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- Posted By: Rob
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E' bene premettere che il finanziamento pubblico ai partiti è solo una delle due gambe sulle quali si regge un intero regime, quello partitocratico; l'altra, di cui poco si parla, è la lottizzazione delle cariche, pubbliche e private, a favore dei protetti delle varie caste, politiche e non, senza alcun pudore rispetto all'affossamento della meritocrazia.
Foraggiare senza alcun controllo e con miliardi e miliardi di euro i partiti politici significa determinare la superfetazione delle loro burocrazie e dei loro apparati che non “fanno politica”, ma “vivono della politica”, implica il rafforzamento delle dinamiche partitocratiche, fa perdere alla politica la sua nobiltà, deprimendo la sovranità, le idee e lo spirito di chi vorrebbe “respirare politica”, quella vera, e non invece annaspare e soffocare per il fetore di una feccia putrescente, autoreferenziale e criminale.
Lo “scippo partitocratico” non riguarda perciò solo o innanzitutto i soldi, “la roba”, ma l'essenza stessa del diritto, il concetto stesso di Stato di diritto, la libertà e i diritti fondamentali dei cittadini della Repubblica. La sovranità non appartiene al popolo, ma viene spartita tra le varie caste che come un tumore e le sue metastasi imperversano in tutti gli ambiti della società: i media, l'economia, i sindacati, le Università, gli Ospedali, etc. Del diritto e del merito non v'è certezza, delle prebende e delle raccomandazioni sì.
Chi, da cinquanta anni a questa parte, ha urlato e urla contro questo sistema, chi ha lottato e lotta a mani nude contro la partitocrazia, contro la “peste italiana” fu insultato e deriso come rincoglionito o vilipeso e liquidato con le solite frasi italiote del tipo “Tanto sono tutti uguali !”.
Si impresse sulla fronte un 1% e fece il giullare in televisione, dopo giorni e giorni di sciopero della fame per permettere a questo Paese di “riconoscere se stesso”, per l'amore per il diritto, per la vita del diritto.
Lo abbiamo visto anche vestito da “fantasma della democrazia”, questo “non notiziabile” della politica, Marco Pannella.
A questo punto, nessun alibi: da che parte stai?