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Aprono i lavoro Philippe Daverio e Roberto Deriu. Coordina Francesco Birocchi.
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VII Congresso Associazione Radicale Certi Diritti

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Servizio realizzato a margine della prima giornata di lavori
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Arresto Cerroni, Iervolino: No alla “beatificazione” dell’ex commissario Pecoraro, durante il suo mandato ci fu una guerra per il business dei rifiuti

Radicali Italiani - Sab, 01/11/2014 - 16:58
11/01/14

Dichiarazione di Massimiliano Iervolino, membro della Direzione nazionale di Radicali Italiani e autore del libro “Roma, la guerra dei rifiuti”.


Mi corre l’obbligo di intervenire rispetto alle ricostruzioni approssimative che, oggi, sono state fatte in merito all’operato dell’ex commissario all’emergenza rifiuti Giuseppe Pecoraro. Innanzitutto bisogna capire perché Malagrotta ha avuto una vita così lunga, rispondere a questo quesito è utile per comprendere cosa sia realmente accaduto nel periodo compreso tra l’apertura della procedura di infrazione da parte della Commissione europea e le dimissioni da commissario del Prefetto Pecoraro.

Esiste di certo un filo conduttore che ha legato la prolungata vita dell’ottavo colle e la ricerca spasmodica di una nuova discarica. Tale legame è di natura prettamente ed esclusivamente economica. Il denaro ha dettato le regole sia prima che dopo l’atto di Bruxelles e la classe politica ha gestito questi due periodi attraverso la sistematica violazione delle leggi. Comportamento che ne ha delineato agli occhi dei cittadini non solo l’incapacità, ma anche l’atteggiamento doloso.

V’e da dire che la partitocrazia, o una parte di essa, fino a un certo periodo storico piuttosto recente ha sempre guardato con favore al patron di Malagrotta quale garante di basse spese di conferimento in discarica, salvo poi, per una serie di congiunture economiche e di atti legislativi non più rinviabili, tentare di spodestarlo per accaparrarsi l’intero business dello smaltimento dei rifiuti. Dunque ciò a cui si è assistito altro non è se non manovra idonea a sostituire la “prepotenza del privato”

con l’“onnipotenza dello Stato”. La riapertura della procedura di infrazione, insieme all’esaurimento dello spazio disponibile a Malagrotta, costrinse la politica, dopo anni di inerzia dolosa, a doversi fare carico dell’annosa questione. C’è stato qualcuno quindi che, sfruttando l’ormai inderogabile chiusura dell’invaso, ha tentato di sostituire l’avvocato Cerroni nel business dello smaltimento dei rifiuti della Capitale. E fu così che l’opportunità di cambiare finalmente registro si trasformò in una vera e propria guerra della monnezza.

Il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro venne nominato commissario delegato per il superamento della situazione di emergenza ambientale a Roma, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3963 del 6 settembre 2011. Nell’ordinanza venne specificato come la scelta del commissario doveva essere fatta in via prioritaria nell’ambito dei siti indicati nel documento “Analisi preliminare di individuazione di aree idonee alla localizzazione di discariche per rifiuti non pericolosi”, redatto dalla Regione Lazio il cosiddetto Siting. Il commissario, con una velocità sorprendente, il 24 ottobre 2011 firmò il decreto prot. n.

209071/2011 nel quale venivano indicati due siti “ove saranno progettate, per la successiva realizzazione, due discariche provvisorie per lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti dai comuni di Roma, Fiumicino, Ciampino e dallo Stato Città del Vaticano”, precisamente in località Corcolle-S. Vittorino (Comune di Roma) e località Quadro Alto (Comune di Riano). Tale scelta venne motivata attraverso le valutazioni tecniche relative all’idoneità dei siti ovvero le capienze di queste due aree per il tempo di 36 mesi, la possibilità di terminare i lavori di allestimento in tempi rapidi e l’esigenza di operare scelte che comportino il minor aggravio dei costi per la relativa realizzazione. Solo dopo qualche mese si scoprì che l’analisi redatta dalla Regione Lazio non era altro che una ricerca bibliografica, invero nessuno aveva avuto l’accortezza di fare indagini sul campo, gli ingegneri Moretti e Sorrentino (consulenti di

Pecoraro) confermarono questo giudizio dichiarando che il lavoro della Giunta Polverini era estremamente sintetico e su cui “non risultano indagini sul campo di carattere geomorfologico, chimico, fisico su tutte le componenti ambientali dei sette siti. Tutti i riferimenti e le informazioni tecniche sui siti, quindi sulle falde e sulla geologia, sono resi per ogni sito più sulla base di dati bibliografici che su indagini fatte sul sito”. Pecoraro, nonostante le tante difformità contestategli, confermò con caparbietà le sue scelte, ricadenti su due territori che non appartenevano direttamente a Manlio Cerroni, anche se era noto come quest’ultimo avesse un’opzione sul sito di Quadro Alto a Riano. Saranno giustappunto le proprietà dei terreni, nonché lo strumento dell’esproprio, le cause per cui si aprì un durissimo scontro tra il prefetto e il patron di Malagrotta.

Il Prefetto Pecoraro si dimise da Commissario nel maggio del 2012 perché i due siti individuati non erano idonei, tant’è che il 4 marzo del 2012 venne scoperta una falda acquifera a Quadro Alto, mentre su Corcolle - un luogo a poche centinaia di metri da Villa Adriana, proclamata dall’Unesco patrimonio dell’umanità – si scatenò il finimondo, con intellettuali di mezzo mondo a protestare contro quella scellerata scelta. Oggi, dopo l’arresto di Cerroni, c’è qualcuno che lavora per riabilitare la figura di Pecoraro, dimenticando che le sue scelte furono comunque sbagliate, finanche nel tentativo di una certa classe politica di fare necessita (chiusura di Malagrotta) virtù (la loro!) con manovre indirizzate alla sostituzione del monopolista con aziende di loro esclusiva, o quasi, proprietà, scatenando una vera e propria guerra dei rifiuti. Il tutto a danno dei cittadini. Oggi come ieri.

 

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Intervista a Massimiliano Iervolino in merito all'inchiesta sulla gestione dei rifiuti nella capitale

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Massimiliano Iervolino, membro della Direzione di Radicali Italiani ed autore di numerose pubblicazioni in tema di rifiuti
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"Europa: opportunità e rischi per i diritti umani delle persone LGBTI nel 2014 SI' "

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nell'ambito del VII Congresso Associazione Radicale Certi Diritti. Intervengono: Gian Ludovico de Martino, (presidente CIDU, Centro Interministeriale Diritti Umani).
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Bolognetti su vicenda Lapenna: Si chiariscano i tanti interrogativi che emergono dalle dichiarazioni dell’avvocato.

Radicali Italiani - Sab, 01/11/2014 - 14:40
11/01/14

 

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani Perché un illustre avvocato, qual è Sergio Lapenna, già Presidente delle Camere Penali lucane,  ha accettato di farsi minacciare per anni senza denunciare? Perché Sergio Lapenna ha versato centinaia di migliaia di euro - presi in parte in prestito dal Fondo Caritatevole della Diocesi di Potenza - a quello che afferma essere stato il suo aguzzino, senza denunciare il fatto?  E’ deontologicamente corretto l’operato dell’avvocato Lapenna? Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Potenza ha niente da dichiarare in merito? E qual è l’opinione della Presidenza dell’Unione delle Camere Penali Italiane sulla vicenda? E’ accettabile che chi per un intero lustro ha rappresentato i cittadini lucani in consiglio regionale non abbia denunciato una vicenda che presenta ancora dei lati “oscuri”? Perché anni di reticenza? Si è trattato di paura? E’ lo stesso Lapenna, del resto, che in un’intervista dichiara di aver conosciuto il suo presunto aguzzino nel corso della campagna elettorale delle regionali 2005 e di avergli chiesto sostegno. Ripeto: troppi lati oscuri in questa vicenda. Troppi lati oscuri in una vicenda maturata in una regione dove troppo spesso il confine tra "ricattati" e "ricattatori" è assai sottile. In una regione dove c’è una zona d’ombra che non permette di distinguere chi fa chi e chi è cosa, e dove troppi magistrati si trovano in una situazione di incompatibilità ambientale, se non proprio di conflitto di interessi. Verrebbe da citare Riccardo III: “Non giurare per il tempo a venire, perché tu ne hai abusato ancor prima di usarne, mettendo a cattivo uso il tempo già trascorso”.  

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I costi dell’antidemocrazia, Bolognetti: Se l'Italia fosse una democrazia, le elezioni regionali del 2010 avrebbero dovuto essere invalidate tutte e ovunque e nel nostro paese sarebbero dovuti arrivare gli osservatori dell’Osce.

Radicali Italiani - Sab, 01/11/2014 - 14:36
11/01/14

 

Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali italiani Dopo Firmigoni decade per brogli anche la giunta Cota. Non c’è da stupirsene in un paese in cui la fase di formazione e presentazione delle liste è falsata con ogni sorta di brogli e trucchi partitocratici.  Se l'Italia fosse una democrazia, le elezioni regionali del 2010 avrebbero dovuto essere invalidate tutte e ovunque, dalla Liguria alla Puglia. Che il gioco elettorale in questo nostro paese sia falsato, noi radicali lo raccontiamo da anni. Basti ricordare il capitolo delle leggi elettorali cambiate a ridosso del voto. E molto raccontano sull’italica antidemocrazia anche i dati del Centro d’Ascolto radicale. A me stesso e a tutti, anche alla luce della recente esperienza maturata con le regionali lucane, ricordo quello straordinario dossier radicale prodotto proprio in occasione delle regionali del 2010, nel quale scrivevamo che “senza democrazia non ci sono elezioni, ma solo violente finzioni contro i diritti civili e umani”. Infine, ma non ultimo, vorrei ricordare a Mercedes Bresso, che si accinge a spiccare il volo per Bruxelles, nella quasi certa ennesima tornata elettorale truccata, che la soluzione non vive di certo nel sottrarre a consiglieri e funzionari la facoltà di autentica per rimetterla esclusivamente nelle mani di giudici e cancellieri. Il riflesso partitocratico della Bresso era quasi scontato, ma non per questo meno sorprendente. La signora Mercedes legga con attenzione il dossier radicale sulla “Peste Italiana”. Forse comprenderà che altre sono le soluzioni. Approfondimenti Radicali.it, 19 febbraio 2010

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Il Maratoneta - Trasmissione dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica

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Argomenti della puntata: iniziativa per la calendarizzazione della proposta di iniziativa popolare per l'eutanasia legale (conferenza stampa dell'8 gennaio 2014: Eutanasia. Subito la discussione delle leggi di iniziativa popolare! Presentazione dell'Appello per il rispetto dell'articolo 71 della Costituzione su tutte le proposte di legge di iniziativa popolare); intervista all'avv. Alessandro Gerardi su nuove sentenze a sostegno della campagna per l'abolizione delle barriere architettoniche; aggiornamenti sull'inchiesta della Procura di Torino sul cosiddetto metodo stamina
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Notiziario del mattino

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Sintesi interviste a Bernardini; collegamento in diretta con Mercede Bresso; sintesi interviste a Boni, Giannini, Mazziotti, Legnini; la rubrica Cinema&Cinema di G.Cercone
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