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Bolognetti: Dal Kazakistan d’Italia rivolgo una opportuna domanda a Scaroni e Angelino Alfano
fonte La Siritide, 26 novembre 2013
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Consigliere Ass. Coscioni Virginia Piccolillo dalle pagine del Corriere della Sera riferisce dell’ inchiesta condotta da Report sui rapporti tra Eni e governo Kazako. Leggere di un governo dittatoriale che dà mandato ad un’azienda di Stato italiana di “cercare Ablyazov” è a dir poco inquietante. E peggio mi sento se dovesse trovare conferma l’ipotesi di un coinvolgimento dell’Eni nella vicenda dell’estradizione di Alma Shalabayeva. Una certezza, per dirla tutta, l’abbiamo da tempo: la singolare coincidenza tra il blitz romano contro i familiari di Ablyazov e lo sblocco del giacimento Kashagan. Del resto gli interessi Eni e dell’Italia in Kazakistan non sono - almeno quelli - un segreto di Stato. Sullo stesso sito dell’Ente nazionale idrocarburi, alla voce kashagan si può leggere che “nell'ambito del North Caspian Sea PSA, in cui Eni partecipa con il 16,81%, nel luglio 2000 è avvenuta una delle scoperte più importanti degli ultimi trent'anni. Si tratta del giacimento gigante di Kashagan, situato 80 km a sud-est di Atyrau (Kazakhstan), nel Mar Caspio settentrionale. Appartengono a quest'area offshore anche i campi di Kashagan South West, Kalamkas, Aktote e Kairan. Nel gennaio 2009 è stato introdotto un nuovo modello operativo che prevede una joint operating company (NCOC, i cui azionisti sono i partner del consorzio internazionale nel North Caspian Sea PSA), riconosce un maggiore ruolo al partner Kazakho e ripartisce tra i principali partner internazionali l'esecuzione delle fasi del progetto. In particolare, tramite l'Agip Kazakhstan North Caspian Operating Company N.V. (Agip KCO) Eni è responsabile dell'esecuzione della prima fase di sviluppo e della parte a terra della seconda fase di sviluppo. Il piano di sviluppo di Kashagan prevede la messa in produzione, in fasi successive, di riserve pari a 7-9 miliardi di barili, incrementabili fino a 13 miliardi mediante la reiniezione parziale del gas. Nel medio termine la produzione di idrocarburi di Eni nel Paese è attesa in crescita per effetto del contributo dello sviluppo della produzione di gas di Karachaganak e dell'avvio di Kashagan”. Insomma una concentrazione di interessi che potrebbe aver anteposto la ragion di stato ai diritti umani. Non sarebbe di certo la prima volta e temo neanche l’ultima. A questo punto, però, occorre una risposta chiara alla seguente domanda: gli interessi dell'Eni nel giacimento petrolifero di Kashagan hanno pesato sulla consegna alla dittatura di Nazarbayev di Alma Shalabaieva? Per chi come me vive nel Kazakistan d’Italia, dove alle estradizioni si preferisce il confino, e dove Eni, Shell e Total la fanno da padrone, una risposta affermativa al sopracitato quesito non sarebbe certo una sorpresa.© 2013 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
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Rassegna di Geopolitica. L'accordo ad interim tra il gruppo 5+1 e Teheran sul programma di arricchimento del nucleare iraniano
Valerio Federico: La rinascita dell’economia italiana passa dalla liberalizzazione e privatizzazione di quei "servizi pubblici" che hanno svuotato il portafoglio ai cittadini
Dichiarazione di Valerio Federico, tesoriere di Radicali italiani:
Il dissesto generalizzato degli Enti locali c’è già ma non si vede.
L’emendamento voluto dal Governo Letta che blocca vendite e privatizzazioni delle società degli Enti locali sotto i 50 mila abitanti ne è una dimostrazione.
Le classi dirigenti locali che con inesorabile voracità hanno portato allo sfascio gran parte delle società pubbliche si accorgono che queste ora sono invendibili e ottengono l’ennesimo rinvio.
Chiediamo un provvedimento di decenza politica che vincoli le retribuzioni degli amministratori delle ex municipalizzate ai risultati ottenuti, per una quota non inferiore al 50%, stabilire obiettivi chiari e risultati verificabili da tutti.
La richiesta di Radicali Italiani di un bilancio consolidato, recepita dal governo Monti, e di altre misure di conoscenza e controllo su queste aziende è sempre stata avanzata per proporre tempestive contromisure al dissesto finanziario ormai alle porte degli Enti locali.
Con l’obbligo del bilancio consolidato a regime all'inizio del 2015, il dissesto sarà conosciuto nelle sue dimensioni. Nel frattempo chiediamo ai Comuni come alle Regioni e alle Provincie di prevedere da subito un bilancio consolidato che comprenda anche i conti delle società pubbliche.
Nel Paese si fa riferimento da anni a fumosi piani di privatizzazione, ma si continua a negare l’evidenza che il nuovo corso dell’economia italiana passa anche dalla capillare liberalizzazione e privatizzazione di tutti quei servizi pubblici che hanno prodotto perdite e sprechi, a partire da quelli delle ex municipalizzate che hanno garantito ai cittadini solo disservizi.
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