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8 marzo/Torino/Radicali in piazza con le donne per pillola abortiva anche nei consultori e pillola giorno dopo senza obbligo di ricetta medica
I militanti dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta saranno presenti domani, a Torino, in Piazza Vittorio Veneto, al corteo delle donne per l’8 marzo. Indosseranno i classici cartelli sandwich con tre parole d’ordine:
- RU486 ANCHE NEI CONSULTORI;
- PILLOLA DEL GIORNO DOPO SENZA RICETTA MEDICA;
- NEGLI OSPEDALI ALMENO IL 50% DEL PERSONALE NON DEVE ESSERE OBIETTORE.
Saranno in piazza anche Silvio Viale, Consigliere comunale a Torino, presidente Comitato nazionale Radicali Italiani, primo sperimentatore in Italia nel 2005 della pillola abortiva RU486, e Giulio Manfredi, membro di Direzione di Radicali Italiani e segretario Associazione Aglietta:
La legge 194 del 1978 consente di praticare gli aborti anche nei consultori; dopo che la Regione Toscana ha rotto il silenzio in materia, durato 35 anni, è ora anche a Torino la pillola abortiva RU486 sia disponibile nei consultori, come a Firenze, predisponendo un progetto pilota.
Ed è ora che la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, che non è abortiva ma contraccettiva, che non ha controindicazioni, sia resa finalmente “farmaco da banco”, senza obbligo di ricetta medica; così finirà il boicottaggio illegale ma reale di sedicenti “medici obiettori” sulla pelle delle donne e queste potranno ottenere subito un farmaco la cui efficacia si riduce con il passare non dei giorni ma delle ore dall’atto sessuale.
Infine, giace sempre nei cassetti del Parlamento la PDL radicale (C. 276 del 29 aprile 2008) per garantire che nei reparti di ginecologia e ostetricia degli ospedali via sia almeno il 50% di medici non obiettori ma anche per estendere la possibilità di praticare aborti nelle strutture private; l’interruzione di gravidanza è l’unica operazione medica in Italia in cui vige il monopolio pubblico. Vogliamo iniziare a discutere sull’utilità o meno di questo assurdo monopolio? Se non ora, quando?
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4 consiglieri regionali veneti sostengono la campagna di Radicali Italiani "Fuori i Partiti dalle Banche"
Radicali, appello agli amministratori veneti: “Fate scegliere i cda delle fondazioni bancarie ad agenzie esterne”
«Gli amministratori veneti facciano scelte virtuose e deleghino la nomina dei vertici delle fondazioni bancarie ad agenzie esterne». È uno degli appelli lanciati oggi dai Radicali, che hanno presentato in Regione, a Venezia, la campagna nazionale “Sbanchiamoli. Fuori i partiti dalle banche - Credito a chi merita”.
L'iniziativa, alla quale hanno annunciato in conferenza stampa il loro sostegno 4 consiglieri del gruppo misto - Diego Bottacin (Verso Nord), Sandro Sandri (già assessore alla sanità), Santino Bozza e Giovanni Furlanetto - ha l'obiettivo di separare l'attività istituzionale delle fondazioni dalla presenza nel capitale azionario degli istituti di credito, tenendo fuori dalle banche, dunque, politica e partiti.
Radicali Italiani ha presentato sul tema una petizione parlamentare, raccogliendo adesioni sul web. «La separazione fra banche e fondazioni può aiutare gli istituti di credito a essere maggiormente capitalizzati a beneficio del credito verso imprese e cittadini, e le fondazioni a investire di più sul territorio», ha detto il tesoriere del movimento Valerio Federico.
«Se non cambia il sistema, nell'arco di due o tre anni o le fondazioni uccidono le banche perché non le ricapitalizzano, o le banche uccidono le fondazioni perché gli succhiano il patrimonio», ha continuato Alessandro Massari, membro della Direzione dei Radicali. «In Veneto, dove molti imprenditori hanno dovuto chiudere l'azienda per mancanza di accesso al credito, la situazione non è più tollerabile e per questo ci appelliamo agli amministratori locali. Si può essere virtuosi anche senza obblighi formali. Si faccia una scelta coraggiosa di rottura, puntando sulle competenze».
Federico ha portato anche esempi locali di un sistema che «va cambiato». «Cariverona e Cariparo investono il 43% e il 55% delle loro dotazioni di investimenti in un unico soggetto: rispettivamente, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Ci troviamo di fronte a una violazione della legge, che invece impone alle fondazioni la diversificazione degli investimenti», ha detto.
Di «blocchi dinastici familistici» nelle fondazioni venete ha parlato Diego Bottacin, che ha spiegato come questi «condizionino le banche e la politica».
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“Fuori i partiti dalle banche. Credito a chi lo merita”: Sintesi conferenza stampa di Radicali italiani a Torino
A Torino, in una conferenza stampa tenutasi nella sede dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, Valerio Federico (tesoriere Radicali Italiani) e Alessandro Massari (Direzione Radicali Italiani) hanno illustrato i contenuti della campagna nazionale “#Sbanchiamoli - Fuori i partiti dalle Banche. Credito a chi merita”.
Sono intervenuti alla conferenza stampa anche Giulio Manfredi (segretario Associazione Aglietta) e Silvio Viale (presidente Comitato nazionale Radicali Italiani, consigliere comunale). A seguire la sintesi della conferenza stampa:
Delle banche si parla in Italia con superficialità e qualunquismo. Nella vulgata comune si pensa che le banche siano enti privati; lo sono solo formalmente; in realtà sono controllate in gran parte da fondazioni, controllate a loro volta dai partiti. Radicali Italiani propone di separare le fondazioni dalle banche, impedendo che i partiti possano condizionare il credito e rimuovendo anche le resistenze alla ricerca di investitori esteri. Le fondazioni tornino ad occuparsi di quello per cui erano state create, fare investimenti diversificati per acquisire risorse da distribuire nei territori. Con la crisi le fondazioni distribuiscono sempre meno risorse: dal 2008 il plafond si è dimezzato.La fondazione CRT di Torino erogava nel 2009 163 milioni di euro; nel 2012 ne ha erogati solamente 43. I costi per mantenere la struttura delle fondazioni italiane sono pari alla metà circa delle erogazioni; l’americana “Ford Foundation” spende solamente l’8% delle erogazioni per mantenere la propria struttura. La fondazione CRT detiene anche il 5% di “Atlantia” (Gruppo Benetton), che gestisce le autostrade e che a sua volta detiene azioni di Alitalia. Che cosa c’entra tutto questo con la mission della fondazione?
La Fondazione Intesa San Paolo è riuscita a mantenere costanti le erogazioni annuali (120/124 milioni di euro all’anno). Il suo problema è che non diversifica a sufficienza gli investimenti, come sarebbe tenuta a fare dalla legge (D. lgs. 17 maggio 1999, n. 153): investe il 40% della dotazione in Banca Intesa San Paolo. Le Fondazioni, con il 25% delle azioni, controllano Banca Intesa, di cui nominano 6 membri su 10 del consiglio di amministrazione. Nei vari board della Compagnia San Paolo siedono ben 34 membri: troppi, come peraltro evidenziato anche da Bankitalia.
Radicali Italiani ha promosso una petizione al Parlamento Italiano, con allegata una proposta di legge di un solo articolo, che richiede la dismissione delle partecipazioni delle fondazioni nelle Società bancarie.
È possibile sottoscrivere la petizione anche sul web; Radicali Italiani cercherà di coinvolgere sull’iniziativa il maggior numero sia di cittadini e di associazioni sul territorio sia di parlamentari nel Palazzo.
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