Radicali Italiani
La solidarietà di Laboratorio per Viggiano a Maurizio Bolognetti.
Di Giambattista Mele
Prendo spunto da questa bella frase di Stanislaw Jerzy Lec, scrittore e poeta polacco, perchè mi sembra che possa racchiudere molto bene il mio pensiero, riguardo a quanto è successo qualche giorno fa a Maurizio Bolognetti, davanti al Centro Olio di Viggiano.
La libertà di pensiero e di espressione (peraltro garantita dalla nostra Costituzione) "non la puoi bloccare, non la puoi recintare" per dirla con una famosa canzone di Lucio Dalla; per quanto dunque si possano fare intimidazioni, limitare i movimenti, bloccare le intenzioni, a nulla possono servire ora che c'è questo formidabile mezzo di comunicazione che è la rete di internet!
Fermare Maurizio per un controllo di routine e per "identificare" una delle persone più note di questa regione ha il sapore dell'arroganza (nei modi e nei termini), della strafottenza, dell'abuso di potere ed in definitiva dell'intimidazione (..."basta che non filmi"...)!
Come se qualcuno, chiunque, sia mai riuscito ad impedire a Maurizio di poter fare quello che sa fare: il giornalismo di inchiesta.
Non so se qualcuno prenderà provvedimenti nei confronti di quel rappresentante delle Forze dell'Ordine che con la sua protervia ha infangato il buon nome dell'Arma, e neppure mi interessa; ma una cosa è certa, che la massima che dice:"educare uno per educarne cento" vale per entrambe le posizioni!
La solidarietà di Laboratorio per Viggiano a Maurizio Bolognetti, che tanto si sta prodigando da anni per portare alla luce la verità sulla "Valle dell'Agip".
Un abbraccio da noi tutti!!
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Rita Bernardini: «Sofri ha sbagliato a lasciare». Intervista a "Lettera 43"
Anche la radicale è tra i consulenti del ministero. E anche lei ha una condanna, per disobbedienza civile. «Adriano è un esempio. E l'incarico non è pagato». Sul Sappe: «Pensi a quello che succede nelle carceri»
Intervista a cura di Giovanna Faggionato per Lettera 43
Adriano Sofri ha rinunciato all'incarico assegnatogli dal ministero della Giustizia.
La polemica scoppiata sulla sua nomina, le critiche del sindacato delle guardie penitenziarie, ma forse soprattutto le voci del figlio e della vedova Calabresi lo devono aver convinto.
Sulla vicenda, però, c'è stata grande imprecisione. L'elenco dei consiglieri nominati per gli 'Stati generali dell'esecuzione penale' pubblicato dal ministero il 19 maggio 2015 non comprendeva il nome di Sofri, perché il suo era un incarico differente.
INCARICO A TITOLO GRATUITO. «Non si trattava di una consulenza pagata, ma di un incarico da coordinatore di uno dei 18 tavoli tematici scelti dal ministero della Giustizia», spiega Rita Bernardini, radicale di lungo corso che per la grazia di Sofri e di Bompressi ha condotto una lunga battaglia. Anche lei è stata chiamata da Andrea Orlando come coordinatrice del tavolo sull'affettività e le relazioni territoriali, un ruolo che è «a titolo gratuito, prevede solo un rimborso spese».
E come Sofri, Bernardini è pregiudicata per la giustizia italiana: «Cosa dirà il Sappe quando saprà che sono stata condannata per disobbedienza civile sulle droghe leggere?».
Sofri ha lasciato: cosa ne pensa?
Mi spiace, capisco il suo stato d'animo, ma secondo me ha sbagliato.
Perché?
Perchè Adriano Sofri ha dimostrato il suo valore umano e civile con l'esemplarità della sua vita, anche per come ha vissuto l'esperienza del carcere.
Cosa intende?
Lo dimostra quello che ha scritto, le sue battaglie per i diritti umani non solo in Italia. A me non interessa entrare nella sua vicenda giudiziaria, mi basta guardare la storia degli ultimi suoi tre decenni. Ripeto: esemplare. Quando stava in carcere ha rinunciato a molti di quei benefici che gli spettavano di diritto. Ai Capece & company tutto questo non interessa.
Lei pensa dunque che fosse la persona giusta?
Una persona di valore che sa cos'è il carcere, che è culturalmente preparata poteva dare un contributo importante.
Come giudica le loro critiche?
Che dovrebbero rileggersi la Costituzione italiana riflettendo sul significato rieducativo della pena. Dovrebbero concentrarsi di più sul loro lavoro sindacale; sul fatto, per esempio, che gli agenti di polizia penitenziaria sono fra le forze di polizia quelli che sono rimasti più indietro in termini di stipendi e di carriere.
Ma è corretto che lo Stato paghi una persona condannata per un crimine che ha offeso la comunità?
Guardi che questo era un incarico gratuito e per Sofri sarebbe stato un modo di mettersi al servizio della comunità, come ha già fatto e fa senza avere avuto incarichi. Nel decreto di nomina è spiegato che non ci sono emolumenti e che gli eventuali rimborsi spese devono essere documentati (io vorrei pubblicamente) e nei limiti della legge e delle ristrettezze di bilancio. Quando ho collaborato con la commissione istituita dalla Cancellieri non ho chiesto nemmeno un euro di rimborso perché le riunioni si tenevano a Roma e io vivo a Roma.
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Appalti: Cappato a Pisapia e Majorino, ecco le proposte radicali per l'anagrafe pubblica degli appalti
Dichiarazione di Marco Cappato, Presidente del Gruppo Radicale - federalista europeo al Comune di Milano
A seguito dell'audizione dell'Assessore Majorino alla Commissione affari sociali di ieri, come Gruppo Radicale - fedealista europeo abbiamo trasmesso al Sindaco Pisapia e all'Assessore Majorino le nostre proposte per una vera e propria "Anagrafe pubblica degli appalti". Chiedo a Pisapia e Majorino di impegnarsi per la realizzazione in breve tempo di misure non complesse che avrebbero un impatto immediato sull'effettiva affermazione del diritto alla conoscenza degli appalti comunali da parte di tutti i cittadini. In particolare, nel documento, elaborato da Marcello Crivellini (versione integrale a questo LINK) si conclude con queste osservazioni e proposte: "In materia di spesa dell’amministrazione comunale la situazione attuale è un omaggio formale alla trasparenza ma la impedisce nei fatti. E’ invece necessario rendere possibile, semplice, assoluta e completa la facoltà di conoscere qualsiasi dato di spesa ed ogni documento delle procedure seguite dall’amministrazione comunale nel passato, nel presente e nel futuro. E’ inoltre necessario che ogni procedura di spesa sia conoscibile dalla sua nascita sino all’atto finale di aggiudicazione e di pagamento. A questo fine paiono naturali le seguenti proposte: A. Per Albo Pretorio on line: a. Possibilità di ordinamento e ricerca semplice; b. Abolizione del tempo di mantenimento delle pubblicazioni (devono essere sempre disponibili); c. Creazione di una sezione Archivio relativa ad ogni consiliatura comunale B. Per Amministrazione Trasparente per ogni procedura siano allegati (e scaricabili) tutti documenti relativi C. Creazione di una sezione in cui per ogni gara, bando, affidamento… siano disponibili tutti i documenti dalla decisione iniziale al pagamento finale (nessuno escluso). Queste proposte mirano a trasformare la Trasparenza (e i suoi canali) da concetto da venerare-rispettare in modo astratto a concreto strumento di democrazia, partecipazione, controllo a disposizione dei cittadini, dei Consiglieri e (perché no?) degli Assessori e del Sindaco, in modo che tutti (ciascuno nel proprio ruolo) possano contribuire al governo dell’amministrazione comunale. (Marcello Crivellini)"© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Regionali Puglia - Turco. E' grave che dopo 24 giorni ancora non siano state fatte le proclamazioni. E' gravissimo che si volesse cambiare la legge elettorale dopo le elezioni. E' assurdo che tutto questo avvenga in un assordante silenzio istituzionale
Dichiarazione di Maurizio Turco, tesoriere del Partito Radicale:
"A 24 giorni dalle elezioni ancora non sono stati proclamati gli eletti; è un fatto che unanimemente dovrebbe essere considerato grave. A poche ore dal voto c'era chi, ad alti livelli istituzionali, ha pensato e provato a cambiare la legge elettorale; è un fatto che unanimemente dovrebbe essere considerato gravissimo. Che tutto questo avvenga in un assordante silenzio politico ed istituzionale è assurdo. O semplicemente comprensibile, visto che una lista - imprevedibilmente - ha superato il quorum per poco meno di mille voti. E' già accaduto che la prima lista verde di Puglia capeggiata dall'ex Sindaco di Avetrana Francesco Scarciglia perdesse il seggio, ma il tutto si consumò la notte delle elezioni."© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Papa a Torino. Flash mob radicale in Piazza Savoia. Esposto striscione con assegno che ogni anno Stato elargisce a Chiesa Cattolica: 6.424.807.772 euro
Papa Francesco, nulla da dire sull'Otto per mille?
Il pomeriggio del 20 giugno l'Associazione radicale Adelaide Aglietta e l'Uaar hanno tenuto un flash mob in Piazza Savoia, a Torino, ai piedi dell'obelisco che ricorda l'emanazione delle "leggi Siccardi", con cui nel 1850 lo Stato sabaudo abolì i privilegi della Chiesa Cattolica.
È stato esposto uno striscione con un enorme assegno riportante la cifra complessiva dei fondi pubblici e delle esenzioni di cui ogni anno gode la Chiesa Cattolica: 6.424.807.772 euro (fonte: icostidellachiesa.it). Altri cartelli riportavano il monito di Cavour: "Libera Chiesa in libero Stato".
Igor Boni, Marco Del Ciello e Silvja Manzi, coordinatori Associazione Aglietta, hanno dichiarato:
"Non vogliamo riproporre un anticlericalismo ottocentesco da 'mangiapreti'. Intendiamo invece segnalare che i privilegi clericali non sono finiti con le leggi Siccardi ma si ripropongono nell'Italia del 2000 sotto altre vesti, meno evidenti, più subdole. Ne citiamo una per tutte, contro la quale l'Associazione Aglietta ha raccolto le firme dei cittadini, sia su una petizione popolare presentata in Parlamento sia sul referendum radicale (purtroppo abortito): il meccanismo di ripartizione dell'8 per mille delle imposte, per cui sono ripartiti fra le confessioni religiose anche i soldi di chi non sceglie, non appone la sua firma per nessuna confessione religiosa sulla dichiarazione dei redditi; e tali soldi sono ripartiti in proporzione alle scelte espresse. Con tale meccanismo, la Chiesa Cattolica (per l'esattezza la Conferenza Episcopale Italiana) incamera ogni anno più di un miliardo di euro mentre, in base alle scelte espresse, avrebbe diritto solamente a un terzo di tale somma, poco più di 300 milioni di euro".
"È innegabile che Papa Francesco stia conducendo una profonda riforma delle finanze vaticane (vedi IOR). Sarebbe doveroso che si facesse carico, per quanto gli compete, di riformare secondo giustizia il meccanismo dell'8 per mille, richiedendo per la Chiesa Cattolica solo il gettito delle scelte espresse".
"É inutile chiedere questo a uno Stato, a una politica genuflessa alla Chiesa e che non teme il ridicolo; basti pensare alla cittadinanza onoraria data dal Consiglio Comunale di Torino al Papa e da questi rifiutata essendo egli 'cittadino universale'. Molti consiglieri comunali hanno dimenticato che sui banchi dove siedono oggi sedevano un tempo Camillo Benso conte di Cavour e Giuseppe Siccardi".
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Sperimentazione animale, Farina Coscioni/Vecellio: una importante iniziativa di scienziati e ricercatori. Il ministro della salute Lorenzin intervenga contro il rischio di una grave e perdurante paralisi.
Maria Antonietta Farina Coscioni, componente del Comitato Nazionale di Radicali Italiani e Valter Vecellio, presidente del Congresso Mondiale per la Libertà della e nella Cultura hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
“Salutiamo come importante, opportuna e necessaria, l’iniziativa assunta dal rettore dell’Università di Cagliari, la dottoressa Maria Del Zompo che assieme a numerosi scienziati e ricercatori ha rivolto un accorato appello al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, scongiurandola di intervenire contro la «grave e perdurante paralisi» delle procedure per l'approvazione dei progetti di ricerca che prevedono l'utilizzo di animali. É un appello che intendiamo raccogliere e sostenere. La comunità scientifica richiama la nostra attenzione sul decreto legislativo 26 dello scorso anno, che prevede che il Ministero autorizzi ogni progetto entro 40 giorni dalla domanda; accade che i tempi di attesa siano invece, in media, un centinaio di giorni lavorativi. Bene fanno gli scienziati, i ricercatori e i docenti dell'area biomedica a esprimere la loro grande preoccupazione per quello che è, in concreto, un vero e proprio blocco dell'attività di ricerca, che perdura oramai da circa sei mesi. I ricercatori di area biomedica colgono l’essenza della questione: è necessario promuovere un'azione nazionale coordinata da parte delle università e dei centri di ricerca, affinché emergano le contraddizioni e le gravi restrizioni rispetto alla Direttiva europea, che rischiano di fatto di compromettere irreversibilmente la ricerca biomedica in Italia, e ne pregiudicano gravemente la competitività in ambito internazionale. Fermare la sperimentazione animale, come irresponsabili gruppi di pressione si prefiggono, significa ostacolare il progresso della medicina nel nostro Paese e innescare una crisi che avrebbe pesanti ricadute di natura sanitaria, occupazionale ed economica. I cittadini, il paese vanno resi consapevoli di questo rischio, i mezzi di informazione hanno in questo una grave responsabilità, al pari della classe politica pavida che troppe volte agisce sull’onda e sulla pressione di spinte emotive che già tanti guasti e danni ha provocato, e tanti altri minaccia di produrne. Grazie, dunque, al rettore Del Zompo, agli scienziati e ai ricercatori che hanno raccolto il suo appello. É giunto il momento di contarsi e opporre una razionale e laica resistenza all’ondata di irresponsabile demagogia che minaccia di travolgerci”.© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Carceri. Rita Bernardini agli Stati generali sull’esecuzione penale
Parteciperà anche la segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini agli "Stati Generali sull'esecuzione penale", una procedura di consultazione pubblica voluta dal ministero della Giustizia che, come si legge nella lettera di invito, "mira a raccogliere il contributo di idee e proposte di avvocati, magistrati, docenti universitari, operatori penitenziari e sanitari, assistenti sociali, volontari, garanti delle persone detenute, rappresentanti della cultura e dell'associazionismo civile in prospettiva di un cambiamento profondo del sistema di esecuzione della pena".
L'iniziativa si sviluppa attraverso 18 tavoli di lavoro, con un comitato di esperti nominato dal ministero e coordinato da Glauco Giostra, professore ordinario di Procedura penale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
Alla segretaria di Radicali Italiani va il coordinamento del tavolo sul "Mondo degli affetti e territorializzazione della pena".
La prima riunione tra i coordinatori dei 18 tavoli tematici, unitamente al Comitato di esperti che segue lo svolgimento della complessiva consultazione, è prevista per mercoledì 1 luglio.
"Come ho specificato al prof. Mauro Palma", scrive Rita Bernardini sul suo profilo Facebook, "chiederò colloqui anche presso alcune carceri per ascoltare direttamente la voce dei detenuti e del personale, anche volontario, che vive a stretto contatto con loro. È evidente, per i miei amici di Facebook, che sono particolarmente graditi tutti i suggerimenti che vorranno darmi. Preciso che questo lavoro è a titolo gratuito".
LEGGI
il Decreto di costituzione dei tavoli di lavoro
e la lettera di convocazione.
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AttachmentSize D.m.19.6.2015 Tavoli tematici Stati Generali dell'esecuzione penale.pdf1023.1 KBBolognetti: E’ Viggiano, Val d’Agri, Italia, ma a volte sembra il Kazakistan. (da Articolo 21)
Fonte Articolo 21
Di Maurizio Bolognetti
A pochi metri dall’uscita “Viggiano Zona Industriale”, capisci subito che stai per inoltrati nel cuore nero e pulsate delle attività di estrazione idrocarburi in Europa. A Viggiano, in c/da Cembrina, località “Fosso del Lupo”, è ubicato IL COVA, acronimo che sta per Centro Olio Val d’Agri, uno stabilimento che occupa una superficie di oltre 180.000 m2 e che per le direttive Seveso è classificato a rischio incidente rilevante. Impossibile non notare nell’area circostante la presenza di insediamenti della Halliburton e della Baker Hughes. Presso il COVA viene trattato il greggio che la J.V. Eni/Shell estrae dalla concessione di coltivazione idrocarburi “Val d’Agri”; lo si potrebbe definire un centro di preraffinazione. Kilometri di condotte collegano i 26 pozzi eroganti allo stabilimento.
E’ martedì 16 giugno e sono di nuovo a Viggiano, in quella Valle che ho ribattezzato Valle dell’Agip. Ad accogliermi, manco a dirlo, un inconfondibile odore di uova marce. Una fonte mi ha riferito di un possibile sversamento di acque oleose nell’area V560 del COVA. L’intento è quello di fare qualche domanda e far parlare le immagini, nella consapevolezza che a volte esse possono essere più eloquenti di un fiume di parole. L’intento è quello di dar voce a chi non ha voce e far vedere, una volta di più, che nella Basilicata Saudita i “Buchi per terra” – per usare un’espressione cara all’ex Ministro Romani - si fanno a ridosso di dighe, sorgenti, centri abitati, zone Sic e Zps, parchi, ospedali, aree agricole, in zone a rischio frana e ad altissimo rischio sismico. Del resto, lo stesso COVA è ubicato a poche centinaia di metri dalla diga del Pertusillo, un importante invaso che fornisce acqua da bere alla vicina Puglia. Nell’Italia del dissesto idrogeologico, figlio del dissesto ideologico, può accadere che per estrarre un pugno di barili si mettano a repentaglio risorse ben più importante dell’oro nero, esse sì strategiche, quali l’acqua.
Parcheggio la mia Stilo in prossimità di Viale Enrico Mattei, e armato della mia telecamerina percorro i pochi metri che mi separano dal piazzale antistante il COVA. Nemmeno faccio in tempo ad iniziare a filmare che vengo raggiunto da una pattuglia dei Carabinieri della locale Compagnia. Dicono che devono identificarmi e non poca irritazione suscita la mia domanda:perché? Ancora pochi minuti e la situazione precipita: uno dei due Carabinieri prima mi invita a spegnere la telecamera e poi accompagna la richiesta con un “Allora non mi sono spiegato” e contestualmente porta la mano alla fondina della pistola, aprendola. Un gesto fin troppo eloquente, una scena da film western che forse ci sta tutta, considerando il far west petrolifero made in Basilicata.
In questo nostro Paese, in cui la strage di diritto, di principi costituzionali, di legalità si fa inevitabilmente strage di popoli e in cui al popolo sovrano viene quotidianamente negato il diritto a poter conoscere per deliberare, può accadere che una telecamera e un taccuino facciano paura.
Una scena da far west nel Texas d’Italia – dicevo - ma che ha indubitabilmente il sapore dell’intimidazione.
C’è un film, “Urla del silenzio”, che ho visto e rivisto un’infinità di volte. Nella Basilicata del “nero su nero”, chi prova a parlare di veleni di regime, di una colonizzazione in atto o a denunciare quello che non esito a definire una sorta di programma “Oil for Food”, deve essere silenziato. Urla del silenzio sono le parole di coloro che provano a non rassegnarsi, in un contesto dove a volte hai la sensazione che l’unica parola buona sia la parola non detta.
A Viggiano non si respirano solo i veleni che da venti anni immette in atmosfera il Cova. No, a volte respiri paura, omertà e rassegnazione. Una rassegnazione che ha un che di atavico, che viene interrotta per fortuna da quei pochi che non ci stanno a piegare la testa. Penso al dottor Giambattista Mele o a Camilla Nigro di Libera Basilicata.
In c/da Vigne, a ridosso del Cova, due gentili signore ti dicono a telecamera spenta che non ce la fanno più a convivere con “puzza, inquinamento e rumori” e che hanno deciso di andare via. Quando chiedo loro di ripetere quelle parole a telecamera accesa la risposta è: “tanto non serve”.
Viggiano è un’enclave della J.V. Eni/Shell, così come Corleto Perticara è un’enclave della Total, in una regione che ha il 34% del suo territorio asservito a titoli minerari. Una percentuale che a breve potrebbe arrivare al 75%, anche grazie al cosiddetto “Sblocca Italia”.
Viggiano non è il delta del Niger, ma poco ci manca. E allora, può accadere che nel 1999 il Ministero dell’Ambiente autorizzi l’ampliamento del Cova con il Dec/VIA 3560, nel quale incredibilmente si legge: “Nello studio si rilevano carenze in merito alla caratterizzazione della qualità dell’aria intorno al sito del Centro Olio[…]Pur in assenza di una esauriente caratterizzazione delle condizioni metodiffusive, si evidenzia un regime anemologico che presenta alcune criticità(in particolare, regimi di bassa velocità del vento); questo, assieme alla complessità orografica della zona rende da una parte difficile un’analisi dei fenomeni dispersivi, dall’altro può essere all’origine di fenomeni di alte concentrazioni di inquinanti”.
Può succedere in un contesto dove a volte si fatica a distinguere il controllore dal controllato. Può succedere in una realtà in cui l’Agenzia regionale per l’ambiente collabora con la Fondazione Mattei per la produzione di materiale scientifico.
Può succedere in una realtà dove le compagnie petrolifere finanziano di tutto, dai tornei di calcetto alle sagre, passando per i corsi d’inglese e i concerti.
E può anche accadere che dal 2006 Eni reinietti una parte consistente delle acque di produzione petrolifera in una unità geologica profonda denominata Costa Molina 2. Eppure, una delibera del Comitato dei Ministri del febbraio 1977 afferma che lo scarico nel sottosuolo di effluenti industriali può essere effettuato solo in aree situate in “zone tettonicamente e sismicamente favorevoli”. L’area di Montemurro, dove è ubicato il Pozzo Costa Molina 2, è stata epicentro di uno dei sismi più devastanti registrati in Italia negli ultimi due secoli ed è tutt’altro che tettonicamente e simicamente favorevole.
Il film che meglio potrebbe descrivere la Lucania dell’epopea dell’oro nero è “Il Petroliere”, del quale è tra l’altro stato scritto: “Il Petroliere è un film fatto di bitume, di corpi che diventano tutt'uno con la terra e l'oro nero che la intride. Corpi pronti ad essere spezzati e anche dilaniati nella ricerca di un possesso avido quanto amorale”.
justify">Nel ventennio si diceva che la patria si serve anche facendo la guardia a un bidone di benzina, evidentemente siamo passati dal bidone ai pozzi.E’ Viggiano, Val d’Agri, Italia, ma a volte sembra il Kazakistan.
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Congresso ACRI (Fondazioni bancarie). Federico e Massari: “Fondazioni, indipendenti dal potere politico?? Non si prenda in giro il Paese!”
Dichiarazione di Valerio Federico e Alessandro Massari, rispettivamente Tesoriere e membro della Direzione di Radicali Italiani:
Nelle conclusioni del loro Congresso, le Fondazioni bancarie chiedono di pagare meno tasse e si impegnano a “seguitare ad operare secondo canoni di trasparenza, indipendenza, responsabilità e terzietà soprattutto rispetto ai poteri politici, economici e di ogni altra natura”. Se non fosse vero sarebbe da non crederci: una parte consistente delle nomine ai vertici delle Fondazioni bancarie è politica, lo statuto delle Fondazioni è approvato dal Ministero dell’Economia, le Fondazioni bancarie hanno il 20 % di Cassa Depositi e Prestiti – nessun’altro soggetto formalmente privato ha potuto acquisire quote di CdP - e ne nominano il presidente, CdP ha dato dividendi per 1,3 miliardi alle Fondazioni in 10 anni. Le Fondazioni guidate da uomini di partito hanno distribuito soldi per oltre l’80% senza bandi pubblici. E si tratterebbe di Fondazioni terze rispetto ai poteri politici? Non scherziamo!
Le beffe dell’ACRI continuano quando il documento finale del Congresso afferma la necessità di “avviare il processo di diversificazione patrimoniale, attraverso una progressiva dismissione delle partecipazioni bancarie, secondo criteri che salvaguardino la tutela del patrimonio e diano sostegno all’economia locale”. La dismissione delle partecipazioni bancarie doveva essere attuata nell’ultimo ventennio, come hanno sempre chiesto non solo i Radicali ma anche Bankitalia, l’Europa e il FMI. Benarrivata ACRI! Nel frattempo dal 2007 al 2013, ostinandosi a mantenere il controllo delle banche, le Fondazioni hanno perso 37 miliardi di patrimonio in valore reale e dimezzato le erogazioni sul territorio, oltre ad aver regalato al Paese gli scandali MPS e Carige. Di che salvaguardia di patrimonio e sostegno all’economia locale si parla, dunque? Le Fondazioni bancarie sono soggetti di fatto pubblici e iper-politicizzati che hanno fallito sia nella conservazione del patrimonio che nel sostegno al territorio e nella gestione delle banche. Fuori dunque la politica dalle Fondazioni bancarie e dalle banche! #sbanchiamoli!
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Migranti: Certi Diritti aderisce alla manifestazione "Fermiamo la strage subito!"
L’Associazione Radicale Certi Diritti aderisce alla manifestazione “Fermiamo la strage subito!” convocata per il 20 giugno, giornata internazionale del rifugiato, a Roma.
"Il 20 giugno la nostra piazza sarà quella del Colosseo dove ci uniremo alle associazioni laiche e cattoliche che come noi si occupano dei diritti umani di tutti - senza distinzione di etnia, religione, età, sesso, orientamento sessuale o identità di genere - poiché i diritti non conoscono frontiere o confini. Ci uniamo alla richiesta di un centinaio di altre associazioni affinché si diano risposte adeguate al fenomeno strutturale delle migrazioni che, anche se ci sono delle punte emergenziali nei vari continenti, convive da sempre con l’umanità".
Lo afferma Yuri Guaiana, segretario dell’Associazione Radicale Certi Diritti.
"Noi siamo dalla parte di quell’Italia umana e concreta che in questi giorni sta mostrando il suo volto solidale con chi arriva a Milano e in altre città, conclude Guaiana. La politica del terrore e l'Europa delle patrie hanno dimostrato tutta la loro inadeguatezza: occorre, invece, una politica comune sull’immigrazione e sulla gestione delle frontiere europee".
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Anche un solo radicale fa la differenza
Si è appena spento il clamore suscitato intorno all’Ospedale pugliese della Divina Provvidenza, trasformato, secondo la Procura di Trani, in un vorace buco nero capace di ingurgitare centinaia di milioni di euro. Eppure quella pentola si sarebbe potuta scoperchiare già anni fa. Era, infatti, il luglio 2007 quando il gruppo dei deputati radicali nella Rosa nel Pugno, Maurizio Turco, Marco Beltrandi, Sergio D’Elia e Donatella Poretti , su sollecitazione di un radicale foggiano, presentava un’interrogazione parlamentare ai Ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico per sapere come fosse possibile che, in deroga a qualsiasi procedura, la “Congregazione religiosa Suore Ancelle della Divina Provvidenza – Opera don Uva onlus” avesse ottenuto il beneficio dell’indennità di mobilità mediante una semplice autocertificazione circa il possesso dei requisiti previsti per legge.
In pratica, nessun decreto ministeriale ha mai autorizzato l’erogazione di tale ammortizzatore sociale a favore della Congregazione che gestiva le case di cura in Puglia e in Basilicata. La domanda nasce spontanea: come sono stati elargiti quei fondi se nessuno ha verificato l’esistenza dei presupposti necessari per ottenerli? Per Grazia Ricevuta? Quale mano, evidentemente santa, lo ha permesso?
Nonostante la risposta all’interrogazione sia stata sollecitata per ben dieci volte, i deputati radicali non ricevettero mai alcun riscontro dal governo e, alla luce di quanto sta emergendo ora, possiamo immaginare perché.
Il caso appena illustrato non è, tuttavia, l’unico: basta salire di qualche centinaio di chilometri a nord della Puglia, nel Comune di Roma, per rendersi conto che l’azione solitaria e isolata del consigliere comunale radicale Riccardo Magi ha contribuito a far luce sul business messo in piedi nella gestione della – voluta – emergenza dei campi Rom. Dalle intercettazioni pubblicate emergerebbe in particolare la rabbia di Buzzi nei confronti di questo “rompiscatole”, venuto fuori da chissà dove, che tra gli altri meriti ha quello di aver fatto saltare il progetto di creare un nuovo campo Rom in località La Barbuta, dal costo di milioni di euro, con la multinazionale del bricolage “Leroy Merlin”.
Ed ancora, ricordate il consigliere laziale Fiorito, detto “Er Batman”? Senza l’azione determinante degli unici due consiglieri radicali eletti, Giuseppe Rossodivita Rocco Berardo, che denunciarono implacabilmente la spartizione di posti, poltrone e i rimborsi falsi, non si sarebbe prodotto il crollo della Giunta Polverini e del sistema di potere collegato.
Salendo ancora di latitudine, per merito di altri due militanti radicali, Marco Cappato e Lorenzo Lipparini, la magistratura ha potuto acclarare che le firme raccolte da alcune liste a sostegno del governatore Formigoni, correttamente ribattezzato “Firmigoni”, erano false e che dunque Formigoni non avrebbe potuto essere il presidente della Regione Lombardia. Peccato solo che i tempi della magistratura non abbiano coinciso con quelli della politica e che la sentenza sia intervenuta a mandato scaduto del “Celeste”.
Allo stesso modo furono altri radicali, quelli dell’associazione torinese “Aglietta” a sostenere l’illegittima elezione di un altro governatore, il leghista Roberto Cota – quello dei rimborsi per le mutande verdi, per intenderci – anche in quel caso per le firme false raccolte da una lista in suo supporto. Stesso esito: il TAR ha riconosciuto la fondatezza della denuncia ma nel frattempo il governo leghista era stato spazzato via dall’inchiesta sui rimborsi falsi.
Insomma, cambia la Regione ma la morale è sempre la stessa: i radicali sono gli unici che, implacabili denunciano il sistema illegale imperante nella politica dei partiti. Proprio per questo sono scomodi ma al tempo stesso necessari, perché portatori di un virus pericolosissimo per il sistema partitocratico: quello dello Stato di diritto.
Matteo Ariano, membro del comitato di Radicali italiani,
Norberto Guerriero, segretario associazione radicale di Foggia “Mariateresa di Lascia”.
Papa a Torino. Radicali e Uaar 20 giugno in piazza Savoia per riaffermare il principio "libera Chiesa in libero Stato"
Torino blindata il 20 giugno per la visita di Papa Francesco, accolto con tutti gli onori dalle nostre istituzioni.
Per una città più laica e liberale il Circolo Uaar di Torino e l’Associazione radicale Adelaide Aglietta nella stessa giornata organizzano un flash-mob, alle ore 15, all’Obelisco di Piazza Savoia, per riaffermare il principio “libera Chiesa in libero Stato” e ricordare ai cittadini che, nel rispetto delle convinzioni di ognuno, di chi crede e di chi non crede, la laicità dello Stato e delle sue istituzioni deve essere garanzia per tutti e ciascuno.
"Durante la manifestazione verrà mostrata la prova concreta che c'è ancora molta strada da fare. Venire per credere!", affermano gli organizzatori.
La scelta di manifestare in Piazza Savoia non è casuale poiché il monumento della piazza ricorda le leggi Siccardi, emanate nel 1850, per sancire l'abolizione di tre grandi privilegi del clero: il foro ecclesiastico, un tribunale separato che sottraeva alla giustizia laica gli uomini di Chiesa; il diritto di asilo, ovvero l'impunità giuridica di coloro che trovavano rifugio nelle chiese; la manomorta, l'inalienabilità dei possedimenti ecclesiastici.
All’iniziativa ha aderito la Fgs-Federazione dei Giovani Socialisti di Torino.
Si invitano le Associazioni laiche della città ad aderire.
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D'Ecclesiis e Ortolani sui fatti di Viggiano
font-family:"Verdana","sans-serif"">Io sono per la libertà e la democrazia, e voi?
Un uomo gira delle immagini in corrispondenza del Centro oli di Viggiano e i Carabinieri lo controllano. Fin qui, tutto potrebbe essere normale, il COVA è un luogo sensibile, ci sono attrezzature e oggetti pericolosi, può essere comprensibile che le Forze dell'Ordine esercitino un controllo. L'uomo si qualifica come giornalista, consegna i documenti, chiede spiegazioni del motivo del controllo, anche questo mi pare normale, legittimo, mi pare che sia nel diritto di ciascuno di noi chiedere il perché si viene controllati. L'uomo è Maurizio Bolognetti, magari non sarà noto come Berlusconi o Renzi ma qui, in Basilicata, è un nome conosciuto, si sa che è un esponente dei Radicali, si sa che fa il giornalista, si sa che si interessa con posizioni critiche alle questioni petrolifere lucane. Il Carabiniere si secca, gli pare quasi strano che qualcuno possa permettersi di chiedergli spiegazioni del perché e del per come ha ritenuto di operare un controllo di identità, l'uomo controllato non si altera, è pacato, argomenta e chiede spiegazioni, la camera è tenuta bassa e casualmente inquadra la mano del carabiniere e la fondina con la pistola ed ecco che, ad un tratto, accade quella cosa incredibile, incomprensibile, ingiustificabile, con un gesto rapido, sicuro, la fondina della pistola viene slacciata. Il gesto è inequivocabile, volontario e quello che è peggio è che quando Maurizio Bolognetti se ne avvede e chiede “Perché ha slacciato la fondina della pistola?” il Carabiniere, vigliaccamente, risponde “No si è slacciata da sola”. Magari è solo un carabiniere che non sa tenere i nervi a posto, ma il gesto minaccioso è gravissimo e inequivocabile per di più operato ai danni di un uomo che aveva consegnato i documenti come richiesto, che è noto (mi pare assai improbabile che il carabiniere non sapesse chi aveva di fronte) e che, sopratutto, si era qualificato come giornalista. Un gesto di intimidazione di una gravità inaudita, aspetto di vedere i giornali di domani, davvero aspetto, voglio augurarmi che una cosa del genere non passi con un trafiletto, mi aspetto una posizione del Prefetto che non può rimanere impassibile davanti ad un atto così grave di intimidazione, mi aspetto un comunicato dal Comando dei Carabinieri della Basilicata, non pretendo delle scuse, sono certo che anche Maurizio non le chieda, non pretendo un provvedimento disciplinare per il Carabiniere (magari una bella lavata di testa si), ma pretendo, da uomo libero, da cittadino italiano, da lucano, che ci sia un gesto che riaffermi la legittimità dell'esercizio della libertà e della democrazia, che in maniera inequivocabile sia ribadito il diritto di opinione e di fare informazione. Non è obbligatorio essere concordi con le idee e le posizioni di Bolognetti ma guai a lasciare che si possa impunemente intimidire facendo finta di niente.
Chi tace stavolta è un vigliacco.
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font-family:"Verdana","sans-serif"">Un abbraccio a Maurizio.
Giampiero D'Ecclesiis
"Lo zelante funzionario delle forze dell'ordine va premiato e segnalato ai suoi superiori che ben apprezzeranno l'impegno istituzionale profuso nel difendere il COVA, non dai terremoti dal momento che è costruito nell'area che con il terremoto del 1857 registrò danni dell'XI grado, ma dal temibile e destabilizzante Maurizio Bolognetti. Mi sembra necessario lo slacciamento della fondina, anzi dovuto! Il personaggio in esame è noto per la pericolosità delle sue osservazioni e della sua penna. Complimenti al ligio rappresentante delle forze dell'ordine! Lo proporremo per una nuova e necessaria onoreficenza: il barilotto nero!"
"Verdana","sans-serif"">Franco Ortolani
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Il giornalista filma e il carabiniere apre la fondina - Intervista di Stefania Battistini a Maurizio Bolognetti
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mso-fareast-language:IT">Fonte Articolo 21
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mso-bidi-font-family:"Times New Roman";mso-fareast-language:IT">Un giornalista che filma e un carabiniere che apre la fondina. A guardare questa scena ripresa dalla telecamera di Maurizio Bolognetti, giornalista e segretario dei Radicali lucani, si stenta a credere possa essere accaduto in Italia. Bolognetti è da anni impegnato in inchieste ambientali che riguardano la Basilicata e, in particolare, la Val d’Agri, il più grande giacimento petrolifero d’Europa in terraferma.
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mso-fareast-language:IT">Che cosa è accaduto?
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“Stavo semplicemente facendo il mio lavoro di giornalista fuori dal Centro Oli di Viaggiano (luogo in cui viene trattato il petrolio che la joint-venture Eni-Shell estrae dai pozzi della concessione Val d’Agri), quando sono stato fermato da una pattuglia dei carabinieri che prima ha voluto identificarmi e poi ha insistentemente ripetuto ‘Sta filmando? È importante che lei non filmi’. Improvvisamente il maresciallo si è slacciato la fondina. Ma la cosa più incredibile, davanti alla mia richiesta di spiegazioni, è stato il tono della risposta: ‘si è aperta da sola’, mi ha detto. Un atteggiamento che mi aspetterei da altri soggetti, non certo da un esponente delle forze dell’ordine”.
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mso-fareast-language:IT">L’hai vissuto come un gesto intimidatorio?
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“Non saprei leggerlo diversamente. Anche solo per il fatto di avermi voluto identificare quando sono persona più che nota, in un paese di 3800 abitanti: sono anni che filmo, documento, racconto, vado in giro a fare domande, denuncio pubblicamente. Senza contare che quando mi sono presentato dai carabinieri per fare un esposto, qualche anno fa, mi hanno accolto dicendo: ‘Bolognetti, la stavamo cercando!’. Su incarico della Procura di Potenza volevano conoscere le fonti di un articolo in cui parlavo dell’inquinamento prodotto dal Centro Oli di Viaggiano. Lo stesso Cova che martedì mi ero deciso a filmare per il mio reportage Buchi per terra, anche per verificare una denuncia che mi era arrivata in forma anonima secondo la quale esiste una perdita d’acqua di scarto petrolifero da un serbatoio. Peraltro, è importante ricordare che sul trattamento delle acque di produzione petrolifera è in corso un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia”.
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mso-fareast-language:IT">Ti aspetti una presa di posizione da parte dall’Arma?
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“È quello che chiederò con il mio avvocato. Credo sia opportuno un chiarimento, soprattutto per il rispetto che nutro nei confronti dell’Istituzione e di tutti i carabinieri che svolgono bene il loro lavoro”.
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mso-fareast-language:IT">Pare difficile fare il giornalista in Basilicata…
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“Quella di ieri non è certo stata la prima volta che ho avuto difficoltà. Nel 2010 subii un fermo di 4 ore da parte dei carabinieri sempre perché, su indicazione della Procura, volevano conoscere le fonti di alcuni articoli in cui denunciavo l’inquinamento delle acque del Pertusillo (bacino artificiale che fornisce gli acquedotti di Basilicata, Puglia e Campania). E siccome opposi il segreto professionale, il magistrato dispose anche la perquisizione della mia abitazione”.
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mso-fareast-language:IT">I tuoi sono stati anni di battaglie affinché i dati sull’ambiente fossero trasparenti…
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“In vent’anni di trivellazioni i cittadini lucani hanno assistito a una pressoché totale assenza di significativi monitoraggi ambientali e di controllo istituzionale sui processi estrattivi e sul ciclo dei rifiuti ad esso collegato. Per ottenere i dati sul catasto dei rifiuti – obbligatorio per legge! -, a febbraio, ho dovuto fare lo sciopero della fame per 20 giorni. Addirittura Arpab inizialmente sosteneva fosse impossibile fornire la documentazione perché l’impiegato aveva cambiato lavoro, andandosene via con la password e i documenti. Oggi più che mai c’è bisogno di poter discutere su dati certi: è inaccettabile che a distanza di 10 anni dall’obbligo di istituire l’anagrafe dei siti contaminati prevista dal Codice dell’Ambiente, in Basilicata non sia ancora operativa. Direi che è ora di aprire le finestre e fare entrare aria”.
Interpreti quello di ieri come un intralcio al diritto di cronaca costituzionalmente riconosciuto?
“Nessuna legge vieta a qualcuno di filmare se si trova all’esterno di una proprietà privata. In più, sono un giornalista, stavo esercitando un diritto a documentare che io sento anche come dovere nei confronti dei cittadini. Per quale ragione il carabiniere ha affermato ‘è importante che lei non filmi’? Non avevo certo una pistola tra le mani, ma una semplice telecamerina. Vorrei poter dare una risposta positiva a questa domanda: esiste ancora in Val d’Agri, nella Valle dell’Agip, a Viggiano, in Basilicata, in questo Paese, nei luoghi in cui le multinazionali dell’oro nero fanno da troppo tempo quello che vogliono – grazie all’assenza di reali controlli e a connivenze – la possibilità di esercitare il diritto di cronaca, di documentare, di raccontare? Dopo quello che è accaduto a Viggiano si rafforza la sensazione di una insopportabile cappa di piombo accompagnata da silenzi e omertà. Io non ci sto e rivendico il mio diritto e il diritto di tutti a poter cercare la verità, a rivendicare il rispetto del sacrosanto diritto a poter conoscere per deliberare”.
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";mso-bidi-font-family:"Times New Roman";
mso-fareast-language:IT">19 giugno 2015
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Morto Carlo Vallauri, storico e militante socialista e libertario
Morto Carlo Vallauri, storico e militante socialista e libertario
Di Valter Vecellio* Lo storico Carlo Vallauri, uno dei maggiori specialisti di storia dei movimenti e dei partiti politici italiani, ci ha lasciato; aveva 89 anni, da tempo era malato. Professore emerito di storia contemporanea all’università per stranieri di Siena, per anni insegna storia dei partiti e sociologia politica all’Università “La Sapienza” di Roma e alla LUISS; accanto all’impegno intellettuale, “militante”, a fianco del Partito Socialista; e sempre sostenitore delle tematiche e delle iniziative legate ai diritti civili e libertarie condotte dal Partito Radicale; tra gli aderenti e i promotori entusiasti della stagione legata alla Rosa nel Pugno. Per Vallauri parlano (e ci restano) una trentina di preziose, originali, opere di storia contemporanea: "La politica liberale di Zanardelli" (1966); "Giolitti e l'occupazione delle fabbriche" (1968); "Lineamenti dei partiti italiani nell'Ottocento" (1971); "I gruppi extraparlamentari" (1975); "La ricostituzione dei partiti democratici" (1978); "Partiti tra declino e riforme" (1984); "Conflitti sociali nell'Italia liberale" (1990); e la monumentale opera in otto volumi sugli statuti e l'organizzazione dei partiti. Negli anni ’70 è tra gli animatori e i protagonisti dell’esaltante stagione che vede il “Mondoperaio” diretto da Federico Coen diventare un prestigioso “laboratorio” di cultura politica. Sterminata la sua attività pubblicistica disseminata in testate come "L'Astrolabio", "Il Messaggero", "Avanti!", "Paese Sera", "L'Espresso", "II Tirreno", "Nuova Sardegna", "Il Centro" e "Nuova Venezia". Un patrimonio prezioso che ci si augura sia raccolto, conservato e preservato. La salma di Vallauri sarà tumulata nel cimitero di Lanciano, in Abruzzo, città dove era nato il 31 ottobre 1925. Lo ricordiamo come persona gentile, dolce e determinata, come si conviene alle persone dotate di animo grande e di acuta intelligenza. La sua perdita, ci addolora e colpisce profondamente. *Componente direzione Radicali italiani, presidente del Congresso per la Libertà nella e della Cultura© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Piemonte, cannabis terapeutica. Legge regionale pubblicata su Bollettino Ufficiale. Manfredi: Ci sono presupposti per attivare progetti pilota pressso Ipla e Istituto Bonafous
Con la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, il 18 giugno 2015 è entrata in vigore la legge regionale n. 11 del 15 giugno 2015: "Uso terapeutico della canapa. Disposizioni in materia di utilizzo di farmaci cannabinoidi per finalità terapeutiche e promozione della ricerca e di azioni sperimentali prodromiche alla produzione da parte di soggetti autorizzati".
Giulio Manfredi, dell'Associazione radicale Adelaide Aglietta, presentatore della petizione regionale per promuovere progetti pilota di coltivazione della cannabis terapeutica, dichiara:
“Quando il 23 settembre 2014 presentai la petizione in Consiglio Regionale, non avrei mai immaginato che nove mesi dopo la Regione Piemonte avrebbe avito una legge sulla cannabis terapeutica. Va dato atto ai consiglieri Grimaldi e Giaccone di avere prodotto un testo ben calibrato e completo, che ha fatto tesoro di quanto prodotto dalle altre dieci regioni che finora hanno statuito in materia".
"La legge prevede una spesa di 200mila euro per le attività di ricerca ed autorizza ad avviare azioni sperimentali o progetti pilota con soggetti autorizzati per la produzione di preparazioni a base di canapa".
"L’avevamo già proposto quando eravamo stati auditi, come Associazione Aglietta, dalla Commissione Sanità del Comune di Torino: è possibile attivare un tavolo di lavoro con l’Ipla (partecipata della Regione Piemonte) e con l’Istituto Bonafous di Chieri (partecipato del Comune di Torino) per attivare il progetto pilota".
"In Comune ci risposero che il primo passo doveva essere fatto dalla Regione. Da oggi nessuno ha più scuse".
LA PETIZIONE RADICALE AL CONSIGLIO REGIONALE (del 23/09/2014)
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Caso Pistelli. Boni e Manfredi: Pronuncia favorevole Antitrust non supera legge su incompatibilità parlamentari
Se l’avesse fatto un viceministro di Berlusconi ci sarebbero le barricate in strada
Dichiarazione di Igor Boni e Giulio Manfredi (Associazione radicale Adelaide Aglietta):
"Apprendiamo che per l’Antitrust nulla osta a che il cittadino Lapo Pistelli si trasformi dall’oggi al domani da viceministro degli Esteri a vicepresidente senior dell’Eni. Ne prendiamo atto, ma ricordiamo che il 'caso Pistelli' deve essere esaminato non solo alla luce della legge sul conflitto di interessi, legge 215 del 2004, ma anche alla luce della legge 60 del 1953 sulle incompatibilità parlamentari, pienamente vigente".
"Quest'ultima prescrive che 'chi abbia rivestito funzioni di Governo, anche dopo la cessazione del mandato parlamentare, non può assumere le cariche o le funzioni di cui all'articolo 2 negli enti pubblici o nelle società, enti o istituti indicati negli articoli 1, 2 e 3 della presente legge, se non sia decorso almeno un anno dalla cessazione delle funzioni governative'. Siamo il paese di Azzeccagarbugli per cui uno può anche attaccarsi al fatto che la legge parla di 'presidente' e non di 'vice-presidente senior' e parla di 'consulente amministrativo' e non già 'di promuovere il business internazionale e di tenere i rapporti con gli stakeholders - in Africa e Medio Oriente - e dei progetti sulla sostenibilità', Pistelli dixit".
"Resta chiaro l’intento del legislatore: quello di evitare conflitti di interesse e indebiti vantaggi di un’azienda sull’altra, visto che è lo stesso Pistelli a riconoscere che l’Eni è comunque un’azienda di diritto privato".
"Una domanda, infine: quante dichiarazioni, comunicati, manifestazioni di protesta avrebbe detto, scritto, fatto il Partito Democratico se un viceministro agli Esteri di Berlusconi fosse passato da un giorno all’altro all’ENI di Scaroni?".
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Torino, barriere architettoniche: da commissione congiunta due buone notizie. Giunta comunale sta ultimando delibera tecnica per predisposizione Peba. Consiglieri unanimi nel volere approvare mozione “Bertola-Viale” prima della pausa estiva
Si è tenuta il 18 giugno alle 11.00 nella Sala Carpanini del Municipio di Torino una seduta congiunta delle commissioni Sanità, Urbanistica e Pari Opportunità per discutere la petizione popolare promossa dall’Associazione radicale Adelaide Aglietta per l’istituzione del "Peba" (Piano Eliminazione Barriere Architettoniche), previsto dalla legge 41 del 1986 per tutti i comuni italiani.
In commissione sono intervenuti i tre primi firmatari della petizione: Alessandro Frezzato (direzione Associazione Luca Coscioni), Giulio Manfredi e Paola Cirio (Associazione radicale Adelaide Aglietta), i rappresentanti di una decina di associazioni a sostegno dei disabili, i tecnici dell’amministrazione comunale e una ventina di consiglieri comunali.
All’uscita dalla commissione, Manfredi, Frezzato e Cirio hanno dichiarato:
"Grazie al servizio pubblico garantito da Radio Radicale, chiunque potrà verificare che il dibattito in commissione è stato ricco, franco e a 360 gradi. Portiamo in cascina due risultati: i tecnici degli assessorati ci hanno comunicato che stanno ultimando una deliberazione della giunta comunale dedicata alla predisposizione del Peba; tutti i consiglieri intervenuti, appartenenti all’intero arco del Consiglio comunale, hanno affermato la loro volontà di approvare la mozione 'Bertola-Viale' per l’istituzione del Peba prima della pausa estiva".
"Rileviamo", proseguono, "che tali risultati non vi sarebbero stati senza l’azione costante di pressione sul sindaco Fassino (anche nella sua veste di presidente dell’Associazione nazionale Comuni Italiani) da parte dell’Associazione Luca Coscioni e senza le firme dei 673 cittadini che hanno sottoscritto la nostra petizione".
"Il Peba doveva essere istituito a Torino e in tutti i Comuni italiani entro il febbraio 1987; sono passati quasi trent’anni ma è inutile guardare indietro. Guardiamo avanti, al primo obiettivo ormai vicino (l’istituzione del PEBA), per assicurare un risultato che va a vantaggio non dei radicali, non dell’Associazione Coscioni ma di tutti i cittadini disabili, senza distinzione di disabilità".
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Turco, Alternativa Libera e Federico, Radicali Italiani: Ci si dica quanti cittadini sono stati vittime, per le Corti sovranazionali, di errori giudiziari o malagiustizia, e a quanto ammontano le sanzioni pagate dai contribuenti
Presentata un’Interpellanza ai Ministri della Giustizia e dell’Economia
Dichiarazione di Tancredi Turco e Valerio Federico, rispettivamente deputato di Alternativa libera e tesoriere di Radicali Italiani:
"Il 14 aprile la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che Bruno Contrada non avrebbe dovuto essere condannato perché 'il reato di concorso esterno in associazione di stampo mafioso è il risultato di un'evoluzione della giurisprudenza italiana posteriore all'epoca in cui lui avrebbe commesso i fatti per cui è stato condannato'. In seguito alla sentenza della Corte sovranazionale l’Italia ha subito una condanna consistente nel risarcimento per danni morali pari a dieci mila euro".
"La Corte di Strasburgo ha sostenuto, inoltre, che i tribunali italiani 'non hanno esaminato approfonditamente la questione della non retroattività e della prevedibilità della legge'".
"A nostro avviso la Corte di Strasburgo non ha rilevato un punto centrale, che il reato di concorso esterno non solo non esisteva, ma non esiste neppure oggi, trattandosi di un reato creato dalla giurisprudenza. Si tratta di una “creazione legislativa” di un organo giurisdizionale, di un caso di grave superamento del principio di separazione dei poteri".
"Questo precisato, abbiamo chiesto ai ministri di adoperarsi per limitare i ricorrenti casi di errore giudiziario o malagiustizia a diverso titolo imputabili ai magistrati, modificando e migliorando e modalità di selezione degli stessi e prevedendo un più stretto ed effettivo controllo rispetto al grado di aggiornamento delle competenze degli stessi considerando il modificarsi e l’evolversi delle normative".
"Relativamente all’aspetto erariale abbiamo chiesto quanti siano i casi di cittadini che hanno subito una sorte simile a quella di Contrada, ma di cui nulla si è saputo, a quanto ammontino le singole sanzioni pecuniarie comminate all’Italia da Corti sovranazionali e a quanto ammonti l’esborso complessivo configurabile, ad avviso degli interpellanti, come danno erariale di cui sono soggetti lesi i cittadini contribuenti".
Rom, Radicali: dichiarazioni Alfano prefigurano sanzioni UE. Siano i comuni a rispettare legalità con progetti e risultati monitorati su inclusione
"Le dichiarazioni del ministro Alfano sui campi rom, oltre a denotare una certa confusione sull’argomento, prefigurano già sanzioni da parte dell’Europa". Lo dichiarano in una nota congiunta Riccardo Magi, presidente di Radicali Italiani e consigliere comunale a Roma, e Alessandro Capriccioli, segretario di Radicali Roma. "Tanto per cominciare, il ministro sembra ignorare che una buona metà dei rom che vivono sul nostro territorio hanno la cittadinanza italiana, di tal che le paventate espulsioni altro non sono che parole completamente prive di senso. Così come non ha alcun senso", proseguono Magi e Capriccioli, "la prospettiva di stipulare un 'patto' coi rom, come se le condizioni in cui essi vivono fossero frutto della loro volontà, e non di una strategia di segregazione pluridecennale che li ha ridotti in condizioni di marginalità sociale attraverso la costosissima quanto inefficace politica degli sgomberi e dei campi, a tutto beneficio di chi ha potuto lucrarci sopra, come l'inchiesta 'mafia capitale' ha dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio. Ma soprattutto appare del tutto infondato il richiamo alle supposte indicazioni dell'Europa, che al contrario, in presenza di interventi pensati su base etnica, potrebbe individuare ancora una volta una condotta discriminatoria da parte del nostro paese.
La UE, del resto, non ci ha mai chiesto di 'smantellare' i campi attraverso fantomatici 'patti di legalità' stipulati ad hoc con i rom, ma piuttosto di superarli mediante reali percorsi di inclusione con tempi e modalità stabiliti e monitorati che dovrebbero essere messi in campo proprio dai comuni, ai quali tuttavia il ministro non fa il minimo cenno. Percorsi di inclusione", concludono Magi e Capriccioli, "che stiamo proponendo ai cittadini romani attraverso le delibere di iniziativa popolare accogliamoci.it, affinché proprio dalla capitale possa iniziare una nuova strategia di integrazione in linea con quelle già adottate con successo in altri paesi europei. Perché su un punto Alfano ha ragione: i numeri non sono enormi. Il che, se possibile, mette in luce in modo ancora più impietoso l'incapacità sin qui dimostrata dalla politica nell'affrontare la questione". www.accogliamoci.it© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati