Radicali Italiani
Comunali: Nathalie Naim entra in lista radicali. Magi: ruolo politica prevalga su giustizialismo
Nathalie Naim entra ufficialmente nella lista Radicali - Federalisti, laici, ecologisti come capolista al Municipio I. Nel pomeriggio la consigliera municipale ha incontrato il segretario di Radicali italiani, capolista a Roma, al tavolo nei pressi del concerto del 1º Maggio, dove è in corso la raccolta firme per la presentazione della lista, e ha sottoscritto l'accettazione di candidatura.
Naim ha così accolto l'offerta di ospitalità avanzata da Magi e dai Radicali dopo la notizia della sua esclusione dalla lista civica di Giachetti a causa di un procedimento pendente per diffamazione.
"Il folle criterio che vieta di candidarsi a chiunque abbia un procedimento in corso, a prescindere dal reato, insegue e supera i Grillini sul peggiore terreno giustizialista", ha dichiarato Riccardo Magi."Se poi si considera - ha aggiunto - che è stata proprio la lotta di Natalie favore della legalità e contro le lobby dell'abusivismo ben radicate a Roma a costarle questa querela, la sua vicenda appare ancora più grave ed emblematica della deriva in atto. Stiamo assistendo infatti alla fine di ogni assunzione di responsabilità politica. Il Pd si appiglia al feticcio giustizialista perché non è in grado di selezionare la classe dirigente in base a criteri politici. In base a questa logica Marco Pannella non avrebbe potuto candidarsi, ma neppure parlamentari che ogni giorno intervengono nel dibattito su Roma, come ad esempio Stefano Esposito condannato per diffamazione nei confronti di alcuni attivisti No Tav. Non possiamo accettare che prevalga la deriva perversa del rapporto tra politica e giustizia, che non rappresenta alcuna garanzia per i cittadini: di questo passo infatti quale consigliere vorrà ingaggiare battaglie giuste ma che potrebbero compromettere i suoi diritti politici? Candidando Nathalie Naim come capolista al municipio I, affinché possa portare avanti il suo prezioso lavoro, vogliamo anche aiutare Roberto Giachetti, perché torni a prevalere quella cultura politica radicale per cui, soprattutto su questi temi, Roberto si è spesso distinto dalla linea del Pd", ha concluso il segretario di Radicali Italiani.
"Ritengo molto pericoloso un atteggiamento punitivo nei confronti di attività come la mia: escludere dalle liste coloro che osano opporsi a poteri più o meno forti, e che quindi sono soggetti a denunce, significa avallare l'intimidazione. Spero che Giachetti si ricreda e accetti la mia candidatura con i Radicali", ha dichiarato Nathalie Naim.
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Infrazioni, Radicali: bene diminuzione procedure, ma troppe condanne ancora pendenti
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e del tesoriere Valerio Federico:
"Il pacchetto infrazioni di aprile 2016 reso noto oggi dalla Commissione europea contiene notizie importanti per l’Italia. Infatti per il nostro Paese sono 80 le procedure pendenti, un risultato sicuramente buono visto l’elevato numero da cui partivamo. Quindi bene il Governo Renzi su questo, male però sulle condanne ancora pendenti che ci costano milioni di euro. Infatti le doppie sentenze su cui l’Italia è ancora inottemperante sono tre, ad oggi il costo complessivo dovuto al pagamento delle sanzioni è di circa 250 milioni di euro, cifra in aumento. Quindi il Governo deve intervenire affinché sia le multe giornaliere che quelle semestrali vengano revocate quindi deve adeguarsi a quanto stabilito dalla Corte di giustizia. Va bene fermare le procedure di infrazioni ma sulle condanne siamo ancora molto esposti".
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Referendum costituzionale, da Radicali Italiani via a campagna "Vogliamo scegliere" per dire no al plebiscito, sì alla libertà di voto. Magi: quesito unico è come mettere faccia di Renzi sulla scheda
Sul sito vogliamoscegliere.it appello a parlamentari e cittadini per referendum per parti separate o referendum parziali
Il referendum confermativo sulla legge di revisione costituzionale Renzi-Boschi si presenta, a oggi, come un plebiscito sul Presidente del Consiglio, piuttosto che un reale esercizio di democrazia. Il rischio è che il voto di ottobre venga usato da Renzi come strumento di legittimazione e dai suoi oppositori come arma per dare una spallata al governo. Per scongiurare che sulla Costituzione si consumi una nuova "guerra santa" pro e contro Renzi e garantire ai cittadini un reale potere di scelta sul merito della riforma, Radicali Italiani ha quindi lanciato la campagna "Vogliamo scegliere".
A presentarla oggi in una conferenza stampa alla Camera dei deputati, il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, il professore Fulco Lanchester, ordinario di diritto costituzionale Università La Sapienza, Mara Mucci, deputata iscritta a Radicali Italiani e Mario Staderini, autore ricorso all’Onu contro l’Italia in materia referendaria.
"Si sta andando verso il voto in blocco su una revisione larga e disomogenea che interessa il 37 per cento della Costituzione" accusa Riccardo Magi. "Come Radicali crediamo che in un momento così importante, come la riforma della Costituzione, si debba dare ai cittadini la possibilità di discernere ciò su cui sono chiamati a votare. Secondo i sondaggi alcune delle modifiche hanno il consenso dell'80 per cento degli italiani, altre solo del 30. Con la nostra campagna proponiamo quindi che la riforma Boschi si voti per parti separate o con quesiti parziali, così da garantire la libertà di scelta e la libertà di voto, che è un principio costituzionale. I plebisciti sul governo in stile dittatura sudamericana non ci interessano e vanno scongiurati, altrimenti tanto vale mettere sulla scheda elettorale direttamente la faccia del presidente del Consiglio", ha commentato il segretario di Radicali Italiani.
Come confermato da costituzionalisti e giudici emeriti della Consulta, costringere gli italiani a scegliere tra un secco Sì o No in blocco all’intera Riforma Renzi-Boschi è in forte contraddizione con il principio costituzionale della libertà di voto, con la giurisprudenza della stessa Corte Costituzionale in materia di omogeneità del referendum, con gli standard democratici internazionali.
"Più che una revisione della Costituzione siamo davanti a un'imponente modifica, visto che tocca il 57% della Seconda parte, quella relativa ai poteri dello Stato", ha spiegato il prof. Lanchester, "Il 'quesitone', cioè il quesito unico, determinerebbe quindi una forte distorsione della libertà di scelta dei cittadini che richiederebbe invece un quesito puntuale ed omogeneo"
I Radicali hanno ricordato che Luigi Einaudi in Assemblea costituente intervenendo sul referendum costituzionale disse: “avrà fortuna solo nel caso che le Camere propongano una sola riforma alla volta e in maniera chiara, in modo gli elettori si rendano conto di quello che sono chiamati a votare”.
Radicali Italiani propone dunque di sottoporre al voto la legge Renzi-Boschi per parti separate cioè divisa per singoli capitoli omogenei corrispondenti ai macrotemi della riforma. Oppure di sottoporre al voto solo alcuni aspetti della riforma attraverso referendum parziali. (IN ALLEGATO LA SCHEDA).
Il referendum per parti separate è alternativo al referendum sull’intera legge; nel caso dei referendum parziali, invece, la richiesta di referendum verte solo sulle parti della legge non condivise dai promotori che scelgono quali aspetti della legge sottoporre al voto. Il resto della legge sarebbe quindi già confermato. Radicali Italiani promuove due referendum parziali. Il primo riguarda l'elezione e la composizione del Senato. Il secondo si oppone alle modifiche dell’art 75 della Costituzione, che secondo Mario Staderini rappresentano "un requiem per il referendum abrogativo, perché non rimuovono gli ostacoli che lo hanno di fatto reso impraticabile. Introdurre una parziale riduzione del quorum per chi raccoglie in tre mesi 800 mila firme autenticate da un pubblico ufficiale, poi, significa permettere i referendum esclusivamente ai grandi partiti che dispongono sul territorio di un esercito di consiglieri comunali. Si tratta di una controriforma alla quale opporsi. A meno che il Governo non consenta a tutti di raccogliere 800 mila firme, modificando la legge ordinaria e consentendo ai cittadini di firmare online", ha concluso Staderini.
Per proporre referendum per parti separate o parziali occorre raccogliere le firme di un quinto dei deputati, o di un quinto dei senatori oppure 500mila firme entro il 12 luglio. "Invito i colleghi a sottoscrivere le nostre proposte, ha dichiarato Mara Mucci, deputata iscritta a Radicali Italiani, lanciando il sito www.vogliamoscegliere.it dov'è pubblicato un appello ai parlamentari e a tutti i cittadini. "A ottobre non diamo le pagelle del Governo, ma andiamo a decidere se questa riforma costituzionale ci va bene o no. Porre in unico quesito tutta la modifica - ha continuato Mucci - è insufficiente dal punto di vista informativo ma anche dal punto di vista della libertà di scelta".
"Il referendum unico è un plebiscito fatto apposta per alimentare le rendite di posizione di Renzi, Grillo e Salvini. I referendum parziali rappresentano la speranza di un confronto vero sulla Costituzione, uscendo dalla rissa tra renzismo e antirenzismo", ha commentato Marco Cappato, presidente di Radicali Italiani e candidato sindaco a Milano.
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Migranti, Magi: denunciamo Austria a Commissione europea, chiusura frontiere viola Schengen e principi fondamentali Ue
"Col ripristino dei controlli alle frontiere in Ungheria e presto in Italia, l'Austria dà il colpo di grazia al progressivo disfacimento dei trattati e delle norme che regolano l'Unione europea, fino alla violazione aperta", a dichiararlo in una nota Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani.
"Dopo l’accordo scellerato e difficilmente attuabile tra Ue e Turchia - prosegue - registriamo oggi una violazione se possibile ancora più grave: viene infatti infranto il principio fondamentale della libera circolazione delle persone e delle merci e l'insieme delle norme comunitarie che lo hanno regolato in questi anni. Eppure nessuno sembra andare al di là delle proteste formali. Per questo – continua Magi - come Radicali abbiamo deciso di presentare contro l'Austria una denuncia alla Commissione europea, allo scopo di sollecitare l'avvio di una procedura d'infrazione per violazione dei principi generali di leale cooperazione, necessità e proporzionalità e per lesione del principio della libera circolazione. La chiusura delle frontiere da parte di Vienna è inaccettabile, oltre che illegittima, anche perché dettata dal timore degli arrivi di persone in fuga dalla guerra e bisognose di protezione, e fa il paio con il tentativo in atto in questi giorni di cambiare la legge austriaca sull'asilo in senso fortemente restrittivo e in violazione, ancora una volta, del diritto comunitario.
Le istituzioni Ue non possono stare a guardare mentre il progetto europeo rischia di sgretolarsi irrimediabilmente", conclude il segretario di Radicali Italiani.
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Riforme, Magi: costituzionalisti confermano che il quesito unico è antidemocratico. La soluzione è la nostra proposta di referendum parziali o voto per parti separate
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani:
"Il quesito unico sul referendum costituzionale è fuori dai criteri costituzionali e democratici. A dirlo non siamo soltanto noi Radicali. Dai costituzionalisti arriva oggi una nuova importantissima presa di posizione, che conferma l'allarme che abbiamo lanciato da subito sulla trappola antidemocratica del voto in blocco, e soprattutto avvalora pienamente l'iniziativa che come Radicali stiamo portando avanti per garantire ai cittadini libertà di voto sul merito della riforma, attraverso il referendum per parti separate o con quesiti parziali: il solo modo per uscire davvero dalla logica del plebiscito pro o contro Renzi, tanto più inaccettabile se applicata a una così importante revisione costituzionale.
Nel documento pubblicato oggi sul quotidiano la Stampa, 50 tra i più illustri studiosi di diritto costituzionale, oltre a esprimere preoccupazione per un voto presentato agli elettori 'come decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica di un Governo', affermano che 'se il referendum fosse indetto – come oggi si prevede - su un unico quesito, di approvazione o no dell’intera riforma, l’elettore sarebbe costretto ad un voto unico, su un testo non omogeneo, facendo prevalere, in un senso o nell’altro, ragioni 'politiche' estranee al merito della legge. Diversamente avverrebbe se si desse la possibilità di votare separatamente sui singoli grandi temi in esso affrontati'.
Parole che dimostrano l'efficacia delle nostre proposte. La procedura con cui si arriverà al voto del referendum costituzionale è un punto centrale, che va affrontato seriamente e il prima possibile. Per questo la settimana prossima presenteremo in un incontro alla Camera i quesiti parziali su singoli aspetti della riforma, che abbiamo preparato e sui quali in queste ore stiamo raccogliendo il sostegno di parlamentari di diverse forze politiche che, come noi, vogliono evitare che la Costituzione diventi uno strumento per plebisciti o spallate".
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Droga/Onu, Perduca: l'Italia ascoltata al Palazzo di Vetro pratichi a casa quel che annuncia al mondo
Dichiarazione di Marco Perduca, rappresentante all'Onu del Partito Radicale e coordinatore della campagna Legalizziamo.it promossa da Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni:
"Nel suo intervento nella giornata di giovedì davanti alla plenaria della sessione speciale dell'Assemblea generale sulle droghe, il Ministro Orlando ha affermato, tra le varie cose, che 'il nostro approccio deve essere pragmatico piuttosto che ideologico: un approccio orientato ai risultati, che incoraggia gli Stati a promuovere politiche pubbliche motivati dal criterio dell'efficacia piuttosto che demagogia'.
Niente di più condivisibile ma ancora molto, se non tutto, da dimostrare. Se è vero che in Italia, grazie alla Corte Costituzionale, negli ultimi due anni le cose sono migliorate dal punto di vista della iper-penalizzazione del possesso e consumo personale, è altrettanto vero che la coltivazione domestica viene ancora punita penalmente severamente e in modo poco efficace per chi deve passare anni in carcere.
Allo stesso tempo, altre misure volte alla scarcerazione di persone che hanno violato la legge del 1990 sulle droghe devono ancora manifestare la loro piena efficacia.
Le parole del Ministro Orlando sono sicuramente da salutare come una chiara rottura coi dogmi proibizionisti del passato ma, da domani, devono esser seguite da proposte di riforme, pragmatiche o ideali, che possano far incamminare l'Italia verso un futuro in cui si può scegliere di convive con le sostanze senza demonizzarle e si garantisca il diritto alla salute di chi ha un rapporto problematico con le dipendenze.
Il modo migliore per sganciarsi dai populismi e dalla demagogia è quello di proporre risposte politiche di governo di fenomeni reali e diffusi. Occorre quindi che il rientro dell'Italia tra i paesi che iniziano a praticare il buon senso relativamente al controllo delle dipendenze e dei rischi e dei danni a loro connessi venga rinforzato a casa con fatti concreti a partire dalla convocazione della VI Conferenza nazionale sulle droghe prevista a cadenza triennale e assente dal calendario istituzionale dal 2009. Allo stesso tempo non guasterebbe la nomina di un responsabile in seno al Governo delle politiche sulle sostanze e le dipendenze".
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Cannabis, Radicali lanciano raccolta firme su legge popolare per legalizzazione: da proibizionismo enormi danni e soldi a terrorismo, mobilitiamo cittadini per cambio di passo
Ha preso il via oggi la raccolta firme nazionale sulla proposta di legge di iniziativa popolare della campagna Legalizziamo! per la regolamentazione legale della produzione, consumo e commercio della cannabis e suoi derivati.
La proposta di legge popolare, promossa da Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni, con la collaborazione e il sostegno di Coalizione Italiana per le Libertà Civili e Democratiche, Forum Droghe, Antigone, La PianTiamo e di decine di grow shop/canapai italiani, è stata presentata oggi in due conferenze stampa ai tavoli di raccolta firme di Roma e Milano, alle quali sono intervenuti, tra gli altri, il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, il presidente Marco Cappato e il tesoriere Valerio Federico, il segretario dell'Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo, Rita Bernardini, Hassan Bassi, segretario nazionale del Forum Droghe, Luca Marola, coordinatore dei Grow shop italiani, e l'avvocato Fabio Valcanover.
"I danni sociali, economici e giudiziari del proibizionismo sono sotto gli occhi di tutti. Le droghe illegali sono diventate il terzo business più redditizio al mondo, dopo il cibo e l’energia, interamente controllato da organizzazioni criminali. E' provato infatti che anche il terrorismo si finanzia con i proventi del narcotraffico. Serve un cambio di passo radicale nelle politiche sulle droghe e la scelta antiproibizionista è l'unica ragionevole, fondata su basi scientifiche e riscuote il consenso dell'opinione pubblica. Secondo i dati della Direzione nazionale antimafia, un europeo su 4 ha fatto uso di droghe. Con questa legge di iniziativa popolare chiediamo ai consumatori di cannabis di fare 'coming out' e mobilitarsi, ma lo chiediamo anche a tutti i cittadini italiani perché arrivi un segnale chiaro e forte al legislatore", ha spiegato il segretario di Radicali Italiani, Riccardo Magi.
"Con questa iniziativa continua la nostra storica battaglia per la cannabis terapeutica", ha dichiarato Filomena Gallo segretario dell'Associazione Coscioni. "E' grazie al lavoro dell’associazione Luca Coscioni e di A Buon Diritto che si è raggiunta l’intesa tra ministero della Salute e della Difesa per la produzione di cannabis negli istituti fiorentini dello stabilimento chimico farmaceutico militare, che di fatto però non coprirà il fabbisogno annuale rimandando ancora al mercato illegale. Inoltre, abbiamo impugnato il decreto Lorenzin sulla cannabis, perché esclude alcune patologie dall’accesso alla prescrizione. In questa proposta di legge, insieme alla legalizzazione della cannabis, prevediamo anche che il libero accesso ai farmaci cannabinoidi sia reso effettivo. Ciò è possibile sia attraverso un accesso immediato e gratuito ai farmaci, sia attraverso la regolamentazione dell'autocoltivazione per le persone malate, danneggiate da una classe politica che le criminalizza perché non fa differenza tra le sostanze"
Marco Cappato, presidente di Radicali Italiani e candidato sindaco a Milano, ha dichiarato: "Visto che il Governo è immobile e che il Parlamento si trascina, serve una mobilitazione anche a partire dalle città. Vorrei che il Sindaco di Milano divenisse capofila delle città italiane ed europee che chiedono di fermare la follia proibizioniste sulle droghe, e in particolare sulla cannabis".
L’iniziativa vuole contribuire, con la sottoscrizione di almeno 50.000 italiani nei prossimi sei mesi, alle attività istituzionali dell’inter-gruppo parlamentare per la cannabis legale esattamente un anno fa. Il testo parte dalla versione calendarizzata alla Camera e la arricchisce con proposte storiche dei Radicali e contributi specifici di esperti e militanti delle associazioni sostenitrici, oltre che giuristi a titolo personale, per rendere il modello di regolamentazione quanto più libero possibile. Raggiunte le firme necessarie il testo verrà presentato in Parlamento per esser incluso nell’iter parlamentare in corso.
La regolamentazione è rivolta ai maggiorenni e prevede, tra l'altro, la libertà di auto-coltivazione individuale o associata in "cannabis social club", pratiche semplificate per la produzione commerciale, il più ampio accesso possibile alla cannabis terapeutica, l'allocazione delle entrate ad attività informative e sociali, una relazione annuale al Parlamento e la depenalizzazione totale dell'uso personale di tutte le sostanze nonché la liberazione per i detenuti per condotte non più penalmente sanzionabili.
La raccolta firme è stata avviata in concomitanza con i lavori dell'Ungass, la sessione speciale dell'Assemblea generale dell'Onu dedicata al tema delle droghe, proprio per ribadire la necessità di interrompere l'immobilismo dell'Onu davanti al fallimento del proibizionismo. All'Ungass è presente - a proprie spese - anche una delegazione radicale guidata da Marco Perduca, in rappresentanza del Partito Radicale che come organizzazione non-governativa è affiliato al Consiglio Economico e Sociale dell'Onu, e con la partecipazione del Professor Andrea Boggio in rappresentanza dell'Associazione Luca Coscioni accreditato per decisione del ministro della Giustizia Andrea Orlando.
A questo link è disponibile una scheda sintetica con i punti principali della legge: http://associazionelucacoscioni.it/comunicato/la-nostra-proposta-di-legge-la-legalizzazione-della-cannabis-12-punti
Il testo integrale è disponibile sul sito della campagna Legalizziamo! a questo link: http://www.legalizziamo.it/lip-al-parlamento-italiano/
Qui l'audiovideo della conferenza stampa di Roma: http://www.radioradicale.it/scheda/472863/conferenza-stampa-sulla-raccolta-firme-nazionale-sulla-proposta-di-legge-di-iniziativa
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Droga, domani via a raccolta firme su legge popolare per legalizzazione cannabis. Conferenza stampa a Roma e Milano
Domani, mercoledì 20 aprile, Radicali Italiani e l'Associazione Luca Coscioni, insieme agli altri soggetti promotori, lanceranno con due conferenze stampa a Roma e a Milano l'avvio della raccolta firme nazionale sulla proposta di legge di iniziativa popolare della campagna Legalizziamo! per la regolamentazione legale della produzione, consumo e commercio della cannabis e suoi derivati.
La proposta di legge popolare è promossa da Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni, con la collaborazione e il sostegno di Coalizione Italiana per le Libertà Civili e Democratiche, Forum Droghe, Antigone, La PianTiamo e di decine di grow shop/canapai italiani.
L'appuntamento per la stampa a Roma è alle 14.30 presso il tavolo di raccolta firme in L.go di Torre Argentina (fronte Feltrinelli), dove saranno presenti il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, il segretario dell'Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo, Rita Bernardini, Hassan Bassi, segretario nazionale del Forum Droghe.
A Milano la conferenza stampa si terrà alle ore 12 presso il tavolo di piazza San Babila alle ore 12, con la partecipazione del presidente di Radicali Italiani Marco Cappato, candidato sindaco a Milano, del tesoriere di Radicali Italiani Valerio Federico, di Luca Marola, coordinatore dei Grow shop italiani, e dell'avvocato Fabio Valcanover.
"Abbiamo deciso di avviare la raccolta firme sulla legge popolare in concomitanza con la sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (Ungass) dedicata al tema delle droghe proprio per ribadire la necessità di interrompere l'immobilismo dell'Onu davanti al fallimento del proibizionismo e agli enormi danni prodotti dalla guerra alla droga sul piano sanitario, economico e giudiziario", spiegano Riccardo Magi e Filomena Gallo.
All'Ungass è presente - a proprie spese - anche una delegazione radicale guidata da Marco Perduca, in rappresentanza del Partito Radicale che come organizzazione non-governativa è affiliato al Consiglio Economico e Sociale dell'Onu, con la partecipazione del Professor Andrea Boggio in rappresentanza dell'Associazione Luca Coscioni accreditato per decisione del ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Il testo della proposta di legge popolare per la legalizzazione della cannabis e tutte le informazioni sulla campagna sono disponibili sul sito: www.legalizziamo.it
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Referendum, da radicali appello a opposizioni: Scongiurare che anche quello costituzionale sia plebiscito pro o contro Renzi
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani:
"Il dibattito post voto conferma che sul referendum trivelle è accaduto ciò che temevamo. La mancanza di informazione sul merito del quesito e la violazione degli obblighi di neutralità da parte del governo, che per primi abbiamo dimostrato nel nostro ricorso al Tar, hanno di fatto trasformato quello di ieri in un voto su Renzi. L'obiettivo più urgente, adesso, è scongiurare che anche il referendum costituzionale sia un plebiscito pro o contro Renzi. Il rischio è infatti che a ottobre i cittadini siano ridotti a comparse dello scontro tra un governo in cerca di legittimazione e chi vorrebbe dargli una spallata utilizzando il referendum. I cittadini devono invece poter decidere sul contenuto di una revisione così ampia e articolata della Costituzione. Ci appelliamo quindi al Movimento 5 Stelle, a Forza Italia, a Sinistra Italiana e alle altre opposizioni perché garantiscano la libertà di voto dei cittadini appoggiando la nostra proposta di voto per parti separate o con i referendum parziali che stiamo per depositare su singoli aspetti della riforma Boschi. Ci sono infatti alcune modiche della Costituzione che, secondo i sondaggi, riscontrano tra gli italiani un consenso dell'80 per cento, altre solo il 30. Farle votare tutte insieme vuol dire fare un referendum sul capo del Governo, come accade nelle dittature sudamericane".
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Trivelle: Ue dice no a concessioni a vita, denuncia a Commissione per violazione direttiva
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e del tesoriere Valerio Federico:
"Le concessioni a vita, cioè fino a esaurimento dei giacimenti, per l'estrazione di idrocarburi previste dalla norma che domenica sarà oggetto del referendum, non risultano in linea con le norme comunitarie sulla concorrenza. Se dunque la legge non verrà abrogata dall'esito referendario l'Italia rischierà una procedura d'infrazione. Per questo, dopo aver sollevato pubblicamente il tema, abbiamo preparato una denuncia alla Commissione europea mettendo in evidenza gli aspetti della legge in conflitto con gli obblighi derivanti dalla direttiva 94/22/CE, la quale impedisce a uno Stato membro di adottare una normativa interna che preveda l'affidamento di concessioni e autorizzazioni senza l'esplicita indicazione di un termine di durata della autorizzazione, pur lasciando aperta la possibilità della proroga della stessa autorizzazione nel caso sussistano i presupposti".
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Governo e lobby. Radicali: Renzi si pronunci sul caso "Pistelli".
Nel giugno 2015, al momento del repentino passaggio di Lapo Pistelli dal governo italiano all’Eni, avevamo denunciato la palese violazione della legge 60/1953 sulle incompatibilità parlamentari. L’Antitrust diede il nulla osta al passaggio di casacca di Pistelli rifacendosi unicamente alla legge sul conflitto di interessi (L. 215/2004), senza minimamente considerare la legge precedente, ancora pienamente in vigore.
Oggi, in un contesto politico connotato da maggiore attenzione al tema della trasparenza dei rapporti fra esecutivo e imprese dell’energia, occorre porre nuovamente sul tavolo il “caso Pistelli”, anche perché la violazione di legge non è stata sanata ma aggravata dal trascorrere del tempo.
Ai sensi dell’art. 6 della legge 60/1953, chi abbia rivestito funzioni di Governo, anche dopo la cessazione del mandato parlamentare, deve attendere almeno un anno prima di “assumere le cariche o le funzioni di amministratore, presidente, liquidatore, sindaco, revisore, direttore generale o centrale, consulente legale o amministrativo con prestazioni di carattere permanente, in associazioni o enti che gestiscano servizi di qualunque genere per conto dello Stato o della pubblica Amministrazione, o ai quali lo Stato contribuisca in via ordinaria, direttamente o indirettamente.”
Lapo Pistelli è attualmente vicepresidente senior dell’Eni, dove si occupa “di promuovere il business internazionale e di tenere i rapporti con gli stakeholders – in Africa e Medio Oriente – e dei progetti sulla sostenibilità” (fonte: wikipedia). Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha il controllo di fatto in Eni S.p.A. in forza della partecipazione detenuta sia direttamente sia indirettamente tramite Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. (CDP S.p.A.).
La legge è uguale per tutti!
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Dal 16 al 18 Aprile visite ispettive nelle carceri marchigiane
Dal prossimo sabato 16 aprile fino al 18 si effettueranno delle visite ispettive presso gli istituti penitenziari marchigiani. Con l'autorizzazione del Ministero della Giustizia- DAP (Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria), Alexandre Rossi, Radicali Italiani, guiderà una delegazione dell'Associazione locale A2O-Altra Ancona Ora- che lo accompagnerà a visitare sei carceri marchigiane su sette. Tale delegazione è composta da Simone Papalini, Presidente A2O, Matteo Bilei, già candidato sindaco di Ancona nel 2013 per la lista civica A2O, Matteo Pignocchi, Lucia Pauri, Roberta Battinelli ed Antonio Astolfi. A guidare le visite ispettive, Alexandre Rossi, in qualitá di membro del Comitato nazionale di Radicali Italiani.
Questo è il programma delle visite ispettive con gli orari di ingresso, i partecipanti e le carceri da ispezionare:
- 16/04/2016 dalle 10.00 alle 13.00 - Alexandre Rossi, Matteo Bilei, Simone Papalini, Matteo Pignocchi - Montacuto (AN)
- 16/04/2016 dalle 17.00 alle 19.00 - Alexandre Rossi, Matteo Bilei, Simone Papalini, Lucia Pauri - Barcaglione (AN)
- 17/04/2016 dalle 10.30 alle 12.00 - Alexandre Rossi, Roberta Battinelli, Antonio Astolfi - Camerino (MC)
- 17/04/2016 dalle 17.00 alle 19.00 - Alexandre Rossi, Simone Papalini, Roberta Battinelli, Antonio Astolfi - Fermo (AP)
- 18/04/2016 dalle 10.00 alle 13.00 - Alexandre Rossi, Simone Papalini,Antonio Astolfi - Fossombrone (PU)
- 18/04/2016 dalle 16.00 alle 19.00 - Alexandre Rossi, Simone Papalini, Antonio Astolfi - Pesaro (PU)
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Elezioni amministrative: Silvio Viale candidato a Torino nella lista del Pd
Mercoledì 13 aprile dalle ore 19 si terrà l'inaugurazione del Comitato elettorale di Silvio Viale - candidatoradicale nella lista del Partito Democratico alle prossime elezioni comunali di Torino del 5 giugno - presso la nostra sede torinese in Via San Dalmazzo 9/bis/b (a pochi metri da via Garibaldi e da Piazza Arbarello).
Vi invitiamo a partecipare a questo evento durante il quale inizieremo a raccogliere spunti e idee per riuscire di nuovo nell'impresa di portare nella Sala Rossa un vento di laicità e di libertà.
Silvio Viale, in questi 5 anni, ha rappresentato nell’Aula del Consiglio un baluardo per i diritti e per la ragionevolezza.
Da lui è partito l'impulso per l'approvazione dello Ius Soli.
Da lui sono scaturite le posizioni antiproibizioniste sulla cannabis fatte proprie dal consiglio comunale.
Da lui è partita la battaglia per scongiurare la vergogna di avere l'Arabia Saudita ospite d'onore del Salone Internazionale del libro.
È merito suo se Torino non si è fatta trascinare dall'onda populista delle polemiche sullo smog rimanendo gli unici che, optando per provvedimenti seri e strutturali, possono gradualmente migliorare la situazione.
Sempre sua la miccia che ha acceso il dibattito sulla Città metropolitana di Torino, che ora è una realtà e che rappresenta una grande opportunità per il futuro se sapremo governarla come si deve. A questo proposito, abbiamo già elaborato alcune proposte di iniziative. Insieme a noi propone da anni la progettazione dellaseconda linea della metropolitana, un volano di sviluppo per Torino nord.
Si è battuto per tenere per la prima volta referendum consultivi a Torino, senza riuscire purtroppo a ottenere la maggioranza dei consensi nell'Aula.
Le sue interrogazioni e i suoi interventi hanno dato l'impulso alla Giunta Fassino per verificare gli adempimenti delle Società partecipate riguardo al rispetto delle norme sulla trasparenza e per introdurre nuove procedure per le nomine, collegate alle competenze e non alle sole appartenenze politiche o di corrente.
Silvio Viale è stato il megafono all’interno del Consiglio per le tante sollecitazioni giunte dalla cittadinanza attraverso le proposte di iniziativa popolare, che altrimenti avrebbero spesso rischiato di rimanere inascoltate; citiamo, fra tutte, l'introduzione del referendum propositivo nello Statuto della Città.
Si è fatto promotore delle iniziative per estendere alla Città metropolitana di Torino il registro dei Testamenti Biologici e per togliere qualsiasi simbolo religioso dall’Aula nella quale tutti i cittadini torinesi sono rappresentati; battaglie che devono essere riprese nella prossima consiliatura e che sappiamo essere priorità solo radicali.
Un uomo dalla parte delle donne, nell'aula consiliare e nella vita lavorativa. È Silvio Viale che ha conquistato la legalizzazione della RU486 (aborto farmacologico), alla quale possono accedere ora decine di migliaia di donne. È Silvio Viale che alcune settimane fa ha conquistato l'abolizione della ricetta obbligatoria per le maggiorenni sulla contraccezione d'emergenza (la cosiddetta pillola ‘del giorno dopo’).
Silvio Viale è stato una sponda fondamentale per tutte le nostre iniziative laiche, liberali e libertarie. È la dimostrazione di quanto si possa incidere sia su tematiche generali che su tematiche locali, stando dentro le Istituzioni con la voglia di cambiare le cose per davvero, non solo a parole.
Per tutte le sue attività in Consiglio comunale è stato selezionato - tra gli eletti liberal-democratici nelle amministrazioni locali in Europa - tra i finalisti del Premio Europeo "Leader", organizzato dall'Alde (Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa) a Bruxelles.
Non nascondiamo la nostra delusione rispetto al centro-sinistra torinese, incapace di riformarsi come dovrebbe, ma diamo atto al Partito Democratico di avere avuto di nuovo il coraggio di candidare un uomo fuori dagli schemi e dalle dinamiche interne, che rappresenta - ne siamo certi - un valore aggiunto per questa Città e per questa Regione e anche per lo stesso Pd.
La lotta - come sempre - sarà all'ultima preferenza. Per questo, da subito, lanciamo il Comitato di sostegno a Silvio Viale e chiediamo di mobilitarvi e di contribuire alla sua compagna elettorale, facendola diventare anche un po' vostra.
Infine, come radicali dell’Associazione Aglietta sosteniamo, a Torino, la candidatura di Silvio Viale nel Pd, ma ricordiamo che il voto sul Sindaco può essere disgiunto. Inoltre, rammentiamo che è possibile (non obbligatorio!) dare fino a due preferenze: votando Viale la seconda preferenza deve andare a una donna. Del resto…un uomo dalla parte delle donne!
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Perché sì al referendum, perché no all'astensione
Pubblichiamo le considerazioni sviluppate nella ultima direzione di Radicali Italiani da Michele Governatori, membro della stessa direzione, che ci portano a dire, dopo un'analisi nel merito del referendum e, più in generale, del metodo referendario: perché sì a questo referendum, perché no all'astensione.
Il quesito del referendum del 17 aprile 2016 cosiddetto sulle “trivelle” non ha la portata in termini di strategia energetica e ambientale che molti sostenitori del sì o dell’astensione gli attribuiscono. Tuttavia il quesito è rilevante soprattutto in termini di gestione e controllo pubblico di alcune concessioni gasiere e petrolifere. Riteniamo che sia corretto partecipare alla consultazione per garantire il raggiungimento del quorum e la sua validità, e portiamo qui di seguito elementi utili per farsi un’idea sul merito.
Le concessioni all'attività di sfruttamento degli idrocarburi/p>
In Italia le concessioni per estrarre idrocarburi le dà un’unità del ministero per lo Sviluppo Economico. La norma principale che le regola è del ’91 ed è stata modificata varie volte, tra cui con lo “Sbloccaitalia” del 2014 e con la legge di Stabilità 2016 (al comma 239).
Le concessioni hanno di norma una durata di 30 anni prorogabile più volte attraverso apposita istanza, e prevedono impegni anche di ripristino ambientale a fine concessione stabiliti dal Mise caso per caso, all'interno di norme generali.
Recentemente il divieto di nuove concessioni in mare in aree protette è stato esteso a tutta la zona entro le 12 miglia dalla costa, con l'eccezione delle concessioni in corso. Questa eccezione, per com'è scritta nella Stabilità 2016, introduce anche, secondo l'Ufficio centrale del referendum, una proroga automatica delle concessioni a cui si applica. (La norma però è scritta in modo sibillino e si presta a interpretazioni anche molto diverse).
Vari quesiti cosiddetti sulle trivelle erano stati presentati prima della legge di Stabilità, che li ha resi secondo l’ufficio centrale del Referendum e la Corte Costituzionale superati tranne quello per cui si vota il 17 aprile.
Cosa succede se vince il sì
Secondo l'Ufficio centrale del referendum la vittoria del sì comporterebbe due effetti:
1. la cancellazione dell’esenzione per le concessioni già rilasciate del divieto di attività entro le 12 miglia
2. la cancellazione della proroga automatica delle concessioni.
Dunque se passa il sì i giacimenti in mare entro le 12 miglia potranno essere coltivati solo fino alla scadenza della concessione in corso.
E poi?
- Si lascerebbero il gas (in gran parte dei casi) e il petrolio dei giacimenti sotto costa inutilizzati a fine concessioni? Sì.
- Si tratta di tanto gas? No: una volta scadute tutte le concessioni sotto costa perderemmo una produzione che oggi vale meno del 3% del fabbisogno nazionale (e che a fine licenze sarà ulteriormente scemata).
- Il sì aumenterebbe le navi per far arrivare da fuori il gas e il petrolio? No, checché ne dicano in molti: il gas è oggi di norma più economico importarlo via metanodotti, dove c’è un sacco di capacità disponibile. Riguardo al petrolio e ai suoi prodotti, non solo l’importazione ma anche l’esportazione e i transiti di semilavorati alimentano il traffico via nave. Per esempio il progetto petrolifero lucano gigante di Tempa Rossa prevede elevato traffico navale in uscita dai depositi portuali di Taranto (dove arriverebbe via oleodotto).
- Importare di più ci farebbe pagare un prezzo più alto per gas e petrolio? No, salvo la componente del costo di trasporto. Il prezzo del gas e del petrolio in sé sono quelli dei mercati internazionali e non dipendono dalla loro origine. Ci sarebbe però un effetto negativo sulla bilancia commerciale nazionale. (Impropriamente molti chiamano "bolletta energetica" il valore delle importazioni nazionali di energia. Essa non corrisponde alla spesa per l'energia dei consumatori, che include gli oneri per l'energia non importata).
- È irrazionale bloccare la produzione di giacimenti già sviluppati? Sì, decisamente. A peggiorare le cose c'è che, una volta chiusi i pozzi attivi a fine concessione, lo sfruttamento delle risorse residue del giacimento richiede nuovi pozzi (e quindi: trivelle).
- Il prolungamento "a vita" delle concessioni previsto con la Stabilità è preoccupante? Sì, perché lede il principio generale (normato) della determinatezza della loro durata e riduce le possibilità del Governo di porre nuove condizioni ai concessionari al momento dei rinnovi, e di valutare l'opportunità stessa dei rinnovi.
- In generale, ha senso in termini di patrimonio nazionale accelerare l’estrazione di idrocarburi? Ai prezzi molto bassi attuali no. Probabile che queste stesse risorse, che finché sono sotto terra sono un patrimonio pubblico, varranno di più in futuro. Comprese le royalty, che in Italia già sono piuttosto basse in termini di aliquota e il cui gettito è proporzionale al prezzo dell’idrocarburo. (È irrazionale che il bilancio dello Stato non includa un vero patrimoniale delle risorse ambientali da approvare con le sue variazioni ogni anno dal Parlamento con la legge di bilancio).
E ancora più in generale: ci conviene puntare a uno sviluppo basato su petrolio e gas? Se la risposta per Radicali Italiani è no, non è automatico che convenga votare sì a questo quesito, dipende da cosa ci aspettiamo in termini di conseguenze.
Una possibile conclusione
Crediamo che una ragione solida per il sì sia contrastare la durata "a vita" delle concessioni (punto 1 sopra, peraltro controverso). Crediamo anche che una vittoria del sì sarebbe compatibile con una successiva modifica alle norme che permetta l’estrazione delle risorse dai giacimenti già sviluppati. Cioè che riqualifichi l'eccezione al divieto delle 12 miglia ormai consolidato, ma in modo più restrittivo, con maggiori tutele, tempi certi per le bonifiche e non certo concessioni ad libitum.
In ogni caso crediamo che la scelta astensionista sia una scelta sbagliata, che non aiuta l'istituto referendario e il dibattito pubblico, che andrebbe promosso e non boicottato come avviene da parte dello stesse istituzioni che la Costituzione chiama a garanti.
Altri riferimenti:
- Scheda ricorso al Tar ed espospsto
- Anagrafe di concessioni, giacimenti, piattaforme e pozzi di petrolio e gas in Italia (UNMIG - Ministero dello Sviluppo Economico):http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/pozzi/pozzi.asp
- Dati di produzione oil e gas off shore entro le dodici miglia (di Dario Faccini per Aspo): http://aspoitalia.wordpress.com/2016/03/07/le-bufale-sul-referendum-del-17-aprile/
- Sentenza 17/2016 della Corte Costituzionale che sancisce l’ammissibilità del quesito come riformulato dall’Ufficio centrale per il Referendum della Corte di Cassazione:
http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2016&numero=17
Comitato Nazionale di Radicali Italiani: approvata la mozione generale
Il Comitato Nazionale di Radicali Italiani, riunito a Roma dall’8 al 10 aprile 2016,
invia un affettuoso abbraccio a Marco Pannella, che sta vivendo questa fase difficile con straordinaria unicità trasmettendo alla politica italiana, al Paese e a tutti noi la sua forza morale, politica e umana.
Rileva che il Governo Renzi, sulle questioni di democrazia, non è differente dai governi che l’hanno preceduto quanto a mancanza di tutela dei diritti civili e politici dei cittadini e violazione dei diritti umani garantiti dal diritto internazionale. Ritiene per questo prioritario il contributo di dialogo e, se necessario, di scontro, che il Movimento potrà dare rispetto all’urgenza di una inversione di tendenza.
In relazione al “referendum trivelle”, ad esempio, il Governo ha posto in essere con atti e dichiarazioni dei suoi massimi esponenti l’ennesimo tentativo di vanificare i diritti dei cittadini, a partire da quello alla conoscenza, e un’ulteriore tappa nell’erosione dell’istituto referendario. La riduzione degli spazi di informazione messa in atto fissando la data del voto alla prima domenica utile, i pubblici inviti a non andare alle urne, l’utilizzo di fondi pubblici per determinare il fallimento del quorum, la vera e propria dichiarazione di falso sulla presunta impossibilità di accorpare il referendum al voto amministrativo sono tutti atti che, letti nel loro complesso, configurano una violazione del dovere di neutralità imposto dagli standard democratici internazionali e la concretizzazione di una strategia astensionista che accomuna il Presidente del Consiglio Matteo Renzi a quanti, prima di lui, si sono adoperati per precludere ai cittadini il diritto di partecipare alla vita politica del Paese. Il Comitato, pertanto, saluta positivamente il ricorso presentato al TAR per chiedere l’annullamento del decreto di indizione del referendum popolare che ha convocato gli elettori per la data del 17 aprile, dichiarandosi altresì favorevole, in caso di esito negativo, a portare l’Italia in giudizio davanti al Comitato diritti umani dell’ONU per la violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici anche rispetto alla persistenza del quorum nella Costituzione.
Il Comitato invita pertanto i cittadini italiani a recarsi al voto del 17 aprile, quale occasione di difesa del diritto dei cittadini a partecipare alla vita pubblica attraverso gli strumenti di democrazia diretta.
Indica altresì il voto favorevole quale opportunità per affermare una visione di strategia economico-ambientale per l’Italia che esca dalla centralità dei combustibili fossili e affronti in maniera strutturale le nuove priorità ecologiche, affermando altresì la necessità dell’uscita dello Stato dalla proprietà di aziende pubbliche come ENI.
Il Comitato, inoltre, evidenzia come la normativa italiana oggetto del quesito referendario sulle cd “Trivelle” del 17 aprile 2016, appaia contraria alla direttiva europea 1994/22/CE (recepita dall’Italia con D.Lgs. 25 novembre 1996, n. 625) nella parte in cui prevede che “i titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento” senza prevedere limiti concreti alla durata della concessione statale. Conseguentemente il comitato dà mandato agli organi dirigenti di segnalare alla Commissione europea la possibile violazione riportata.
Con riferimento al referendum costituzionale sulla cosiddetta “Riforma Boschi”, il Comitato ringrazia il professor Fulco Lanchester per la sua approfondita relazione, facendo propria in particolare l’analisi circa l’evidente compressione della libertà di voto nel caso si tenesse un referendum che non consenta al cittadino di discernere rispetto alle diverse modifiche contenute nella legge di revisione costituzionale. Ritenendo che la logica del plebiscito, pro o contro Renzi, neghi alla radice la possibilità che il referendum sia un esercizio democratico, auspica la presentazione di due referendum parziali -uno sulla revisione dell’articolo 75 della Costituzione e uno sulla revisione dell’art 57, relativo alla composizione e l’elezione del Senato - ed eventualmente di un referendum per parti separate, nonché la costituzione di Comitati per la libertà di voto finalizzati a raccogliere le firme necessarie, tra i parlamentari, i cittadini e i Consigli regionali.
Consapevole degli ostacoli arbitrari, discriminatori e irragionevoli che la legge 352 del 1970 pone per la raccolta firme e per l’intera procedura referendaria, il Comitato invita gli organi dirigenti ad affiancare alle iniziative per garantire la libertà di voto in occasione del referendum costituzionale anche un’azione volta all’approvazione del Referendum Act, con particolare urgenza rispetto alle procedure di raccolta firme e alla disciplina dell’informazione radiotelevisiva.
Il Comitato, richiamandosi all’analisi e agli obiettivi individuati nella mozione generale del XIV congresso e sviluppati in occasione del seminario di Napoli “Per gli stati generali delle città e del federalismo”, consapevole di quanto anche un solo radicale nelle istituzioni possa fare la differenza, sostiene l’iniziativa politica ed elettorale di presentazione delle liste “radicali, federalisti, laici ecologisti” a Roma, a Milano e auspicabilmente in altre città italiane, e ne raccomanda il supporto finanziario da parte del Movimento.
Il Comitato saluta l’intervento di Roberto Giachetti, candidato sindaco a Roma, e la risposta positiva su molti dei punti al centro dell’analisi e dell’azione politica radicale nella Capitale, e ribadisce che l’apporto politico radicale è essenziale per convincere i cittadini romani garantendo una discontinuità netta con i meccanismi clientelari e di potere che hanno caratterizzato gli ultimi decenni dell’amministrazione cittadina.
Il Comitato prende atto della contrarietà del candidato Giachetti rispetto alla convocazione della consultazione referendaria sulle Olimpiadi del 2024 a Roma: anche per questo rileva la necessità, non appena i garanti avranno dato risposta sull’ammissione dei quesiti, di dare forza alla mobilitazione di raccolta firme, anche con altre forze politiche e associative. A tale proposito, osserva che un eventuale rigetto della proposta referendaria, depositata poco meno di un mese fa, da parte della Commissione per i referendum di Roma Capitale potrebbe configurare un ulteriore attentato ai diritti civili e politici dei cittadini romani.
Denuncia la violazione dei diritti civili e politici dei cittadini milanesi ai quali ê stata negata la possibilità di sottoscrivere i 4 quesiti referendari vincolanti per la conversione ecologica e sociale degli investimenti del Comune di Milano. Sostiene il tentativo di fare delle elezioni comunali a Milano -attraverso la presentazione di liste radicali federaliste laiche ecologiste con Cappato candidato sindaco- occasione per proseguire le lotte di affermazione del diritto e della democrazia che hanno portato, tra le altre cose, alle condanne di Roberto Formigoni nei confronti di Pannella-Lipparini-Cappato, all'annullamento delle elezioni regionali del 2010, al pagamento delle multe per le affissioni abusive e all'affermazione per i cittadini milanesi del diritto a conoscere informazioni fino ad oggi occultate nell'esercizio del potere politico e amministrativo.
Il Comitato sottolinea come, dal quadro complessivo delle azioni dell'UE attuate finora in merito alla gestione dei flussi migratori, emerga una sconfitta per i diritti universalmente riconosciuti e un pesante indebolimento del diritto d’asilo in Europa: da ultimo, l’accordo scellerato e difficilmente attuabile con la Turchia, con cui l'Europa ha subappaltato la gestione delle frontiere esterne e il diritto d'asilo a un “paese terzo non sicuro”, puntando sul respingimento collettivo dei cd. migranti economici e la riammissione dei richiedenti asilo siriani. Non si rinviene così alcuna intenzione di riformare il regolamento di Dublino e si nega ogni dimensione europea della procedura d’asilo.
E’ necessario e sempre più urgente, invece, promuovere da un lato, vie legali e sicure per i richiedenti asilo con programmi di reinsediamento e ammissione umanitaria in Europa; dall’altro, per quanto riguarda l’Italia, intervenire in modo efficace e realistico sulla regolamentazione degli ingressi degli stranieri introducendo canali legali e più flessibili, legati alle reali esigenze del Paese.
Il Comitato impegna il movimento a porre come prioritaria l’iniziativa di raccolta firme a sostegno della legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis, che partirà il prossimo 20 aprile, iniziativa promossa da Radicali Italiani insieme all’Associazione Luca Coscioni, che vede l’appoggio delle principali realtà antiproibizionistiche italiane.
Il Comitato invita inoltre le associazioni e tutti gli iscritti a profondere il massimo sforzo possibile di diffusione tra i propri contatti, in Italia e in Europa, affinché la petizione sulle droghe rivolta al parlamento europeo possa ottenere il più alto numero di firme entro il 18 aprile, data in cui verrà depositata in vista della Sessione Speciale sulle Droghe della Assemblea Generale dell’ONU.
Il Comitato segnala come l’Italia a seguito delle condanne della Corte di giustizia dell’Unione europea - ai sensi dell’art. 260 del TFUE - abbia pagato sanzioni pecuniarie per l’ammontare di € 250.185.000,00 per questo dà mandato agli organi dirigenti di Radicali Italiani di depositare la già predisposta denuncia alla Corte dei conti al fine di contestare l’evidente danno erariale.
Il Comitato impegna il movimento a promuovere un appello ai deputati della Repubblica perché si ponga in discussione la PdL di riforma complessiva dell’attività venatoria elaborata da Radicali Italiani e promossa con la campagna “Scacciamoli”.
Il Comitato, auspica che l’assemblea informale degli iscritti del PRNTT del l 23-24 aprile sia occasione per affermare l’indifferibile necessità di convocazione del Congresso del Partito di cui Radicali Italiani è soggetto costituente.
La mozione è stata approvata con 15 favorevoli, 7 contrari e 5 astenuti
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Convocazione Comitato nazionale 8-10 aprile
Care compagne e cari compagni,
venerdì 8, sabato 9 e domenica 10 aprile 2016 si terrà la seconda riunione del Comitato nazionale di Radicali Italiani dopo il XIV Congresso del Movimento. I lavori si svolgeranno presso la sede in via di Torre Argentina 76, a Roma.
Proposta di ordine dei lavori
venerdì 8 aprile 2016
- 16:00 Apertura dei lavori
- Approvazione dell'ordine dei lavori
- Relazione del Segretario, Riccardo Magi
- Relazione del Tesoriere, Valerio Federico
- Avvio del dibattito generale
- 21:00 Chiusura dei lavori
sabato 9 aprile
- 9:30 - 13:30 Dibattito generale
- 13:30 - 15:00 Interruzione per il pranzo
- 15.00 - 20:00 Dibattito generale
- [a seguire, riunione della Direzione]
domenica 10 aprile
- 9:00 Dibattito generale
- [11:00 Termine per la presentazione dei documenti]
- [12:00 Termine per la presentazione degli emendamenti]
- Prosecuzione del dibattito generale, eventuali repliche del Segretario e del Tesoriere
- 13.30 dibattito e votazione sui documenti depositati
Statuto di Radicali Italiani
Regolamento del Comitato nazionale di Radicali Italiani
www.radicali.it/regolamento-comitato-nazionale
La mozione generale approvata dal XIV Congresso di Radicali Italiani
http://www.radicali.it/mozione-generale-2016
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Trivelle, radicali: così il governo boicotta il referendum, ora si accorpi con amministrative per tutelare diritti. Presentati ricorso a Tar e denuncia a Procura
Rinviare il voto sul "referendum trivelle" e accorparlo con le prossime elezioni amministrative, così da garantire i diritti dei cittadini, a partire da quello all'informazione, che sono stati compromessi dalla "strategia astensionista" messa in atto dal governo per sabotare il quorum. E' l'obiettivo del ricorso presentato al Tar da Radicali Italiani, per chiedere l’annullamento del Decreto di indizione del referendum popolare che ha convocato gli elettori per la data del 17 aprile.
A firmarlo, il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, il presidente Marco Cappato, il tesoriere Valerio Federico e - in qualità di cittadini elettori - la deputata Mara Mucci, iscritta a Radicali Italiani, e Mario Staderini, già autore del ricorso all'Onu contro l'Italia per violazione diritti politici in materia referendaria, i quali hanno illustrato le ragioni dell'iniziativa in una conferenza stampa tenuta oggi a Roma nella sede radicale di via di Torre Argentina.
Il ricorso sarà discusso il prossimo 13 aprile dal Tar del Lazio, che potrebbe annullare l’indizione delle elezioni. La decisione sarà poi impugnata al Consiglio di Stato prima del 17 aprile. In caso di eventuale esito negativo, i radicali fanno già sapere che l’Italia sarà portata in giudizio davanti al Comitato diritti umani dell’ONU per violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici.
"Attraverso dichiarazioni e atti di governo - ha spiegato il segretario Riccardo Magi - l'esecutivo ha tentato di boicottare il referendum, violando il dovere di neutralità a cui è tenuto secondo norme e standard democratici di diritto internazionale. Indicando la data del 17 aprile, cioè la prima domenica utile, ha fortemente limitato gli spazi di informazione. Sostenendo poi che la legge non consentirebbe di accorpare il referendum al voto amministrativo, il governo ha dichiarato il falso e ha deciso quindi di usare i 300 milioni di euro del referendum per farlo fallire. Una vera e propria strategia astensionista - prosegue il segretario di Radicali Italiani - rivendicata dal governo con pubblici inviti a non andare alle urne. Per questo abbiamo affiancato al ricorso al Tar una denuncia alla procura della Repubblica per verificare l'ipotesi di reato di induzione all'astensione. Non si tratta certo di giustizialismo, ma di un'iniziativa per fare chiarezza a tutela dei diritti dei cittadini: o si supera il quorum per legge, come avvenuto in molte altre democrazie occidentali e come Renzi non fa nella riforma costituzionale, oppure valgono le norme che impongono al Governo il dovere di essere neutrale e non indurre all’astensione. E' una questione di Stato di diritto e di democrazia", ha concluso il segretario di Radicali Italiani.
Ad attaccare sul tema dell'informazione anche la deputata Mara Mucci: "Convocando il referendum in una data così prossima - a spiegato la deputata Mara Mucci - il Governo ha volutamente negato un'informazione corretta per i cittadini, riducendo così le possibilità di partecipazione al voto e dunque condizionando l'esito del referendum. Un comportamento grave, perché l'informazione è un elemento fondamentale del principio stesso della democrazia diretta. Si sarebbe potuto informare in anticipo Agcom e Commissione di Vigilanza Rai, per fissare al meglio la data di convocazione al voto. La scelta del 17 aprile invece lede i diritti di ogni singolo elettore, oltre che delle forze politiche e dei comitati che si impegnano nelle consultazioni".
"Renzi non è certo l'inventore del riflesso antireferendario del potere italiano", precisa il presidente di Radicali Italiani, Marco Cappato, "tanti di coloro che gli rinfacciano la strategia astensionista, anche tra i promotori del referendum del 17 aprile, hanno operato da boicottatori della Costituzione nel corso dei 40anni di storia referendaria radicale. Il fatto che Renzi sia arrivato buon ultimo non è però certo una esimente rispetto alla gravità della sua opera di ulteriore demolizione della seconda scheda che la Costituzione affida ai cittadini", conclude Cappato.
Secondo Mario Staderini, già autore del ricorso all'Onu contro l'Italia per violazione diritti politici in materia referendaria, "Non è più tollerabile che prosegua la storica negazione del diritto degli italiani di partecipare alla vita del Paese attraverso gli strumenti di democrazia diretta. Nei prossimi mesi l'Italia sarà giudicata dal Comitato diritti umani dell'Onu per le violazioni avvenute in occasione dei referendum del 2013, ora rischia una nuova condanna. Se davvero si vuole essere, almeno sulle questioni di democrazia, un governo diverso dai precedenti, basterebbe adottare un Referendum Act che ponga fine a tutti quegli ostacoli e sabotaggi che si ripetono da decenni".
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Caso Bagnoli: referendum per decidere
La cabina di regia che si terrà oggi in prefettura, annunciata come decisiva per il futuro di Bagnoli, ripresenta in realtà uno schema già visto. Nel chiuso di una stanza il presidente del consiglio incontrerà il commissario Nastasi e le autorità locali per pianificare in merito alle nuove bonifiche e alla riqualificazione dell’area. Si fanno anche i nomi di grossi investitori americani: Apple, Cisco, si arriva a pensare ai giganti Google e Amazon. Bene che finalmente il governo si interessi di Napoli, che voglia scommettere su Bagnoli per un suo rilancio. Male però che lo faccia attraverso un metodo vecchissimo, statalista e partitocratico, dove si esclude completamente il piano locale nelle scelte di governo del territorio. Ancora una volta si sceglie la strada del commissariamento, gestione centralizzata che nella storia ha favorito più la corruzione che il buongoverno. Per quanto tesi siano i rapporti con l’amministrazione comunale di Luigi De Magistris, egli resta la figura istituzionale democraticamente eletta che di certo non può essere esclusa dalle scelte strategiche di rilancio urbano che si vanno delineando. Senza coinvolgere il locale, i grandi progetti decisi a tavolino da burocrati romani (o forse con accento toscano, diremmo oggi) promettono solo insuccessi, mentre il rischio corruzione aumenta. E per coinvolgere il locale, lo strumento del referendum è il metodo giusto per favorire trasparenza ed efficacia, rendendo partecipi i cittadini del dibattito economico e amministrativo, informandoli sulla qualità delle proposte in campo e dando loro la possibilità di scegliere.
Sarebbe allora il caso che l’attuale Sindaco passasse dalle parole ai fatti, e invece di limitarsi a criticare un governo che gli sottrae margini di manovra, adottasse la proposta di un referendum su Bagnoli come alternativa al metodo di gestione che ci viene propinato. Lo strumento del referendum consultivo è già possibile a normativa vigente, seppure le regole per attivarlo siano assolutamente proibitive, dalla soglia esorbitante di firme da raccogliere, alla pratica obsoleta dell’obbligo di autenticatori, che rende di fatto il referendum un’arma disponibile per le sole forze politiche che dispongono di grossi apparati o di qualche amicizia tra i dipendenti comunali, forze politiche tra le quali certamente non figurano i Radicali. Un Sindaco, invece, avrebbe probabilmente la forza di attivare quest’arma. O meglio ancora, come gli chiediamo noi Radicali senza finora aver ottenuto risposta, potrebbe riformare gli strumenti di democrazia diretta dando un valore vincolante al referendum, nella prospettiva che, a partire dalla questione Bagnoli, la parola data ai cittadini possa avere un peso veramente decisivo per le scelte cruciali sul futuro della città. Il metodo democratico e referendario come alternativa al centralismo dirigista è una strada ancora percorribile, serve solo la volontà politica di farlo.
Associazione "Per La Grande Napoli" - Radicali Italiani
Lorenzo Mineo, segretario
Luigi Mazzotta, presidente
Rosario Scognamiglio, tesoriere
Giuseppe Alterio, Direzione di Radicali Italiani
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Perché sì al referendum, perché no all'astensione
Pubblichiamo le considerazioni sviluppate nella ultima direzione di Radicali Italiani da Michele Governatori, membro della stessa direzione, che ci portano a dire, dopo un'analisi nel merito del referendum e, più in generale, del metodo referendario: perché sì a questo referendum, perché no all'astensione.
Il quesito del referendum del 17 aprile 2016 cosiddetto sulle “trivelle” non ha la portata in termini di strategia energetica e ambientale che molti sostenitori del sì o dell’astensione gli attribuiscono. Tuttavia il quesito è rilevante soprattutto in termini di gestione e controllo pubblico di alcune concessioni gasiere e petrolifere. Riteniamo che sia corretto partecipare alla consultazione per garantire il raggiungimento del quorum e la sua validità, e portiamo qui di seguito elementi utili per farsi un’idea sul merito.
Le concessioni all'attività di sfruttamento degli idrocarburi.
In Italia le concessioni per estrarre idrocarburi le dà un’unità del ministero per lo Sviluppo Economico. La norma principale che le regola è del ’91 ed è stata modificata varie volte, tra cui con lo “Sbloccaitalia” del 2014 e con la legge di Stabilità 2016 (al comma 239).
Le concessioni hanno di norma una durata di 30 anni prorogabile più volte attraverso apposita istanza, e prevedono impegni anche di ripristino ambientale a fine concessione stabiliti dal Mise caso per caso, all'interno di norme generali.
Recentemente il divieto di nuove concessioni in mare in aree protette è stato esteso a tutta la zona entro le 12 miglia dalla costa, con l'eccezione delle concessioni in corso. Questa eccezione, per com'è scritta nella Stabilità 2016, introduce anche, secondo l'Ufficio centrale del referendum, una proroga automatica delle concessioni a cui si applica. (La norma però è scritta in modo sibillino e si presta a interpretazioni anche molto diverse).
Vari quesiti cosiddetti sulle trivelle erano stati presentati prima della legge di Stabilità, che li ha resi secondo l’ufficio centrale del Referendum e la Corte Costituzionale superati tranne quello per cui si vota il 17 aprile.
Cosa succede se vince il sì
Secondo l'Ufficio centrale del referendum la vittoria del sì comporterebbe due effetti:
1. la cancellazione dell’esenzione per le concessioni già rilasciate del divieto di attività entro le 12 miglia
2. la cancellazione della proroga automatica delle concessioni.
Dunque se passa il sì i giacimenti in mare entro le 12 miglia potranno essere coltivati solo fino alla scadenza della concessione in corso.
E poi?
- Si lascerebbero il gas (in gran parte dei casi) e il petrolio dei giacimenti sotto costa inutilizzati a fine concessioni? Sì.
- Si tratta di tanto gas? No: una volta scadute tutte le concessioni sotto costa perderemmo una produzione che oggi vale meno del 3% del fabbisogno nazionale (e che a fine licenze sarà ulteriormente scemata).
- Il sì aumenterebbe le navi per far arrivare da fuori il gas e il petrolio? No, checché ne dicano in molti: il gas è oggi di norma più economico importarlo via metanodotti, dove c’è un sacco di capacità disponibile. Riguardo al petrolio e ai suoi prodotti, non solo l’importazione ma anche l’esportazione e i transiti di semilavorati alimentano il traffico via nave. Per esempio il progetto petrolifero lucano gigante di Tempa Rossa prevede elevato traffico navale in uscita dai depositi portuali di Taranto (dove arriverebbe via oleodotto).
- Importare di più ci farebbe pagare un prezzo più alto per gas e petrolio? No, salvo la componente del costo di trasporto. Il prezzo del gas e del petrolio in sé sono quelli dei mercati internazionali e non dipendono dalla loro origine. Ci sarebbe però un effetto negativo sulla bilancia commerciale nazionale. (Impropriamente molti chiamano "bolletta energetica" il valore delle importazioni nazionali di energia. Essa non corrisponde alla spesa per l'energia dei consumatori, che include gli oneri per l'energia non importata).
- È irrazionale bloccare la produzione di giacimenti già sviluppati? Sì, decisamente. A peggiorare le cose c'è che, una volta chiusi i pozzi attivi a fine concessione, lo sfruttamento delle risorse residue del giacimento richiede nuovi pozzi (e quindi: trivelle).
- Il prolungamento "a vita" delle concessioni previsto con la Stabilità è preoccupante? Sì, perché lede il principio generale (normato) della determinatezza della loro durata e riduce le possibilità del Governo di porre nuove condizioni ai concessionari al momento dei rinnovi, e di valutare l'opportunità stessa dei rinnovi.
- In generale, ha senso in termini di patrimonio nazionale accelerare l’estrazione di idrocarburi? Ai prezzi molto bassi attuali no. Probabile che queste stesse risorse, che finché sono sotto terra sono un patrimonio pubblico, varranno di più in futuro. Comprese le royalty, che in Italia già sono piuttosto basse in termini di aliquota e il cui gettito è proporzionale al prezzo dell’idrocarburo. (È irrazionale che il bilancio dello Stato non includa un vero patrimoniale delle risorse ambientali da approvare con le sue variazioni ogni anno dal Parlamento con la legge di bilancio).
E ancora più in generale: ci conviene puntare a uno sviluppo basato su petrolio e gas? Se la risposta per Radicali Italiani è no, non è automatico che convenga votare sì a questo quesito, dipende da cosa ci aspettiamo in termini di conseguenze.
Una possibile conclusione
Crediamo che una ragione solida per il sì sia contrastare la durata "a vita" delle concessioni (punto 1 sopra, peraltro controverso). Crediamo anche che una vittoria del sì sarebbe compatibile con una successiva modifica alle norme che permetta l’estrazione delle risorse dai giacimenti già sviluppati. Cioè che riqualifichi l'eccezione al divieto delle 12 miglia ormai consolidato, ma in modo più restrittivo, con maggiori tutele, tempi certi per le bonifiche e non certo concessioni ad libitum.
In ogni caso crediamo che la scelta astensionista sia una scelta sbagliata, che non aiuta l'istituto referendario e il dibattito pubblico, che andrebbe promosso e non boicottato come avviene da parte dello stesse istituzioni che la Costituzione chiama a garanti.
Altri riferimenti:
- Scheda del ricorso al Tar ed esposto
- Anagrafe di concessioni, giacimenti, piattaforme e pozzi di petrolio e gas in Italia (UNMIG - Ministero dello Sviluppo Economico):http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/pozzi/pozzi.asp
- Dati di produzione oil e gas off shore entro le dodici miglia (di Dario Faccini per Aspo): http://aspoitalia.wordpress.com/2016/03/07/le-bufale-sul-referendum-del-17-aprile/
- Sentenza 17/2016 della Corte Costituzionale che sancisce l’ammissibilità del quesito come riformulato dall’Ufficio centrale per il Referendum della Corte di Cassazione:
http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2016&numero=17
"Una ferita italiana, una ferita aperta". Il docufilm "Enzo Tortora, una ferita italiana" di Ambrogio Crespi in Sicilia. Dal 14 al 16 aprile con Michele Capano
Aprirà i dibattiti Antonello Nicosia, Direttore del Centro Studi Pedagogicamente
Saranno presenti:
- Michele Capano, Avvocato, membro della Direzione Nazionale di Radicali Italiani
- Stefano Boca, Ordinario di Psicologia, Direttore Scientifico del Centro Studi Pedagogicamente
- Giuseppe Gulotta, vittima di Giustizia
- Pardo Cellini, Avvocato
- Fulvio Carbone, Psicologo
- Baldassarre Lauria, Avvocato
- Gioacchino Lavanco, Professore Ordinario di Psicologia
- Anna Parroco, Presidente corso di Laurea
- Salvatore Pennica, Avvocato
Di seguito le date e i luoghi delle proiezioni:
- Giovedì 14 aprile ore 9,30 Università di Palermo
- Giovedì 14 aprile ore 19,00 Marsala Teatro Impero
- Venerdì 15 aprile ore 9,00 Teatro Rivoli Mazara del Vallo, incontro con gli studenti di tutte le scuole superiori
- Venerdì 15 aprile ore 15,00 Sciacca Istituto Superiore amato Vetrano
- Sabato 16 aprile a Canicattì