Politica
Convegno in Senato: "La clemenza necessaria. Amnistia indulto e riforma della giustizia"
Il monito dei radicali: Il presidente Napolitano non si accodi a Zagrebelsky, che propone il solo INDULTO, ma segua la strada del titolo del convegno che indica anche l’AMNISTIA come riforma necessaria al nostro Stato per uscire dalla flagranza criminale in cui si trova da decenni.
“La clemenza necessaria. Amnistia indulto e riforma della giustizia” questo il titolo del convegno che ha avuto luogo nella mattinata del 4 dicembre presso il Senato della Repubblica, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. A prendervi parte le massime cariche dello stato: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Presidente del Senato Pietro Grasso, il Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri.
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Il Convegno è stato organizzato e introdotto dal senatore Luigi Manconi, Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, e dal deputato Sandro Gozi nella sua qualità di Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Tre le relazioni previste: quella del costituzionalista Vladimiro Zagrebelsky, quella della Segretaria di Radicali italiani Rita Bernardini e quella del Prof. Andrea Pugiotto, docente di Diritto costituzionale all’Università di Ferrara. I lavori si sono conclusi con un lungo intervento della Guardasigilli Annamaria Cancellieri.
La tesi del Dott. Vladimiro Zagrebelsky, secondo il quale per rispondere a quanto richiesto dalla Corte EDU con la sentenza Torreggiani (divenuta definitiva alla fine di maggio di quest’anno), basterebbe il solo provvedimento di indulto, è stata stigmatizzata da Rita Bernardini: “se è vero che dobbiamo rispondere alla sentenza pilota della Corte EDU entro il prossimo 28 maggio per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, articolo che ha come titolo “tortura”, è altrettanto vero che il nostro Stato è condannato – sistematicamente da almeno trent’anni - per violazione dell’articolo 6 e cioè per l’”irragionevole durata dei processi”. Ecco che l’unica risposta che possiamo dare urgentemente su questo fronte è l’amnistia, se vogliamo sgomberare le scrivanie dei magistrati ingombrate da oltre 5 milioni di procedimenti penali pendenti e porre così fine all’amnistia strisciante delle prescrizioni che, al ritmo di 160.000 all’anno, fanno morire i procedimenti senza che alcuno si assuma la responsabilità politica di una scelta.
"Quello che è preoccupante – ha dichiarato Rita Bernardini, dopo aver letto le dichiarazioni rese a margine del convegno dal Presidente della Repubblica – è che Napolitano si sia immediatamente accodato alle tesi diZagrebelsky, spazzando via l’ipotesi, per la quale stiamo lottando da anni, dell’Amnistia intesa come Riforma strutturale necessaria a far ripartire la giustizia paralizzata del nostro Paese; una giustizia irragionevolmente ritardata che oltre a mettere in pericolo lo Stato di Diritto, come ci ha contestato ripetutamente il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, fa pagare un prezzo altissimo in termini umani ed economici a milioni di cittadini”.
Da qualche giorno, intanto, è partito il tam tam per l’organizzazione di una grande mobilitazione collettiva il 25 dicembre: la seconda marcia di Natale per l’Amnistia. Partirà da Piazza San Pietro per arrivare proprio d’avanti alla sede del Governo, Palazzo Chigi. Irene Testa, segretaria dell’associazione radicale “Il Detenuto ignoto”, ha già iniziato un lavoro di diffusione e sensibilizzazione e, come nel 2005, Don Mazzi e Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone, sono tra i primi promotori. A loro si aggiungono le annunciate adesioni di Eugenio Sarno segretario Generale della Uilpa Penitenziari, Don Ettore Cannavera fondatore della comunità La Collina di Serdiana, Valerio Spigarelli Presidente dell’Unione Camere Penali, Luigi Manconi Presidente Commissione Diritti Umani in Senato, Marco Arcangeli Presidente Camere Penali di Rieti, Angiolo Marroni Garante diritti dei detenuti della Regione Lazio, Salvo Fleres già Garante dei diritti dei detenuti per la Regione Sicilia, Stefano Anastasia associazione Antigone, Sandro Gozi Vicepresidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e Ilaria Cucchi.
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La decisione del Tar del Lazio in merito al Comitato di esperti chiamato a valutare sul metodo Stamina è solo un provvedimento temporaneo in attesa dell'udienza di merito che si terrà l'11 giugno. Il giudici del TAR Lazio scrivono: "Considerato che solo un’approfondita istruttoria in contraddittorio con chi afferma che il Metodo Stamina non produce effetti negativi collaterali potrà - ove a conclusione dei lavori si arrivasse a confermare il parere contrario all’inizio della sperimentazione - convincere anche i malati con patologie dall’esito certamente infausto, e che su tale Metodo hanno riposto le ultime speranze, che il rimedio stesso non è, almeno allo stato, effettivamente praticabile; Considerato infine che la giusta preoccupazione del Ministero della salute e della comunità scientifica - che non siano autorizzate procedure che creino solo illusioni di guarigione o comunque, e quanto meno, di un miglioramento del tipo di vita, e che si dimostrino invece nella pratica inutili o addirittura dannose - può essere, anche nella specie, superata con un’istruttoria a tal punto approfondita in tutti i suoi aspetti da non lasciare più margini di dubbio, anche ai fautori del Metodo in esame, ove il procedimento si concludesse negativamente, che il Metodo stesso non è, o almeno non è per il momento, praticabile" Quindi di fatto nulla cambia fino all' udienza del prossimo giugno, ma è anche importante ricordare che la Stamina Foundation sta agendo in violazione della legge Turco e delle norme comunitarie che garantiscono gli standard di sicurezza. Inoltre non dimentichiamo che è ancora in vigore il blocco dell’Aifa sull'ancora misterioso metodo di Vannoni ed Andolina che non rientra nella fattispecie di cure compassionevoli, e che non ha neanche superato la fase I richiesta per la sperimentazione di una nuova cura e/o farmaco. Tutto questa faccenda trova origine nell'errore politico compiuto dall'allora Ministro Balduzzi che portò in discussione al Parlamento un decreto atto ad "assicurare una parità di trattamento tra tutti coloro che hanno avviato il protocollo presso l’ospedale di Brescia". La decisione del Ministro Lorenzin di istituire una nuova commissione risponde all' odierna ordinanza di sospensiva, e mira a voler dare ulteriori risposte ai malati. Ritengo che al momento sarebbe necessario un decreto che blocchi questa strana storia italiana su Stamina fino a quando Stamina non avrà dimostrato che il metodo non è nocivo e che può rientrare tra le cure compassionevoli con regolare autorizzazione. In questi due anni di proteste forse con un serio lavoro si sarebbe potuto evitare questo far west e chiedere a Vannoni ed Andolina di rendere noto il metodo . I malati e le loro speranza meritano rispetto.© 2013 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati