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Federico: Ai Radicali la titolarità delle decisioni sugli strumenti utili all'iniziativa politica
Dichiarazione di Valerio Federico, tesoriere di Radicali Italiani:
"Gli iscritti ai soggetti radicali - dichiara Valerio Federico - non hanno, ormai da molti anni, alcuna funzione di controllo sul patrimonio materiale, Radio e sede, su simboli e archivi storici. Venuta meno la garanzia di Marco Pannella va assicurata ai Radicali tutti la titolarità rispetto alle decisioni sugli strumenti utili all'iniziativa politica".
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Radicali, è tempo di morire ?
Media e dintorni
La necessità radicale
Media e dintorni
Amministrazioni, Federico e Lipparini: "Misurare la qualità dei servizi pubblici è un obbligo verso i contribuenti"
Ogni anno ritroviamo sui giornali le classifiche sulla qualità della vita nelle principali città del mondo. Tra i molti parametri considerati, quello sulla qualità dei servizi erogati ai cittadini è uno dei meno indagati, ma assume importanza nell'ottica delle buone relazioni tra amministrazioni e cittadini contribuenti. Oggi mancano misurazioni sistematiche o indicatori condivisi dai cittadini. Si potrebbero, invece, confrontare i servizi su base nazionale e internazionale e affermare con cognizione di causa se siano buoni, pessimi e come migliorarli, ma questo in Italia non avviene.
Un’alta qualità dei servizi pubblici è infatti uno degli elementi fondamentali del benessere e della qualità della vita dei cittadini, ha effetti sulla competitività delle città e sullo sviluppo del Paese. La progressiva diminuzione dei trasferimenti statali e l’assenza di una reale autonomia finanziaria per i Comuni rendono indispensabile un miglioramento della qualità dei servizi recuperando efficienza a bassi costi. La misurazione della qualità ha anche questo obiettivo.
La qualità dei servizi percepita dai cittadini (customer satisfaction) e quella effettiva, misurata grazie ad avanzati indicatori, va rilevata per tutti i servizi erogati, confrontata e adeguatamente comunicata. Le misurazioni non sono uno specchio in cui guardarsi, sono da utilizzare per intervenire su lacune e disservizi. Si è fatto qualche passo avanti nel nostro Paese negli ultimi anni, ma ancora, in gran parte, tutto questo non accade, a dispetto delle migliori pratiche internazionali, in primis nei Paesi anglosassoni, e della legge che anche in quest’ambito è vissuta alla stregua di buoni consigli o di meri adempimenti da attuare.
A fronte del dovere dei cittadini di pagare i servizi e di versare tributi, proprio finalizzati alla produzione dei servizi stessi, dovranno affermarsi diritti oggi ancora non codificati, quali il diritto alla qualità della vita urbana e, interna a questo, la dimensione fondamentale del diritto alla conoscenza. Quest’ultimo, che Marco Pannella ha considerato come una nuova frontiera del Diritto alle Nazioni Unite, presuppone non solo la pubblicazione delle informazioni disponibili, ma la produzione di conoscenza sull'attività delle pubbliche amministrazioni. Questa avviene attraverso la valutazione di efficacia, non solo di efficienza, delle politiche messe in campo dalle amministrazioni. La sfida è, dunque, superare le resistenze della politica a valutare la propria azione, per migliorarla, coinvolgendo i cittadini in questo processo.
Valerio Federico, Tesoriere di Radicali Italiani Lorenzo Lipparini, Assessore Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open Data del Comune di Milano
24 agosto 2016 - IL FOGLIO QUOTIDIANO, pag. 4
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Media e dintorni
Cannabis, Magi: "Importante che chi combatte criminalità sia a favore della legalizzazione"
Dichiarazione di Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani:
"È importante, e non dovrebbe meravigliare, che il presidente dell'anticorruzione Cantone si schieri a favore della legalizzazione della cannabis, come del resto ha già fatto in maniera molto chiara anche la Direzione nazionale antimafia. Chi è in prima linea contro la criminalità, infatti, non può difendere le fallimentari politiche proibizioniste di cui la stessa criminalità si nutre.
Cantone coglie un punto fondamentale: legalizzare non significa mettere a rischio i cittadini, significa invece tutelare soprattutto i più giovani dal mercato illegale di sostanze fuori controllo, che regna indisturbato nelle nostre città procurando alle narcomafie guadagni per miliardi di euro ogni anno.
Le dichiarazioni del presidente dell'Anticorruzione dovrebbero quindi far riflettere i pasdaran del proibizionismo pronti ad affossare il ddl sulla Cannabis legale. È ora che il Parlamento affronti con responsabilità una delle più grandi questioni sociali aperte nel paese. Per sostenerlo in questo compito, abbiamo rilanciato la nostra quarantennale battaglia antiproibizionista su un fronte ancora più avanzato. Come Radicali Italiani, insieme all'Associazione Coscioni, continuiamo infatti a raccogliere in tutta Italia le firme sulla legge popolare Legalizziamo.it per la legalizzazione della cannabis e la decriminalizzazione dell'uso di tutte le sostanze. Faremo arrivare al Parlamento la voce di un paese pronto a cambiare rotta davanti ai danni che decenni di politiche proibizioniste hanno causato sul piano della salute, della giustizia e dell'economia"
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Media e dintorni
Cicli radicali
Referendum costituzionale, Comitato per la libertà di voto: Governo non lavori per sé ma per i diritti civili e politici dei cittadini
Dichiarazione, per il Comitato per la Libertà di Voto, di Riccardo Magi (segretario di Radicali italiani), Mario Staderini (autore del ricorso Onu contro lo Stato italiano in materia referendaria) e Fulco Lanchester (Ordinario di Diritto Costituzionale)
Come Comitato per la Libertà di Voto sul referendum costituzionale abbiamo sempre posto e continuiamo a porre questioni di democrazia che riguardano direttamente i diritti civili e politici dei cittadini. Le beghe tra partiti e la guerra santa tra la fazione del Sì e quella del No non ci interessano. Anzi, fino all’ultimo abbiamo tentato di sventare il plebiscito e garantire un reale potere di scelta ai cittadini attraverso la richiesta di referendum parziali e per parti separate. A differenza del Comitato di Renzi, però, non abbiamo potuto contare su un esercito di consiglieri comunali disposti ad autenticare gratuitamente le firme dei cittadini, col risultato che ieri la Cassazione non ha potuto esprimere alcun giudizio sul cosiddetto “spacchettamento”. In Italia, infatti, lo strumento referendum è purtroppo appannaggio esclusivo dei grandi partiti e apparati, privilegiati dalle procedure borboniche che regolano la raccolta delle firme. Il Governo italiano, a cui avevamo chiesto invano di intervenire con un decreto per garantire il diritto a promuovere referendum, ha scelto di sequestrare i diritti politici degli italiani e di riservarli solo alla sua fazione. Con la beffa che a pagarne il conto saranno tutti i cittadini, visto che il Governo erogherà 500 mila euro di rimborsi al Comitato promosso da se stesso, rafforzandolo ulteriormente. Ecco perché, contrariamente a quanto vorrebbero suggerire i toni trionfalistici di queste ore, il via libera dell’Ufficio centrale della Cassazione lascia aperte questioni di democrazia fondamentali che abbiamo sollevato da subito. Rispetto al numero delle firme depositate dal comitato Basta un Sì, abbiamo semplicemente raccolto e messo in fila le dichiarazione ufficiali rese negli ultimi giorni di raccolta firme dai responsabili provinciali e regionali del Pd, che davano numeri assai lontani dall’obiettivo, poi deve essere accaduto qualcosa di miracoloso. È bene, chiarire che il controllo delle firme effettuato dalla Cassazione è di tipo cartolare, volto cioè a verificare esclusivamente il numero delle sottoscrizioni, l’autentica di un pubblico ufficiale e la presenza dei certificati elettorali dei firmatari. Nessun controllo, neanche a campione, rispetto al fatto che la firma sia stata apposta davvero dal cittadino e in presenza dell’autenticatore. Peccato che la Cassazione abbia respinto la nostra richiesta di accesso ai moduli del Comitato Basta un Sì, il quale non ci ha concesso la liberatoria all’accesso come invece ha fatto il Comitato per il No del professor Pace, altrimenti si sarebbero potute svolgere quelle verifiche più dettagliate che in passato hanno spesso permesso ai Radicali di far emergere i casi “alla Firmigoni”. Tutto ciò conferma la necessità di un Referendum Act: cioè una legge ordinaria che modifichi le procedure di raccolta delle firme, rimuovendo ostacoli ingiusti e inutili, e restituisca così praticabilità democratica all’istituto referendario.
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Media e dintorni
Congresso PRNTT, Di Carlo: Un Turco napoletano
Se c'è un partito complicato, nel nostro Paese, questo è il Partito Radicale.
Anzi, che dico, non “nel nostro Paese” perchè notoriamente il Partito Radicale è Transnazionale (oltre che Nonviolento e Transpartito).
Ma forse non dovrei nemmeno chiamarlo Partito visto che, per statuto, non può presentarsi alle elezioni.
Insomma, la faccenda è complessa.
E lo è diventata ancor di più adesso che, con tre anni di ritardo, il PRNTT si appresta ad andare a Congresso l'1, 2 e 3 di settembre presso il Carcere di Rebibbia. Una decisione di Maurizio Turco – l'autonominato erede politico di Marco Pannella – che dopo aver sostenuto, per anni, che non vi fossero le condizioni politiche per la celebrazione del Congresso, a pochi giorni dalla scomparsa del leader radicale ha annunciato la tenuta dell'assise all'interno del penitenziario romano. Una decisione a dir poco incomprensibile: la mancanza di condizioni politiche era forse costituita dalla sopravvivenza di Marco? E che dire della scelta della location? Tradizionalmente, nei congressi d'area radicale, chiunque può decidere di presentarsi, iscriversi, candidarsi e votare, perfino nell'ultima giornata dei lavori. Una possibilità, questa, che risulterà preclusa in occasione del prossimo Congresso del PR visto che – per far fronte ai problemi organizzativi dell'Istituto penitenziario - occorrerà comunicare entro il 25 agosto la propria volontà di partecipazione.
Per dirla semplice, la scelta di Turco ricorda quella degli amministratori di condominio che convocano la prima seduta dell'assemblea sul cucuzzolo della montagna alle 5 del mattino e, la seconda, alle 17 presso il proprio studio con tanto di caffè e pasticcini.
Insomma, una furberia non degna della tradizione radicale che questo Turco, con un fare proprio del miglior Toto', relega il 40° Congresso del più antico partito italiano alla parodia di sé stesso.
Alessio Di Carlo
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Appello per la partecipazione al Congresso del Partito Radicale a Rebibbia
Carissimi,
in un momento in cui la politica sembra brancolare nel buio della crisi delle “democrazie”, la morte di Marco Pannella rende ancora più fragile la condizione soggettiva dei Radicali, la possibilità di fornire risposte adeguate alle sfide del nostro tempo. Il Congresso del Partito radicale nel carcere di Rebibbia, dall’1 al 3 settembre 2016, è un’occasione da cogliere per un vero dibattito politico, e non va trasformata in un regolamento di conti interno.
“La vita del diritto per il diritto alla vita”, obiettivo e metodo ultradecennale del Partito radicale, è stato tradotto negli ultimi anni da Marco nella proposta di “Amnistia per la Repubblica” (per interrompere la condizione criminale dello Stato e della Giustizia italiani) e nell’imperativo della transizione allo Stato di diritto, anche attraverso l’affermazione del diritto umano alla conoscenza. Tali obiettivi sono (o dovrebbero essere) al centro della convocazione di settembre.
Sia prima che dopo l’invio della convocazione (8 luglio), in quanto responsabili di soggetti costituenti del Partito non siamo stati coinvolti nel lavoro politico di convocazione del Congresso. Soltanto il 2 agosto è stata convocata una riunione di iscritti, e coloro che organizzano il Congresso hanno finora stabilito che alcuni obiettivi che hanno contribuito alla storia radicale non siano utili a rafforzare la convocazione (e che dunque non debbano essere previsti relatori, invitati esterni, approfondimenti tematici…).
Nella convinzione che le iniziative dei soggetti costituenti radicali siano invece convergenti con l’obiettivo di far “vivere il diritto”, e quindi anche di far “vivere il partito”, a mo’ di dibattito precongressuale vogliamo ricordare in sintesi (e mettendo qui da parte rilievi formali già espressi in sede di Senato radicale, che rischiano di ostacolare gravemente l’effettiva possibilità di partecipare al Congresso) alcune delle principali iniziative in corso di portata non esclusivamente nazionale:
RADICALI ITALIANI
1. DENUNCIA DELLO STATO ITALIANO
Dopo aver più volte denunciato lo Stato italiano dinanzi alla Commissione europea (arrivando a innescare procedure di infrazione) e preparato il vademecum “Denuncia alla Commissione Europea riguardante inadempimenti del diritto comunitario”, depositare l’esposto alla Corte dei conti per denunciare il danno erariale complessivo dovuto alle sanzioni conseguenti a sentenze della Corte di giustizia europea.
2. INIZIATIVA POPOLARE E REFERENDARIA COME DIRITTO CIVILE E POLITICO
rafforzare con ulteriori azioni politiche e giudiziarie il ricorso al Comitato diritti umani dell’Onu contro lo Stato italiano per la referendaria del 2013, affermando il diritto alla partecipazione popolare e referendaria come parte dei diritti civili e politici fondamentali riconosciuti dalle Nazioni unite
3. IMMIGRAZIONE E DIRITTI
Impedire che il contenimento dei flussi migratori travolga il rispetto del diritto d'asilo e dei diritti umani, anche attraverso la creazione di una rete di avvocati e giuristi ingrado di presentare ricorsi internazionali contro l’esecuzione di accordi come quello Ue/Turchia; chiedere che nel “Migration compact” sia incluso lo sviluppo democratico e dello stato di diritto.
4. FEDERALISMO CONTRO L’ILLUSIONE NAZIONALISTA
rafforzare il livello istituzionale più vicino ai cittadini - i comuni, le città – con ampie autonomie locali nel quadro di un sistema federale europeo
CERTI DIRITTI
1. sollecitare le organizzazioni internazionali, specialmente attraverso la nuova figura dell'Esperto indipendente Onu sui diritti LGBTI, a porre in essere azioni volte a superare la criminalizzazione dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere, l'integrità fisica e l'autodeterminazione degli individui;
2. Portare su scala europea e internazionale il dibattito antiproibizionista legato alla libertà e alla responsabilità sessuale della persona, dal tema tema della procreazione medicalmente assisitita fino a quello del lavoro del sesso;
3. Sostenere l'operato delle organizzazioni che agiscono in regimi che limitano la libertà di associazione o che criminalizzano la "propaganda dell'omosessualità";
4. Sostenere in altri paesi le strategie dei contenziosi volte ad ottenere evoluzioni degli ordinamenti sul fronte delle libertà civili e della libertà di associazione.
ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI
Attraverso il monitoraggio su scala globale del grado di libertà di ricerca e autodeterminazione, affermare con iniziative politiche e giudidizarie (come quelle davanti alle Corti europea e interamericana dei diritti umani) il diritto al libero accesso alla ricerca scientifica e ai suoi benefici (in una parola, il “diritto alla scienza”) così come riconosciuto dal Patto dell’ONU per i diritti Economici e Sociali; il primo rapporto, sulla Costa Rica, sarà presentato a Settembre a Ginevra nell’ambito del Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica;
Come membro della Federazione Mondiale per il Diritto a Morire, proseguire l’azione di disobbedienza civile nell’aiutare i malati italiani a ottenere il suicidio assistito in Svizzera, come strumento di pressione per ottenere la legalizzazione in Italia
Campagna “legalizziamo!” (ass. Coscioni e Radicali italiani)
Fare pressione per una riforma delle politiche Onu e della UE in materia di droghe, rafforzando la partecipazione alle sessioni di Vienna e New York, continuando a promuovere documenti coordinati con decine di ONG americane ed influenzando la posizione italiana all’Onu.
Certamente queste iniziative (più le altre di altri soggetti costituenti e del partito stesso) non bastano da sole a fare “il” partito, ad esprimere una visione politica alternativa all’illusione nazionalista che torna ad imperversare. Ma il filo comune che le attraversa -la centralità delle libertà personali contro ogni proibizionismo, del diritto contro ogni arbitrio, del federalismo e della democrazia contro statalismi e autoritarismi- contribuisce a farne materia prima preziosa per incardinare la vita di un soggetto politico nonviolento, transnazionale e transpartito come vuole essere il Partito radicale.
Anche per questi motivi abbiamo deciso di essere a Rebibbia dall’1 al 3 settembre e invitiamo iscritti e militanti della galassia radicale a rispondere positivamente alla convocazione e a partecipare al Congresso. Visto che i gestori della convocazione hanno finora impedito di contribuire alla sua preparazione politica, la possibilità di inserire queste ed altre urgenze nel dibattito congressuale ricadrà su ciascun congressista. Non si tratta, per quanto ci riguarda, di cercare i numeri per “vincere” un congresso o realizzare scissioni. E’ anzi paradossale come sia proprio il tesoriere Maurizio Turco, erede attraverso la Lista Pannella di quel ruolo di titolarità formale del patrimonio radicale che Pannella aveva esercitato a garanzia di tutti, ad abusare di tale ruolo per invocare lo “scisma” e la “scissione” accusando altri di voler “monetizzare” la storia radicale”.
Per parte nostra, si tratta piuttosto di voler “convincere” della necessità di agire uniti non certo sulla base di un richiamo identitario, ma su obiettivi comuni, come da prassi radicale, evitando soluzioni affrettate e scontri privi di sostanza politica.
Comprendiamo bene che potrà lasciare sorpresi o perplessi il fatto che noi evidenziamo i limiti dell’operato di chi si è costituito in fazione per “preparare” un Congresso privato di parte della politica radicale e, al tempo stesso, sempre noi invitiamo alla partecipazione a Rebibbia. Siamo però convinti che non vi sia alcuna contraddizione nel pretendere che il partito sia di tutti gli iscritti, mettendo davanti la politica senza concedere alibi a propositi scissionisti. Sono già troppi gli ostacoli “esterni” da affrontare, per rassegnarci all’idea che siano quelli “interni” a prevalere.
Rimaniamo a Vostra disposizione per ogni confronto e approfondimento, e vi chiediamo di inviarci scrivendo a radicalionline@gmail.com commenti e proposte, delle quali cercheremo di fare tesoro.
A questo link trovate la convocazione con le modalità di partecipazione: http://www.radicalparty.org/it/informazioni-iscritti-partito-radicale-40-congresso-2016
A questo link trovate la scheda di prenotazione:
http://radicalparty.org/prenotazione-congresso-pr.html
Vi chiediamo anche di farci sapere, alla mail radicalionline@gmail.com, se intendete essere presenti a Rebibbia e se avete effettuato la prenotazione.
Grazie per l’attenzione,
Riccardo Magi e Valerio federico per Radicali italiani
Yuri Guaiana e Leonardo Monaco per Certi Diritti
Filomena Gallo e Marco Cappato per l’Associazione Luca Coscioni
PS: un’iscritta, Irene Abigail, ha sollevato un problema che alcuni di noi avevano posto: l’impossibilità di accedere liberamente al Congresso. Nella convocazione ricevuta, insieme ad altre restrizioni si indica il 26 agosto come termine ultimo per la registrazione a Congresso. Rispettando e condividendo il valore politico e simbolico della tenuta in carcere del Congresso, ci auguriamo che sia presa in considerazione la richiesta di Irene e almeno, dopo l’apertura e una prima fase a Rebibbia, il proseguio del congresso sia garantito in un luogo liberamente accessibile. Chi condivide questa richiesta, è pregato di segnalarcelo.
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