Politica
Incontro promosso da Casapound dal titolo: "Alba Dorata, le ragioni del popolo greco".
Default Lazio, Berardo: Relazione Corte dei Conti preannunciata da denunce Radicali
Default Lazio, Berardo: Relazione Corte dei Conti preannunciata da denunce Radicali
Dichiarazione di Rocco Berardo, consigliere regionale Radicale del Lazio nella precedente legislatura. Oggi, nella loro relazione all'udienza di parificazione del rendiconto dell'Ente, i consiglieri della Corte dei Conti hanno attaccato pesantemente la programmazione economica della Regione Lazio. Fra le altre carenze "l'amministrazione regionale - hanno detto - non ha predisposto ed approvato il Dpef 2012-2014, e la sua carenza, in un quadro finanziario regionale da tempo economicamente compromesso, priva il decisore politico di un indispensabile strumento di programmazione". Il gruppo Radicale della Lista Bonino Pannella alla Regione Lazio nella precedente legislatura ha ripetutamente sollevato il caso, inascoltato purtroppo come spesso accaduto e accade. Oggi, solo pro memoria, vorrei segnalare questa interpellanza in cui, con il collega Giuseppe Rossodivita, abbiamo posto a più riprese la questione pubblicamente e istituzionalmente alla precedente Giunta. Si chiedeva il perché, visto che “la programmazione è sempre e a maggior ragione nei periodi di crisi uno strumento essenziale per l'azione di governo” non fosse stata ancora presentata, e perché vi fosse il costante “mancato rispetto di tutte le scadenze delle norme vigenti”: a queste denunce non è stata mai data risposta. Oggi la Corte dei conti fa luce sulla vicenda, descrivendo una gestione disastrosa con un rischio default sempre più concreto. Ecco il link al documento: http://atticrl2010-2012.regione.lazio.it/allegati/interpellanze/5.pdf© 2013 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
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Tra pugnalate e sabotatori
Nel primo pomeriggio di ieri è giunta la notizia che la Cassazione aveva bocciato i referendum radicali sulla giustizia per mancato raggiungimento delle 500.000 firme. "Fonti della Cassazione", scrivevano online, così come quotidianamente scrivono "voci della Procura". Non sappiamo se abbiano espresso un loro auspicio che, guarda caso, coincide con quello dell’Associazione Nazionale Magistrati. Forse hanno fatto, bene informati senza troppa fatica, uno scoop.
Ma i funzionari della Cassazione da noi interpellati hanno smentito stizziti la notizia affermando che il conteggio era ancora in corso e che l’Ufficio Centrale sarebbe tornato a riunirsi lunedì prossimo. Noi attendiamo fiduciosi e, se la cattiva notizia sarà confermata, presenteremo - come ha dichiarato ieri Marco Pannella - il nostro fiducioso ricorso. Il fatto che la Commissione giudicatrice abbia come Presidente quel galantuomo di Corrado Carnevale - seppure il suo voto valga uno - ci rende sereni sulla scrupolosa presenza di una voce che saprà ben rappresentare il diritto costituzionale dei cittadini di promuovere referendum, un diritto che non può essere vanificato dall’inefficienza di una pubblica amministrazione (leggi Comuni) che sbaglia date, omette timbri, si dimentica di autenticare, invia le firme fuori tempo massimo.
Ci sarà tempo e modo di ragionare su come la classe politica e i mezzi di informazione si sono rapportati alla campagna dei 12 referendum. Fra i media, a parte Radio Radicale, posso tessere le lodi di un solo quotidiano, Il Tempo, che ha pubblicato pagine e pagine di brillanti inchieste. Fra le forze politiche c’è da stendere un velo pietoso su quelle di centro, centro sinistra e sinistra-sinistra. Renzi ha pronunciato il suo niet spiegando che le riforme, compresa quella sulla giustizia, le deve fare il Parlamento. Figurarsi! Quanto al fu Pdl, dobbiamo registrare la pugnalata che il "fu" Popolo della Libertà ha inferto a Silvio Berlusconi il quale, seppure tardivamente, aveva sottoscritto al banchetto con Marco Pannella tutti e 12 i referendum, «per consentire al popolo italiano» di votarli: in tutto il nord e nel centro d’Italia il PdL ha letteralmente sabotato l’impegno di Berlusconi. 5 milioni ne avevano promesse Brunetta e Alfano: invece, siamo qui costretti a difendere una a una le 534.000 firme depositate.
Ma non ci arrendiamo, nonostante i fanfaroni, gli arroganti, i pugnalatori e un sistema a-democratico ladro di informazione, di conoscenza, di libertà e democrazia.
*Articolo di Rita Bernardini edito venerdì 29 novembre 2013 dal quotidiano Il Tempo
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