Radicali Italiani
Pellegrini, Magi: "Scarcerazione ottima notizia e successo della mobilitazione nonviolenta. Avanti con la battaglia per tutte le vittime del proibizionismo"
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani
"Il provvedimento che dispone i domiciliari per Fabrizio Pellegrini è una bellissima notizia e un successo della mobilitazione radicale che ha visto in pochissimi giorni oltre 150 persone da tutta Italia chiederne la scarcerazione aderendo con un digiuno a staffetta all'iniziativa nonviolenta lanciata da Andrea Triscuoglio, Norberto Guerriero e dagli altri compagni radicali di Foggia.
Il nostro grazie va a tutti coloro che si sono impegnati in questa battaglia di civiltà, che oggi raccoglie una prima piccola vittoria ma che intendiamo portare avanti per tutte le vittime del proibizionismo.
Abbiamo chiesto infatti al presidente della Regione Abruzzo D'Alfonso di garantire l'effettiva applicazione della legge regionale sulla cannabis terapeutica, che prevede che i farmaci siano a carico del servizio sanitario regionale, evitando così nuovi "casi Pellegrini"; verificheremo lo stato di applicazione delle leggi sulla cannabis terapeutica in tutte le regioni che le hanno approvate. E soprattutto come Radicali Italiani continueremo, insieme all'Associazione Luca Coscioni, a raccogliere in tutta Italia le firme sulla legge popolare Legalizziamo.it che prevede, oltre al più ampio accesso possibile alla cannabis terapeutica, la legalizzazione della cannabis e alla decriminalizzazione dell'uso di tutte le sostanze. I danni del proibizionismo sul piano della giustizia, della salute e anche dell'economica sotto gli occhi di tutti. Il paese è maturo, è ora di legalizzare".
Cannabis, Magi: "Bene Orlando su verifiche su caso Pellegrini. Continua digiuno a staffetta, oltre 150 le adesioni"
"Le verifiche disposte dal ministro Orlando sul caso di Fabrizio Pellegrini sono un segnale da salutare positivamente, anche come primo risultato dell'iniziativa nonviolenta lanciata da Andrea Triscuoglio e dagli altri compagni Radicali di Foggia, alla quale stiamo dando seguito con l'appello "Una firma e un digiuno per Fabrizio Pellegrini e per tutte le vittime del proibizionismo". Sono già oltre 150 da tutta Italia le adesioni al digiuno a staffetta, che proseguirà fino a quando le condizioni di Fabrizio, che nei due mesi di detenzione si sono ulteriormente aggravate, non saranno dichiarate incompatibili con il carcere come prevede la legge. Ricordiamo inoltre che il nostro appello è rivolto anche al presidente della Regione Abruzzo intervenga per garantire l'effettiva applicazione della legge regionale in materia di cannabis terapeutica, che prevede che i farmaci siano a carico del servizio sanitario regionale - evitare nuovi "casi Pellegrini".
La storia di Fabrizio è emblematica della follia proibizionista e dei danni che ha prodotto in questi decenni sul piano della salute e della giustizia. Per questo, come Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni, continueremo anche a raccogliere le firme sulla legge popolare Legalizziamo.it, che prevede il più ampio accesso alla cannabis terapeutica, insieme alla legalizzazione della cannabis e alla decriminalizzazione dell'uso di tutte le sostanze".
http://www.radicali.it/digiuno-per-fabrizio-e-vittime-del-proibizionismo
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MPS, Radicali e Mazzoni della Stella: Aprire i cassetti ancora chiusi del Monte dei Paschi
Si è conclusa un'ulteriore fase nel tentativo di salvare MPS dalle conseguenze di condotte gravissime poste in essere nell’arco di decenni da settori politici locali e nazionali prevalentemente di sinistra, ma non solo.
L’operazione sarà resa possibile anche dall’intervento del fondo Atlante con la garanzia della Cassa Depositi e Prestiti e prevede inoltre su una parte dei crediti non esigibili la garanzia dello stato italiano come prestatore di ultima istanza. Ossia, in soldoni, se le cose vanno male alla fine paghiamo noi cittadini. La nostra speranza è che l’operazione abbia successo, ma sono tanti i lati opachi di tutta la vicenda
Innanzitutto come cittadini italiani garanti dell’operazione vorremmo che le stringate dichiarazione del presidente del consiglio, Matteo Renzi, trovassero più ampia e compiuta forma nell’operatività di una commissione d’inchiesta parlamentare che, lavorando con i poteri della magistratura, faccia piena chiarezza sul nome e cognome dei responsabili locali e romani, sui loro sodali e sui responsabili di gravi omissioni e di compiacenze che a tutti i livelli istituzionali hanno contributi a comporre questa vicenda criminale.
Aprire un’inchiesta seria significa rendere noi cittadini garanti del Monte del Paschi consapevoli che si è finalmente deciso di girare pagina, perché aprire quei cassetti ancora chiusi del Monte sarebbe la vera garanzia per il successo che noi senesi tanto auspichiamo.
Vittorio Mazzoni della Stella, già sindaco di Siena e già vice presidente del Monte dei Paschi
Giulia Simi, direzione di Radicali Italiani
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Cannabis, caso Pellegrini: Manconi, Civati, Gonnella aderiscono ad appella Radicali "Una firma e un digiuno per Fabrizio Pellegrini"
Aumentano le adesioni all'appello "Una firma e un digiuno per Fabrizio Pellegrini e per tutte le vittime del proibizionismo", promosso dai Radicali per chiedere la scarcerazione del pianista malato di fibromialgia, recluso da quasi due mesi nel carcere di Chieti per aver coltivato alcune piante di cannabis a scopo di lenire i dolori.
Ai digiunatori si sono aggiunti in queste ore il segretario di Possibile Pippo Civati, che sulla vicenda di Pellegrini ha anche presentato un'interrogazione parlamentare, Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti umani del Senato e di A Buon Diritto, Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, Leonardo Fiorentini, tesoriere della Società della Ragione, e il cantante reggae Zakalicius. Nell'appello si chiede ai ministri della Giustizia e della Salute, Andrea Orlando e Beatrice Lorenzin, di intervenire per l'immediata scarcerazione di Pellegrini, le cui condizioni non sono compatibili con la detenzione e si fanno ogni giorno più gravi. A lanciarlo, dirigenti e militanti radicali che hanno aderito con un digiuno a staffetta all'iniziativa nonviolenta di Andrea Trisciuoglio, segretario dell'associazione LaPiantiAmo e malato di sclerosi multipla, il quale a sostegno di Fabrizio Pellegrini ha deciso di sospendere la propria terapia a base di cannabinoidi, e dei radicali foggiani dell'Associazione Mariateresa Di Lascia. Tra i primi firmatari, il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, il tesoriere Valerio Federico, il segretario dell'Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo e il tesoriere Marco Cappato, e militanti di numerose associazioni radicali in Italia, impegnati in questi mesi nella raccolta firme sulla legge popolare Legalizziamo! (www.legalizziamo.it), che prevede, insieme alla regolamentazione legale della cannabis e alla decriminalizzazione dell'uso di tutte le sostanze, il più ampio accesso possibile alla cannabis terapeutica. Dal 2007 in Italia il principio attivo della Cannabis è ammesso in terapia, ma l'accesso ai farmaci cannabinoidi ha costi spesso proibitivi. Benché infatti, dopo vari tentativi, Pellegrini fosse riuscito a ottenere una prescrizione, la spesa di 500 euro per un mese di trattamento "va oltre le sue limitate finanze - si legge dell'appello - dunque, la coltivazione domestica di qualche pianta, gli appare l'unica alternativa terapeutica", anche perché in Abruzzo risulta inapplicata la legge regionale in materia di cannabinoidi, che pone il medicinale a carico del servizio sanitario regionale con un fondo annuo di 50mila euro. Per questo nell'appello si chiede anche al governatore della Regione Abruzzo, Luciano d'Alfonso, di intervenire "per garantire l'effettiva applicazione della normativa regionale in materia di cannabis terapeutica, per evitare nuovi 'casi Pellegrini'". Per aderire: http://www.radicali.it/digiuno-per-fabrizio-e-vittime-del-proibizionismo© 2016 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Referendum act. La nostra proposta in vista del Referendum Costituzionale
Radicali italiani è stato l'unico soggetto politico ad essersi impegnato da subito per garantire la libertà di voto agli italiani in occasione del prossimo referendum costituzionale, mentre le altre forze politiche hanno assunto decisioni legate alle rispettive convenienze e contingenze del momento.
Ringraziamo i parlamentari che hanno firmato le richieste di referendum per parti separate e parziali. Le iniziative del Comitato per la libertà di voto andranno avanti per denunciare l’impossibilità di raccogliere le firme tra i cittadini a causa delle restrizioni irragionevoli contenute nella legge 352 del 1970.
In Italia oramai solo chi ha ingenti disponibilità finanziarie, un “esercito” di consiglieri comunali diffusi a livello nazionale o un analogo apparato sindacale o parastatale è in grado di raccogliere utilmente le 500 mila firme autenticate previste dalla legge. Non è un caso che gli unici che sinora sono riusciti nell’impresa – o almeno cosi dichiarano - siano stati il Partito Democratico e la CGIL.
Per questi motivi Radicali italiani è impegnata a insistere nel confronto con Governo e Parlamento al fine della tempestiva approvazione di un Referendum Act (http://www.referendumact.it) che sostituisca le attuali irragionevoli e discriminatorie procedure, sul modello di Stati a democrazia diretta avanzata come la Svizzera e la California. E’ necessario rendere il referendum uno strumento di democrazia nelle mani di cittadini, non l'arma di una guerra tra apparati. A maggior ragione se passasse la riforma Boschi, gli strumenti di democrazia diretta diverrebbero ancora di più un essenziale contropotere dei cittadini a fronte dell’aumento del potere decisionale del Governo e del partito di maggioranza.
In vista del referendum costituzionale, riteniamo l'approvazione del Referendum Act condizione minima per non rendere insostenibili gli effetti della riscrittura della Costituzione voluta dal Governo Renzi e ora sottoposta al voto popolare.
L'Italicum inoltre rappresenta un ulteriore elemento di involuzione e di chiusura del sistema, basato sulla centralità del partito piuttosto che delle persone. Per questo sosteniamo come da sempre hanno fatto i Radicali nella loro storia la riforma del sistema elettorale in senso maggioritario uninominale.
Le proposte di semplificazione per garantire il diritto al Referendum (pdf)»
http://www.radicali.it/sites/default/files/Referendum%20PROPOSTE%20de%20jure%20condendo_0.pdf
Una nuova disciplina per il Referendum: Riformare per restituire pienezza al diritto dei cittadini. La lettera a tutti i parlamentare - 2013
http://www.radicali.it/primopiano/20130930/lettera
Per info: radicalionline@gmail.com
Radicali/Cannabis Terapeutica Lombardia: Bene l'ordine del giorno che prevede risorse per la sperimentazione, ora serve una legge regionale.
Approvato ieri in Consiglio l'ordine del giorno proposto dal Movimento 5 Stelle che chiede alla Lombardia di stanziare fondi per la sperimentazione dei farmaci a base di cannabinoidi su pazienti affetti da SLA. In Regione, però, manca ancora una legge che normi la prescrizione e la distribuzione della Cannabis Terapeutica.
"Esattamente un anno fa davamo avvio alla raccolta firme per la legge di iniziativa popolare per la regolamentazione dell'uso dei farmaci a base di cannabinoidi anche in Lombardia, ultima delle regioni italiane insieme a Campania, Lazio e Calabria a non avere ancora normato il tema. - spiega Barbara Bonvicini, coordinatrice della Campagna Cannabis Terapeutica in Lombardia - La proposta è stata depositata a gennaio fine gennaio 2016 e sottoscritta da oltre 6.000 cittadini." "Chiediamo che la legge popolare venga discussa alla riapertura dei lavori del Consiglio a settembre. - prosegue Marco Cappato, Tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e Presidente di Radicali Italiani - Non solo i malati, ma tutti i cittadini, attendono che la Regione garantisca loro il Diritto alla Salute e alla Libertà di Cura."© 2016 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Appello Una firma e un digiuno. Per Fabrizio e per tutte le vittime del proibizionismo
Per la prima volta nella storia del nostro Paese un disegno di legge che prevede la legalizzazione della cannabis è all'esame del Parlamento. Si tratta di un momento cruciale e di un passaggio delicatissimo. Dopo decenni di lotte antiproibizioniste, come Radicali, sappiamo che in questa fase ci giochiamo tutto (o quasi). E sappiamo - e lo conferma il rinvio della discussione a settembre - che non è ancora tempo di tirare sospiri di sollievo: ma che occorre tenere alta l'attenzione e rilanciare la battaglia, per scongiurare il rischio che questa opportunità storica finisca in un dibattito parlamentare confuso e irrazionale. Per evitare, insomma, che la possibilità concreta di portare a termine questa campagna venga archiviata per sempre.
Per questo, come abbiamo fatto negli ultimi 3 mesi, continueremo a raccogliere le firme dei cittadini, nelle strade e nelle piazze di tutta Italia, per una proposta di legge di iniziativa popolare sulla legalizzazione della cannabis e la decriminalizzazione dell'uso di tutte le sostanze. Si tratta di un tema sociale gravissimo, lasciato scoperto: i cittadini italiani ne sono ben consapevoli.
D'altra parte, le resistenze da parte di chi, all'interno delle istituzioni, continua nonostante tutto a difendere lo status quo causato dalle politiche proibizioniste, non si faranno attendere. E quelle "pregiudiziali costituzionali" e quei quasi 2mila emendamenti già presentati in Commissione non rappresentano che le prime avvisaglie dell'ostruzionismo a cui sarà sottoposto il provvedimento. Gli ostacoli da superare sono molti e intanto i danni del proibizionismo continuano a manifestarsi indisturbati.
Come nella vicenda di Fabrizio Pellegrini. Pianista di 47 anni, malato di fibromialgia, si trova recluso nel carcere di Chieti da oltre un mese per aver coltivato alcune piante di cannabis. Dal 2007 in Italia il principio attivo della Cannabis è ammesso in terapia, dopo vari tentativi, Fabrizio ne ottiene una prescrizione: per un mese di trattamento è tuttavia costretto a spendere circa 500 euro che, solo grazie a una colletta, riesce a mettere insieme. Si tratta di una spesa che va oltre le sue limitate finanze. Dunque, la coltivazione domestica di qualche pianta, gli appare l'unica alternativa terapeutica.
E pensare che proprio in Abruzzo dal 2014 è in vigore la più avanzata legge regionale in materia di cannabinoidi per cui il medicinale è posto a carico del servizio sanitario regionale dotato di un fondo annuo di 50mila euro per tale scopo.
Legge che risulta inapplicata. Così Pellegrini si trova in carcere. Le sue condizioni vanno aggravandosi, son comparse ecchimosi lungo la colonna vertebrale ed è costretto ad assumere farmaci per alleviare il dolore. Nonostante altri malati, in altre carceri d'Italia, siano autorizzati all'uso di cannabinoidi a Chieti queste terapie non son previste.
A sostegno di Fabrizio Pellegrini, in questi giorni Andrea Trisciuoglio, segretario dell'associazione LaPiantiAmo, malato di sclerosi multipla, ha cominciato un'iniziativa nonviolenta di sospensione della propria terapia a base di cannabinoidi per chiedere la scarcerazione di Fabrizio, iniziativa a cui in questi giorni hanno aderito e continuano ad aderire con una staffetta di sciopero della fame numerosi militanti e dirigenti radicali.
E così proseguiremo: un digiunatore al giorno fino a quando il Ministro della Giustizia Andrea Orlando e al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, non interverranno per acquisire una perizia medico-legale volta ad accertare l'incompatibilità di Fabrizio Pellegrini con la reclusione, così come prevede il nostro codice penale.
E ancora, un digiunatore al giorno affinché il governatore della Regione Abruzzo, Luciano d'Alfonso, intervenga a garantire l'effettiva applicazione della normativa regionale in materia di cannabis terapeutica, per evitare nuovi "casi Pellegrini".
Una firma e un digiuno, dunque. Per Fabrizio e per tutte le vittime del proibizionismo.
I primi firmatari
I radicali foggiani, Riccardo Magi – Segretario di Radicali Italiani, Valerio Federico - Tesoriere di Radicali Italiani, Filomena Gallo – Segretaria dell’Associazione “Luca Coscioni”, Marco Cappato – Tesoriere dell’Associazione “Luca Coscioni”, Andrea Trisciuoglio – Segretario de “La PiantiAmo”, Alessio Alberti, Anna Antonaccio, Matteo Ariano, Marco Beltrandi, Rocco Berardo, Dario Boilini, Barbara Bonvicini, Valeria Cafeo, Paola Calzoni, Giuseppe Candido, Michele Carelli, Alessandro Celuzza, Alessio Di Carlo, Carlo Gandolfo, Franco Giacomelli, Marzia Guerriero, Norberto Guerriero, Davide Iglina, Paolo Izzo, Matteo Mainardi, Diego Mazzola, Giacomo Negri, Anna Rinaldi, Michele Rinaldi, Alexandre Rossi, Gianni Rubagotti, Gino Ruggeri, Giovanni Sansi, Angela Scaramuzzi, Antonella Soldo, Rita Tomaselli, Maria Laura Turco.
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Referendum, Comitato Libertà Voto: Bene Mattarella. Diventato caccia a Pokemon perché ragioni di partito prevalse su ragioni del diritto. Urgente cambiare procedure con un Referendum Act
Dichiarazione di Riccardo Magi (segretario di Radicali Italiani); Mario Staderini (autore del ricorso all'Onu contro lo Stato italiano in materia referendaria) e Fulco Lanchester (ordinario di diritto costituzionale alla Sapienza), promotori del Comitato per la Libertà di Voto sul referendum costituzionale
Come Comitato per la Libertà del Voto ringraziamo in modo non formale il Capo dello Stato per le dichiarazioni oggi rilasciate in occasione della cerimonia del Ventaglio. Esse si collegano, infatti, con il senso profondo delle iniziative prospettate dal Comitato e volte ad assicurare il rispetto dello Stato di diritto e il diritto alla conoscenza in un ordinamento democratico costituzionale. In particolare, per quanto riguarda il tema dello “spacchettamento” del cosiddetto quesitone, l’iniziativa promossa dal Comitato aveva - proprio come auspicato dal Presidente Mattarella - l’obiettivo di investire l’Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione ed eventualmente la Corte Costituzionale, perché fosse certificata la legittimità di un quesito che non appare avere i requisiti di omogeneità e puntualità richiesti perché si abbia una libera scelta. Se la campagna referendaria oggi sembra più una “caccia al Pokemon”, è perché le forze politiche, scegliendo di non sottoscrivere la richiesta di quesito per parti separate, si sono assunte la responsabilità di negare al Paese questo passaggio istituzionale. Al contempo, però, ricordiamo al Presidente Mattarella che le procedure oggi vigenti negano i diritti politici degli italiani, ai quali ad esempio è stato impedito di poter firmare per lo “spacchettamento” a causa dell’indisponibilità degli autenticatori previsti da una legge discriminatoria che Governo e Parlamento non hanno voluto modificare. Autenticatori che invece aveva a disposizione solo il Partito democratico grazie a un esercito di consiglieri comunali pronti a validare le firme. Per quanto attiene invece la data del referendum costituzionale, il Comitato ha in più documenti auspicato che l’arbitrio del Governo nella fissazione della stessa fosse limitato dal coinvolgimento dei promotori e dalla codificazione dell’obbligo di neutralità dell’esecuitivo. L’urgenza, oggi, è dunque l’approvazione di un Referendum Act che sostituisca le procedure irragionevoli della legge 352 del 1970 e che garantisca anche un’informazione completa e trasparente, ad esempio prevedendo l’invio nelle case degli italiani di un opuscolo recante paritariamente le posizioni dei favorevoli e dei contrari.© 2016 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Presentazione della campagna "Legalizziamo" a Pescara con Magi, Federico, Della Vedova, Turco, Di Carlo e Frattarelli
Mercoledì 27 luglio, alle ore 10,30, presso la Sala Consiliare del Comune di Pescara, conferenza stampa di Radicali Italiani, Alternativa Libera e Giovani Democratici per illustrare la proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis e per la decriminalizzazione del consumo di tutte le sostanze stupefacenti.
Parteciperanno:
Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani
Valerio Federico, tesoriere di Radicali Italiani
Tancredi Turco, deputato di Alternativa Libera
Benedetto Della Vedova, senatore e sottosegretario agli Esteri
Mirko Frattarelli, segretario regionale dei Giovani Democratici
Alessio Di Carlo, membro di direzione di Radicali Italiani e segretario di Radicali Abruzzo
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Radicali e Giovani Democratici: Legalizziamo la cannabis per la libertà di scelta, per lo sviluppo economico del Paese, per la Giustizia e contro le mafie
Si è tenuta oggi, 26 luglio, a Napoli la conferenza stampa di presentazione della campagna "Legalizziamo" promossa da Radicali Italiani e dall'Associazione Coscioni.
I Giovani Democratici della Campania hanno annunciato l'inizio della raccolta firme comune con Radicali Italiani nella regione.
Sono intervenuti il tesoriere nazionale di Radicali Italiani, Valerio Federico, il coordinatore nazionale della campagna, Marco Perduca, l’On. Leonardo Impegno, Deputato del Partito Democratico, Lorenzo Mineo, segretario dell'associazione radicale La Grande Napoli, e alcuni rappresentanti locali e nazionali dei Giovani Democratici.
Da parte degli esponenti radicali è arrivato forte il messaggio che il proibizionismo ha fallito. "In Italia per ogni quantitativo di cannabis sequestrato, ve ne sono almeno 10 che vengono immessi nel mercato illegale. La legalizzazione, al contrario, potrebbe portare un beneficio fiscale di circa 7 miliardi all’anno e una crescita del PIL di oltre mezzo punto, e potremmo così ridurre le imposte sul lavoro e sulle imprese”, ha dichiarato Valerio Federico.
L’On. Impegno ha ripreso questi argomenti sottolineando come “la legalizzazione sarebbe un efficace colpo alla criminalità organizzata e tutelerebbe la salute dei consumatori, attualmente esposti a prodotti trattati con agenti chimici pericolosi”
Da tutti è arrivata la richiesta affinché “la giornata di ieri, che ha visto l'evento storico di un dibattito parlamentare sulla legalizzazione della cannabis, sia un primo passo verso l’approvazione di una legge necessaria ed urgente.”
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Cannabis, Magi a Lorenzin: Grave che Ministro Salute contraddica Direzione nazionale Antimafia e neghi danni proibizionismo anche a salute cittadini
"E' molto grave che un ministro della Repubblica contraddica i dati e il parere ufficiale della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo - cioè della principale autorità in materia - sugli effetti positivi della legalizzazione della cannabis in termini di contrasto alla criminalità. Ed è ancora più grave che a farlo sia il ministro della Salute, schierandosi così a favore delle politiche proibizioniste che, oltre a foraggiare le narcomafie, hanno causato danni enormi alla salute dei cittadini. Solo una cosa è vera, tra le tante parole in libertà dette oggi dal ministro Lorenzin: e cioè che la droga è diffusissima tra le strade di Roma; e non solo Roma aggiungiamo. Legalizzare è iI solo modo per arginare e porre fine alla liberalizzazione di fatto che il mercato illegale delle droghe ha portato nelle nostre città. Soltanto una svolta antiproibizionista, infatti, potrà togliere dalle strade le sostanze incontrollate e perciò nocive che chiunque oggi può comprare a qualsiasi ora in ogni quartiere. Il consumo in età molto giovane che spaventa il ministro è proprio frutto di questa situazione di liberalizzazione di fatto, che lei stessa vorrebbe mantenere. Lorenzin se ne faccia una ragione: il proibizionismo è un crimine e un ministro non può difenderlo".
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Cannabis, Radicali: Proibizionismo è un crimine, Parlamento non ceda a resistenza: Legalizziamo!
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni
Roma, 25 luglio 2016"La prima disobbedienza civile di Marco Pannella risale al 1975, l'avvio del dibattito alla Camera sulla legalizzazione della cannabis è quindi un momento storico della quarantennale battaglia antiproibizionista. I tentativi di affossarlo però sono già evidenti, per questo non bisogna abbassare la guardia e, anzi, rilanciare. Per aiutare il legislatore ad assumersi le proprie responsabilità senza cedere alla controffensiva proibizionista che fa il gioco delle narcomafie, come Radicali Italiani e Associazione Coscioni - con la collaborazione delle più autorevoli organizzazioni antiproibizioniste - stiamo raccogliendo in tutta Italia le firme su una proposta di legge popolare ancora più avanzata del testo all'esame della Camera, poiché prevede oltre alla legalizzazione della cannabis anche a decriminalizzazione dell'uso di tutte le sostanze.
A decretare il fallimento del proibizionismo non siamo noi Radicali. Lo fa la Direzione nazionale antimafia, che ha dato "parere positivo per tutte le proposte di legge che mirano a legalizzare la coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis"; e lo fanno i dati incontrovertibili dei danni delle politiche proibizioniste sul piano economico, della giustizia e della salute: 24 i miliardi di euro intascati ogni anno dalle narcomafie soltanto in Europa; 2 quelli spesi in Italia per la repressione; 17mila i reclusi nelle carceri italiane a causa dell'articolo 73 del Testo unico sulle droghe, che punisce la produzione il traffico e la detenzione di sostanze stupefacenti; 1 su 3 i detenuti con problemi di tossicodipendenza, di cui moltissimi giovani o giovanissimi. Il proibizionismo, insomma, è un crimine. Con la nostra legge popolare Legalizziamo! (www.legalizziamo.it) vogliamo portare al legislatore la voce di un paese ormai pronto a una svolta antiproibizionista". FOTO DELLA RACCOLTA FIRME STAMATTINA IN PIAZZA MONTECITORIO: https://www.facebook.com/radicali/photos/?tab=album&album_id=1359154757446026© 2016 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Conferenza stampa di presentazione della campagna "Legalizziamo!" a Napoli con Federico, Perduca, Impegno, Mineo e Scarpato
Conferenza stampa di presentazione della campagna "Legalizziamo!" a Napoli con Federico, Perduca, Impegno, Mineo e Scarpato
Partecipano:
-Valerio Federico, Tesoriere di Radicali Italiani,
-Marco Perduca, Coordinatore nazionale della campagna Legalizziamo!
-Leonardo Impegno, deputato PD
-Lorenzo Mineo, Segretario dell’Associazione Radicale Per La Grande Napoli
-Francesca Scarpato, Segretario dei Giovani Democratici per la Regione Campania
Martedì 26 Luglio alle ore 11 si terrà presso il Caffé Letterario “Intra Moenia” in Piazza Bellini, una conferenza stampa di presentazione della campagna “Legalizziamo!”, legata alla proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati, promossa da Radicali Italiani e dall’Associazione Luca Coscioni, che ha raccolto il sostegno della Coalizione Italiana per le Libertà civili e democratiche, Forum droghe, Antigone, La Società della Ragione, La PianTiamo e il coordinamento dei grow shop italiani.
Oggi persino dalla Direzione nazionale antimafia denuncia“il totale fallimento dell’azione repressiva” e “la letterale impossibilità di aumentare gli sforzi per reprimere meglio e di più la diffusione dei cannabinoidi”. A fronte dell’evidente fallimento del proibizionismo sulla cannabis, questa proposta di legge vuole aprire la via per la legalizzazione, prevedendo, tra l’altro, la libertà di auto-coltivazione individuale o associata in “cannabis social club”, pratiche semplificate per la produzione commerciale, il più ampio accesso possibile alla cannabis terapeutica, l’allocazione delle entrate ad attività informative e sociali, una relazione annuale al Parlamento e la depenalizzazione totale dell’uso personale di tutte le sostanze proibite nonché la liberazione dei detenuti per condotte non più penalmente sanzionabili.
Salutando con entusiasmo l’approdo in aula alla Camera del ddl per la legalizzazione della cannabis, previsto per lunedì 25 luglio, l’iniziativa nasce anche per complementare i testi presentati alla Camera e accompagnare dal fuori del Palazzo il dibattito parlamentare.
Verranno annunciati i primi tavolini a Napoli e in Campania, presso cui tutti i cittadini potranno sottoscrivere la proposta di legge. La campagna vedrà un’adesione convinta e un importante sostegno operativo dei Giovani Democratici della Campania, impegnati per i prossimi mesi nella raccolta firme insieme ai Radicali.
A questo link è disponibile una scheda sintetica con i punti principali della legge: http://associazionelucacoscioni.it/comunicato/la-nostra-proposta-di-legge-la-legalizzazione-della-cannabis-12-punti
Il testo integrale è disponibile sul sito della campagna Legalizziamo! a questo link: http://www.legalizziamo.it/lip-al-parlamento-italiano/
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Cannabis: domani Radicali raccolgono firme in pza Montecitorio su legge popolare. Magi: Onorevoli, il proibizionismo è reato, legalizziamo
Roma, 24 luglio 2016
Domani mattina dalle ore 11, in occasione dell'avvio alla Camera dell'esame del ddl dell'intergruppo Cannabis Legale, Radicali Italiani raccoglierà le firme in piazza Montecitorio sulla legge di iniziativa popolare Legalizziamo! (www.legalizziamo.it) per la regolamentazione legale di consumo, produzione e commercio di cannabis e per la decriminalizzazione dell'uso di tutte le sostanze. "Con le nostre proposte ancora più radicali di quelle all'esame del parlamento vogliamo sostenere il legislatore rafforzando la battaglia antiproibizionista in un momento così delicato", spiega il Segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi. "Alla luce dei quasi 2mila emendamenti presentati, il cammino del ddl si annuncia tutto in salita. La controffensiva proibizionista è scattata puntuale a pochi metri da un traguardo significativo, per quanto simbolico. È proprio quando obiettivi una volta ritenuti irraggiungibili iniziano a prendere forma, infatti, che le resistenze nei loro confronti si fanno più forti e meglio organizzate. È necessario, quindi, non abbassare la guardia e rilanciare. Per questo domani saremo davanti alla Camera a raccogliere le firme dei cittadini per far arrivare al legislatore la voce di un Paese ormai pronto per un cambio di rotta verso politiche antiproibizioniste, e chiedere al Parlamento di assumersi le proprie responsabilità, senza piegarsi alle resistenze proibizioniste che fanno il gioco delle narcomafie", annuncia Magi, "onorevoli parlamentari, il proibizionismo è un reato: legalizziamo!", conclude. La proposta di legge di iniziativa popolare è promossa da Radicali Italiani e Associazione Luca Coscioni, con la collaborazione e il sostegno delle più importanti realtà antiproibizioniste italiane. Info su www.legalizziamo.it© 2016 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Congresso PRNTT, Capano e Federico: "Si confermano le violazioni statutarie da noi segnalate e la volontà di celebrare un Congresso clandestino. Prevalgano il buon senso e la proposta politica"
Lettera aperta di Michele Capano e Valerio Federico, iscritti al PRNTT:
Care compagne e cari compagni, dopo la nostra lettera aperta che denunciava gli elementi di illegittimità nella convocazione del Congresso di Rebibbia, sotto plurimi profili, e, in particolare, rispetto a:- la mancata garanzia che il "chiunque" radicale, compagno ignoto, possa avere ingresso ai lavori quando e come voglia, senza preavviso e senza preventivi filtri"; - il mancato quorum degli iscritti per la convocazione utile; - l' esautorazione del Senato del partito radicale nella responsabilità di stabilire luogo e data del congresso, pur nell' ipotesi della convocazione diretta degli iscritti; - il mancato rispetto dei tempi di convocazione statutariamente previsti, particolarmente rispetto alla necessaria preventiva convocazione dei Congressi d' Area, indispensabili per la preparazione politica del Congresso, alcune cose sono accadute:
- una riunione dell'autoconvocato Senato del Partito Radicale, con la presenza della maggioranza dei suoi componenti, ha fatto proprie talune perplessità da noi espresse, evidenziando altresì come le modalità della convocazione congressuale impedissero un dibattito adeguato, tale da mettere in grado ogni singolo iscritto, come ogni soggetto costituente, di contribuire alla riuscita del Congresso stesso, così come l'assenza di tempi adeguati per un dibattito precongressuale;
- lo stesso Senato ha eletto un Presidente nella persona di Paolo Vigevano, affidando allo stesso il compito di interloquire con i convocatori del Congresso, allo scopo di sanare le criticità che venivano evidenziate;
- una successiva conferenza stampa dei convocatori, guidata dal primo firmatario e Tesoriere del Partito Radicale Maurizio Turco, ha messo in luce l'assoluta indisponibilità ad ogni dialogo, ponendo in essere quello che Paolo Vigevano stesso ha definito uno "strappo", capace di stroncare sul nascere il tentativo di interlocuzione che era stato inaugurato;
- la mozione generale del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, apprezzando la volontà dei 147 convocatori di tenere un congresso del Partito ed auspicando un'ampia partecipazione degli iscritti, ha rilevato le criticità da noi segnalate, auspicando una soluzione attraverso due sessioni congressuali, come già avvenuto in passato.
A questo punto, pur registrando l' assenza, sempre più grave con il passare dei giorni, di segnali positivi di trasparenza ed "apertura" circa la celebrazione del congresso, riteniamo doveroso:
1) dare fiducia alla continuità dell' azione del Senato e del suo Presidente;
2) evidenziare che la auspicata e programmata clandestinità del congresso di Rebibbia ha già cominciato a ridimensionarsi anche grazie al dibattito promosso dalla nostra iniziativa, per quanto le comunicazioni agli iscritti del Partito Radicale continuino ad essere unilaterali, inibendosi il diritto alla conoscenza della nostra iniziativa , come dei contenuti della deliberazione del Senato del Partito Radicale;
2) chiarire che non saremo noi - salve le determinazioni che in sede di Senato si riterrà di assumere per propria parte - ad assumerci la responsabilità di promuovere una legalizzazione del congresso di Rebibbia per via giudiziaria. Diversamente da Maurizio Turco, che ha più volte adombrato o annunciato azioni giudiziarie a carico di individui e soggetti costituenti dell'area radicale, crediamo nella forza e nella capacità di discernimento degli iscritti radicali. Sono questi ultimi gli unici titolati a scegliere quale Partito Radicale dovrà esservi in futuro, e se un Partito Radicale potrà esservi in futuro. Ci opponiamo a una ormai lunga e pervicace strategia tesa a rendere l'area radicale un luogo sempre più introvertito, asfittico e politicamente povero. Molti radicali ne hanno sempre più consapevolezza e confidiamo che a Rebibbia , o altrove, assumano decisioni conseguenti.
Ribadiamo la gravità dell' iniziativa che ha inteso promuovere una convocazione congressuale "contro" e non "per":
- non coinvolgendo tutti i soggetti costituenti e la stessa Emma Bonino nella preparazione politica del Congresso; - scegliendo un luogo che, con il pretesto retorico e fuori contesto dell' attenzione alla condizione carceraria, consente ai "convocatori" (ma in realtà essenzialmente al primo firmatario Maurizio Turco) di conoscere in anticipo quali e quanti compagni parteciperanno; - impedendo l' approfondirsi della mobilitazione sulla campagna circa il "diritto alla conoscenza". E' vero infatti che "la divisione fa la debolezza": un Congresso mal preparato è anche un Congresso poco efficace qualunque sia il suo obiettivo, "tema penitenziario" compreso. In tal modo si ostacola, invece di favorirla, l'adeguata organizzazione del PRNTT in direzione di altri impegni per i prossimi anni (dei quali in ogni caso al congresso gli iscritti parleranno, beninteso). Ad oggi nessuna informazione logistica è stata fornita circa il Congresso, circa la necessità ed i modi di un eventuale accreditamento anticipato: e se tal silenzio perdurasse chiederemo direttamente lumi alla Direzione del carcere di Rebibbia ed al Dipartimento dell' Amministrazione Penitenziaria.
Rifiutiamo di accettare un piano di discussione di progetto politico in cui l' elemento dirimente sia rappresentato dall'essere stati, e dal potere continuare ad essere nell' attività politica, "più o meno vicini a quanto è stato e sarà Marco Pannella".
Siano dunque gli iscritti e il dibattito politico a restituire forza e capacità di incidere sull'azione radicale transnazionale.
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Cambiamo il racconto dell'immigrazione. Intervento di Emma Bonino al Comitato di Radicali italiani
Io credo che le proposte che ho sentito e le iniziative possibili e necessarie, a livello locale e nazionale, sul tema immigrazione debbano essere viste all’interno di un’analisi più complessiva di quello che sta succedendo in Europa e non solo, e del problema di fondo, ovvero quello della rappresentazione, del racconto pubblico che viene fatto dell’immigrazione.
Si tratta normalmente di un racconto negativo, colpevolizzante, con capri espiatori per qualunque cosa. Quindi le proposte razionali stentano a farsi strada proprio perché sono coperte da stereotipi e pregiudizi di ogni tipo e del tutto infondati. Pensate al fatto che in Italia i magistrati, hanno detto ripetutamente che il reato di clandestinità non solo non aiuta, da nessun punto di vista, ma anzi è controproducente. Nonostante ciò, il reato di clandestinità rimane in vigore perché il problema rifugiati e immigrazione è diventato, di volta in volta, il capro espiatorio di tutti i problemi di consenso della classe politica.
Prima di lasciare ad altri la trattazione di questioni più nazionali, è importante, secondo me, avere chiaro il quadro generale.
Quando si dice che la Commissione Europea o l’Europa in senso lato è inefficace, carente etc., per proprietà di linguaggio, cominciamo piuttosto a dire: “gli Stati membri dell’Unione Europea sono inefficaci, carenti etc.” perché altrimenti non riusciamo neanche a far capire che cosa è in corso.
Prendendo solo tre episodi di cronaca, non perché dobbiamo seguire la cronaca - anzi al contrario dovremmo leggere gli eventi di cronaca proprio alla luce di un’analisi politica più complessiva- ma se guardiamo la cronaca negli ultimi 10 giorni, dicevo, abbiamo avuto Brexit, Nizza e il tentato golpe in Turchia questa notte; tre episodi che sono nel loro complesso una rappresentazione chiarissima dei problemi e delle crisi che l’Europa deve affrontare al proprio interno e all’esterno, nei paesi limitrofi.
Avremo altre occasioni per approfondire, se volete, tutti e tre questi temi, però alcune cifre ci aiutano ad essere meno ombelicali e a capire di cosa stiamo parlando. E ne darò pochissime giusto per inquadrare la questione in un contesto chiaro.
Sulla questione terrorismo, ad adiuvandum e ad aggravandum, voglio dare delle cifre a livello mondiale proprio per capire meglio cio’ di cui stiamo parlando. Nel 2015 gli attentati registrati di tipo terrorista/islamista sono stati 11.000. Le vittime complessive sono state 30.000. Stiamo parlando di oltre 1000 al mese e non parlo degli annegati in mare, mi riferisco alle vittime di attentati terroristici più o meno legati all’estremismo islamico. Lo dico, non per sminuire, ma perché, se questa è la dimensione mondiale, è importante renderci conto che il terrorismo è un fenomeno interconnesso, che difficilmente si riesce a combattere solo a livello locale o nazionale.
Diceva Brzezinski subito dopo l’attentato alle Torri gemelle del 2001 che il terrorismo è una di quelle cose di cui tutti sanno tutto il momento dopo e nessuno prevede niente il momento prima. E trovo anche abbastanza stucchevoli i commenti e le banalità che si sentono dopo ognuno di questi attentati, nonché le analisi politiche: “colpiscono la Francia perché sta intervenendo, non colpiscono l’Italia perché invece non interviene”. Insomma tutte cose che possiamo dirci con quattro chiacchiere al bar ma che non mi sembra tengano ad una analisi un po’ più corretta.
Fate attenzione al fatto che questi 11.000 attentati sono quasi tutti concentrati in 5 paesi: l’Iraq, l’Afghanistan, il Pakistan, la Siria e la Nigeria. L’agenda è molto difficile da leggere ma gli sconfinamenti in territorio europeo sono appunto “sconfinamenti”, nonché il risultato di quello che è stato l’appello di al-Baghdadi ai “lupi solitari” - solitari però fino ad un certo punto perché poi serve sempre una qualche rete di collegamento e una qualche copertura. Ciò rende anche più difficile, evidentemente, la protezione individuale. Do queste cifre, ripeto, non per sminuire quello che è successo a Nizza ma per aggravare il senso di quello che abbiamo di fronte.
Tralascio - perché l’ho detto molte volte - anche i limiti imposti dalla costruzione europea attuale sullo scambio di intelligence. Ne ho parlato decine di volte ma se c’è una cosa che non è comunitaria è sicuramente lo scambio di intelligence e di informazioni, per ragioni che sono evidenti, note da quando ero ragazza e in cui la prevalenza dello Stato Nazione è certamente molto forte.
Per scendere un attimo sul territorio italiano, credo che come Radicali dobbiamo avere delle frustrazioni ma anche qualche motivo di orgoglio. Io non dimentico, ad esempio, che nel 2013, lanciammo la raccolta di firme per il referendum per abrogare la legge Bossi-Fini perché avevamo chiaro - o almeno lo aveva chiaro chi tra noi lo ha proposto e sostenuto - che il tema “mobilità”, declino demografico ed esplosione demografica, per altri versi, era una miscela esplosiva e che se non ci si attrezzava ad un governo più razionale di questo fenomeno, saremmo finiti nei guai. La frustrazione, è evidente, sta nel nostro non essere riusciti a raccogliere quelle firme, che forse avrebbero portato alla necessità o alla possibilità di un dibattito un po’ più serio e un po’ più sereno, meno di pancia, e un po’ più di testa - e anche un po’ di cuore che non fa male - a livello italiano e forse da qui a livello europeo.
La seconda questione di cui vorrei parlare è lo stato di salute dell’Europa. E’ evidente che l’Europa non goda di ottima salute, ma non gode di buona salute - bisogna essere chiari - per volontà dei singoli Stati membri.
Io non sono una appassionata di Junker, insomma non sono la “fidanzata” di Junker, per intenderci, ma devo dire che questo insistere con il capro espiatorio della Commissione europea è insopportabile! La stragrande maggioranza delle politiche, anche quelle comunitarie, è stata usurpata dal vertice degli Stati membri, che prendono delle decisioni e poi sicuramente non le applicano. Quindi si finisce col passare da un summit all’altro a presentare nuovi piani - l’ultimo è di questa settimana, quello dei 10 mila euro per ogni immigrato che un paese riceve - proprio perché le decisioni precedenti, per esempio la riallocazione dei 160 mila migranti in due anni, sono pure state approvate ma non sono mai state applicate.
Abbiamo quindi una deriva inter-governativa drammatica a livello europeo. Ovviamente tutti si stanno allineando su questa strada. Io invece credo che, per quanto impopolare e minoritario possa essere, noi dobbiamo tenere alto il metodo comunitario quanto più possibile. Certamente delle riforme sono necessarie, ma appunto delle riforme in termini di avanzamento dello strumento comunitario e non di deriva intergovernativa. Esattamente l’opposto di quello che sta succedendo.
Persino dopo Brexit il vertice dei capi di Stato, nonostante l’articolo 218 del trattato dica che a negoziare è la Commissione, hanno fatto sapere che in realtà negozieranno loro indicando un “inviato speciale” e che non venisse in mente alla Commissione di allargare qualche potere. A metà del percorso della costruzione europea, l’immigrazione NON è una competenza comunitaria, per essere chiari, così come NON lo è la difesa delle frontiere esterne. Quindi ogni volta che si invoca l’Europa sarebbe bene dire nomi e cognomi di chi stiamo invocando, altrimenti credo che il dileggio rispetto all’Europa continuerà. La tesi federalista è sempre stata piuttosto impopolare e lo è in modo particolare di questi tempi ,per questo secondo me richiede, oggi specialmente, una capacità di tenuta che non sarà sicuramente semplice. Insomma, non stiamo andando per la maggiore, ammesso che l’ipotesi spinelliana abbia mai avuto momenti di grande popolarità. Forse negli anni ’80, non so, ma dagli anni ‘90 sicuramente non più. Ma questa, credo, sia la linea da tenere e per questo mi sento più vicina all’intervento di ieri di Dastoli piuttosto che a chi dice: “va beh però accomodiamoci un attimo, vediamo di mettere una qualche pecetta da qualche parte”.
Infine, credo che la crisi dell’integrazione europea, ma anche la crisi dei rifugiati e dei migranti, sia una delle crisi più gravi dell’Unione Europea, perché attiene ai valori fondamentali e al perché stiamo insieme. Da questo punto di vista, politicamente, mi sembra persino più grave della crisi finanziaria, passata o futuribile.
Cosa succederà in Turchia non lo so, ma so che, nel disperato tentativo di frenare i flussi, è stata appaltata ad un Paese terzo la soluzione del problema. Il senso è: teneteveli; a che condizioni, come, dove, non vogliamo sapere. E soprattutto non vogliamo neanche sapere cosa sta succedendo all’interno della Turchia. Stiamo chiudendo tre occhi, il naso, e tutto quanto, salvo poi che ad un certo punto la realtà esplode. Al di là che il colpo di stato sia stato sventato o non sventato, al di là dei 1500 arresti e un centinaio di morti, rimane il fatto che questa è l’espressione non di una “forza turca” ma di una “fragilità turca”; il che dovrebbe preoccupare tutti quanti. E se fate un giro nel Mediterraneo, certamente l’Egitto non gode di ottima salute, di stabilità economica e democratica, così come un po’ di attenzione - non per fare la Cassandra - deve essere rivolta anche all’Algeria, che non sta andando benissimo diciamo. La crisi del petrolio fa sì che i bilanci di questi Paesi, che vivono di sussidi e non producono nulla salvo gas, siano tutti dimezzati, e saranno costretti a ridurre i sussidi — e in Algeria c’è il sussidio per la casa, per la sanità, per la scuola, per i trasporti e per tutto quello che volete - e immaginatevi cosa vuole dire un Paese di 40 milioni di abitanti, senza prospettive di occupazione, in queste condizioni. Non apro neanche il dossier Egitto, recentemente un pochino più esplorato.
Questo solo per dirvi: noi siamo in Italia, qui c’è un’Europa “fragilizzata” per i motivi che ho detto, al sud, al nostro sud, è un susseguirsi di drammatiche fragilità.
Infine, non so se su questo abbiamo tutti la stessa opinione, ma la questione demografica, se non viene affrontata anche dal punto di vista politico, ci “sorprenderà” perché una delle modalità di questi tempi è che siamo sempre “sorpresi”. Sul terrorismo comincio finalmente a sentir dire in giro, non solo da me ma anche altri, benché ancora pochi, che la matrice è sunnita-wahhabita e che quello delle alleanze acritiche con le monarchie del Golfo è un problema reale. Però le monarchie del Golfo sono i nostri alleati preferiti, sono i nostri alleati storici, mentre l’asse del male per alcuni continua a rimanere l’Iran. Insisto: la matrice ideologica del terrorismo è wahhabita-sunnita, non è riconducibile ai Fratelli musulmani. Però questa è un’analisi che dovrebbe portare poi ad una ridiscussione delle alleanze, o comunque ad un “reset” di alleanze storiche, cosa che nessuno è pronto a fare per mille altre ragioni.
Il problema demografico è un problema sociale, ma anche politico. Noi siamo un continente che si è unito nella disgrazia post-guerra e che si disunisce ed esplode nel benessere. E’ veramente incredibile: siamo un continente che si è fatto la guerra fino allo sterminio, non molto di più di 60 anni fa. Allora l’Inghilterra era distrutta, noi pure, la Francia anche, la Germania non ne parliamo e il progetto europeo - l’unione nella disgrazia - ci ha portato in 60 anni ad essere il continente più ricco al mondo. Abbiamo diritto e dovere di brontolare, però stando a tutti gli standard possibili in termini di educazione, welfare, speranze di vita, e persino economia, l’Europa è il continente più ricco al mondo, ma attraversa un drammatico declino demografico. Non solo l’Italia, ma anche la Germania, la Spagna, il Portogallo, la Bulgaria, tutti questi Paesi sono coinvolti in un declino demografico incredibile. E ad esempio, parlando dell’Italia fra il 2030 e il 2050, se continuano questi trend demografici non si sa chi pagherà le pensioni, per essere chiari.
In tutto il mondo eravamo un miliardo nel 1815, 2 miliardi nel 1930, 7 miliardi nel 2013, 10 miliardi nel 2050 e la popolazione mondiale cresce al ritmo di 1 milione di persone ogni 4 giorni, però molto localizzati, principalmente in parti di Asia e Africa. Guardando alla costa Sud del Mediterraneo, negli anni ‘50 erano 70 milioni di abitanti più o meno, l’anno scorso erano 430 milioni di abitanti e la prospettiva è di 600 milioni da qui al 2050. E prospettive di sviluppo economico, a quei ritmi, ovviamente non ce ne sono. Lo dico perché questa mia testardaggine - spesso derisa – questa mia ossessione per l’emancipazione femminile non solo è un tema di diritti che a me sta molto a cuore, ma è anche un grande tema politico perché una delle leve per governare in qualche modo questo fenomeno altrimenti non governabile - perché non si può pensare di costruire un muro in mezzo al Mediterraneo - è proprio quella dell’emancipazione femminile.
Già adesso solo 1 su 10 dei migranti africani tenta la strada europea. Gli altri 9 si arrangiano, si fa per dire, all’interno del continente africano anche tra paesi poverissimi, creando una serie di tensioni che noi non vogliamo vedere perché sono distanti. Credo che alcuni scontri in Sudafrica e in altri paesi siano eloquenti su questo.
Chiudo dicendo che se questo è il panorama - da una parte un’Europa non all’altezza per ragioni politiche e dall’altra una regione di instabilità, per usare un eufemismo - siamo arrivati ad un punto in cui non vogliamo neanche comprendere qual è il nostro vero interesse europeo e nazionale. Questo non vuol dire che non ho critiche da fare alla Commissione Europea, dico solo che ne faccio una questione di priorità di responsabilità e che non posso cominciare dalla coda. L’ho già detto molte volte quello che penso su questa storia dei “burocrati europei che si occupano della grandezza delle banane etc.” L’occuparsi della lunghezza delle banane o delle mele è normalmente una richiesta degli Stati membri a protezione dei loro prodotti. Lo so per esperienza, come per la protezione dei pesci: non è che non si sapesse il da farsi, è che per ragioni politiche bisognava inventarsi dei “pesci di carta”, come li chiamavamo allora, per dare delle quote soddisfacenti per la conferenza stampa del ministro di turno. I pesci non c’entravano veramente niente, ma c’entrava la “politica”, si fa per dire, del Ministro della pesca.
Penso che il tener ferma la questione europea cercando di allargare lo sguardo - che è nel nostro DNA: siamo nati Radicali spinelliani per questo -, sia un compito molto difficile, probabilmente penalizzante a medio termine. E se noi non riusciamo, per difficile che sia, a trasformare il racconto pubblico sull’immigrazione in un racconto che, pur non negando i problemi, sia in prospettiva positiva per il nostro paese, anche dal punto di vista economico, io credo che rischiamo che queste che sono iniziative razionali si scontrino fatalmente con la pancia e con la paura. E sono poche le voci che lo dicono: sottovoce lo dice un po’ Confindustria, i Sindacati non lo so, lo dicono un po’ di ONG, ma certamente non la classe politica.
Quindi tra le attività da intraprendere c’è quella del racconto pubblico, dobbiamo aver voglia di affrontare Salvini, oppure qualche altro esponente politico che in fondo è uguale a Salvini, forse solo un po’ più educato. Fa impressione questo paese schizofrenico dove se tu fai un giro nel Nord Italia una volta usavano i cartelli “Nuclear Free” adesso usano i cartelli “Immigrant Free”, poi vai nelle cascine e sono tutti del Bangladesh, tutti pakistani. E non c’è un aiuto domestico che non sia di passaporto non italiano, per ragioni che non voglio troppo approfondire ma che sono evidenti – e possibilmente in nero, che così li paghiamo meno. E credo che uno dei nostri compiti, e spero di poter dare una mano anche da questo punto di vista non solo in Europa ma anche qui, sia il tentativo di trovare testimonial, sponsor, di trovare qualche strumento che ci aiuti a cambiare il racconto che si fa del fenomeno immigrazione, non solo perché è nostro dovere proteggere i rifugiati ma anche nostro vero “interesse” a medio termine. Per ora non è così, e basta accendere qualsiasi rete televisiva per constatarlo, ma noi non riusciremo a vincere sul piano legislativo se non riusciamo a sconvolgere, anche con dati alla mano, quella che è la grande bugia di questo paese e la grande bugia dell’intera classe politica. E credo che questo, non so se si chiami diritto alla conoscenza, sia uno dei compiti impopolari che ci dobbiamo tutti assumere, Radicali Italiani compresi.
Voglio solo aggiungere due parole sul Brexit, perché abbiamo fatto una ricerca i cui risultati sono drammatici ma anche esilaranti. Nella governance europea di cui si è detto, come vedete, è invalso l’uso del referendum nazionale. Questo è un problema veramente gigantesco perché si tratta di referendum a metà tra il consultivo e il plebiscito. Credo che la lungimiranza dei costituenti italiani vada sottolineata: come sapete da noi il referendum è vincolante, solo abrogativo ma esclude materie di bilancio e fiscali, amnistia, indulto e trattati internazionali. Dal punto di vista democratico, io sono abbastanza perplessa: perché sul Brexit votano solo gli inglesi? La loro uscita impatta anche noi, tutti noi. Innanzi tutto avremmo le intere istituzioni europee occupate dal negoziato Brexit per x anni. Io ricordo quando andò via la Groenlandia nel 1985 fu un incubo: tutte le risorse istituzionali erano dedicate a questo. Immaginatevi un po’ la Brexit. Però rimane il fatto che se le materie sono tutte aperte a referendum nazionali, senza vincoli o limitazioni, e diventano poi politicamente vincolanti, perché quello inglese non lo è legalmente ma lo è diventato politicamente, poi diventa un problema. Un’analisi che abbiamo fatto come European Council of Foreign Relations dà come possibili o in preparazione 38 referendum nazionali. Questo solo per farvi immaginare il tipo di disgregazione possibile, in una situazione in cui mi pare stia tornando la calma piatta dopo lo shock Brexit e in cui sono previste, per l’anno prossimo, tre elezioni non da poco: Germania, Francia, Olanda e non escluderei l’Italia. Elezioni in cui il tema “capro espiatorio europeo” avrà la maggiore. Se non si fa nulla, come mi pare i capi di Stato e di Governo abbiano deciso, cioè che non è il momento delle visioni ma del realismo lento pede, credo che non sarà un buon 2017, soprattutto se si mette in moto questo meccanismo di referendum nazionali su qualunque materia, anche di competenza europea.
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L'immigrazione è una sfida e una necessità
Per affrontare questa prova epocale dalla quale le nostre città, l'Italia e l'Europa possono uscire vincenti o disintegrati, devono prevalere tre ingredienti fondamentali: il CORAGGIO di guardare in faccia la realtà senza semplificare, l'UMANITA' per non rinnegare il senso strategico dell'Europa faro di civiltà e diritto, L'EFFICACIA per gestire accoglienza e integrazione guardando alle buone pratiche italiane ed europee. Tre sono i campi d'azione che Radicali italiani ha scelto coinvolgendo associazioni ed esperti. Alcuni saranno presenti al prossimo Comitato Nazionale del 15-17 luglio. 1. GOVERNANCE DEI FLUSSI MIGRATORI: MIGRATION COMPACT + DEMOCRAZIA E DIRITTI L'Italia e i paese dell'Ue stanno subappaltando la gestione delle frontiere esterne e dei flussi migratori alla Turchia e ai paesi di origine e di transito. Stiamo creando una rete di avvocati ed esperti di diritto greci e italiani per evidenziare le distorsioni dell'accordo e le violazioni del diritto europeo e internazionale per presentare ricorsi alle giurisdizioni europee. E' necessario rivolgerci ai paesi di origine dei flussi legando la crescita economica al monitoraggio dei progetti di cooperazione e allo sviluppo democratico e dello stato di diritto. C’è il forte rischio, altrimenti, di creare NUOVI INFERNI per migranti finanziati PER MILIONI DI EURO dal nostro paese. Ostentando o illudendosi di riuscire in questo modo a contenere quelle donne e quegli uomini alle porte della fortezza Europa. 2. GOVERNANCE DELLE POLITICHE MIGRATORIE TRA LAVORO E INCLUSIONE SOCIALE Stiamo lavorando all'introduzione di misure efficaci e con una prospettiva a lungo termine per gestire gli ingressi degli stranieri nel nostro Paese e regolarizzare quanti vi sono già presenti e fare in modo che portino il loro contributo, necessario e ormai indispensabile, alla nostra società. Canali legali d'ingresso più flessibili, superamento del sistema rigido delle quote aggiornando il meccanismo in base alla domanda di lavoro effettiva e non di quella prevista, incentivi concreti all'emersione, possibilità di mettersi in regola con un meccanismo stabile, senza ricorrere a sanatorie. 3. GOVERNANCE DEL FENOMENO NELLE CITTÀ Abbiamo cominciato da Roma, studiando attraverso l’accesso agli atti come e perché si era arrivati a un’accoglienza criminale e fallimentare. Proponendo con Accogliamoci una riforma dell’intero sistema, prendendo a modello l’accoglienza diffusa e finalizzata all'autonomia, che in alcune città del nostro Paese ha portato a risultati virtuosi. Ci vogliono centri piccoli e monitorati da organizzazioni esterne e indipendenti, che valutino i servizi e i risultati in termini di integrazione e inclusione sociale. FOCUS SU IMMIGRAZIONE CON EMMA BONINO AL COMITATO NAZIONALE DI RADICALI ITALIANI http://www.radioradicale.it/scheda/480925?p=0&s=3853&t=12247&f=0 Video https://www.facebook.com/radicali/videos/1340803772614458/ Per info: radicalionline@gmail.com
Cannabis, Magi: 1700 emendamenti sono un favore a Narcomafie
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani
"I 1700 emendamenti depositati sul disegno di legge di legalizzazione della cannabis rappresentano solo la prima mossa della controffensiva proibizionista per impedire che il Parlamento affronti una delle più gravi questioni sociali aperte nel nostro paese con un dibattito serio e argomenti fondati su base scientifica e non ideologica. Intralciare l'iter parlamentare con un ingorgo di emendamenti significa fare il gioco delle narcomafie, che grazie alle politiche proibizioniste incassano ogni anno miliardi di euro e che quindi avrebbero solo da perdere dalla legalizzazione della cannabis. Non è un caso, infatti, che anche la Direzione nazionale antimafia abbia ufficialmente dato parere favorevole al provvedimento. Come Radicali, con la nostra proposta di legge popolare che prevede la regolamentazione legale della cannabis e la decriminalizzazione del consumo di tutte le droghe, siamo impegnati a far arrivare al legislatore la voce del Paese che ormai è pronto per un cambio di rotta verso politiche antiproibizioniste. Per questo lunedì saremo anche noi alla Camera, insieme ai cittadini, per chiedere al Parlamento di non piegarsi alle resistenze proibizioniste che tanto male hanno fatto al Paese sul piano sociale, economico e sanitario".© 2016 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Balneari, Radicali: Emendamento maggioranza dannoso e inutile
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani, e Alessandro Capriccioli, segretario di Radicali Roma
"L’emendamento della maggioranza sulle concessioni balneari, presentato nell’ambito del decreto enti locali, è dannoso poiché espone l'Italia al rischio di una nuova procedura di infrazione, ed è superfluo visto che la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea del 14 luglio del 2016 fornisce ampia copertura giuridica a quei sindaci che, giustamente, non vorranno firmare ulteriori proroghe. Inoltre ogni eventuale proroga potrà essere impugnata davanti al Tar, con notevolissime possibilità di successo visto che il diritto preminente è quello dell’Unione europea. Insomma, maggioranza, opposizione e balneari possono anche far finta di essere contenti ma la loro, fortunatamente, è una vittoria di Pirro. La verità è che il Governo avrebbe dovuto semplicemente conformarsi all’articolo 12 della direttiva 2006/123/CE, così come disposto dalla sentenza della CGUE, invece insieme alla maggioranza ha presentato e fatto votare l’ennesimo testo illiberale e pro lobby. Come Radicali, coerenti con la nostra storia liberale, continueremo a batterci per dire basta ai padroni delle spiagge e sì alla libera concorrenza, per garantire legalità e un servizio migliore ai cittadini".© 2016 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
L. elettorale, Magi: garantire no partiti ma cittadini con collegio uninominale
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani
"Il recupero di credibilità da parte della politica e la rilegittimazione delle istituzioni agli occhi dei cittadini passa anche e soprattutto dalla selezione della classe dirigente. Ecco perché a orientare il dibattito sulla modifica dell'Italicum non devono essere gli interessi dei partiti, ma il diritto dei cittadini a conoscere davvero chi si candida a rappresentarli. Un diritto che solo il collegio uninominale maggioritario è in grado di garantire, perché mette al centro il candidato e il rapporto con l'elettore. E' questa la riforma dell'Italicum su cui le forze politiche interessate, come noi Radicali, a recuperare un minimo di condizioni di democrazia nel gioco elettorale, devono confrontarsi e impegnarsi".© 2016 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati