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Veneto e valutazione ambientale strategica. Continua illegalità dei Sindaci
Maria Grazia Lucchiari, Giunta Radicali Italiani:
Padova - Se i sindaci veneti non si mettono in testa di applicare la legge che li obbliga ad adottare i Piani di azione per il risanamento dell'aria accompagnati dalla Valutazione Ambientale Strategica, le malattie e le morti a causa delle polveri sottili non potranno che aumentare.
Il degrado dell'aria in Veneto è principalmente un degrado di legalità in cui perseverano da otto anni sindaci e assessori all'ambiente, che sono stati, peraltro, opportunamente accompagnati da una politica dei professionisti dell'ambientalismo che non ha mai posto l'attenzione su un cardine del problema: la violazione sistematica di precisi obblighi di legge imposti da direttive comunitarie e leggi nazionali per il rientro nei parametri sanitari.
La Comunità europea ci ha già multati pesantemente perché dal 2005 al 2007 abbiamo superato i limiti, ma altre sanzioni arriveranno perché molte regioni, al pari del Veneto, non hanno ancora applicato la legge. Il livello di irresponasabilità dei nostri amministratori è talmente elevato che arrivano ad organizzare le marce podistiche in giornate in cui gli sportivi respirano un livello di polveri sottili pari al doppio concesso dalla legge, con danni sanitari certi.
A Padova da cinque giorni si registra un picco acuto di inquinamento dell'aria, ma giovedì scorso il Comune ha organizzato la consueta marcia proprio mentre le polveri sottili toccavano il record di 112 microgrammi per metro cubo d'aria contro i 50 previsti dalla legge.
Eppure il sindaco reggente per dieci anni è stato il rappresentante dei Verdi in Regione, eppure da quasi dieci anni è al governo della città, eppure non si è ancora dotato del Piano di azione per il risanamento dell'aria che la legge impone sia accompagnato dalla Valutazione Ambientale Strategica.
Nel frattempo, in una città tra le più inquinate d'Europa, che per i dati da benzoapirene è considerata dall'Agenzia internazionale sul cancro una città a rischio al pari di zone industriali come Taranto e Porto Marghera di Venezia, in questa città, opportunamente in assenza di un Piano legale di azione, è stato possibile, tra l'altro, raddoppiare i forni dell'inceneritore AcegasAps e quelli del forno crematorio, due notevoli fonti di inquinamento dell'aria.
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