini di esercitare le forme di iniziativa popolare che la Costituzione riconosce.
Ostacoli che, sommati alla storica convenzione antirefendaria del sistema politico italiano e alle illegalità istituzionali che connotano il prima, il durante e il dopo di ogni referendum, trasformano la seconda scheda, attraverso la quale i cittadini partecipano direttamente all’attività legislativa, in un’impresa titanica che rende proibitiva la raccolta firme su tutti quei referendum che non sono graditi ad almeno una delle grandi componenti della partitocrazia.
Le modalità esclusivamente cartacee di raccolta e certificazione delle firme, l’obbligo di autenticare le sottoscrizioni in assenza di un servizio pubblico di autenticazione, l'inadeguatezza di molti Comuni nell'adempiere ai loro obblighi nonostante la buona volontà di tantissimi funzionari e amministrazioni, l’incapacità del Ministero dell'interno di assicurare il rispetto delle leggi, la mancanza di garanzie sul diritto all’informazione, fanno sì che solo in condizioni straordinarie un gruppo di cittadini o un movimento politico che sia estraneo ai "grandi" partiti e organizzazioni sindacali abbia la possibilità di raggiungere la soglia delle 500 mila firme autenticate e certificate.
Tutto ciò contrasta con la Costituzione, il cui processo di snaturamento e svuotamento, che ha determinato la distruzione dello Stato di diritto, è cominciato proprio dall’ostracismo verso l’istituto referendario e la sua sterilizzazione, attraverso la giurisprudenza della Corte costituzionale o il tradimento della volontà popolare da parte del Parlamento.
Quando abbiamo iniziato la campagna referendaria eravamo consapevoli di questi ostacoli: abbiamo tentato di superarli anche attraverso il rientro nella legalità delle istituzioni, ma non ci siamo riusciti.
Basti pensare all’assenza di autenticatori disponibili per i cittadini che volevano organizzarsi nella raccolta firme, che ha limitato e spesso impedito in molte città la tenuta dei banchetti per strada. E ciò nonostante la circolare del Ministero dell’interno del 26 luglio 2013, ottenuta a seguito di manifestazioni e richieste, con la quale si imponeva ai Comuni di garantire il servizio pubblico di autenticazione anche all’esterno dei loro uffici. Circolare ignorata al punto che in alcuni non irrilevanti casi è stato a lungo impossibile firmare persino negli uffici comunali.
La nostra sconfitta in questa battaglia per il rientro nella legalità, però, foss’anche determinata da proprie inadeguatezze, non giustifica il fatto che i cittadini che in futuro vorranno promuovere referendum debbano trovarsi nelle stesse condizioni coercitive dei loro diritti.
Per questo motivo, vi sottoponiamo in allegato una serie di modifiche normative – già predisposte in forma di articolato - che introducono misure di semplificazione e digitalizzazione che “legalizzano” il procedimento referendario, peraltro senza necessità di un impegno finanziario da parte delle amministrazioni pubbliche, ma anzi con la possibilità di ottenere significativi risparmi. Dalla possibilità di firmare per via telematica al superamento degli ostacoli legati all'autenticazione e alla certificazione delle firme, sul modello di quanto accade in Svizzera e California.
Siamo convinti che la riforma della politica e la sua credibilità di fronte al popolo italiano passino anche dalla restituzione del diritto e della effettiva possibilità di promuovere referendum a chiunque voglia farvi ricorso, così come dalla modifica dei regolamenti parlamentari, in modo da rendere obbligatoria in tempi certi la calendarizzazione, la discussione e il voto delle proposte di legge di iniziative di iniziativa popolare.
Confidando che molti tra voi vogliano farsi carico delle urgenze descritte, vi proponiamo di costituire un intergruppo parlamentare per la democrazia diretta con l’obiettivo di iscrivere queste riforme nell’agenda politica.
Roma, 30 settembre 2013
Mario Staderini, Segretario di Radicali italiani
Michele De Lucia, Tesoriere di Radicali italiani
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AttachmentDimensione Referendum PROPOSTE de jure condendo.pdf458.27 KBUna nuova disciplina per il Referendum: Riformare per restituire pienezza al diritto dei cittadini
Battuti dallo Stato o meglio da quella componente malata chiamata partitocrazia per cui libertà, trasparenza e diritti civili costituiscono da sempre una minaccia. Lunedì 30 settembre sono state depositate presso la Corte di Cassazione le sottoscrizioni raccolte sui 12 referendum radicali. Si tratta di poco meno di 200.000 per quanto riguarda i sei quesiti referendari in materia di “libertà e diritti civili” del cosiddetto pacchetto "Cambiamo Noi", e di poco più di 500.000 per almeno 4 dei 6 referendum del pacchetto "Giustizia giustizia", appoggiato dal Pdl.
Sull’abolizione del finanziamento ai partiti e la modifica dell’8 per mille, sull’abrogazione delle attuali norme su immigrazione e droga e sul divorzio breve, i cittadini non potranno invece esprimersi perché argomenti troppo scomodi alla partitocrazia. Ma le firme, seppure insufficienti per attivare la consultazione popolare, sono state comunque depositate, a sostegno del ricorso che verrà presentato al Comitato diritti umani dell’Onu, per violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici.
RISORSE- Lettera ai parlamentari: una nuova disciplina per i Referendum
- Dichiarazione di Mario staderini e Michele De Lucia
- Collegamento con Mario Staderini durante il deposito delle firme in Cassazione
- L'approfondimento di Radio Radicale sulla consegna delle firme
In una lettera inviata a tutti i parlamentari dal segretario e dal tesoriere di Radicali italiani, Mario Staderini e Michele De Lucia, si chiarisce il contesto: “una storica convenzione antireferendaria del sistema politico italiano e le illegalità istituzionali che connotano il prima, il durante e il dopo di ogni referendum, trasformano la seconda scheda, attraverso la quale i cittadini partecipano direttamente all’attività legislativa, in un’impresa titanica che rende proibitiva la raccolta firme su tutti quei referendum che non sono graditi ad almeno una delle grandi componenti della partitocrazia”.
Con questa lettera si intende sottoporre all'attenzione dei legislatori quanto è accaduto e sollecitare un intervento per restituire pienezza al diritto al Referendum così come garantito dall’articolo 75 della Costituzione. Il procedimento previsto dalla legge n 352/1970 per la richiesta di referendum è caratterizzato da modalità sempre più inadatte a tutelare l’alto valore di democrazia diretta di cui esso è portatore, ostacolando la possibilità dei cittadini di esercitare le forme di democrazia diretta che la Costituzione riconosce.
La campagna referendaria si è dovuta scontrare con ostacoli conosciuti e che il movimento ha tentato di superare, anche attraverso un rientro nella legalità delle istituzioni, purtroppo senza riuscirci: dal diritto all'informazione negato, alle inadempienze e incompetenze dei comuni, da una procedura costosa e piena di burocrazie antidemocratiche, fino alla palese ostilità di destra e sinistra sui temi proposti. La nostra sconfitta in questa battaglia per il rientro nella legalità, se anche fosse stata determinata da proprie inadeguatezze, non giustifica le condizioni coercitive dei diritti dei cittadini in cui si trova il nostro Paese.
In allegato alla lettera e di seguito potrete leggere un documento contenente una serie di modifiche normative che introducono misure di semplificazione e digitalizzazione che “legalizzano” il procedimento referendario, senza necessità di un impegno finanziario da parte delle amministrazioni pubbliche, ma anzi con la possibilità di ottenere significativi risparmi.
Le proposte di semplificazione per garantire il diritto al Referendum (pdf)»
Il video della consegna firme
AttachmentDimensione Referendum PROPOSTE de jure condendo.pdf458.27 KBX Congresso Associazione Luca Coscioni per la Libertà di Ricerca Scientifica. L'intervento di Emma Bonino
Il Ministro degli Esteri Emma Bonino ha concluso il suo discorso ai lavori del X Congresso dell'Associazione Luca Coscioni, in corso ad Orvieto:
font-family:"Arial","sans-serif"">"Non è confortante constatare come questo luogo -il luogo radicale dell'associazione Luca Coscioni- sia l'unica sede politica dove in questi giorni (ma potremmo dire in questi mesi) si discute di obiettivi di libertà civili per il nostro Paese. E se ne discute non per farne oggetto di dotte elucubrazioni sulla laicità e il laicismo, ma per riuscire a ottenere concretamente ciò che in altri Paesi europei è legge già da anni o decenni: delle regole decenti sulla fecondazione assistita, sul testamento biologico, sulla ricerca con le cellule staminali, sull'eutanasia.
Proprio perché non è confortante constatare l'eccezionalità di questo luogo, ho ritenuto indispensabile non farmi prendere io stessa dallo sconforto (il cosiddetto dibattito politico italiano ne offrirebbe molti motivi), ed essere presente qui oggi, anche in mezzo alle tante urgenze alle quali devo fare fronte nell'ambito delle mie responsabilità di Ministro. Sia detto per inciso, se ritenessi che l'affermazione dei diritti individuali non abbia nulla a che fare con la politica estera ed internazionale, non mi sentirei al mio posto qui, come invece mi sento oggi.
font-family:"Arial","sans-serif"">E un'ultima riprova di quanto diritti umani e relazioni internazionali siano interconnessi c'è l'ha data nei giorni scorsi la sentenza con la quale un tribunale italiano ha deciso di recepire direttamente una decisione della corte europea dei diritti umani contro la legge 40, proprio su un ricorso seguito da questa associazione con Filomena Gallo.
font-family:"Arial","sans-serif"">L'Associazione Luca Coscioni, e in particolare l'azione martellante, cocciuta di Filomena nel provare a smantellare le proibizioni incostituzionali e contrarie al diritto internazionale contenute nella legge 40, ha ottenuto questo straordinario risultato, che è anche uno splendido esempio di come, se non ci si rassegna, si possono ottenere grandi risultati anche quando tutta -ma proprio tutta - la politica è in tutt'altre faccende affaccendate.
font-family:"Arial","sans-serif"">Non voglio entrare più di tanto nelle faccende della politica italiana, con le sue risse e le consunte sceneggiate, i colpi di scena che non colpiscono più nessuno, le minacce che non spaventano nemmeno più perché ormai siamo tutti -e da tempo- prontissimi al peggio a cui non c'è mai fine, e ci stupiamo solo quando qualcuno bada agli interessi del Paese, come fosse un animale raro. Una cosa mi importa dire in questa sede: di fronte allo stato permanente di crisi e di emergenza nella quale le istituzioni versano, si fa strada un equivoco pericoloso su cosa sia invece la "stabilità" politica e il suo valore. Proprio perché sono -insieme ai radicali- tra quelli che riterrebbero una iattura per il Paese aggiungere allo stato di crisi permanente l'ulteriore destabilizzazione di una prova elettorale, sono altrattanto convinta che la "stabilità politica" si raggiunga non restando fermi, ma andando avanti; non tentando di tenere assieme dei pezzi e dei cocci di partiti, ma aggregando entusiasmo e consenso attorno a proposte concrete di governo del Paese, ciascuno secondo i propri compiti e secondo le proprie responsabilità.
font-family:"Arial","sans-serif"">Ecco come intendo io il significato del titolo di questo congresso: "e ora, laiche intese!". L'associazione Luca Coscioni ha chiaramente individuato delle urgenze, che si aggiungono alle urgenze radicali e referendarie sulla legalizzazione dello Stato e della giustizia, prima tra tutte quella per la calendarizzazione della proposta di legge di iniziativa popolare sull'eutanasia, oltre alla difesa del metodo scientifico sul fronte della ricerca dal caso stamina alla sperimentazione animale. Avete anche individuato degli interlocutori, che, rispetto alla questione eutanasia, sono i Parlamentari tutti, di qualsiasi colore e orientamento politico, ai quali chiedete di considerare -laicamente, appunto- i vantaggi e gli svantaggi del passare dall'eutanasia clandestina all'eutanasia legale, come fu fatto per l'aborto, come sarebbe tempo di fare per le sostanze stupefacenti. Su un obiettivo concreto, vi ponete e siete uno strumento a disposizione di chiunque sia interessato ad affrontare il tema non attraverso le lenti dell'ideologia, ma considerando gli effetti sulla vita della gente. Io vi incoraggio ad andare avanti su questa strada, che ha già dato ottimi risultati, e non solo in Italia, visto il ruolo che avete e abbiamo avuto, insieme al Partito radicale, nei pronunciamenti della Corte Interamericana dei diritti umani a difesa del diritto di fecondazione assistita.
Per andare avanti dobbiamo tenere bene in mente quale è il nostro avversario più forte e insidioso. Non è, di tutta evidenza, l'opinione pubblica, né il contesto internazionale, dal quale pare ogni giorno arrivarci una grossa mano, di consenso delle opinioni pubbliche in tutto il mondo ogniqualvolta si afferma un avanzamento in termini di libertà civili. Il nostro più forte avversario non è persino più un certo potere religioso vaticano, dopo che Papa Francesco ha invitato la Chiesa non certo a dismettere le proprie posizioni, ma a liberarsi, questo sì, dall'ossessione di trasformare dogmi e precetti in crociate politiche. No, il nostro avversario è l'indifferenza, che in Italia è il prodotto di una censura feroce di qualsiasi possibilità di dibattito davanti a milioni di persone sui temi delle libertà civili, della nascita, della vita, della famiglia, della morte. Per censurare questo dibattito sono censurati i radicali.
font-family:"Arial","sans-serif"">Come sta avvenendo oggi sulla malagiustizia che sembra interessare una sola persona, ma invece riguarda migliaia di persone, fuori e dentro le carceri.
font-family:"Arial","sans-serif"">Proprio come cercarono di cancellare Luca Coscioni, assieme ai 50 premi Nobel che ne sostennero la capolistura con la ListaBonino. Nonostante la nonviolenza, gli scioperi della fame e della sete, ricordo bene come un minimo di conoscenza della sua lotta fu concessa solo sopo la sua morte, quando in vita persino il suo nome nel nostro simbolo portò il centrosinistra a rifiutare l'ospitalità alle nostre liste, consentendo così al centrodestra di fare agevolmente altrettanto. Se Luca, e noi radicali con lui, non fossimo stati trattati in quel modo, e se il diritto dei cittadini a conoscere per deliberare non fosse stato calpestato in quel modo, oggi forse non ci troveremmo nelle stesse sabbie mobili che sembrano paralizzare le nostre istituzioni.
font-family:"Arial","sans-serif"">E se oggi non fosse calpestato il diritto a far conoscere l'urgenza di interrompere le condizioni di illegalità del nostro sistema di giustizia e delle carcere, il dibattito politico potrebbe sollevarsi dalla rissa quotidiana offrire soluzioni di legalità e legalizzazione.
Luca non si rassegnò allora. Noi non ci dobbiamo rassegnare oggi. Ecco perché ho voluto essere con voi."
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Rimborsopoli un anno dopo: aspettando chiusura indagini procura, anagrafe eletti quasi introvabile e senza i rimborsi contestati
Il 28 settembre 2012 la Guardia di Finanza varcava il portone di Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte, e sequestrava nelle sedi dei gruppi consiliari decine di scatoloni ripieni di scontrini e ricevute relative ai rimborsi spese dei consiglieri regionali.
L’11 dicembre 2012 arrivavano i primi avvisi di garanzia ai presidenti dei quattro monogruppi. Il 19 aprile 2013 la Procura di Torino inviava altri 52 avvisi di garanzia ad altrettanti consiglieri regionali.
Igor Boni (presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta) e Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani):
"Ad un anno esatto dall’arrivo della Guardia di Finanza a Palazzo Lascaris, i cittadini piemontesi sono ancora in attesa di conoscere il risultato finale degli accertamenti e di sapere quali consiglieri regionali saranno rinviati a giudizio. In quest’anno abbiamo sempre ribadito che le legittime richieste di trasparenza dell’opinione pubblica devono andare di pari passo con le legittime richieste degli interessati di non fare di tutta l’erba un fascio, di non ingenerare un indistinto polverone qualunquista e pressapochista.
L’indagine della Procura ha sicuramente avuto un positivo effetto indiretto: l’approvazione di una legge importante, quella sull’anagrafe pubblica degli eletti e nominati (L. R. 27 dicembre 2012, n. 17); peccato che l’anagrafe sia ben nascosta nel sito del Consiglio, quasi introvabile. E peccato che nessuno dei 56 (su 60) consiglieri regionali indagati abbia deciso di farvi pubblicare i rimborsi spese contestati, come da noi richiesto a più riprese.”.
Torino, 27 settembre 2013
Anagrafe degli eletti - Trasparenza
Associazione Adelaide Aglietta - Ape
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Fecondazione / Ass. Coscioni: per la prima volta un giudice italiano disapplica la legge 40 a causa di una sentenza europea. Finalmente le coppie fertili potranno accedere alla Fecondazione in vitro!
Domani, conferenza stampa dell’Associazione Luca Coscioni alle 11.45
Dichiarazione di Filomena Gallo, Segretario dell’associazione Luca Coscioni Per la prima volta un Giudice italiano disapplica la legge 40, e afferma la portata immediata di una decisione della Corte Europea dei Diritti (la sentenza Costa-Pavan che condannò l’Italia per violazione della Convenzione europea dei diritti umani, e che arrivò in conclusione del procedimento nel quale l’Associazione Luca Coscioni era intervenuta con 60 Parlamentari contro la legge40). In conseguenza di questa ultima sentenza del giudice italiano, anche le coppie fertili portatrici di patologie genetiche potranno accedere alla Fecondazione in vitro. La sentenza del giudice italiano è una sentenza storica perché, eseguendo direttamente le indicazioni della Corte europea, supera la necessità di intervento della Corte costituzionale e disapplica direttamente, per la prima volta, una norma nazionale come la legge 40. I dettagli della sentenza e le tutte le implicazioni pratica saranno illustrate in occasione della Conferenza stampa che Filomena Gallo terrà, con Marco Cappato, presso la sede del Partito radicale in via di Torre Argentina 76 a Roma alle ore 11.45, alla vigilia del X Congresso dell’associazione Luca Coscioni (che si terrà a Orvieto sabato e domenica)© 2013 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Bolognetti: Il Sostituto Procuratore Renato Arminio avrebbe dovuto astenersi
Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani Non starò certo a ripercorrere le varie tappe della vicenda Fenice. E certo non voglio tediare anche me stesso ripetendo che a partire dal marzo del 2009 ebbi a chiedere al sostituto procuratore Renato Arminio il sequestro dell’inceneritore. Non chiederò nuovamente risposte su quanto ebbe a scrivere il prof. Fracassi in una relazione consegnata alla Procura di Melfi nel maggio del 2010: “Poiché già dal sommario esame di quanto in atti emergeva l’urgente necessità di avere informazioni più dettagliate sullo stato chimico dell’acqua di falda, in particolare a valle del sito, con nota datata 6 ottobre 2009 è stato suggerito al P.M. di chiedere ad Arpab di procedere con urgenza al prelievo e all’analisi dell’acqua dei pozzi esistenti in zona a monte e a valle del sito… nonostante i dati richiesti fossero indispensabili per stabilire se le anomalie riscontrate fossero state o siano ancora pregiudizievoli per l’uso delle acque da parte di agricoltori della zona e nonostante i vari solleciti, alcuna delle analisi richieste è stata consegnata al sottoscritto da Arpab o dalla Procura della Repubblica di Melfi”. Non chiederò al dott. Arminio – allora in servizio a Melfi e titolare dell’inchiesta sull’inquinamento prodotto da Fenice - perché dati ritenuti “indispensabili” non furono consegnati al Ctu, che pure li aveva richiesti. Non scriverò di nuovo e ancora della situazione di incompatibilità ambientale nella quale si trovano numerosi inquirenti lucani, non ultimo il dott. Salvatore Colella, ma nel pieno rispetto del ruolo e delle funzioni esercitate da Arminio, mi permetto di affermare che il Procuratore non avrebbe dovuto rappresentare la pubblica accusa nell’udienza del processo che mi vede imputato per rivelazione del “segreto d’ufficio”. Approfondimenti Il Quotidiano, 14 settembre 2013 Gazzetta del Mezzogiorno, 24 settembre 2013 TgNorba24, 24 settembre 2013
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Eutanasia legale: depositate oltre 67.000 firme
Venerdì 13 settembre l'Associazione Luca Coscioni ha depositato presso la Camera dei Deputati la proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell'eutanasia e del testamento biologico, sottoscritta da oltre 67.000 cittadini italiani. Radicali italiani ha contribuito al raggiunto del traguardo: 50.000 firme entro 6 mesi, utili per mettere la proposta di legge all'ordine del giorno in Parlamento. Da oggi si potrà continuare a sottoscrivere la proposta d'iniziativa popolare anche on-line su WWW.EUTANASIALEGALE.IT
Guarda le foto della consegna delle firme»
Tra le personalità che hanno appoggiano l'iniziativa e vi hanno apposto la propria firma: Marco Pannella, presidente del Senato del partito radicale nonviolento transnazionale e transpartito; Roberto Saviano, giornalista e scrittore; Paolo Flores D’Arcais, direttore di “Micromega”; Umberto Veronesi, direttore scientifico IEO; Mina Welby, co-presidente Associazione Luca Coscioni; Marco Bellocchio, regista; Paolo Ferrero, segretario nazionale Rifondazione Comunista; Ricky Tognazzi, attore; Alessandro Cecchi Paone, giornalista e conduttore televisivo; Alessio Boni, attore; Achille Bonito Oliva, critico d’arte; Michele Riondino, attore; Antonella Elia, conduttrice televisiva; Tony Garrani, attore e conduttore radiofonico; Giancarlo Galan, Presidente Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati; l'astrofisica Margherita Hack e tanti altri.
Il video della consegnaCarceri: Marco Pannella e l'avv. Giuseppe Rossodivita diffidano la magistratura italiana al rispetto dell'art. 3 CEDU
È terminato l'invio di 675 diffide indirizzate ai Presidenti dei Tribunali Italiani, ai Procuratori Capo di tutte le Procure Italiane, ai Presidenti degli Uffici GIP di tutti i Tribunali Italiani, ai Direttori delle Carceri italiane, e a tutti gli Uffici di Sorveglianza della Repubblica.
La diffida, prende le mosse dal contenuto della nota sentenza pilota, sul caso Torreggiani ed altri, della Corte Europea dei diritti dell'Uomo e spiega perchè attualmente decine di migliaia di detenuti, sia in esecuzione pena, sia in custodia cautelare, sono sottoposti ad una pena o ad una misura, tecnicamente, illegali.
Con la diffida - indirizzata anche al Presidente Napolitano quale Presidente del CSM, al Ministro Cancellieri, al Commissario Europeo per i diritti Umani presso il Consiglio d'Europa, Nils Muiznieks - si indica quale adeguata, necessaria strada per garantire il rispetto di fondamentali ed elementari diritti umani, quella di paralizzare, in presenza della certezza che il trattamento e/o la pena siano illegali, l'emissione degli ordini di esecuzione della pena, sul modella già tracciato dalla Corte Costituzionale Tedesca.
"Vedremo come si comporterà diciamo la giurisdizione, la magistratura italiana" - dichiarano Marco Pannella e l'avv. Giuseppe Rossodivita - "Vedremo se prevarrà la ragion di Stato contro lo Stato di diritto che, con buona pace del Presidente Letta, in Italia è, per le condizioni dell’amministrazione della Giustizia e delle carceri, totalmente assente. La – diciamo – giurisdizione italiana, la “magistratura” italiana dovrà ora decidere se tornare o cominciare a rispettare essa stessa la Costituzione e le leggi o se, per “supplire” (sic!) alle inadempienze della politica e delle istituzioni, si confermerà complice della loro permanente violazione".
Atto di significazione e diffida (pdf)
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AttachmentDimensione Atto di significazione e diffida - violazione strutturale dell'art. 3 Convenzione Europea.pdf458.65 KBCambogia: Marco Pannella all’ONU di Ginevra con l’opposizione democratica per denunciare violazioni diritti umani e del recente processo elettorale.
Cambogia: Marco Pannella all’ONU di Ginevra con l’opposizione democratica per denunciare violazioni diritti umani e del recente processo elettorale.
Martedì 24 settembre dal primo pomeriggio Marco Pannella prenderà parte a una manifestazione organizzata dal Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale Transpartito e dalla comunità di cambogiani in Europa convocata nella Piazza davanti al Palais des Nations di Ginevra in occasione del dialogo speciale che il Consiglio sui diritti umani delle Nazioni unite terrà per tutta la giornata del 24 per discutere di Cambogia. Oltre alla problematica situazione relativa ai diritti umani in quel paese tra i temi al centro del dibattito dell’ONU anche le ultime elezioni politiche di Phnom Penh che hanno confermato la vittoria del Partito del popolo cambogiano di Hun Sen in un contesto di grave mancanza di rispetto degli standard internazionali in materia di controllo e trasparenza del processo elettorale. L’opposizione democratica del Partito per il salvataggio della Cambogia, guidato dall’ex deputato Sam Rainsy, denuncia sistematiche violazioni dei diritti civili nelle zone rurali del paese dove a centinaia di elettori non è stato consentito di votare e dove a villaggi interi è stato consentito di votare più volte. Secondo Sam Rainsy, che non ha potuto partecipare alle elezioni perché rientrato in Cambogia dopo un paio d’anni di esilio in Francia, la coalizione da lui guidata avrebbe vinto di un paio di seggi la maggioranza all’Assemblea nazionale e dovrebbe quindi oggi guidare il paese. Per chiedere giustizia l’opposizione ha presidiato la capitale per settimane e il 23 settembre i 55 parlamentari del Partito per il salvataggio della Cambogia hanno boicottato l’inaugurazione dell’Assemblea nazionale lasciando soli i 68 deputati del partito del popolo cambogiano. In alternativa alla prima sessione del Parlamento Sam Rainsy e i suoi hanno organizzato manifestazioni pubbliche previste anche in concomitanza col giuramento di Hun Sen come nuovo primo ministro prevista proprio il 24 settembre. Da oltre un decennio gli eletti del Partito di Sam Rainsy, noto anche come il Pannella del sud-est asiatico, sono iscritti al Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito e i deputati Sam Rainsy, Saumura Touilong e Son Chhay fanno parte del consiglio generale del Partito. Da anni il Partito Radicale è presente e attivo in Indocina anche su questioni legate ai diritti dei popoli Montagnard, che vivono negli altopiani centrali tra Cambogia e Vietnam e con la comunità Khmer Krom che vive sul delta del Mekong. Dopo aver partecipato in missione di osservazione elettorale nel 2003 con una delegazione del Partito, nel dicembre 2009 Marco Pannella, assieme all’allora Senatore Radicale Marco Perduca, furono bloccati all’aeroporto di Phnom Penh mentre si stavano per imbarcare per il Saigon dove avrebbero dovuto incontrare il capo della Chiesa buddista unificata del Vietnam, con la scusa che Hanoi non avrebbe potuto garantire loro la sicurezza necessaria a chi viene considerato un politico “contro-rivoluzionario”. Con Marco Pannella saranno presenti i rappresentanti del Partito Radicale alle Nazioni unite Matteo Angioli e Antonio Stango. Per ulteriori informazioni 348.729.6708.© 2013 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Domani ancora una udienza del processo sulla vicenda Pertusillo. Bolognetti: che ci sia una decisione su questa lunare vicenda.
Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e autore del libro "Le Mani Nel Petrolio" “Ora anche l’Arpab conferma, il Pertusillo è inquinato”. A rileggere il titolo che lunedì 16 settembre campeggiava sulla prima pagina della Gazzetta del Mezzogiorno viene davvero da sorridere. Sorrido, pensando che il 6 marzo del 2010, cinque giorni dopo la perquisizione della mia abitazione, disposta dal dott. Salvatore Colella, il settimanale Controsenso titolava: “Il radicale aveva denunciato presunti scempi ambientali”. Presunti? Lo ripeto una volta di più, stanco come sono di doverlo fare: in Basilicata di “presunti” ci sono stati solo i controlli ambientali. Certe, invece, le commistioni tra controllore e controllato, testimoniate plasticamente dalla vicenda Fenice. Altrettanto certe le palesi incompatibilità ambientali di alcuni magistrati, ad iniziare dal dott. Salvatore Colella passando per il procuratore Renato Arminio. Fatto sta, che a tre anni e mezzo dai sempre meno “presunti” scempi ambientali, domani tornerò in Tribunale per rispondere della lunare accusa di “rivelazione del segreto d’ufficio”. Eppure ho già da tempo ammesso la mia colpevolezza. Sì, sono colpevole di aver divulgato analisi che avrebbero dovuto essere pubbliche e sono colpevole di aver divulgato analisi che ho pagato e commissionato alla Biosan di Vasto per smentire il mare di bugie che nel gennaio del 2010 mi venne vomitato addosso. Un linciaggio in piena regola, con annessi editoriali scritti da una nota prefica di regime. Servirà ricordare che l’art. 5 comma C della Convenzione di Aarhus prevede che “in caso di minaccia imminente per la salute umana o per l’ambiente, imputabile ad attività umane o dovuta a cause naturali siano diffuse immediatamente e senza indugio tutte le informazioni in possesso delle autorità pubbliche che consentano a chiunque possa esserne colpito di adottare le misure atte a prevenire o limitare i danni derivanti da tale minaccia”. Servirà ricordare che nell’art. 3 ter del Codice dell’Ambiente si afferma che “la tutela dell'ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante una adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell'azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente, nonche' al principio «chi inquina paga» che, ai sensi dell'articolo 174, comma 2, del Trattato delle unioni europee, regolano la politica della comunità in materia ambientale”. Nel gennaio del 2010 ho provato a nutrire la mia fame di conoscenza e di verità. Con senso di responsabilità ho avvertito le autorità e le massime istituzioni lucane di un pericolo poco presunto e assai concreto. Quella denuncia fu accolta dal rumoroso silenzio dei tanti che oggi, in prossimità del voto, dichiarano un tanto al kilo. Dal silenzio di chi ha troppi scheletri per poter davvero affondare il coltello nella piaga e nella migliore delle ipotesi può aspirare ad un piccolo ruolo nello stucchevole gioco delle parti che di tanto in tanto va in scena. Che dire, mi auguro che dopo tre anni e mezzo ci si avvii alla conclusione di questa farsa. Vorrei poter dire la mia in un aula di tribunale e vorrei sentire pronunciare una sentenza. Credo di averne diritto anche in un paese come il nostro, che è “Stato canaglia” in materia di amministrazione della giustizia perlomeno quanto lo è in materia di tutela dell’ambiente e della salute umana. Il paese in cui le dichiarazioni di un pentito vengono inghiottite dal segreto di Stato, mentre la gente crepa di tumore.
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Bolognetti: A proposito del dott. Renato Arminio
Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani
Certo non era necessario leggere un’intercettazione telefonica per farsi delle domande sull’operato della Procura della Repubblica di Melfi in relazione alla vicenda Fenice. Fin dal marzo 2009 ebbi a chiedere agli inquirenti melfitani il sequestro dell’inceneritore Fenice di proprietà della multinazionale francese Edf. Il 22 settembre 2009, indirizzai al dott. Arminio una lettera aperta nella quale tra l’altro scrivevo: “Signor Procuratore, alla luce di quanto le abbiamo illustrato, ci chiediamo come mai la Procura di Melfi non abbia proceduto al sequestro dell’impianto o quanto meno al fermo cautelativo del forno rotante. Vorrà convenire che, sulla base delle informazioni in nostro possesso, emergono gravissime responsabilità su questa vicenda. Eppure, per quanto ne sappiamo, al momento la montagna ha partorito un topolino: una sanzione amministrativa a carico di Fenice, che a quanto ne sappiamo non è nemmeno stata pagata. E’ un diritto dei cittadini lucani conoscere la verità. Ci auguriamo che l’indagine in corso, anche alla luce delle informazioni che le abbiamo fornito, possa procedere con una maggiore velocità”. Quattro anni dopo, viene fuori dagli atti dell’inchiesta sull’inceneritore Fenice, condotta dalla Procura della Repubblica di Potenza, che il dott. Arminio, il 24 settembre 2009, colloquiava amabilmente con il direttore dell’Arpab Vincenzo Sigillito, facendogli sapere che non aveva nessuna intenzione di sequestrare l’inceneritore. Il 25 settembre, 24 ore dopo, lo stesso Arminio rispondeva attraverso i microfoni del Tgr alla richiesta di sequestro avanzata dal sottoscritto, definendo atto irresponsabile un eventuale sequestro dell’inceneritore. A completare il quadro si aggiunge quanto scritto dal Prof. Fracassi nella relazione tecnica consegnata alla Procura di Melfi nel maggio 2010: “Poiché già dal sommario esame di quanto in atti emergeva l’urgente necessità di avere informazioni più dettagliate sullo stato chimico dell’acqua di falda, in particolare a valle del sito, con nota datata 6 ottobre 2009 al P.M. di chiedere ad Arpab di procedere con urgenza al prelievo e all’analisi dell’acqua dei pozzi esistenti in zona a monte e a valle del sito… nonostante i dati richiesti fossero indispensabili per stabilire se le anomalie riscontrate fossero state o siano ancora pregiudizievoli per l’uso delle acque da parte di agricoltori della zona e nonostante i vari solleciti, alcuna delle analisi richieste è stata consegnata al sottoscritto da Arpab o dalla Procura della Repubblica di Melfi”. Superfluo, immagino, ogni ulteriore commento. Approfondimenti Conversazione Arminio-Sigillito, 24 novembre 2009 Servizio Tgr Basilicata, 25 settembre 2013
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Referendum radicali: oggi li hanno firmati 323 detenuti del carcere di Torino. I cittadini liberi possono firmarli nel Comune di Torino e in tutte le circoscrizioni solo domani e giovedì. Ultimo fine settimana di raccolta firme.
Oggi, dalle 10:00 alle 15:00, una “task force” radicale guidata dagli avvocati Alberto Ventrini e Mauro Anetrini ha raccolto le firme dei cittadini detenuti nel carcere “Lorusso e Cotugno” di Torino (via Maria Adelaide Aglietta n. 31) sui 12 referendum radicali. 323 detenuti hanno firmato tutti e 12 i referendum; fra di essi anche Jonella Ligresti, che ha consegnato agli avvocati radicali il testo di una petizione sulla patente violazione dei diritti costituzionali in carcere.
Ha firmato i referendum anche il direttore dell’istituto, Giuseppe Forte.
I cittadini liberi possono firmare i 12 referendum ancora domani e giovedì presso il l’URP - Informacittà del Comune di Torino (Piazza Palazzo di Città n. 9/a) e in tutte le Circoscrizioni cittadine.
Indirizzi e orari precisi a questo link: http://www.comune.torino.it/pdf/raccoltafirmereferendum.pdf
Possono firmare presso gli uffici comunali di Torino sia i cittadini residenti in città sia tutti gli altri cittadini italiani (è sufficiente esibire un documento di riconoscimento). Nell’ultimo fine settimana di raccolta firme si potranno firmare i referendum ai seguenti banchetti radicali a Torino:
venerdì 20 settembre, dalle 17:00 alle 19;00, in via Garibaldi n. 14;
sabato 21 settembre, dalle 15:30 alle 19:30, in via Garibaldi n. 14;
domenica 22 settembre, dalle 15:00 alle 19:00, in Via Cesare Battisti n. 7, allo stand dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, durante la manifestazione “Laici in Piazza”.
Uscendo dal carcere, gli avvocati Alberto Ventrini e Mauro Anetrini hanno dichiarato:
“Portiamo con noi fuori dalle sbarre non solo le tante firme dei detenuti ma anche le loro attestazioni di affetto e di solidarietà a Marco Pannella e all’iniziativa radicale sia per l’amnistia sia per i referendum per la giustizia giusta e contro le leggi criminogene “Bossi-Fini” e “Fini-Giovanardi” su immigrazione e droghe sia, infine, in Piemonte, per la nomina del garante regionale delle carceri. Ringraziamo il direttore Forte e gli agenti di polizia penitenziaria per la disponibilità ancora una volta dimostrata nei nostri confronti.”
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Aborto. Viale, fuorvianti i dati sull’obiezione, in media ogni ginecologo assiste 2,36 parti a settimana, nel 2012 natalità in calo del 3,35%
“Sono stato il primo a fare osservare nei convegni, soprattutto in polemica con chi vuole abolire l’obiezione di coscienza, che il numero di medici non obiettori potrebbe essere sufficiente e a suddividere il numero di aborti per medico, per regione, per anno e per settimana, ma senza provvedimenti concreti la semplice lettura dei dati è fuorviante e strumentale. Adottando gli stessi criteri per i parti, ogni ginecologo assisterebbe 2,36 neonati a settimana. Il ministro avrebbe dovuto aggiungerlo.”
Questa la prima reazione di Silvio Viale, il ginecologo torinese promotore dell’introduzione della RU486 in Italia, alla lettura della relazione annuale sulla 194.
Silvio Viale, che è responsabile del servizio IVG dell’Ospedale S.Anna di Torino (3445 IVG nel 2012, 38,9% di quelli del Piemonte e 3,25% di quelli in Italia) ha aggiunto:
“Non so quanti dei 1546 medici non obiettori facciano davvero le IVG e in che condizioni si trovino a lavorare, ma non ha senso pensare di garantire le IVG in tutti gli oltre 500 punti nascita italiani. Come per i parti e tute le prestazioni sanitarie la quantità è un presupposto della qualità. Per questo ritengo sterili le polemiche sull’obiezione di coscienza, se non sono accompagnate da provvedimenti concreti che individuino gli ospedali più grandi in cui concentrare le IVG, garantendo maggior personale disponibile e letti dedicati. Questo significherebbe garantire maggiore privacy, migliore professionalità e, anche, finalmente dignità e aggiornamento adeguati. Sono, ovviamente, soddisfatto che si sia iniziato a valutare il problema in termini oggettivi, partendo dai dati, piuttosto che limitarsi ad alimentare le polemiche ideologiche pro o contro l’obiezione. Infatti, come è noto, la stragrande maggioranza degli obiettori non è contro la legge (molti, una volta in pensione, iniziano a fare i certificati per le IVG), come non lo è la stragrande maggioranza dei medici non coinvolti negli aborti. Semplicemente si adattano ad un sistema che gli permette di fare un lavoro in meno, senza penalizzazioni, ma con i vantaggi conseguenti. Quando il ministro afferma che il problema dell’obiezione è legata ad “una distribuzione non adeguata degli operatori” ha ragione, ma le responsabilità sono del menefreghismo, se non dell’ostilità, della politica, dei dirigenti e dei responsabili della sanità. Per questo, vorrei che i media riportassero lo stesso calcolo per i nati, integrando la relazione del ministro. Se il ministro lo avesse fatto avrebbe, prima di tutto, notato che nel 2012 abbiamo avuto un calo della natalità del 3,35%, da 540.910 nati a 522.779 nati (per le IVG la riduzione è del 4,9%, da 111.415 a 105.968), ma soprattutto avrebbe scoperto che i 5036 ginecologi censiti dalle regioni (3490 obiettori e 1546 non obiettori) nel 2012 hanno fatto nascere in media 2,36 neonati a testa a settimana. Mi piacerebbe se il ministro fornisse le stesse tabelle, per rendere meno fuorvianti i dati sull’obiezione, e rendere un po’ di onore a quei servitori dello Stato che permettono l’applicazione di una legge, la n. 194 del 1978.”
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Consultazioni garante carceri/Avv. Anetrini e Ventrini per conto associazione Aglietta: ci siamo confrontati con i consiglieri in modo franco e proficuo… e martedì andremo in carcere a raccogliere firme 12 referendum
Questa mattina si sono tenute in Consiglio Regionale le consultazioni delle associazioni sulle due proposte di legge (350 “Montaruli/Pedrale” e 353 “Carossa e altri) con cui rispettivamente il PDL e Lega Nord intendono stravolgere la funzione del garante regionale delle carceri, mai nominato nonostante la legge istitutiva risalga al dicembre 2009 (L. R. 28/2009).
Sono intervenuti alle consultazioni in rappresentanza dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta gli avvocati Mauro Anetrini (consigliere Camera Penale Piemonte occidentale e Valle d’Aosta) e Alberto Ventrini, che hanno anche lasciato agli atti una memoria stilata dall’avvocato Antonio Polito (allegata).
Erano presenti anche il garante comunale delle carceri di Ivrea, Armando Michelizza, e due rappresentanti sindacali della CGIL/Funzione Pubblica.
All’uscita, dopo quasi due ore di confronto con i consiglieri regionali della Prima Commissione, gli avvocati Anetrini e Ventrini hanno dichiarato:
“Abbiamo ribadito ai consiglieri la ferma opposizione dell’Associazione Aglietta alle due proposte di legge del centro-destra. Il PDL vuole un garante senza stipendio, con un semplice rimborso spese. A tali condizioni come è possibile trovare qualcuno che si occupi seriamente della situazione delle 13 carceri piemontesi, da Saluzzo a Verbania, ognuna con propri specifici problemi? Il PDL vuole un garante che difenda sia i diritti dei detenuti che quelli degli agenti di polizia penitenziaria. Come ha mirabilmente evidenziato il nostro collega Polito nella sua memoria, il garante si trasformerebbe in un arbitro tra soggetti in potenziale conflitto, venendo completamente meno alle sue funzioni.
La Lega non ha trovato di meglio che proporre di delegare le funzioni dei garanti dei carcerati, dell’infanzia e degli animali al Difensore Civico regionale. L’avvocato Caputo è già oberato di migliaia di pratiche; solo per le beghe sanitarie ci vorrebbero due difensori civici. Come puo’ dedicarsi seriamente, non per finta, anche alle funzioni di garante, addirittura su tre fronti?
Abbiamo avuto con i consiglieri uno scambio di opinioni franco e proficuo. Speriamo di aver fornito loro elementi utili per accantonare le due proposte di legge e per nominare finalmente il garante regionale delle carceri.
Martedì ci recheremo con il consigliere provinciale Ettore Pugliesi nel carcere “Lorusso e Cotugno”, non a caso in Via Maria Adelaide Aglietta n. 31, per raccogliere le firme dei cittadini detenuti sui 12 referendum radicali. Oltre all’importanza intrinseca dei referendum, sarà un modo per riconoscere loro i diritti di cittadinanza attiva.
Torino, 13 settembre 2013
http://www.associazioneaglietta.it/cosa-facciamo/garante-detenuti/
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Assad rinuncia ai gas. Si apre uno spiraglio
La mossa di Bashar al-Assad, che ha inviato una lettera all’Onu contenente l’intenzione di Damasco di voler aderire al trattato di non proliferazione di armi chimiche, seguita dall’intervista rilasciata alla tv Russia 24 in cui ha annunciato di accettare il piano russo e che invierà i documenti necessari, tende ad anticipare il contenuto del rapporto degli esperti Onu, che secondo il ministro degli esteri francese Laurent Fabius, dovrebbe essere reso noto lunedì. Foreign Policy anticipa che il dossier degli ispettori Onu contiene «prove convergenti» contro il regime siriano per la responsabilità dell’attacco chimico del 21 agosto, mentre l’ultimo rapporto della Commissione d’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Siria, espressione dell’Onu, ha denunciato «crimini contro l’umanità» da parte delle forze governative e «crimini di guerra» da parte dell’opposizione per il periodo 15 maggio-15 luglio. In queste ore si apre dunque uno spiraglio per la diplomazia. A Ginevra si sono incontrati ieri sera Sergei Lavrov e John Kerry, dopo gli incontri separati del ministro degli esteri russo e del segretario di stato Usa con Lakhdar Brahimi, inviato in Siria dell’Onu e della Lega Araba. I colloqui tra Lavrov e Kerry proseguono oggi e potrebbero prolungarsi anche domani. Obama ha detto di attendere «risultati concreti», dopo aver giudicato «credibile» la proposta russa. La Russia ha presentato il suo piano di uscita dalla crisi,, che vuole essere una risposta al piano francese, giudicato «inaccettabile» da Putin. Il piano russo è in quattro tappe: prevede prima di tutto l’adesione della Siria alla Convenzione del ‘93 che mette al bando le armi chimiche, a tutt’oggi firmata da 189 paesi (ma in due - Israele e Birmania - non l’hanno poi ratificata). A non sottoscrivere il trattato oltreché la Siria, anche Corea del Nord, Sudan del Sud, Egitto, Angola e Libano (Israele ha fatto sapere ieri che non intende ratificarlo fino finché tutte le armi chimiche detenute dai suoi vicini non saranno state distrutte).
La seconda tappa è la localizzazione degli stock e dei luoghi di produzione, seguita dall’autorizzazione che Damasco dovrà concedere agli ispettori Onu di recarsi in Siria e, in ultimo, dalla distruzione delle armi. La proposta francese, che non ha entusiasmato neppure gli Usa, prevedeva invece il ricorso alla forza in caso di violazione degli accordi da parte della Siria, in nome del capitolo VII della Carta dell’Onu, proposta appoggiata anche da Londra. Putin ha messo in guardia, in un intervento pubblicato ieri sul New York Time «Un attacco eventuale della Siria da parte degli Stati uniti ha scritto il presidente russo - malgrado la ferma opposizione di numerosi paesi e dirigenti politici e religiosi di primo piano, come il papa, farà vittime innocenti e provocherà un’escalation, rischiando di estendere il conflitto al di là delle frontiere della Siria». Putin continua ad affermare che i gas tossici sono stai usati dall’opposizione, come «provocazione» per favorire un intervento internazionale. In attesa di saperne di più dal rapporto degli esperti Onu, è un dato di fatto che ormai anche la Russia e la Siria ammettono che ci sono le armi chimiche e che sono state usate. «Nessuno dubita che del gas tossico sia stato usato in Siria» ha scritto Putin sul quotidiano americano. Ieri, delle foto di un’esecuzione di un miliziano di Assad da parte dei ribelli vicino ad Aleppo, pubblicate su Paris Match, hanno scosso un po’ le certezze francesi. Hollande ha aperto a una «soluzione politica», anche se afferma che «mantiene la pressione». Lavrov, che è un diplomatico di lungo corso già con incarichi ai tempi dell’Urss, ha affermato ieri che «c’è una possibilità di pace e non bisogna lasciarla passare». La delegazione statunitense ha sottolineato le difficoltà oggettive che rappresenta l’ipotesi di una distruzione delle armi chimiche siriane, «forse il più grande arsenale al mondo», secondo William Hague, ministro degli esteri britannico. I 15 giorni dell’ultimatum francese sono evidentemente troppo brevi. Nei fatti, per arrivare fino in fondo al plano russo ci vorranno anni. Per il Parlamento europeo, che ieri ha discusso sulla Siria, la risposta militare «non deve essere esclusa», resta un «deterrente». Il Parlamento europeo ha chiesto agli stati della Ue di aumentare l’aiuto ai rifugiati siriani. La Francia, in prima fila nella linea dura ma molto in ritardo sull’accoglienza dei rifugiati, ha dovuto accettare di rendere più facile la richiesta di asilo.
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Eutanasia: Ass: Coscioni, iniziative popolari ignorate per 60 anni. Boldrini ha mancato occasione per segnale discontinuità
La raccolta firme continua online su www.eutanasialegale.it
Dichiarazione di Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretario e Tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni E' accaduto immancabilmente, nel corso della storia partitocratica italiana, che le proposte di legge di iniziativa popolare restassero dimenticate negli scantinati del Parlamento. Nel giorno del deposito alla Camera dei Deputati delle firme necessarie per la presentazione della proposta di legge per l'eutanasia legale, La Presidente della Camera Laura Boldrini non ha trovato modo di inserire in agenda per oggi l'incontro (richiesto il 3 settembre a lei e al Presidente Grasso) con una delegazione degli oltre 66.000 cittadini che hanno sottoscritto la proposta di legge. La Presidente Boldrini ha mancato così un'occasione importante per dare un segnale di discontinuità con il passato.Per parte nostra, siamo ben consapevoli che inizia ora la parte più difficile della campagna: ottenere che le proposte siano messe all'ordine del giorno del Parlamento, che sia garantito ai singoli parlamentari -e, attraverso i mass media, a tutti i cittadini- un dibattito che i boss dei partiti non vogliono. La raccolta firme continua ora in rete, su www.eutanasialegale.it. Ecco lo spot per rilanciare la seconda parte della campagna http://www.youtube.com/watch?v=Ckea8iCWlDI
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Bolognetti: Dai fratelli Lumière alla Lucana Film Commission, ovvero Miracolo a Potenza
Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e autore del libro "Le mani nel petrolio"(ed. Reality Book ) Provate ad immaginare le valli lucane, le nostre montagne, i nostri paesini trasformati in un unico set cinematografico. Provate ad immaginare immaginifici kolossal ambientati nei Calanchi e navi romane che solcano fiumi in secca. Immaginate fantascienza e fiction, anzi Pulp Fiction, commedie rosa e spose in bianco. Provate ad immaginarvi nei panni di un centurione romano o trombettiere del 7° cavalleggeri. Ecco, è questo il futuro che stanno preparando per noi. Messico e nuvole, celluloide e petrolio e poco importa se sul portale della Regione da settimane è impossibile scaricare una delibera di Giunta. Tra poco Basilicatanet diventerà una videoteca che farà impallidire il povero Murdoch. Vedrete cose mai viste: il remake di Via col vento con Paride Leporace nei panni di Rossella O 'Hara, le astronavi della Guerra dei Mondi e i dinosauri di Jurassik Park. Un click e sarete ipnotizzati da “Cosa c’è nel Pozzo”, ah no, quello no, il cinema verità non è contemplato nello statuto della Film Commission, solo oppiacei e “C’era una volta in val d’Agri”. Vedrete “Il Matrimonio del mio migliore amico”, con Leo Amato, cronista di giudiziaria de Il Quotidiano, nella parte che fu di Julia Roberts, mentre ad interpretare Cameron Diaz verrà chiamato il dott. Basentini. Ci sarà, non temete, anche il cinema di animazione, con personaggi da far impallidire Duffy Duck e Gatto Silvestro. Del resto ci vuole davvero poco, basterebbe caricaturizzare alcuni "celebrità" che frequentano Via Anzio. Si vocifera che vogliano addirittura resuscitare "Er Monnezza"; beh, lì non dovrebbero avere problemi a trovare qualcuno a cui la parte calzi a pennello. Coraggio amici, che importa se la nostra terra si desertifica, se le compagnie petrolifere fanno quello che vogliono, se la povertà dilaga. Stiamo per trasformarci in una regione hollywoodiana con tanto di effetti speciali. Diventeremo tutti comparse del grande gioco del cinema e voleremo in cielo a cavallo di una scopa come in “Miracolo a Milano”. Ma niente neorealismo, per carità quello no. Le verità non vanno mica raccontate dai cineasti e certo non si può pretendere che le raccontino quelli che collaborano con la Fondazione Mattei o che prendono soldi dalla Total. Tutto sommato va bene così, la vita è sogno e i sogni aiutano a vivere.
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