Politica
Furore. Storie e letture della crisi economica
Presentazione del libro di Emanuele Macaluso "Comunisti e riformisti. Togliatti e la via italiana al socialismo". (Feltrinelli editore)
"Contro il reato di negazionismo: un innegabile reato d'opinione"
Sentenza Giovine/Dichiarazione di Emma Bonino: ringrazio Mercedes Bresso per avere continuato dal 2010 a richiedere legalità e trasparenza per tutti.
Emma Bonino (leader radicale e ministro degli esteri):
“Nel febbraio 2010, quando ero già candidata a Presidente della Regione Lazio e una lista “Bonino Pannella” stava per essere presentata in Piemonte a sostegno di Mercedes Bresso, feci cinque giorni di sciopero della sete per tentare di imporre nel dibattito politico il problema della regolarità e della trasparenza del procedimento di presentazione delle liste alle elezioni regionali. Naturalmente tutti fecero finta di nulla. Solo una settimana dopo venivano alla luce, grazie alle denunce radicali, irregolarità elettorali in Lombardia, Lazio e Liguria.
In Piemonte, dopo le elezioni, Mercedes Bresso ha fatto propria la lotta radicale per la legalità del procedimento elettorale ed ha continuato in questi tre anni a ribadire il suo buon diritto, in quasi perfetta solitudine. Noi radicali abbiamo cercato di sostenerla costituendoci parte civile nel “processo Giovine” (grazie al lavoro dell’avvocato Alberto Ventrini), ottenendo un risarcimento di 10.000 euro.
Non è finita; proprio in queste ore in Basilicata i radicali presentano un esposto sulla regolarità della presentazione di numerose liste alle elezioni regionali; si vota domenica.
Tutto quanto avvenuto porterà i partiti politici, ma anche la magistratura, ad affrontare finalmente la questione da me posta quasi quattro anni fa, per evitare il ripetersi, quasi annunciato, alle prossime elezioni regionali di quanto avvenuto nel 2010? La tutela del diritto elettorale, attivo e passivo, è il fondamento della vita democratica.
Mi dispiace che il presidente del Piemonte definisca “teatrino” la lotta per la legalità del procedimento elettorale. La sua dichiarazione qualunquistica è una manifestazione palese di inadeguatezza politica”.
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Firme false Piemonte/Radicali: Giovine condannato in via definitiva significa annullamento intera sua lista. Senza i 27.000 voti di Giovine Cota non è più legittimato a governare il Piemonte. Si torni a votare assieme ad elezioni europee
Dichiarazione degli esponenti radicali Igor Boni, Giulio Manfredi e Silvio Viale (consigliere comunale a Torino) querelati un anno fa da Michele Giovine per diffamazione a mezzo stampa:
La condanna in via definitiva di Michele Giovine e del padre pone finalmente un punto fermo in una vicenda di illegalità che iniziò già con le elezioni regionali del 2005; allora solo l’Associazione radicale Adelaide Aglietta denunciò le firme false di Giovine, inutilmente.. Nel 2010 Mercedes Bresso ebbe il grande merito di non accettare un esito elettorale inquinato da varie irregolarità e di iniziare una lungo iter giudiziario per la riaffermazione della legalità. La Lista Bonino-Pannella si associò come parte civile, assistita dall’avvocato radicale Alberto Ventrini.
È già in atto il tentativo di restringere le conseguenze della decisione di oggi della Cassazione, accontentandosi della sostituzione in Consiglio regionale di Giovine con il suo braccio destro, Sara Franchino. Non è così. I tre gradi di giudizio hanno dimostrato chiaramente che è l'intera lista “Pensionati per Cota” ad essere nulla, non solamente il capolista Giovine. E se salta l'intera lista salta anche Cota, che è presidente della Regione Piemonte grazie ai 27.000 voti determinanti della lista di Giovine.
La partita era truccata; il baro è stato scoperto e punito; la partita deve essere rigiocata. Si torni a votare per la Regione la prossima primavera, abbinando il voto alle elezioni europee. E a chi ha la faccia tosta di dire che ci sono altri bari, anche a sinistra (nei cui confronti vale la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva), ripetiamo che se il baro è più di uno a maggior ragione si deve ripetere la gara.
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Regionali Basilicata, Bolognetti: "C'è un che di goebbelsiano in questi ultimi scampoli di campagna elettorale"
“Se per la prima volta saremo presenti in Consiglio regionale onoreremo il nostro impegno e continueremo a lavorare e a batterci sul fronte del debito ecologico e del debito di giustizia, per affermare il Diritto alla vita e la vita del Diritto”.
Di Maurizio Bolognetti, capolista delle liste della Rosa nel Pugno
L’epifanico Epifani sbarca nella Lucania fenix e viene accolto da una bordata di fischi. Contemporaneamente, un manipolo di compagni radicali, capitanati dalla nostra candidata alla presidenza della regione Elisabetta Zamparutti, mette il “Re” in mutande e rivela quel così “fan tutti” che ha di certo falsato la campagna elettorale nella fase di formazione e presentazione delle liste.
Intanto, dal Tg1 a Sant’Oro, tutti si premurano di amplificare la voce di Grillo, mentre una coltre di silenzio sommerge la circostanziata denuncia radicale che prosegue ininterrotta dal 2000.
C’è un che di goebbelsiano nelle notizie e nelle immagini di Grillo amplificate da Sky e da tutti gli altri. Non mi stupisce, so bene e per esperienza fatta sul campo che il regime si sceglie anche gli oppositori. Ieri era Di Pietro, oggi il Sor Beppe, che rotea la sua clava innanzitutto sul suo movimento, distribuendo purghe e olio di ricino.
I Radicali di Marco Pannella, i Radicali della Rosa nel Pugno, innalzano in queste elezioni regionali il vessillo di sempre: quello della legalità e dello Stato di diritto.
Lo facciamo mentre una volta di più Marco Pannella, che della Lucania non felix è ormai cittadino onorario, continua il suo dialogo nonviolento con il “Cesare delle catacombe” per chiedere la “fuoriuscita dell'Italia dalla condizione di flagranza di uno Stato tecnicamente criminale sia per le condizioni di “tortura” nelle nostre carceri, sia per lo stato ormai agonizzante della nostra giustizia”.
Ho potuto verificare quanta stima e affetto nutrono i lucani per Marco. L’ho visto volantinare a Matera, mentre il traffico si bloccava e in tanti gli gridavano “grande” o “vai Marco”.
C’è qualcosa che noi rappresentiamo in questo paese e che viaggia nel dna degli “Italiani brava gente”, dei “Lucani brava gente”.
E forse è per questo che il regime antidemocratico che denunciamo da tempo reagisce con una pavloviana censura. In tanti, ne sono certo, si identificano con la storia Radicale e se scatterà questo riconoscimento, il riconoscersi in una storia comune, rappresentata da noi gente comune, allora nel nome della Rosa ecologista, laica, democratica, liberale, di credenti in altro che nel mero potere per il potere, questa regione la cambieremo davvero.
La cambieremo provando a dar corpo alle idee di Aldo Loris Rossi, la cambieremo provando a fare nel Palazzo quello che da lustri facciamo fuori.
Onoreremo il nostro impegno e continueremo a lavorare e a batterci sul fronte del debito ecologico e del debito di giustizia, per affermare il Diritto alla vita e la vita del Diritto.
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