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Lettera aperta dei Radicali ai sindacati "ufficiali" Cgil, Cisl e Uil che a Milano hanno escluso Marco Cappato dal confronto fra i candidati sindaco
Lettera aperta a Cgil, Cisl e Uil
Oggi, all'incontro “Lavoro, visioni a confronto: i candidati sindaco rispondono alle domande di Cgil, Cisl e Uil” avete scelto di non ascoltare le nostre risposte.
Non ci avete invitato, ma ci siamo, noi Radicali, siamo fuori con Marco Cappato, anche lui candidato Sindaco, e ci dispiace, perché avemmo avuto modo di confrontarci sulle necessità e le soluzioni per la città. E’ emblematico che voi sindacati “ufficiali” - non a caso esattamente come accaduto con Assolombarda Confindustria qualche giorno fa - abbiate scelto di escludere i Radicali dal confronto fra i candidati sindaco "ufficiali".
Cosa fare dunque per una città che è stata, e forse potrà ancora essere la capitale morale ed economica del Paese? Cosa fare per i tanti lavoratori che l'hanno innalzata al rango di capitale del lavoro? Perché non confrontarsi anche con noi per far conoscere agli elettori proposte e soluzioni?
Oggi, come ieri con Marco Pannella, non siamo graditi.
Non rinunceremo alla ricerca del dialogo. Non molliamo.
Ieri il presidente di Confindustria ha auspicato il ritorno sistematico alla concertazione tra le parti sociali e ha affermato - se non fosse vero ci sarebbe da non crederci - che “sarebbe opportuno che le nuove regole fossero scritte dalle Parti sociali e non dal legislatore”. Anche su questo i sindacati sono d’accordo con Confindustria?
I temi di cui avremmo potuto dibattere sono a fondamento del "programma" della Lista radicale: lavoro, trasporti, welfare, periferie, ambiente, Città metropolitana, servizi pubblici.
Da sempre ci occupiamo di queste urgenze, e avremmo voluto esserci, per condividere, non per dividere. Con voi sindacati ci sono sempre stati obiettivi comuni, dare opportunità professionali ai cittadini e adeguate tutele. I mezzi per riuscirci, le proposte, quelle invece sono state spesso divergenti. Eppure siamo stati vicini ai sindacati tanto da proporne la costituzione laddove erano assenti.
Nel 1978 proponemmo la libertà sindacale per gli appartenenti alle forze di polizia, 70.000 "guardie" che ci affidarono le loro speranze di riscatto. Oggi sono i sindacati di polizia penitenziaria a esserci vicini, reclusi come i loro "assistiti" in carceri vergognose e illegali, indegne di un Paese civile.
Non siamo mai stati “moderati” nei metodi e nelle forme, ma sempre nonviolenti e democratici. Intransigenti con i poteri costituiti e attenti agli ultimi.
Abbiamo cercato di attuare il dettato costituzionale, compreso quell'articolo 39 rimasto inattuato. Abbiamo proposto per voi sindacati la regola della iscrizione annuale volontaria, non del tacito rinnovo. Oggi, sindacati che concepiscono le tutele per alcuni e non per altri, asserragliandosi nel fortino di diritti mutati in qualcosa di molto simile ai privilegi, non hanno bisogno dell'ascolto della voce radicale.
Noi Radicali, quelli dell'aumento delle pensioni minime quando nessun’altro se ne preoccupava.
Noi, quelli del referendum per abrogare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, i primi, isolati, come è spesso accaduto.
Siamo stati più vicini ai lavoratori che ai sindacati, ciò è vero. Ma è sufficiente questa ragione per escludere la nostra voce?
Quando i lavoratori, i cittadini, gli elettori cercheranno altre vie per ottenere diritti e libertà noi ci saremo e, siatene certi, vi inviteremo con piacere, perché è dalle differenze, non dalle omologazioni di potere, che la Città deve ripartire.
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